Salve, sono una ragazza di quasi 25 anni, sono una studentessa ormai fuoricorso da 3 anni. Ho sempre

54 risposte
Salve, sono una ragazza di quasi 25 anni, sono una studentessa ormai fuoricorso da 3 anni. Ho sempre studiato e devo essere onesta anche con buoni risultati, però sono rimasta indietro a causa della mia ansia non riuscendo a dare più di 3/4 esami all'anno fino poi a bloccarmi del tutto per 2 anni in cui, pur preparandomi per gli esami, non sono mai riuscita a presentarmi. Quest'estate per la prima volta sono tornata a dare un esame e ho preso anche 30, sul momento mi sono emozionata ed ero soddisfatta, però poi dal giorno successivo già ero in pensiero per gli altri esami da recuperare e i tirocini. A settembre dovevo dare un esame, ma il giorno prima, come è capitato qualche altra volta, ho avuto crisi di pianto, forte ansia e sensazione di non ricordare nulla, per questo non mi sono presentata più all'esame. In 6 anni di università non ho mai preso in considerazione la rinuncia agli studi come oggi, non so più se voglio questa laurea, se la laurea stessa presa con tutte queste difficoltà abbia un senso. Ad oggi se mi fermo a pensare, non riesco neanche ad immaginarmi a dare ad esempio alcune tipologie di esami oppure non mi immagino nel contesto di tirocinio. Essendo fin dai tempi della scuola quella brava della classe, della mia famiglia stessa, non ho mai immaginato la mia vita senza studio, ma ad oggi mi sento arrivata al limite, ma al tempo stesso ho paura del futuro che mi aspetta non avendo un piano B. Mi sento in una situazione terribile di stallo e non so come muovermi per uscirne, ho paura di parlarne con i miei genitori perché temo saranno molto delusi da me oppure temo di non essere presa sul serio/che non mi capiscano. Mi sento inadatta alla vita sotto tanti punti di vista, è come se non mi sentissi all'altezza del vivere stesso. A volte guardo sui social miei ex compagni di scuola, vecchi amici, e li vedo realizzati, vedo che tutti sono andati avanti, io invece sono rimasta immobile. L'immagine più adatta per descrivere come mi sono sentita negli ultimi anni credo sia quella delle sabbie mobili. Tante volte ho pensato di intraprendere un percorso psicologico, però non saprei neanche come spiegare alla mia famiglia, che ha già tanti pensieri, la mia necessità. Ultimamente informandomi un po' sul servizio che potesse essere più adeguato alla mia situazione, ho notato anche di avere moltissime caratteristiche riconducibili al DOC, ci sono cose che faccio/penso da anni e anni pensando semplicemente di essere una persona un po' strana, ma che in realtà non sono "normali" e che ad essere sincera ultimamente sento peggiorate. A volte ho anche paura di parlarne, perché dire a voce alta le cose che vivo in relazione al DOC mi fa paura, ne ho vergogna, ho paura di sembrare pazza ad uno sguardo esterno. Non so, spero che qualcuno sappia consigliarmi come muovermi in questa situazione, perché mi sento troppo sopraffatta da tutto e ho paura di aver rimandato già per troppo tempo la mia richiesta di aiuto e di conseguenza di non poterne più uscire. Grazie.
Dott.ssa Maria Carla del Vaglio
Psicologo, Psicologo clinico, Psicoterapeuta
Napoli
Buongiorno
dalle sue parole emerge con chiarezza quanto il ruolo di “brava ragazza” e di studentessa modello che ha ricoperto per molti anni nella sua famiglia possa oggi rappresentare per lei una grande fonte di pressione e di tensione interiore, se da un lato questo ruolo l’ha sostenuta nel suo percorso di studi dall’altro sembra aver reso difficile riconoscere i suoi bisogni personali e la possibilità di mostrarsi anche con fragilità o limiti
la sensazione di essere “bloccata” potrebbe essere collegata proprio a questa immagine di sé che deve sempre corrispondere alle aspettative degli altri e che lascia poco spazio alla libertà di scegliere e di sbagliare senza sentirsi giudicata
in un percorso psicologico sarebbe importante analizzare come questo copione familiare abbia influenzato il suo modo di vedersi e di vivere le difficoltà, così da aprire spazi in cui costruire un’immagine di sé più flessibile e libera da etichette troppo rigide
Rimango a disposizione se desidera approfondire questo passaggio e valutare insieme come affrontarlo.

Risolvi i tuoi dubbi grazie alla consulenza online

Se hai bisogno del consiglio di uno specialista, prenota una consulenza online. Otterrai risposte senza muoverti da casa.

Mostra risultati Come funziona?
Dott.ssa Chiara Visalli
Psicologo, Psicologo clinico
Palermo
Buongiorno cara utente, innanzi tutto ti ringrazio per esserti aperta e di aver voluto condividere la tua esperienza qui. Purtroppo racconti una situazione comune a molti, soprattutto di questi tempi, in cui a causa dell'ansia e della pressione sociale rispetto all'essere "prestanti" (sia all'Università sia nella vita in generale), si finisce per rimanere bloccati. Naturalmente, le motivazioni di ciascuno possono essere diverse, ed andrebbero meglio esplorate all'interno di un percorso psicologico in cui sia possibile esplorare la tua storia e le tue emozioni... Sicuramente ritagliarti uno spazio di cura, in cui poter essere in primis ascoltata ma anche poterti tu stessa ascoltare e vedere, ti sarebbe molto utile e ti consiglio con il cuore di provare a parlarne con i tuoi genitori... Magari, diversamente da come pensi, capiranno i tuoi bisogni e li asseconderanno. Se anche non li capiranno a pieno, ma comunque ti supporteranno in questo percorso, potrai poi pian piano spiegarglieli, eventualmente anche grazie alla psicologa/o che ti seguirà.
Un'altra cosa che posso di dirti è che spesso i blocchi nello studio, soprattutto se "improvvisi", e l'ansia in generale rappresentano dei campanelli di allarme rispetto a qualcosa che non è andato o non va nella propria vita... Come un segnale che ci richiama a fermarci ed auto-osservarci. Per questo è così importante che non lasci scorrere questi "campanelli", che si manifestano come difficoltà o sintomi: ti stanno dicendo che è il momento di prenderti cura di te, e non è affatto troppo tardi!
Rispetto alle caratteristiche di cui parli, riconducibili al DOC,,esse andrebbero riviste all'interno di un contesto specialistico ed una relazione terapeutica con uno psicologo... Il Disturbo Ossessivo-Compulsivo è una diagnosi importante che rientra in una serie di caratteristiche ed in un determinato funzionamento psichico, mentre magari tu hai solo dei pensieri/comportamenti un po' rigidi o dei rituali, che spesso servono proprio a contenere l'ansia ed a sentire di avere il "controllo" delle cose.
Con questo voglio tranquillizzarti rispetto ad una diagnosi impropria o "spaventosa": da quello che racconti sento in te invece tante risorse e buone capacità di comprendere ed elaborare i propri vissuti, i quali forse hanno solo bisogno di una guida in un momento di passaggio e cambiamento difficile.
Se vorrai, mi troverai a Tua disposizione, anche online, per approfondire la questione e/o sostenerti e supportarti.

Grazie ancora,
Chiara Visalli - Psicologa Clinico Dinamica
Dott. Daniele Migliore
Psicologo, Psicologo clinico
Torino
Gentile utente,
Il suo racconto è molto denso e preciso e questo già mostra la grande consapevolezza che possiede.

Comincio con il dirle che si tratta di una difficoltà molto comune e ciò non definisce in alcun modo la persona o le sue risorse; il fatto di domandarsi come stare meglio invece è qualcosa che concede un’ottima prospettiva di trasformazione.

Da quello che racconta (blocchi agli appelli, ansia anticipatoria, periodi di improduttività) sembra essere coerente con un quadro in cui l’ansia interferisca con il suo funzionamento.
Il fatto di essere stata sempre molto brava a scuola e che questo l’abbia in qualche modo definita durante la crescita può avere contribuito alla creazione di aspettative su sé stessa così alte che quando si incontrano inevitabilmente delle difficoltà queste diventino motivo di vergogna e auto-accusa.

Potremmo ragionare sul fatto che forse da un lato si mantenga il desiderio di essere “brava” (con tutte le pressioni che questo comporta) e dall’altro un bisogno di uno spazio più ampio che le permetta un’identità non definita solo dallo studio.
Per quanto riguarda il sospetto di DOC è importante che lei sappia che riconoscere comportamenti o pensieri ricorrenti non la rende “pazza”: il Disturbo Ossessivo-Compulsivo è un problema frequente e trattabile. La vergogna a dirlo ad alta voce è comune, ma parlare con un professionista può alleggerire molto quel peso.

Per questo le consiglierei di intraprendere un percorso psicologico e di non pensare di non meritarlo o che sia troppo tardi. Lei ha già fatto molto: ha tenuto duro, è tornata a dare esami, ha raggiunto risultati. La sua storia, come le dicevo all’inizio, mostra risorse importanti: ora si tratta di costruire strumenti mirati per far sì che queste risorse possano emergere più frequentemente e in modo stabile. Merita di stare bene. 

Le auguro il meglio, 



Dott. Daniele Migliore
Dott. Simone Ciuffi
Psicoterapeuta, Psicologo, Terapeuta
Sambuceto
Salve. La sua situazione è descritta da lei molto bene e non tutti hanno lo stesso tempo per realizzare se stessi, ragion per cui i paragoni lasciano il tempo che trovano. Il tempo, in questi casi, è la variabile da tenere in considerazione, perchè è esso stesso ad essere chiamato in causa nelle situazioni ansiogene.
Le consiglio, di non etichettarsi con le categorie nosografiche, lei è una persona che soffre. Sicuramente sarebbe utile iniziare a lavorare su se stessa per capire cosa, in questo momento della sua vita, la sta portando a porsi gli interrogativi che descrive. Rimango a sua disposizione. Saluti. Dott. Ciuffi Simone.
Dott.ssa Alessandra Motta
Psicologo clinico, Psicologo
Roma
Buongiorno,
smetta di lottare contro le sabbie mobili: provi un piccolo esperimento quotidiano (25 minuti con timer per 7 giorni) per interrompere l’evitamento e contemporaneamente chieda una valutazione per DOC e un percorso psicologico breve.

Un caro saluto,
Dott.ssa Alessandra Motta – Psicologa Strategica
Dott.ssa Carlotta Mazzon
Psicologo, Psicologo clinico
Torino
Buongiorno, per rispondere prendo in prestito la sua metafora delle sabbie mobili.
Mi pare si trovi in una situazione estremamente complicata e dolorosa, in cui non riesce a vedere una via d'uscita, un po' come dice lei, trovarsi nelle sabbie mobili che fanno sprofondare sempre di più.
Ma dalle sabbie mobile si può uscire con l'aiuto di qualcuno, accettando una mano.
Ne uscirebbe probabilmente sporca, stanca ma pian piano, sempre tramite un aiuto puntuale e supportivo, riuscirebbe a rifocillarsi e continuare a perseguire vecchi obiettivi che si era posta, oppure trovarne di nuovi.
Dinnanzi alle difficoltà della vita abbiamo due vie: o continuare a stare fermi nella stessa posizione e probabilmente sprofondare sempre di più, oppure cambiare "strategia" e magari affidarci a qualcuno.
Gent.ma utente,
grazie per la sua condivisione di questo momento così difficile della sua vita.
In un situazione di blocco e ansia, ha raggiunto, però, una consapevolezza importante: quella che potrebbe trovare giovamento da un supporto psicologico e di voler valutare le opzioni a disposizione.
La sua famiglia comprenderà la sua scelta, perché desiderano sicuramente il suo benessere, più del successo accademico. Se dovesse fare un esame medico per un problema di salute che la preoccupa, non sarebbero d'accordo? La sofferenza psicologica è importante tanto quanto, se non di più, della salute fisica.
Valuti la possibilità di un percorso orientato alla Psicologia Positiva. Questa disciplina privilegia la crescita personale e il superamento delle difficoltà attraverso la costruzione di un atteggiamento mentale positivo, consolidando l'autostima e la fiducia nelle proprie risorse, scoprendo le potenzialità personali e sviluppando un efficace piano di resilienza di fronte a tutte le insidie, le ansie e lo stress.
La presenza di comportamenti compulsivi non è un indizio sufficiente a stabilire la presenza di un Disturbo Ossessivo-Compulsivo. Nel suo caso, stando a quello che ci descrive, sembrano abitudini sviluppate nel tempo per tenere a bada lo stress e l'ansia, per cercare sicurezza in qualcosa che può controllare e monitorare senza che il mondo esterno la destabilizzi con le sue innumerevoli variabili.
Si può uscire da questo loop acquisendo consapevolezza dei pensieri e delle motivazioni che conducono a questi comportamenti compulsivi e agendo sui processi decisionali e sul valore che gli assegniamo.
La posso rassicurare sulle paure che ha espresso in chiusura del suo messaggio. in primis, non c'è un tempo giusto per prendersi cura di sé stessi e del proprio benessere psicologico: noi siamo sempre con la nostra mente e conoscerla meglio, imparando a gestire soprattutto le difficoltà, è un'opportunità a cui non si può rinunciare. In secondo luogo, sia fiduciosa della possibilità di invertire la rotta e rifiorire da questa situazione di stallo e di bassa autostima. Le risorse sono già dentro di lei, deve solo capire come sbloccarle e con l'aiuto professionale giusto potrà riuscirci più velocemente.
Sono a sua disposizione per dubbi o domande, e per informazioni su un eventuale percorso psicologico insieme.
Le auguro tutto il meglio. Un caro saluto, Dott. Antonio Cortese
Dott. Luca Moratti
Psicologo, Psicologo clinico
Reggio Emilia
Dalle tue parole emerge tutta la fatica di questi anni: prepararsi tanto e poi non riuscire a presentarsi, vivere crisi di pianto e paura, sentirsi bloccata mentre gli altri vanno avanti. Comprendo quanto possa essere doloroso sentire di non avere più forze e al tempo stesso temere di deludere te stessa e chi ti sta vicino.
Quello che descrivi non parla di mancanza di impegno o di capacità, ma del peso che hai dovuto portare da sola: l’ansia, la vergogna, il timore di non essere all’altezza. A volte il corpo e la mente si fermano non perché siamo “sbagliati”, ma perché ci stanno segnalando che così non si può andare avanti.
Uno spazio di ascolto potrebbe offrirti la possibilità di non restare sola in queste sabbie mobili, di dare voce a ciò che provi e di iniziare a immaginare strade nuove. Il coraggio che hai avuto nel raccontarti qui è già un primo passo importante verso un cambiamento possibile.
Dott.ssa Silvia Visentin
Psicologo, Psicologo clinico
San Donà di Piave
Buongiorno dalle sue parole si intende molto bene la sofferenza che sta toccando adesso. Da quello che descrive sembra che la sua famiglia sia sempre stata legata alla prestazione e alla dedizione per lo studio e il lavoro e questo credo l’abbia portata a diventare molto brava e performante per poter soddisfare le loro aspettative. In questo momento peró sente che non sa più cosa vuole e questo la fa sentire male e le fa provare emozioni spiacevoli. L’ansia, come tutte le altre emozioni, ci portano dei messaggi che meritano di essere attenzionati perché sono dei segnali su come stiamo. Capisco che il fatto di condividere le sue difficoltà e la voglia di iniziare un percorso psicologico possano causarle vergogna perchè nel contesto in cui ha vissuto sembra quasi che non sia concesso sbagliare. In questo momento peró non si tratta di sbagliare, ma di ascoltarsi e di darsi la giusta priorità che meritiamo.
Quando stiamo male automaticamente anche i nostri pensieri sono più negativi ed ecco che magari si ritrova ad avere pensieri fissi. Nel momento in cui si è più consapevoli di sè e di quello che si sta passando ci si riconnette e ci si ascolta andando poi a vivere meglio. Le consiglierei dunque di partire proprio da qui, ascoltandosi. I percorsi psicologici servono proprio a questo e dalle sue parole penso che possa esserle d’aiuto.
Dott.ssa Anna Bruti
Psicologo clinico, Psicologo, Psicoterapeuta
San Benedetto del Tronto
Gentile,
capisco quanto si senta sopraffatta: l'ansia che le impedisce di presentarsi agli esami e i dubbi sul DOC meritano attenzione e uno spazio sicuro. Non è «pazza» né «debole»: sono segnali su cui si può intervenire efficacemente con un percorso mirato.
Se lo desidera, la invito a fissare un colloquio con me per valutare insieme la situazione e definire passi concreti (valutazione dei sintomi, strategie per gli esami, possibile trattamento per il DOC). Può contattarmi per prendere appuntamento.
Dott.ssa Debora Fiore
Psicologo, Psicologo clinico
Brescia
Buongiorno, grazie per aver condiviso la sua storia. Direi che nella sua situazione si debbano andare a ricercare le cause fondanti della sua ansia, che sicuramente non risiedono nella sua incapacità di raggiungere risultati. Da come descrive invece la sua famiglia emerge forte il suo bisogno di sentirsi accettata, di non essere un peso, insomma di riuscire ad essere "la brava bambina" e a 25 anni dovremmo essere già affrancati da questa necessità, cioè non dipendere più dal giudizio della famiglia per sentirsi adeguati, pur potendo ancora apprezzarne la stima e l’appoggio. Per intraprendere un percorso psicologico non è mai troppo tardi e nemmeno per trovare la propria strada, quindi le consiglio se non è un problema economico, di avviarne uno, senza la necessità di condividerlo con la sua famiglia, diversamente, deve pensare al suo bene e condividere con loro il fatto che questa sia la cosa migliore che possa fare in questo momento e probabilmente saranno meno giudicanti di quanto pensa. Spero di esserele stata d'aiuto. Buona giornata
Dott.ssa Jasmine Scioscia
Psicologo, Psicoterapeuta, Psicologo clinico
Bologna
Ciao cara utente, leggendo il tuo messaggio la prima cosa che sento di dirti è VAI...vai subito da qualcuno ,qualche collega che sia un terapeuta che possa fare con te un lavoro mirato e un buon progetto perché ne ha veramente bisogno, fallo il prima possibile prima che la fossa in cui stai ora aumenti.
Scusami non voglio spaventarti ma credo sia assolutamente necessario che inizi una psicoterapia.
Sarai sicuramente una persona in gamba e iniziando un percorso potrai lavorare bene su questa ansia che oggi non ti permette di fare gli esami e domani non ti permetterà di fare altro, non sottovalutare il problema perché puoi risolverlo, credimi.
La paura fa paura certo ma credimi lasciala andare, parla con i tuoi genitori e confida loro il tuo malessere e le tue difficoltà, questo sarà il primo passo per acquisire un po' di sicurezza in te e appoggio (importantissimo) da parte della tua famiglia; apriti a loro o se non riesci ad entrambi a quel genitore con cui ha e senti più vicinanza ed empatia. Seconda cosa scegli una buona terapia che lavori sulle emozioni e sul corpo e scegliti un buon terapeuta che senti essere in linea con te e accogliente.
Se fai questo vedrai che già potrai sentirne i benefici....buon lavoro!
Resto a disposizione se vuoi su altre domande che hai.
Cordialmente
Dr. Jasmine Scioscia
Dott.ssa Claudia Mesto
Psicologo, Psicologo clinico
Bari
Salve, ti ringrazio per aver condiviso con tanta sincerità e profondità la tua esperienza. Le parole che hai usato trasmettono chiaramente quanto tu abbia vissuto con intensità, impegno e sensibilità questi anni, e quanto tu stia cercando di comprendere te stessa e la tua situazione attuale.

Il senso di stallo che descrivi, la fatica nel portare avanti il percorso universitario, le emozioni contrastanti legate ai successi e alle difficoltà, sono vissuti che molte persone attraversano, anche se spesso non se ne parla apertamente. Il fatto che tu riesca a riconoscere e descrivere con lucidità ciò che provi è già un segnale importante di consapevolezza.

Il peso delle aspettative, sia interne che esterne, può diventare molto gravoso, soprattutto quando si è sempre stati identificati come “la brava ragazza”, quella che non sbaglia, che non si ferma. Ma il valore di una persona non si misura dai voti, dai tempi universitari o dai confronti con gli altri. Ognuno ha il proprio ritmo, e ogni percorso è unico.

Riguardo alla tua riflessione sul chiedere aiuto, è comprensibile che tu possa provare timore o vergogna nel parlarne con la tua famiglia. Tuttavia, intraprendere un percorso psicologico non è un segno di debolezza, ma un atto di cura verso te stessa. È uno spazio sicuro in cui poter esplorare le tue emozioni, i tuoi pensieri e le difficoltà che stai vivendo, senza giudizio.

Se ti senti sopraffatta, iniziare anche solo con un primo colloquio con uno psicologo potrebbe aiutarti a fare chiarezza, a mettere ordine e a trovare un punto di partenza. Non è necessario avere tutte le risposte subito, ma è importante sapere che non sei sola e che ci sono professionisti pronti ad accompagnarti con rispetto e competenza.

Infine, il fatto che tu abbia ricominciato a sostenere esami, nonostante le difficoltà, dimostra che dentro di te ci sono risorse e capacità che meritano fiducia. Non è mai troppo tardi per prendersi cura di sé e per costruire un futuro che ti rispecchi davvero.

Ti auguro di trovare il coraggio di fare quel primo passo, anche piccolo, verso il tuo benessere. E se vorrai, possiamo continuare a parlarne insieme.

Un caro saluto.
Dott.ssa Ilaria Lanni
Psicologo, Psicologo clinico
Roma
Gentile utente, hai fatto qualcosa di molto coraggioso scrivendo tutto il tuo vissuto, grazie per la fiducia. Capisco quanto tutto ciò che racconti sia doloroso e difficile da affrontare ma clinicamente comprensibile, sappi che è possibile lavorare su più fronti per ridurre l’ansia, l’evitamento e i sintomi ossessivi e per restituire senso e possibilità di scelta al tuo percorso.
Se vuoi, possiamo fissare un primo incontro online di 45 minuti dove potremmo approfondire insieme ciò che porti. In quell’incontro raccoglierò un'anamnesi breve e rispettosa, svolgerò poi una valutazione clinica dei sintomi (utilizzo alcuni strumenti di screening per DOC), valuteremo eventuale rischio e insieme definiremo alcuni obiettivi pratici e un piano di intervento (strategie di stabilizzazione immediate e primi passi di esposizione graduale). Ti restituirò una proposta di trattamento e le modalità pratiche per procedere.
La seduta è confidenziale, svolta in videocall sicura; se desideri puoi prenotare online una prima consulenza.
Un caro saluto!

Dott. Filippo Scarcia
Psicologo, Psicologo clinico
Acquaviva delle Fonti
Ciao, si percepisce quanto ti stia pesando questo momento. L'ansia non è una vera e propria emozione, bisognerebbe capire cosa nasconde. Rispetto al DOC suggerisco caldamente di evitare l'autodiagnosi :)

Un primo colloquio psicologico può aiutarti a chiarire meglio la situazione; se vuoi, possiamo fissare un incontro online per esplorare insieme questi aspetti.

Un caro saluto
Gentile utente,
lei descrive una presa di consapevolezza che la spinge a porsi domande che forse in passato ha sentito di dover mettere da parte. Descrive la scelta come un qualcosa di problematico, quasi come se, ho l'impressione, in questa rivendicazione ci fosse il fare un torto o il deludere qualcuno. Eppure lei descrive anche il desiderio, oltre la paura, di intraprendere un percorso terapeutico a sostegno in un momento di difficoltà. Non posso allora che darle il consiglio di accogliere questa sua esigenza nonostante il disagio che potrebbe arrecarle, in quanto non solo potrà misurarsi con le domande alle quali è in cerca di risposta, ma anche, così facendo, di appropriarsi di un qualcosa che lei sembra volere.
cordiali saluti
Dott. Daniele Gallucci
Dr. Stefano Golasmici
Psicoterapeuta, Psicologo clinico, Psicologo
Milano
Gent.ma, sarebbe opportuno potesse condividere questi pensieri e preoccupazioni con uno specialista, così da capire meglio il suo disagio e trovare una modalità di cura che possa aiutarla a riprendere serenamente il corso della vita. SG
Dott.ssa Asia Cobelli
Psicologo, Psicologo clinico, Neuropsicologo
Verona
Buongiorno, dal racconto che descrive posso comprendere che non sia una situazione semplice. L'ansia prima di sostenere esami universitari è molto diffusa, tuttavia se questa diventa invalidante, tanto da impedire il proseguimento degli studi, è necessario comprendere da dove deriva. Lei descrive una sé stessa del passato come "quella brava della classe", un ruolo che sicuramente ricopriva all'epoca e che faceva parte - tra le altre cose - della sua identità. Essendo tutti noi mutevoli nel corso del tempo, è possibile che quel ruolo di "brava della classe" le sia ora stretto e non calzi con ciò che lei è adesso. Può esservi l'ipotesi, da verificare, secondo cui l'ansia che sente derivi dal tentativo di rientrare di nuovo in quel ruolo - in quella sua narrazione - che ad oggi però non le va più bene. Chiaramente vi possono essere altri motivi per questa ansia invalidante (il corso di studi le piace? è quello che realmente vuole fare? in un futuro si immagina a fare ciò per cui sta studiando?). L'immobilità che lei lamenta può derivare infatti da un percorso di vita che non sente più di voler scegliere, e d'altra parte le aspettative altrui possono impedire di intraprendere un percorso alternativo.
Per quanto riguarda le caratteristiche che lei riconduce al DOC, queste rimangono da valutare seguendo un percorso terapeutico e valutazione testistica per confermare o meno i suoi timori. Spesso ricerchiamo categorizzazioni per spiegarci cosa stiamo vivendo e perché lo stiamo vivendo, ma è utile ricordare che le categorie (in questo caso la definizione di DOC) non sono sufficienti a definirci, perché siamo sempre molto altro. Cordiali saluti.
Dott.ssa Silvia Parisi
Psicoterapeuta, Psicologo, Sessuologo
Torino
Ciao — grazie per la tua sincerità, hai fatto un passo importante solo a mettere in parole quello che vivi. Ti rispondo cercando di essere pratica e comprensiva.

Quel che descrivi suona come una combinazione di ansia da prestazione, evitamento prolungato e possibili sintomi ossessivo-compulsivi (DOC). Tutto questo può rendere gli esami e i tirocini incredibilmente difficili, e non significa che tu sia “debole” o “meno capace” rispetto agli altri: è una reazione umana a stress, paura e all’accumulo di anni di pressione. È anche normale sentirsi disorientata quando si è sempre stata “quella brava” e improvvisamente non si riesce più a proseguire come prima.

Ecco alcune cose concrete che puoi provare subito e nei prossimi giorni/settimane:

Mini-obiettivi e regole di 5 minuti

Non pensare a “la laurea” nel suo insieme. Scegli un piccolo passo oggi (studiare 25 minuti, leggere un articolo, fare una simulazione d’esame per 10 minuti). Spesso iniziare pochi minuti rompe l’inerzia.

Routine di preparazione e gestione dell’ansia pre-esame

Tecniche semplici: respirazione diaframmatica 4-4-6, grounding (es. denominare 5 cose che vedi, 4 che senti, 3 che tocchi…), micro-pause.

Simula condizioni d’esame a casa per abituarti (tempo, materiale, rumore).

Esporre gradualmente le paure (principio dell’esposizione)

Se evita fare alcuni tipi di esami o il tirocinio, prova una scala: prima leggere il programma, poi fare esercizi, poi una simulazione con un amico, poi entrare in reparto/ambiente per pochi minuti, ecc. Piccoli passi, ripetuti, riducono l’ansia.

Affrontare lo studio e l’organizzazione pratica

Usa una lista semplice e visibile degli esami da recuperare con scadenze reali e piccoli sotto-obiettivi.

Parla con il tutor/università: molte sedi offrono supporto per studenti con difficoltà di ansia o con esigenze per prove d’esame (sedi separate, più tempo, ecc.).

Pensare a come parlare con i genitori

Puoi anticipare quello che dirai con un messaggio scritto o scegliendo un momento tranquillo. Concentrati sui fatti e sui sentimenti (“Ho avuto molta ansia che mi ha bloccata; ho bisogno di supporto per cercare aiuto professionale”) più che sulle scuse. Se temi reazioni forti, puoi chiedere a un familiare o a un amico di fiducia di essere presente.

DOC: attenzione e trattamento mirato

Se riconosci pensieri/rituali che ti consumano, parlarne con uno specialista è importante: il trattamento più efficace per il DOC è la terapia cognitivo-comportamentale con componenti di esposizione e prevenzione della risposta (ERP). È normale provare vergogna — i terapeuti sono abituati e non giudicano.

Valutazione specialistica e possibile terapia farmacologica

Se l’ansia è molto intensa, un colloquio con uno psichiatra può indicare se una terapia farmacologica temporanea può aiutare a ridurre l’ansia mentre lavori in terapia. Questa è una scelta medica da valutare con professionalità.

Supporti pratici nel breve termine

Studiare con qualcuno, gruppi di studio, tutor, pianificare pause regolari, limitare il confronto sui social quando ti fa stare peggio (prova a disattivare notifiche o a fare break dai social).

Cura di sé e prevenzione del sovraccarico

Sonno regolare, movimento anche leggero, mangiare regolarmente, tempi liberi programmati: tutto aiuta il cervello a riprendersi dallo stress.

Non sei sola e non è “troppo tardi”

Anche persone che si sentono bloccate riescono a riprendere il percorso con un adeguato supporto. Il cambiamento spesso arriva gradualmente: un piccolo successo costruisce il successivo.

Se vuoi, qui ci sono due possibili strade immediate:

prendere un primo colloquio con uno psicologo/psicoterapeuta per una valutazione (capire ansia, evitare, eventuale DOC) e costruire un piano concreto;

contemporaneamente parlare con il servizio studenti dell’università per vedere eventuali misure d’aiuto temporanee.

Sarebbe utile e consigliato per approfondire rivolgersi ad uno specialista.

Con calore,
Dottoressa Silvia Parisi
Psicologa Psicoterapeuta Sessuologa
Dott.ssa Greta Falbo
Psicologo clinico, Psicologo
Cosenza
Ciao.
Vedi, affinché si possa parlare di disturbo ossessivo compulsivo, devono essere soddisfatti determinati criteri. Potrebbe essere, sicuramente, se le ossessioni e/o le compulsioni ti impegnano molto tempo ogni giorno oppure se ti impediscono di vivere bene, compromettendo il tuo funzionamento. Ma attenzione ad azzardare delle conclusioni. Una sintomatologia può essere o non essere patologica ed eventualmente può essere riconducibile ad un disturbo o ad un altro. Molte patologie condividono anche alcuni sintomi. Un parere esperto ti darà sicuramente delle risposte in merito. Se hai dei sospetti, faresti bene a rivolgerti a qualcuno che sappia valutare la reale (o meno) presenza di un DOC.
In merito al resto, quello che emerge dalle tue parole è sicuramente una forte ansia. L’ansia è come un cane che si morde la coda. Se la alimenti, anche se lo fai senza rendertene conto, non fa che peggiorare. Hai una marcata tendenza a rimuginare, ovvero immagini scenari futuri dandogli una valenza negativa. Un esempio è quello di pensare che non sei abbastanza pronta per l’esame perché in questo momento non ricordi nulla (ma in verità, se fino al giorno prima qualcosa sapevi, quella di questi momenti non è che l’illusione di non ricordare). E allora cosa fai? Metti in atto la tentata soluzione (errata) dell’evitamento. Le tentate soluzioni sono tutto ciò che mettiamo in atto costantemente nel tentativo di risolvere una difficoltà, ma che – reiterate - non fanno che acuire tutte le ansie e le paure sottostanti. Perché alla base dell’ansia c’è la paura e ti posso dire che non c’è nulla di male nel provare timore per qualcosa. La paura, in fondo, ha anche una valenza adattiva: è il nostro campanello d’allarme, ci mette in guardia, ci protegge; è una delle 6 emozioni fondamentali ed universali ed emerge quando percepiamo un pericolo (potenziale o reale). C’è una frase molto bella che cita “la paura evitata diventa timore, quella affrontata diventa coraggio”. Hai dimostrato di avere le capacità per sostenere gli esami e superarli con bei risultati. Ora dovresti imparare a gestire l’ansia che ti fa credere di non farcela. Il mio consiglio è quello di intraprendere un percorso psicologico, senza avere il pensiero di deludere i tuoi genitori. Non devi cercare l’approvazione di nessuno, se non quella di te stessa. Sottoponiti al tuo stesso giudizio. Se credi di aver bisogno di qualcosa per star meglio, ricerca ciò di cui necessiti. Non può che farti bene. Anteponi il tuo benessere psicologico alle aspettative degli altri. Ognuno cammina nelle proprie scarpe e nessuno dovrebbe giudicare il cammino altrui.
Se intraprendi un percorso psicologico, ricorda che non devi aver paura di parlare di ciò che provi, perché nessuno ha dei pregiudizi nei tuoi confronti. Il nostro obiettivo, in quanto professionisti della salute mentale, è quello di promuovere il benessere psicologico e fare in modo che chiunque si rivolga a noi, impari a fronteggiare i momenti di difficoltà, senza sentirsi mai giudicato.
Ciao,
ho letto con attenzione quello che hai scritto e voglio dirti subito che comprendo la tua fatica e il senso di blocco che stai vivendo. La tua sofferenza è reale e importante, e già il fatto che tu sia riuscita a raccontarla con tanta chiarezza è un passo prezioso.

Quello che descrivi non parla di mancanza di capacità o intelligenza, perché lo dimostra l’esame che hai superato brillantemente. Piuttosto mostra quanto l’ansia, quando diventa molto intensa, possa interferire con le tue risorse e farti sentire bloccata, come se ogni passo avanti fosse subito seguito da una paura più grande. Non è una questione di forza di volontà, ma di un meccanismo che si può comprendere e imparare a gestire.

Mi colpisce anche la tua paura di deludere i tuoi genitori o di non essere capita. Sono pensieri molto comuni in chi si trova a vivere difficoltà simili alle tue, e spesso diventano un ulteriore peso che impedisce di chiedere aiuto. Eppure, proprio condividere questo disagio con una persona di fiducia è ciò che può alleggerire e permettere di non sentirsi più soli.

Hai accennato al fatto di riconoscere in te alcuni tratti legati al DOC. Parlare di queste cose può spaventare, perché c’è il timore di non essere capiti o di essere giudicati. In realtà il primo passo per stare meglio è proprio dare voce a ciò che vivi, così come hai fatto qui. Non si tratta di essere “strani” o “pazzi”, ma di affrontare una sofferenza che ha bisogno di spazio e ascolto.

Il momento che stai attraversando, anche se ora ti sembra un vicolo cieco, può essere l’inizio di un percorso diverso. Non significa rinunciare ai tuoi obiettivi, ma imparare ad affrontarli con strumenti nuovi, che ti permettano di ridurre l’ansia, ritrovare fiducia in te stessa e guardare al futuro senza sentirti intrappolata.

Un percorso psicologico potrebbe aiutarti proprio in questo: a dare senso a quello che stai vivendo, a ridurre il peso dell’ansia e a costruire strategie più efficaci per riprendere in mano il tuo cammino. È comprensibile la paura di chiedere supporto, ma ricorda che non sei sola e che cercare aiuto non è un segno di debolezza, ma di cura verso di te.
Dott.ssa Elena Brizi
Psicologo, Psicologo clinico
Tarquinia
Buon pomeriggio,
Comprendo come possa sentirsi. Purtroppo capita spesso di confrontarsi con le vite degli altri, riflettendo sul fatto che possano essere migliori delle nostre o più felici. Tuttavia, ognuno di noi è speciale e diverso da tutti gli altri.
Non è necessario raggiungere gli obiettivi personali nello stesso tempo dei nostri amici. Noi abbiamo i nostri tempi, i nostri impegni e le nostre esperienze. Anche nelle modalità di studio, c'è chi riesce più facilmente e chi meno, chi è più portato per una materia e chi per un'altra. Non deve preoccuparsi se ci sta mettendo più tempo di quanto si aspettasse ad arrivare alla laurea.
Vorrei invitarla a riflettere su una cosa: nonostante il tempo fuori corso e tutto ciò che la preoccupa, lei vorrebbe questa laurea? La risposta non deve essere necessariamente sì, ma deve essere ciò che sente dentro di lei.
Capita spesso di allontanarsi da un percorso intrapreso perché non ci si sente più sereni nel portarlo avanti. Non si senta in colpa per questo.
E per quanto riguarda un eventuale percorso psicologico, se sente di averne bisogno è la cosa giusta da fare, per se stessa.
Se ha bisogno, mi trova a disposizione.
Dott.ssa Elena Brizi, psicologa
Dott.ssa Alice Carbone
Psicologo, Psicologo clinico
Roma
Buonasera, mi dispiace che stia vivendo questo periodo così difficile. Si sente dalle sue parole quanto la situazione la faccia stare male: ha fatto bene a scrivere, sfogarsi ed aprirsi. Non è mai troppo tardi per chiedere aiuto ed eventualmente iniziare un percorso. Se lo desidera, le do la mia disponibilità per un colloquio sia in presenza (Roma) sia eventualmente in modalità online.
Un caro saluto, Dott.ssa Alice Carbone
Dott. Antonio Fumagalli
Psicoterapeuta, Psicologo
Milano
Gentile utente,
comprendo bene la fatica che sta vivendo: l’ansia legata agli esami, il senso di blocco e di inadeguatezza possono diventare molto pesanti e portare a sentirsi “fermi nelle sabbie mobili”. Non è sola in questo: molte persone in situazioni simili hanno beneficiato di un percorso psicologico, che può aiutarla a gestire l’ansia, ritrovare fiducia e riorientare i propri obiettivi. Parlare con uno specialista non significa “non farcela da soli”, ma darsi l’opportunità di alleggerire un peso troppo grande. Le consiglio di rivolgersi a un professionista senza rimandare oltre: chiedere aiuto è già un passo concreto verso il cambiamento. Un cordiale saluto.
Dott. Andrea Boggero
Psicologo, Psicologo clinico
Genova
Buongiorno, la ringrazio per aver scritto con tanta onestà: si percepisce quanto questo tema la stia appesantendo e quanto desideri una via d’uscita da quel senso di blocco che descrive così bene come sabbie mobili. Prima di tutto voglio dirle che non è “strana” né “irrimediabilmente ferma”: molte persone intelligenti e capaci si trovano in momenti della vita in cui ansia, perfezionismo e paure legate al giudizio fermano l’azione e trasformano ciò che prima era fonte di successo in un ostacolo. Il fatto che abbia avuto buoni risultati in passato mostra che ha competenze solide; la difficoltà attuale ha più a che fare con come la sua mente reagisce allo stress e all’incertezza che con una mancanza di capacità personale. Questo è importante perché significa che ci sono strategie concrete per cambiare la dinamica, non si tratta di un “difetto” permanente. Un primo principio pratico su cui può lavorare subito è spezzare l’enormità del problema in azioni piccole e misurabili: quando la prospettiva di studiare sembra ingombrante, non provi a fronteggiare tutto insieme, ma scelga un passo concreto, breve e ripetibile. Ad esempio, definisca un tempo di studio molto breve e protetto, tipo venti o trenta minuti, e lo consideri un esperimento da fare senza giudizio. L’abitudine si ricostruisce con micro-successi, e ogni prova compiuta riduce l’ansia successiva. Accostare tecniche comportamentali semplici come la tecnica del pomodoro per lo studio e l’uso di liste molto circoscritte per ciascuna sessione aiuta a riprendere fiducia nel fare. Contemporaneamente, affrontare l’ansia che la blocca è centrale. Prima ancora di discutere se continuare o lasciare gli studi, le suggerisco di imparare alcune strategie che abbassino l’arousal fisiologico quando arrivano gli attacchi di ansia. Respirazione diaframmatica lenta, rilassamento muscolare progressivo e brevi esercizi di grounding funzionano nel qui e ora per ridurre la sensazione di vuoto e la crisi di panico pre-esame. Creare una routine di sonno e di cura di sé, evitare caffeina e alcol prima delle sessioni di studio e mantenere movimento fisico regolare è la base per essere più efficaci mentalmente. Se la sua mente entra spesso in loop di pensieri tipo “non ce la farò mai” o “se fallisco sono finita”, il lavoro cognitivo è utile: provi a registrare i pensieri automatici più frequenti con data e situazione e a cercare prove a favore e contro, come se fosse un piccolo esperimento scientifico. Spesso scoprire che le prove a favore sono esagerate o selettive riduce la loro forza. Un diario breve dove annota cosa è andato bene dopo una breve sessione di studio è un antidoto potente al rimuginio. Riguardo agli esami mancati e al pensiero di rinunciare, non serve prendere una decisione definitiva subito. Si conceda un periodo di osservazione in cui applica alcune delle strategie sopra e valuta i cambiamenti. Valutare alternative non è “arrendersi”: è essere responsabili e pragmatici. Può parlare con l’ufficio studenti della sua università per informazioni su scadenze, piani di recupero, agevolazioni e tirocini: spesso esistono percorsi personalizzati per chi ha difficoltà, e sapere le opzioni pratiche riduce l’ansia cognitiva. Un passo concreto può essere fissare un colloquio con un tutor accademico o il servizio di orientamento, prima di prendere decisioni drastiche. Se sente che ci sono comportamenti ricorrenti che assomigliano a rituali o ossessioni che le rubano tempo e serenità, è utile esplicitare questo con uno specialista. Chiedere aiuto non è vergognoso né prova di debolezza: è il modo più rapido ed efficace per smettere di restare intrappolata. In terapia cognitivo comportamentale i protocolli per l’ansia e per i pensieri ossessivi (se presenti) sono strutturati e indicano passi concreti: esposizione graduale agli stimoli temuti, prevenzione della risposta, work on cognitive restructuring e strategie di coping. Se non sa come parlarne con i genitori, può valutare prima un colloquio individuale con uno psicologo e chiedere consigli su come comunicare la necessità di supporto; spesso ai genitori basta sapere che c’è un piano per sentirsi meno preoccupati. Un’altra questione pratica riguarda il confronto sociale che descrive guardando i coetanei realizzati sui social: la comparazione è un illusorio metro di misura perché mostra solo porzioni selezionate di realtà. Limitare temporaneamente l’uso dei social e concentrarsi su obiettivi personali a breve termine la proteggerà da confronti dannosi e le restituirà energie. Infine, se in certi momenti si sente così sopraffatta da avere pensieri di non farcela o ideazioni suicide, è fondamentale chiedere aiuto immediato: contatti il medico, lo psicologo, i servizi di emergenza o una linea di crisi. Mettere in sicurezza se stessi è il primo dovere. Per concludere, le suggerisco un piano minimo e pratico: scegliere oggi stesso un piccolo obiettivo di studio di 20-30 minuti, applicare una tecnica di rilassamento prima di iniziare, annotare il risultato e fissare un appuntamento per parlare con un servizio universitario o uno psicologo nei prossimi giorni. Questi passi concreti, ripetuti, costruiranno progressi reali. Lei non ha perso in modo irreversibile la sua capacità: ha solo bisogno di strumenti, di supporto e di un ritmo diverso per tornare a muoversi avanti. Resto a disposizione. Dott. Andrea Boggero
Buongiorno, quello che racconta è doloroso e chiarissimo, capisco quanto si senta intrappolata, le sabbie mobili che descrive sono una metafora adeguata per l’ansia che bloccando l’azione la fa sentire immobile mentre intorno tutto sembra procedere. Vorrei rassicurarla su una cosa, non è strana né pazza, è una persona che sta pagando un conto alto all’ansia e a pensieri ripetuti, e chiedere aiuto non è una resa ma un passo di cura importante.
Dal suo racconto emergono due strade che possono essere esplorare insieme, la prima è una valutazione clinica per capire quanto prevalgano ansia, attacchi di panico e sintomi ossessivi, la seconda riguarda misure pratiche immediate per ridurre la sofferenza. Per la valutazione le suggerisco di rivolgersi al medico di base per una prima visita, così da escludere eventuali cause mediche e ottenere un invio a uno specialista in salute mentale, psichiatra e/o psicologo.
Sul piano pratico può iniziare con alcuni accorgimenti che spesso aiutano a interrompere il circolo di evitamento, provi a scomporre gli esami e i tirocini in micro-obiettivi, un compito piccolo alla volta, ad esempio studiare per 15 minuti e poi fermarsi, mantenendo una regolarità giornaliera invece che puntare a sessioni lunghe che aumentano l’ansia; prima di un esame metta in pratica una breve routine di respirazione lenta contando quattro dentro e sei fuori.
Riguardo ai genitori, capisco la paura del giudizio, può iniziare parlando con una sola persona di fiducia o scrivendo una breve email in cui spiega che ha bisogno di un confronto medico e di supporto, così loro ricevono l’informazione senza che lei debba affrontare subito lo sguardo diretto. Molti trovano utile accedere prima a servizi universitari di counselling o al servizio sanitario locale, spesso più economici o gratuiti, e poi decidere se coinvolgere la famiglia.
Se le viene il pensiero di non farcela o di farsi del male, la prego di non restare da sola, si rivolga subito al medico, al pronto soccorso. Le auguro il meglio.
Un caro saluto
Buongiorno,
dalle sue parole emerge tutta la fatica che sta vivendo: l’ansia che blocca, la paura di non farcela, il senso di confronto con gli altri e la vergogna nel chiedere aiuto. È comprensibile che oggi si senta come nelle “sabbie mobili”: più cerca di muoversi da sola, più si sente risucchiata.

Quello che racconta ha molto senso. L’ansia, quando diventa intensa e persistente, può non solo ostacolare lo studio e gli esami, ma anche minare la fiducia in sé e portare a dubitare del proprio futuro. A volte si accompagna a pensieri ripetitivi e rituali (come nel Disturbo Ossessivo-Compulsivo), che rinforzano il senso di blocco e di inadeguatezza. Il fatto che abbia già notato alcune caratteristiche del DOC è un passo importante: significa che sta iniziando a riconoscere i meccanismi che la fanno soffrire.

Il suo valore non si misura dal numero di esami dati o dal confronto con i coetanei: il punto centrale ora è prendersi cura di sé. Un percorso psicologico può aiutarla a:

comprendere meglio i meccanismi dell’ansia e dei pensieri ossessivi,

trovare strategie concrete per affrontare lo studio e le situazioni che oggi le sembrano insuperabili,

recuperare fiducia nelle sue risorse e definire un progetto di vita che non sia basato sulla paura del giudizio.

Non c’è nulla di “pazzo” in quello che prova: c’è sofferenza che merita ascolto e strumenti per essere gestita. Parlare con uno psicologo non significa deludere i suoi genitori, ma iniziare a costruire un modo diverso di affrontare le difficoltà, più sereno e più libero.

Il consiglio è di non rimandare oltre e di rivolgersi a un professionista: non deve portare tutto questo peso da sola, e con il giusto supporto è assolutamente possibile ritrovare equilibrio e riprendere in mano la sua vita.

Un caro saluto
Dott.ssa Arianna Poncetta
Psicologo, Psicologo clinico
Roma
Gentile utente,
anche se può sembrare paradossale, è proprio dai momenti di crisi che possono nascere delle opportunità, in quanto, nonostante le difficoltà che possono derivarne, allo stesso tempo si introduce la varibilità del cambiamento. Un percorso psicologico potrebbe aiutarla nel chiarire meglio questi dubbi e queste perplessità rispetto al suo percorso e alla sua situazione, nonchè a fare ulteriore chiarezza per dare un senso a questo "stallo" in cui si trova. Potrebbe essere uno spazio in cui al di là dei giudizi esterni, ci si potrebbe concentrare su come, invece, lei giudica se stessa ed i suoi bisogni.
Un caro saluto,
Dott.ssa Arianna Poncetta
Dott.ssa Federica Giudice
Psicologo, Psicologo clinico
Milano
Capisco bene il tuo vissuto e la fatica che stai affrontando. Da quello che descrivi emerge un quadro in cui l’ansia, con il tempo, è diventata così intensa da bloccare non solo lo studio, ma anche la fiducia nelle tue capacità e nella possibilità di portare avanti i tuoi obiettivi. Nonostante questo, il fatto che tu sia riuscita a presentarti a un esame, a sostenerlo e ad avere un risultato eccellente dimostra che le tue risorse ci sono ancora: la difficoltà non riguarda le tue capacità, ma la gestione dell’ansia che si attiva prima e durante le situazioni di valutazione.In questo momento la cosa più importante è che tu non rimanga da sola con tutto questo. Un percorso psicologico, in particolare di tipo cognitivo con tecniche specifiche per il disturbo ossessivo-compulsivo (come l’esposizione con prevenzione della risposta) e per l’ansia da prestazione, può aiutarti a interrompere questi circoli, ridurre i sintomi e riprendere in mano la tua vita accademica e personale.
Un aspetto centrale della terapia sarà anche quello di lavorare sulla tua immagine di te stessa: tu ti descrivi come “inadeguata alla vita”, ma il tuo percorso dimostra tutt’altro sai? sei riuscita a resistere, a studiare, a prepararti nonostante i blocchi, a trasferire impegno e a ottenere un risultato eccellente quando l’ansia ti ha lasciato lo spazio per esprimerti. L’obiettivo sarà proprio imparare a riconoscere questi segnali di forza e a farli diventare più stabili, riducendo invece il peso della paura e della vergogna.
Ti incoraggio a considerare concretamente l’idea di intraprendere un percorso psicologico, anche partendo da una consultazione breve per avere una valutazione più chiara. Puoi iniziare contattando i servizi psicologici della tua università o cercando uno psicologo clinico esperto in disturbi d’ansia e DOC nella tua zona o online.
Dott.ssa Chiara Lagi
Psicologo, Psicologo clinico
Roma
Carissima, grazie per aver condiviso ciò che sta provando: la sensazione di stallo, il peso dell’ansia, la paura del futuro, i pensieri rituali e intrusivi. Chiedere aiuto per individuare un percorso di cura ad hoc è sinonimo di forza e determinazione, inoltre, i risultati positivi ottenuti negli esami confermano il valore delle sue capacità che non possono essere cancellate o dimenticate da manifestazioni ansiose. La sintomatologia descritta sembra rientrare più nella categoria diagnostica di un disturbo d’ansia, ma solo un’adeguata valutazione fatta da un professionista della salute mentale può dare il giusto inquadramento ai pensieri intrusivi e alle ritualità che potrebbero essere legate anche al DOC. I servizi da contattare nell’immediato sono: il medico di base che può indirizzarla ai servizi del territorio per un primo colloquio orientativo; il servizio di psicologia dell’università (molte università offrono uno sportello d’ascolto per colloqui gratuiti o a costo ridotto); il Centro di Salute Mentale (ASL) della sua zona per un primo percorso pubblico; professionisti privati specializzati in ansia, DOC e problematiche giovanili/universitarie. L’idea di pensare i genitori come “sinceri alleati dei figli” potrebbe aiutarla a superare il timore di parlare francamente con loro. Frasi semplici verbalizzate vis a vis o scritte, come ad es. “Mamma e Papà, ho bisogno di parlarvi di una cosa importante che mi riguarda: ultimamente l’ansia mi blocca e non riesco a fare esami. Vorrei che mi aiutaste a cercare un professionista o andare dal medico di base.” Altrimenti, potrebbe informarsi se il servizio universitario è gratuito o molto economico per poi comunicarlo ai suoi genitori come un'opportunità che ha colto. Riguardo al percorso universitario, invece, non prenda decisioni affrettate adesso: non rinunci agli studi finché non avrà iniziato un programma di supporto psicologico. L'ansia e lo stallo possono distorcere completamente la visione del futuro. Focalizzi la sua attenzione su obiettivi minimi come quelli di superare l'esame successivo o, ancora meglio, affrontare la sua ansia. Riparta dalla piacevole esperienza valutativa dell’esame sostenuto perché ha tutte le capacità e le abilità per raggiungere il successo formativo prefissato. La saluto con affetto.
Dott.ssa Chiara Lagi
Dott. Nicolò Paluzzi Monti
Psicologo, Sessuologo, Psicoterapeuta
Firenze
non sei in ritardo sulla vita. Ma forse sei in attesa di incontrare te stessa davvero, al di fuori di ogni ruolo imposto o identità performativa.

La tua esperienza parla di un esaurimento emotivo spesso nascosto sotto l'etichetta dell’“ansia da prestazione”. Ma quello che descrivi non è solo ansia: è un’intera costruzione di sé che sta vacillando, come se la “brava ragazza” su cui hai costruito la tua identità non avesse più le forze per reggere le aspettative, proprie e altrui. È in questa frattura che può nascere il vero cambiamento psicologico.

L'immagine delle sabbie mobili che usi è potentissima: più ti sforzi di uscirne da sola, più ti senti bloccata. E proprio qui, spesso, inizia il bisogno di una relazione terapeutica, dove non sei tu da sola a “capirti”, ma dove insieme a qualcuno che ti ascolta in profondità puoi iniziare a esplorare: Chi sono io, se non quella che “ce la deve sempre fare”?

Parlare di DOC (disturbo ossessivo compulsivo), paura del giudizio, pensieri intrusivi, vergogna o senso di “non normalità” è difficile, certo. Ma il silenzio li rende solo più potenti. In terapia, spesso scopriamo che ciò che ci fa più paura è in realtà solo una parte di noi che ha bisogno di essere riconosciuta, non zittita.

Sei rimasta troppo a lungo in una configurazione di stallo in cui il futuro ti appare minaccioso e il passato ti pesa come un macigno. Ma la via d’uscita non è forzare una scelta immediata (“continuo o mollo l’università?”), quanto iniziare a decentrarsi da questi aut aut per guardare alla persona che sei oltre il risultato accademico. Il valore di una laurea non è nel voto o nel tempo impiegato, ma in chi sei diventata mentre cercavi di ottenerla.

Non sei sbagliata, non sei “strana”: stai solo vivendo una fase critica, che può essere un punto di svolta se accolta con la giusta cura. La terapia non è solo “per quando stai male”, ma per quando sei pronta a iniziare a conoscerti davvero.

Hai già fatto un gesto importante: hai parlato. Il prossimo passo potrebbe essere farlo con chi è formato per aiutarti a dare senso a ciò che senti. Non per aggiustarti, ma per accompagnarti nella scoperta di una nuova narrazione di te.
Dott.ssa Valeria Natale
Psicologo, Psicologo clinico
Roma
Gentile utente,
Ho letto con attenzione le sue parole e colgo la profondità di ciò che sta attraversando in questo momento.
Quello che sta vivendo sembra averla portata a una condizione di forte stanchezza e di blocco. Da ciò che descrive, da tempo si sente come “ferma”, con l’ansia che prende spazio e interferisce con la possibilità di proseguire serenamente negli studi. Nonostante i risultati positivi ottenuti in passato e recentemente. La soddisfazione sembra durare poco e lascia subito il posto a nuove preoccupazioni, mantenendola in un costante stato di tensione.
Forse, in questo momento, quello che potrebbe esserle utile non è decidere in maniera definitiva cosa fare ma concedersi uno spazio protetto in cui poter comprendere meglio cosa le sta accadendo. Un percorso psicologico può offrire proprio questo: un luogo dove parlare liberamente delle paure, dei pensieri che appesantiscono e delle difficoltà quotidiane, senza sentirsi giudicati e che possono aiutare a recuperare fiducia. Prendersi del tempo per sé e cercare un sostegno può essere un primo passo prezioso.
Resto a disposizione
Salve, quello che sta vivendo è un vissuto intenso e comprendo quanto possa essere difficile gestirlo. Si trova in una fase molto delicata della vita, in cui l'università, lo studio e il contesto possono bloccarci e schiacciarci. Non è costretta a portare questo peso da sola, essere sincera con i propri familiari e chiedere aiuto potrebbe essere una buona soluzione per ascoltarsi e comprendere meglio ciò che le sta accadendo. Ci sono pesi che è meglio sollevare con l'adeguato supporto. Le auguro il meglio, se dovesse aver bisogno, non esiti a contattarmi.
Dott.ssa Miriam Casini
Psicoterapeuta, Psicologo clinico, Psicologo
Rocca di Papa
Gentile utente, grazie per aver scritto con tanta chiarezza e coraggio. La leggo e comprendo quanto tutto questo le stia pesando: la sensazione di sentirsi bloccata, la paura di deludere gli altri, i confronti sui social e le crisi prima degli esami sono esperienze molto difficili da vivere, e il fatto che lei le abbia raccontate con sincerità è già un passo importante. Con un aiuto esterno è però possibile costruire gradualmente punti d’appoggio solidi per risalire. Un percorso psicologico può offrirle strumenti concreti per gestire l’ansia, ridurre l’evitamento e ritrovare fiducia nelle sue capacità. Se desidera, possiamo iniziare con un colloquio di valutazione: sarà uno spazio protetto, senza giudizio, in cui comprendere meglio insieme cosa la sta bloccando e quali passi pratici può compiere per tornare a sentirsi protagonista della sua vita e dei suoi obiettivi. Un caro saluto, Dott.ssa Miriam Casini.
Buona sera,
inizio proprio rispondendo dall'ultimo aspetto presente in questa domanda, ovvero il riferimento al DOC; sebbene possano esserci delle situazioni che possano ricordare una sintomatologia del DOC, per fare una diagnosi occorrono degli strumenti specifici e degli specialisti preparati; se il dubbio dovesse emergere in maniera piuttosto ricorrente, le consiglio di rivolgersi ad uno/a specialista che si occupa di quest'area.

Riguardo al tema università e ansia, sicuramente potrebbe essere importante ed utile intraprendere un percorso di tipo psicologico proprio per affrontare tali difficoltà; è comprensibile la difficoltà nel comunicarlo alla famiglia.
Le motivazioni sottostanti a questi vissuti possono essere molteplici e variabili, conosciute o sconosciute e per tale ragione il percorso potrebbe metterle in risalto al fine di superare le difficoltà.

Resto a disposizione per qualsiasi informazione.
Cordiali saluti,
Dott.ssa Angelica Venanzetti
Dott.ssa Sofia Barcella
Psicologo, Psicologo clinico
Endine Gaiano
Salve, la ringrazio per essersi espressa ed esposta riguardo la sua sofferenza, che comprendo essere per lei molto faticosa e invalidante.
Rispetto alla carriera universitaria, mi sento di rincuorarla per quanto riguarda lo "stallo" che sta vivendo: non è la sola, molte persone attraversano una fase di questo tipo, specialmente quando si trovano a sostenere un percorso di studi universitario, che richiede tempo ed energie, non facile da gestire. Detto ciò, è necessario focalizzarsi su ciò che lei in prima persona sta vivendo: può essere un inizio ascoltare e analizzare l'ansia che sta provando e che l'accompagna da molto tempo, da quello che mi sembra di capire, accogliendola e comprendendo cosa può significare per lei questa emozione.
Rispetto alle caratteristiche personali, che secondo lei potrebbero essere riconducibili ad un DOC, la paura e la vergogna che sta provando sono più che comprensibili e vanno accolte, proprio come l'ansia di cui ha parlato per prima: ad oggi, molti sono i canali di informazione ai quali abbiamo libero accesso e spesso risultano essere inadatti a contenere la complessità della mente umana e ad accompagnare una persona alla conoscenza della vastità del mondo che c'è dentro di sé.
Le frasi che lei ha scritto dimostrano che c'è ancora tempo per la sua richiesta, dal momento che per prima ha alzato la mano per chiedere aiuto: un primo grande passo è ascoltarsi nella propria sofferenza.
Un professionista potrà accompagnarla, se vorrà, a capire meglio la natura di queste caratteristiche a cui lei fa riferimento e comprendere quale percorso sia per lei più efficace, per darle maggiore consapevolezza, costruendo insieme una base dalla quale partire per poter risalire dalle "sabbie mobili" dentro le quali sente di trovarsi.
Nella speranza che la mia risposta possa esserle utile, le mando un caro saluto.
Ciao, ricorda che il tuo percorso di vita non è come quello degli altri, nessuno è migliore o peggiore di te, semplicemente ognuno ha il proprio tempo. Guardare a tutto ciò che devi fare, tutto insieme, non farà altro che aumentare il tuo stato di ansia. Devi provare, piuttosto, a concentrarti su ciò che puoi fare adesso, un passo alla volta e un momento alla volta. E' come quando guardi una scalinata composta da 100000 scalini: la prima impressione sarà di timore, ma se guardi e inizi a salire un gradino alla volta, arriverai in cima con meno angoscia e meno fatica.
Inoltre prova a pensare che tu non sei solo lo studio o i tuoi risultati, e che non ti definisce solo quello, ma prova a pensare a quanti altri interessi, qualità e sfumature definiscono la tua persona. Sei molto di più di ciò che credi. E' importante non investire solo in un'unica cosa, ma piuttosto dare la possibilità ad altre parti di te stessa di fiorire.
Dott.ssa Michela Zandomeneghi
Psicologo, Psicologo clinico
Pordenone
Ciao, non so quando tu abbia pubblicato questa domanda ma provo a risponderti ugualmente. Comprendo le tue difficoltà e l'ansia è sicuramente un fattore deterrente per completare gli studi ma c'è da interrogarsi sul "perchè l'ansia si manifesta proprio in quei momenti ed in quei casi"? L'ansia paradossalmente è buona consigliera, è un modo che la nostra psiche ha per farci capire che qualcosa non funziona. Se ti va possiamo parlarne insieme, altrimenti, puoi affidarti ad un servizio pubblico del tuo territorio come il consultorio familiare. La tua famiglia non deve necessariamente essere coinvolta in questa tua decisione, puoi scegliere da sola essendo tu maggiorenne. Un caro saluto.
Dr. Antonio Radino
Psicologo, Psicologo clinico
Floridia
Ciao, comprendo bene la tua richiesta. Il mio consiglio è quello di confidarti con la tua famiglia e i tuoi amici più cari su quello che provi nel periodo precedente gli esami. Aggiungo che sarebbe meglio che tu ti aprissi anche su quelle che definisci caratteristiche riconducibili al DOC. Parlarne con qualcuno può aiutarti a liberare la tua ansia e affrontare meglio le sfide che la vita pone. Però non temporeggiare, fallo adesso. Riuscirai a gestire i sintomi e le tue preoccupazioni gradualmente.
Dott.ssa Erica Russo
Psicologo, Psicologo clinico
Padova
Gentile paziente anonimo,
la sofferenza che descrive tocca tematiche complesse, delicate e soprattutto legittime.
La richiesta d’aiuto a volte sorge prima di aver scalfito le paure, i dubbi e le incertezze che comporta affidarsi… penso che se ha sentito di rimandare, come afferma, avrà avuto delle buone ragioni. Non c’è tardi, c’è il momento giusto.

Le auguro di trovare il professionista giusto a cui affidarsi e con cui affrontare la prossima fase di trasformazione.

Avanti tutta!
Un caro saluto
Dott.ssa Erica Russo
Dott.ssa Sara Maria Cantini
Psicologo, Psicologo clinico
Roma
Ciao, prima di arrivare a conclusioni affrettate credo sia essenziale fare ciò di cui hai più paura, ovvero parlarne con qualcuno. Forse partendo prima da uno psicologo, non per forza come terapia, ma come spazio di sfogo per mettere in ordine i pensieri. Continuare ad arrovellarsi da sola sulla questione, confrontarsi agli altri (dannoso quasi sempre) o cercare qua e là motivazioni, non ti fa focalizzare sulla questione, anzi piuttosto la rende ancora più complessa. Ci sono molte persone nella tua stessa situazione, più di quanto uno voglia mostrare all'esterno. Non avere paura di confrontarti con qualcuno a "voce alta", ragionare, osservare i vari aspetti aiutata da uno sguardo neutro alla situazione. Questo potrebbe aiutarti a trovare le risorse necessarie per prendere una decisione, per trovare il coraggio e la modalità più adatta a parlarne con chi vorresti (ad esempio i tuoi genitori).
Ciao, prima di tutto grazie per aver condiviso con così tanta sincerità ciò che stai vivendo: non è facile aprirsi su temi così delicati e il fatto che tu lo abbia fatto dimostra già una grande consapevolezza, motivazione e forza interiore. Quello che descrivi – l’ansia che ti blocca, la paura di deludere, il confronto con gli altri – non sono segni di debolezza, ma il segnale che stai vivendo un momento molto difficile che merita attenzione e cura.
Ti suggerirei di considerare con serenità un percorso psicologico: un/una psicologa potrebbe aiutarti a dare un senso a ciò che stai vivendo, a riconoscere i meccanismi dell’ansia e a sviluppare strumenti pratici per gestirla.
Non è mai “troppo tardi” per chiedere aiuto: la sofferenza che provi ora non definisce chi sei, né il tuo futuro. Con il giusto sostegno è possibile recuperare fiducia e progettualità, anche se adesso può sembrare difficile.
Ti mando un caro saluto e un incoraggiamento sincero
Dott.ssa Cecilia Cicchetti
Psicologo, Psicoterapeuta, Psicologo clinico
Milano
Ciao, quello che stai vivendo è molto faticoso, ma non sei sola né “sbagliata”. L’ansia può davvero bloccare e farci dubitare di tutto, anche di ciò che un tempo ci motivava. Il fatto che tu stia cercando aiuto dimostra forza e consapevolezza, non debolezza. È comprensibile sentirsi sopraffatti, ma non è troppo tardi per iniziare a stare meglio. Un percorso psicologico potrebbe aiutarti a comprendere meglio cosa ti sta accadendo, anche rispetto ai pensieri che riconosci come legati al DOC. Non devi decidere tutto subito sul tuo futuro: ora è importante prenderti cura di te. Puoi iniziare con un primo colloquio, anche senza coinvolgere subito la famiglia se non ti senti pronta. Ci sono servizi pubblici o agevolati che possono accoglierti. Chiedere aiuto è il primo vero passo per uscire da questo senso di stallo. E tu lo hai già fatto.
Dott.ssa Vittoria D'Antonio
Neuropsicologo, Psicologo clinico, Psicologo
Roma
Ciao, le domande che ti stai ponendo e le difficoltà che descrivi sono molto comuni in questa fase di vita. L’ansia, il blocco nello studio e la sensazione di non farcela non indicano una mancanza di valore, ma un sovraccarico emotivo che merita ascolto e attenzione.
Un percorso psicologico può aiutarti a comprendere meglio ciò che stai vivendo e a ritrovare equilibrio e direzione. Non è necessario affrontare tutto da sola: esistono professionisti anche con tariffe calmierate, pronti ad accompagnarti con rispetto e senza giudizio.
Riconoscere il bisogno di aiuto, come stai facendo ora, è già un passo importante verso il cambiamento.
Dott.ssa Rosa Russiello
Psicologo, Psicoterapeuta, Psicologo clinico
Arzano
Gent.ma utente,
dalla lettura della sua esperienza è ben comprensibile il profondo stato di disagio in cui si trova.
Il percorso universitario è un momento critico che richiede grande investimento di energie e cambiamenti soprattutto nel modo di pensare e nel modo di vivere gli eventi della propria vita.
Ciò la pone davanti a tante domande che cercano un senso sia sulla chi è, su cosa gli altri si aspettano da lei e sulla sua scelta professionale.
Con un’accurata valutazione ma soprattutto attraverso un percorso di psicoterapia, lei può affrontare la sua fase ansiosa provando a galleggiare nelle “sabbie mobili” e accettando la presenza delle sensazioni spiacevoli, e delle contraddizioni che possono emergere senza lottare contro di esse.
Le auguro di affrontare questa fastidiosa situazione con volontà, tenacia e coraggio.

A risentirci!
Dott.ssa Sandra Petralli
Psicologo, Psicoterapeuta, Psicologo clinico
Pontedera
Salve, la sensazione di immobilità, di essere “bloccata nelle sabbie mobili”, è tipica dei momenti in cui l’ansia e i pensieri ossessivi diventano così presenti da paralizzare il desiderio e la fiducia in sé. Non significa che lei non sia capace, ma che è stanca di lottare da sola contro un peso interiore troppo grande. Il percorso psicologico che sta valutando è il passo più importante che possa compiere. Un lavoro con uno psicologo psicoterapeuta, magari con approcci come l’EMDR o la psicoterapia umanistica, può aiutarla a comprendere e ridurre l’ansia da prestazione, il senso di colpa e i meccanismi di controllo tipici del disturbo ossessivo compulsivo. Con il tempo, questo le permetterà di recuperare fiducia e di capire se e come proseguire gli studi, senza che la paura decida al posto suo. Capisco il timore di parlarne ai suoi genitori, ma chiedere aiuto non è un fallimento, è un atto di responsabilità verso sé stessa. Se vuole, può anche rivolgersi al servizio psicologico dell’università o a un consultorio: sono spazi riservati e a costi contenuti. Saluti, dott.ssa Sandra Petralli
Dott.ssa Erika Messinese
Psicologo clinico, Psicologo
Avigliana
Cara,
inizio col ringraziarti per aver condiviso con tanta apertura e sincerità ciò che stai vivendo. Le tue parole trasmettono quanto tu stia soffrendo, ma anche quanta forza e consapevolezza ci siano in te, nonostante la fatica. Non è semplice raccontare una situazione così intima e complessa: il fatto che tu lo abbia fatto dimostra che dentro di te c’è già un desiderio autentico di stare meglio.

Da quello che descrivi, sembra che l’ansia e il senso di inadeguatezza abbiano pian piano preso spazio, fino a toglierti energie e fiducia. Restare “bloccata” pur sapendo di avere le capacità — come dimostra quel 30 che hai preso — può essere profondamente frustrante.
Voglio dirti che non sei la sola a provare queste fatiche universitarie e soprattutto che quello che descrivi è un disagio reale, ma comprensibile e affrontabile.
L’ansia e i pensieri intrusivi, in questo caso, possono essere letti segnali di una mente che sta cercando di gestire la paura del fallimento, spesso in un modo che però finisce per farti stare male. Con l’aiuto giusto, è assolutamente possibile imparare a gestirli e a ritrovare un senso di libertà, di sicurezza e di autoefficacia.

Ti direi di fare un passo per volta. Il primo, forse il più importante, è chiedere aiuto: rivolgiti a uno psicologo, a mio parare preferibilmente con formazione cognitivo-comportamentale, e che abbia una formazione specifica nell'apprendimento e nel metodo di studio: questo tipo di percorso può aiutarti a capire cosa alimenta la tua ansia, a gestire meglio la paura degli esami e a lavorare su quei pensieri che ti tengono “bloccata”.
Se non ti senti ancora pronta a parlarne con i tuoi genitori, sappi che non sei obbligata a farlo subito: puoi iniziare anche da sola. Molte università offrono servizi di consulenza psicologica gratuiti o a costi contenuti per gli studenti (prova ad informarti rispetto alle offerte del tuo ateneo in merito) oppure puoi chiedere al medico di base di indicarti psicologi convenzionati con il Servizio Sanitario Nazionale.

Ti invito, infine, a provare a non attribuirti un’etichetta diagnostica da sola. Quando si cerca di dare un senso al proprio malessere, viene spontaneo provare a cercare risposte e riconoscersi in alcune descrizioni o sintomi letti online, ma solo un professionista può valutare in modo accurato se si tratta davvero di un disturbo specifico o se, piuttosto, le difficoltà che stai vivendo sono una risposta all’ansia, alla stanchezza o alla pressione che senti addosso. In questo momento, più che cercare un nome per ciò che provi, è importante che tu ti conceda di sentirti come ti senti, senza giudicarti, imparando a guardarti con maggiore comprensione e tenerezza, affidandoti a qualcuno che ti aiuti a prenderti cura di te.

Spero di averti dato qualche spunto utile, sono a disposizione per ulteriore ascolto e ti auguro di trovare il sentiero più percorribile per i tuoi bisogni.
Un caro saluto,
Dott.ssa Erika Messinese
Buongiorno, credo che in questo frangente della sua vita, considerato lo stallo in cui dice di trovarsi, sia fondamentale che lei si permetta di essere protagonista e soggetto attivo del proprio benessere. Il suo primo pensiero dovrebbe essere rivolto a se stessa, non certo per egoismo, ma per reale necessità. La sua famiglia, che immagino abbia a cuore la sua salute e la sua realizzazione, non potrà che capirla e sostenerla. L'ansia, che pare penalizzarla nel suo percorso di studi, è alla base anche del DOC. Considerata la sua consapevolezza e il bisogno che prova di porre rimedio alla situazione, non posso che consigliarle di intraprendere un percorso psicologico mirato.
Hai già fatto il passo più difficile scrivendo qui: chiedere aiuto. Hai dato un esame con il massimo dei voti quindi le tue capacità di studio sono eccellenti. Hai dato un nome a diverse emozioni e stati d'animo. Ti sei attivata cercando con gli strumenti a disposizione una soluzione e informazioni che ti aiutassero a capire e hai la consapevolezza che un confronto con un professionista ti può essere di aiuto in questa situazione temporanea di stallo. Vedo tante risorse in te.


A volte vediamo tutto grigio e serve qualcuno che sposti da davanti l'elefante. Hai scritto tante cose che andrebbero approfondite per ricostruire insieme la storia e lavorare sul presente e andare a capire insieme quali sono i legami invisibili che ti bloccano.

L'ansia arriva per un sovraccarico, il corpo va in un circuito di stress e si può cronicizzare entrando in loop, ma per fortuna puoi riprendere in mano la tua vita gestendo in altre modalità ogni aspetto che hai descritto.

I social sono falsi amici, fanno vedere solo quello che si vuol far apparire nascondendo altri aspetti più profondi e intimi delle persone.

Io sposterei il faro dal possibile sguardo esterno al tuo sguardo verso te stessa, perché gli altri ti vedono in base a come tu credi di essere. Inoltre inizierei a lavorare su di te, su quello che ti piace che si potrebbe professionalizzare per un indipendenza e vita autonoma prima di prendere qualsiasi altra decisione.

Alla tua famiglia per poter iniziare un percorso di supporto psicologico potresti dire: "mamma, papà, sono arrivata in una fase cruciale del mio percorso universitario e sento che per ottimizzare al meglio le mie capacità ho bisogno di lavorare con un professionista sulla gestione dello stress e delle mie energie. Se non lo faccio perdo tempo prezioso per realizzarmi. Ho bisogno che mi sostenete in questa fase".
Non so come siano i tuoi genitori per poterti dare altri esempi.
Se non ne hai parlato con loro sino ad ora ci saranno degli aspetti da approfondire e mi sento di dirti per ora di fare una richiesta esplicita di aiuto non entrando nello specifico. Formula la richiesta con questo schema: emozioni-conseguenze-richiesta. Spero di esserti stata di aiuto per quel che posso in una chat pubblica.
Buongiorno,
le sue parole raccontano con grande lucidità quanto possa essere faticoso convivere con l’ansia e con pensieri ossessivi che bloccano la motivazione e la fiducia in sé. Il senso di “stallo” e di vergogna che descrive è molto comune, ma può essere superato con un percorso psicologico mirato: l’obiettivo non è solo “riprendere gli studi”, ma ritrovare un senso di libertà e direzione personale.
L’aiuto di uno psicologo può offrirle uno spazio sicuro in cui comprendere cosa le sta accadendo e come ripartire, passo dopo passo, senza più sentirsi intrappolata.

Dott.ssa Valentina Emma Morelato, ricevo a Rovigo e online.
Ciao, comincio col dirti che affrontare il percorso universitario non è semplice, e devi essere fiera di te per essere riuscita comunque, nonostante l'ansia (che è pervasiva e paralizzante) a dare degli esami, anche se adesso hai un blocco. Dopo le scuole superiori si perdono le certezze, non c'è una guida, si entra in un mondo dove si è soli a costruirsi il futuro e a prendere decisioni senza garanzie di successo. Tutti, anche se a te non sembra, vivono male questa incertezza, soprattutto perché dovendo studiare sempre non c'è tempo per divertirsi, c'è il pensiero costante di dover diventare indipendenti, e quindi si è frustrati. Ti consiglio di non mollare gli studi ma di non mollare nemmeno te stessa: cerca un lavoretto part-time per distendere la mente (mi dirai: ma come? un'altra responsabilità? in realtà i soldi ti danno l'indipendenza dalla famiglia e la possibilità di pagare anche un percorso psicologico, ti gratificano, migliorano l'autostima, aumentano la dopamina, e ti danno la percezione di stare avanzando e costruendo, inoltre se la tua attenzione è divisa, cala l'ansia, perché non investi il 100% di te stessa su una sola attività, ma diversifichi), tieni la mente impegnata anche in altro che non sia lo studio, ritaglia per lo studio delle ore e dei momenti precisi e dopo premiati con qualcosa che ami. Essere in ritardo va bene: sai che i medici studiano tanti anni, lavorano che sono ormai grandi? Non importa: ciò che conta è che lo studio non diventi tutta la tua vita. Vedi che ristabilendo le priorità, mettendo te stessa, il lavoro, la vita sociale prima dello studio, te lo farà amare di più, perché non sarà una trappola, ma un hobby, un'aggiunta che dà sapore alla vita e non la condanna. Tifo per te
Dott. simone feriti
Psicologo, Terapeuta
Bergamo
La ringrazio davvero per aver scritto con tanta sincerità — ci vuole molto coraggio per mettere nero su bianco quello che ha dentro, e si sente che è una persona lucida, sensibile e riflessiva.
Quello che descrive non è una “debolezza” o una mancanza di forza di volontà, ma una sofferenza psicologica che negli ultimi anni si è intrecciata con la sua ansia e, da come la racconta, anche con tratti ossessivi-compulsivi.
Dott.ssa Sara Cerroni
Psicologo, Psicologo clinico
Roma
Gentilissima,
ti ringrazio per aver condiviso con tanta sincerità il tuo vissuto. Dalle tue parole emerge una grande sofferenza, ma anche una forte volontà di capire cosa ti sta accadendo, e questo è un punto fondamentale, perché mostra il tuo desiderio profondo di stare meglio.

Vorrei innanzitutto dirti che quello che descrivi è un sentire molto comune, che riscontro frequentemente tra i giovani adulti di oggi, spesso schiacciati da aspettative sociali e familiari, da confronti continui e da un’idea di “percorso giusto” scandito da tappe precise. Siamo costantemente bombardati da messaggi che ci suggeriscono che esista una sola strada, con tempi prestabiliti, per realizzarci.
La verità è che ognuno ha i propri tempi, i propri modi e i propri desideri, e riconoscerli è un atto di grande coraggio.

Spesso scegliamo un percorso piuttosto che un altro mossi non dal nostro desiderio, ma da quello degli altri, forse per paura di non riuscire a dare spazio o credito a ciò che sentiamo davvero. Tuttavia, scoprire cosa ci muove profondamente dentro è il primo passo verso un modo di vivere più libero, autentico e coerente con chi siamo.

Ti invito, se lo desideri, a prenotare un colloquio conoscitivo gratuito: uno spazio accogliente e non giudicante, in cui potremo approfondire insieme la tua domanda di aiuto, comprendere meglio le difficoltà che stai affrontando e iniziare a costruire, passo dopo passo, una direzione che ti faccia sentire più serena e in contatto con te stessa, aiutandoti a scoprire il tuo autentico desiderio e la tua strada.

Uscirne si può. Il fatto stesso che tu abbia scelto di scrivere e di porti delle domande è già un grande passo e un atto di coraggio.

Un caro saluto,
Dott.ssa Sara Cerroni
Psicologa clinica
Dott.ssa Serena Danti
Psicologo, Psicologo clinico
Firenze
Sono d'accordo con te che sia importante intraprendere un percorso psicologico senza rimandare oltre. Capisco la difficoltà di parlarne con i tuoi genitori, ma la comunicazione in questi casi è molto importante. Oppure potresti cercare uno sportello psicologico gratuito e iniziare da lì in modo autonomo. Ti consiglio anche, di evitare le autodiagnosi che aumentano l'ansia e il senso di non potercela fare, affidati ad un professionista che saprà indirizzarti nel modo giusto per ritrovare un tuo equilibrio. Coraggio!

Esperti

Roberto Pagnanelli

Roberto Pagnanelli

Psichiatra, Psicoterapeuta, Omeopata

Trieste

Antonella Bruschi

Antonella Bruschi

Psicologo, Psicoterapeuta

Carrara

Marisa Nicolini

Marisa Nicolini

Psicoterapeuta, Psicologo

Viterbo

Diego Italo Emilio Bonetti

Diego Italo Emilio Bonetti

Medico dello sport, Psicoterapeuta

Milano

Andrea Foti

Andrea Foti

Neurologo

Roma

Vito Carlucci

Vito Carlucci

Ortopedico, Neurologo, Medico legale

Roma

Domande correlate

Vuoi inviare una domanda?

I nostri esperti hanno risposto a 429 domande su Ansia
  • La tua domanda sarà pubblicata in modo anonimo.
  • Poni una domanda chiara, di argomento sanitario e sii conciso/a.
  • La domanda sarà rivolta a tutti gli specialisti presenti su questo sito, non a un dottore in particolare.
  • Questo servizio non sostituisce le cure mediche professionali fornite durante una visita specialistica. Se hai un problema o un'urgenza, recati dal tuo medico curante o in un Pronto Soccorso.
  • Non sono ammesse domande relative a casi dettagliati, richieste di una seconda opinione o suggerimenti in merito all'assunzione di farmaci e al loro dosaggio
  • Per ragioni mediche, non verranno pubblicate informazioni su quantità o dosi consigliate di medicinali.

Il testo è troppo corto. Deve contenere almeno __LIMIT__ caratteri.


Scegli il tipo di specialista a cui rivolgerti
Lo utilizzeremo per avvertirti della risposta. Non sarà pubblicato online.
Tutti i contenuti pubblicati su MioDottore.it, specialmente domande e risposte, sono di carattere informativo e in nessun caso devono essere considerati un sostituto di una visita specialistica.