Buongiorno, scrivo perché non riesco a uscire da questa fissa e non sono più tanto serena. Ho appe

51 risposte
Buongiorno, scrivo perché non riesco a uscire da questa fissa e non sono più tanto serena.
Ho appena vent'anni e sono in un periodo transitorio e di trasformazioni nella vita, perché ho cominciato l'università e sto piano piano costruendo il futuro.
Fatto sta che ho cominciato a pensare alla morte: improvvisamente mi è venuto in mente come fosse una minaccia. Ho cominciato a immaginare cose e situazioni tragiche. Sono sempre stata conscia della sua esistenza ma l'ho sempre presa con filosofia e serenità fino a che non è arrivato questo periodo, dove ho paura che mi capiti qualcosa, a me o ai miei cari. Quando cerco di fare altro spesso e volentieri la mia mente ci ricade, come se avessi il "dovere" di pensarci. Tutto ciò mi fa star male perché io ho sempre valorizzato il presente fino a questo momento. Cerco di non pensare a quando e come sarà perché il pensiero mi dà una terribile angoscia, ma il pensiero della sua esistenza mi passa per la mente spesso. Per ora grazie a dio sono in salute e non dovrei temere chissà cosa, visto che ho fatto varie analisi e controlli, però l'incertezza mi opprime lo stesso. Mi è tornata l'ipocondria che era rimasta sopita da un po' di tempo e non ha fatto che peggiorare la situazione. Da una settimana ho il sonno disturbato perché di notte mi vengono pensieri intrusivi. Ho un umore che oscilla istericamente e posso passare da essere lucida al piangere al ridere in un'ora. In un momento posso pensare a questo con lucidità e dopo cinque minuti potrei cominciare a piangerci su. Come posso risolvere? Grazie
Dott.ssa Melissa Angelini
Psicologo, Psicoterapeuta, Terapeuta
Torino
Buongiorno,
Grazie per aver condiviso un aspetto tanto intimo e delicato. Il modo in cui descrive ciò che sta vivendo — questo sentirsi invasa da pensieri sulla morte, l’angoscia, la fatica nel dormire e l’alternarsi rapido di stati emotivi — è qualcosa che, pur essendo molto doloroso, ha un suo significato psicologico e può essere affrontato in modo efficace, passo dopo passo.
Da ciò che scrive, mi pare che lei stia attraversando un periodo di forte cambiamento: l’ingresso all’università, la costruzione di una nuova identità adulta, la percezione di maggiore autonomia ma anche di maggiore responsabilità. Tutto questo può rendere più viva la consapevolezza della fragilità e dell’incertezza della vita — e quindi anche del tema della morte. In molti casi, questo tipo di pensieri non indica un “problema” in sé, ma una mente che sta tentando di adattarsi a un nuovo equilibrio, e che momentaneamente si trova sopraffatta da paure esistenziali.
Un percorso di psicoterapia può aiutarla a comprendere da dove nascono queste paure e a gestirle in modo più equilibrato affinchè non diventino soverchianti ed immobilizzanti. Un caro saluto

Risolvi i tuoi dubbi grazie alla consulenza online

Se hai bisogno del consiglio di uno specialista, prenota una consulenza online. Otterrai risposte senza muoverti da casa.

Mostra risultati Come funziona?
Dott.ssa Gloria Giacomin
Psicologo, Psicologo clinico
Bologna
Gentile,
quello che sta vivendo è un momento di grande cambiamento, e non è raro che in queste fasi di passaggio, come l’inizio dell’università, la crescita personale e l’assunzione di nuove responsabilità, emergano pensieri legati alla vulnerabilità, alla perdita e alla morte. Questi pensieri, che fino a poco tempo fa riusciva a gestire con serenità, oggi si presentano con maggiore intensità perché la mente, di fronte all’incertezza, cerca punti di controllo. La paura della morte e l’ipocondria, in questo senso, diventano un modo (anche se doloroso) per tentare di prevedere o prevenire ciò che non possiamo controllare.
I pensieri intrusivi e l’altalena emotiva che descrive sono segnali di un forte carico di ansia e stress. Non significano che stia “impazzendo”, ma che la sua mente sta reagendo a una fase di trasformazione cercando di adattarsi. È importante accogliere queste sensazioni senza giudizio: cercare di scacciarle con forza spesso le amplifica.
Un primo passo utile è provare a creare momenti di radicamento nella realtà quotidiana: respirazione profonda, camminate, scrittura di ciò che prova, attività piacevoli che la riportino al corpo e al presente. Tuttavia, visto che questi pensieri stanno interferendo con il sonno, l’umore e la serenità, sarebbe consigliabile rivolgersi a uno psicologo. Un percorso di sostegno può aiutarla a comprendere il significato di questa “paura della morte”, a ridurre l’ipocondria e a ritrovare un equilibrio emotivo più stabile.
Non è sola né “sbagliata” per provare paura: ciò che sente è umano e spesso segna il momento in cui si passa dall’adolescenza all’età adulta, dove la consapevolezza della fragilità si fa più concreta. Con l’ascolto e il supporto giusto, potrà imparare a convivere con questi pensieri senza esserne sopraffatta, tornando gradualmente alla serenità che ha sempre avuto.

Cordialmente
Dottoressa Gloria Giacomin
Dott. Amedeo Fonte
Psicologo, Psicologo clinico
Pescara
Questo pensiero della morte sembra imporsi come qualcosa che non riesce più a tenere a distanza, quasi fosse un modo in cui la sua mente prova a dare voce a un’angoscia più profonda legata al cambiamento che sta attraversando. L’ingresso in una nuova fase della vita può far emergere paure che prima restavano silenziose, e l’incertezza del futuro può tradursi in immagini tragiche o pensieri ricorrenti. Forse non si tratta tanto di scacciarli, quanto di chiedersi che cosa stiano cercando di dirle, quale bisogno o timore portano con sé. Anche l’alternarsi di emozioni intense e il sonno disturbato possono essere il segno di un mondo interno in movimento. Più che cercare una soluzione immediata, potrebbe esserle utile concedersi uno spazio in cui poter dare parola a tutto questo, per scoprire che cosa davvero le fa paura e che posto occupa per lei oggi il pensiero della fine.
Dott.ssa Sara Petroni
Psicologo clinico, Psicologo
Tarquinia
Ciao,
quello che stai vivendo è qualcosa che molte persone sperimentano in momenti di cambiamento importanti, come l’inizio dell’università o l’ingresso nella vita adulta. Quando la mente si trova davanti a nuove responsabilità e incertezze, può attivare una forma di ansia esistenziale: un bisogno di controllo di fronte a ciò che, per definizione, non possiamo controllare — come la morte o la malattia.

I pensieri intrusivi che descrivi non significano che ci sia “qualcosa che non va” in te, ma sono un modo con cui la mente tenta di gestire la paura: ripetendo il pensiero, cerca di abituarsi all’idea o di trovare una soluzione, anche se questo in realtà alimenta l’angoscia.

Può esserti utile:

riconoscere i pensieri per quello che sono, senza cercare di scacciarli o analizzarli; ad esempio, puoi dirti: “questo è un pensiero, non un fatto”;

riportarti al corpo con esercizi di respirazione o grounding quando l’ansia cresce (anche pochi minuti aiutano a calmare il sistema nervoso);

creare una routine serale più distensiva, per favorire il sonno (musica, lettura, luci soffuse, evitare il telefono prima di dormire);

e, se la paura o l’angoscia dovessero continuare, parlarne con uno psicologo può aiutarti a comprendere meglio il significato che questo pensiero ha per te in questo momento di vita e a ritrovare equilibrio.

Non devi affrontare da sola queste emozioni: spesso è proprio aprendole in uno spazio protetto che perdono forza.


Dott.ssa Sara Petroni
Buongiorno sono la Dott.ssa Manco Raffaella, grazie per aver condiviso in modo così aperto e onesto ciò che sta vivendo. È evidente che sta attraversando un momento di forte sensibilità e cambiamento: l’inizio dell’università, le nuove responsabilità, la costruzione del futuro: tutti elementi che, pur essendo positivi, possono attivare dentro di noi domande profonde sul senso della vita e del tempo. Quando si attraversano fasi di transizione, è comune che la mente si apra anche al pensiero della morte, non tanto come desiderio o rassegnazione, ma come consapevolezza della propria vulnerabilità. A volte, però, questa consapevolezza può diventare angosciosa, soprattutto se si associa a un vissuto di incertezza, ansia o ipocondria.
Quello che descrive: pensieri ricorrenti, sensazione di doverci pensare, sonno disturbato, oscillazioni emotive, sono segnali di un’ansia che si sta esprimendo in modo molto intenso.
Può essere utile provare a osservare questi pensieri come “contenuti mentali”, non come verità o minacce reali. Non deve combatterli, ma può provare a riconoscerli e lasciarli passare, magari con qualche esercizio di respirazione, mindfulness o grounding.
Tuttavia, vista la sofferenza che le stanno portando e il fatto che stiano influenzando il sonno e l’umore, credo che parlarne con uno psicologo possa offrirle grande sollievo. Un percorso di sostegno in questa fase la aiuterebbe a dare significato a quello che sta provando e a ritrovare equilibrio, serenità e fiducia nel presente che, come dice, hai sempre valorizzato.
Spesso è proprio nei momenti di crescita che la mente si riempie di domande grandi, e imparare a starci dentro con delicatezza è un passo importante verso la maturità.
Ciao, grazie per aver condiviso ciò che stai vivendo. Il modo in cui descrivi questo periodo — la sensazione di essere in una fase di passaggio, i pensieri intrusivi legati alla morte, l’altalena emotiva e il sonno disturbato — fa pensare a un momento di forte vulnerabilità, in cui l’ansia trova spazio e si manifesta attraverso il bisogno di controllo e la paura dell’incertezza.
Può accadere, soprattutto nei momenti di cambiamento come l’ingresso all’università, che la mente cerchi di adattarsi a un nuovo equilibrio e si affacci a temi esistenziali in modo più intenso o spaventoso. Non significa “impazzire”, ma trovarsi in contatto con paure profonde che ora stanno emergendo con forza.
Ti consiglierei di non affrontare tutto da sola: parlarne con uno psicologo può aiutarti a dare un significato a ciò che provi e a trovare strumenti per gestire l’ansia, il sonno e i pensieri ricorrenti. A volte, riconoscere e accogliere questi vissuti è già il primo passo per ritrovare serenità.
Gent.ma utente buongiorno,
non è raro affrontare dei periodi di maggiore riflessione sul tema della morte. La morte, strano a dirsi, è una parte essenziale della vita, è una realtà che prima o poi si verificherà e che non possiamo evitare. Questa consapevolezza può arrivare in molti modi e con effetti incredibilmente diversi, ma certamente può spaventare e creare emozioni molto disagevoli e pensieri intrusivi.
L'idea della morte può generare forte spinta motivazionale verso le cose belle della vita, verso la prevenzione e la cura dell'organismo, verso una socialità appagante e una condivisione della fragilità personale. D'altra parte, il pensiero di dover morire può amplificare l'ansia per tutto ciò non possiamo controllare e che potrebbe minacciare la nostra esistenza, o la nostra salute. La mente è più facilmente calamitata dalle negatività e non è raro cadere in loop di pensieri, emozioni e preoccupazioni che affollano la testa e condizionano notevolmente i nostri comportamenti.
Sganciarsi da questi pensieri è possibile, ma è importante acquisire un metodo e degli strumenti che consentano alla persona di spostare nuovamente l'attenzione sulla realtà dei fatti, sul presente e, possibilmente, sugli aspetti positivi della vita. Deve concretizzarsi un processo di de-fusione dai pensieri intrusivi (in questo caso sulla morte o sulla salute), in cui si accetta la loro presenza, ma la si rende al contempo meno invadente e invalidante sul piano emotivo e comportamentale.
Il tentativo errato è cercare di evitare di pensare a certi argomenti, oppure distrarsi forzatamente facendo finta che non esistono. Ancor meno vantaggioso è avere reazioni impulsive, disperarsi o arrabbiarsi per la loro insistenza nei nostri pensieri.
L'obiettivo è, invece, acquisire la flessibilità psicologica utile a convivere con tutte le attività mentali che sorgono spontaneamente, e al contempo capace di portare avanti con efficienza tutte le azioni e i compiti che la situazione attuale ci presenta davanti ai nostri occhi, proprio qui e ora.
Accrescendo questa agilità mentale si potrà sviluppare la capacità di scegliere con quali pensieri rimanere e riflettere, e con quali invece non vale la pensa soffermarsi, perché inutili, svantaggiosi, o ripetitivi. Di fronte a ogni treno di pensieri su un certo argomento (per esempio la morte), possiamo scegliere di salire e viaggiare con tutte le preoccupazioni, le ansie e le visioni catastrofiche, oppure possiamo scegliere di far passare quel treno, riconoscendolo da lontano con il suo carico di passeggeri antipatici e pesanti, spostando l'attenzione su qualcosa che possiamo effettivamente controllare e condizionare positivamente con impegno e azioni concrete.
Se lo desidera posso darle maggiori informazioni su un percorso psicologico che possa migliorare queste sue difficoltà di overthinking e gestione delle emozioni.
Le auguro il meglio, Dott. Antonio Cortese
Dott.ssa Maria Elisabetta Piga
Psicoterapeuta, Psicologo
Massarosa
Buongiorno,
le suggerirei di rivolgersi ad uno/a psicoterapeuta. Un professionista ad orientamento o con competenze cognitivo-comportamentali potrebbe essere il più indicato per la gestione dell'ansia, oppure una terapia a orientamento relazionale (sistemica o interpersonale) con la quale elaborare il cambiamento di ruolo che sta vivendo (che appare come causa scatenante delle sue problematiche attuali). Un caro saluto
Dott.ssa Elena Gianotti
Psicologo, Psicoterapeuta
Milano
Buongiorno, grazie per la tua condivisione, mi permetto di darti del tu per la tua giovane età. Credo che sia molto importante, oltre che potenzialmente risolutivo, dare un significato a questi pensieri che sembrano arrivati ora come all'improvviso. L'ipotesi che faccio superficialmente solo leggendoti, e senza conoscerti personalmente, è che questa paura della morte arrivi proprio nel momento in cui cominci ad accorgerti di essere grande, e di poter cominciare a costruire il futuro, un po' come se fosse una difesa che ti porti a sentirti ancora piccola e vulnerabile. stando dentro a questa ipotesi, se ha senso, è assolutamente normale avere paura di crescere e scoprirsi tutto a un tratto adulti. Il mio suggerimento è di affrontarla all'interno di un percorso di terapia, con un professionista che possa accoglierti e sostenerti. C'è anche la possibilità che questi pensieri abbiano altri significati, che è importante provare ad esplorare, per poterti prendere cura di te e tornare a vivere la tua vita in equilibrio. Se volessi approfondire la questione mi trovi a disposizione, anche online. Un caro saluto, dott.ssa Elena Gianotti
Dott. Paolo Andreani
Psicologo, Psicologo clinico
Milano
Ciao, grazie per aver condiviso quello che stai vivendo. È comprensibile che in un periodo di cambiamenti importanti, come l’inizio dell’università, possano emergere pensieri legati alla morte e alla fragilità. Spesso, quando la vita cambia velocemente, la mente reagisce con paura e bisogno di controllo.
Questi pensieri possono diventare molto invasivi e creare angoscia.. sono un segnale di stress e iper-attenzione a ciò che temi di perdere. In momenti così, cercare di scacciarli con la forza rischia di farli tornare più forti.
Un percorso di supporto psicologico può aiutarti a comprendere meglio cosa c’è dietro questa paura e a ritrovare calma e continuità emotiva.
Un caro saluto,
Dott. Paolo Andreani
Dott.ssa Mariachiara Clerici
Psicologo, Psicologo clinico
Bergamo
Nei momenti cambiamento come il suo, la polarizzazione sul corpo può essere un modo per mantenere tutto sotto controllo. Mi spiego meglio, l'incertezza può scatenare ansia, portando la nostra psiche a trovare modalità alternative, utili alla gestione dello stress.
Cercare di risolvere tutto da soli è complesso! Le consiglierei di intraprendere un percorso di psicoterapia con un valido professionista, affinchè possa indagare le cause scatenanti del disagio e trovare una modalità di gestione.
Dott. Daniele Migliore
Psicologo, Psicologo clinico
Torino
Gentilissima, grazie per aver espresso la sua preoccupazione.
Non è inusuale che fasi di grandi cambiamenti come quella che sta vivendo adesso portino con sé dubbi o il riaffiorare di timori che sentivamo superati.
Il pensiero della morte e la preoccupazione che scatena, inevitabilmente impattano sulla sua quotidianità e spesso quando un'angoscia non viene elaborata tende a ripresentarsi circolarmente come un pensiero intrusivo. Immagino quanto questo la stanchi, e la allontani dal piacere di essere nel presente, che pure riconosce come prezioso.
Le suggerirei di pensare alla possibilità di un percorso psicologico che la possa aiutare a comprendere meglio queste preoccupazioni, senza sentirsi sola e restituendole la serenità che merita.
Le auguro il meglio,

Dott. Daniele Migliore
Dr. Stefano Lagona
Psicologo, Psicoterapeuta
Torino
Buongiorno,
da come ne parla si percepisce quanto questo momento la stia mettendo alla prova. Il passaggio che sta vivendo — l’inizio dell’università, le responsabilità, la costruzione del proprio futuro — è una fase importante ma anche delicata, in cui spesso emergono pensieri e paure più profonde.

Il pensiero della morte, quando arriva con forza, può spaventare molto. Spesso non è davvero “la morte” in sé a far paura, ma l’idea di perdere il controllo, di non poter prevedere cosa accadrà, di non sentirsi più al sicuro. In periodi di cambiamento questi pensieri possono diventare più insistenti e intrusivi, anche contro la nostra volontà, e finiscono per generare ansia, insonnia e sbalzi d’umore.

Non è un segno di debolezza né di follia: è un modo che la mente trova per esprimere un disagio e un bisogno di rassicurazione. Cercare di scacciare questi pensieri con la forza, o di trovare risposte certe, spesso li rende più forti. Il primo passo è riconoscerli e accoglierli, ricordandosi che un pensiero, per quanto angosciante, non è un fatto.

Un percorso psicologico può aiutarla a comprendere meglio cosa si muove dietro questa paura e a ritrovare un senso di equilibrio. È possibile stare meglio, e questo momento — anche se oggi le sembra pesante — può diventare un’occasione per conoscersi di più e imparare a gestire le proprie emozioni con maggiore serenità.

Un caro saluto,
Stefano Lagona
Dott. Ciro Napoletano
Psicologo, Psicologo clinico
Nocera Inferiore
Ciao,
stai attraversando un periodo di grande cambiamento, e non è raro che, quando la vita si apre al futuro — come nel passaggio all’università, alla costruzione di sé — emergano anche pensieri legati alla fine, alla perdita, alla morte. È come se la mente, nel tentativo di dare forma a ciò che sta diventando nuovo, facesse i conti anche con ciò che è incerto o imprevedibile.

Il fatto che questi pensieri ti spaventino mostra quanto tu tenga alla vita, alle relazioni e a ciò che stai costruendo. Forse in questo momento il bisogno non è tanto eliminare i pensieri, quanto trovare uno spazio in cui poterli osservare senza esserne travolta.

Potrebbe essere utile parlarne con qualcuno — un terapeuta o anche una figura di fiducia — che ti aiuti a capire che senso hanno per te queste immagini, e da dove nasce il bisogno di “controllare” ciò che non si può prevedere. Spesso, quando riconosciamo il significato che questi pensieri hanno nella nostra storia, la loro forza si attenua e possiamo tornare a sentirci più liberi nel presente.
Dott.ssa Monica Angeloni
Psicologo, Psicologo clinico
Napoli
Da quanto leggo, probabilmente questo cambiamento che sta vivendo ha creato uno scompenso nella sua quotidianità, bisognerebbe capire nello specifico cosa ha innescato i pensieri intrusivi che la portano ad avere questi stati di poca lucidità. Comprenderli attraverso un percorso l'aiuterebbe sicuramente a dare un nome a ciò che le sta capitando
Dott.ssa Silvana Grilli
Psicologo, Psicologo clinico
Torino
Gentilissima,
mi dispiace per quello che sta attraversando. Dev’essere molto difficile per lei fare continuamente esperienza di qualcosa di tanto soverchiante e terrificante come l’idea della morte, e oltretutto sentire di non avere alcun controllo su questi pensieri.
Trovo interessante che senta il “dovere” di pensarci anche quando sta bene, come se in questo momento non le fosse possibile lasciarsi andare al benessere e una parte di lei avesse sempre bisogno di restare all’erta rispetto ai pericoli e alle minacce che potrebbe incontrare se si distrae.
Chissà che questa parte non sia anche molto spaventata da tutti i cambiamenti che sta mettendo in atto per il suo futuro!

Ritengo che un percorso di psicoterapia, in cui esplorare con cura le sue sensazioni e i suoi vissuti, potrebbe esserle di grande supporto: aiutandola a comprendere e contenere quest’esperienza così emotivamente difficile, e cercando insieme a lei di capire cosa questo sintomo racconti di lei, della sua storia e di una sofferenza più profonda — una sofferenza che forse è impossibile reggere da soli.

Un caro saluto,
Dott.ssa Silvana Grilli
Dott. Luca Rochdi
Psicologo, Psicologo clinico
Milano
Gentile utente, la ringrazio per aver condiviso con tanta sincerità ciò che sta vivendo. Le parole che usa raccontano un momento di grande sensibilità e vulnerabilità, che spesso accompagna i periodi di cambiamento e crescita personale come l’ingresso all’università e la costruzione del proprio futuro.
I pensieri legati ad eventi negativi possono diventare molto intensi quando ci troviamo di fronte a trasformazioni importanti: la mente, nel tentativo di trovare sicurezza, tende a focalizzarsi su ciò che non può controllare. Quando queste riflessioni diventano ricorrenti e intrusive, come nel suo caso, è normale che generino ansia, insonnia e oscillazioni emotive.
Non c’è nulla di “sbagliato” in lei: il suo malessere è un segnale che qualcosa dentro di sé sta chiedendo ascolto e comprensione. In un percorso psicologico, è possibile lavorare proprio su questi pensieri e sulle sensazioni di paura che li accompagnano imparando a osservarli con maggiore distanza, a riconoscerne il significato e a ritrovare un senso di equilibrio e serenità.
Le consiglierei di non affrontare da sola questa fase: un percorso di psicoterapia può aiutarla a comprendere meglio le sue emozioni e a gestire l’ansia che ne deriva.
Sarei felice di accompagnarla in questo percorso.
Se dovesse avere dei dubbi, può contattarmi premendo il tasto 'messaggio' sul mio profilo.
Resto a disposizione attraverso consulenze online.
Dott. Luca Rochdi
Dott. Andrea Boggero
Psicologo, Psicologo clinico
Genova
Buongiorno, da ciò che racconta emerge una fase della vita ricca di cambiamenti e transizioni, un periodo in cui la mente è particolarmente sensibile e tende a interrogarsi su questioni esistenziali come la morte, il senso della vita e la paura di perdere ciò che si ha di caro. Si tratta di pensieri che, per quanto dolorosi e disturbanti, sono parte della condizione umana e spesso affiorano con più forza proprio quando si attraversano momenti di crescita e di costruzione del proprio futuro, come accade nel passaggio dall’adolescenza all’età adulta. Il fatto che questi pensieri siano diventati più insistenti e difficili da gestire non significa che ci sia qualcosa di “sbagliato” in lei, ma che la sua mente sta cercando un modo per gestire l’incertezza e la vulnerabilità che sente in questo momento. Quando ci spaventiamo di un pensiero e cerchiamo di scacciarlo, la mente tende a farcelo tornare con più forza, come se volesse assicurarsi che lo prendiamo sul serio. È un meccanismo naturale, ma può diventare un circolo vizioso: più si tenta di controllare o evitare l’idea della morte, più questa sembra invadere lo spazio mentale. Un passaggio utile può essere quello di provare a non lottare contro i pensieri, ma osservarli da fuori, riconoscendoli come semplici prodotti della mente, non come realtà imminenti. Dirsi mentalmente “sto avendo questo pensiero, ma è solo un pensiero” può aiutare a creare una distanza emotiva e a ridurre l’angoscia che esso porta con sé. Anche accettare che la paura, in certe fasi, faccia parte della nostra esperienza, può essere un atto di grande forza. Il fatto che l’umore cambi spesso, che il sonno sia disturbato e che compaiano episodi di pianto o ipocondria, sono segnali di un sistema emotivo molto attivo, che sta reagendo a uno stato di allerta interiore. Può essere d’aiuto, in questi momenti, coltivare abitudini che riportano la mente al presente: attività quotidiane piacevoli, momenti di contatto con le persone care, una routine di studio o di svago che la faccia sentire più radicata nella realtà concreta. La paura della morte non si elimina, ma si può imparare a farle spazio, a lasciarla convivere accanto a una vita che continua a essere piena, significativa e in costruzione. Con il tempo e con un po’ di allenamento a guardare i propri pensieri senza farsi trascinare, tornerà a sentirsi più serena e in equilibrio con sé stessa. Resto a disposizione. Dott. Andrea Boggero
Dott.ssa Gabriella Montanari
Psicologo, Psicologo clinico
Ravenna
Buongiorno, le problematiche che condivide mi pare abbiano una base ansiosa che assume varie sfaccettature (ansia anticipatoria, paura della malattia e della morte). Andrebbe analizzata la natura dei pensieri intrusivi automatici e il loro impatto sul tono dell'umore.
Dott. Dario Martelli
Psicologo clinico, Psicologo, Psicoterapeuta
Torino
Buongiorno, l'unico consiglio che mi viene da darle in questo momento è di iniziare un percorso di aiuto terapeutico. Avere uno spazio dove lei possa esprimere le sue paure può essere già fonte di stabilizzazione. Dopodichè lo stesso processo terapeutico la può aiutare a formarsi un suo senso di ciò che sta vivendo. Se lo ritiene posso essere disponibile anche on line. Buona Giornata! Dario Martelli
Buongiorno, grazie per aver condiviso qualcosa di così profondo e personale.
La paura della morte è un tema che tocca tutti noi, anche se spesso cerchiamo di tenerlo lontano, può emerge come un fiume in piena nei momenti di cambiamento e di transizione, quando anche il nostro mondo interno si trasforma.
In queste fasi possono affiorare pensieri profondi sulla vita e su ciò che davvero conta per noi.
Accettare la paura della morte e riconoscerla come parte dell’esperienza umana può aiutarci a darle un posto all’interno della vita stessa, invece di lasciarle tutto lo spazio.
A volte, però, affrontarla da soli può essere difficile: in questi momenti può essere utile chiedere un aiuto professionale, per trasformare l’angoscia in consapevolezza e tornare a vivere con maggiore serenità.
Dott.ssa Enrica Garibaldi
Psicologo, Neuropsicologo, Sessuologo
Catania
Buongiorno, capisco bene il disagio che descrive: attraversare un periodo di cambiamento, come l’inizio dell’università, può far emergere pensieri e paure legati al senso della vita e al tema della morte, che improvvisamente diventano più presenti e difficili da gestire. Ciò che riporta, il bisogno di controllare i pensieri, l’angoscia per l’incertezza, l’alternanza emotiva e il sonno disturbato, sono segnali di un vissuto d’ansia con tratti ossessivi e ipocondriaci, che può insorgere nei momenti di transizione e vulnerabilità personale. Non è raro che in fasi di crescita e responsabilità nuove la mente si aggrappi a pensieri catastrofici come forma di protezione, pur provocando grande sofferenza. La buona notizia è che questo tipo di difficoltà può essere affrontato in modo efficace con un percorso psicoterapeutico, che aiuti a riconoscere e gestire i pensieri intrusivi senza combatterli né evitarli, lavorare sulla paura della perdita di controllo e sull’incertezza, e ritrovare una percezione più serena del presente e delle proprie emozioni. Spicca nel suo racconto una buona consapevolezza di sé e il desiderio di comprendere: questo è già un passo importante verso il cambiamento. La invito a non restare sola in questo momento: un sostegno psicoterapeutico le permetterà di ritrovare equilibrio, serenità e fiducia nelle proprie risorse.
Buongiorno, innanzitutto hai fatto benissimo a chiedere aiuto: quando entriamo in una spirale, uscirci da soli è davvero difficile, perché la nostra mente non vede vie di fuga e un'altra prospettiva ci aiuta a guardare dove noi, per qualche ragione, non riusciamo momentaneamente. Per come la vedo io, la chiave è nel futuro: il futuro è quello su cui stai puntando, stai facendo sacrifici, c'è poca dopamina (la sostanza che ci dà soddisfazione e piacere quando raggiungiamo un obiettivo) perché tutto quello che fai è proiettato al lungo tempo, e il presente perde d'importanza. Se tu dovessi pensare al presente, adesso, trascorreresti le tue giornate diversamente, invece è il senso del dovere verso la te del futuro che ti porta a studiare invece che divertirti. Ma il futuro è incerto, è ignoto, non lo conosci: la morte è quella cosa su cui non hai controllo, che non puoi programmare. Puoi lavorare e sacrificarti quanto vuoi, ma quella purtroppo non è nelle tue mani. Quindi cosa temi realmente: la morte o la perdita del controllo? A me sembra che tu abbia paura di non poter controllare quello che accade a te o ai tuoi cari. Questo accade proprio perchè sei in transizione nella tua vita, hai appena lasciato le certezze dell'adolescenza, hai delle responsabilità verso te stessa che dipendo da te solo in parte e questo è un grande carico di lavoro, specie perché questa incertezza durerà per un po'. Allora cosa puoi fare? Innanzitutto, se questo malessere persiste, contatta uno psicologo o più di uno (a volte non trovi il professionista adatto a te al primo colpo, cerca qualcuno che ti faccia sentire bene). Nel pratico: gratificati. Creati dei punti saldi, delle certezze nella vita. Fai qualcosa che ti piaccia e conceditelo spesso per riequilibrare la dopamina. Lavora sulla tua autostima: tu sei una persona potente, sei forte più di quello che credi, e anche se adesso non ti ci senti, non è la perfezione che ci fa eroi, ma la nostra capacità di rialzarci. Non stare sola, circondati di persone che ti vogliono bene. Fai quello in cui riesci meglio, sentiti brava, così da mostrare a te stessa che puoi fare tutto. Ricorda: l'ipocondria, i pensieri intrusivi, non solo altro che dei sintomi, la manifestazione di questa paura della perdita di controllo, ritrova te stessa e ne verrai fuori. Forza
Dott.ssa Elisabetta Di Maso
Psicologo, Psicologo clinico
Bitonto
Buongiorno a lei, percepisco il suo stato di sofferenza e, utilizzando un metafora, sento che ha il bisogno che qualcuno le lanci un salvagente prima che affoghi nel suo mare di emozioni...le auguro di trovare il percorso più adatto a lei per riconciliare il nodo passato con quello presente e ripristinare uno stato di benessere. Buona giornata
Dott.ssa Silvia Parisi
Psicoterapeuta, Psicologo, Sessuologo
Torino
Buongiorno,
quello che descrive è un vissuto molto più comune di quanto possa sembrare, soprattutto in momenti di cambiamento e passaggio come l’ingresso all’università. Quando la vita cambia e ci si trova di fronte a nuove responsabilità e incertezze, la mente può iniziare a concentrarsi su temi esistenziali come la morte, la perdita o la fragilità della vita.

Questi pensieri diventano problematici quando iniziano a essere ricorrenti, intrusivi e difficili da gestire, generando ansia, paura o sintomi fisici (come insonnia o sbalzi d’umore). È possibile che, come accenna, l’ipocondria sia una manifestazione di questa ansia: la mente cerca di controllare l’incertezza concentrandosi sulla salute o su possibili pericoli, nel tentativo di rassicurarsi.

È importante sapere che questo tipo di pensieri non significa “essere deboli” o “impazzire”, ma che la mente sta reagendo a un momento di stress e vulnerabilità. Tecniche di gestione dell’ansia, pratiche di Mindfulness e un percorso psicoterapeutico possono aiutare a riconoscere e ridimensionare questi pensieri, ritrovando equilibrio e serenità.

Le consiglio di non affrontare tutto da sola: approfondire la situazione con uno specialista può aiutarla a comprendere meglio le cause di questo stato e a individuare strategie efficaci per uscirne.

Un caro saluto,
Dottoressa Silvia Parisi
Psicologa Psicoterapeuta Sessuologa
Gentile,
Ciò che descrive è una condizione più comune di quanto possa sembrare, soprattutto in fasi di transizione e cambiamento come quella che sta vivendo. L’inizio dell’università, la costruzione del proprio futuro e il confronto con nuove responsabilità possono riattivare pensieri e paure profonde, come quella della morte o della perdita, che diventano più presenti e faticosi da gestire.
Il fatto che questi pensieri si presentino in modo ricorrente, accompagnati da ansia, oscillazioni dell’umore e difficoltà nel sonno, indica un sovraccarico emotivo che merita attenzione, ma non deve spaventare: si tratta di un segnale del bisogno di ritrovare equilibrio e sicurezza interiore.
Un percorso psicologico può essere molto utile per comprendere da dove nascono questi pensieri, imparare a gestirli e ridurre il loro potere intrusivo. L’obiettivo non è eliminarli del tutto, ma ritrovare serenità nel presente e un senso di stabilità emotiva.
Dott.ssa Donatella Valsi
Psicologo, Psicologo clinico, Sessuologo
Roma
Gentile,
la ringrazio per aver condiviso con tanta sincerità quello che sta vivendo — dalle sue parole si percepisce quanto questo periodo sia intenso e quanto stia cercando di capire e gestire ciò che le accade dentro.
È molto comprensibile che, in un momento di grandi cambiamenti come l’inizio dell’università, emergano pensieri e paure legati alla vita e alla morte. Spesso questi pensieri fanno parte di una fase di riorganizzazione interiore: quando tutto intorno a noi cambia, anche la mente prova a trovare nuovi punti fermi, e talvolta lo fa portando l’attenzione su temi profondi come la fragilità o l’incertezza.
Il fatto che questi pensieri le creino angoscia e interferiscano con il sonno è un segnale importante: non è “solo una fissa”, ma qualcosa che merita ascolto e spazio per essere compreso, non combattuto. In questi casi, un percorso psicologico può davvero aiutarla a dare senso a ciò che sta vivendo, a ridurre l’intensità dei pensieri intrusivi e a ritrovare serenità e stabilità emotiva.
Le mando un caro saluto e un incoraggiamento a prendersi cura di sé con dolcezza,
Dott.ssa Donatella Valsi
Psicologa ad Approccio Analitico Transazionale integrato
Dr. Matteo Lupi
Psicologo, Sessuologo, Psicologo clinico
Prato
Buongiorno,
la paura che descrive è molto più comune di quanto si pensi, soprattutto nei momenti di passaggio importanti della vita. A volte, quando ci troviamo davanti a cambiamenti che richiedono di crescere, assumere nuove responsabilità o definire la nostra identità — come nel suo caso l’inizio dell’università — possono riemergere insicurezze profonde legate al bisogno di protezione e sicurezza.

In questi momenti la mente può reagire cercando di “controllare” l’incertezza attraverso pensieri ricorrenti sulla morte o sulla malattia. Per esempio, quando ci si sente di fronte a situazioni della vita che sembrano fuori dal proprio controllo o vissute come minacciose, concentrarsi sul corpo e fare visite può diventare un modo per rassicurarsi, perché controllare la propria salute è qualcosa che si può verificare e gestire concretamente, a differenza di altri aspetti più imprevedibili della propria esistenza.
Questi pensieri non significano che ci sia qualcosa di “sbagliato” in lei, ma piuttosto che c’è una parte più fragile che chiede rassicurazione, contenimento, accudimento.

Ciò che può davvero aiutarla è affrontare questo momento con il supporto di un professionista: non solo per ridurre i pensieri intrusivi o l’ipocondria, ma per comprendere meglio che cosa stia rappresentando, per lei, questo periodo di trasformazione. Parlarne le permetterà di dare senso a ciò che sta vivendo, di ritrovare sicurezza e di togliere potere a quelle fantasie che oggi sembrano così spaventose.

È un momento delicato, ma anche un’opportunità preziosa per conoscersi meglio e costruire basi più solide per il futuro. Con il giusto sostegno potrà ritrovare equilibrio, serenità e un senso di padronanza sui suoi pensieri e sulle sue emozioni.
Un Caro saluto,
Dr. Matteo Lupi
Dott. simone feriti
Psicologo clinico, Psicologo, Psicoterapeuta
Bergamo
Grazie per aver condiviso tutto questo — quello che sta vivendo è qualcosa di molto umano e comprensibile, anche se la sta facendo stare davvero male.
Quello che sta vivendo, i pensieri intrusivi sulla morte, paura per la propria salute o quella dei propri cari è un fenomeno piuttosto comune, anche se a prima vista può non sembrarlo. Quando viviamo momenti di transizione e cambiamento di vita può succedere di sentirsi maggiormente fragili. La sua mente sta cercando in qualche modo di prevedere i pericoli e proteggerti finendo però col generare molti falsi allarmi. La sua mente sta cercando di recuperare il controllo in una situazione dove è probabile che ci siano molte incertezze.
Questi pensieri/immagini sono segnali tipici di una ruminazione ansiosa, una modalità di gestione dell’incertezza, che ha però delle ricadute negative e aumenta di fatto l’ansia.
Può essere utile cercare di rimanere sul fatto che un pensiero non è un fatto e che ogni tentativo di liberarsene non fa altro che aumentare la carica emotiva di quei pensieri. Anche la ricerca di rassicurazioni non è utile, perchè di fatto alimenta un circolo vizioso in cui non basteranno mai per rasserenarla. Da come descrive la situazione sarebbe utile intraprendere un percorso psicologico per gestire l’emotività di quei pensieri e per apprendere delle strategie mirate di gestione degli stessi.
Le auguro una buona giornata
Dott.ssa Arianna Mercurio
Psicologo, Psicologo clinico
Padova
Buongiorno, capisco quanto possa essere angosciante sentirsi invasi da pensieri sulla morte, soprattutto in un periodo di grandi cambiamenti come quello che sta vivendo. A volte, quando la vita si apre a nuove possibilità, emergono anche paure profonde legate all’incertezza e al bisogno di sentirsi al sicuro. Non è tanto una “fissa” da eliminare, quanto un segnale che qualcosa dentro di lei sta cercando spazio e significato. Un percorso psicologico può aiutarla a comprendere meglio cosa questi pensieri vogliono comunicarle e a ritrovare un senso di calma e continuità in questo momento di transizione. Resto a disposizione. Un caro saluto!
Dott. Domenico Poliseno
Psicologo, Sessuologo
Giovinazzo
È possibile che questo sia un periodo particolarmente carico di cambiamenti .L’inizio dell’università, le nuove responsabilità, le trasformazioni personali e che tutto ciò stia generando un livello di ansia più alto del solito. Quando l’ansia aumenta, possono comparire pensieri negativi o intrusivi, soprattutto legati alla salute o alla paura di perdere il controllo, e spesso questi pensieri si intensificano nelle ore notturne, disturbando il sonno.
Un aspetto importante sarebbe cercare di capire quale evento, emozione o situazione ha fatto emergere questi pensieri. A volte il “fattore scatenante” non è immediatamente evidente, perché può essere qualcosa di più profondo o percepito solo a livello inconscio. Per questo potrebbe essere molto utile confrontarsi con uno psicologo: un professionista può aiutare a esplorare in sicurezza l’origine di queste sensazioni e trovare strategie efficaci per gestirle.
Nel frattempo, può essere utile provare a interrompere il circolo dei pensieri negativi con tecniche di rilassamento, come esercizi di respirazione, mindfulness o piccoli momenti di centratura. Pratiche semplici ma regolari possono aiutare a riportare l’attenzione sul presente e ridurre l’intensità dell’ansia.
Cara utente,

la situazione che descrive, sebbene complessa e limitante, è affrontabile attraverso un percorso psicologico mirato.

Se è sua intenzione esplorare e superare queste difficoltà, sono disponibile a fornirle il mio supporto professionale.

Resto a sua disposizione.

Cordiali saluti,

Dott.ssa Sonia Ballocco
Dr. Antonio Radino
Psicologo, Psicologo clinico
Floridia
Salve, spesso proprio nei periodi di transizione come quello che descrive (l’inizio dell’università, nuove responsabilità, costruzione dell’identità adulta), può emergere in modo più intenso la consapevolezza della fragilità e del limite umano, e quindi anche il pensiero della morte. Quando diventano insistenti e generano sofferenza, come nel suo caso, con ansia, ipocondria o disturbi del sonno, è importante prendersene cura, senza colpevolizzarsi. Il fatto che lei si renda conto della loro natura intrusiva e che provi a osservarli con lucidità è già un fattore positivo. Le consiglio di confidarsi con un amico/a o rivolgersi ad uno specialista e di non addossarsi tutte le responsabilità familiari e universitarie perché rischia di peggiorare la sua situazione. Dedichi un po' di tempo per lei (attività fisica, uscite ricreative, viaggi). Con il giusto supporto, questo periodo può diventare un passaggio importante verso una consapevolezza più matura e serena.
Ciao,
a volte, nei momenti di cambiamento o di transizione, la mente reagisce con più ansia e con il bisogno di avere tutto sotto controllo. In questi casi, il pensiero della morte può diventare un “simbolo” di quella sensazione di incertezza che stiamo vivendo. Non è tanto la morte in sé a spaventarci, quanto l’idea di non sapere cosa accadrà o di non avere controllo sulla vita.
I pensieri intrusivi, l’angoscia, le oscillazioni dell’umore e la difficoltà a dormire sono segnali che il tuo corpo e la tua mente stanno vivendo stress e ansia intensi. Questo non significa che ci sia qualcosa di “grave”, ma è un segnale che non devi affrontare tutto da sola.
Parlarne con uno psicologo o psicoterapeuta può davvero aiutare così che potrai capire da dove nasce questa paura e imparare strumenti concreti per gestirla. Lavorare su questi pensieri in un contesto sicuro ti permette di ritrovare calma e un senso di stabilità interiore.
Nel frattempo, prova a concederti piccoli momenti di presenza nel qui e ora come ad esempio una passeggiata, qualche respiro profondo, ascoltare musica o scrivere quello che senti. Non serve combattere i pensieri a forza, spesso più li respingiamo, più tornano. Puoi invece accoglierli, riconoscendoli come segnali del tuo bisogno di sicurezza e attenzione verso te stessa.
Ricorda che queste sensazioni non definiscono chi sei, ma sono solo una fase, e con il giusto supporto possono diventare un’occasione per conoscerti meglio e ritrovare serenità.
Dott. GILBERTO FULVI
Psicologo, Psicologo clinico
Milano
Buonasera, mi permetto darti del tu. Pensare alla morte, volontariamente o come spinta irrazionale, significa permettersi di lasciar emergere un contenuto apparentemente urgente. La morte ci circonda, nella realtà di tutti i giorni, nei fatti di cronaca, nella politica internazionale, nella crisi ambientale, nel ricordo di una pandemia passata da pochi anni, in molti film, serie, cartoni animati, manga.. In questo senso, non pensare alla morte potrebbe essere ancora più "patologico" del fatto di pensarci. Al di là del sano e del malsano, il tuo impulso ti sta chiedendo di essere preso in considerazione e resistere e spaventarsi, rispetto a questa situazione, può rendere difficile la sua scomparsa, paradossalmente. Forse il tuo aver sempre "valorizzato il presente fino a questo momento" sta mostrando i suoi limiti. A volte è importante accantonare il presente per pensare al passato o al futuro. Non permettersi di farlo ci obbliga a fare qualcosa che è innaturale. Hanno ragione tutte le filosofie che parlano a favore del "qui e ora", allo stesso tempo una cosa è parlarne per riequilibrarlo, quando è deficitario, una cosa è farlo diventare un tiranno. Il futuro, anche spaventoso, ha il diritto di essere pensato. Impedirsi di farlo rende il pensiero ancora più invadente, perturbante ed esasperato. Io ti consiglio di dargli ascolto e ti offro il mio accompagnamento per inoltrarti nei territori della morte. Lo psicologo, in fondo, può essere visto anche come uno psicopompo che, come Virglio con Dante, si offre come guida nel mondo dei morti per un ritorno alla vita trasformativo. Come dici "Cerco di non pensare a quando e come sarà perché il pensiero mi dà una terribile angoscia, ma il pensiero della sua esistenza mi passa per la mente spesso". All'interno del contesto protetto della relazione di aiuto, potrai sostenere la tua angoscia, renderla più ascoltabile e carpirne il suo perché. Le analisi confermano la tua buona salute, la mente è preoccupata di altro. Non cercare ragioni evidenti, qualcosa si nasconde oltre, al di là, proprio lì dove hai paura ad andare anche se qualcosa ti spinge ad esplorare questa dimensione. Prenota un appuntamento e potremo approfondire il tema, trovando il tuo giusto modo, rassicurante e protettivo, dare il primo passo.
Dott.ssa Alessia Mensurati
Psicologo, Psicologo clinico
Ancona
Gentile ragazza,
comprendo profondamente l'angoscia che descrive. Quello che sta vivendo, sebbene possa essere percepito come spaventoso, non è "strano", ma la reazione della sua mente a un momento di vita fondamentale.
Lei stessa ha individuato il punto centrale: è in un periodo transitorio e di trasformazioni.

A vent'anni, iniziando l'università, affacciandosi alla vita adulta, si esce dal percorso strutturato ed incasellato del liceo e ci si trova per la prima volta davanti ad un futuro "da costruire" con le proprie mani. Questo implica fare delle scelte, assumersi delle responsabilità e, soprattutto, confrontarsi con l'incertezza. Cosa che il nostro cervello non apprezza. E quale incertezza è la più estrema, grande e incontrollabile? La morte.

Molto spesso, l'ansia per il futuro e per l'ignoto si maschera o si aggancia a un pensiero specifico e universale, come la paura della morte (tanatofobia).

Lei descrive un meccanismo tipico dell'ansia e del pensiero con tendenze ossessive:
- Innesco: un pensiero spaventoso passa per la mente;
- Reazione: il pensiero genera angoscia;
- Cortocircuito: la sua mente, per proteggerla, la porta a cercare di controllare il pensiero, fossilizzandosi ancora di più e portandolo a diventare un pensiero forte ed intrusivo.

Tutto quello che poi descrive, come l'ipocondria, il sonno disturbato e l'umore oscillante, ne é una diretta conseguenza di questo stato di iper-vigilanza.

Come si risolve? Anzitutto non esiste un interruttore magico, ma c'è sicuramente da fare un percorso per iniziare a riconoscere che non è il contenuto del pensiero a creare il problema, ma il processo (l'ansia). Un supporto psicologico potrebbe essere una soluzione concreta, in quanto diverrebbe lo "spazio sicuro" dove smontare questo meccanismo ed imparare a lavorare sulla vera radice del problema.
Il primo passo di questo percorso, però, sicuramente lo ha già fatto scrivendo qui.

Un cordiale saluto, Dott.ssa Alessia Mensurati
Buongiorno, pensare continuamente alla morte può comprendere una serie di fattori fra le possibili cause c'è la consapevolezza esistenziale ossia naturalmente riflettere sulla morte, un pensiero che può portare a interrogarsi sul significato della vita, sul proprio scopo e sul futuro, traumi o esperienze passate come la perdita di una figura importante e il pensiero ricorrente alla morte diventa ricorrente e pauroso. infine anche un periodo di transizione. Mi auguro di esserle stata d'aiuto le auguro una buona giornata
Buongiorno,
quello che stai descrivendo è qualcosa che molti attraversano, soprattutto nei momenti di grande cambiamento; ci sono fasi che mettono in moto tante emozioni e spesso anche paure che prima sembravano lontane. La riflessione è già un segno di grande consapevolezza e forza.
I pensieri legati alla morte, l’ipocondria e l’angoscia non sono da scacciare via, sono segnali del corpo e della mente che chiedono ascolto e comprensione.
Un aiuto in questa situazione potrebbe arrivare proprio da un percorso psicologico, attraverso il quale è possibile dare ordine a tutti questi pensieri.
Resto a disposizione, anche in modalità online.
Cordiali saluti,
Dott.ssa Angelica Venanzetti
Dott.ssa Serena Danti
Psicologo, Psicologo clinico
Firenze
Stai probabilmente attraversando un periodo di crisi emotiva, di trasformazione e cambiamento che non è sempre facile da gestire in modo autonomo alla tua età. I pensieri intrusivi da te descritti, la paura della morte, i cambiamenti di umore repentini hanno bisogno di un ascolto professionale attento per valutare che tipo di relazioni affettive stai vivendo, come è il tuo rapporto con la famiglia, se ci sono stati eventi traumatici che possono aver innescato il quadro da te presentato e altro ancora. Ti consiglio di non aspettare che si risolva in modo autonomo, parlane con i tuoi cari e affidati ad un professionista che saprà ascoltarti e accoglierti nel modo più giusto per te.
Dott.ssa Letizia Nobilia
Psicologo, Psicologo clinico, Neuropsicologo
Roma
Buongiorno, grazie per aver condiviso con me con tanta sincerità ciò che sta vivendo. Le sue parole descrivono un momento di grande cambiamento, come spesso accade all’inizio dell’università, quando si apre una nuova fase della vita e tutto sembra in movimento. In questi periodi, è naturale che emergano pensieri e paure profonde, anche riguardo alla morte, che prima forse restavano più lontane.
Il fatto che lei ne parli con lucidità e riesca a riconoscere come questi pensieri la turbino è già un passo importante. I pensieri intrusivi e la sensazione di “doverci pensare” possono diventare molto oppressivi, soprattutto quando si legano a un senso di incertezza o di perdita di controllo. Non significa che ci sia qualcosa di ‘sbagliato’ in lei: il suo malessere è un segnale di quanto stia vivendo un periodo complesso, e merita di essere ascoltato e compreso, non giudicato.
Non è sola in questo, e chiedere aiuto è un gesto di grande coraggio.
Dott. Luca Giuntella
Psicologo, Psicologo clinico
Roma
Salve, periodi di cambiamento e trasformazione possono portare a preoccupazioni e ansia. Le suggerisco di intraprendere un percorso psicologico dove poter verificare la presenza di un'eventuale ansia per questo passaggio di vita o se effettivamente ha sviluppato un pensiero ossessivo nei confronti della morte
Cara utente,
i sintomi che descrivi indicano un momento di forte attivazione ansiosa. Spesso questi vissuti emergono in fasi di transizione, come l’inizio dell’università, quando si aprono scenari nuovi e la mente reagisce amplificando temi legati all’incertezza e alla perdita di controllo.
I pensieri ricorrenti sulla morte non sono segno di “pericolo”, ma rappresentano una modalità con cui l’ansia cerca di anticipare e controllare ciò che, per natura, è imprevedibile. È tipico che diventino più insistenti quando si cerca di scacciarli o di “risolverli razionalmente”.

Un percorso psicologico può aiutarti a comprendere il funzionamento di questi pensieri, a ridurne l’impatto e a ritrovare stabilità emotiva. Approcci come la psicoeducazione sull’ansia e la mindfulness possono essere utili per riorientare l’attenzione e gestire meglio l’attivazione fisiologica.
Affrontare tutto questo da sola può essere faticoso: chiedere supporto è un passo importante e già indicativo della tua consapevolezza. Rimango a disposizione, se vorrai.

Un caro saluto,
Dott.ssa Alessia Abbagnano
Buongiorno e grazie per aver condiviso questa tua sofferenza. Prima di tutto voglio dirti che capisco quanto possa essere faticoso vivere con questi pensieri. Sentirsi invasi da paure così forti, specialmente quando toccano temi legati alla morte, può essere spiazzante e anche doloroso. È del tutto comprensibile che tu ti senta turbata: stai attraversando un periodo di cambiamenti importanti e la tua mente, nel tentativo di trovare sicurezza, sta forse cercando di controllare ciò che per natura non possiamo controllare, come l'incertezza o la fragilità della vita. Detto questo, non sentirti né sola né sbagliata per ciò che stai provando. Quello che descrivi è qualcosa che molte persone sperimentano, soprattutto nei momenti di transizione. Si tratta di un tipo di ansia che può mescolare pensieri intrusivi, come la paura della morte: tutti fenomeni molto comuni e studiati in psicologia. Di solito nascono dal bisogno di protezione e di senso, non da una reale minaccia. Cercare di scacciare questi pensieri, però, spesso li rende più forti: è come voler tenere sott'acqua una palla che torna su con più forza. Un primo passo è riconoscere che sono solo pensieri, non verità o premonizioni. Puoi osservarli senza giudicarli, lasciandoli passare. Ci sono alcune strategie concrete che possono aiutarti, come la respirazione: quando l'ansia arriva prova a respirare lentamente e a dirti posso restare con questo pensiero anche se scomodo. Prova anche a scrivere: mettere nero su bianco ciò che provi, o condividerlo con qualcuno di fiducia, riduce già il peso del pensiero stesso. L'ultimo può essere chiedere un supporto psicologico, ovvero intraprendere un percorso che possa aiutarti a ritrovare serenità e più libertà mentale. In terapia si può lavorare inoltre anche proprio sul tema della morte: non per ignorarlo, ma per imparare a guardarlo con maggiore accettazione, ritrovando spazio per il presente. Stai comunque già mostrando grande lucidità e sensibilità nel riconoscere ciò che ti accade e nel volerlo affrontare. Questo è un segnale di forza e non di fragilità. Con il tempo ed un po’ di supporto, questo momento potrà trasformarsi in un'occasione per conoscerti più fondo e vivere con maggiore calma e fiducia.
Ciao,
già il fatto di dire che sei consapevole della morte è una gran cosa, non sempre si riesce ad ammettere con consapevolezza una cosa così grande ma soprattutto misteriosa e non controllabile come può essere la morte.
A mio avviso la. cosa più importante da fare e rivolgerti ad uno specialista, poichè la terapia può aiutarti a ristrutturare i pensieri disfunzionali che hai, a darti maggior consapevolezza del presente che va vissuto giorno per giorno trovando un significato per la nostra vita.
A questo sicuramente si dovrebbe aggiungere una giusta alimentazione ed un giusto tempo di riposo a cui accoppiare sicuramente tecniche di respirazione e mindfulness che possono aiutarti a gestire e ridurre ansia e umore altalenante.
Ma la terapia in primis è la cosa principale che potrà aiutarti a lavorare su paure più profonde che forse hai che possono essere alla radice della tua tanatofobia
Dr. Filippo Marchi
Sessuologo, Psicologo, Psicologo clinico
Villafranca di Verona
Di sicuro si tratta di un periodo della tua vita in cui le numerose novità mettono alla prova la tua psiche e questa, probabilmente un po affaticata da tutto ciò, è ricaduta in vecchie abitudini disfunzionali. Purtroppo non esiste una soluzione facile e veloce per poter risolvere tutto. Ti suggerisco di contattare uno psicologo o uno psicoterapeuta per poter iniziare un percorso insieme in modo da far emergere gli elemente più di difficoltà che stai vivendo e imparare come gestirli/risolverli.
Cordialmente
Dottor Marchi Filippo
Dott.ssa Vittoria D'Antonio
Neuropsicologo, Psicologo clinico, Psicologo
Roma
Salve, può accadere che in momenti di cambiamento importanti, come l’inizio dell’università e la costruzione del proprio futuro, emergano pensieri legati alla morte e all’incertezza. Questi vissuti possono generare oscillazioni emotive e ansia. Un percorso psicologico potrebbe aiutarla a dare spazio e significato a ciò che sta vivendo, comprendendo meglio le sue paure e trovando modi più stabili per affrontarle. Chiedere supporto psicologico in questa fase può essere un passo importante per ritrovare equilibrio e serenità.
Dott.ssa Sandra Petralli
Psicologo, Psicoterapeuta, Psicologo clinico
Pontedera
Salve, ciò che descrive è un momento molto delicato ma anche tipico delle fasi di passaggio, come quella che sta vivendo. Entrare nell’età adulta e affrontare nuovi compiti di vita spesso riattiva riflessioni profonde sull’esistenza, sulla perdita e sul senso della propria identità. Quando però il pensiero della morte diventa ricorrente, intrusivo e angosciante, può trasformarsi in una forma di ansia esistenziale o ipocondriaca che, come nel suo caso, interferisce con il sonno e con la serenità quotidiana. Non è raro che la mente cerchi di “controllare” l’incertezza tornando ossessivamente sullo stesso pensiero. In questo senso, pratiche di Mindfulness o un percorso di psicoterapia umanistica possono aiutarla a restare nel presente, imparando a osservare i pensieri senza esserne travolta. Anche l’approccio EMDR si è dimostrato utile per ridurre l’intensità emotiva di paure e immagini intrusive legate alla morte. Le consiglio di rivolgersi a uno psicologo psicoterapeuta, così da poter esplorare le radici di questa paura e imparare strumenti concreti per regolare l’ansia e ritrovare equilibrio emotivo. Se dovesse notare che l’insonnia o il senso di angoscia diventano ingestibili, si rivolga con tempestività al medico o allo psichiatra di riferimento per una valutazione congiunta. Saluti, dott.ssa Sandra Petralli
Dott.ssa Elena Pomarico
Psicologo, Psicologo clinico
Chieti Scalo
Quella che sta vivendo sembra toccarla tanto, ma spesso nei momenti di grandi cambiamenti o momenti evolutivi questo pensiero può emergere. È un pensiero che ci mette di fronte alla nostra vulnerabilità e di fronte all’incertezza. Spero che lei possa prendersi cura e possa accogliere tutti questi pensieri, ci può far tanta paura aprire ed entrare in qualche luogo che non conosciamo ma allo stesso tempo possiamo creare un dialogo e metterci in contatto con qualcosa di tanto prezioso.
Buongiorno,
grazie per aver condiviso quello che sta vivendo: da ciò che descrive emerge un periodo di forte carico emotivo, legato sia ai cambiamenti della sua vita sia all’intensità dei pensieri che la preoccupano.
Può accadere, soprattutto nei momenti di transizione come quello che sta affrontando, che emozioni come paura, incertezza o ansia si presentino in modo più insistente, interferendo con il sonno, l’umore e il senso di tranquillità. Anche i pensieri legati alla morte o alle possibili malattie possono aumentare quando ci si sente più vulnerabili o sotto stress.
Pur essendo esperienze comuni, quando iniziano a diventare difficili da gestire nella quotidianità è importante non restare soli ad affrontarle. In questi casi può essere molto utile un supporto psicologico: un professionista potrà aiutarla a comprendere meglio ciò che sta accadendo, dare un contenimento all’ansia e trovare modalità più efficaci per affrontare i pensieri e le emozioni che la spaventano.
Le consiglierei quindi di valutare un colloquio con uno psicologo, così da avere uno spazio sicuro in cui essere ascoltata e accompagnata in questo momento delicato.
Dott.ssa Noemi Persiani
Psicologo, Psicologo clinico
Formigine
Buongiorno,
nelle sue parole si avverte quanto questo periodo di transizione, ossia l’ingresso all’università ed il confronto con un futuro ancora incerto, stia smuovendo emozioni profonde. Quando la vita cambia, spesso si attivano anche paure che erano rimaste in secondo piano, e il pensiero della morte può diventare il simbolo di questa insicurezza.
Questi pensieri intrusivi possono essere il modo in cui una parte più fragile di lei chiede attenzione, dopo essere stata per molto tempo tenuta in secondo piano.
Le oscillazioni emotive, l’ansia ipocondriaca, il sonno disturbato sono segnali di un carico interno che è diventato difficile sostenere. In periodi stressanti, la nostra mente cerca dei sistemi per dare una forma a ciò che non riesce a esprimersi in altro modo.
Quello che può aiutarla non è eliminare questi pensieri, quanto piuttosto avere uno spazio sicuro in cui esplorarli: capire cosa stanno cercando di raccontare sulla sua storia, sulle sue paure, sui suoi bisogni. Un percorso psicologico potrebbe offrirle un luogo in cui comprendere tutto ciò.
Un caro saluto, ed un augurio di un percorso sereno,
Dott.ssa Persiani
Dott. Mulenga Bavu
Psicologo, Psicologo clinico, Neuropsicologo
Roma
Salve, Le scrivo per esprimere un pensiero riguardo a ciò che ha scritto, con la consapevolezza che non presumo di esaudire la sua domanda. Mi ha colpito però il fatto che proprio in questo momento nella sua vita in cui inizia un periodo “transitorio e trasformazione” della sua vita, il futuro avviene anche un esperienze e questioni riguardo alla morte. Mi ha colpito ancora che fino a questo punto ha sempre preso la vita con “filosofia”. Molti studi, riportano come sia proprio la morte a riportare ad un certo punto nella vita a domandarsi delle domande. La morte si introduce nella nostra vita a volte come uno spartiacque, su ciò che stiamo facendo nella vita. Ed è importante che si domandi il valore di questa esperienza e il futuro. Tutto questo può non solo suscitare la preoccupazione pensieri, sentimenti di angoscia. In questo credo che lei abbia delle possibilità: uno di prendere un percorso per trovare “il significato” di tutto questo oppure come a volte succede continuare per la propria strada come non fosse accaduto niente. Vorrei ricordarla che gli studi di Freud, queste esperienze se non vengono affrontate si ripetono in un altro momento della vita.

Esperti

Marta Nedveš

Marta Nedveš

Psicologo

Padova

Tommaso Gabriele Veronesi

Tommaso Gabriele Veronesi

Psicoterapeuta, Psicologo clinico

Sarzana

Francesca Calisei

Francesca Calisei

Psicologo, Psicologo clinico, Psicoterapeuta

Sperone

Monica Masini

Monica Masini

Psicologo

Modena

Tommaso Currò

Tommaso Currò

Psicologo

Montevarchi

Giada Prugnola

Giada Prugnola

Psicologo, Psicoterapeuta, Psicologo clinico

Firenze

Domande correlate

Vuoi inviare una domanda?

I nostri esperti hanno risposto a 430 domande su Ansia
  • La tua domanda sarà pubblicata in modo anonimo.
  • Poni una domanda chiara, di argomento sanitario e sii conciso/a.
  • La domanda sarà rivolta a tutti gli specialisti presenti su questo sito, non a un dottore in particolare.
  • Questo servizio non sostituisce le cure mediche professionali fornite durante una visita specialistica. Se hai un problema o un'urgenza, recati dal tuo medico curante o in un Pronto Soccorso.
  • Non sono ammesse domande relative a casi dettagliati, richieste di una seconda opinione o suggerimenti in merito all'assunzione di farmaci e al loro dosaggio
  • Per ragioni mediche, non verranno pubblicate informazioni su quantità o dosi consigliate di medicinali.

Il testo è troppo corto. Deve contenere almeno __LIMIT__ caratteri.


Scegli il tipo di specialista a cui rivolgerti
Lo utilizzeremo per avvertirti della risposta. Non sarà pubblicato online.
Tutti i contenuti pubblicati su MioDottore.it, specialmente domande e risposte, sono di carattere informativo e in nessun caso devono essere considerati un sostituto di una visita specialistica.