Buonasera gentili dottori, sono una donna di 34 anni e non ho il dono della sintesi ma provo a riassumere:
- Circa 2 anni fa (luglio 2023) a seguito dell'assunzione di un Aulin per forti dolori mestruali, mi sento di svenire e chiamo il PS, registrano un calo pressorio e fortissima ansia inquadrato in ospedale come "sindrome vaso vagale". E' è stato l' inizio di un calvario personale a cui è seguito un periodo (settimane) molto difficili tra ansia e altri momenti di panico con accesso in PS, periodo contraddistinto da fortissima debolezza, vertigini, inappetenza (persi 5 kg in un mese), ansia, controllo spasmodico di pressione e sintomi corporali, farmacofobia. Tutti problemi a me non del tutto ignoti negli anni antecedenti ma mai gestiti in questa forma acuta e concentrata. Escluse dai medici consultati cause organiche/neurologiche, mi sono avviata ad un percorso psicoterapeutico con una psichiatra che, in primis, mi ha aiutato a ripristinare il rapporto con il cibo (prescrivendomi per circa 3/4 mesi Levopraid) e poi ha iniziato a conoscermi con un pò di incontri di psicoterapia.
- E' stato un periodo tosto, di circa 4 mesi che mi ha segnata profondamente e durante il quale nonostante la sofferenza non ho perso la voglia di combattere, di comprendere cosa stesse accadendo e di svolgere le mie amate attività seppure costantemente animata da una inspiegabile paura sopratutto di sentirmi male, quindi di stare da sola e morire inassistita. Non riuscivo ad accettare quanto mi stesse accadendo, ero sempre stata una lavoratrice energica, punto di riferimento per i vicini, entusiasta con gli altri, problem solver, instancabile, sportiva e operativa. Piano piano ho iniziato a riconoscere le mie sofferenze, a dare uno sguardo più attento alle mie emozioni - forse prima poco attenzionate (lutto paterno dopo oltre 15 anni di malattia oncologica, problemi di gestione familiare e distanza geografica da essa). La psichiatra ha identificato ansia generalizzata e disturbo di panico che si concretizzavano principalmente in paure ipocondriache connesse principalmente a tumori e paura di non farcela a superare le difficoltà e sopratutto farmacofobia specie con riguardo agli antidepressivi (mai del tutto sconfitta ...nonostante - per seguire le indicazioni della terapeuta - mi sia decisa poi ad assumerne).
- A Novembre 2023 accetto di prendere Brintellix che inizio ad assumere gradualmente fino ad arrivare, nel giro di 2 mesi, ad un dosaggio di 15 gocce che ho assunto poi fino a luglio 2024 quando ho iniziato sempre su indicazione della terapeuta, migliorati i sintomi, a scalare 1 gcc al mese fino a febbraio 2025, 8 gcc, di cui ancora oggi proseguo l'assunzione.
- Insomma è trascorso 1 anno di terapia farmacologica, nel corso del quale ho avuto con la psichiatra sporadici incontri di psicoterapia (1 al mese o ogni due mesi in base alle sue disponibilità) e per mia scelta e suo consiglio mi sono aperta alla scoperta della mindfullness nella quale ho trovato qualche giovamento quanto meno nella capacità di rallentare e vivere maggiormente il presente senza badare troppo al dopo. Globalmente ho percepito - tra alti e bassi- di aver recuperato la mia vita, l'ansia e il panico si sono ridotti tanto e forse i mesi in cui sono stata meglio sono stati gennaio/febbraio 2025 (ero a dosaggio 9/10 gcc) ma nutrivo anche la forte speranza che la cura avesse finalmente fatto effetto e che presto me ne sarei liberata grazie anche alla nuove risorse apprese grazie alla psicoterapia con la psichiatra (tipo cognitivo comportamentale) e alla meditazione.
- Da circa 20 giorni / 1 mese (diciamo aprile 2025) mi sento di nuovo sottotono, i pensieri intrusivi sulla salute sono tornati una costante giornaliera, ho avuto 2/3 attacchi di panico contraddistinti da paura di sentirmi male e morire (che ho gestito con respirazione senza andare in PS) e sopratutto è tornata una grande spossatezza fisica, accompagnata da nausea e come una sorta di "mal d'auto" a giorni alterni con bruciore di stomaco. Sono tornata con il medico di base a indagare motivi organici per sicurezza, abbiamo escluso gravidanza e, dalle prime analisi generali, malattie specifiche (in attesa ancora di alcuni esami residuali di pancreas e fegato in questi giorni). A breve avrò di nuovo l'incontro con la psichiatra che non vedo da 2 mesi e che vorrò aggiornare.
- Tuttavia, percepisco un generale sentimento di sfiducia verso la problematica ansia, mi chiedo se dovrò vivere tutta la vita così con alti e bassi e, a volte, non so che risposte darmi, può essere l'ansia a farmi sentire così? Può essere una conseguenza della riduzione del farmaco (seppure la dose attuale sia stata impostata 3 mesi fa? è il problema di fondo che torna a fare capolino?) Devo cambiare professionista visto che è spesso poco reperibile e mi vede ogni due mesi? Dovrei invece intensificare la psicoterapia che è sempre stata abbastanza sporadica? (mai più di 1 incontro al mese)... Il periodo che sto vivendo è di forte stress e aspettative (matrimonio alle porte, problemi nell'ambiente di lavoro).
Spero in un vostro punto di vista perché onestamente i miei unici riferimenti sono il medico di base (che - mi spiace affermarlo - ma si comporta spesso come un mero burocrate ed esegue quanto gli chiedo più che dirmi lui cosa fare) e questa psichiatra di cui ho avuto e vorrei avere ancora tanta fiducia e che mi ha sempre invitata a rispettare gli spazi terapeutici - cosa che ho sempre fatto - ma che, non posso negare, di percepire talvolta come assente. Mi chiedo se non faccia male a consultare un altro parere... Grazie a chiunque abbia avuto la pazienza di leggere.