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Esperienze

Aiuto le persone, le coppie e le famiglie a promuovere il benessere psicologico e relazionale attraverso interventi di psicoterapia sistemico-relazionale fondati sull’ascolto, l’analisi delle dinamiche e la valorizzazione delle risorse individuali.

Aree di competenza principali:

  • Psicoterapia sistemico relazionale

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011 1988...

Pazienti accettati

  • Pazienti senza assicurazione sanitaria
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Dott. Stefano Lagona

Via San Massimo 48, Torino 10123

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Prestazioni e prezzi

  • Consulenza psicologica

    70 €

  • Psicoterapia

    70 €

  • Psicoterapia individuale

    70 €

  • Colloquio psicologico

    70 €

  • Consulenza online

    70 €

7 recensioni

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  • L

    Sono contento di avere incontrato il dottor Lagona. Mi sta aiutando molto e lo consiglio davvero

     • Dott. Stefano Lagona psicoterapia  • 

    Dr. Stefano Lagona

    Buongiorno Luigi, grazie per le parole. Un saluto


  • S

    Ho deciso di iniziare un percorso psicoterapeutico per un blocco negli esami all'università. Grazie al dott.Lagona ho imparato a conoscere e accettare tante parti di me che prima non vedevo, ho ripreso lo studio e trovato un punto di riferimento importante nella mia vita. Lo consiglio vivamente

     • Dott. Stefano Lagona psicoterapia individuale  • 

    Dr. Stefano Lagona

    Grazie mille


  • M

    Competente e soprattutto concreto. Lo consiglio vivamente. In passato ho già avuto esperienze di psicoterapia, ma dopo anni, alcune questioni mi si sono riproposte. Con il dottore sento di stare facendo un buon lavoro

     • Dott. Stefano Lagona psicoterapia individuale  • 

    Dr. Stefano Lagona

    Grazie mille


  • R

    Capace e disponibile. Mi sta aiutando ad attraversare un momento molto complicato della mia vita

     • Studio di consulenza online colloquio psicologico online  • 

    Dr. Stefano Lagona

    Buongiorno Rebecca, grazie per le parole


  • L

    Sa mettere a proprio agio e aiuta a vedere le cose in modo più chiaro. Il percorso è stato utile e mi ha fatto stare meglio. Consiglio a chi necessita di una persona disponibile ed empatica

     • Dott. Stefano Lagona psicoterapia  • 

    Dr. Stefano Lagona

    La ringrazio e mi auguro tutto stia proseguendo bene


  • M

    Il dottore è un professionista competente e capace. Mi sono sentita subito ascoltata e capita, in un clima accogliente e senza giudizio. Il modo di lavorare aiuta davvero a comprendere meglio se stessi e le proprie relazioni. Lo consiglio vivamente

     • Dott. Stefano Lagona psicoterapia individuale  • 

    Dr. Stefano Lagona

    Buongiorno Marzia, la ringrazio per le parole


  • A

    L'appuntamento dal dottor Lagona è stato perfetto. Il dottore è stato puntualissimo nella visita e poi ha lavorato con molta professionalità e compentenza. La tariffa è stata adeguata alla prestazione

     •  • 

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Risposte ai pazienti

ha risposto a 26 domande da parte di pazienti di MioDottore

Circa una settimana fa, di notte, ho avuto, probabilmente, un vero attacco di panico.
In pratica, dopo uno degli attacchi di ansia pre-serali, mi aspettavo che l’ansia andasse via come fa di solito dopo cena.
Invece, una volta che mi sono messo a letto, il pensiero è andato sull’ansia facendola partire di nuovo. Non riuscivo a gestirlo e più non vi riuscivo, più aumentava la paura.
Ad un certo punto riuscivo anche a calmarmi, ma sentivo che quella calma in realtà fosse solo una labile tregua perché bastava un minimo pensiero per riportarmi in ansia. Avevo la sensazione di non riuscire più ad interrompere questo circolo vizioso. Lo stomaco bruciava, ragion per cui non sono riuscito a chiudere occhio fino alle 5 del mattino.
Nei giorni successivi, ancora oggi, vivo con un allarme di fondo e un ansia che a tratti mi dà l’impressione di non avere fine.
Non so come ho fatto a non avere altri attacchi forti. Forse perché sto cercando di non pensarci troppo. Di non concentrarmi su quei momenti.
E, soprattutto, di non pensare a quanto risulti difficile trovare una via d’uscita a questo circolo vizioso. Ovviamente, con la paura di fondo, di rivivere quel panico.
Finora, ero sempre riuscito a gestire l’ansia da solo. Ma, da quando ho acquisito la consapevolezza che un semplice pensiero possa scatenare un attacco di panico, la vedo dura.
Rispetto alle altre volte adesso faccio più fatica a pensarla come una cosa passeggera.
Anche se l’ansia ti fa pensare sempre quello, ma di solito mi sono sempre ripreso.
Sto comunque svolgendo tutte le mie attività quotidiane, ma con molta fatica.
Prima di affidarmi a qualche psicoterapeuta, vorrei essere rassicurato sull’efficacia della terapia. Ho bisogno di avere fiducia in una probabile risoluzione, anche farmacologica se dovesse servire.
Non so se chiedo troppo.
Grazie per l’attenzione!

Comprendo bene la difficoltà della situazione che descrive: ciò che ha vissuto corrisponde alle manifestazioni tipiche di un attacco di panico, e la preoccupazione che possa ripetersi è del tutto comprensibile.
La buona notizia è che la psicoterapia si è dimostrata molto efficace nel trattamento di questi disturbi, aiutando a interrompere il circolo dell’ansia e a recuperare un senso di controllo e sicurezza. Le consiglio di leggere il mio articolo per approfondire l’argomento: Attacchi di panico: cosa sono e come affrontarli che trova sul mio sito alla sezione BLOG.
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In alcuni casi, inoltre, un supporto farmacologico, prescritto da un medico o da uno psichiatra, può risultare estremamente utile in integrazione alla psicoterapia, favorendo un percorso di miglioramento più rapido e stabile.

Un cordiale saluto

Stefano Lagona

Dr. Stefano Lagona

Sono sempre stato un soggetto particolarmente ansioso, per via molto probabilmente di un'educazione eccessivamente protettiva e ansiogena dei miei genitori, che mi ha portato nel corso del tempo a sviluppare una forma di ipersensibilità e ipereattività generalizzata nelle attività di tutti i giorni. Circa due anni fa la situazione è degenerata con l'insorgenza di un disturbo da attacchi di panico, che ho trattato con terapia farmacologica (Escitalopram) e psicoterapia cognitivo comportamentale. Adesso ho sospeso l'SSRI dopo graduale scalaggio come d'accordo col mio psichiatra e proseguo la psicoterapia circa una volta ogni venti giorni. Come può immaginare l'episodio è stato per me fonte di grande sofferenza e mi ha portato a ricercare un equilibrio di vita che da tempo avevo abbandonato. Sono riuscito a riprendermi da una situazione di stallo universitario riuscendo a sostenere 9 esami in questi due anni, ho ripreso a giocare a tennis, a correre, ad avere una vita sociale sana e sto cercando di avvicinarmi al mondo della mindfullness/meditazione. Nonostante questi progressi, sto vivendo un momento di grande smarrimento. Al momento mi mancano 12 esami per laurearmi e sto avendo rimuginii costanti sulla scelta del mio percorso. Sin da prima che emergesse il disturbo da panico ho manifestato una specie di fobia nei confronti dell'ospedale e dell'ambiente medico, e adesso la cosa è ancora presente. E' come se associassi l'ospedale ad un ambiente minaccioso, e per me che studio Medicina la situazione mi sembra paradossale. Questo problema, apparentemente di poco conto, mi sta impedendo di formarmi nel modo corretto e sta generando in me frustrazione. Vedo il tirocinio come qualcosa da cui molto spesso devo stare alla larga, semplicemente per via di questa risposta fobico/ansiosa che però mi lascia quasi sempre un grande senso di spossatezza. Ero a conoscenza di questa mia tendenza quando mi sono iscritto a Medicina, ma ero abbastanza convinto che fosse la strada più adatta a me e che più sposava i miei interessi, ma adesso sento tutto un po' in discussione e forse sto iniziando a sviluppare un senso di rifiuto nei confronti di questa facoltà. La questione è stata ampiamente approfondita col mio psicoterapeuta, che sostiene che in realtà questa mia caratteristica non mi impedirà di fare il medico e di condurre una vita serena, perchè con il passare del tempo scomparirà e sarà solo un lontano ricordo. Invece io, nonostante l'impegno in terapia, continuo a vederla come un qualcosa più grande di me, in cui l'ansia prende il sopravvento e lasciando in me solo una sensazione di passività. Purtroppo anche con dosaggio massimo di Escitalopram, la fobia è sempre stata presente. Non so come gestire questa situazione e la cosa mi sta impedendo di essere sereno e di realizzarmi in ambito lavorativo. Avrei bisogno di un aiuto concreto, perchè al momento sono frustrato e mi sembra che non ci sia soluzione al mio problema.

Il quadro che descrive — una vulnerabilità ansiosa di lunga data, presumibilmente radicata in uno stile educativo iperprotettivo, con successiva comparsa di attacchi di panico e una componente fobica specifica legata al contesto ospedaliero — è coerente con ciò che talvolta osserviamo nei pazienti con elevata sensibilità e sistemi di attivazione emotiva particolarmente reattivi. La reazione fobico-ansiosa nei confronti dell’ambiente clinico, per quanto paradossale nel percorso di studi che ha scelto, non è insolita né incompatibile con la possibilità di esercitare in futuro la professione medica.
È rilevante sottolineare che, nonostante l’episodio acuto di crisi due anni fa, lei ha dimostrato una notevole capacità di ripresa: ha superato numerosi esami, ha reintrodotto nella sua vita attività sportive, relazioni, una maggiore cura di sé e sta esplorando pratiche contemplative come la mindfulness. Questi elementi, lungi dall’essere secondari, costituiscono indicatori prognostici favorevoli e testimoniano un funzionamento globale ben più solido di quanto la sua percezione attuale lasci trasparire.
Il punto centrale della sua difficoltà odierna sembra essere il persistere della risposta fobica in contesti ospedalieri, associata a un vissuto di passività e impotenza che alimenta il rimuginio e il dubbio sulla scelta del percorso universitario. È comprensibile che tale reazione generi frustrazione, perché ostacola la possibilità di vivere serenamente i tirocini e di confermare interiormente la validità della strada intrapresa.
Tuttavia, ciò che riferisce non indica un’incapacità strutturale a tollerare l’ambiente medico, bensì una sorta di “associazione appresa” tra contesto ospedaliero e minaccia, probabilmente rinforzata nei momenti di massima vulnerabilità ansiosa. Queste associazioni, per quanto tenaci, non sono immutabili.
È importante inoltre distinguere tra due piani:
La sintomatologia ansiosa attuale, che certamente necessita di un contenimento e di strategie specifiche di gestione.
La sua reale attitudine verso la professione medica, che non può essere valutata sulla base di un periodo di vulnerabilità emotiva, ma sul lungo percorso di interessi, valori e investimenti personali che l’hanno portata fino a qui.

Comprendo quanto sia frustrante percepire che la componente fobica persiste anche in presenza di terapia farmacologica a dosaggio pieno. Tuttavia, la farmacoterapia, pur utile per modulare la reattività ansiosa di fondo, non sempre agisce sulle risposte fobiche situazionali, soprattutto quando queste sono radicate in processi associativi più profondi. In questi casi, l’intervento psicoterapeutico — anche tramite tecniche graduali di esposizione, ristrutturazione cognitiva o approcci basati sulla regolazione emotiva — tende ad essere il canale privilegiato per una reale trasformazione della risposta.
Cordialmente
Stefano Lagona

Dr. Stefano Lagona
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