Questi comportamenti a che cosa sono riconducibili? Da anni ho conosciuto un ragazzo o meglio ex
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Questi comportamenti a che cosa sono riconducibili?
Da anni ho conosciuto un ragazzo o meglio ex collega di lavoro che è di 3 anni più piccolo di me. Io ne ho 34.
I suoi comportamenti sono strani e indecifrabili certe volte. Chiedo un consiglio, un parere, perché tutti mi dicono "lascialo stare o lascia perdere", ma nessuno mi vuole chiarire un po' la cosa. Ebbene questo collega inizialmente era fantastico, premuroso, attento e simpatico. Disponibile e super competente nel lavoro, senza dubbio. Una delle persone più fidate in questo senso. All'inizio tra me e lui si era creata una bella intesa e c'era molta collaborazione. Lavoravamo in team e le cose andavano bene. Ci sentivamo spesso e dopo un po' ha iniziato a ricoprirmi di attenzioni, cosa che io ho in parte scansato, perché ero più presa dal discorso lavorativo che da altro. Successivamente ci hanno divisi e siamo finiti per questioni aziendali in punti vendita diversi. Bene, da qui sono cominciati i problemi. È diventato freddo e distaccato. Al telefono non era più disponibile nemmeno per lavoro. Rispondeva quando c'era da fare un favore a lui, ma mai per sapere realmente qualcuno come stava. Ha iniziato a trattarmi davvero male e a sminuirmi. Io così gli ho chiesto se nel periodo nel quale abbiamo lavorato assieme si era legato a me perché avevo notato cenni d'interesse e dimostrazioni e mi ha risposto di si. Gli ho chiesto perché era cambiato radicalmente e mi trattava solo male e basta, con atteggiamento di un opportunista. Di chi si fa sentire solo quando serve qualcosa. O di chi ostenta superiorità e sminuisce ciò che non lo riguarda in maniera diretta. Lui ha sempre giustificato il tutto dicendo che era teso per lavoro, che si era interessato a me, ma non aveva la testa per starmi dietro. Per causa di questioni passate anche finite male. Gli ho dato un ultimatum perché ero stufa dei suoi comportamenti orribili e delle sue risposte, gli ho detto che anch'io mi ero affezionata a lui, ma al lui del periodo iniziale, non quello che si è rivelato dopo. Sembrava proprio che si fosse tolto una maschera e che fosse uscita la sua vera personalità. Al di la di tutto ho continuato a sentirlo solo per lavoro nonostante le brutte maniere e le risposte schifose. Finché me ne sono andata. A lui di ciò che sentivo io, sembrava importare zero. Anzi, si scusava per poi ripetersi nei modi burberi e cattivi. Diceva che mi aveva avvisata di non avere la testa per una relazione. Perché non sta bene con se stesso. Ogni volta c'era una scusa e basta, ma mai una volta che abbia affrontato da vero uomo il discorso. Mai. Scappava e lo fa tuttora. Mi lascia senza risposte quando lo metto con le spalle al muro. Si dilegua. Ad oggi non lavoro più per la sua stessa azienda, ho cambiato anche per lasciare quanto di tossico c'era. Lui però, ogni tot, nonostante io non lo cerchi, torna a farsi sentire dandomi qualche news o dicendomi cose strane di se stesso per poi sparire e lasciarmi sempre senza risposta. Puntualmente. Io glielo rimarco, ma lui sembra fregarsene. O meglio il suo atteggiamento mi fa pensare ad un aspetto narcisista, manipolante, che vuole tenere agganciata la preda in qualche modo. Alcune volte scrive cose brevi, ma carine. Tuttavia si è abbassato troppo a cattiverie gratuite per i miei gusti. Quindi io sono piuttosto evasiva nelle risposte. Non mi fido troppo. È arrivato pure a chiedermi di tornare a lavorare con lui, perché così "avremmo recuperato il rapporto che avevamo e ci saremmo potuti dare una seconda opportunità". Si. Peccato che io ho rifiutato. Non mi sentivo tranquilla. Da allora di nuovo con questi schemi comportamentali strani... Torna, scrive cose brevi per poi sparire... Ecc... A volte mi mette pure i cuori. Ma io dico... Che caspita di senso ha tutto questo? Vuole una relazione? Allora che si metta in riga!! Non la vuole come mi ha sempre detto? (non voglio perderti, ma ora non ho la testa, da tipo 2 anni). Boh... Che tipo di schemi ci sono nella sua testa? È un narcisista? Cos'è? Solo per capire.
Grazie d'anticipo.
Da anni ho conosciuto un ragazzo o meglio ex collega di lavoro che è di 3 anni più piccolo di me. Io ne ho 34.
I suoi comportamenti sono strani e indecifrabili certe volte. Chiedo un consiglio, un parere, perché tutti mi dicono "lascialo stare o lascia perdere", ma nessuno mi vuole chiarire un po' la cosa. Ebbene questo collega inizialmente era fantastico, premuroso, attento e simpatico. Disponibile e super competente nel lavoro, senza dubbio. Una delle persone più fidate in questo senso. All'inizio tra me e lui si era creata una bella intesa e c'era molta collaborazione. Lavoravamo in team e le cose andavano bene. Ci sentivamo spesso e dopo un po' ha iniziato a ricoprirmi di attenzioni, cosa che io ho in parte scansato, perché ero più presa dal discorso lavorativo che da altro. Successivamente ci hanno divisi e siamo finiti per questioni aziendali in punti vendita diversi. Bene, da qui sono cominciati i problemi. È diventato freddo e distaccato. Al telefono non era più disponibile nemmeno per lavoro. Rispondeva quando c'era da fare un favore a lui, ma mai per sapere realmente qualcuno come stava. Ha iniziato a trattarmi davvero male e a sminuirmi. Io così gli ho chiesto se nel periodo nel quale abbiamo lavorato assieme si era legato a me perché avevo notato cenni d'interesse e dimostrazioni e mi ha risposto di si. Gli ho chiesto perché era cambiato radicalmente e mi trattava solo male e basta, con atteggiamento di un opportunista. Di chi si fa sentire solo quando serve qualcosa. O di chi ostenta superiorità e sminuisce ciò che non lo riguarda in maniera diretta. Lui ha sempre giustificato il tutto dicendo che era teso per lavoro, che si era interessato a me, ma non aveva la testa per starmi dietro. Per causa di questioni passate anche finite male. Gli ho dato un ultimatum perché ero stufa dei suoi comportamenti orribili e delle sue risposte, gli ho detto che anch'io mi ero affezionata a lui, ma al lui del periodo iniziale, non quello che si è rivelato dopo. Sembrava proprio che si fosse tolto una maschera e che fosse uscita la sua vera personalità. Al di la di tutto ho continuato a sentirlo solo per lavoro nonostante le brutte maniere e le risposte schifose. Finché me ne sono andata. A lui di ciò che sentivo io, sembrava importare zero. Anzi, si scusava per poi ripetersi nei modi burberi e cattivi. Diceva che mi aveva avvisata di non avere la testa per una relazione. Perché non sta bene con se stesso. Ogni volta c'era una scusa e basta, ma mai una volta che abbia affrontato da vero uomo il discorso. Mai. Scappava e lo fa tuttora. Mi lascia senza risposte quando lo metto con le spalle al muro. Si dilegua. Ad oggi non lavoro più per la sua stessa azienda, ho cambiato anche per lasciare quanto di tossico c'era. Lui però, ogni tot, nonostante io non lo cerchi, torna a farsi sentire dandomi qualche news o dicendomi cose strane di se stesso per poi sparire e lasciarmi sempre senza risposta. Puntualmente. Io glielo rimarco, ma lui sembra fregarsene. O meglio il suo atteggiamento mi fa pensare ad un aspetto narcisista, manipolante, che vuole tenere agganciata la preda in qualche modo. Alcune volte scrive cose brevi, ma carine. Tuttavia si è abbassato troppo a cattiverie gratuite per i miei gusti. Quindi io sono piuttosto evasiva nelle risposte. Non mi fido troppo. È arrivato pure a chiedermi di tornare a lavorare con lui, perché così "avremmo recuperato il rapporto che avevamo e ci saremmo potuti dare una seconda opportunità". Si. Peccato che io ho rifiutato. Non mi sentivo tranquilla. Da allora di nuovo con questi schemi comportamentali strani... Torna, scrive cose brevi per poi sparire... Ecc... A volte mi mette pure i cuori. Ma io dico... Che caspita di senso ha tutto questo? Vuole una relazione? Allora che si metta in riga!! Non la vuole come mi ha sempre detto? (non voglio perderti, ma ora non ho la testa, da tipo 2 anni). Boh... Che tipo di schemi ci sono nella sua testa? È un narcisista? Cos'è? Solo per capire.
Grazie d'anticipo.
Buongiorno, comprendo lo stato di confusione che ha in questo momento, ma fare diagnosi superficiali di una persona o incasellarla in uno schema non l'aiuterà a risolvere la sua questione! Si focalizzi se vuole continuare a stare in questo rapporto complesso di due anni, se le sta bene essere trattata in modi poco gentili. Se la risposta è si allora continui in questa storia ponendo domande e cercando un contatto con questa persona, se la risposta è no, allora chiuda ogni tipo di rapporto con questa persona. Nel caso non riesca a farlo da sola e abbia bisogno di un sostegno per elaborare questa storia di due anni può rivolgersi da un professionista per un sostegno psicologico.
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Quello che descrivi è comprensibilmente confondente e doloroso, ed è normale che tu cerchi di dare un senso a questi comportamenti. Da ciò che racconti emerge uno schema altalenante e incoerente: avvicinamento, poi distanza, svalutazione e ritorni intermittenti, senza mai una reale assunzione di responsabilità emotiva.
Senza fare diagnosi, questi atteggiamenti sono più facilmente riconducibili a immaturità affettiva e difficoltà a gestire l’intimità, piuttosto che a una singola “etichetta”. Il punto centrale, però, è l’effetto su di te: confusione, frustrazione e mancanza di fiducia.
Quando una persona dice di non essere pronta ma continua a tenere l’altro agganciato nel tempo, sta di fatto comunicando che non è disponibile a una relazione sana e reciproca. Proteggerti e mantenere confini chiari, come hai già iniziato a fare, è una scelta di cura verso te stessa.
Senza fare diagnosi, questi atteggiamenti sono più facilmente riconducibili a immaturità affettiva e difficoltà a gestire l’intimità, piuttosto che a una singola “etichetta”. Il punto centrale, però, è l’effetto su di te: confusione, frustrazione e mancanza di fiducia.
Quando una persona dice di non essere pronta ma continua a tenere l’altro agganciato nel tempo, sta di fatto comunicando che non è disponibile a una relazione sana e reciproca. Proteggerti e mantenere confini chiari, come hai già iniziato a fare, è una scelta di cura verso te stessa.
Grazie per aver condiviso una storia così lunga e complessa. Da quello che racconti emerge quanta confusione, fatica e frustrazione tu abbia vissuto nel tempo, ma anche quanta attenzione tu abbia cercato di mettere nel capire cosa stesse succedendo, senza liquidare tutto in modo superficiale.
È comprensibile che tu ti senta disorientata: il comportamento di questa persona appare altalenante, contraddittorio e poco coerente nel tempo. MomentI di avvicinamento, attenzioni o messaggi “carini” sembrano alternarsi a distacco, sparizioni, svalutazioni e mancanza di risposte. Questo tipo di dinamica, a prescindere dall’etichetta che le si voglia dare, tende a creare un forte coinvolgimento emotivo e molta confusione in chi la subisce, perché non permette di avere punti di riferimento stabili.
Più che chiedersi “che tipo di persona è lui” o se rientri in una specifica categoria (come il narcisismo), può essere più utile osservare l’effetto che questa relazione ha avuto su di te: senso di insicurezza, dubbi continui, bisogno di spiegazioni, fatica nel fidarti, necessità di mettere ultimatum per proteggerti. Questi segnali indicano che, nel tempo, il rapporto è diventato per te fonte di sofferenza e non di benessere.
Le sue parole sembrano spesso andare in una direzione (“non ho la testa”, “non voglio perderti”), mentre i comportamenti ne raccontano un’altra (sparizioni, riavvicinamenti improvvisi, mancanza di confronto). Quando parole e azioni non sono allineate, è normale sentirsi agganciati ma mai davvero scelti.
Il fatto che tu abbia cambiato lavoro e messo dei confini mostra una parte di te molto lucida e protettiva. Allo stesso tempo, è comprensibile che i suoi ritorni riattivino domande e speranze irrisolte.
Un percorso di confronto psicologico potrebbe aiutarti a:
fare chiarezza su ciò che questa relazione ha smosso in te
comprendere perché, nonostante la sofferenza, il legame resti emotivamente attivo
rafforzare i tuoi confini e il tuo senso di sicurezza nelle relazioni
Se lo desideri, possiamo approfondire insieme questi aspetti in uno spazio dedicato e protetto, partendo non da “chi è lui”, ma da che cosa tu desideri e di che cosa hai bisogno oggi in una relazione.
Resto a disposizione.
Dott.ssa Alessia Mariosa
È comprensibile che tu ti senta disorientata: il comportamento di questa persona appare altalenante, contraddittorio e poco coerente nel tempo. MomentI di avvicinamento, attenzioni o messaggi “carini” sembrano alternarsi a distacco, sparizioni, svalutazioni e mancanza di risposte. Questo tipo di dinamica, a prescindere dall’etichetta che le si voglia dare, tende a creare un forte coinvolgimento emotivo e molta confusione in chi la subisce, perché non permette di avere punti di riferimento stabili.
Più che chiedersi “che tipo di persona è lui” o se rientri in una specifica categoria (come il narcisismo), può essere più utile osservare l’effetto che questa relazione ha avuto su di te: senso di insicurezza, dubbi continui, bisogno di spiegazioni, fatica nel fidarti, necessità di mettere ultimatum per proteggerti. Questi segnali indicano che, nel tempo, il rapporto è diventato per te fonte di sofferenza e non di benessere.
Le sue parole sembrano spesso andare in una direzione (“non ho la testa”, “non voglio perderti”), mentre i comportamenti ne raccontano un’altra (sparizioni, riavvicinamenti improvvisi, mancanza di confronto). Quando parole e azioni non sono allineate, è normale sentirsi agganciati ma mai davvero scelti.
Il fatto che tu abbia cambiato lavoro e messo dei confini mostra una parte di te molto lucida e protettiva. Allo stesso tempo, è comprensibile che i suoi ritorni riattivino domande e speranze irrisolte.
Un percorso di confronto psicologico potrebbe aiutarti a:
fare chiarezza su ciò che questa relazione ha smosso in te
comprendere perché, nonostante la sofferenza, il legame resti emotivamente attivo
rafforzare i tuoi confini e il tuo senso di sicurezza nelle relazioni
Se lo desideri, possiamo approfondire insieme questi aspetti in uno spazio dedicato e protetto, partendo non da “chi è lui”, ma da che cosa tu desideri e di che cosa hai bisogno oggi in una relazione.
Resto a disposizione.
Dott.ssa Alessia Mariosa
Gentile paziente,
quando una persona alterna coinvolgimento, freddezza, svalutazione e riavvicinamenti improvvisi, è normale cercare una spiegazione “psicologica” che dia senso a ciò che appare incoerente.
Provo a chiarire alcuni punti, senza etichettare in modo rigido.
I comportamenti che descrive sono riconducibili a uno schema relazionale ambivalente ed evitante. Questa persona sembra capace di attivarsi quando sente vicinanza, intesa, stima o quando l’altro è disponibile, ma appena la relazione potrebbe diventare più definita, paritaria o emotivamente coinvolgente, si ritira, svaluta, si raffredda o sparisce. Non è raro che in queste dinamiche l’altro venga cercato “a intermittenza”, solo per confermare di esistere ancora nella sua mente o di avere ancora un potere relazionale.
Il passaggio da un contesto di collaborazione quotidiana a una separazione lavorativa è stato probabilmente un fattore scatenante. Finché lavoravate insieme, il legame era strutturato, contenuto, prevedibile. Quando questo contenitore è venuto meno, sono emerse difficoltà che probabilmente erano già presenti: incapacità di gestire la distanza, il confronto emotivo, la reciprocità.
Il fatto che lui riconosca un interesse ma dica di “non avere la testa”, da anni, non è una fase passeggera. È una posizione stabile. Dire “non voglio perderti” ma allo stesso tempo non assumersi nessuna responsabilità affettiva è un modo per tenere l’altro agganciato senza esporsi. Questo non significa necessariamente narcisismo patologico. Può trattarsi di una forte insicurezza, di una bassa tolleranza all’intimità, di esperienze relazionali passate non elaborate, o di una modalità difensiva di controllo che passa attraverso l’alternanza presenza/assenza.
Il punto centrale, però, non è “che etichetta ha”, ma l’effetto che questo schema ha su di lei. Lei descrive svalutazione, cattiverie gratuite, sparizioni, mancanza di confronto, riapparizioni senza spiegazioni. Tutti elementi che, nel tempo, minano la fiducia, la serenità e l’autostima. Il fatto che torni a scriverle quando lei non lo cerca, che usi messaggi brevi, cuori, inviti ambigui, ma senza mai cambiare davvero posizione, indica che non sta cercando una relazione matura, ma un legame che resti a sua disposizione, alle sue condizioni.
La sua intuizione di non sentirsi tranquilla è molto importante. Non è chiusura, è protezione. Lei non ha sbagliato a rifiutare di tornare a lavorare con lui: quello sarebbe stato un modo per rientrare in una dinamica che già l’aveva fatta stare male.
Alla domanda “vuole una relazione?”, la risposta, guardando i fatti e non le parole, è no. O meglio, non una relazione reciproca, chiara, rispettosa. Vuole mantenere un filo, una possibilità, una conferma, senza assumersi il rischio e l’impegno che una relazione richiede.
Capire questo non serve a incastrarlo in una diagnosi, ma a permetterle di fare chiarezza per sé. Lei non può cambiare i suoi schemi. Può però scegliere di non restarne intrappolata. La distanza che ha già messo è un segnale di lucidità, non di rigidità.
Se sente che questa storia ha lasciato strascichi o continua a farle dubitare di sé, un percorso psicologico può aiutarla a rafforzare i confini e a comprendere perché persone così intermittenti risultino così difficili da lasciare andare, anche quando fanno stare male.
Un caro saluto
Dott.ssa Alina Mustatea
Psicologa clinica e giuridica
Psicodiagnosta clinica e forense
Coordinatore genitoriale
Se desidera approfondire queste dinamiche relazionali e ritrovare maggiore chiarezza emotiva, può prenotare una visita.
quando una persona alterna coinvolgimento, freddezza, svalutazione e riavvicinamenti improvvisi, è normale cercare una spiegazione “psicologica” che dia senso a ciò che appare incoerente.
Provo a chiarire alcuni punti, senza etichettare in modo rigido.
I comportamenti che descrive sono riconducibili a uno schema relazionale ambivalente ed evitante. Questa persona sembra capace di attivarsi quando sente vicinanza, intesa, stima o quando l’altro è disponibile, ma appena la relazione potrebbe diventare più definita, paritaria o emotivamente coinvolgente, si ritira, svaluta, si raffredda o sparisce. Non è raro che in queste dinamiche l’altro venga cercato “a intermittenza”, solo per confermare di esistere ancora nella sua mente o di avere ancora un potere relazionale.
Il passaggio da un contesto di collaborazione quotidiana a una separazione lavorativa è stato probabilmente un fattore scatenante. Finché lavoravate insieme, il legame era strutturato, contenuto, prevedibile. Quando questo contenitore è venuto meno, sono emerse difficoltà che probabilmente erano già presenti: incapacità di gestire la distanza, il confronto emotivo, la reciprocità.
Il fatto che lui riconosca un interesse ma dica di “non avere la testa”, da anni, non è una fase passeggera. È una posizione stabile. Dire “non voglio perderti” ma allo stesso tempo non assumersi nessuna responsabilità affettiva è un modo per tenere l’altro agganciato senza esporsi. Questo non significa necessariamente narcisismo patologico. Può trattarsi di una forte insicurezza, di una bassa tolleranza all’intimità, di esperienze relazionali passate non elaborate, o di una modalità difensiva di controllo che passa attraverso l’alternanza presenza/assenza.
Il punto centrale, però, non è “che etichetta ha”, ma l’effetto che questo schema ha su di lei. Lei descrive svalutazione, cattiverie gratuite, sparizioni, mancanza di confronto, riapparizioni senza spiegazioni. Tutti elementi che, nel tempo, minano la fiducia, la serenità e l’autostima. Il fatto che torni a scriverle quando lei non lo cerca, che usi messaggi brevi, cuori, inviti ambigui, ma senza mai cambiare davvero posizione, indica che non sta cercando una relazione matura, ma un legame che resti a sua disposizione, alle sue condizioni.
La sua intuizione di non sentirsi tranquilla è molto importante. Non è chiusura, è protezione. Lei non ha sbagliato a rifiutare di tornare a lavorare con lui: quello sarebbe stato un modo per rientrare in una dinamica che già l’aveva fatta stare male.
Alla domanda “vuole una relazione?”, la risposta, guardando i fatti e non le parole, è no. O meglio, non una relazione reciproca, chiara, rispettosa. Vuole mantenere un filo, una possibilità, una conferma, senza assumersi il rischio e l’impegno che una relazione richiede.
Capire questo non serve a incastrarlo in una diagnosi, ma a permetterle di fare chiarezza per sé. Lei non può cambiare i suoi schemi. Può però scegliere di non restarne intrappolata. La distanza che ha già messo è un segnale di lucidità, non di rigidità.
Se sente che questa storia ha lasciato strascichi o continua a farle dubitare di sé, un percorso psicologico può aiutarla a rafforzare i confini e a comprendere perché persone così intermittenti risultino così difficili da lasciare andare, anche quando fanno stare male.
Un caro saluto
Dott.ssa Alina Mustatea
Psicologa clinica e giuridica
Psicodiagnosta clinica e forense
Coordinatore genitoriale
Se desidera approfondire queste dinamiche relazionali e ritrovare maggiore chiarezza emotiva, può prenotare una visita.
Dai comportamenti che descrivi, sembra che ci sia una forte ambivalenza emotiva e una difficoltà da parte sua a gestire legami affettivi in modo coerente e rispettoso. L’alternanza tra attenzioni e freddezza, insieme a giustificazioni che non portano a cambiamenti concreti, può far pensare a schemi di tipo manipolativo o narcisistico, oppure a persone con difficoltà emotive profonde che non sanno affrontare i propri sentimenti o la responsabilità nei rapporti interpersonali.
Tuttavia, non è possibile fare una diagnosi precisa senza una valutazione diretta, e attribuire etichette come “narcisista” a distanza può essere fuorviante. Ciò che emerge chiaramente è che i suoi comportamenti sono tossici per te: generano confusione, frustrazione e mancanza di sicurezza emotiva. In questi casi è fondamentale proteggere i propri confini, riconoscere la propria esperienza emotiva e, se necessario, interrompere i contatti o gestirli in modo molto limitato.
Per comprendere meglio questi schemi e capire come affrontarli senza danneggiarti, è consigliabile approfondire la situazione con uno specialista, che potrà offrirti strumenti concreti per gestire la relazione e tutelare il tuo benessere.
Dottoressa Silvia Parisi
Psicologa Psicoterapeuta Sessuologa
Tuttavia, non è possibile fare una diagnosi precisa senza una valutazione diretta, e attribuire etichette come “narcisista” a distanza può essere fuorviante. Ciò che emerge chiaramente è che i suoi comportamenti sono tossici per te: generano confusione, frustrazione e mancanza di sicurezza emotiva. In questi casi è fondamentale proteggere i propri confini, riconoscere la propria esperienza emotiva e, se necessario, interrompere i contatti o gestirli in modo molto limitato.
Per comprendere meglio questi schemi e capire come affrontarli senza danneggiarti, è consigliabile approfondire la situazione con uno specialista, che potrà offrirti strumenti concreti per gestire la relazione e tutelare il tuo benessere.
Dottoressa Silvia Parisi
Psicologa Psicoterapeuta Sessuologa
Prova a chiederti cosa ti spinge a rispondergli ancora nonostante tu sappia che non sei ricambiata da lui e quali sono i pensieri che in te emergono quando lui ti scrive. Questo rapporto potrebbe esserti utile per esplorare i tuoi schemi comportamentali che ti legano a partner di questo tipo
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