Salve Sono una ragazza di 28 anni, ho iniziato a soffrire di attacchi di ansia e panico da quando a

24 risposte
Salve
Sono una ragazza di 28 anni, ho iniziato a soffrire di attacchi di ansia e panico da quando avevo 15 anni. All'epoca andai da uno psichiatra che mi prescrisse Xanax in gocce e Cipralex (ora non ricordo le dosi), e non hanno fatto altro che peggiorare la situazione. Tramite l'aiuto del mio medico curante abbiamo scalato tutto, e contemporaneamente ho iniziato un percorso con una psicologa. Il percorso è durato diversi anni, con discontinuità: quando vedevo che iniziavo a stare bene, mollavo. Quando ricominciavo a stare male, ricercavo la psicologa e lei è sempre stata disponibile ad accogliermi. Ho fatto grandissimi passi avanti da quando iniziai la psicoterapia, ma anche tanti passi indietro soprattutto quando lasciavo. Non avevo più problemi di ansia, nel senso che sì chiaramente è sempre rimasta ma ho imparato a gestirla e usarla nel giusto modo, ho imparato a gestire le mie emozioni.
Negli ultimi due anni avevo preso una brutta dipendenza dall'alcol, arrivando a pesare 120 kg. Bevevo di sera, quando i pensieri si facevano più insistenti. E mi aiutava a pensare meno. Questo mi ha non solo dato problemi a livello fisico per via dell'aumento di peso, ma soprattutto a livello psicologico perché cercavo di scacciare i pensieri negativi, mi dicevo "vabbè stasera bevo e non ci penso, se ne parla domani". Questo mio continuo procrastinare e cercare di godermi il momento senza pensare alle conseguenze, ha fatto riemergere i miei problemi di ansia. La mia ormai vecchia psicologa, ha deciso di non seguirmi più dopo diversi tentativi nel cercare di riportarmi sulla retta via, nonostante io abbia fatto dei passi enormi allontanandomi dall'alcol da sola. Ho smesso di bere 11 mesi fa e non ho più toccato nemmeno un goccio. Mi sono messa a dieta e ho perso 40 kg da Febbraio. Ma nonostante questo ha deciso di non seguirmi più perché continuavo a ricadere nel mio loop del "mi godo il momento e alle conseguenze ci penso dopo", sotto altri aspetti. Il lavoro ad esempio.
Sono sempre stata una ragazza responsabile, lavoro e vivo da sola da quando avevo 18 anni. E sul lavoro sono sempre stata precisa, puntuale, e mi assentavo solo se ero davvero impossibilitata. Anzi, delle volte sono andata anche con la febbre pur di non saltare un giorno.
Invece negli ultimi tempi, la mattina mi svegliavo, mi dicevo "ho paura di andare a lavoro, quindi resto a casa perché mi sento al sicuro". Da considerare il fatto che ho passato un inverno a casa in disoccupazione perché non riuscivo nemmeno ad andare al supermercato, figuriamoci lavorare. Poi, a maggio, ho deciso di ricominciare. Lavoro in un call center, non è il lavoro dei miei sogni ma mi permette di sopravvivere. Non sono diplomata né laureata, quindi in questi anni mi sono sempre dovuta accontentare di lavori precari come questo, oppure nella ristorazione.
Detto tutto questo, la mia ansia da diversi mesi è aumentata a dismisura. Soprattutto da quando ho lasciato il percorso con la psicologa per sua scelta..
Sono andata dal dottore e mi ha prescritto Tavor. Inizialmente ero molto spaventata nel prenderlo per diversi motivi; avevo paura di un possibile effetto paradosso, ho paura di diventarne dipendente. Poi l'ho iniziato, il 16 settembre. la mattina e la sera, come mi ha prescritto il dottore. Oggi siamo al 13 ottobre, è passato quasi un mese. Ho visto dei miglioramenti, non ho più avuto attacchi di ansia o panico. Ma agitazione sì. Quella mi accompagna per tutto il giorno. E da ieri pomeriggio, è ricomparsa ansia forte, come prima di iniziare il farmaco, e non sono riuscita nemmeno a mangiare. L'ansia forte mi chiude lo stomaco e a volte mi è capitato di stare anche giorni interi senza mangiare. Con il farmaco invece avevo ripreso a mangiare, andavo tranquilla a lavoro, e non facevo più fatica ad addormentarmi. Però ripeto, da ieri pomeriggio è tornata forte, con pensieri negativi annessi ovviamente e mi sembra di stare impazzendo.
Vorrei intraprendere un nuovo percorso con un'altra/o professionista, ma ho tanti dubbi tra i quali: e se stavolta non riuscirò ad uscirne? E se incappassi nello psicologo/a sbagliato/a?
Non ho una situazione economica brillante, quindi non posso nemmeno permettermi delle sedute. Ho fatto richiesta del bonus psicologo, spero me lo accettino in modo tale che almeno sul fronte economico sono più tranquilla.
Dopo tutto questo papiro, e ringrazio chiunque lo abbia letto fino a qui, vorrei porre questa domanda;
le ricadute, si possono riguarire? Tornerò mai come prima? A condurre una vita normale senza questi pensieri che mi devastano e non mi fanno stare con i piedi per terra? Si può tornare a stare bene dopo una ricaduta così?
Vorrei anche stupidamente chiedere quanto tempo ci vorrà, ma so che ogni percorso è diverso e non si può prevedere la durata. Ma sono così tanto spaventata e terrorizzata. Ora nemmeno con il Tavor riesco a stare tranquilla.
Forse dovrei parlarne con il mio dottore che me lo ha prescritto, forse ci vuole un aumento del dosaggio? Altra ansia.. ho paura di doverne avere sempre più bisogno, che il mio corpo si abitui e che ne vorrò sempre di più.
Penso siano preoccupazioni normali, non lo so
So solo che vorrei tornare ad essere quella di almeno due anni fa. E ho paura che stavolta non ci riuscirò
Grazie a tutti per aver letto fino a qui
Dott.ssa Cinzia Pirrotta
Psicoterapeuta, Psicologo, Psicologo clinico
Bruino
Buonasera,
ti ringrazio per aver condiviso con tanta sincerità la tua storia — si percepisce quanta fatica, ma anche quanta forza e consapevolezza ci siano nel tuo percorso. Le ricadute, anche quando spaventano, non cancellano i progressi fatti: spesso sono parte del processo di guarigione, un segnale che qualcosa dentro di te sta chiedendo nuovi strumenti o un modo diverso di affrontare la vita, non un passo indietro.
Il fatto che tu sia riuscita a smettere di bere, a prenderti cura del tuo corpo e a cercare di nuovo aiuto dice molto sulla tua determinazione. È assolutamente possibile tornare a stare bene, a condurre una vita piena e serena anche dopo una fase difficile come questa.
Ti incoraggio a parlarne con il tuo medico per rivedere insieme la terapia farmacologica e, parallelamente, a iniziare un nuovo percorso psicologico non appena ti sarà possibile. La paura di “non farcela” è comprensibile, ma non è un segno di debolezza: è proprio quando la si riconosce che si apre lo spazio per ricominciare con maggiore consapevolezza.
Prendersi il tempo per ricostruire fiducia, sicurezza e stabilità interiore è un investimento prezioso. Ogni percorso ha i suoi tempi, ma il cambiamento resta possibile — e tu lo hai già dimostrato più volte.
Un caro saluto!
Dott.ssa Cinzia Pirrotta

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Dott.ssa Valeria Randisi
Psicologo, Psicoterapeuta, Psicologo clinico
Casalecchio di Reno
Buonasera, lei ha tante risorse, le stesse che nonostante tutto l hanno sempre riportata a fare scelte opportune per non sprofondare e per occuparsi di sé. È naturale che i pensieri che lei tenta di scacciare via, riaffiorino provocando i più svariati sintomi. Il punto è che quei pensieri chiedono di essere risolti. Io le suggerisco di intraprendere un percorso di psicoterapia con approccio Emdr. Con un percorso idoneo potrà riprendere in mano la sua vita senza dover convivere con qualche "stampella", nemmeno quella di terapia.
Cordiali saluti
Dott.ssa Valeria Randisi
Dott. Simone Ciuffi
Psicoterapeuta, Psicologo, Terapeuta
Sambuceto
Buongiorno. La sua paura, a fronte di una ricaduta, mi sembra normale considerando anche il fatto che non è seguita a livello psicologico e sente di dover affrontare tutto da sola il che porta a vivere ogni scelta come se fosse un macigno.
Intanto le consiglio di contattare il medico che le ha prescritto il farmaco e poi, quando potrà, di iniziare una psicoterapia. Grazie. Saluti.
Dott.ssa Sabrina Ulivi
Psicoterapeuta, Psicologo clinico, Neuropsicologo
Pistoia
Prima di tutto desidero dirle che ciò che sta vivendo non è un fallimento, ma una fase naturale nel percorso di guarigione da un disturbo d’ansia. Le ricadute non cancellano i progressi: spesso sono il momento in cui si consolidano davvero le risorse apprese, perché si affrontano le stesse difficoltà con maggiore consapevolezza.
Dal punto di vista neurobiologico, l’ansia cronica nasce da un’iperattivazione dell’amigdala (la parte del cervello che gestisce la paura) e da una ridotta regolazione da parte della corteccia prefrontale, che serve a riportare calma e lucidità. Tuttavia, grazie alla neuroplasticità — cioè la capacità del cervello di modificarsi e ristabilire nuovi equilibri —, questi meccanismi possono ritornare a funzionare in modo armonico. In altre parole, si può guarire, e lei ne ha già dato prova: ha smesso di bere, ha perso peso, ha ripreso a lavorare. Sono conquiste molto importanti, segno di una mente che sa ancora autorregolarsi e reagire.
Il fatto che l’ansia sia tornata potrebbe indicare che il suo organismo sta chiedendo un aggiustamento terapeutico o un supporto aggiuntivo, ad esempio un nuovo percorso psicologico. È corretto parlarne con il medico, senza modificare da sola le dosi: la preoccupazione per la dipendenza è legittima, ma gestibile se il farmaco viene usato nel modo giusto e per periodi limitati.
Riprendere una psicoterapia continuativa è il passo più importante. Capisco la paura di non farcela o di incontrare il professionista sbagliato, ma ogni volta che riprende in mano il suo percorso non parte da zero — parte da un livello di maturità e consapevolezza più alto.
Lei ha già dimostrato forza e determinazione. Il fatto che oggi chieda aiuto con lucidità è il segno che il processo di guarigione è ancora attivo. Non si giudichi per i momenti di paura: sono parte del cammino, non la sua destinazione.
Dr. Domenico Cimino
Psicoterapeuta, Psicologo, Psicologo clinico
Riccione
Buon giorno, ho letto con molta attenzione quanto da lei scritto e, rispetto alle domande che ha posto, mi sembra di capire che, in qualche modo, lei si sia già parzialmente risposta. Sono d'accordo con lei quando dice che non si può prevedere la durata di un percorso e ritengo che sì, si può ripartire dopo una ricaduta. Per quanto riguarda la terapia farmacologica, ne parli con il suo medico o con il precedente psichiatra e cerchi, insieme a lui/lei, di trovare il farmaco e il dosaggio più adatto alla sua situazione. Non posso esprimermi sulla decisione del suo precedente psicologo di interrompere la cura, ma le consiglio di cercare un altro psicoterapeuta con cui iniziare un'altra terapia, se ci sono difficoltà economiche, lo faccia presente, molti professionisti cercano, nei limiti del possibile, di andare incontro alle esigenze dei propri pazienti. In bocca al lupo!
Domenico Cimino
Dott.ssa Giulia Diener
Psicoterapeuta, Psicologo
Napoli
Buongiorno, dal suo messaggio emerge la profonda ansia che prova. Comprendo la paura di non riuscire a stare più bene, certamente dalla storia che descrive viene fuori una forte determinazione a rimettersi in gioco ogni volta e le suggerisco di utilizzare questa sua importante risorsa per prendersi cura di lei anche questa volta. Dalla situazione che descrive emerge la necessità di un percorso terapeutico e le consiglio una volta iniziato di confrontarsi con il suo terapeuta per valutare anche un consulto psichiatrico per comprendere quale possa essere la terapia farmacologica più adatta a lei in modo da raggiungere finalmente il benessere che merita.
Rimango a sua disposizione
Dott.ssa Giulia Diener
Dott.ssa Barbara Montagnini
Psicoterapeuta, Psicologo
Treviso
grazie per aver condiviso con tanta sincerità la tua storia. Quello che descrivi non è una “sconfitta”, ma un percorso fatto di passi avanti e ricadute: fa parte del processo di cambiamento. Si può stare meglio anche dopo periodi difficili, e i risultati importanti che hai già raggiunto (smettere di bere, riprendere a lavorare, prenderti cura di te) lo dimostrano.

Le ricadute non cancellano i progressi: sono piuttosto occasioni per imparare nuove modalità di affrontare le difficoltà. Un nuovo percorso psicologico, insieme a un confronto sereno con il medico sui farmaci, potrà aiutarti a ritrovare equilibrio. Ci vorrà impegno da parte tua, ma non sei sola: con il giusto sostegno è possibile tornare a vivere con maggiore serenità e fiducia.

Un caro saluto, Dottoressa Barbara Montagnini
Dott.ssa Emanuela Bazzana
Psicoterapeuta, Psicologo, Psicologo clinico
Albino
Gentile ragazza, lei ha certamente bisogno di una psicoterapia e può rivolgersi a uno psichiatra per valutare l'assunzione di psicofarmaci adatti. Non si torna mai come prima, siamo in un continuo processo di cambiamento, ma dalle difficoltà si può imparare tanto. Le auguro di prendersi del tempo per curarsi e per tollerare la costanza, la stasi, l'attesa, la sosta, la panchina. Sono disponibile anche online se crede. Buona vita. E. Bazzana
Dott.ssa Silvia Parisi
Psicoterapeuta, Psicologo, Sessuologo
Torino
Cara,
grazie per aver condiviso con tanta sincerità la tua esperienza. Da ciò che racconti, hai già dimostrato una grande forza e consapevolezza nell’affrontare momenti molto difficili, riuscendo anche a fare passi importanti come sospendere l’alcol e riprendere in mano la tua vita. Tuttavia, la riemersione dell’ansia e la sensazione di ricaduta meritano di essere accolte e approfondite con l’aiuto di uno specialista.

Un nuovo percorso psicoterapeutico potrebbe esserti di grande aiuto per comprendere le cause di queste ricadute e trovare strategie più stabili per gestire l’ansia, le paure e i pensieri negativi. Anche il tema della terapia farmacologica andrebbe valutato insieme al medico che ti segue, per capire se l’attuale trattamento è adeguato o necessita di modifiche.

Le ricadute possono essere parte del percorso di guarigione e non significano un fallimento: con il giusto supporto è assolutamente possibile tornare a stare meglio.

Un colloquio con uno psicoterapeuta potrebbe essere un buon punto di ripartenza.

Un caro saluto,
Dottoressa Silvia Parisi
Psicologa Psicoterapeuta Sessuologa
Dott.ssa Lioy Marta
Psicoterapeuta, Psicologo clinico, Psicologo
Torino
Gentile ragazza,
dalle sue parole la sofferenza sembra essere una colpa, sembra pertanto esserci il bisogno di qualcuno che "porti sulla retta via".
Quando si soffre molto focalizzarsi sul presente diventa l'unico modo per sopravvivere e portarsi a casa la giornata, allo stesso modo l'alcol viene descritto come un mezzo per gestire pensieri sentiti come intollerabili.
Accanto a queste difficoltà però descrive tanti tentativi (e successi!) volti a cercare di stare meglio.
Potrebbe essere d'aiuto un percorso integrato con uno psichiatra per impostare la terapia farmacologica adeguata, e un terapeuta che lavorino insieme a lei per far sì che lei possa avere un presente che le permetta di volgere lo sguardo al futuro!
Saluti
Dott.ssa Elena Gianotti
Psicologo, Psicoterapeuta
Milano
Buongiorno, grazie per la sua condivisione. Innanzitutto penso che debba riconoscersi le risorse che ha: è stata in grado di fare un pezzo enorme senza nessun sostegno, e questo le fa capire quanto con il giusto supporto potrebbe fiorire e recuperare il benessere e l'equilibrio che merita. Capisco i dubbi, le incertezze, le domande e la paura di non farcela: la verità è che potrà rispondere solo provandoci. Sicuramente dal suo percorso precedente può portarsi a casa l'insegnamento di non mollare appena sta meglio, ma di continuare a lavorare: è proprio il momento in cui si sta meglio e si supera l'urgenza quello più utile per risolvere nel profondo i propri temi. Il mio suggerimento è di non farsi bloccare dalla paura e dal timore di non farcela, ma di intraprendere un percorso forte di quello che ha imparato dal precedente e dalla sua storia. Ha una grandissima forza di volontà e molte risorse, e sono sicura che con il giusto supporto e il giusto spazio d'ascolto queste risorse non potranno che fiorire. Facendo un percorso di psicoterapia anche l'utilizzo dei farmaci potrà variare, fino anche alla possibilità di scalare e smettere di utilizzarli. Se avesse domande o avesse bisogno di ulteriore supporto mi trova a disposizione. Un caro saluto, dott.ssa Elena Gianotti
Dr. Riccardo Angeletti
Psicologo, Psicoterapeuta
Città di Castello
Innanzitutto chi dice che è una ricaduta? Se io curo un raffreddore e mi si ripresenta dopo un anno, significa che non l'ho curato bene? No, significa che mi è venuto un raffreddore. Spesso è così anche per l'ansia.
Se con i consigli ed i suggerimenti avuti non riesco a gestirla e sta diventando invalidante, provi a intraprendere un altro percorso e vedere se riesce ad acquisire altri strumenti che possono essere utili per superare queste difficoltà che sta vivendo oggi. Non si può sapere prima di iniziare se sarà quello giusto o meno, si saprà solo con il tempo; di sicuro se non l'inizio rimarrò nel medesimo stato dove sono e con i stessi dubbi che ho.
Certamente andranno prese in considerazione le disponibilità economiche che si hanno, per valutare se aspettare il bonus psicologo o rivolgersi a delle strutture pubbliche oppure intraprendere delle strade con professionisti nel settore privato.
Nel frattempo potrebbe essere utile tornare dal collega che ha prescritto il Tavor per valutare l'eventuale aggiustamento della terapia farmacologia. Ma siccome le benzodiazepine come il Tavor possono alla lunga creare dipendenza, farei affidamento sul farmaco nell'immediato ma opterei per scelte non farmacologiche, che daranno più garanzie a lungo termine.
Dott. Simone Matarese
Psicologo, Psicoterapeuta, Neuropsicologo
Roma
Grazie per aver condiviso la tua storia con così tanta sincerità.
Sì, si può tornare a stare bene anche dopo una ricaduta. Fa parte del percorso, non è un fallimento. Hai già fatto passi enormi: smettere di bere, perdere peso, ricominciare a lavorare. Ora serve solo riprendere il filo del lavoro psicologico.
Capisco la paura del farmaco e ti consiglio di parlarne col medico. È normale avere timori, ma non sei sola.
Se vuoi, possiamo organizzare un incontro per parlarne meglio e valutare insieme come ripartire. Ci sono strumenti efficaci per gestire l’ansia e ritrovare equilibrio.
Dott. Diego Ferrara
Psicologo, Psicoterapeuta, Psicologo clinico
Quarto
Buongiorno,

dai disturbi d'ansia è possibile guarire attraverso l ausilio integrato di psicoterapia e farmacoterapia. Prenda sul serio le cure e soprattutto la psicoterapia, vedrà che con il tempo potrà uscire dalla morsa dei suoi sintomi.

Cordiali Saluti
Dott. Diego Ferrara
Dott.ssa Elisa Prampolini
Psicoterapeuta, Psicologo, Psicologo clinico
Roma
Salve,
la ringrazio per aver condiviso con tanta sincerità la sua esperienza: ci vuole davvero molto coraggio per raccontare un percorso così complesso e profondo.
Quello che descrive – la paura di non farcela, le ricadute, la sensazione di essere tornata indietro – è in realtà una parte naturale del processo di cambiamento. Le ricadute non cancellano i progressi, ma indicano che è necessario rivedere, insieme al terapeuta, alcuni aspetti del percorso e trovare nuovi strumenti per affrontare le difficoltà.
È comprensibile che l’interruzione della terapia e l’intensificarsi dell’ansia l’abbiano spaventata: quando ci si affida a una figura di riferimento per tanto tempo, la chiusura del percorso può far sentire disorientati. Tuttavia, da ciò che racconta emerge anche molta forza: ha smesso di bere, ha ripreso a lavorare e ha ritrovato una parte di sé capace di reagire. Questi sono segnali importanti di resilienza.
Credo che un nuovo percorso terapeutico possa aiutarla a comprendere meglio questa fase e a consolidare i progressi raggiunti, favorendo un equilibrio più stabile. Capisco anche le difficoltà economiche: il bonus psicologo può essere un valido sostegno e, in alternativa, esistono servizi pubblici o professionisti che offrono tariffe agevolate.
Per quanto riguarda la terapia farmacologica, le consiglio di farsi seguire da uno psichiatra, affiancando contestualmente una psicoterapia.
Il fatto che abbia già attraversato periodi di benessere, nei quali è riuscita a gestire l’ansia e le emozioni, dimostra che ha appreso strumenti e strategie efficaci: li custodisca con cura e continui a metterli in pratica. Nel prossimo percorso, condivida con il terapeuta eventuali dubbi o il desiderio di interrompere, così da valutarne insieme l’opportunità.
In ogni caso, sì: si può tornare a stare bene dopo una ricaduta. Il fatto che lei lo desideri con tanta determinazione è già un segnale che la strada verso il benessere è ancora aperta. Con il giusto supporto, potrà ritrovare stabilità e serenità.
Un caro saluto,
Dott.ssa Elisa Prampolini
Dott.ssa Maria Canade'
Psicoterapeuta, Psicologo
Cosenza
Buonasera,
innanzitutto, grazie per aver condiviso la tua storia con così tanta sincerità e profondità. Quello che hai scritto dimostra una grande consapevolezza del tuo percorso, delle difficoltà affrontate e dei progressi compiuti, anche nei momenti più duri. Non è da tutti avere questo livello di riflessione su di sé, e il fatto che tu lo abbia fatto è già un passo importante.
Hai attraversato esperienze complesse e faticose: dall’ansia e gli attacchi di panico iniziati in adolescenza, alla relazione difficile con l’alcol, ai momenti di blocco e isolamento, fino alla forza di smettere di bere, perdere peso, rimetterti in gioco nel lavoro e cercare nuovamente un aiuto professionale. È comprensibile che tu senta stanchezza e paura, e che l’idea di ricominciare possa sembrare scoraggiante. Ma quello che racconti mostra anche una risorsa preziosa: tu non ti sei mai arresa.

Per rispondere alle tue domande:
Le ricadute si possono guarire?
Sì, assolutamente sì. Le ricadute fanno parte del processo. Non sono fallimenti, ma momenti in cui emergono aspetti ancora fragili che chiedono attenzione. Si può tornare a stare bene, e spesso dopo una ricaduta si può stare anche meglio di prima, perché si affrontano le radici più profonde del malessere. Questo vale anche per l’ansia, per la dipendenza e per le difficoltà emotive. È possibile, e succede ogni giorno a tante persone, anche se nei momenti bui sembra impossibile.
Tornerò mai come prima?
Capisco il desiderio di “tornare come due anni fa”, ma forse il vero obiettivo non è tornare indietro, bensì andare avanti verso una versione di te più consapevole, più stabile, più autentica. Non si tratta di cancellare quello che è successo, ma di integrare le esperienze per costruire una nuova solidità.
Quanto tempo ci vorrà?
Come hai già intuito, non esiste una risposta precisa. Ogni percorso ha tempi soggettivi. Ma ciò che conta è riprendere il cammino, un passo alla volta, senza pretendere risultati immediati. Il fatto che tu abbia già deciso di cercare un* nuov* professionista è un segnale di grande forza e voglia di rinascita.
E se trovassi lo psicologo sbagliato?
Questa è una paura legittima. Il legame terapeutico è fondamentale. Il consiglio è di cercare qualcuno con cui ti senti accolta e ascoltata sin dai primi incontri. Non è solo questione di “bravura tecnica”, ma anche di sintonia e fiducia. E se il primo tentativo non andasse bene, sappi che non sarebbe un fallimento, ma solo una tappa verso la persona giusta per te.
Il bonus psicologo è una risorsa importante e spero davvero che venga accettata la tua richiesta. In alternativa, esistono anche servizi pubblici (CSM, consultori, associazioni) o professionisti che offrono tariffe agevolate. Non sei sola.
Ansia e Tavor…
È molto importante che tu condivida i cambiamenti che hai notato con il medico che ti ha prescritto il Tavor. A volte è necessario rivedere il dosaggio, oppure valutare altre opzioni terapeutiche (anche non farmacologiche). La tua preoccupazione sulla dipendenza è valida, e parlarne apertamente con il medico ti aiuterà a trovare un equilibrio. Il farmaco può essere un supporto temporaneo, ma non è la soluzione definitiva: quella arriva attraverso un lavoro più profondo su di te, come già hai iniziato a fare in passato.

In conclusione, la tua storia non parla solo di sofferenza, ma anche di resilienza, forza e voglia di rinascita. E questo è il terreno più fertile per ricominciare.

Non sei condannata a stare così per sempre. Il tuo passato lo dimostra: ce l’hai già fatta una volta, e puoi farcela ancora. Forse in modo diverso, ma comunque in modo autentico.
Un saluto
Dott.ssa Sandra Petralli
Psicologo, Psicoterapeuta, Psicologo clinico
Pontedera
Salve, è comprensibile che si senta spaventata e smarrita dopo un periodo così complesso, e ciò che racconta è il percorso coraggioso di una persona che, nonostante le difficoltà, non ha mai realmente smesso di combattere. Le ricadute non sono fallimenti, sono parte del processo. In psicoterapia umanistica, si considera la crisi come una possibilità evolutiva, e non una regressione definitiva. Spesso, è proprio dopo una ricaduta che si consolidano consapevolezze nuove e più profonde, a condizione che ci si affidi nuovamente a un percorso terapeutico con un* psicologo psicoterapeuta, che sia adatto a lei, ai suoi tempi e alla sua sensibilità. Le sue paure sono assolutamente legittime, anche rispetto al Tavor. Tuttavia, per quanto riguarda i dosaggi o eventuali modifiche, è importante che si confronti con il medico che glielo ha prescritto. La farmacoterapia può essere un valido sostegno, ma è ancora più efficace se accompagnata da un percorso di psicoterapia, come forse già sa. Tecniche come l’EMDR, la Mindfulness o l’analisi bioenergetica potrebbero aiutarla a sciogliere i nodi che riemergono ciclicamente, in particolare legati all’ansia e al bisogno di controllo attraverso comportamenti evitanti.
Capisco anche il timore di incontrare il “professionista sbagliato”. Ma è altrettanto vero che ha già sperimentato quanto la relazione terapeutica possa essere uno spazio sicuro e trasformativo. La scelta della sua precedente psicologa, sebbene possa averla fatta sentire rifiutata, potrebbe essere stata presa per tutelare il percorso stesso, e non come un giudizio su di lei o sui suoi progressi. Il bonus psicologo è una buona opportunità per ricominciare, magari con un* professionista che utilizzi un approccio integrato e che possa lavorare anche sulla parte corporea dell’ansia, non solo su quella cognitiva. Lei non è tornata “al punto di partenza”. Sta vivendo un momento critico, ma arriva dopo molti traguardi già raggiunti: l’astensione dall’alcol, il cambiamento nello stile di vita, la ripresa del lavoro. Cose importanti, non scontate. Ciò che oggi le sembra “non più come prima”, può invece diventare “meglio di prima”, se il nuovo percorso che intraprenderà sarà accolto con la stessa determinazione e apertura che ha dimostrato scrivendo qui.
Saluti, dott.ssa Sandra Petralli
Dott.ssa Francesca Torretta
Psicologo, Psicologo clinico, Psicoterapeuta
Busto Arsizio
Cara utente,
capisco bene la tua paura e la stanchezza che trasmetti: convivere con l’ansia e sentire di non avere più il controllo è davvero faticoso. Ma le ricadute non cancellano i progressi, sono parte del percorso. Si può guarire, anche dopo periodi così difficili. Parlane con il medico che ti segue — non sei sola, e chiedere aiuto è già un passo e segno di grande forza. Con il tempo e il giusto sostegno, puoi tornare a stare bene.
Cordialmente
Dott.ssa Francesca Torretta
Dott. Marco De Fonte
Psicologo, Psicoterapeuta
Bari
Buonasera,
grazie per aver condiviso con tanta sincerità la sua storia. Si percepisce chiaramente quanta forza abbia già dimostrato nel suo percorso: ha affrontato una dipendenza, ha ritrovato un equilibrio fisico importante e, nonostante la paura, continua a cercare aiuto. Questi sono segnali di grande resilienza, anche se in questo momento l’ansia le fa sentire di aver perso terreno.

Le ricadute, in un percorso di cura dell’ansia, non significano tornare al punto di partenza. Spesso rappresentano un momento in cui il sistema interno — emotivo, corporeo, relazionale — segnala che c’è ancora qualcosa che chiede attenzione e comprensione più profonda. È proprio attraverso queste fasi che si consolida la guarigione, rendendola più stabile e duratura.

Il ritorno dei sintomi non è un fallimento ma un invito a riaccendere la cura: parlarne con il medico che le ha prescritto il Tavor è una scelta importante, per valutare insieme come proseguire in sicurezza e capire se il dosaggio o la strategia terapeutica vadano rivisti. È fondamentale ricordare che solo il suo medico può farlo, mentre il supporto psicologico può aiutarla a comprendere e regolare ciò che l’ansia esprime.

Capisco la paura di non trovare “il professionista giusto”, ma ogni incontro terapeutico è anche una nuova possibilità: più che cercare la perfezione, cerchi un contatto che la faccia sentire accolta e capita, come un luogo dove non dover dimostrare nulla.

Sì, si può guarire anche dopo una ricaduta. E lei, con la consapevolezza e il coraggio che ha mostrato, ha già iniziato a farlo. Continui a credere in questo processo: la strada verso il benessere non è mai lineare, ma ogni passo — anche quello incerto — fa parte del cammino.
Dott.ssa Elisa Oliveri
Psicoterapeuta, Psicologo
Torino
Dalle sue parole si evince la grande sofferenza per il periodo che sta attraversando ma anche il suo forte desiderio di poter tornare a condurre una vita serena che dimostra di aver già fatto il primo passo verso un miglioramento.
In passato si è affidata con fiducia ad uno psicologo e recentemente al suo medico di base e dovrebbe quindi pensare di non essere sola ad affrontare tutte le difficoltà.
Riprenda contatti con entrambi e consenta loro di seguirla verso la sua rinascita.
Le auguro il meglio!
Dott. Giovanni Iacoviello
Psicoterapeuta, Psicologo
Bergamo
Buongiorno,
le sue preoccupazioni, come già ha anticipato, sono normali, le nostre emozioni e sentimenti vanno accettate, come primo passo per poi proseguire per la loro migliore gestione. Ha timore di non farcela, percependo in un certo senso di essere tornata a livelli precedenti di ansia e disagio. Ciò è comprensibile. Ha anche dimostrato di avere delle risorse notevoli: è riuscita da sola a cessare l'assunzione di alcool e calare di peso. A maggior ragione è possibile tornare a stare bene come in un periodo precedente. Può usare la cornice di lettura "ricaduta" sulla situazione attuale, ma può decidere di usare anche la cornice di lettura "miglioramenti" rispetto ad alcuni problemi del passato che sono cessati. Ogni periodo della vita ci porta esperienze e difficoltà da gestire, a volte in modo diverso rispetto al passato. Investa su di sé attraverso un percorso di crescita, con il supporto di un/una terapeuta con cui si trovi in sintonia. Ha paura di sceglierne una/uno sbagliato? Verifichi a periodi ricorrenti (es. ogni paio di mesi) che i cambiamenti procedono in modo pratico e proficuo.
Le aree chiave su cui lavorare sono l'ansia e la sua gestione, i pensieri negativi o intrusivi, la cornice di lettura "mi godo il momento e alle conseguenze ci penso dopo", se ricorre anche nel presente. Un'altra area proficua su cui può investire è sul mondo lavorativo, valutando i suoi punti di forza e le sue aree di miglioramento, gli obiettivi per trovare stimoli e soddisfazioni e i problemi vissuti in quel contesto su cui calibrare soluzioni efficaci grazie ad un supporto e un orientamento.
Cordialmente. Dott. Giovanni Iacoviello - disponibile in presenza e online
Dott.ssa Maria Elisabetta Piga
Psicoterapeuta, Psicologo
Massarosa
Buongiorno,
comprendo la sua sofferenza nell'aver convissuto per un periodo di tempo così lungo con questa problematica così invalidante, e i dubbi che ne scaturiscono riguardo la possibilità di tornare a stare bene. D'altro canto, il fatto che lei sia riuscita a fare dei progressi in passato e ad ottenere dei buoni risultati dimostra che, internamente, lei ha le competenze per migliorare. Temo che alcuni comportamenti (procrastinare, bere...), che sul momento sembrano attenuare il suo livello di ansia, risultino invece del tutto controproducenti e non facciano altro che aggravare ulteriormente il suo stato ansioso, perchè cercare queste soluzioni "esterne" le impedisce di mettere in campo ed "allenare" le sue risorse interne sulla capacità di gestire l'ansia. Infatti, è possibile imparare a gestire l'ansia: imparando a conoscerla e a capire come funziona, comprendendone le origini ed i fattori scatenanti e acquisendo delle semplici tecniche (respirazione, rilassamento muscolare, consapevolezza dei pensieri etc.) da utilizzare "al bisogno". Per fare questo, credo che un percorso psicoterapeutico le gioverebbe molto e, a tal proposito, riguardo la sua preoccupazione di trovare la psicologa "giusta", l'unico modo per saperlo è fissare un primo incontro con una figura professionale che le ispiri fiducia e poi affidarsi alle sue sensazioni.
Spero di esserle stata almeno un po' utile e le faccio i miei migliori auguri.
Un caro saluto
Dott. Raffaele La Tosa
Psicoterapeuta, Psicologo, Sessuologo
Legnano
Ciao,
prima di tutto GRAZIE per aver condiviso con grande sincerità e coraggio la sua storia e le sue emozioni: raccontare il proprio percorso e le proprie difficoltà è già di per sé un atto di consapevolezza e di apertura al cambiamento.
Nella visione fenomenologica, il punto di partenza è proprio ciò che lei sta vivendo ora: ogni emozione, ogni ricaduta, ogni difficoltà porta con sé un significato, e può offrirci uno spazio prezioso su cui lavorare. Vedere le proprie ricadute non come un fallimento, ma come tappe di un percorso di crescita personale, permette di uscire dalla logica del giudizio e accogliere la complessità della nostra esperienza umana.
Il suo racconto mostra una profonda capacità di autoconsapevolezza: ha riconosciuto il legame fra ansia, pensieri, emozioni e comportamenti, ha affrontato momenti difficili e ha saputo avviare cambiamenti significativi, come l’interruzione dell’abuso di alcol e la perdita di peso. Questi sono passi enormi, che parlano di risorse e di forza personale oltre alle difficoltà.
Le ricadute sono parte di ogni percorso di cambiamento: in una prospettiva fenomenologica, ciò che conta non è “non ricadere mai”, ma essere capaci di dare senso alle proprie ricadute, imparando dall’esperienza per potersi rialzare e procedere, ogni volta, con uno sguardo più ricco e profondo su sé stessi. Potrà capitare di sentire paura, rabbia, smarrimento, ma ogni emozione merita accoglienza e rispetto. La possibilità di “riguarire” non è legata al ritorno a come si era prima, ma al ritrovare un equilibrio nuovo, più consapevole, capace di integrare le proprie ferite e risorse.
Cercare un nuovo percorso di psicoterapia può rappresentare uno spazio importante dove mettere in gioco le proprie domande, paure e desideri, senza la pressione di “dover tornare come prima” ma con la possibilità di costruire una nuova immagine di sé, più autentica. È normale avere timori legati alla scelta del professionista o alle questioni economiche: sono parte della realtà di molti e meritano di essere accolti senza giudizio, proprio come tutte le emozioni che lei ha così bene espresso.
Sul piano farmacologico, è sempre utile confrontarsi con il medico che la segue: ogni percorso è individuale e la gestione di farmaci come il Tavor merita attenzione e dialogo aperto, senza forzature. La paura di dipendenza e di aumento del dosaggio è comprensibile, ed è importante condividere queste preoccupazioni con il professionista.
Ricordi che ogni persona è unica e ogni percorso avrà tempi e modi diversi, ma ciò che conta è la capacità di accogliere le proprie paure e di affidare la propria storia ad una relazione terapeutica fondata sull’ascolto autentico e sulla sospensione del giudizio. Dare senso alle proprie esperienze, anche quelle più dolorose, è la via che porta a riscoprire una quotidianità più piena, adatta e sostenibile.
Sono disponibile, se lo desidera, ad accompagnarla in questo percorso di esplorazione e cambiamento, affinché possa ritrovare una nuova serenità e fiducia nel proprio cammino.

Dott. Nicolò Paluzzi Monti
Psicologo, Sessuologo, Psicoterapeuta
Firenze
Gentile signora,

quanto mi racconta mostra una grande consapevolezza emotiva e una capacità di riflettere sul proprio percorso che è già un passo importante verso la gestione dell’ansia e degli attacchi di panico. Le ricadute, soprattutto dopo lunghi percorsi di psicoterapia o cambiamenti significativi nello stile di vita, sono più comuni di quanto si immagini, e non significano che il miglioramento ottenuto sia perso o che non possa esserci una nuova fase di stabilità emotiva.

È naturale sentire paura e insicurezza quando si valuta l’idea di intraprendere un nuovo percorso con un’altra/o professionista: queste emozioni possono far emergere dubbi sul successo della terapia o sulla scelta della persona giusta, ma proprio affrontandole con un terapeuta esperto si possono trasformare in strumenti di crescita e comprensione di sé.

Il fatto che il farmaco abbia offerto sollievo temporaneo dimostra che il corpo e la mente rispondono ai segnali di regolazione dell’ansia, e il suo disagio attuale non è un fallimento, ma un indicatore di quanto le strategie di coping e la gestione dello stress siano ancora in fase di rafforzamento. Parlare apertamente con il medico della persistenza dell’ansia e dei dubbi sull’uso del farmaco è importante: anche piccoli aggiustamenti o indicazioni su gestione della farmacoterapia possono aiutare a sentire un maggiore controllo.

Può essere utile considerare un nuovo percorso terapeutico con un professionista che sappia accogliere la sua storia, valorizzare i suoi progressi e accompagnarla nello sviluppo di strategie per gestire pensieri intrusivi, aggressività interna verso sé stessa e paura delle ricadute. Con il giusto supporto, è possibile ricostruire fiducia, ritrovare equilibrio quotidiano e imparare a vivere con l’ansia senza esserne sopraffatti.

Domande che possono aiutarla a riflettere: quali situazioni specifiche oggi la fanno sentire più agitata? Quali piccoli segnali di miglioramento riesce a riconoscere quotidianamente? Come potrebbe affrontare i momenti di ansia senza cercare di controllare tutto subito? Queste esplorazioni possono essere affrontate con un terapeuta esperto e aiutano a trasformare la paura in apprendimento e crescita personale.

Il messaggio più importante è che si può tornare a stare bene, anche dopo ricadute significative, e che ogni passo, anche piccolo, è parte di un percorso reale di ripresa emotiva e resilienza personale. Per continuare in modo sicuro e strutturato, può rivolgersi a psicoterapeuti esperti che sappiano accogliere la sua storia e supportarla nella gestione di ansia, attacchi di panico e dubbi legati alla terapia farmacologica.

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