Dott.ssa
Sabrina Ulivi
Psicoterapeuta,
Psicologa clinica
Neuropsicologa
Altro
Pistoia 1 indirizzo
Esperienze
Gli ambiti di intervento riguardano il singolo, la coppia, la famiglia ed il gruppo.
Lo studio si occupa, inoltre, di interventi interdisciplinari legati problematiche da stress acuto e cronico.
Il fine è quello di offrire una gamma di servizi integrati per diversi tipi di richieste.
Si propone un modello scientifico che nasce da un lavoro di integrazione epistemologica e metodologica nel campo della Psicoterapia.
Nel nostro orientamento i processi centrali sono la consapevolezza, l’elaborazione delle emozioni e dei significati personali, in una prospettiva “centrata sulle emozioni”.
L’esperienza clinica dimostra l’efficacia di interventi che si focalizzano su processi di consapevolezza, trama narrativa ed esperienza emotiva, integrati nelle persone dell’utente e dell’operatore.
I sistemi funzionali di una persona si organizzano secondo priorità emotive, che costruiscono, a loro volta, una rete dalle finalità adattive.
La “povertà” in questi sistemi emozionali costituisce una condizione di rischio per lo sviluppo del distress psicologico e della psicopatologia.
La prospettiva esperienziale e quella cognitiva si fondono in un modello di lavoro terapeutico che dal presente volge al passato e da questo ritorna di nuovo al presente, con un’integrazione di dati emotivi, cognitivi e capacità prima escluse.
Aree di competenza principali:
- Psicologia nutrizionale
- Psicobiologia e neuroscienze cognitive
- Psicologia clinica
- Psicologia giuridica
- Psiconeuroimmunologia
- Psicosomatica
- Psicoterapia
- Psicoterapia cognitiva neuropsicologica
- Neuropsicologia
Indirizzi (2)
Via dello Spartitoio, 15, Pistoia
Disponibilità
Telefono
Pazienti accettati
- Pazienti senza assicurazione sanitaria
- Pazienti con assicurazione sanitaria
Consulenza online
Pagamento dopo la consulenza
Consulenza online
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- Pazienti senza assicurazione sanitaria
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Prestazioni e prezzi
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Colloquio psicologico clinico
70 € -
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Psicoterapia di coppia
Da 70 € -
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Valutazione neuropsicologica
70 € -
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Test neuropsicologici
100 € -
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Test di psicologia
Da 100 € -
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Recensioni
35 recensioni
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G
Gioia
Una vera professionista che ti fa sentire accolta e compresa. Ho trovato il mio spazio sicuro.
• Studio privato • psicoterapia •
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E
EZ
Preparata, empatica.
Molto umana. Consigliata anche da me che sono scettica di natura• Studio privato • psicoterapia individuale •
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L
Laura
La seduta è andata bene, la dottoressa mi piace molto
• Studio privato • psicoterapia •
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M
M.R
Empatica ed estremamente professionale! Consigliata vivamente
• Studio privato • colloquio psicologico clinico •
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G
G.D
Gentile , solare e disponibile e soprattutto preparata.
Proprio come mi avevano detto alcune persone che me l’hanno consigliata.• Studio privato • colloquio psicologico clinico •
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S
S.C.
Durante il percorso di psicoterapia mi sono sentita compresa e accolta.
• Studio privato • psicoterapia individuale •
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G
Gabriella G
Il percorso con la Dottoressa Ulivi mi ha aiutata ad affrontare un periodo particolarmente difficile e stressante. Grazie al percorso di psicoterapia e all’utilizzo di dispositivi per aiutarmi a gestire i sintomi da stress, sono riuscita a gestire e superare i problemi che mi avevano portata in terapia. La consiglio fortemente per il suo tatto, competenza e professionalità.
• Studio privato • neurofeedback •
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S
Silviak2000
Ottima professionista, fortemente competente; uno sguardo a 360° sulla persona.
• Studio privato • psicoterapia individuale •
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S
S. F.
Mi sono sentita accolta e compresa.
Mi è stata molto di aiuto in un periodo di smarrimento personale.
• Studio privato • psicoterapia •
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A
Anna G
Una professionista della Psiconeuroimmunomodulazione: la scienza che mette in collegamento Mente, Corpo e Cervello. L’analisi della mia condizione da stress attraverso macchinari efficienti e molto innovativi e la successiva disamina della Dott.ssa Ulivi mi ha permesso una riabilitazione dal punto di vista psico biologico.Consiglio vivamente una prima visita per capirne di più, poi non La lascerete!
• Studio privato • neurofeedback •
Risposte ai pazienti
ha risposto a 18 domande da parte di pazienti di MioDottore
Salve,
Vi scrivo in quanto vorrei capire se certe aspetti che ho notato negli ultimi tempi, e che mi sembrano essere peggiorati, siano, secondo il vostro giudizio, da sottoporre all'analisi di un medico.
È normale mentre si parla avere dei momenti in cui ci si dimentica una parola, ma a me sembra che succeda un po' troppo di frequente. La cosa che mi preoccupa è che tali dimenticanze avvengono anche con parole normali, di uso comune. Certe volte impiego veramente tanti secondi per ricordare la parola esatta.
Altra cosa che reputo molto strana (e che non mi era mai sembrato di avere durante l'infanzia e l' adolescenza), è che quando leggo, spesso leggo frasi o parole diverse rispetto a quelle riportate effettivamente per iscritto su di una pagina o su di uno schermo. Per esempio: se su un foglio c'è scritto "il gatto dorme", io potrei tranquillamente leggerci invece "il gatto morde". Molte volte impiego tanto tempo per rendermi conto dell'errore e per capire cosa veramente c'è scritto. È come se la mia mente fosse convinta che ci sia scritta una cosa e i miei occhi vedono quella.
Anche scrivere sta diventando faticoso. Come nel parlare, anche quando scrivo faccio fatica a trovare (o ricordare) le parole giuste e mi perdo nella sintassi. Spesso ho l' impressione di scrivere periodi brevi e scollegati tra di loro.
Potrebbe anche essere che tutte queste cose siano dovute alla stanchezza e all'ansia, però mi preoccupa la frequenza con cui avvengono e il fatto che alcune di queste (le ultime due), sembrano essere esordite di recente.
Le difficoltà che descrive — dimenticare parole comuni, leggere termini diversi da quelli scritti, avere la sensazione di “perdersi” nel discorso o nella scrittura — non sono necessariamente indice di qualcosa di grave, ma meritano attenzione clinica. Possono derivare da diversi fattori: affaticamento cognitivo, stress cronico, ansia, disturbi del sonno, ma anche da alterazioni di tipo neurofunzionale, metabolico o infiammatorio che influenzano l’efficienza delle reti linguistiche e attentive. In certi casi, tali sintomi possono rappresentare una forma di disfunzione cognitiva lieve o transitoria legata al sovraccarico psico-fisico; tuttavia, se la frequenza e la durata stanno aumentando, è opportuno non attribuirli solo alla stanchezza. Le suggerisco di rivolgersi al suo medico curante per una valutazione iniziale e, se necessario, a un neurologo o neuropsicologo per un approfondimento cognitivo mirato. Nel frattempo, curi il riposo, riduca l’esposizione a fonti di stress prolungato e osservi se i sintomi variano in base ai momenti della giornata o al livello di tensione. Questi dettagli potranno aiutare molto nella diagnosi.
Circa una settimana fa, di notte, ho avuto, probabilmente, un vero attacco di panico.
In pratica, dopo uno degli attacchi di ansia pre-serali, mi aspettavo che l’ansia andasse via come fa di solito dopo cena.
Invece, una volta che mi sono messo a letto, il pensiero è andato sull’ansia facendola partire di nuovo. Non riuscivo a gestirlo e più non vi riuscivo, più aumentava la paura.
Ad un certo punto riuscivo anche a calmarmi, ma sentivo che quella calma in realtà fosse solo una labile tregua perché bastava un minimo pensiero per riportarmi in ansia. Avevo la sensazione di non riuscire più ad interrompere questo circolo vizioso. Lo stomaco bruciava, ragion per cui non sono riuscito a chiudere occhio fino alle 5 del mattino.
Nei giorni successivi, ancora oggi, vivo con un allarme di fondo e un ansia che a tratti mi dà l’impressione di non avere fine.
Non so come ho fatto a non avere altri attacchi forti. Forse perché sto cercando di non pensarci troppo. Di non concentrarmi su quei momenti.
E, soprattutto, di non pensare a quanto risulti difficile trovare una via d’uscita a questo circolo vizioso. Ovviamente, con la paura di fondo, di rivivere quel panico.
Finora, ero sempre riuscito a gestire l’ansia da solo. Ma, da quando ho acquisito la consapevolezza che un semplice pensiero possa scatenare un attacco di panico, la vedo dura.
Rispetto alle altre volte adesso faccio più fatica a pensarla come una cosa passeggera.
Anche se l’ansia ti fa pensare sempre quello, ma di solito mi sono sempre ripreso.
Sto comunque svolgendo tutte le mie attività quotidiane, ma con molta fatica.
Prima di affidarmi a qualche psicoterapeuta, vorrei essere rassicurato sull’efficacia della terapia. Ho bisogno di avere fiducia in una probabile risoluzione, anche farmacologica se dovesse servire.
Non so se chiedo troppo.
Grazie per l’attenzione!
La prima cosa che desidero dirle è che non si tratta di qualcosa di irreversibile. Quello che ha descritto è un momento in cui il sistema nervoso entra in una sorta di “corto circuito”, in cui la paura di perdere il controllo alimenta la stessa paura. È un meccanismo che nasce dal corpo, ma si mantiene attraverso il pensiero. E il fatto che lei lo abbia osservato con lucidità, riuscendo comunque a mantenere le sue attività quotidiane, è già un segnale di grande consapevolezza.
Quando l’ansia prende questa forma, non è solo una questione psicologica: è un fenomeno neurofisiologico preciso. In pratica, il cervello “crede” di essere in pericolo e attiva il sistema di allerta (l’amigdala, l’asse ipotalamo-ipofisi-surrene, l’adrenalina). Questo genera sintomi fisici. Più si cerca di controllare l’ansia, più il cervello interpreta quel tentativo come una conferma del pericolo — e il ciclo si rinforza.
La buona notizia è che questo circuito può essere interrotto. Il sistema nervoso è plastico, cioè capace di “reimparare” risposte diverse, e la psicoterapia oggi dispone di strumenti molto efficaci per questo. Gli approcci più utili, in casi come il suo, sono quelli che integrano la comprensione cognitiva con la regolazione fisiologica.
Spesso bastano poche settimane per ridurre drasticamente la frequenza e l’intensità degli episodi. In alcuni casi può essere utile un supporto farmacologico temporaneo, che non “cura” da solo, ma facilita la stabilizzazione del sistema neurovegetativo, permettendo alla terapia di agire con maggiore efficacia.
In parallelo, piccoli gesti quotidiani possono fare una grande differenza: esercizi di respirazione lenta e diaframmatica; camminate regolari o movimento leggero; evitare caffeina e alcol per un periodo; curare il sonno e l’alimentazione, perché il corpo e la mente si regolano a vicenda.
Il panico non è una malattia, ma un messaggio del corpo che si può decodificare e trasformare. Una volta compreso il meccanismo e appresa la gestione, gli attacchi non tornano con la stessa forza, perché il cervello registra una nuova esperienza — quella di potersi calmare da solo.
Ha perfettamente ragione nel cercare fiducia prima di intraprendere una terapia. La terapia funziona, se guidata in modo serio e integrato.
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