Salve, volevo fare una domanda su una situazione che mi tormenta da qualche tempo. È un argomento
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Salve, volevo fare una domanda su una situazione che mi tormenta da qualche tempo.
È un argomento molto delicato di cui non ho mai parlato con nessuno ho deciso di provare a chiedere in anonimo perché mi vergogno molto.
In situazioni di disagio, ansia o stress ultimamente sento degli impulsi dalla vagina che potrebbero essere scambiati per eccitazione ma non nel mio caso, sopratutto in determinate circostanze. Questa situazione di disagio è iniziata qualche anno fa quando mentre utilizzavo un social mi sono imbattuta, ovviamente involontariamente, in un video specifico, che alcuni utenti invitavano a segnalare (tremo ancora a scriverlo e a pensarci) e da quel momento sento di aver subito una sorta di “trauma” (chiedo scusa a chi si potrebbe sentire offeso dall’utilizzo di questo termine che forse agli altri sembra esagerato ma non so come descrivere la mia situazione) (nel video si vedeva un abuso). Ho passato notti a non dormire o fare incubi e da quel momento la mia già precaria sanità mentale ne ha risentito (dopo il covid ho iniziato a soffrire molto di ansia). Ho fatto terapia ma non ho mai avuto il coraggio di parlarne con la mia psicologa avevo paura mi giudicasse o etichettasse questo come una sorta di fantasia sessuale quando io mi sento male e vorrei solo dimenticare. Il problema sono i pensieri intrusivi che ogni tanto ho, nei giorni in cui li ho sto davvero male e provo a isolarmi. Vorrei solo dimenticare tutto e poter andare avanti.
È possibile affrontare questo problema in terapia? Riuscirò mai a liberarmi di questo tormento, vorrei tanto riavere la mia vita. Ultimamente sospetto di soffrire di depressione o addirittura disturbo ossessivo. Vorrei capire se il comportamento del mio corpo (eventuali spasmi vaginali nonostante il disagio) siano normali e se dovrei provare ad affrontare questo argomento in terapia. Grazie per le eventuali risposte
È un argomento molto delicato di cui non ho mai parlato con nessuno ho deciso di provare a chiedere in anonimo perché mi vergogno molto.
In situazioni di disagio, ansia o stress ultimamente sento degli impulsi dalla vagina che potrebbero essere scambiati per eccitazione ma non nel mio caso, sopratutto in determinate circostanze. Questa situazione di disagio è iniziata qualche anno fa quando mentre utilizzavo un social mi sono imbattuta, ovviamente involontariamente, in un video specifico, che alcuni utenti invitavano a segnalare (tremo ancora a scriverlo e a pensarci) e da quel momento sento di aver subito una sorta di “trauma” (chiedo scusa a chi si potrebbe sentire offeso dall’utilizzo di questo termine che forse agli altri sembra esagerato ma non so come descrivere la mia situazione) (nel video si vedeva un abuso). Ho passato notti a non dormire o fare incubi e da quel momento la mia già precaria sanità mentale ne ha risentito (dopo il covid ho iniziato a soffrire molto di ansia). Ho fatto terapia ma non ho mai avuto il coraggio di parlarne con la mia psicologa avevo paura mi giudicasse o etichettasse questo come una sorta di fantasia sessuale quando io mi sento male e vorrei solo dimenticare. Il problema sono i pensieri intrusivi che ogni tanto ho, nei giorni in cui li ho sto davvero male e provo a isolarmi. Vorrei solo dimenticare tutto e poter andare avanti.
È possibile affrontare questo problema in terapia? Riuscirò mai a liberarmi di questo tormento, vorrei tanto riavere la mia vita. Ultimamente sospetto di soffrire di depressione o addirittura disturbo ossessivo. Vorrei capire se il comportamento del mio corpo (eventuali spasmi vaginali nonostante il disagio) siano normali e se dovrei provare ad affrontare questo argomento in terapia. Grazie per le eventuali risposte
Buongiorno gentile Utente, la ringrazio per aver trovato il coraggio di scrivere un messaggio così delicato e autentico. Capisco quanto le sia costato condividere qualcosa che ha tenuto dentro per tanto tempo, in solitudine e con un senso di vergogna che, da come scrive, ha profondamente condizionato la sua possibilità di trovare sollievo. Le assicuro che il contenuto della sua esperienza, così come le emozioni che la accompagnano, meritano ascolto e comprensione, non giudizio.
Quello che ha vissuto (l'esposizione improvvisa e indesiderata a un contenuto traumatico) può effettivamente generare una risposta psicologica profonda, anche se il trauma non è stato subito in prima persona. In ambito clinico si parla in questi casi anche di trauma vicario o trauma secondario, che può lasciare nel corpo e nella mente segni duraturi, specialmente se non elaborato. La reazione che descrive, fatta di pensieri intrusivi, disagio fisico, insonnia e senso di colpa, è compatibile con un quadro che può essere esplorato in sicurezza e con delicatezza in un contesto terapeutico.
Il corpo, in alcune circostanze di forte stress, può manifestare risposte autonome, involontarie, che vengono spesso mal interpretate perché sembrano in contraddizione con ciò che la mente sta provando. Un attivazione genitale non corrisponde necessariamente a un desiderio sessuale o a una fantasia. È, in realtà, una risposta neurofisiologica che può presentarsi anche in situazioni di pericolo o paura. Comprendere questo può aiutarla a ridurre il senso di colpa o la vergogna, che spesso sono i veri ostacoli alla possibilità di parlare di certi vissuti in terapia.
La sua difficoltà a portare questo tema in seduta con la sua terapeuta è comprensibile, ma forse ora potrebbe essere arrivato il momento di farlo. Non per spiegare tutto nei minimi dettagli subito, ma magari per cominciare dicendo proprio che c'è un argomento che fatica a condividere perché teme venga mal interpretato. Un terapeuta formato e con esperienza non giudicherà ciò che porta, e anzi saprà creare lo spazio sicuro in cui possa sentirsi finalmente libera di raccontare, con i suoi tempi e i suoi modi.
Sì, è assolutamente possibile affrontare tutto questo in terapia. I pensieri intrusivi, le reazioni corporee, il senso di colpa e il desiderio di tornare a vivere una vita serena sono tutte tematiche che trovano posto e accoglienza in un percorso psicoterapeutico integrato. Non è facile, non è immediato, ma è possibile. E no, non c'è nulla di "sbagliato" in lei.
Se dovesse avere bisogno di ulteriori informazioni o di intraprendere un percorso mi trova a disposizione,
Dott. Luca Vocino
Quello che ha vissuto (l'esposizione improvvisa e indesiderata a un contenuto traumatico) può effettivamente generare una risposta psicologica profonda, anche se il trauma non è stato subito in prima persona. In ambito clinico si parla in questi casi anche di trauma vicario o trauma secondario, che può lasciare nel corpo e nella mente segni duraturi, specialmente se non elaborato. La reazione che descrive, fatta di pensieri intrusivi, disagio fisico, insonnia e senso di colpa, è compatibile con un quadro che può essere esplorato in sicurezza e con delicatezza in un contesto terapeutico.
Il corpo, in alcune circostanze di forte stress, può manifestare risposte autonome, involontarie, che vengono spesso mal interpretate perché sembrano in contraddizione con ciò che la mente sta provando. Un attivazione genitale non corrisponde necessariamente a un desiderio sessuale o a una fantasia. È, in realtà, una risposta neurofisiologica che può presentarsi anche in situazioni di pericolo o paura. Comprendere questo può aiutarla a ridurre il senso di colpa o la vergogna, che spesso sono i veri ostacoli alla possibilità di parlare di certi vissuti in terapia.
La sua difficoltà a portare questo tema in seduta con la sua terapeuta è comprensibile, ma forse ora potrebbe essere arrivato il momento di farlo. Non per spiegare tutto nei minimi dettagli subito, ma magari per cominciare dicendo proprio che c'è un argomento che fatica a condividere perché teme venga mal interpretato. Un terapeuta formato e con esperienza non giudicherà ciò che porta, e anzi saprà creare lo spazio sicuro in cui possa sentirsi finalmente libera di raccontare, con i suoi tempi e i suoi modi.
Sì, è assolutamente possibile affrontare tutto questo in terapia. I pensieri intrusivi, le reazioni corporee, il senso di colpa e il desiderio di tornare a vivere una vita serena sono tutte tematiche che trovano posto e accoglienza in un percorso psicoterapeutico integrato. Non è facile, non è immediato, ma è possibile. E no, non c'è nulla di "sbagliato" in lei.
Se dovesse avere bisogno di ulteriori informazioni o di intraprendere un percorso mi trova a disposizione,
Dott. Luca Vocino
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Gent.ma,
la ringrazio profondamente per aver trovato il coraggio di esprimere una difficoltà così intima e dolorosa.
È comprensibile che la situazione la faccia sentire spaventata e confusa. Quando si vivono eventi traumatici o si entra in contatto con immagini disturbanti, possono svilupparsi risposte del corpo e della mente che sembrano contraddittorie. Sensazioni fisiche, come quelle che descrive, non sono necessariamente legate all’eccitazione sessuale ma possono essere risposte automatiche del sistema nervoso in situazioni di forte stress o ansia. Non è colpa sua, né significa che quei pensieri riflettano i suoi desideri.
Ciò che racconta è compatibile con meccanismi ossessivi e reazioni traumatiche, entrambi affrontabili con successo in psicoterapia, soprattutto con approcci specifici come la terapia cognitivo-comportamentale.
Le suggerisco di parlarne con una nuova terapeuta o con una professionista con cui si senta pienamente accolta, senza timore di giudizi. È possibile superare questo tormento e ritrovare serenità.
Cordiali saluti,
dott. Abate
la ringrazio profondamente per aver trovato il coraggio di esprimere una difficoltà così intima e dolorosa.
È comprensibile che la situazione la faccia sentire spaventata e confusa. Quando si vivono eventi traumatici o si entra in contatto con immagini disturbanti, possono svilupparsi risposte del corpo e della mente che sembrano contraddittorie. Sensazioni fisiche, come quelle che descrive, non sono necessariamente legate all’eccitazione sessuale ma possono essere risposte automatiche del sistema nervoso in situazioni di forte stress o ansia. Non è colpa sua, né significa che quei pensieri riflettano i suoi desideri.
Ciò che racconta è compatibile con meccanismi ossessivi e reazioni traumatiche, entrambi affrontabili con successo in psicoterapia, soprattutto con approcci specifici come la terapia cognitivo-comportamentale.
Le suggerisco di parlarne con una nuova terapeuta o con una professionista con cui si senta pienamente accolta, senza timore di giudizi. È possibile superare questo tormento e ritrovare serenità.
Cordiali saluti,
dott. Abate
Gentile,
la sua esperienza tocca un tema di profondo disagio, in cui il corpo sembra rispondere a un ricordo traumatico più forte della volontà di comandarlo. Mi chiedo: e se quegli “impulsi” fossero il modo in cui il suo organismo la avverte di un’emozione non ancora nominata?
Potrebbe essere utile esplorare in terapia come darle un nuovo significato, non per cancellare il passato, ma per ritrovare un senso di controllo e sicurezza su di sé.
Se desidera, potremmo insieme indagare questi segnali corporei e costruire, passo dopo passo, una narrazione che le restituisca serenità.
Mi contatti pure se vuole.
Dr. Giorgio De Giorgi
la sua esperienza tocca un tema di profondo disagio, in cui il corpo sembra rispondere a un ricordo traumatico più forte della volontà di comandarlo. Mi chiedo: e se quegli “impulsi” fossero il modo in cui il suo organismo la avverte di un’emozione non ancora nominata?
Potrebbe essere utile esplorare in terapia come darle un nuovo significato, non per cancellare il passato, ma per ritrovare un senso di controllo e sicurezza su di sé.
Se desidera, potremmo insieme indagare questi segnali corporei e costruire, passo dopo passo, una narrazione che le restituisca serenità.
Mi contatti pure se vuole.
Dr. Giorgio De Giorgi
Affrontare questo argomento in terapia potrebbe sicuramente aiutarLa a fare maggiore chiarezza sul sintomo da Lei lamentato.
Non abbia timore del giudizio: chi svolge il lavoro di psicologo con professionalità e passione non giudica alcun comportamento, pensiero o fantasia.
Si lasci aiutare ad affrontare questo momento e a recuperare la Sua serenità.
Sono a Sua disposizione.
Non abbia timore del giudizio: chi svolge il lavoro di psicologo con professionalità e passione non giudica alcun comportamento, pensiero o fantasia.
Si lasci aiutare ad affrontare questo momento e a recuperare la Sua serenità.
Sono a Sua disposizione.
Buongiorno, le rispondo. Il suo corpo, il suo volto, la sua presenza fisica, lei che si mostra agli altri, quindi gli altri che la vedono. Tutto ciò è parte del suo sé reale. Cioè appartiene a chi lei è nel momento in cui è presente davanti agli altri. Ciò che gli altri pensano di lei e anche ciò che lei pensa di sé stessa, non potranno cambiare questo. Questa premessa la faccio per spiegarle più nel profondo come mai lei riesce ad esprimere qui in chat quanto le accade, poiché qui non è possibile vedere il suo corpo, il suo volto, quindi il suo aspetto reale. Pertanto quello che lei dirà di sé non potrà toccare il suo sé reale e razionale, che ben si custodisce da quanto le è accaduto. E' un meccanismo di difesa del pensiero. Poter dire faccia a faccia quanto ha scritto, vorrebbe dire connettere il piano della realtà con il pensiero che lei si è fatta di sé e che gli altri potrebbero farsi, che come dicevo non altera chi lei è, ma è possibile che lei tema che possa accadere. L'aspetto traumatico è possibile che ci sia stato, nella misura in cui lei cerca di tenere il più possibile lontano dal suo sé reale, quelle immagini, ciò che ha visto, che in qualche modo attraverso il canale emotivo è divenuto parte del suo percepirsi, sentirsi, vedersi. A tal punto poi, da aver trovato modo di esprimersi nel corpo, in un punto in particolare di massima sensibilità corporea e intima che appartiene alla donna. E' molto importante certo affrontare quanto la sua mente ha fatto per proteggersi, in terapia. La terapia è il primo spazio di condivisione deputato a questo. Chiaramente ciò che è determinante affinché avvenga questo è la relazione terapeutica. Sentire l'altro con sé, è il primo elemento che le permette di far fronte al tipo di pensieri di cui ho parlato prima, e quindi verbalizzarli. Resto a disposizione per le sue necessità.
Dott. Simone Festa
Dott. Simone Festa
Buongiorno,
la ringrazio profondamente per la fiducia e il coraggio che ha avuto nello scrivere queste parole così difficili. La sua sofferenza è reale, merita attenzione e non va minimizzata. Nessuno ha il diritto di giudicare ciò che lei ha vissuto né come il suo corpo o la sua mente stanno reagendo.
Quello che descrive — pensieri intrusivi, disagio fisico in situazioni stressanti, senso di colpa, vergogna — può accadere anche dopo aver assistito involontariamente a contenuti traumatici, come nel suo caso. Il corpo, talvolta, reagisce in modo automatico, anche con segnali fisici che non hanno nulla a che vedere con desiderio o consenso. Non è eccitazione, non è colpa sua, ed è molto più comune di quanto si pensi, anche se se ne parla poco per paura e vergogna.
Sì, questo dolore può e dovrebbe essere affrontato in terapia. Se sente che la sua attuale terapeuta potrebbe non comprenderla o teme il giudizio, può valutare di parlarle apertamente della sua paura prima di raccontare l’evento stesso.
Affrontarlo è possibile, e il sollievo può arrivare. Ma il primo passo è proprio non ignorare più quello che prova.
Un grande in bocca al lupo,
Dott.ssa Alessandra Arena
la ringrazio profondamente per la fiducia e il coraggio che ha avuto nello scrivere queste parole così difficili. La sua sofferenza è reale, merita attenzione e non va minimizzata. Nessuno ha il diritto di giudicare ciò che lei ha vissuto né come il suo corpo o la sua mente stanno reagendo.
Quello che descrive — pensieri intrusivi, disagio fisico in situazioni stressanti, senso di colpa, vergogna — può accadere anche dopo aver assistito involontariamente a contenuti traumatici, come nel suo caso. Il corpo, talvolta, reagisce in modo automatico, anche con segnali fisici che non hanno nulla a che vedere con desiderio o consenso. Non è eccitazione, non è colpa sua, ed è molto più comune di quanto si pensi, anche se se ne parla poco per paura e vergogna.
Sì, questo dolore può e dovrebbe essere affrontato in terapia. Se sente che la sua attuale terapeuta potrebbe non comprenderla o teme il giudizio, può valutare di parlarle apertamente della sua paura prima di raccontare l’evento stesso.
Affrontarlo è possibile, e il sollievo può arrivare. Ma il primo passo è proprio non ignorare più quello che prova.
Un grande in bocca al lupo,
Dott.ssa Alessandra Arena
Gentile utente,
grazie per aver condiviso una parte così delicata della tua esperienza. È comprensibile provare vergogna o timore nel parlare di certi temi, soprattutto quando si legano a episodi traumatici e a risposte del corpo che sembrano incoerenti con ciò che si prova emotivamente.
Da quanto racconti, è molto probabile che tu abbia vissuto un evento traumatico, e le reazioni che descrivi – come i pensieri intrusivi, le difficoltà a dormire, la sensazione di disagio, gli impulsi fisici che generano confusione – sono sintomi comuni in chi ha subito un impatto psicologico forte. È importante sottolineare che le risposte del corpo, anche quelle che possono sembrare di tipo sessuale, non sono in alcun modo segnali di consenso o desiderio. Il corpo può reagire agli stimoli anche in situazioni traumatiche in modo automatico e indipendente dalla volontà o dal vissuto emotivo. Questa è una realtà nota in ambito clinico, e non deve essere motivo di colpa o vergogna.
I pensieri intrusivi, l’ansia, la difficoltà nel gestire emozioni intense e la sensazione di “impazzire” o perdere il controllo sono tipici, ad esempio, di un disturbo post-traumatico da stress (PTSD) o, come sospetti, anche di un disturbo ossessivo-compulsivo (DOC), specie se vi è la tendenza a ruminare o a isolarsi per placare il malessere.
Hai già fatto un passo molto importante decidendo di iniziare un percorso di terapia. Ti invito con grande calore a trovare il coraggio di condividere anche questo episodio con la tua terapeuta: un professionista formato non ti giudicherà mai, ma potrà aiutarti a elaborare quanto accaduto, a distinguere ciò che provi da ciò che ti è successo, e a costruire un percorso di guarigione.
Sì, questo problema può essere affrontato e trattato in terapia, e sì, puoi davvero ritrovare benessere, serenità e libertà dai tormenti che stai vivendo. Ti meriti una vita piena e leggera, libera da queste paure.
Sarebbe utile e consigliato per approfondire rivolgersi ad uno specialista.
Dottoressa Silvia Parisi
Psicologa Psicoterapeuta Sessuologa
grazie per aver condiviso una parte così delicata della tua esperienza. È comprensibile provare vergogna o timore nel parlare di certi temi, soprattutto quando si legano a episodi traumatici e a risposte del corpo che sembrano incoerenti con ciò che si prova emotivamente.
Da quanto racconti, è molto probabile che tu abbia vissuto un evento traumatico, e le reazioni che descrivi – come i pensieri intrusivi, le difficoltà a dormire, la sensazione di disagio, gli impulsi fisici che generano confusione – sono sintomi comuni in chi ha subito un impatto psicologico forte. È importante sottolineare che le risposte del corpo, anche quelle che possono sembrare di tipo sessuale, non sono in alcun modo segnali di consenso o desiderio. Il corpo può reagire agli stimoli anche in situazioni traumatiche in modo automatico e indipendente dalla volontà o dal vissuto emotivo. Questa è una realtà nota in ambito clinico, e non deve essere motivo di colpa o vergogna.
I pensieri intrusivi, l’ansia, la difficoltà nel gestire emozioni intense e la sensazione di “impazzire” o perdere il controllo sono tipici, ad esempio, di un disturbo post-traumatico da stress (PTSD) o, come sospetti, anche di un disturbo ossessivo-compulsivo (DOC), specie se vi è la tendenza a ruminare o a isolarsi per placare il malessere.
Hai già fatto un passo molto importante decidendo di iniziare un percorso di terapia. Ti invito con grande calore a trovare il coraggio di condividere anche questo episodio con la tua terapeuta: un professionista formato non ti giudicherà mai, ma potrà aiutarti a elaborare quanto accaduto, a distinguere ciò che provi da ciò che ti è successo, e a costruire un percorso di guarigione.
Sì, questo problema può essere affrontato e trattato in terapia, e sì, puoi davvero ritrovare benessere, serenità e libertà dai tormenti che stai vivendo. Ti meriti una vita piena e leggera, libera da queste paure.
Sarebbe utile e consigliato per approfondire rivolgersi ad uno specialista.
Dottoressa Silvia Parisi
Psicologa Psicoterapeuta Sessuologa
Gentile utente,
quando assistiamo a un comportamento violento, può accadere che la mente lo percepisca come se lo stessimo vivendo in prima persona. Questo può attivare meccanismi di difesa cognitivi che si manifestano attraverso sintomi come ansia o pensieri intrusivi. Anche alcune reazioni fisiche, come i suoi spasmi, potrebbero rappresentare una forma di somatizzazione del disagio emotivo.
Naturalmente, si tratta solo di ipotesi basate su quanto ha condiviso e non possono sostituire una valutazione professionale approfondita. Le consiglio quindi di rivolgersi a uno specialista in psicoterapia, che potrà aiutarla a comprendere meglio ciò che sta vivendo e a ritrovare il benessere.
Le auguro il meglio: con il giusto supporto, andrà tutto bene.
quando assistiamo a un comportamento violento, può accadere che la mente lo percepisca come se lo stessimo vivendo in prima persona. Questo può attivare meccanismi di difesa cognitivi che si manifestano attraverso sintomi come ansia o pensieri intrusivi. Anche alcune reazioni fisiche, come i suoi spasmi, potrebbero rappresentare una forma di somatizzazione del disagio emotivo.
Naturalmente, si tratta solo di ipotesi basate su quanto ha condiviso e non possono sostituire una valutazione professionale approfondita. Le consiglio quindi di rivolgersi a uno specialista in psicoterapia, che potrà aiutarla a comprendere meglio ciò che sta vivendo e a ritrovare il benessere.
Le auguro il meglio: con il giusto supporto, andrà tutto bene.
Gentile utente, capisco il suo disagio e apprezzo molto il coraggio che ha avuto nello scrivere e condividere una situazione così intima e dolorosa. Non c'è assolutamente nulla di cui debba vergognarsi. È comprensibile che un evento traumatico come quello a cui ha assistito possa avere un impatto significativo sulla sua vita e sul suo benessere emotivo. Vorrei rassicurarla sul fatto che è assolutamente possibile affrontare questo problema in terapia. Anzi, è il contesto più sicuro e appropriato per esplorare questi sentimenti, pensieri e sensazioni senza timore di giudizio. Riguardo alle sue preoccupazioni sul comportamento del suo corpo, in particolare gli spasmi vaginali in situazioni di disagio, è importante sottolineare che il corpo può reagire in modi complessi e inaspettati a stress, ansia e traumi. Il suo corpo potrebbe manifestare tensione o reattività fisica in risposta a emozioni intense, anche se queste emozioni sono negative. È fondamentale che lei si senta libera di parlare di tutto questo con un professionista. I suoi sospetti di depressione o disturbo ossessivo sono comprensibili alla luce del malessere che descrive, ma solo una valutazione accurata da parte di un terapeuta potrà portare a capire meglio la situazione e a un piano di trattamento adeguato. Il percorso può richiedere tempo e impegno, ma è assolutamente possibile riprendere in mano la sua vita e superare questo momento difficile.
Le consiglio vivamente di riprendere il percorso terapeutico o di iniziarne uno nuovo. La fiducia nel rapporto terapeutico è qualcosa che si costruisce gradualmente, passo dopo passo. Quando si sentirà pronta e sicura, affronterà insieme al suo terapeuta questo tema delicato.
Resto a disposizione anche per consulenze online.
Le auguro il meglio.
Un caro saluto,
Dott.ssa Valentina De Chiara
Brescia
Le consiglio vivamente di riprendere il percorso terapeutico o di iniziarne uno nuovo. La fiducia nel rapporto terapeutico è qualcosa che si costruisce gradualmente, passo dopo passo. Quando si sentirà pronta e sicura, affronterà insieme al suo terapeuta questo tema delicato.
Resto a disposizione anche per consulenze online.
Le auguro il meglio.
Un caro saluto,
Dott.ssa Valentina De Chiara
Brescia
Buongiorno, da come descrive la sua situazione immagino che sia estremamente difficoltoso da gestire e anche da pensare a sè stessi in questi termini. Se vorrà iniziare un percorso, la invito a prenotarsi sui miei canali e insieme cercheremo di scardinare questa associazione che il suo corpo ha fatto tra sessualità, disagio e ansia.
Salve, grazie per aver condiviso il suo vissuto, non deve essere facile. Non c'è motivo di vergognarsi in quanto le reazioni che descrive possono essere possibili conseguenze di un'esperienza percepita come traumatica. Il nostro corpo ci parla sempre in qualche modo. Mi interrogherei piuttosto sul motivo per il quale non riesce a raccontarlo alla collega che la segue in terapia, quello dovrebbe essere percepito come uno spazio sicuro. Potrebbe partire dal dire alla sua psicologa che c'è qualcosa che non si sente a suo agio nel dire e vedere come prosegue. Le auguro buon guarigione e per qualsiasi cosa resto a disposizione, cordiali saluti. Dott.ssa Lucrezia Marletta Psicologa
Gentile utente,
grazie per aver avuto il coraggio di condividere un'esperienza tanto delicata. Quello che descrive – reazioni corporee non desiderate, pensieri intrusivi, senso di vergogna e malessere – è molto più comune di quanto si creda, soprattutto in seguito a un’esposizione improvvisa e traumatica a contenuti disturbanti. Anche se non vissuto direttamente, un evento del genere può lasciare tracce profonde, generando vere e proprie risposte traumatiche.
Le reazioni del corpo non significano consenso o desiderio. Sono spesso il risultato di un’attivazione automatica del sistema nervoso, che può confondersi con l’eccitazione ma in realtà è una risposta allo shock o alla tensione. È importante sottolinearlo: non c’è nulla di “sbagliato” in lei. Questi segnali sono semplicemente il modo in cui il corpo esprime un trauma che non ha ancora trovato uno spazio sicuro per essere accolto ed elaborato.
Il fatto che non ne abbia parlato in terapia finora è comprensibile: la vergogna può bloccare, soprattutto quando si teme di essere fraintesi o giudicati. Tuttavia, una terapia psicologica condotta con serietà e competenza è proprio il luogo protetto dove questi vissuti possono finalmente essere condivisi e trasformati. Affrontarli non significa riviverli, ma dare loro un senso e restituire a se stessi la libertà emotiva che oggi sembra smarrita.
L’approccio giusto – come quello basato sull’EMDR, la terapia centrata sul trauma o altre tecniche integrate – può davvero aiutarla a ridurre i pensieri intrusivi, sciogliere la vergogna, ritrovare sicurezza nel corpo e fiducia nella mente. Sì, è possibile stare meglio. Sì, può tornare a vivere serenamente.
Il passo che ha fatto oggi, scrivendo questo messaggio, è già parte del processo di guarigione. Se vorrà, sarò felice di accoglierla in uno spazio riservato e rispettoso, in cui potrà sentirsi ascoltata senza alcun giudizio.
grazie per aver avuto il coraggio di condividere un'esperienza tanto delicata. Quello che descrive – reazioni corporee non desiderate, pensieri intrusivi, senso di vergogna e malessere – è molto più comune di quanto si creda, soprattutto in seguito a un’esposizione improvvisa e traumatica a contenuti disturbanti. Anche se non vissuto direttamente, un evento del genere può lasciare tracce profonde, generando vere e proprie risposte traumatiche.
Le reazioni del corpo non significano consenso o desiderio. Sono spesso il risultato di un’attivazione automatica del sistema nervoso, che può confondersi con l’eccitazione ma in realtà è una risposta allo shock o alla tensione. È importante sottolinearlo: non c’è nulla di “sbagliato” in lei. Questi segnali sono semplicemente il modo in cui il corpo esprime un trauma che non ha ancora trovato uno spazio sicuro per essere accolto ed elaborato.
Il fatto che non ne abbia parlato in terapia finora è comprensibile: la vergogna può bloccare, soprattutto quando si teme di essere fraintesi o giudicati. Tuttavia, una terapia psicologica condotta con serietà e competenza è proprio il luogo protetto dove questi vissuti possono finalmente essere condivisi e trasformati. Affrontarli non significa riviverli, ma dare loro un senso e restituire a se stessi la libertà emotiva che oggi sembra smarrita.
L’approccio giusto – come quello basato sull’EMDR, la terapia centrata sul trauma o altre tecniche integrate – può davvero aiutarla a ridurre i pensieri intrusivi, sciogliere la vergogna, ritrovare sicurezza nel corpo e fiducia nella mente. Sì, è possibile stare meglio. Sì, può tornare a vivere serenamente.
Il passo che ha fatto oggi, scrivendo questo messaggio, è già parte del processo di guarigione. Se vorrà, sarò felice di accoglierla in uno spazio riservato e rispettoso, in cui potrà sentirsi ascoltata senza alcun giudizio.
Buonasera, credo che la terapia sia il luogo adatto se per lei è un luogo in cui si è sentito al sicuro. E'un argomento molto delicato e richiede uno spazio adeguato. La terapia non prevede giudizio è molto probabile che quello che sente è il suo di giudizio su questo fatto. Se con la collega si è trovato bene io credo che sia utile poter rientrare in terapia e raccontare di questo così da potersi liberare dall'intrusività di questi pensieri.
Buongiorno,
Mi permetto di suggerirle di parlare con la sua psicologa di questo fatto è di sottolineare anche la sua paura di essere giudicata. Tutti i professionisti formati in questo campo sono disposti a curare i propri pazienti senza giudicare chi si ha di fronte. Poi sicuramente ci sono delle tecniche valide che potrebbero aiutarla con il suo tema specifico come: EMDR.
Spero di essere stato utile.
Distinti saluti
Mi permetto di suggerirle di parlare con la sua psicologa di questo fatto è di sottolineare anche la sua paura di essere giudicata. Tutti i professionisti formati in questo campo sono disposti a curare i propri pazienti senza giudicare chi si ha di fronte. Poi sicuramente ci sono delle tecniche valide che potrebbero aiutarla con il suo tema specifico come: EMDR.
Spero di essere stato utile.
Distinti saluti
Grazie per aver trovato il coraggio di scrivere. Capisco quanto possa essere difficile anche solo mettere in parole quello che stai vivendo.
Quello che descrivi ha tutte le caratteristiche di una risposta traumatica, anche se non hai vissuto in prima persona l’evento che ti ha colpita. Assistere a un contenuto violento, soprattutto se coinvolge un abuso, può essere profondamente destabilizzante, soprattutto se ti coglie impreparata e ti lascia da sola con le tue reazioni emotive, fisiche e mentali.
Cerchiamo di fare chiarezza su alcuni punti fondamentali:
1. La reazione fisica non significa consenso, piacere o desiderio. Il corpo può avere risposte automatiche in situazioni anche profondamente spiacevoli. Gli spasmi vaginali, o la sensazione che associ a un'eccitazione, non sono sotto il tuo controllo volontario. Il sistema nervoso autonomo può reagire in modo paradossale, anche in contesti di paura, disgusto o stress. Questo non vuol dire che desideri quello che hai visto, né che ti piaccia: è semplicemente una risposta neurofisiologica che non dice nulla sulla tua moralità o identità.
2. I pensieri intrusivi non ti definiscono. Quelli che descrivi sono molto simili a quelli che si presentano nel Disturbo Ossessivo Compulsivo (DOC). Si tratta di pensieri indesiderati, ripetitivi e disturbanti che fanno sentire chi li vive “sbagliato”, ma che non riflettono ciò che si è o ciò che si desidera davvero. Spesso chi ne soffre è proprio chi ha un alto senso morale e sensibilità.
3. È possibile parlarne in terapia, ed è il posto giusto per farlo. Hai paura del giudizio, ed è comprensibile. Ma una psicoterapeuta professionista non è lì per giudicarti, né per ridurre tutto a una "fantasia" solo perché coinvolge il corpo. Il tuo dolore è reale. Il tuo disagio merita ascolto. E la tua esperienza merita rispetto.
Spesso, il senso di vergogna e di “diversità” tiene fuori questi temi dalla stanza di terapia. Ma proprio questi temi vanno portati dentro, perché solo così puoi iniziare a guarire davvero.
Inoltre, sappi che è assolutamente possibile stare meglio. Con il giusto approccio terapeutico, magari un percorso che includa l’elaborazione del trauma, è assolutamente possibile recuperare una vita serena e libera da questa gabbia di vergogna e paura.
Quello che descrivi ha tutte le caratteristiche di una risposta traumatica, anche se non hai vissuto in prima persona l’evento che ti ha colpita. Assistere a un contenuto violento, soprattutto se coinvolge un abuso, può essere profondamente destabilizzante, soprattutto se ti coglie impreparata e ti lascia da sola con le tue reazioni emotive, fisiche e mentali.
Cerchiamo di fare chiarezza su alcuni punti fondamentali:
1. La reazione fisica non significa consenso, piacere o desiderio. Il corpo può avere risposte automatiche in situazioni anche profondamente spiacevoli. Gli spasmi vaginali, o la sensazione che associ a un'eccitazione, non sono sotto il tuo controllo volontario. Il sistema nervoso autonomo può reagire in modo paradossale, anche in contesti di paura, disgusto o stress. Questo non vuol dire che desideri quello che hai visto, né che ti piaccia: è semplicemente una risposta neurofisiologica che non dice nulla sulla tua moralità o identità.
2. I pensieri intrusivi non ti definiscono. Quelli che descrivi sono molto simili a quelli che si presentano nel Disturbo Ossessivo Compulsivo (DOC). Si tratta di pensieri indesiderati, ripetitivi e disturbanti che fanno sentire chi li vive “sbagliato”, ma che non riflettono ciò che si è o ciò che si desidera davvero. Spesso chi ne soffre è proprio chi ha un alto senso morale e sensibilità.
3. È possibile parlarne in terapia, ed è il posto giusto per farlo. Hai paura del giudizio, ed è comprensibile. Ma una psicoterapeuta professionista non è lì per giudicarti, né per ridurre tutto a una "fantasia" solo perché coinvolge il corpo. Il tuo dolore è reale. Il tuo disagio merita ascolto. E la tua esperienza merita rispetto.
Spesso, il senso di vergogna e di “diversità” tiene fuori questi temi dalla stanza di terapia. Ma proprio questi temi vanno portati dentro, perché solo così puoi iniziare a guarire davvero.
Inoltre, sappi che è assolutamente possibile stare meglio. Con il giusto approccio terapeutico, magari un percorso che includa l’elaborazione del trauma, è assolutamente possibile recuperare una vita serena e libera da questa gabbia di vergogna e paura.
Salve, ti ringrazio per ciò che hai avuto il coraggio di scrivere. Sia quando un trauma lo subiamo, sia quando vediamo qualche evento traumatico subito da altri al nostro cervello succede qualcosa e così può essere anche sul nostro corpo. Di sicuro se sei ancora in terapia o se sceglierai di fare un percorso psicologico sarà un tema da affrontare, non preoccuparti di sentirti giudicata, perché è parte fondante del lavoro dello psicologo non giudicare. Ti auguro di affrontare questo tema per amore verso di te, e per tornare alla tua vita normale.
Con l'occasione, salutandoti ti dico che se vuoi mi rendo disponibile per affrontare il tema attraverso colloqui psicologici.
Grazie di aver trovato il coraggio di scriverci
Con l'occasione, salutandoti ti dico che se vuoi mi rendo disponibile per affrontare il tema attraverso colloqui psicologici.
Grazie di aver trovato il coraggio di scriverci
Buonasera. Ciò che mi viene da dirle è che quando si assiste a contenuti disturbanti (come nel suo caso, un video di abuso), il cervello può fissarsi su quell'immagine per proteggere da altri pericoli. Questo meccanismo è naturale, ma può diventare disfunzionale quando i pensieri si ripetono. Parlare di questi pensieri nella stanza di terapia è la chiave per liberarsene, perché ciò che viene tenuto nascosto tende a crescere nell’ombra; invece, se il contenuto disturbante, lo si porta alla luce con delicatezza e con i giusti tempi, si può cominciare a superarlo.
M.S
M.S
Salve, la ringrazio sinceramente per il coraggio che ha dimostrato nel condividere qualcosa che evidentemente la fa soffrire da tempo. Comprendo quanto sia difficile anche solo scrivere parole che evocano dolore, vergogna, confusione e paura. E non c'è nulla di sciocco o sbagliato in quello che ha raccontato. Anzi, è molto più comune di quanto si pensi che esperienze traumatiche, soprattutto quando legate a contenuti disturbanti o di violenza, possano innescare reazioni corporee e mentali apparentemente contraddittorie o spaventose. Dal punto di vista dell’approccio cognitivo-comportamentale, ciò che sta vivendo può essere compreso come un insieme di risposte psicofisiologiche apprese e mantenute nel tempo attraverso associazioni involontarie. Il nostro cervello, infatti, non distingue sempre in modo chiaro tra ciò che è reale e ciò che viene vissuto in maniera indiretta ma fortemente emotiva, come nel caso di un contenuto visivo traumatico. Se quell'immagine l’ha colpita profondamente, è comprensibile che abbia avuto un impatto duraturo, soprattutto se non ha avuto la possibilità di elaborarla in modo sicuro. Quando parla di impulsi o spasmi vaginali, comprendo il suo imbarazzo e la sua paura che questi possano essere fraintesi come segnali di eccitazione o addirittura di desiderio. È importante sapere che il corpo può reagire in modi che non sono coerenti con le nostre emozioni o intenzioni. La neurofisiologia ci insegna che aree del cervello deputate alla paura e all’attivazione corporea sono strettamente collegate e che uno stimolo traumatico può provocare risposte corporee automatiche, che non corrispondono a piacere o desiderio, ma a semplice attivazione del sistema nervoso. È come se il corpo “si accendesse” a prescindere dalla volontà, e ciò che prova non ha nulla a che fare con una fantasia o un desiderio. Questa discrepanza è uno degli aspetti più dolorosi e confondenti per chi vive esperienze come la sua, ed è anche ciò che spesso genera quei pensieri intrusivi così disturbanti. Il fatto che abbia difficoltà a parlare di tutto questo con la sua terapeuta è anch’esso comprensibile. La paura del giudizio, il timore di essere fraintesa o addirittura etichettata, è qualcosa che può paralizzare. Ma le assicuro che uno psicoterapeuta formato all’approccio cognitivo-comportamentale ha gli strumenti per accogliere e comprendere esperienze di questo tipo senza giudicare, ma anzi riconoscendole come parte di un quadro che può essere affrontato e trattato in modo concreto. I pensieri intrusivi che descrive, la tendenza all’isolamento, la vergogna, il senso di colpa e la disperazione sono tutti segnali che meritano ascolto e attenzione. Lei accenna alla possibilità di un disturbo ossessivo o depressivo, e in effetti molti dei sintomi che riferisce rientrano in quadri che possono essere efficacemente trattati in terapia cognitivo-comportamentale, ad esempio attraverso la ristrutturazione cognitiva, la gestione dei pensieri intrusivi, la desensibilizzazione sistematica o l’esposizione con prevenzione della risposta, oltre al lavoro sul corpo e sulla regolazione emotiva. Le consiglio di portare questo tema in seduta, magari scrivendolo prima in una lettera alla sua terapeuta se le risulta troppo difficile parlarne direttamente. È un modo valido per rompere il silenzio senza sentirsi subito esposta. Ricordi che una terapia efficace è quella in cui può sentirsi al sicuro nel condividere anche le sue paure più profonde. Non è lei il problema. Il problema è l’esperienza che ha vissuto e le reazioni che, senza volerlo, si sono attivate nel tempo. E queste possono essere affrontate. Non è sola, non è sbagliata, non è danneggiata irreparabilmente. È una persona che ha vissuto qualcosa di traumatico e che sta cercando il modo per ritrovare il senso di sé e della propria sicurezza. È possibile. Con il giusto supporto e con pazienza verso sé stessa, potrà affrontare e superare questo tormento. Resto a disposizione. Dott. Andrea Boggero
Gentilissima,
comprendo la sua difficoltà a dover parlare di un argomento che l'ha toccata così in profondità, ma le dico questo: non può risolvere un problema senza affrontarlo. Affrontare ciò che sta intorno al problema può essere utile per giungere, pian piano, al nocciolo della questione, ma se si limita a trattare solo gli aspetti marginali, non sta affrontando il problema.
Sono certo che troverà la spinta per parlare di questo.
Abbia cura di se!
Coraggio!
Saluti.
comprendo la sua difficoltà a dover parlare di un argomento che l'ha toccata così in profondità, ma le dico questo: non può risolvere un problema senza affrontarlo. Affrontare ciò che sta intorno al problema può essere utile per giungere, pian piano, al nocciolo della questione, ma se si limita a trattare solo gli aspetti marginali, non sta affrontando il problema.
Sono certo che troverà la spinta per parlare di questo.
Abbia cura di se!
Coraggio!
Saluti.
Gentile utente, grazie davvero per aver trovato il coraggio di scrivere. Quello che sta vivendo è profondamente serio, e il fatto che lei si senta tormentata, confusa o persino colpevole è una reazione umana e totalmente comprensibile.
Innanzitutto vorrei dirle che sì, quello che ha visto può averle causato un trauma, l'esposizione a contenuti disturbanti e di abuso può provocare in noi una reazione traumatica. Come essere umani dotati di empatia possiamo fortemente immedesimarci, e sentire in noi, le reazioni emotive che vediamo manifestarsi in altri, aver visionato quel contenuto può aver attivato in lei gli stessi meccanismi che si attiverebbero in chi stia vivendo quell'esperienza in prima persona.
La volevo anche rassicurare sul fatto che le sue reazioni non siano sbagliate o anormali, il nostro corpo e la nostra mente si attivano molto in risposta ad un trauma, possono crearsi alterazioni nelle aree coinvolte nella regolazione emotiva, nella memoria e nella gestione dello stress. Questo può portare a una maggiore sensibilità agli stimoli, a una risposta più intensa agli eventi stressanti e a una difficoltà nell'elaborazione delle informazioni. Anche a livello somatico si possono creare forti squilibri in seguito ad una esperienza traumatica che ci ha segnati, sia la mente che il corpo cercano di elaborare questa esperienza e di proteggerci da situazioni che potrebbero reiterarlo, è quindi assolutamente normale che lei possa sperimentare forti attivazioni emotive, pensieri intrusivi, ansia, e sintomi somatici.
Questo ci porta al terzo punto, ovvero che sarebbe importante parlarne con la sua psicologa, capisco bene la paura di esporsi e sentirsi etichettati, ma sono sicuro che la professionista a cui si è affidata saprà accoglierla con empatia e senza giudizio. La terapia può davvero aiutarla ad elaborare questo trauma e recuperare serenità ed equilibrio.
Si ricordi che ciò che viene prima di tutto è la sua salute, per il resto le auguro di poter uscire da questa situazione, cordiali saluti, dott. Niccolò Orsi Bandini.
Innanzitutto vorrei dirle che sì, quello che ha visto può averle causato un trauma, l'esposizione a contenuti disturbanti e di abuso può provocare in noi una reazione traumatica. Come essere umani dotati di empatia possiamo fortemente immedesimarci, e sentire in noi, le reazioni emotive che vediamo manifestarsi in altri, aver visionato quel contenuto può aver attivato in lei gli stessi meccanismi che si attiverebbero in chi stia vivendo quell'esperienza in prima persona.
La volevo anche rassicurare sul fatto che le sue reazioni non siano sbagliate o anormali, il nostro corpo e la nostra mente si attivano molto in risposta ad un trauma, possono crearsi alterazioni nelle aree coinvolte nella regolazione emotiva, nella memoria e nella gestione dello stress. Questo può portare a una maggiore sensibilità agli stimoli, a una risposta più intensa agli eventi stressanti e a una difficoltà nell'elaborazione delle informazioni. Anche a livello somatico si possono creare forti squilibri in seguito ad una esperienza traumatica che ci ha segnati, sia la mente che il corpo cercano di elaborare questa esperienza e di proteggerci da situazioni che potrebbero reiterarlo, è quindi assolutamente normale che lei possa sperimentare forti attivazioni emotive, pensieri intrusivi, ansia, e sintomi somatici.
Questo ci porta al terzo punto, ovvero che sarebbe importante parlarne con la sua psicologa, capisco bene la paura di esporsi e sentirsi etichettati, ma sono sicuro che la professionista a cui si è affidata saprà accoglierla con empatia e senza giudizio. La terapia può davvero aiutarla ad elaborare questo trauma e recuperare serenità ed equilibrio.
Si ricordi che ciò che viene prima di tutto è la sua salute, per il resto le auguro di poter uscire da questa situazione, cordiali saluti, dott. Niccolò Orsi Bandini.
Ciao!
Grazie per il coraggio che hai dimostrato nel raccontare tutto questo. Hai fatto un passo enorme nel condividere qualcosa che ti tormenta profondamente, e meriti di essere ascoltata con rispetto, empatia e senza alcun giudizio.
Quello che descrivi: l’aver visto un contenuto traumatico, le reazioni fisiche che ti spaventano, i pensieri intrusivi, l’ansia e il senso di colpa non sono affatto segnali che tu sia “poco seria” o “sbagliata”. Sono invece indicatori di un vissuto traumatico che può essere elaborato in terapia.
Datti questa possibilità, un saluto.
Grazie per il coraggio che hai dimostrato nel raccontare tutto questo. Hai fatto un passo enorme nel condividere qualcosa che ti tormenta profondamente, e meriti di essere ascoltata con rispetto, empatia e senza alcun giudizio.
Quello che descrivi: l’aver visto un contenuto traumatico, le reazioni fisiche che ti spaventano, i pensieri intrusivi, l’ansia e il senso di colpa non sono affatto segnali che tu sia “poco seria” o “sbagliata”. Sono invece indicatori di un vissuto traumatico che può essere elaborato in terapia.
Datti questa possibilità, un saluto.
Mi dispiace molto per il dolore e la confusione che stai vivendo. Le sensazioni fisiche che descrivi, come gli spasmi vaginali, possono essere una risposta involontaria del corpo a stress, ansia o flashback emotivi legati a un trauma. Questi sintomi, purtroppo, non sono rari in persone che hanno vissuto esperienze traumatiche, anche se non sono direttamente correlati a stimoli sessuali. Il corpo può reagire in modi che sembrano incoerenti o imbarazzanti, ma sono manifestazioni fisiche di un disagio profondo.
Il fatto che tu abbia pensieri intrusivi, sensazioni di vergogna e paura di essere giudicata sono segnali di un trauma non elaborato. La tua difficoltà a parlarne con la psicologa è comprensibile e non ti rende meno valida o meno meritevole di aiuto. La vergogna è una risposta comune al trauma, ma non deve impedirti di cercare supporto.
Assolutamente sì, la terapia è uno spazio sicuro dove puoi esplorare e comprendere le tue esperienze senza paura di essere giudicata. Parlare di questi temi con un professionista qualificato può aiutarti a elaborare il trauma, ridurre l'intensità dei pensieri intrusivi e migliorare il tuo benessere psicologico.
Il fatto che tu abbia pensieri intrusivi, sensazioni di vergogna e paura di essere giudicata sono segnali di un trauma non elaborato. La tua difficoltà a parlarne con la psicologa è comprensibile e non ti rende meno valida o meno meritevole di aiuto. La vergogna è una risposta comune al trauma, ma non deve impedirti di cercare supporto.
Assolutamente sì, la terapia è uno spazio sicuro dove puoi esplorare e comprendere le tue esperienze senza paura di essere giudicata. Parlare di questi temi con un professionista qualificato può aiutarti a elaborare il trauma, ridurre l'intensità dei pensieri intrusivi e migliorare il tuo benessere psicologico.
Gentile utente,
la ringrazio per aver condiviso un’esperienza così delicata e intima. Parlare di ciò che riguarda la sfera genitale non è mai semplice e il fatto che lei l’abbia fatto qui, con tanto pudore e consapevolezza, è già un passo significativo.
Le contrazioni o impulsi vaginali che descrive, in situazioni di disagio o ansia, possono essere una reazione fisiologica del corpo a uno stato di allarme o pericolo. In certi contesti, la paura può attivare una risposta nota come “freezing” (congelamento), durante la quale si possono attivare anche muscoli profondi, compresi quelli del pavimento pelvico. Non si tratta di eccitazione sessuale in senso stretto, ma di una risposta automatica del corpo allo stress.
Dal suo racconto emerge un forte impatto emotivo successivo all’esposizione a un contenuto traumatico, che ha innescato sintomi riconducibili a un possibile disturbo da stress post-traumatico: incubi, pensieri intrusivi, ipervigilanza e isolamento. È importante sapere che non è necessario vivere un trauma in prima persona per sviluppare reazioni traumatiche, anche un'esposizione indiretta, come nel suo caso, può avere effetti significativi.
Capisco la sua difficoltà nel portare questo tema in terapia, ma è proprio nel contesto psicoterapeutico che può trovare uno spazio sicuro, non giudicante, dove poter affrontare anche ciò che appare confuso, doloroso o “indicibile”. Questo disagio merita attenzione, e parlarne con una terapeuta può aiutarla a dargli un senso e, soprattutto, a ridurre la sofferenza che comporta.
Se sentisse il bisogno di uno spazio in cui affrontare questi aspetti, anche solo per iniziare a conoscerli meglio insieme, resto a disposizione per un colloquio conoscitivo.
Un cordiale saluto,
Dott.ssa Claudia Cappadonna
la ringrazio per aver condiviso un’esperienza così delicata e intima. Parlare di ciò che riguarda la sfera genitale non è mai semplice e il fatto che lei l’abbia fatto qui, con tanto pudore e consapevolezza, è già un passo significativo.
Le contrazioni o impulsi vaginali che descrive, in situazioni di disagio o ansia, possono essere una reazione fisiologica del corpo a uno stato di allarme o pericolo. In certi contesti, la paura può attivare una risposta nota come “freezing” (congelamento), durante la quale si possono attivare anche muscoli profondi, compresi quelli del pavimento pelvico. Non si tratta di eccitazione sessuale in senso stretto, ma di una risposta automatica del corpo allo stress.
Dal suo racconto emerge un forte impatto emotivo successivo all’esposizione a un contenuto traumatico, che ha innescato sintomi riconducibili a un possibile disturbo da stress post-traumatico: incubi, pensieri intrusivi, ipervigilanza e isolamento. È importante sapere che non è necessario vivere un trauma in prima persona per sviluppare reazioni traumatiche, anche un'esposizione indiretta, come nel suo caso, può avere effetti significativi.
Capisco la sua difficoltà nel portare questo tema in terapia, ma è proprio nel contesto psicoterapeutico che può trovare uno spazio sicuro, non giudicante, dove poter affrontare anche ciò che appare confuso, doloroso o “indicibile”. Questo disagio merita attenzione, e parlarne con una terapeuta può aiutarla a dargli un senso e, soprattutto, a ridurre la sofferenza che comporta.
Se sentisse il bisogno di uno spazio in cui affrontare questi aspetti, anche solo per iniziare a conoscerli meglio insieme, resto a disposizione per un colloquio conoscitivo.
Un cordiale saluto,
Dott.ssa Claudia Cappadonna
Salve, mi spiace molto per la situazione che descrive poichè comprendo il disagio che può sperimentare e quanto sia impattante sulla sua vita quotidiana. Ritengo fondamentale che lei possa richiedere un consulto psicologico al fine di esplorare la situazione con ulteriori dettagli, elaborare pensieri e vissuti emotivi connessi e trovare strategie utili per fronteggiare i momenti particolarmente problematici onde evitare che la situazione possa irrigidirsi ulteriormente.
Credo che un consulto con un terapeuta cognitivo comportamentale possa aiutarla ad identificare quei pensieri rigidi, disfunzionali e maladattivi che le impediscono il benessere desiderato mantenendo la sofferenza in atto e possa soprattutto aiutarla a parlare con se stessa utilizzando parole più costruttive.
Credo che anche un approccio EMDR possa esserle utile al fine di rielaborare il materiale traumatico connesso ad eventi del passato che possono aver contribuito alla genesi della sofferenza attuale.
Resto a disposizione, anche online.
Cordialmente, dott FDL
Credo che un consulto con un terapeuta cognitivo comportamentale possa aiutarla ad identificare quei pensieri rigidi, disfunzionali e maladattivi che le impediscono il benessere desiderato mantenendo la sofferenza in atto e possa soprattutto aiutarla a parlare con se stessa utilizzando parole più costruttive.
Credo che anche un approccio EMDR possa esserle utile al fine di rielaborare il materiale traumatico connesso ad eventi del passato che possono aver contribuito alla genesi della sofferenza attuale.
Resto a disposizione, anche online.
Cordialmente, dott FDL
Buonasera, non solo è possibile, ma dovrebbe affrontare tali tematiche in terapia, in moda da ridimensionare le sue paure. Cordiali saluti.
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