Sono giunto a una sorta di stallo nella mia vita. Sono prossimo alla cinquantina, ma mi accorgo di
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Sono giunto a una sorta di stallo nella mia vita.
Sono prossimo alla cinquantina, ma mi accorgo di non aver costruito nulla e di aver trascorso i miei anni alle spalle senza un progetto chiaro, limitandomi a trascinarmi avanti senza uno scopo.
Non ho una compagna, quindi sono destinato a invecchiare in solitudine, e non ho relazioni sociali; non ho ancora capito dove trascorrerò i miei anni rimanenti, avendo paura di prendere qualunque direzione: al momento abito a Ischia, in affitto, dove lavoro anche, ma non so se restare qui o trasferirmi a Napoli: non mi attira nessuna delle due possibilità, anzi mi spaventano allo stesso modo.
Su tale decisione, che rimando da anni, pesa anche il parere dei miei familiari, che premono perché io compri casa sull'isola.
Io ho molte riserve, ma non ho il coraggio di esporle, perche con loro ho difficoltà a comunicare veramente ciò che penso, quindi fingo di accettare di collaborare alla ricerca di una casa da acquistare, sapendo che alla fine mi tirerò indietro. E neanche mi convince l'idea di trasferirmi a Napoli, perche non riesco a capire cosa voglio e quale sia la mia strada.
Intanto mio padre invecchia, e senza di lui non so come farò a occuparmi di cosa fare quando mi sarò deciso all'acquisto, perché sono molto imbranato su queste cose.
Questo della casa da comprare è diventato un incubo: finché non ci pensavo, o procrastinavo il problema, vivevo con relativa tranquillità, e perfino con leggerezza, mentre ora che esso si è fatto più urgente, sono ricominciati i disturbi col sonno (mi sveglio più volte e trascorro le notti riflettendo su che disastro ho fatto della mia vita) e ho una costante e immotivata paura che mi porto dentro, mista a uno stato di tristezza simile a quello che si proverebbe per la perdita di qualcuno caro.
Mi sento profondamente irrisolto come persona, e più passa il tempo più mi sento debole e inerme, incapace di assumermi la responsabilità di stabilire cosa fare della mia vita, e schiavo di fantasmi nutriti da innumerevoli angosce e preoccupazioni che mi porto dentro.
La cosa che piu mi avvilisce è non riuscire ad essere il figlio che i miei genitori si aspettavano, in quanto la passività con cui accetto di non prendere decisioni (che è solo un modo per fuggire di fronte ai problemi da parte mia) li lascia delusi e amareggiati, e ciò alimenta in me forti sensi di colpa.
Sono prossimo alla cinquantina, ma mi accorgo di non aver costruito nulla e di aver trascorso i miei anni alle spalle senza un progetto chiaro, limitandomi a trascinarmi avanti senza uno scopo.
Non ho una compagna, quindi sono destinato a invecchiare in solitudine, e non ho relazioni sociali; non ho ancora capito dove trascorrerò i miei anni rimanenti, avendo paura di prendere qualunque direzione: al momento abito a Ischia, in affitto, dove lavoro anche, ma non so se restare qui o trasferirmi a Napoli: non mi attira nessuna delle due possibilità, anzi mi spaventano allo stesso modo.
Su tale decisione, che rimando da anni, pesa anche il parere dei miei familiari, che premono perché io compri casa sull'isola.
Io ho molte riserve, ma non ho il coraggio di esporle, perche con loro ho difficoltà a comunicare veramente ciò che penso, quindi fingo di accettare di collaborare alla ricerca di una casa da acquistare, sapendo che alla fine mi tirerò indietro. E neanche mi convince l'idea di trasferirmi a Napoli, perche non riesco a capire cosa voglio e quale sia la mia strada.
Intanto mio padre invecchia, e senza di lui non so come farò a occuparmi di cosa fare quando mi sarò deciso all'acquisto, perché sono molto imbranato su queste cose.
Questo della casa da comprare è diventato un incubo: finché non ci pensavo, o procrastinavo il problema, vivevo con relativa tranquillità, e perfino con leggerezza, mentre ora che esso si è fatto più urgente, sono ricominciati i disturbi col sonno (mi sveglio più volte e trascorro le notti riflettendo su che disastro ho fatto della mia vita) e ho una costante e immotivata paura che mi porto dentro, mista a uno stato di tristezza simile a quello che si proverebbe per la perdita di qualcuno caro.
Mi sento profondamente irrisolto come persona, e più passa il tempo più mi sento debole e inerme, incapace di assumermi la responsabilità di stabilire cosa fare della mia vita, e schiavo di fantasmi nutriti da innumerevoli angosce e preoccupazioni che mi porto dentro.
La cosa che piu mi avvilisce è non riuscire ad essere il figlio che i miei genitori si aspettavano, in quanto la passività con cui accetto di non prendere decisioni (che è solo un modo per fuggire di fronte ai problemi da parte mia) li lascia delusi e amareggiati, e ciò alimenta in me forti sensi di colpa.
Buonasera credo che potrebbe essere utile iniziare un percorso, io sono disponibile in questo caso online
Dott.ssa Rosella Mastropietro
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Buonasera,
innanzitutto grazie di cuore per essersi aperto così tanto. Non è semplice mettere nero su bianco ciò che si prova, e il fatto che lei lo abbia fatto è già un passo importante.
Nel corso della vita, capita spesso di lasciarsi andare un po’, di vivere in modo passivo, finché non ci si ritrova davanti a un bivio in cui è necessario scegliere che direzione prendere.
Credo profondamente che non sia mai davvero troppo tardi per riprendere in mano la propria vita. Certo, da giovani le possibilità possono sembrare di più, ma questo non significa che ora tutto sia perduto... anzi. Il solo aver espresso così chiaramente ciò che sente dentro di sé rappresenta già un grande atto di consapevolezza e il primo passo verso il cambiamento.
Il consiglio che mi sento di darle, nel modo più sincero possibile, è di provare a compiere un primo vero passo verso la sua indipendenza, indipendentemente dal fatto che al momento non abbia una compagna o relazioni sociali soddisfacenti.
C’è sempre tempo per costruire nuovi legami e vivere nuove esperienze: ciò che conta è decidere quale strada percorrere davanti al bivio in cui si trova ora.
Finora ha vissuto con una certa passività; adesso è il momento di scegliere una via e cominciare a camminare. Non esiste una strada giusta o sbagliata, esiste solo la sua strada, quella che sceglierà di seguire da questo momento in avanti.
E ogni volta che dovesse sentirsi bloccato o tentato di tornare indietro, si ricordi che quello sarà il momento per dimostrare a sé stesso la propria determinazione nel continuare.
Può iniziare da qualcosa di concreto, come la decisione su dove prendere casa. Si chieda: “Se dovessi ricominciare da capo, se volessi non dare tutto per perso, dove voglio davvero stare?”
Infine, se posso aggiungere un consiglio, le suggerirei di valutare un percorso con un professionista: non per dipendere da qualcuno, ma per avere una guida e un sostegno lungo questa nuova strada, così da non sentirsi solo e non rischiare di arrendersi.
innanzitutto grazie di cuore per essersi aperto così tanto. Non è semplice mettere nero su bianco ciò che si prova, e il fatto che lei lo abbia fatto è già un passo importante.
Nel corso della vita, capita spesso di lasciarsi andare un po’, di vivere in modo passivo, finché non ci si ritrova davanti a un bivio in cui è necessario scegliere che direzione prendere.
Credo profondamente che non sia mai davvero troppo tardi per riprendere in mano la propria vita. Certo, da giovani le possibilità possono sembrare di più, ma questo non significa che ora tutto sia perduto... anzi. Il solo aver espresso così chiaramente ciò che sente dentro di sé rappresenta già un grande atto di consapevolezza e il primo passo verso il cambiamento.
Il consiglio che mi sento di darle, nel modo più sincero possibile, è di provare a compiere un primo vero passo verso la sua indipendenza, indipendentemente dal fatto che al momento non abbia una compagna o relazioni sociali soddisfacenti.
C’è sempre tempo per costruire nuovi legami e vivere nuove esperienze: ciò che conta è decidere quale strada percorrere davanti al bivio in cui si trova ora.
Finora ha vissuto con una certa passività; adesso è il momento di scegliere una via e cominciare a camminare. Non esiste una strada giusta o sbagliata, esiste solo la sua strada, quella che sceglierà di seguire da questo momento in avanti.
E ogni volta che dovesse sentirsi bloccato o tentato di tornare indietro, si ricordi che quello sarà il momento per dimostrare a sé stesso la propria determinazione nel continuare.
Può iniziare da qualcosa di concreto, come la decisione su dove prendere casa. Si chieda: “Se dovessi ricominciare da capo, se volessi non dare tutto per perso, dove voglio davvero stare?”
Infine, se posso aggiungere un consiglio, le suggerirei di valutare un percorso con un professionista: non per dipendere da qualcuno, ma per avere una guida e un sostegno lungo questa nuova strada, così da non sentirsi solo e non rischiare di arrendersi.
Gentile utente,
Forse non è tanto la scelta della “casa” in sé a bloccarla, ma ciò che rappresenta: il passo verso un’autonomia che ancora spaventa, anche per il legame forte e complesso con la sua famiglia.
Più che decidere subito cosa fare, forse sarebbe più utile capire che adulto si vuole essere e da dove nasce questa difficoltà a scegliere. Un percorso di psicoterapia potrebbe aiutarla a dare voce a queste eemozioni e a ritrovare fiducia nei propri passi.
Rimango a disposizione,
Dott.ssa Giulia Saso
Forse non è tanto la scelta della “casa” in sé a bloccarla, ma ciò che rappresenta: il passo verso un’autonomia che ancora spaventa, anche per il legame forte e complesso con la sua famiglia.
Più che decidere subito cosa fare, forse sarebbe più utile capire che adulto si vuole essere e da dove nasce questa difficoltà a scegliere. Un percorso di psicoterapia potrebbe aiutarla a dare voce a queste eemozioni e a ritrovare fiducia nei propri passi.
Rimango a disposizione,
Dott.ssa Giulia Saso
Buonasera,
ho letto con attenzione e profonda partecipazione le parole che ha condiviso. Traspare un grande peso emotivo, fatto di paura, smarrimento e senso di colpa — ma anche una consapevolezza lucida e dolorosa di ciò che sta vivendo. Questo, mi permetta di dirglielo, è già un segnale importante: significa che una parte di lei desidera davvero comprendere e forse cambiare qualcosa, anche se in questo momento si sente bloccato.
Quando si attraversano periodi come quello che descrive — in cui ogni scelta sembra rischiosa e ogni passo appare sbagliato — spesso non si tratta solo di “decidere” dove vivere o cosa fare, ma di ritrovare un senso interno di direzione e fiducia in sé stessi. Il nodo non è tanto la casa o la città, quanto la sensazione di non riuscire a costruire qualcosa che la rappresenti pienamente.
Capita, soprattutto in momenti di passaggio della vita, di sentire il peso delle aspettative familiari e di doveri che sembrano più grandi di noi. E questo può generare quella paura silenziosa e costante che lei descrive: la paura di deludere, di fallire, di restare solo. Ma ogni blocco, anche quello che oggi la fa soffrire, può diventare un punto di partenza per conoscersi meglio e per imparare a scegliere in modo più autentico, con meno giudizio verso sé stessi.
Credo che affrontare insieme questi temi — con calma, rispetto e senza pressioni — potrebbe aiutarla a fare chiarezza, a ridare un senso alle sue scelte e, soprattutto, a recuperare un contatto più sereno con sé stesso e con la sua vita.
Se lo desidera, possiamo parlarne più a fondo: svolgo anche sedute online, così da poter iniziare un percorso con i suoi tempi e nel modo che sente più adatto. Potrebbe essere il primo passo per alleggerire questo peso e cominciare finalmente a prendersi cura di sé.
Un caro saluto,
Dott.ssa Susanna Brandolini
ho letto con attenzione e profonda partecipazione le parole che ha condiviso. Traspare un grande peso emotivo, fatto di paura, smarrimento e senso di colpa — ma anche una consapevolezza lucida e dolorosa di ciò che sta vivendo. Questo, mi permetta di dirglielo, è già un segnale importante: significa che una parte di lei desidera davvero comprendere e forse cambiare qualcosa, anche se in questo momento si sente bloccato.
Quando si attraversano periodi come quello che descrive — in cui ogni scelta sembra rischiosa e ogni passo appare sbagliato — spesso non si tratta solo di “decidere” dove vivere o cosa fare, ma di ritrovare un senso interno di direzione e fiducia in sé stessi. Il nodo non è tanto la casa o la città, quanto la sensazione di non riuscire a costruire qualcosa che la rappresenti pienamente.
Capita, soprattutto in momenti di passaggio della vita, di sentire il peso delle aspettative familiari e di doveri che sembrano più grandi di noi. E questo può generare quella paura silenziosa e costante che lei descrive: la paura di deludere, di fallire, di restare solo. Ma ogni blocco, anche quello che oggi la fa soffrire, può diventare un punto di partenza per conoscersi meglio e per imparare a scegliere in modo più autentico, con meno giudizio verso sé stessi.
Credo che affrontare insieme questi temi — con calma, rispetto e senza pressioni — potrebbe aiutarla a fare chiarezza, a ridare un senso alle sue scelte e, soprattutto, a recuperare un contatto più sereno con sé stesso e con la sua vita.
Se lo desidera, possiamo parlarne più a fondo: svolgo anche sedute online, così da poter iniziare un percorso con i suoi tempi e nel modo che sente più adatto. Potrebbe essere il primo passo per alleggerire questo peso e cominciare finalmente a prendersi cura di sé.
Un caro saluto,
Dott.ssa Susanna Brandolini
Capisco quanto possa essere faticoso sentirsi in una fase di stallo e di incertezza, soprattutto quando sembra che ogni direzione possibile porti con sé più paura che sollievo. Dalle sue parole emerge un profondo senso di smarrimento, ma anche una grande consapevolezza di ciò che sta vivendo: è come se una parte di sé stesse chiedendo finalmente di essere ascoltata, dopo anni trascorsi a “tirare avanti” più per dovere che per scelta.
Nell’ottica dell’Analisi Transazionale, sembra che stia attraversando un dialogo interno complesso tra diverse parti di te:
• da un lato, un Genitore Normativo interno che riprende le aspettative familiari e la spinge a “fare la cosa giusta”, come acquistare casa o rispondere ai desideri dei suoi genitori;
• dall’altro, un Bambino Adattato che teme di deludere e, per non rischiare il rifiuto o il conflitto, preferisce compiacere, anche a costo di rinunciare ai propri desideri.
In questo conflitto, il suo Adulto, la parte capace di osservare la realtà nel qui e ora, sembra faticare a trovare spazio. Quando il Genitore e il Bambino occupano tutta la scena, può diventare difficile sentire con chiarezza “cosa voglio davvero” e decidere in autonomia, perché ogni scelta sembra portare con sé colpa o paura.
La tristezza e l’inquietudine che descrive — così come l’insonnia e la sensazione di “perdita” — potrebbero essere il modo con cui la sua parte più autentica sta segnalando un bisogno di riconciliazione con se stesso, più che una decisione immediata su dove vivere. A volte, prima di capire cosa scegliere, è necessario comprendere chi sta scegliendo dentro di noi: il figlio che vuole compiacere, o l’adulto che vuole vivere secondo sé?
In un percorso di terapia, potrebbe dare voce a ciascuna di queste parti, esplorando come si sono formate e cosa cercano di proteggere. Questo lavoro può aiutarla a recuperare fiducia nella sua capacità di decidere, non per obbligo, ma per desiderio.
In fondo, ciò che racconta non parla solo di una casa da comprare, ma del bisogno di trovare un posto interiore in cui sentirsi finalmente “a casa” con se stesso.
Cordiali saluti,
Dott.ssa Donatella Valsi
Nell’ottica dell’Analisi Transazionale, sembra che stia attraversando un dialogo interno complesso tra diverse parti di te:
• da un lato, un Genitore Normativo interno che riprende le aspettative familiari e la spinge a “fare la cosa giusta”, come acquistare casa o rispondere ai desideri dei suoi genitori;
• dall’altro, un Bambino Adattato che teme di deludere e, per non rischiare il rifiuto o il conflitto, preferisce compiacere, anche a costo di rinunciare ai propri desideri.
In questo conflitto, il suo Adulto, la parte capace di osservare la realtà nel qui e ora, sembra faticare a trovare spazio. Quando il Genitore e il Bambino occupano tutta la scena, può diventare difficile sentire con chiarezza “cosa voglio davvero” e decidere in autonomia, perché ogni scelta sembra portare con sé colpa o paura.
La tristezza e l’inquietudine che descrive — così come l’insonnia e la sensazione di “perdita” — potrebbero essere il modo con cui la sua parte più autentica sta segnalando un bisogno di riconciliazione con se stesso, più che una decisione immediata su dove vivere. A volte, prima di capire cosa scegliere, è necessario comprendere chi sta scegliendo dentro di noi: il figlio che vuole compiacere, o l’adulto che vuole vivere secondo sé?
In un percorso di terapia, potrebbe dare voce a ciascuna di queste parti, esplorando come si sono formate e cosa cercano di proteggere. Questo lavoro può aiutarla a recuperare fiducia nella sua capacità di decidere, non per obbligo, ma per desiderio.
In fondo, ciò che racconta non parla solo di una casa da comprare, ma del bisogno di trovare un posto interiore in cui sentirsi finalmente “a casa” con se stesso.
Cordiali saluti,
Dott.ssa Donatella Valsi
Gentile utente di mio dottore,
i temi qui riportati meriterebbero di essere snocciolati all' interno di uno spazio di ascolto più ampio che solo una psicoterapia potrebbe fornirle. Pensi alla possibilità di consultare uno specialista, potrebbe accompagnarla nella risoluzione delle questioni qui portate.
Cordiali saluti
Dott. Diego Ferrara
i temi qui riportati meriterebbero di essere snocciolati all' interno di uno spazio di ascolto più ampio che solo una psicoterapia potrebbe fornirle. Pensi alla possibilità di consultare uno specialista, potrebbe accompagnarla nella risoluzione delle questioni qui portate.
Cordiali saluti
Dott. Diego Ferrara
Buonasera,
dalle sue parole emerge una grande sofferenza legata al senso di smarrimento, alla difficoltà di prendere decisioni e al peso dei sensi di colpa verso la sua famiglia. Ciò che descrive non è segno di debolezza, ma piuttosto il risultato di anni di adattamento e di rinuncia ai propri bisogni più autentici, che oggi sembrano chiedere finalmente ascolto.
Il sentirsi “fermo”, privo di direzione o di scopo, può essere molto doloroso, soprattutto quando si guarda indietro e si ha la sensazione di non aver costruito abbastanza. Ma ogni fase della vita, anche quella di mezzo, può rappresentare un punto di svolta, un’occasione per conoscersi più a fondo e ridisegnare la propria strada, con tempi e modi nuovi.
Potrebbe essere utile intraprendere un percorso psicologico, che le permetta di comprendere meglio le origini di questa paralisi decisionale, esplorare le paure che la bloccano e recuperare fiducia nelle proprie capacità di scelta e di autodeterminazione.
A volte, il primo passo è proprio chiedere aiuto, come ha fatto ora, per uscire dal silenzio e ritrovare la propria voce. Un caro saluto
dalle sue parole emerge una grande sofferenza legata al senso di smarrimento, alla difficoltà di prendere decisioni e al peso dei sensi di colpa verso la sua famiglia. Ciò che descrive non è segno di debolezza, ma piuttosto il risultato di anni di adattamento e di rinuncia ai propri bisogni più autentici, che oggi sembrano chiedere finalmente ascolto.
Il sentirsi “fermo”, privo di direzione o di scopo, può essere molto doloroso, soprattutto quando si guarda indietro e si ha la sensazione di non aver costruito abbastanza. Ma ogni fase della vita, anche quella di mezzo, può rappresentare un punto di svolta, un’occasione per conoscersi più a fondo e ridisegnare la propria strada, con tempi e modi nuovi.
Potrebbe essere utile intraprendere un percorso psicologico, che le permetta di comprendere meglio le origini di questa paralisi decisionale, esplorare le paure che la bloccano e recuperare fiducia nelle proprie capacità di scelta e di autodeterminazione.
A volte, il primo passo è proprio chiedere aiuto, come ha fatto ora, per uscire dal silenzio e ritrovare la propria voce. Un caro saluto
Buonasera.
Il suo scritto è molto denso e amaro. L'analisi che lei espone può essere secondo me un punto di partenza importante.
La invito ad un colloquio conoscitivo online.
Il suo scritto è molto denso e amaro. L'analisi che lei espone può essere secondo me un punto di partenza importante.
La invito ad un colloquio conoscitivo online.
Buongiorno,
quello che descrivi non è pigrizia né un semplice momento di confusione. È uno stallo esistenziale, il punto in cui si arriva quando la vita, quella che nel frattempo è andata avanti, ti chiede finalmente di scegliere, e tu ti accorgi di non sapere più da dove cominciare.
Hai passato anni a tenere insieme le cose, a rimandare, a cercare di non disturbare troppo, a non deludere. Ma quando vivi così a lungo cercando di evitare il dolore, finisci per perdere anche la direzione. Ora che il tempo ti chiede conto, è come se tutto quello che hai tenuto in sospeso si presentasse insieme alla porta: le paure, le incertezze, i sensi di colpa, il vuoto di senso.
Non sei un disastro. Sei solo un uomo che si è perso di vista. E la perdita più grande, quella che senti come un lutto, non è quella di una persona, è la perdita della possibilità che avevi immaginato per te stesso.
Hai ragione: comprare casa non è solo una scelta economica. È una scelta identitaria. Significa dire a te stesso: “Io resto qui”, oppure “Io riparto da capo”. Ed è difficile farlo se per tutta la vita non ti sei concesso di chiederti davvero cosa vuoi, o se, ogni volta che ci hai provato, hai sentito la voce dei tuoi genitori più forte della tua.
Ti senti in colpa perché non riesci a essere il figlio che loro desideravano. Ma ti sei mai chiesto se tu, in questi anni, sei riuscito a essere l’uomo che desideravi essere?
Forse la tua vita non è da “rifare”, ma da iniziare per la prima volta, adesso, da adulto. Significa anche riconoscere che la paura non va eliminata, va attraversata.
Non devi decidere tutto subito. Non devi sapere già dove andrai o con chi invecchierai. Ma puoi cominciare col dire la verità, ai tuoi genitori, e soprattutto a te stesso. Puoi smettere di fingere che ti vada bene ciò che non senti tuo. E puoi chiedere aiuto, anche psicologico, per imparare a sostenere la tua voce senza sentirti un traditore.
Spero di esserti stata utile! Dott.ssa Debora Fiore
quello che descrivi non è pigrizia né un semplice momento di confusione. È uno stallo esistenziale, il punto in cui si arriva quando la vita, quella che nel frattempo è andata avanti, ti chiede finalmente di scegliere, e tu ti accorgi di non sapere più da dove cominciare.
Hai passato anni a tenere insieme le cose, a rimandare, a cercare di non disturbare troppo, a non deludere. Ma quando vivi così a lungo cercando di evitare il dolore, finisci per perdere anche la direzione. Ora che il tempo ti chiede conto, è come se tutto quello che hai tenuto in sospeso si presentasse insieme alla porta: le paure, le incertezze, i sensi di colpa, il vuoto di senso.
Non sei un disastro. Sei solo un uomo che si è perso di vista. E la perdita più grande, quella che senti come un lutto, non è quella di una persona, è la perdita della possibilità che avevi immaginato per te stesso.
Hai ragione: comprare casa non è solo una scelta economica. È una scelta identitaria. Significa dire a te stesso: “Io resto qui”, oppure “Io riparto da capo”. Ed è difficile farlo se per tutta la vita non ti sei concesso di chiederti davvero cosa vuoi, o se, ogni volta che ci hai provato, hai sentito la voce dei tuoi genitori più forte della tua.
Ti senti in colpa perché non riesci a essere il figlio che loro desideravano. Ma ti sei mai chiesto se tu, in questi anni, sei riuscito a essere l’uomo che desideravi essere?
Forse la tua vita non è da “rifare”, ma da iniziare per la prima volta, adesso, da adulto. Significa anche riconoscere che la paura non va eliminata, va attraversata.
Non devi decidere tutto subito. Non devi sapere già dove andrai o con chi invecchierai. Ma puoi cominciare col dire la verità, ai tuoi genitori, e soprattutto a te stesso. Puoi smettere di fingere che ti vada bene ciò che non senti tuo. E puoi chiedere aiuto, anche psicologico, per imparare a sostenere la tua voce senza sentirti un traditore.
Spero di esserti stata utile! Dott.ssa Debora Fiore
Buongiorno,
grazie per aver condiviso con tanta sincerità il suo vissuto — dalle sue parole emerge quanto questo periodo sia per lei carico di riflessioni, dubbi e timori profondi. Il senso di “stallo” che descrive, così come la difficoltà nel prendere decisioni importanti, spesso si accompagna a un senso di smarrimento e di fatica nel riconoscere i propri desideri e bisogni autentici.
A volte, quando ci sentiamo intrappolati tra aspettative familiari, sensi di colpa e paure del futuro, può diventare difficile distinguere ciò che vogliamo davvero da ciò che pensiamo di dover volere. In questi momenti, un percorso psicologico può aiutare a fare chiarezza dentro di sé, a comprendere meglio le proprie emozioni e a ritrovare un modo più libero e personale di orientarsi nelle scelte di vita.
Non è mai troppo tardi per iniziare a conoscersi più a fondo e costruire, passo dopo passo, una direzione più propria e serena. Il fatto che lei riesca a mettere in parole tutto questo è già un segno importante di consapevolezza e di desiderio di cambiamento.
Un cordiale saluto,
Dott.ssa Saida Alaya
grazie per aver condiviso con tanta sincerità il suo vissuto — dalle sue parole emerge quanto questo periodo sia per lei carico di riflessioni, dubbi e timori profondi. Il senso di “stallo” che descrive, così come la difficoltà nel prendere decisioni importanti, spesso si accompagna a un senso di smarrimento e di fatica nel riconoscere i propri desideri e bisogni autentici.
A volte, quando ci sentiamo intrappolati tra aspettative familiari, sensi di colpa e paure del futuro, può diventare difficile distinguere ciò che vogliamo davvero da ciò che pensiamo di dover volere. In questi momenti, un percorso psicologico può aiutare a fare chiarezza dentro di sé, a comprendere meglio le proprie emozioni e a ritrovare un modo più libero e personale di orientarsi nelle scelte di vita.
Non è mai troppo tardi per iniziare a conoscersi più a fondo e costruire, passo dopo passo, una direzione più propria e serena. Il fatto che lei riesca a mettere in parole tutto questo è già un segno importante di consapevolezza e di desiderio di cambiamento.
Un cordiale saluto,
Dott.ssa Saida Alaya
Buonasera,
da ciò che scrive emerge una grande lucidità e sensibilità nel riconoscere la fatica di questo momento.
Quando ci si sente bloccati, come se ogni direzione spaventasse o non avesse più senso, spesso non è tanto una questione di “fare la scelta giusta”, ma di ritrovare contatto con sé stessi, con ciò che davvero muove o frena dentro.
Un percorso psicoterapeutico lo può aiutare a rimettere ordine tra paure, desideri e sensi di colpa, e a ritrovare una base più stabile da cui ripartire.
Rimango a disposizione se desidera confrontarsi o ricevere ulteriori informazioni.
Dott.ssa Cinzia Pirrotta
da ciò che scrive emerge una grande lucidità e sensibilità nel riconoscere la fatica di questo momento.
Quando ci si sente bloccati, come se ogni direzione spaventasse o non avesse più senso, spesso non è tanto una questione di “fare la scelta giusta”, ma di ritrovare contatto con sé stessi, con ciò che davvero muove o frena dentro.
Un percorso psicoterapeutico lo può aiutare a rimettere ordine tra paure, desideri e sensi di colpa, e a ritrovare una base più stabile da cui ripartire.
Rimango a disposizione se desidera confrontarsi o ricevere ulteriori informazioni.
Dott.ssa Cinzia Pirrotta
Salve, la ringrazio per aver condiviso tutto ciò. È evidente che stia attraversando un momento di forte sofferenza, ma anche di consapevolezza profonda: riconoscere con tanta lucidità il suo stato d’animo e i suoi conflitti interiori è già un passo importante e non è affatto scontato.
Quello che descrive — la sensazione di stallo, la paura di scegliere, la solitudine, il senso di fallimento e i sensi di colpa verso i genitori — è un intreccio complesso di emozioni, ma molto umano. Non indica una sua “debolezza”, bensì il fatto che sia in un punto della vita in cui i vecchi riferimenti (famiglia, aspettative, abitudini) non bastano più a darle direzione e i nuovi non sono ancora emersi. Questo spazio vuoto fa paura, ma è anche il luogo da cui può nascere una direzione più autentica.
Vorrei offrirle qualche spunto, non come soluzioni immediate — perché sarebbe ingiusto e superficiale — ma come piccole bussole per orientarla:
Spesso la paura non nasce dal non sapere cosa scegliere, ma dal credere che ogni scelta sia definitiva e comporti la perdita di tutto il resto. Forse può provare a pensare in termini di piccoli passi reversibili, invece che di decisioni “a vita”:
- non “devo decidere dove vivere per sempre”, ma “posso sperimentare un periodo a Napoli e vedere come mi sento”;
- non “devo comprare casa ora”, ma “posso capire meglio cosa desidero prima di legarmi a qualcosa di definitivo”.
Darsi il permesso di non sapere ancora è una forma di coraggio, non di codardia.
Il peso delle aspettative familiari: il legame con i suoi genitori sembra importante, ma anche intriso di colpa e senso di inadeguatezza. È molto comune che, arrivati ad un certo punto, la relazione genitore-figlio rimanga ferma sui ruoli del passato: loro la vedono ancora come “da guidare” e lei si sente ancora “in dovere di non deluderli”.
Potrebbe aiutarla iniziare a distinguere ciò che desiderano loro da ciò che desidera lei. Anche solo scrivendolo: “Loro vorrebbero che io…”, “Io in realtà sento che…”. Non deve ancora dire nulla a loro: per ora serve solo a fare chiarezza dentro.
E quando si sentirà pronto, potrebbe provare ad affrontare la comunicazione con loro in modo più diretto ma calmo, anche solo su un punto: “Non so ancora cosa voglio fare, ma ho bisogno di tempo per capirlo”.
Il sonno disturbato e quella “paura senza nome” che descrive sono segnali di un’ansia profonda che la accompagna. Non è debolezza, è il modo con cui la mente le comunica che è sovraccarica. In momenti del genere, non serve “forzarsi a pensare positivo”, ma piuttosto trovare spazi di decompressione: se possibile, si rivolga ad a uno/a psicologo/a, anche online, che possa accompagnarla nel mettere ordine in questi pensieri e paure. Il punto non sarebbe “curarla”, ma avere uno spazio dove poter essere lei stesso senza filtri.
Il senso di “non aver costruito nulla”: molti arrivano a una certa età con questa sensazione. La verità è che non c’è un modello unico di vita “costruita”: non tutti devono avere una casa, una famiglia o un progetto lineare. Ciò che conta, più che “avere qualcosa”, è iniziare a riconoscere chi lei è ora e cosa la fa stare un po’ meglio — anche in piccole cose.
La costruzione può cominciare adesso e non deve essere grande: a volte basta una nuova abitudine, una relazione sincera, un interesse coltivato.
La solitudine che descrive è reale e dolorosa, ma non è un destino. Potrebbe cominciare a cercare piccoli contatti fuori dal contesto familiare o lavorativo — corsi, gruppi, associazioni, anche online — senza forzarsi. Non si tratta di “fare amicizie” subito, ma di riabituarsi alla possibilità di incontrare l'altro.
Un caro saluto.
Dott.ssa Gaia Evangelisti, Psicologa.
Quello che descrive — la sensazione di stallo, la paura di scegliere, la solitudine, il senso di fallimento e i sensi di colpa verso i genitori — è un intreccio complesso di emozioni, ma molto umano. Non indica una sua “debolezza”, bensì il fatto che sia in un punto della vita in cui i vecchi riferimenti (famiglia, aspettative, abitudini) non bastano più a darle direzione e i nuovi non sono ancora emersi. Questo spazio vuoto fa paura, ma è anche il luogo da cui può nascere una direzione più autentica.
Vorrei offrirle qualche spunto, non come soluzioni immediate — perché sarebbe ingiusto e superficiale — ma come piccole bussole per orientarla:
Spesso la paura non nasce dal non sapere cosa scegliere, ma dal credere che ogni scelta sia definitiva e comporti la perdita di tutto il resto. Forse può provare a pensare in termini di piccoli passi reversibili, invece che di decisioni “a vita”:
- non “devo decidere dove vivere per sempre”, ma “posso sperimentare un periodo a Napoli e vedere come mi sento”;
- non “devo comprare casa ora”, ma “posso capire meglio cosa desidero prima di legarmi a qualcosa di definitivo”.
Darsi il permesso di non sapere ancora è una forma di coraggio, non di codardia.
Il peso delle aspettative familiari: il legame con i suoi genitori sembra importante, ma anche intriso di colpa e senso di inadeguatezza. È molto comune che, arrivati ad un certo punto, la relazione genitore-figlio rimanga ferma sui ruoli del passato: loro la vedono ancora come “da guidare” e lei si sente ancora “in dovere di non deluderli”.
Potrebbe aiutarla iniziare a distinguere ciò che desiderano loro da ciò che desidera lei. Anche solo scrivendolo: “Loro vorrebbero che io…”, “Io in realtà sento che…”. Non deve ancora dire nulla a loro: per ora serve solo a fare chiarezza dentro.
E quando si sentirà pronto, potrebbe provare ad affrontare la comunicazione con loro in modo più diretto ma calmo, anche solo su un punto: “Non so ancora cosa voglio fare, ma ho bisogno di tempo per capirlo”.
Il sonno disturbato e quella “paura senza nome” che descrive sono segnali di un’ansia profonda che la accompagna. Non è debolezza, è il modo con cui la mente le comunica che è sovraccarica. In momenti del genere, non serve “forzarsi a pensare positivo”, ma piuttosto trovare spazi di decompressione: se possibile, si rivolga ad a uno/a psicologo/a, anche online, che possa accompagnarla nel mettere ordine in questi pensieri e paure. Il punto non sarebbe “curarla”, ma avere uno spazio dove poter essere lei stesso senza filtri.
Il senso di “non aver costruito nulla”: molti arrivano a una certa età con questa sensazione. La verità è che non c’è un modello unico di vita “costruita”: non tutti devono avere una casa, una famiglia o un progetto lineare. Ciò che conta, più che “avere qualcosa”, è iniziare a riconoscere chi lei è ora e cosa la fa stare un po’ meglio — anche in piccole cose.
La costruzione può cominciare adesso e non deve essere grande: a volte basta una nuova abitudine, una relazione sincera, un interesse coltivato.
La solitudine che descrive è reale e dolorosa, ma non è un destino. Potrebbe cominciare a cercare piccoli contatti fuori dal contesto familiare o lavorativo — corsi, gruppi, associazioni, anche online — senza forzarsi. Non si tratta di “fare amicizie” subito, ma di riabituarsi alla possibilità di incontrare l'altro.
Un caro saluto.
Dott.ssa Gaia Evangelisti, Psicologa.
Grazie per aver condiviso un pezzo così intimo e delicato della tua esperienza. Da ciò che descrivi emerge una grande sofferenza, che non nasce tanto dalla scelta in sé — restare a Ischia, trasferirti a Napoli, comprare o meno una casa — quanto dal peso emotivo che queste decisioni rappresentano: la paura di sbagliare strada, il timore di deludere le aspettative degli altri e la sensazione di non avere il controllo sulla tua vita.
È comprensibile che, quando una decisione viene caricata di significati così profondi, diventi paralizzante. Non è mancanza di volontà o incapacità: è il tentativo di proteggerti da qualcosa che percepisci come troppo grande o troppo definitivo. La tua mente sembra averti messo in “allerta costante”, come se ogni scelta definisse il tuo valore o il tuo destino. Questo può spiegare anche l’insonnia, la tristezza e la sensazione di essere bloccato.
Leggo molta lucidità nelle tue parole: vedi chiaramente che procrastinare è un meccanismo di evitamento, che dire “sì” per non deludere gli altri è un modo per proteggere il legame con loro, e che il senso di colpa ti tiene dentro un circolo da cui è difficile uscire. Questa consapevolezza è già un punto di partenza importante.
Forse, più che cercare “la decisione giusta”, ora sarebbe utile spostare l’attenzione su come ti stai raccontando la tua storia. A cinquant’anni non hai “sbagliato vita”: stai attraversando un momento in cui la vita ti chiede di ridefinire chi sei, al di là di ciò che gli altri si aspettano da te. Non si tratta di costruire tutto insieme, ma di fare spazio a piccole decisioni che parlino di te, non dei tuoi sensi di colpa.
Potrebbe esserti utile lavorare su alcuni aspetti:
Distinguere ciò che vuoi tu da ciò che vuoi soddisfare negli altri. È un passaggio difficile, soprattutto quando si teme di ferire o deludere.
Progettare un passo alla volta, senza pretendere di avere subito la visione complessiva.
Esplorare con qualcuno in uno spazio sicuro (un percorso psicoterapeutico) questa paura di decidere, che sembra avere radici più profonde della questione della casa.
Non devi affrontare tutto da solo. Chiedere aiuto non è un segno di debolezza, ma di responsabilità verso te stesso. E non hai l’obbligo di essere “il figlio che gli altri si aspettano”: il valore di una persona non si misura da quanto aderisce ai desideri degli altri, ma da quanto riesce a vivere in accordo con sé stessa.
Può essere un buon momento per iniziare a domandarti non cosa dovresti fare, ma cosa ti farebbe stare bene, anche in modo semplice e concreto, anche a piccoli passi.
Se senti che questo blocco sta diventando troppo pesante da gestire da solo, considera la possibilità di iniziare un percorso psicoterapeutico: potrebbe offrirti uno spazio in cui esplorare le tue paure senza giudizio, e soprattutto in cui ritrovare la tua voce nelle decisioni della tua vita.
Meriti di prendere decisioni che parlino di te, non della paura di deludere. Una vita non è definita da una casa o da una scelta geografica, ma dalla possibilità di sentirti protagonista del tuo percorso.
Saluti
È comprensibile che, quando una decisione viene caricata di significati così profondi, diventi paralizzante. Non è mancanza di volontà o incapacità: è il tentativo di proteggerti da qualcosa che percepisci come troppo grande o troppo definitivo. La tua mente sembra averti messo in “allerta costante”, come se ogni scelta definisse il tuo valore o il tuo destino. Questo può spiegare anche l’insonnia, la tristezza e la sensazione di essere bloccato.
Leggo molta lucidità nelle tue parole: vedi chiaramente che procrastinare è un meccanismo di evitamento, che dire “sì” per non deludere gli altri è un modo per proteggere il legame con loro, e che il senso di colpa ti tiene dentro un circolo da cui è difficile uscire. Questa consapevolezza è già un punto di partenza importante.
Forse, più che cercare “la decisione giusta”, ora sarebbe utile spostare l’attenzione su come ti stai raccontando la tua storia. A cinquant’anni non hai “sbagliato vita”: stai attraversando un momento in cui la vita ti chiede di ridefinire chi sei, al di là di ciò che gli altri si aspettano da te. Non si tratta di costruire tutto insieme, ma di fare spazio a piccole decisioni che parlino di te, non dei tuoi sensi di colpa.
Potrebbe esserti utile lavorare su alcuni aspetti:
Distinguere ciò che vuoi tu da ciò che vuoi soddisfare negli altri. È un passaggio difficile, soprattutto quando si teme di ferire o deludere.
Progettare un passo alla volta, senza pretendere di avere subito la visione complessiva.
Esplorare con qualcuno in uno spazio sicuro (un percorso psicoterapeutico) questa paura di decidere, che sembra avere radici più profonde della questione della casa.
Non devi affrontare tutto da solo. Chiedere aiuto non è un segno di debolezza, ma di responsabilità verso te stesso. E non hai l’obbligo di essere “il figlio che gli altri si aspettano”: il valore di una persona non si misura da quanto aderisce ai desideri degli altri, ma da quanto riesce a vivere in accordo con sé stessa.
Può essere un buon momento per iniziare a domandarti non cosa dovresti fare, ma cosa ti farebbe stare bene, anche in modo semplice e concreto, anche a piccoli passi.
Se senti che questo blocco sta diventando troppo pesante da gestire da solo, considera la possibilità di iniziare un percorso psicoterapeutico: potrebbe offrirti uno spazio in cui esplorare le tue paure senza giudizio, e soprattutto in cui ritrovare la tua voce nelle decisioni della tua vita.
Meriti di prendere decisioni che parlino di te, non della paura di deludere. Una vita non è definita da una casa o da una scelta geografica, ma dalla possibilità di sentirti protagonista del tuo percorso.
Saluti
Buonasera, sono tante le domande che si sta ponendo e che forse varrebbe la pena indagare più a fondo. La casa probabilmente rappresenta una scelta di radicamento che le fa paura compiere perché, come dice lei, si tratta di assumere la responsabilità della propria vita che nel momento della maturità si fa più urgente. Mi sembra che lei sia bloccato dalla paura di vivere e che per difendersi resta come immobile e congelato. Forse ora può provare ad entrare dentro quella crepa che si è aperta.
Buonasera,
leggendola, ho percepito quanto grande possa essere la fatica che sta vivendo.
Immagino quanto sia difficile comprendere veramente cosa si desidera per sé: può disorientare, paralizzare di fronte alle scelte, farci sentire estranei a noi stessi.
Capisco anche quanto possa pesare la sensazione di deludere le persone a cui si tiene: è un sentimento che può imprigionarci, far guardare a noi stessi con amarezza o rimpianto, e a volte spingerci a parole dure o rassegnate verso noi stessi.
Non è affatto scontato, né semplice, trovare il coraggio di mettere per iscritto tutto ciò che lei ha condiviso. Credo però che esplorare questi sentimenti in maniera più profonda possa essere un passo importante. La sofferenza merita sempre dignità.
Se lo desidera, potrebbe essere utile affrontare questo percorso, magari con il sostegno di qualcuno che possa accompagnarla con ascolto e cura, come un professionista.
leggendola, ho percepito quanto grande possa essere la fatica che sta vivendo.
Immagino quanto sia difficile comprendere veramente cosa si desidera per sé: può disorientare, paralizzare di fronte alle scelte, farci sentire estranei a noi stessi.
Capisco anche quanto possa pesare la sensazione di deludere le persone a cui si tiene: è un sentimento che può imprigionarci, far guardare a noi stessi con amarezza o rimpianto, e a volte spingerci a parole dure o rassegnate verso noi stessi.
Non è affatto scontato, né semplice, trovare il coraggio di mettere per iscritto tutto ciò che lei ha condiviso. Credo però che esplorare questi sentimenti in maniera più profonda possa essere un passo importante. La sofferenza merita sempre dignità.
Se lo desidera, potrebbe essere utile affrontare questo percorso, magari con il sostegno di qualcuno che possa accompagnarla con ascolto e cura, come un professionista.
Buongiorno, le parole che ha scritto trasmettono con molta chiarezza la fatica profonda che sta vivendo, un senso di smarrimento che sembra accompagnarla da tempo e che oggi, di fronte a una decisione concreta come quella della casa, si manifesta con forza maggiore. È come se questo tema, apparentemente pratico, fosse in realtà lo specchio di un conflitto interiore più ampio: il timore di scegliere, di prendere una direzione, di accettare la responsabilità di sé e della propria vita. Spesso, in situazioni come la sua, la difficoltà non riguarda tanto la decisione in sé, ma ciò che essa rappresenta. Decidere implica riconoscere che alcune possibilità andranno perdute, che si diventa autori della propria storia, con tutto il carico di incertezza che questo comporta. Quando si ha paura di sbagliare, la mente può rifugiarsi nella procrastinazione: rimandare diventa un modo per non sentire la paura, ma allo stesso tempo mantiene viva la sensazione di stallo e inadeguatezza. Questo circolo vizioso, tipico dei momenti di blocco, può farci percepire la vita come sospesa, senza direzione, e accrescere il senso di impotenza. Il legame con la sua famiglia, poi, aggiunge un altro livello di complessità. Da ciò che racconta, sembra esserci una tensione tra il desiderio di affermare la propria autonomia e la paura di deludere chi le è caro. Questo conflitto interiore può facilmente generare sensi di colpa e un profondo sentimento di fallimento personale, come se non riuscire a prendere una decisione significasse non essere “all’altezza” delle aspettative. Tuttavia, ciò che descrive non è una colpa, ma il riflesso di un funzionamento emotivo che si è probabilmente costruito nel tempo, dove la paura di dispiacere o di sbagliare ha preso il sopravvento sulla possibilità di ascoltare davvero i propri bisogni. È importante ricordare che la sua sofferenza non è segno di debolezza, ma di quanto stia cercando, a modo suo, di dare senso alla propria vita in un momento di transizione complesso. Quando dice di sentirsi “irrisolto”, in realtà sta già mostrando una consapevolezza preziosa: riconoscere il disagio è il primo passo per poterlo affrontare. In una prospettiva cognitivo-comportamentale, si lavorerebbe proprio su questo: comprendere come certi pensieri di indecisione e autoaccusa contribuiscano a mantenere la paura e la paralisi, e gradualmente costruire nuove esperienze di efficacia e autonomia, anche attraverso piccoli passi concreti. Forse, in questo momento, più che cercare subito la scelta “giusta” su dove vivere, potrebbe essere utile imparare a stare accanto a sé stesso con maggiore comprensione, riducendo il giudizio e accettando che l’incertezza fa parte del processo di cambiamento. Da lì, con calma, le decisioni potranno prendere forma in modo più autentico, come espressione di chi è davvero, e non solo di ciò che gli altri si aspettano. Resto a disposizione. Dott. Andrea Boggero
Buongiorno, le consiglio un percorso di sostegno psicologico che l'aiuti a trovare fiducia in se stesso e la motivazione che le serve. Cordiali saluti.
Buongiorno, mi dispiace per quello che sta vivendo, per lo stallo e il senso di stagnazione che si trova a sperimentare. Le sue parole sono chiare ed esprimono pienamente il suo vissuto. Dal suo racconto emerge un forte senso di blocco e di pressione interna, legata sia alle scelte di vita sia alle aspettative familiari. È comprensibile che, di fronte a decisioni importanti e vissute come definitive, possano emergere paura, insicurezza e senso di smarrimento. Ci sono momenti in cui alcuni temi della nostra vita non possono essere più procrastinati e chiedono di essere visti ed elaborati, non è mai troppo tardi per questo. Potrebbe essere molto utile poter parlare di questo con un professionista, per esplorare insieme sia la difficoltà nel prendere decisioni, sia il peso delle aspettative familiari. A volte non serve partire subito dalla scelta pratica (casa, città ecc.), ma dal ritrovarsi o dallo scoprirsi per la prima volta, col tempo la strada potrebbe apparirle più chiara. Le auguro ogni bene, BM
Buongiorno,
le sue parole trasmettono con grande lucidità quanto stia vivendo un momento di profonda stanchezza e disorientamento. Spesso, quando si arriva a uno “stallo” come quello che descrive, la mente tende a concentrarsi su tutto ciò che non è stato costruito, trascurando il fatto che ogni fase della vita può essere un punto di ripartenza, nonostante la paura e la confusione. Un percorso psicologico potrebbe aiutarla a riconoscere e gestire questi pensieri auto-critici, lavorando sul senso di inefficacia e sull’ansia legata alle scelte. Anche il fatto che lei riesca a mettere in parole tutto questo è un segnale importante: significa che una parte di sé desidera cambiare, trovare direzione.
Cordiali saluti
Dott.ssa Mara Di Clemente
le sue parole trasmettono con grande lucidità quanto stia vivendo un momento di profonda stanchezza e disorientamento. Spesso, quando si arriva a uno “stallo” come quello che descrive, la mente tende a concentrarsi su tutto ciò che non è stato costruito, trascurando il fatto che ogni fase della vita può essere un punto di ripartenza, nonostante la paura e la confusione. Un percorso psicologico potrebbe aiutarla a riconoscere e gestire questi pensieri auto-critici, lavorando sul senso di inefficacia e sull’ansia legata alle scelte. Anche il fatto che lei riesca a mettere in parole tutto questo è un segnale importante: significa che una parte di sé desidera cambiare, trovare direzione.
Cordiali saluti
Dott.ssa Mara Di Clemente
Le tue parole trasmettono una profonda consapevolezza e una sensibilità rara: ti stai osservando con lucidità, anche se oggi questa lucidità ti pesa come una condanna. In realtà, ciò che descrivi non è “un disastro”, ma **un momento di blocco esistenziale** in cui la paura di scegliere — e di deludere — ha preso il sopravvento sulla fiducia nelle tue possibilità. È una condizione più comune di quanto pensi, soprattutto in fasi di passaggio della vita come questa.
Il nodo centrale sembra essere la difficoltà a **sentirti libero di decidere per te**, senza il peso del giudizio o delle aspettative familiari. Continuare a fingere accordo per evitare conflitti ti tiene in uno stato di immobilità e senso di colpa. Il punto, però, non è comprare o meno una casa: è **ritrovare la tua voce**, quella che oggi si è quasi spenta sotto anni di timore e compiacenza.
Non serve cambiare tutto subito: potresti iniziare lavorando, magari con uno psicoterapeuta, sulla paura di scegliere e sulla sensazione di inadeguatezza. Non sei senza direzione: sei semplicemente fermo a un bivio in cui hai bisogno di ritrovare fiducia nel tuo valore e nel diritto di decidere la tua vita, anche se non coincide con ciò che gli altri si aspettano da te.
Il nodo centrale sembra essere la difficoltà a **sentirti libero di decidere per te**, senza il peso del giudizio o delle aspettative familiari. Continuare a fingere accordo per evitare conflitti ti tiene in uno stato di immobilità e senso di colpa. Il punto, però, non è comprare o meno una casa: è **ritrovare la tua voce**, quella che oggi si è quasi spenta sotto anni di timore e compiacenza.
Non serve cambiare tutto subito: potresti iniziare lavorando, magari con uno psicoterapeuta, sulla paura di scegliere e sulla sensazione di inadeguatezza. Non sei senza direzione: sei semplicemente fermo a un bivio in cui hai bisogno di ritrovare fiducia nel tuo valore e nel diritto di decidere la tua vita, anche se non coincide con ciò che gli altri si aspettano da te.
Buongiorno, quello che mi colpisce sono in particolare due cose: le aspettative che i suoi genitori avevano su si lei e la paura dell'acquisto della casa. Le aspettative "uccidono" le relazioni, perché l'altro non deve incarnare la persona ideale che vorremmo, ma dovrebbe essere se stesso, libero da condizionamenti sociali e/o familiari. Come l'aspettativa delusa influisce sulle sue scelte?
L'altro aspetto che mi incuriosisce è la paura dell'acquisto della casa: cosa rappresenta per lei la casa? e scegliere? sarebbe interessante osservare bene queste dinamiche
L'altro aspetto che mi incuriosisce è la paura dell'acquisto della casa: cosa rappresenta per lei la casa? e scegliere? sarebbe interessante osservare bene queste dinamiche
Buongiorno,
quando ci si sente bloccati e sopraffatti da scelte che sembrano più grandi di noi, è importante ricordare che il “non sapere cosa fare” non rappresenta un fallimento, ma può essere il segnale che una parte di sé sta chiedendo ascolto. Spesso l’immobilità nasce dal bisogno di proteggersi da decisioni che non si percepiscono autentiche, non dalla mancanza di volontà.
In questi momenti, un percorso di supporto psicologico può aiutare a mettere ordine nei pensieri, comprendere le proprie priorità e ritrovare una direzione che senta davvero sua. Non è mai troppo tardi per capire davvero cosa si desidera e per trovare la propria strada.
Resto a disposizione,
Dott.ssa Margherita Renna
quando ci si sente bloccati e sopraffatti da scelte che sembrano più grandi di noi, è importante ricordare che il “non sapere cosa fare” non rappresenta un fallimento, ma può essere il segnale che una parte di sé sta chiedendo ascolto. Spesso l’immobilità nasce dal bisogno di proteggersi da decisioni che non si percepiscono autentiche, non dalla mancanza di volontà.
In questi momenti, un percorso di supporto psicologico può aiutare a mettere ordine nei pensieri, comprendere le proprie priorità e ritrovare una direzione che senta davvero sua. Non è mai troppo tardi per capire davvero cosa si desidera e per trovare la propria strada.
Resto a disposizione,
Dott.ssa Margherita Renna
Buongiorno, dalle sue parole emerge una consapevolezza profonda e dolorosa: la sensazione di trovarsi a un bivio senza riuscire a scegliere, come se ogni direzione portasse con sé timore e senso di colpa. Quello che descrive non è semplice indecisione, ma un momento di grande stanchezza interiore, dove la mente sembra paralizzata tra desiderio di libertà e paura di deludere gli altri.
È importante sapere che non è solo: molti attraversano periodi in cui la vita sembra ‘ferma’, ma proprio da questi passaggi può nascere un nuovo modo di comprendersi. Un percorso psicologico può aiutarla a dare significato a questo stallo, a riconoscere le sue risorse e a sciogliere quei legami di colpa che oggi la tengono immobile. Ha già fatto un passo importante scrivendo e mettendo ordine nei suoi pensieri; se desidera parlarne in uno spazio protetto e costruttivo, può contattarmi: insieme potremo dare una forma più chiara e libera al suo futuro
È importante sapere che non è solo: molti attraversano periodi in cui la vita sembra ‘ferma’, ma proprio da questi passaggi può nascere un nuovo modo di comprendersi. Un percorso psicologico può aiutarla a dare significato a questo stallo, a riconoscere le sue risorse e a sciogliere quei legami di colpa che oggi la tengono immobile. Ha già fatto un passo importante scrivendo e mettendo ordine nei suoi pensieri; se desidera parlarne in uno spazio protetto e costruttivo, può contattarmi: insieme potremo dare una forma più chiara e libera al suo futuro
Gentile paziente,dalle tue parole emerge un forte senso di sovraccarico: la paura di scegliere, l’ansia legata alla casa, il timore di deludere la tua famiglia e la sensazione di “non aver costruito abbastanza” stanno pesando molto sul tuo equilibrio emotivo.
Questa difficoltà non indica incapacità, ma un sistema in allarme: quando una decisione importante viene caricata di aspettative, solitudine e sensi di colpa, è normale sentirsi bloccati, confusi e impauriti.
La tua fatica nasce soprattutto dal tentativo di tenere insieme ciò che tu senti davvero e ciò che credi che gli altri si aspettino da te. Questo crea un conflitto interno che consuma energie e amplifica l’ansia.
In un percorso terapeutico potresti lavorare su due aspetti centrali:
riprendere contatto con i tuoi reali desideri, distinguendoli dalle pressioni esterne;
recuperare un senso di fiducia nelle tue capacità decisionali imparando a esprimere limiti e bisogni senza sentirti in colpa.
Non sei “in ritardo sulla vita”: sei in un momento in cui il tuo corpo e la tua mente ti stanno chiedendo di fermarti e riorientarti. E chiedere aiuto, come stai facendo ora, è già un passo importante nella direzione giusta.
Se lo desideri, resto a disposizione.
Dott.ssa A.Mustatea
Questa difficoltà non indica incapacità, ma un sistema in allarme: quando una decisione importante viene caricata di aspettative, solitudine e sensi di colpa, è normale sentirsi bloccati, confusi e impauriti.
La tua fatica nasce soprattutto dal tentativo di tenere insieme ciò che tu senti davvero e ciò che credi che gli altri si aspettino da te. Questo crea un conflitto interno che consuma energie e amplifica l’ansia.
In un percorso terapeutico potresti lavorare su due aspetti centrali:
riprendere contatto con i tuoi reali desideri, distinguendoli dalle pressioni esterne;
recuperare un senso di fiducia nelle tue capacità decisionali imparando a esprimere limiti e bisogni senza sentirti in colpa.
Non sei “in ritardo sulla vita”: sei in un momento in cui il tuo corpo e la tua mente ti stanno chiedendo di fermarti e riorientarti. E chiedere aiuto, come stai facendo ora, è già un passo importante nella direzione giusta.
Se lo desideri, resto a disposizione.
Dott.ssa A.Mustatea
Salve, mi spiace molto per la situazione che sta vivendo. Forse però niente e perduto, tutto si può recuperare, facendosi sicuramente aiutare da un professionista. Per fare si , che la grande confusione che lo attanaglia venga via e dia spazio finalmente a un uomo capace di prendersi le sue responsabilità e soprattutto di poter finalmente scegliere. Si lasci guidare e vedrà che si sentirà presto libero anche dai sensi di colpa e padrone di sé, per poter andare dove vuole. Le auguro il meglio e per qualsiasi chiarimento rimango a disposizione anche online. Dott ssa Gabriella Cascinelli
Buongiorno, sento la sua sofferenza e nello stesso tempo mi sembra che lei abbia una certa consapevolezza delle sue difficoltà. Nello stesso tempo l'unico consiglio che sento di darle è di intraprendere un percorso di aiuto, cercando di andare alle radici emotive delle sue difficoltà al di là delle consapevolezze e del pensiero, moltevolte c'e' una parte di noi che resiste a modificare qualsiasi cosa, pur essendo consapevole. Se ritiene online posso essere disponibile ad aiutarla. Buona Giornata Dario Martelli
Affrontare la questione psicologicamente significa comprendere meglio le sue angoscie per chiarire cosa le impedisce di agire come vorrebbe, in generale infatti questi meccanismi sono attivi, non passivi, ovvero qualcosa le impedisce attivamente di prendere una decisione, eventualmente il timore da lei citato sul non essere un figlio all'altezza delle aspettative dei suoi genitori. Le consiglio dunque di iniziare un percorso, cercando di iniziare a domandarsi perché pensa quel che pensa anziché limitarsi, per così dire, a pensare e basta, senza dare per scontata la risposta; in questo un professionista può aiutare
Gentile utente,
le sue parole raccontano una grande consapevolezza e, allo stesso tempo, una profonda stanchezza emotiva. Quando si arriva a una fase della vita in cui si ha la sensazione di non aver costruito abbastanza, è naturale provare smarrimento e senso di colpa, soprattutto se le aspettative familiari o sociali pesano come un confronto costante.
Ciò che descrive — la difficoltà a scegliere, la paura di sbagliare, la tendenza a rimandare — non parla di incapacità, ma di paura di perdere qualcosa di sé in qualunque direzione si prenda. Restare immobili a volte è una forma di protezione, anche se nel tempo diventa soffocante.
In questi casi non serve “forzare” una grande decisione, ma ricominciare da piccoli atti di chiarezza personale: chiedersi che cosa, oggi, le porterebbe un po’ di serenità o di curiosità, senza pretendere subito una risposta definitiva.
Un percorso psicologico potrebbe aiutarla a distinguere tra ciò che desidera davvero e ciò che sente di “dover essere” per gli altri, liberandosi dal peso dei sensi di colpa e ritrovando una direzione autentica e più gentile verso di sé.
Dott.ssa Sara Petroni
le sue parole raccontano una grande consapevolezza e, allo stesso tempo, una profonda stanchezza emotiva. Quando si arriva a una fase della vita in cui si ha la sensazione di non aver costruito abbastanza, è naturale provare smarrimento e senso di colpa, soprattutto se le aspettative familiari o sociali pesano come un confronto costante.
Ciò che descrive — la difficoltà a scegliere, la paura di sbagliare, la tendenza a rimandare — non parla di incapacità, ma di paura di perdere qualcosa di sé in qualunque direzione si prenda. Restare immobili a volte è una forma di protezione, anche se nel tempo diventa soffocante.
In questi casi non serve “forzare” una grande decisione, ma ricominciare da piccoli atti di chiarezza personale: chiedersi che cosa, oggi, le porterebbe un po’ di serenità o di curiosità, senza pretendere subito una risposta definitiva.
Un percorso psicologico potrebbe aiutarla a distinguere tra ciò che desidera davvero e ciò che sente di “dover essere” per gli altri, liberandosi dal peso dei sensi di colpa e ritrovando una direzione autentica e più gentile verso di sé.
Dott.ssa Sara Petroni
Buongiorno, dal suo messaggio si evince come spesso anche da adulti possiamo rimanere vincolati a ruoli e pressioni familiari che ci opprimono. Credo che per lei possa essere arrivato il momento di prendere davvero in mano la sua vita, comprendendo cosa vuole davvero aldilà dei sensi di colpa che prova, trovando il suo senso per la sua vita.
Rimango a sua disposizione.
Dott.ssa Giulia Diener
Rimango a sua disposizione.
Dott.ssa Giulia Diener
Gentile utente, La ringrazio per aver condiviso con tanta sincerità i Suoi pensieri e le Sue difficoltà. Le Sue parole trasmettono un profondo senso di smarrimento, che spesso accompagna i momenti in cui si fa il punto sulla propria vita e ci si accorge di non riconoscersi più pienamente nel proprio percorso. Ciò che descrive – la paura di scegliere, la sensazione di essere “bloccato”, il senso di colpa verso i genitori e la percezione di solitudine – sono vissuti molto umani, ma che diventano faticosi quando sembrano togliere spazio alla serenità e alla fiducia in sé.
A volte, quando ci si sente “fermi”, non è tanto perché non si vuole cambiare, ma perché si ha bisogno di comprendere meglio cosa si sta cercando davvero e di ritrovare dentro di sé un senso di direzione e di valore personale. In queste situazioni, un percorso psicologico può rappresentare un’occasione preziosa per esplorare le proprie paure, dare voce ai propri bisogni, e ricostruire un senso di sé più coerente e libero da aspettative esterne.
Non è mai troppo tardi per cominciare a conoscersi in modo autentico e iniziare a costruire qualcosa di significativo per sé. Anche il semplice fatto che Lei abbia espresso con tanta chiarezza ciò che sente è già un passo importante verso la consapevolezza e il cambiamento.
Se lo desidera, possiamo affrontare insieme queste difficoltà, con uno spazio di ascolto rispettoso e privo di giudizio, per aiutarLa a ritrovare un equilibrio interiore e una direzione che Le appartenga davvero.
Sarei felice di accompagnarla in questo percorso.
Se dovesse avere dei dubbi, può contattarmi premendo il tasto 'messaggio' sul mio profilo.
Resto a disposizione attraverso consulenze online.
Dott. Luca Rochdi
A volte, quando ci si sente “fermi”, non è tanto perché non si vuole cambiare, ma perché si ha bisogno di comprendere meglio cosa si sta cercando davvero e di ritrovare dentro di sé un senso di direzione e di valore personale. In queste situazioni, un percorso psicologico può rappresentare un’occasione preziosa per esplorare le proprie paure, dare voce ai propri bisogni, e ricostruire un senso di sé più coerente e libero da aspettative esterne.
Non è mai troppo tardi per cominciare a conoscersi in modo autentico e iniziare a costruire qualcosa di significativo per sé. Anche il semplice fatto che Lei abbia espresso con tanta chiarezza ciò che sente è già un passo importante verso la consapevolezza e il cambiamento.
Se lo desidera, possiamo affrontare insieme queste difficoltà, con uno spazio di ascolto rispettoso e privo di giudizio, per aiutarLa a ritrovare un equilibrio interiore e una direzione che Le appartenga davvero.
Sarei felice di accompagnarla in questo percorso.
Se dovesse avere dei dubbi, può contattarmi premendo il tasto 'messaggio' sul mio profilo.
Resto a disposizione attraverso consulenze online.
Dott. Luca Rochdi
Gentile Utente,
le sue parole restituiscono con molta lucidità il peso di un momento di vita in cui sembra essersi interrotto il filo del desiderio; nel suo scritto si percepisce una grande fatica, ma anche una profonda onestà nel guardare la propria vita.
Spesso, quando ci si percepisce “bloccati”, non è tanto perché manchi una direzione, ma perché qualcosa dentro di noi - magari un dovere, un ideale o un legame familiare - ci trattiene dal poter ascoltare ciò che realmente vogliamo.
Uno spazio di parola può aiutarla a dare voce a ciò che oggi resta soffocato dall’angoscia e dal senso di colpa, affinché le sue scelte - anche quelle più concrete, come il dove vivere - possano nascere da un incontro più autentico con sé stesso.
Il consiglio che posso darle è di rivolgersi ad un professionista con cui poter parlare liberamente di queste sue paure, cosicché possa accompagnarla verso una maggiore conoscenza di ciò che sta esperendo, della sua storia e dei suoi vissuti e comprendere meglio cosa la trattiene e cosa invece può aprirla a nuove possibilità.
Cordialmente
AC
le sue parole restituiscono con molta lucidità il peso di un momento di vita in cui sembra essersi interrotto il filo del desiderio; nel suo scritto si percepisce una grande fatica, ma anche una profonda onestà nel guardare la propria vita.
Spesso, quando ci si percepisce “bloccati”, non è tanto perché manchi una direzione, ma perché qualcosa dentro di noi - magari un dovere, un ideale o un legame familiare - ci trattiene dal poter ascoltare ciò che realmente vogliamo.
Uno spazio di parola può aiutarla a dare voce a ciò che oggi resta soffocato dall’angoscia e dal senso di colpa, affinché le sue scelte - anche quelle più concrete, come il dove vivere - possano nascere da un incontro più autentico con sé stesso.
Il consiglio che posso darle è di rivolgersi ad un professionista con cui poter parlare liberamente di queste sue paure, cosicché possa accompagnarla verso una maggiore conoscenza di ciò che sta esperendo, della sua storia e dei suoi vissuti e comprendere meglio cosa la trattiene e cosa invece può aprirla a nuove possibilità.
Cordialmente
AC
Buonasera, come mai non ha preso in considerazione l'idea di un percorso di psicoterapia? Penso, da ciò che ha detto, che sia non solo una strada percorribile ma caldamente suggerita.
Cordiali saluti
Dott.ssa Valeria Randisi
Cordiali saluti
Dott.ssa Valeria Randisi
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- Buonasera, il mio compagno soffre di bipolarismo, assume litio ma è anche affetto da ludopatia. Ho letto che c'è correlazione tra bipolarismo e ludopatia...sta portando me sul lastrico finanziario, lui da bravo manipolatore fa passare me per quella cattiva mentre lui non ha alcuna colpa. Io penso che…
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