Buonasera gentili dottori, Volevo chiedere se la sensazione di sentirsi esaurito, sentirsi distacca

25 risposte
Buonasera gentili dottori,
Volevo chiedere se la sensazione di sentirsi esaurito, sentirsi distaccato dalla propria persona, sempre con la testa sulle nuvole, mai concentrato del tutto o che si dimenticano di fare delle cose è attribuito da una forte stress accumulato nel tempo... Ho iniziato una cura farmacologica con ansiolitici e antidepressivi da un mese e quelle sensazioni che ho descritto prima sono relative a prima che iniziassi la cura... Ho avuto 2 o 3 attacchi di panico per ragioni sentimentali, e per altri motivi personali convivendo da 3 anni insieme alla mia attuale ragazza, la quale sento che già da un anno e mezzo è finito quell amore che c era all inizio... Questo mi ha portato sempre a sopportare situazioni di finzione nei suoi confronti, ma non ho mai avuto il coraggio di dirle veramente le cose che pensavo e di mettere fine alla storia...Lei mi ama tantissimo, ma io a 26 anni sento di dover fare altro, o altre esperienze, come se non mi accontetassi più di lei e vorrei altre esperienze,anche lavorative. Il mio psichiatra attribuisce questi fattori ansiosi al fatto che l amore è finito per me ma non riesco a prendere una decisione, non riesco a trovare la forza di dirle le cose che penso. Anche Un lavoro che non mi soddisfa è correlato a questi fattori di ansia secondo me Tutto questo fino a quando lei è stata male e li ho somatizzato tutto il suo dolore pefche avevamo il presentimento che avesse qualcosa di brutto per varie volte che stava male (giramenti di testa, vertigini, dolore alla cervicale, senso di nausea)... Tutte queste cose le ho subite anch io perché le sono stato vicino in quel momento stando da soli fuori casa a Roma, con tutti i pensieri che portano due giovani a provvedere ad essere indipendenti.. La mia domanda è si può guarire definitivamente da queste sensazioni e paure o dovrò prendere ansiolitici a vita e antidepressivi.. Sono ignorante in materia e anche un po' ipocondriaco e quindi evito di leggere su internet siti inutili.
Grazie
Buongiorno. Immagino che la vita da "fuori sede" a Roma possa, come in un gioco di specchi, illudere e deludere. Questo per quanto riguarda il piano socio-lavorativo. Rispetto all'amore che finisce, è normale che dopo 1 anno e mezzo il trasporto sia differente. Ciò che forse conviene comprendere è cosa scateni di fondo questo suo malessere. Potrebbe infatti essere una fisiologica crisi evolutiva, in accordo anche con la sua fase di vita adulta

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Si può guarire. La sua analisi è molto dettagliata e puntuale. I farmaci che sta prendendo possono aiutarla, ma le suggerirei, in aggiunta, di provare ad intraprendere una terapia di tipo psicologico, per approfondire le motivazioni del suo stato, e risolverle. Buona giornata
Buongiorno,
Certo che si può guarire a patto che a fianco del percorso farmacologico ne faccia uno psicoterapeutico.
Le servirebbe per analizzare e sciogliere i dubbi che si pone quotidianamente.
Buona giornata
Dott.ssa Elisa Fedriga
Sembra che lei abbia già identificato molti fattori alla base del suo malessere, forse dovrebbe iniare ad avere maggiore fiducia in ciò che sente e che pensa. Del resto le emozioni sono la bussola che ci orienta, e nostro compito è imparare ad ascoltarle e a riconoscerle. Detto ciò in certi momenti critici chiedere aiuto è una cosa sana, cercare di comprendere perché non riesce a dire ciò che sente e che pensa le sarebbe di aiuto, comprendere I motivi che le impediscono di legittimare i suoi bisogni. Le hanno già risposto le colleghe, la farmacoterapia ok ma anche la comprensione di se attraverso un percorso di psicoterapia le gioverebbe.
Buongiorno, a 26 aa bisognerebbe vivere e non sopravvivere. Forse il suo malessere e le sue incertezze potrebbero essere anche quelle della sua compagna. Si faccia aiutare psicologicamente. Alle volte pensiamo di fare meno male all'altro e a noi stessi "rimanendo" in una certa situazione....
Buongiorno,
come già detto dai colleghi che mi hanno preceduto, oltre alla cura psicofarmacologica dovrebbe fare un percorso psicoterapico. In letteratura scientifica infatti, è ampiamente documentato che è quasi sempre necessario coadiuvare la terapia farmacologica a quella psicoterapica.
Cordiali saluti,
Dott. Feliciano Lizzadro
Salve per quello che racconta sembra che ci siano sintomi dissociativi che sono correlati con delle esperienze traumatiche. Deve comunque intraprendere un percorso psicoterapico e non faccia perdere tempo. Se noi non rendiamo conscio lincoscio, sarà l inconscio a guidarci e questo lo chiamiamo destino. Il destino è nelle sue mani vada da uno psicologo e si faccia aiutare.
Buon giorno, è molto importante che lei abbia chiaro quali sono le cose che le causano disagio in questo momento della sua vita, questo la aiuta a focalizzare il problema attuale. È chiaro che vadano indagate le motivazioni per cui si sente bloccato e non in grado di affrontare il cambiamento dettato da un eventuale fine della sua relazione. Ha fatto sicuramente bene a rivolgersi ad un professionista, ma la sola cura farmacologica non è sufficiente è necessario affiancare una psicoterapia che la aiuti a sviluppare le abilità per fronteggiare e risolvere questa situazione, che senza dubbio con l'aiuto adeguato potrà migliorare.
Cordiali saluti.
Dott.ssa Alessandra Biondi
Mi giunge la sua lucida consapevolezza che a volte di fronte alle difficoltà della vita  bisogna chiedere aiuto perchè è difficile farcela da soli .Emerge nel suo caso un'insoddisfazione risucchiante rispetto a quelli che sono i suoi reali bisogni ma soprattutto i suoi desideri sia di tipo professionali che personali.
La psicoterapia in abbinamento alla terapia farmacologica  le può dare una grande mano a comprendere i segnali che il suo corpo le manda al fine di rimetterla dentro un percorso, un cammino, un processo che aggiunge e congiunge verso se stessi per se stessi e verso se stessi e per gli altri.
La vita è trasformazione e le trasformazioni se attraversate, si fidi, portano alla rinascita.
Buona serata.
Dott.ssa Marcella Cammalleri.
Buonasera concordo con la necessità di proseguire affiancando un percorso psicoterapeutico alla cura farmacologica senzaltro utile all'inizio per fornire gli ingredienti necessari. In un secondo momento la ricetta bisogna cucinarla e allora lo spazio terapeutico diventa fondamentale per comprendere i blocchi che ci impediscono di proseguire nelle nostre tappe evolutive.
Se vuole mi contatti in privato.
Saluti
Dr.ssa Manuela Pacifici
I disturbi che lei descrive a mio parere sono segni di una insufficiente integrazione tra le sue personali strategie di affronto degli eventi della vita, che a volte possono essere notevolmente impegnativi. Probabilmente il disagio della relazione che avverte è condiviso dalla sua compagna; non è detto che ciò si necessariamente la "fine di un amore", sicuramente una trasformazione dell'amore iniziale sì. Ma è normale che una relazione evolva e si trasformi, anche se ciò a volte spaventa o non viene compreso nei suoi giusti termini, provocando ansia, depressione, o sintomi psicosomatici. Da tutto ciò si può "guarire", ma ritengo sia estremamente utile a tal fine un accompagnamento psicoterapeutico personale, che permetta una comprensione approfondita di ciò che sta accadendo e una gestione adeguata delle difficoltà incontrate. E' molto importante che ognuno possa esprimere all'altro i propri vissuti, sia positivi che negativi, per poter trovare le soluzioni più adatte: potrebbe essere molto utile un coinvolgimento in questo percorso di entrambi i membri della coppia (terapia di coppia) o effettuare percorsi individuali paralleli ( in questo caso però consiglierei due terapeuti distinti ma che utilizzano lo stesso modello di intervento). Non smarrisca la fiducia che le difficoltà sono affrontabili e lei possa trovare il modo di stare bene prima di tutto con se stesso
Salve, i colleghi che mi hanno preceduto hanno già descritto ampiamente la necessità di un percorso terapeutico che vada ad incidere profondamente sulle sue scelte , ma soprattutto sul suo sentire, ma il viaggio terapeutico si affronta con una grande volontà di esserci ...a ventisei anni è fondamentale non trascurare questi segni e non sarebbe desiderabile rendersi dipendenti dagli psicofarmaci quando si ha davanti la possibilità ancora di intraprendere percorsi che decideranno il benessere della nostra vita....le auguro di trovare dentro di sé la spinta per scegliere al più presto uno psicoterapeuta di cui fidarsi ....un saluto . Dottoressa Rosanna Sammartino
Buongiorno, l'analisi che lei fornisce dei suoi sintomi e delle possibili cause è già un importante passo verso il benessere. Sarebbe importante fare un ulteriore lavoro psicologico per comprendere cosa la tiene bloccata in questa situazione e modificare le strategie che utilizza per affrontare le "sfide della vita", visto che attualmente non stanno funzionando e le causano questo malessere.
Un saluto
Gentile ragazzo,
il fatto che la cura abbia eliminato i sintomi che descrive all'inizio del suo post conferma evidentemente la diagnosi di disturbo ansioso-depressivo. Ciò che i farmaci solitamente non riescono a fare è modificare delle problematiche psicologiche che siano radicate e che hanno un ruolo assolutamente importante nella sintomatologia, per cui si rischia di non venire mai veramente fuori dal problema psicologico-esistenziale. Quest'ultimo continuerà a produrre effetti con il rischio di una dipendenza da farmaci e una cronicizzazione e complicazione del problema stesso.
In ogni stato ansioso o depressivo pertanto è assolutamente consigliabile e direi necessaria una terapia psicologica che le consiglierei di intraprendere con uno psicologo psicoterapeuta, a motivo della sua maggiore preparazione in materie psicologiche. Come lei può notare, non basta una diagnosi anche psicologica che le abbia comunicato lo psichiatra per cambiare le cose; la terapia psicologica prevede altro per ottenere il cambiamento.
Buongiorno, quello che ci descrive in questo post appassionato è un piccolo frammento della sua vita e la ringrazio per essersi voluto aprire così. Mi sembra che abbia capito anche da sè, con questo piccolo iniziale tentativo che parlare della propria vita agli altri aiuta a mettere in ordine gli eventi, comprenderli più profondamente, ampliare le prospettive e cercare di potenziare le risorse dentro di sè che le permettono di fronteggiare gli eventi. Questa è una cosa che può fare rivolgendosi ad uno psicologo iscritto all'albo e facendo con lui/lei un percorso di supporto. Se invece desidera intervenire in maniera più mirata sulla comprensione ed il cambiamento delle cause del suo malessere, se vuole creare nuove risorse dentro di sè (ad esempio trovare la forza di interrompere una relazione in cui non si sente autenticamente felice) o capire come mai tende a sviluppare sintomatologie come gli attacchi di panico e ridurne l'insorgenza, allora può intraprendere un percorso più approfondito con uno psicoterapeuta. Questi percorsi possono affiancarsi a quello farmacologico e potrebbero incrementare il suo benessere in maniera da ridurre o modulare, in accordo e collaborazione con il suo psichiatra, il farmaco. Lei ha già intrapreso un primo percorso di cura ed ha fatto bene, adesso se come dice lei "io a 26 anni sento di dover fare altro" può scegliere di non affidarsi unicamente e passivamente alle sostanze ma di mettere in gioco un pò di determinazione, volontà concentrazione e perseveranza per intraprendere un nuovo percorso psicologico o psicoterapeutico in cui scendere in campo direttamente. Credo che se non vuole accontentarsi questo momento della sua vita può essere quello giusto per provare ad ottenere di più per se stesso e per il suo benessere.
buonasera, il suo "esaurimento" è comprensibile alla luce dei tormenti emotivi che descrive e della storia recente della sua coppia dove avete sperimentato il "pericolo di vita a causa della malattia" e questo può aver riattivato il sistema di reazione da stress e portare ai sintomi che descrive: "sentirsi distaccato da se" "sempre con la testa sulle nuvole, mai concentrato del tutto". Questi sono indicatori che forse c'è stato qualche memoria traumatica che si è riattivata e che non va trascurata. Sono quelle memorie con le loro emozioni che, come congelate a quel tempo, possono impegnare il suo cervello al punto tale che e le risorse cognitive ne risentono come ha potuto constatare. sarebbe utile affiancare una psicoterapia al trattamento farmacologico per andare a lavorare oltreché sul disagio presente anche sugli eventi del passato che hanno contribuito a creare questa situazione oggi. Potrebbe essere una crisi fisiologica data la sua giovane età e nonostante ciò non possiamo escludere altri fattori predisponenti. E' possibile risolvere i sintomi con una psicoterapia integrata con trattamento EMDR che va lavorare proprio su quelle memorie. Se ha bisogno di ulteriori chiarimenti può contattarmi. Un cordiale saluto
Buongiorno, provi ad affiancare alla terapia farmacologica un percorso di psicoterapia.
Potrebbe aiutarla ad affrontare con il supporto giusto queste sue problematiche.
In bocca al lupo, Dott. Andrea De Simone
Salve, innanzitutto trovo positivo il fatto che non si sia documentato su internet, ma stia cercando una risposta al suo malessere in un sito di professionisti, vedrà che tutte queste risposte la aiuteranno. La mia esperienza mi insegna che si può guarire, non prendendo solo i farmaci, ma facendo anche un percorso di psicoterapia.
Vedrà che in questo modo starà meglio.
Arrivederci.
Dott. Fiori
Salve,
per i farmaci consulti il medico che le ha fatto la prescrizione.
Per il resto il consiglio è di contattare un professionista.
Un saluto,
MMM
Salve, mi sembra di capire che ha già le risposte ma le domande sono quelle giuste? Le consiglio di iniziare un percorso psicoterapeutico per riordinare le sue confusioni.
Saluti
Buonasera, penso che al momento attuale, rivolgersi ad uno psicologo potrebbe esserle di aiuto per fare chiarezza e avere maggiore comprensione del periodo e della difficoltà che sta vivendo. Un saluto, Dott. Alessandro D'Agostini
Dalle sue parole sembra attraversare un momento davvero particolare e profondamente pesante da sopportare, che meriterebbe di essere condiviso per alleviarne il dolore. I suoi vissuti, così importanti e delicati, necessiterebbero di essere ascoltati e approfonditi in un contesto terapeutico, certamente un percorso psicologico la aiuterebbe a fare chiarezza e ad affrontare questo momento, così difficile per lei. La psicoterapia è prima di tutto un viaggio, un'esplorazione di noi stessi con la compagnia di qualcuno a cui affidarsi e su cui poter contare che può aiutarci a conoscerci meglio, a sondare parti di noi emozioni, pensieri, prospettive ancora sconosciuti che è arrivato il momento di incontrare. Le suggerisco di valutare l'inizio di un percorso di terapia con la compagnia di qualcuno che si sintonizzi al meglio con le sue necessità e aspettative, in caso mi trova disponibile ad riceverla (attraverso la video-consulenza online) e, se mi permette, la invito con piacere a ritagliarsi qualche minuto per leggere la mia descrizione presente su questa piattaforma e farsi una prima idea di me del mio approccio; se la lettura le piacerà e se la motiverà a mettersi in gioco (scegliere di affrontare il nostro dolore è una scelta molto coraggiosa e una scommessa su noi stessi!), mi troverà felice di accoglierla. Resto a sua disposizione e, se vuole, la aspetto. Un gentile saluto
Buongiorno. Anzitutto complimenti per la dettagliata descrizione della sua situazione, ha reso un quadro molto preciso ed è riuscito a trasmettere molti aspetti importanti; poi le volevo dire che la cura farmacologica può essere di aiuto in una condizione come la sua ma è stato dimostrato essere molto più efficace un approccio combinato tra psicofarmacologia (che è e rimane sempre ed esclusivamente pertinenza del suo psichiatra di fiducia) ed un approccio psicologico/psicoterapeutico che potrebbe aiutarla ad affrontare la problematica "dall' interno" e permetterle di cambiare certi schemi ,abitudini, atteggiamenti ,pensieri, convinzioni ecc. Rivolgersi ad un professionista psicologo è una scelta di coraggio, bisogna provare (con tutta la calma del mondo) ad "affrontarsi", ad aprirsi ed indagare le cause del proprio malessere assieme ad un esperto che ci sappia guidare in questo passaggio e poi successivamente elaborare delle soluzioni che siano su misura per lei; è un lavoro impegnativo che richiede costanza e impegno, ma che può portare un enorme beneficio. Solo successivamente, se i sintomi per cui assume i psicofarmaci si dovessero affievolire, potrà discutere con il suo psichiatra una riduzione del dosaggio o addirittura un eventuale (graduale) interruzione. Sperando di esserle stato utile le faccio i miei migliori auguri
Gentilissimo le rispondo con ritardo poiché solo da poco iscritta ma con una ampia esperienza per il suo questo clinico.
Sono molto contenta di parlare dell’addio amoroso, non è uguale se lasciamo o veniamo lasciati, e soprattutto se l’addio è concordato.Oggi si cerca di soffrire poco per amore, si ha paura di questa sofferenza, come se procurasse troppo dolore. Alcuni addii sono improvvisi e lasciano silenzio e vuoto. Se volesse evitare di creare questa frattura e sopraggiungere ad una soluzione serena affrontando questo momento così delicato sono a sua disposizione anche on-line. Dott.ssa Bachiorri Sara
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Quando il sintomo si fa pressante e influisce sullo stato di salute biologico/mentale è bene seguire la cura farmacologica proposta dallo specialista alla quale si è rivolto.
Certamente essa da sola a volte non è sufficiente perchè ci vuole la collaborazione attiva del cliente a svolgere quelle azioni atte nel tempo giusto a superare i sintomi e a mettere in equilibrio il proprio stato psicologico.
Nella maggior parte dei casi si può ritornare ad uno stato piacevole della propria vita.
Certamente serve volontà e continuità di azioni nella direzione indicata dallo specialista di psicoterapia.
per questo mi permetto di consigliarle accanto all'intervento dello psichiatra per la cura farmacologica anche quella di uno psicologo psicoterapeuta che la possa accompagnare nel suo percorso di vita fino a quando potrà fare da solo.

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