Sono brava a capire le persone o sono troppo paranoica? Ho conosciuto un ragazzo che è stato con
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Sono brava a capire le persone o sono troppo paranoica?
Ho conosciuto un ragazzo che è stato con il mio gruppo per qualche ora durante un evento. Gli argomenti sono andati da interessi vari a riflessioni più serie su lavoro, famiglia ecc…
La sera dopo mi ha scritto un lungo messaggio in cui dice che l’ho colpito perchè oltre che bella, sono intelligente, interessante e dolce e decisa allo stesso tempo e che “si avverte un chiaroscuro di sofferenze in sottofondo che ti dona consapevolezza e maturità.”
Io ho risposto di essermi trovata bene e che penso che la strada migliore sia che, se vuole, può unirsi ancora a me e ai miei amici così ci conosciamo poco alla volta, senza aspettative.
In risposta lui non vuole passare per ipocrita facendo l’amico quando vuole conoscermi in un altro contesto, specificando che non si tratta di niente di precipitoso o erotico, ma anche solo tempo condiviso in tranquillità e scambi di idee. Non vuole avanzare pretese e mi rispetta per cui mi ha detto solo che posso scrivergli se cambio idea.
Ora io ho avuto esperienza con ragazzi che esprimono in modo così diretto e veloce le loro idee su di me e si sono sempre rivelati bisognosi di piacermi e conquistarmi. Una questione di ego che non ha mai portato a niente di buono. Diffido di queste dinamiche pensando a una persona che non sa regolarsi emotivamente e rifiuta, senza giusto motivo, una conoscenza non esclusiva.
D’altro canto gli amici mi dicono che ogni persona è a sè e non posso giudicarne una sulla base delle precedenti. Trovano che il messaggio ricevuto e l’assenza di pressioni e il suo lasciarmi la porta aperta sia indizio di comprensione e rispetto. E che per lui la mia proposta possa significare un rifiuto in base alle sue esperienze e per questo non ha accettato.
Onestamente non so cosa fare. Anche io ho provato una certa curiosità nei suoi confronti, ma non capisco se fare un passo indietro sulle mie convinzioni sia in buon modo per uscire da schemi rigidi o una mossa avventata. Vorrei capirlo non solo per questa situazione specifica, ma in generale.
Grazie
Ho conosciuto un ragazzo che è stato con il mio gruppo per qualche ora durante un evento. Gli argomenti sono andati da interessi vari a riflessioni più serie su lavoro, famiglia ecc…
La sera dopo mi ha scritto un lungo messaggio in cui dice che l’ho colpito perchè oltre che bella, sono intelligente, interessante e dolce e decisa allo stesso tempo e che “si avverte un chiaroscuro di sofferenze in sottofondo che ti dona consapevolezza e maturità.”
Io ho risposto di essermi trovata bene e che penso che la strada migliore sia che, se vuole, può unirsi ancora a me e ai miei amici così ci conosciamo poco alla volta, senza aspettative.
In risposta lui non vuole passare per ipocrita facendo l’amico quando vuole conoscermi in un altro contesto, specificando che non si tratta di niente di precipitoso o erotico, ma anche solo tempo condiviso in tranquillità e scambi di idee. Non vuole avanzare pretese e mi rispetta per cui mi ha detto solo che posso scrivergli se cambio idea.
Ora io ho avuto esperienza con ragazzi che esprimono in modo così diretto e veloce le loro idee su di me e si sono sempre rivelati bisognosi di piacermi e conquistarmi. Una questione di ego che non ha mai portato a niente di buono. Diffido di queste dinamiche pensando a una persona che non sa regolarsi emotivamente e rifiuta, senza giusto motivo, una conoscenza non esclusiva.
D’altro canto gli amici mi dicono che ogni persona è a sè e non posso giudicarne una sulla base delle precedenti. Trovano che il messaggio ricevuto e l’assenza di pressioni e il suo lasciarmi la porta aperta sia indizio di comprensione e rispetto. E che per lui la mia proposta possa significare un rifiuto in base alle sue esperienze e per questo non ha accettato.
Onestamente non so cosa fare. Anche io ho provato una certa curiosità nei suoi confronti, ma non capisco se fare un passo indietro sulle mie convinzioni sia in buon modo per uscire da schemi rigidi o una mossa avventata. Vorrei capirlo non solo per questa situazione specifica, ma in generale.
Grazie
Buongiorno. Quello che racconta mette in luce un aspetto molto importante: quando viviamo nuove conoscenze, spesso non leggiamo solo i comportamenti della persona davanti a noi, ma anche le tracce lasciate dalle esperienze passate. Questo non significa essere ‘paranoici’, ma avere sviluppato delle "antenne di protezione": il nostro cervello, per natura, cerca di prevenire situazioni che ci hanno fatto soffrire.
Allo stesso tempo, ogni persona è diversa, e filtrare troppo rigidamente attraverso schemi del passato può impedirci di vivere nuove esperienze in modo autentico. Trovare un equilibrio tra ascoltare i propri campanelli d’allarme e lasciare spazio alla curiosità non è semplice, ma è proprio lì che si costruisce consapevolezza.
Non c’è una scelta giusta o sbagliata in assoluto: il punto è riconoscere i suoi bisogni in questo momento e rispettarli. Se si avvicina a qualcuno partendo da questa chiarezza, sarà più facile capire se la relazione può crescere in modo sano.
Resto a disposizione.
Allo stesso tempo, ogni persona è diversa, e filtrare troppo rigidamente attraverso schemi del passato può impedirci di vivere nuove esperienze in modo autentico. Trovare un equilibrio tra ascoltare i propri campanelli d’allarme e lasciare spazio alla curiosità non è semplice, ma è proprio lì che si costruisce consapevolezza.
Non c’è una scelta giusta o sbagliata in assoluto: il punto è riconoscere i suoi bisogni in questo momento e rispettarli. Se si avvicina a qualcuno partendo da questa chiarezza, sarà più facile capire se la relazione può crescere in modo sano.
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Non sei paranoica: stai semplicemente cercando di proteggerti dopo esperienze passate. La vera domanda non è capire lui, ma capire te:
• di cosa hai bisogno adesso per sentirti tranquilla?
• quanto ti senti a tuo agio con il suo modo diretto di esprimersi?
Non c’è una scelta giusta o sbagliata: puoi rispettare i tuoi confini senza chiuderti, oppure concederti un piccolo passo in più come esperimento. L’importante è che la decisione nasca da ciò che ti fa stare bene, non dalla paura o dal compiacere l’altro.
• di cosa hai bisogno adesso per sentirti tranquilla?
• quanto ti senti a tuo agio con il suo modo diretto di esprimersi?
Non c’è una scelta giusta o sbagliata: puoi rispettare i tuoi confini senza chiuderti, oppure concederti un piccolo passo in più come esperimento. L’importante è che la decisione nasca da ciò che ti fa stare bene, non dalla paura o dal compiacere l’altro.
Gentile, quello che stai compiendo è un atto di profonda consapevolezza: stai cercando di ascoltare quella parte di te che vuole capire e non solo reagire, che si domanda e interroga su ciò che ti guida nel conoscere qualcuno. Questa parte non va ignorata, anzi, è il punto di partenza per costruire qualcosa di nuovo.
Ora, non sei paranoica. Stai semplicemente leggendo la situazione attraverso la lente della tua esperienza di vita relazionale. Essa ti ha insegnato che, tendenzialmente, chi parte molto forte all’inizio lo fa per bisogno di conferma, per insicurezza mascherata da romanticismo. È giusto che tu presti attenzione a queste dinamiche. Non è rigidità, è memoria emotiva! La chiave, però, è distinguere: mi sto proteggendo perché sto ascoltando qualcosa di autentico in me? O mi sto limitando per non correre alcun rischio, anche quando una parte di me sarebbe curiosa?
Forse il punto non è decidere in assoluto se “fidarti” o “non fidarti” di lui, ma stare con calma dentro al dubbio, senza doverlo risolvere subito. È legittimo voler procedere per gradi. E chi sa davvero stare in relazione, sa anche aspettare, sa anche sostare nel non-esclusivo, sa costruire senza fretta.
Forse potresti anche dirglielo apertamente: che sei incuriosita, che ti ha fatto piacere il suo messaggio, ma che vuoi farlo senza corse, senza sovrainvestimenti iniziali. E vedere se questo lo mette in fuga o lo rassicura. A volte, anche solo esprimere con chiarezza come ci si sente è già una forma di filtro naturale.
Quindi no, non sei paranoica. Sei una persona che ha imparato dalle sue esperienze. Il passo indietro che ti chiedi di fare non dev’essere verso le tue convinzioni, ma verso una posizione più flessibile: tenere le antenne accese, ma anche lasciare spazio a qualcosa di nuovo. Questo non è avventato. Questo è vivere con misura e con rispetto di sé.
Ora, non sei paranoica. Stai semplicemente leggendo la situazione attraverso la lente della tua esperienza di vita relazionale. Essa ti ha insegnato che, tendenzialmente, chi parte molto forte all’inizio lo fa per bisogno di conferma, per insicurezza mascherata da romanticismo. È giusto che tu presti attenzione a queste dinamiche. Non è rigidità, è memoria emotiva! La chiave, però, è distinguere: mi sto proteggendo perché sto ascoltando qualcosa di autentico in me? O mi sto limitando per non correre alcun rischio, anche quando una parte di me sarebbe curiosa?
Forse il punto non è decidere in assoluto se “fidarti” o “non fidarti” di lui, ma stare con calma dentro al dubbio, senza doverlo risolvere subito. È legittimo voler procedere per gradi. E chi sa davvero stare in relazione, sa anche aspettare, sa anche sostare nel non-esclusivo, sa costruire senza fretta.
Forse potresti anche dirglielo apertamente: che sei incuriosita, che ti ha fatto piacere il suo messaggio, ma che vuoi farlo senza corse, senza sovrainvestimenti iniziali. E vedere se questo lo mette in fuga o lo rassicura. A volte, anche solo esprimere con chiarezza come ci si sente è già una forma di filtro naturale.
Quindi no, non sei paranoica. Sei una persona che ha imparato dalle sue esperienze. Il passo indietro che ti chiedi di fare non dev’essere verso le tue convinzioni, ma verso una posizione più flessibile: tenere le antenne accese, ma anche lasciare spazio a qualcosa di nuovo. Questo non è avventato. Questo è vivere con misura e con rispetto di sé.
Gentile Paziente,
La domanda che ti poni <<se sei brava a capire le persone o se sei “paranoica” >> in realtà contiene già una sfumatura importante: non è tanto questione di bianco o nero, ma di quanto le tue esperienze passate influenzino oggi il tuo modo di leggere i comportamenti degli altri. Diffidare subito di un approccio diretto e lusinghiero può essere un modo per proteggerti, soprattutto se in passato hai incontrato persone che hanno usato simili strategie in maniera superficiale o manipolatoria. D’altra parte, se la diffidenza diventa automatica, rischia di impedirti di valutare le persone nuove per quello che davvero sono, nel presente.
Nel caso specifico, il ragazzo che hai conosciuto si è espresso in modo intenso e forse un po’ affrettato, descrivendoti con parole che possono sembrare già cariche di significato. È comprensibile che tu ti chieda se questo derivi da un reale interesse sincero o dal desiderio di colpirti. Allo stesso tempo, però, va riconosciuto che nei suoi messaggi non hai rilevato pressioni, pretese o mancanza di rispetto: ha chiarito il suo desiderio, ha accolto la tua posizione e ha lasciato a te la libertà di decidere.
Forse la chiave sta nel non vivere la scelta come “o fidarmi subito o tenerlo a distanza totale”, ma come un percorso graduale: puoi mantenere la tua prudenza, senza però negarti la possibilità di verificare sul campo chi hai davanti. La conoscenza di una persona non si gioca in uno o due messaggi, ma nel tempo, nelle azioni coerenti, nella continuità dei gesti.
Non si tratta quindi di fare un passo indietro rispetto alle tue convinzioni, quanto piuttosto di concederti una certa flessibilità: non chiudere le porte per paura, ma neppure spalancarle subito. Lasciarti guidare dalla curiosità, osservando con attenzione, ti permetterà di distinguere se davvero si tratta di un interesse sano e rispettoso o di un entusiasmo passeggero.
In questo senso,procendo in punta di piedi, non stai rischiando di “tradire” te stessa, ma stai dando a te la possibilità di uscire dai vecchi schemi senza gettarti in qualcosa di avventato. È proprio la tua capacità di riflettere che ti aiuterà a trovare il giusto equilibrio tra protezione e apertura.
La domanda che ti poni <<se sei brava a capire le persone o se sei “paranoica” >> in realtà contiene già una sfumatura importante: non è tanto questione di bianco o nero, ma di quanto le tue esperienze passate influenzino oggi il tuo modo di leggere i comportamenti degli altri. Diffidare subito di un approccio diretto e lusinghiero può essere un modo per proteggerti, soprattutto se in passato hai incontrato persone che hanno usato simili strategie in maniera superficiale o manipolatoria. D’altra parte, se la diffidenza diventa automatica, rischia di impedirti di valutare le persone nuove per quello che davvero sono, nel presente.
Nel caso specifico, il ragazzo che hai conosciuto si è espresso in modo intenso e forse un po’ affrettato, descrivendoti con parole che possono sembrare già cariche di significato. È comprensibile che tu ti chieda se questo derivi da un reale interesse sincero o dal desiderio di colpirti. Allo stesso tempo, però, va riconosciuto che nei suoi messaggi non hai rilevato pressioni, pretese o mancanza di rispetto: ha chiarito il suo desiderio, ha accolto la tua posizione e ha lasciato a te la libertà di decidere.
Forse la chiave sta nel non vivere la scelta come “o fidarmi subito o tenerlo a distanza totale”, ma come un percorso graduale: puoi mantenere la tua prudenza, senza però negarti la possibilità di verificare sul campo chi hai davanti. La conoscenza di una persona non si gioca in uno o due messaggi, ma nel tempo, nelle azioni coerenti, nella continuità dei gesti.
Non si tratta quindi di fare un passo indietro rispetto alle tue convinzioni, quanto piuttosto di concederti una certa flessibilità: non chiudere le porte per paura, ma neppure spalancarle subito. Lasciarti guidare dalla curiosità, osservando con attenzione, ti permetterà di distinguere se davvero si tratta di un interesse sano e rispettoso o di un entusiasmo passeggero.
In questo senso,procendo in punta di piedi, non stai rischiando di “tradire” te stessa, ma stai dando a te la possibilità di uscire dai vecchi schemi senza gettarti in qualcosa di avventato. È proprio la tua capacità di riflettere che ti aiuterà a trovare il giusto equilibrio tra protezione e apertura.
Ti ringrazio per aver portato qui questo dubbio: la tua domanda non è solo “cosa fare con questo ragazzo”, ma anche “quanto posso fidarmi delle mie intuizioni senza che la paura o le esperienze passate mi condizionino troppo”. È un tema molto importante e molto umano.
Intanto, ti dico che la sensibilità che hai nel leggere le persone non è un difetto: al contrario, è una risorsa. A volte, però, quando si è stati feriti o delusi, questa stessa sensibilità può tingersi di sospetto, e allora la linea tra “intuito” e “paranoia” diventa difficile da distinguere. Non significa che tu sbagli a diffidare, ma che ti stai proteggendo.
Dal racconto, mi colpisce che tu abbia risposto al ragazzo con un invito chiaro e rispettoso — un modo sano di dire: “Mi sei piaciuto, ma preferisco conoscerci con calma”. Lui ha reagito con altrettanta chiarezza: non vuole fingere un’amicizia, preferisce un contesto più diretto, e ti ha lasciato la libertà di scegliere. Questo non è per forza un segnale di urgenza o di bisogno compulsivo: potrebbe essere semplicemente il suo modo di dirti “non voglio fare giochi di ruolo, ma se vuoi ci sono”.
Capisco bene che tu tema un copione già visto — uomini che ti sommergono di parole intense e che poi si rivelano più interessati a conquistarti che a conoscerti davvero. Il rischio che tu lo percepisca attraverso quella lente c’è, ed è legittimo. Allo stesso tempo, è vero che ogni persona porta la propria storia e il proprio stile. Non tutti ripeteranno i comportamenti di chi ti ha ferita in passato.
La questione centrale, forse, non è tanto cosa lui “vuole davvero”, ma cosa senti di poter tollerare tu adesso. Vuoi rischiare un piccolo passo fuori dai tuoi schemi — incontrarlo in un contesto tranquillo, sapendo che puoi sempre fermarti se percepisci incoerenza — oppure preferisci proteggerti e aspettare? Entrambe le strade sono valide, purché la scelta non venga dalla paura ma da un ascolto autentico di te stessa.
Un buon modo di “uscire dagli schemi” non è buttarsi allo sbaraglio, ma concedersi margini di sperimentazione sicura: fare un piccolo passo in più e osservare come ti senti, senza obbligarti a forzare le tue convinzioni. È così che si allena la fiducia, non cancellando la prudenza ma modulandola.
Quindi: non sei “troppo paranoica”, sei attenta. La sfida, ora, è distinguere tra l’attenzione che ti protegge e quella che ti impedisce di esplorare. E questa distinzione spesso si impara proprio vivendo le situazioni, non solo ragionandoci sopra.
Se vuoi, possiamo lavorarci insieme: non tanto per darti una “risposta giusta” su questo ragazzo, ma per aiutarti a riconoscere meglio i tuoi schemi relazionali e a sentirti più libera di scegliere senza paura di ripetere il passato.
Intanto, ti dico che la sensibilità che hai nel leggere le persone non è un difetto: al contrario, è una risorsa. A volte, però, quando si è stati feriti o delusi, questa stessa sensibilità può tingersi di sospetto, e allora la linea tra “intuito” e “paranoia” diventa difficile da distinguere. Non significa che tu sbagli a diffidare, ma che ti stai proteggendo.
Dal racconto, mi colpisce che tu abbia risposto al ragazzo con un invito chiaro e rispettoso — un modo sano di dire: “Mi sei piaciuto, ma preferisco conoscerci con calma”. Lui ha reagito con altrettanta chiarezza: non vuole fingere un’amicizia, preferisce un contesto più diretto, e ti ha lasciato la libertà di scegliere. Questo non è per forza un segnale di urgenza o di bisogno compulsivo: potrebbe essere semplicemente il suo modo di dirti “non voglio fare giochi di ruolo, ma se vuoi ci sono”.
Capisco bene che tu tema un copione già visto — uomini che ti sommergono di parole intense e che poi si rivelano più interessati a conquistarti che a conoscerti davvero. Il rischio che tu lo percepisca attraverso quella lente c’è, ed è legittimo. Allo stesso tempo, è vero che ogni persona porta la propria storia e il proprio stile. Non tutti ripeteranno i comportamenti di chi ti ha ferita in passato.
La questione centrale, forse, non è tanto cosa lui “vuole davvero”, ma cosa senti di poter tollerare tu adesso. Vuoi rischiare un piccolo passo fuori dai tuoi schemi — incontrarlo in un contesto tranquillo, sapendo che puoi sempre fermarti se percepisci incoerenza — oppure preferisci proteggerti e aspettare? Entrambe le strade sono valide, purché la scelta non venga dalla paura ma da un ascolto autentico di te stessa.
Un buon modo di “uscire dagli schemi” non è buttarsi allo sbaraglio, ma concedersi margini di sperimentazione sicura: fare un piccolo passo in più e osservare come ti senti, senza obbligarti a forzare le tue convinzioni. È così che si allena la fiducia, non cancellando la prudenza ma modulandola.
Quindi: non sei “troppo paranoica”, sei attenta. La sfida, ora, è distinguere tra l’attenzione che ti protegge e quella che ti impedisce di esplorare. E questa distinzione spesso si impara proprio vivendo le situazioni, non solo ragionandoci sopra.
Se vuoi, possiamo lavorarci insieme: non tanto per darti una “risposta giusta” su questo ragazzo, ma per aiutarti a riconoscere meglio i tuoi schemi relazionali e a sentirti più libera di scegliere senza paura di ripetere il passato.
La ringrazio per aver condiviso con tanta chiarezza il suo vissuto: emerge bene la sua capacità di osservazione e riflessione su ciò che accade nelle relazioni. Non credo si tratti di essere “troppo paranoica”, quanto piuttosto di avere imparato dall’esperienza passata e di voler proteggersi da dinamiche che in passato l’hanno fatta soffrire. È comprensibile.
Allo stesso tempo, il rischio è che la prudenza diventi una gabbia che le impedisce di dare spazio a nuove possibilità. Non esiste una risposta “giusta o sbagliata” a questa situazione, ma può essere utile chiedersi: cosa desidero io, in questo momento, al di là della paura di ripetere vecchi schemi?
Un percorso psicoterapeutico potrebbe aiutarla proprio a sciogliere questi nodi: distinguere l’intuito dalla diffidenza, capire come riconoscere segnali reali di attenzione o di immaturità nell’altro, e allo stesso tempo imparare a fidarsi di sé, senza sentirsi costretta né a chiudersi né a lanciarsi.
Spero di poter essere stata d'aiuto!
Cordialmente
Dott.ssa Francesca Torretta
Allo stesso tempo, il rischio è che la prudenza diventi una gabbia che le impedisce di dare spazio a nuove possibilità. Non esiste una risposta “giusta o sbagliata” a questa situazione, ma può essere utile chiedersi: cosa desidero io, in questo momento, al di là della paura di ripetere vecchi schemi?
Un percorso psicoterapeutico potrebbe aiutarla proprio a sciogliere questi nodi: distinguere l’intuito dalla diffidenza, capire come riconoscere segnali reali di attenzione o di immaturità nell’altro, e allo stesso tempo imparare a fidarsi di sé, senza sentirsi costretta né a chiudersi né a lanciarsi.
Spero di poter essere stata d'aiuto!
Cordialmente
Dott.ssa Francesca Torretta
Salve, la ringrazio per aver condiviso la sua riflessione; quello che posso dirle è che non esiste un modo giusto o sbagliato di comportarsi in questa situazione. Probabilmente la sua reazione istintiva, ovvero quella di allontanarsi da chi adotta determinati comportamenti, è influenzata dalle sue esperienze precedenti. A questo punto mi concentrerei più su quali sono i suoi bisogni in questo momento così che lei stessa possa capire se avanzare di un passo oppure indietreggiare.
Quello che descrive mostra bene il suo desiderio di muoversi con consapevolezza nelle relazioni, evitando dinamiche che l’hanno già fatta soffrire in passato. La sua diffidenza non è “paranoia”, ma una forma di prudenza che nasce dall’esperienza, ha riconosciuto in passato che dichiarazioni troppo rapide e intense nascondevano spesso fragilità emotive o bisogni di conferma più che un reale interesse per lei come persona. Allo stesso tempo, essere molto attenti a non ricadere negli stessi schemi rischia di farle indossare un’armatura troppo rigida, che può impedire di accorgersi quando dall’altra parte c’è invece genuinità.
Il messaggio che ha ricevuto, per quanto intenso, ha comunque due elementi che meritano attenzione, da un lato il suo modo diretto di esprimersi, che può sembrare prematuro dopo poche ore di conoscenza, dall’altro la scelta di non insistere e di lasciarle libertà. Questo non lo rende automaticamente “quello giusto”, ma nemmeno necessariamente una persona disfunzionale, è vero che ogni esperienza è a sé e che generalizzare troppo può diventare un ostacolo.
Forse la domanda più utile non è se fidarsi o meno di lui subito, ma come rimanere fedele a se stessa mentre lo conosce. Lei può mantenere il suo passo lento, senza sentirsi obbligata ad accettare un contesto esclusivo, ma può anche concedersi di esplorare la curiosità che sente, con la consapevolezza che ha gli strumenti per accorgersi se qualcosa non funziona. Fare un passo indietro dalle proprie convinzioni non significa necessariamente tradirsi, può voler dire anche testare sul campo se quelle convinzioni sono una protezione utile o un limite eccessivo.
In altre parole, non è necessario scegliere subito tra aprirsi totalmente o chiudere la porta, può darsi la possibilità di conoscerlo poco alla volta, osservando come si comporta nel tempo. È nel modo in cui una persona regge la gradualità, più che nelle parole iniziali, che si vede se davvero sa rispettare i suoi tempi e i suoi spazi. Un caro saluto
Il messaggio che ha ricevuto, per quanto intenso, ha comunque due elementi che meritano attenzione, da un lato il suo modo diretto di esprimersi, che può sembrare prematuro dopo poche ore di conoscenza, dall’altro la scelta di non insistere e di lasciarle libertà. Questo non lo rende automaticamente “quello giusto”, ma nemmeno necessariamente una persona disfunzionale, è vero che ogni esperienza è a sé e che generalizzare troppo può diventare un ostacolo.
Forse la domanda più utile non è se fidarsi o meno di lui subito, ma come rimanere fedele a se stessa mentre lo conosce. Lei può mantenere il suo passo lento, senza sentirsi obbligata ad accettare un contesto esclusivo, ma può anche concedersi di esplorare la curiosità che sente, con la consapevolezza che ha gli strumenti per accorgersi se qualcosa non funziona. Fare un passo indietro dalle proprie convinzioni non significa necessariamente tradirsi, può voler dire anche testare sul campo se quelle convinzioni sono una protezione utile o un limite eccessivo.
In altre parole, non è necessario scegliere subito tra aprirsi totalmente o chiudere la porta, può darsi la possibilità di conoscerlo poco alla volta, osservando come si comporta nel tempo. È nel modo in cui una persona regge la gradualità, più che nelle parole iniziali, che si vede se davvero sa rispettare i suoi tempi e i suoi spazi. Un caro saluto
Da quanto descrivi, sembri avere una buona capacità di osservazione e di analisi del comportamento altrui. È naturale cercare di confrontare una nuova esperienza con quelle precedenti, soprattutto se hai incontrato dinamiche simili che ti hanno portato delusione o disagio. Questa prudenza non significa necessariamente “paranoia”, ma un modo per proteggerti emotivamente e per valutare se le intenzioni dell’altra persona siano coerenti con i tuoi bisogni e valori.
Nel caso specifico, il ragazzo che hai incontrato ha espresso apprezzamento e curiosità, ma in modo rispettoso, senza pressioni e lasciandoti la possibilità di decidere se approfondire la conoscenza. Questo è un segnale positivo rispetto alle esperienze passate che descrivi. Tuttavia, è normale sentirsi insicuri o avere dubbi quando si incontra qualcuno di nuovo, soprattutto se la tua esperienza passata ti ha insegnato a essere cauta.
Riflettere su questo equilibrio tra curiosità e protezione emotiva può aiutarti a comprendere meglio i tuoi schemi e a decidere se sperimentare nuove modalità di relazione senza sentirti costretta a cambiare le tue convinzioni di base. Chiedersi: “Sto seguendo la mia curiosità in modo consapevole o sto agendo per evitare un possibile errore?” può essere un buon punto di partenza.
Sarebbe utile e consigliato per approfondire questi aspetti e comprendere meglio le tue dinamiche relazionali rivolgersi a uno specialista.
DOTTORESSA SILVIA PARISI
PSICOLOGA PSICOTERAPEUTA SESSUOLOGA
Nel caso specifico, il ragazzo che hai incontrato ha espresso apprezzamento e curiosità, ma in modo rispettoso, senza pressioni e lasciandoti la possibilità di decidere se approfondire la conoscenza. Questo è un segnale positivo rispetto alle esperienze passate che descrivi. Tuttavia, è normale sentirsi insicuri o avere dubbi quando si incontra qualcuno di nuovo, soprattutto se la tua esperienza passata ti ha insegnato a essere cauta.
Riflettere su questo equilibrio tra curiosità e protezione emotiva può aiutarti a comprendere meglio i tuoi schemi e a decidere se sperimentare nuove modalità di relazione senza sentirti costretta a cambiare le tue convinzioni di base. Chiedersi: “Sto seguendo la mia curiosità in modo consapevole o sto agendo per evitare un possibile errore?” può essere un buon punto di partenza.
Sarebbe utile e consigliato per approfondire questi aspetti e comprendere meglio le tue dinamiche relazionali rivolgersi a uno specialista.
DOTTORESSA SILVIA PARISI
PSICOLOGA PSICOTERAPEUTA SESSUOLOGA
Gentile utente,
la domanda che pone tocca due aspetti importanti: da un lato la capacità di ascoltare le proprie intuizioni e diffidenze, dall’altro il rischio che esperienze passate condizionino troppo le valutazioni presenti. Non c’è una regola assoluta: alcune persone esprimono presto apprezzamenti intensi perché hanno un modo spontaneo e diretto di comunicare, altre perché faticano a gestire i propri bisogni emotivi.
La chiave, più che stabilire subito “chi ho davanti”, è osservare nel tempo la coerenza tra parole e comportamenti, senza sentirti obbligata a forzare i prpri confini. Il fatto che lei si interroghi sul rischio di rigidità è già un segnale di consapevolezza: significa che sta cercando un equilibrio tra protezione e apertura.
Il passo migliore potrebbe essere quello di concedersi la possibilità di conoscerlo con gradualità, mantenendo però il ritmo che sente sicuro per sè. Non si tratta di rinunciare alle sue convinzioni, ma di lasciarsi lo spazio di valutare, passo dopo passo, se questa persona dimostra davvero rispetto e stabilità.
Se nota che situazioni simili la mettono spesso in difficoltà, potrebbe esserle utile approfondirle in un percorso psicologico: aiuterebbe a distinguere meglio tra intuizione, paura e desiderio di apertura.
Un caro saluto.
la domanda che pone tocca due aspetti importanti: da un lato la capacità di ascoltare le proprie intuizioni e diffidenze, dall’altro il rischio che esperienze passate condizionino troppo le valutazioni presenti. Non c’è una regola assoluta: alcune persone esprimono presto apprezzamenti intensi perché hanno un modo spontaneo e diretto di comunicare, altre perché faticano a gestire i propri bisogni emotivi.
La chiave, più che stabilire subito “chi ho davanti”, è osservare nel tempo la coerenza tra parole e comportamenti, senza sentirti obbligata a forzare i prpri confini. Il fatto che lei si interroghi sul rischio di rigidità è già un segnale di consapevolezza: significa che sta cercando un equilibrio tra protezione e apertura.
Il passo migliore potrebbe essere quello di concedersi la possibilità di conoscerlo con gradualità, mantenendo però il ritmo che sente sicuro per sè. Non si tratta di rinunciare alle sue convinzioni, ma di lasciarsi lo spazio di valutare, passo dopo passo, se questa persona dimostra davvero rispetto e stabilità.
Se nota che situazioni simili la mettono spesso in difficoltà, potrebbe esserle utile approfondirle in un percorso psicologico: aiuterebbe a distinguere meglio tra intuizione, paura e desiderio di apertura.
Un caro saluto.
Salve paziente anonima
Credo che Fondamentalmente problema sia legato al voler circoscrivere tutto e subito un rapporto che in genere può nascere da una conoscenza empatia immediate e poi evolversi in altro
Oggi nell'era del tutto e subito spesso si bruciano le tappe Con i risultati che portano a soffrire o isolarsi ecc
Credo che essere consapevole del proprio valori e proporre una frequentazione amicale sia segno di Saggezza e prudenza
Essere se stessi è un pregio non un difetto.. Certo rivedere le proprie idee deve valerne la pena
Cioè se l'interesse è reciproco si può trovare un sano compromesso
Nei rapporti di coppia la sanità passa attraverso il rispetto dei ruoli e della reciprocità
Certe cose solo il tempo può dimostrarle
In bocca al lupo per tutto
Dott lorenzini Maria santa psicoterapeuta
Credo che Fondamentalmente problema sia legato al voler circoscrivere tutto e subito un rapporto che in genere può nascere da una conoscenza empatia immediate e poi evolversi in altro
Oggi nell'era del tutto e subito spesso si bruciano le tappe Con i risultati che portano a soffrire o isolarsi ecc
Credo che essere consapevole del proprio valori e proporre una frequentazione amicale sia segno di Saggezza e prudenza
Essere se stessi è un pregio non un difetto.. Certo rivedere le proprie idee deve valerne la pena
Cioè se l'interesse è reciproco si può trovare un sano compromesso
Nei rapporti di coppia la sanità passa attraverso il rispetto dei ruoli e della reciprocità
Certe cose solo il tempo può dimostrarle
In bocca al lupo per tutto
Dott lorenzini Maria santa psicoterapeuta
Buonasera, dal suo racconto noto che è molto proiettata sul futuro, su come sarà questo ragazzo e quali saranno le conclusioni. A volte quando ci proiettiamo in modo negativo sul futuro potrebbero parlare le nostre ansie o paure.
Le consiglio dei colloqui psicologici per capire meglio se questo è un comportamento che si ripete in più contesti o se è semplicemente circoscritto a questa situazione.
Per maggiori informazioni mi può contattare.
Le consiglio dei colloqui psicologici per capire meglio se questo è un comportamento che si ripete in più contesti o se è semplicemente circoscritto a questa situazione.
Per maggiori informazioni mi può contattare.
Buonasera, ogni persona vede il mondo con le lenti dei propri ricordi. Vivere l'esperienza, ascoltare ciò che prova e sintonizzarsi sull'altro sono le risposte più importanti per fare una scelta sentita più che pensata. Un paio di uscite non cambieranno i suoi schemi ma potrebbero incrinarli. L'opzione della "scelta avventata" è da chiarire, dovrebbe focalizzare quale può essere, per lei, il "rischio"che corre.
Cordiali saluti
Dott.ssa Valeria Randisi
Cordiali saluti
Dott.ssa Valeria Randisi
Buonasera, mi viene da rispondere proponendo due chiavi di lettura: da una parte forse un appuntamento con lui può permetterle di approfondire la conoscenza e aggiungere elementi. Per approfondire in modo piu' generale approfondito il suo modo di entrare in relazione con gli uomini è necessaria uno spazio terapeutico per lei. Se lo ritiene posso essere disponibile anche online. Saluti Dario Martelli
Gentilissima,
Da quello che racconta, non sembra paranoica: è del tutto normale interrogarsi e osservare i comportamenti dell’altro, soprattutto quando si hanno alle spalle esperienze che hanno lasciato il segno. La cautela può essere un modo sano di proteggersi, non un limite. È vero anche che l’intuizione iniziale ha un valore importante: spesso cogliamo “a pelle” aspetti che la mente razionale ancora non elabora. Tuttavia, l’intuizione va bilanciata con la conoscenza che si costruisce nel tempo, osservando i comportamenti ripetuti, che dicono molto più delle parole dette all’inizio. Per questo è importante che lei faccia ciò che sente sostenibile per sè stessa, senza fretta e senza pressioni: non tutte le conoscenze devono trasformarsi in relazioni, a volte anche i rapporti più intensi possono non funzionare per semplice mancanza di compatibilità, pur nella presenza di affetto e stima reciproci. Questo non significa che una delle due persone sia sbagliata. È lo stesso motivo per cui possiamo voler bene ad amici carissimi, ma non immaginarci mai in una relazione con loro. Ed è proprio da qui che nasce un’altra riflessione: il fatto che una relazione non vada avanti non significa per forza che lei sia destinata a rivivere sempre lo stesso copione. Alcune dinamiche possono essersi ripetute in passato, ma piuttosto che viverle come una condanna, può essere utile chiedersi che funzione abbiano avuto: Cosa mi hanno insegnato? A quale bisogno hanno risposto? Sono ancora in linea con ciò che desidero o potrei trovare nuove soluzioni cucite su misura basate su come sono fatta oggi? Concludo citando una frase di Michela Murgia che mi ha sempre colpito: “Le donne non hanno mai niente da mettersi perché hanno l’armadio pieno di vestiti che non somigliano più a loro”. Lo stesso può accadere con i legami o con i comportamenti: a volte non sono sbagliati, semplicemente non ci rappresentano più. Le auguro quindi di trovare vestiti che le calzano a pennello e la valorizzano in ogni sua fase di vita!
Un caro saluto,
Nardi Massimiliano
Da quello che racconta, non sembra paranoica: è del tutto normale interrogarsi e osservare i comportamenti dell’altro, soprattutto quando si hanno alle spalle esperienze che hanno lasciato il segno. La cautela può essere un modo sano di proteggersi, non un limite. È vero anche che l’intuizione iniziale ha un valore importante: spesso cogliamo “a pelle” aspetti che la mente razionale ancora non elabora. Tuttavia, l’intuizione va bilanciata con la conoscenza che si costruisce nel tempo, osservando i comportamenti ripetuti, che dicono molto più delle parole dette all’inizio. Per questo è importante che lei faccia ciò che sente sostenibile per sè stessa, senza fretta e senza pressioni: non tutte le conoscenze devono trasformarsi in relazioni, a volte anche i rapporti più intensi possono non funzionare per semplice mancanza di compatibilità, pur nella presenza di affetto e stima reciproci. Questo non significa che una delle due persone sia sbagliata. È lo stesso motivo per cui possiamo voler bene ad amici carissimi, ma non immaginarci mai in una relazione con loro. Ed è proprio da qui che nasce un’altra riflessione: il fatto che una relazione non vada avanti non significa per forza che lei sia destinata a rivivere sempre lo stesso copione. Alcune dinamiche possono essersi ripetute in passato, ma piuttosto che viverle come una condanna, può essere utile chiedersi che funzione abbiano avuto: Cosa mi hanno insegnato? A quale bisogno hanno risposto? Sono ancora in linea con ciò che desidero o potrei trovare nuove soluzioni cucite su misura basate su come sono fatta oggi? Concludo citando una frase di Michela Murgia che mi ha sempre colpito: “Le donne non hanno mai niente da mettersi perché hanno l’armadio pieno di vestiti che non somigliano più a loro”. Lo stesso può accadere con i legami o con i comportamenti: a volte non sono sbagliati, semplicemente non ci rappresentano più. Le auguro quindi di trovare vestiti che le calzano a pennello e la valorizzano in ogni sua fase di vita!
Un caro saluto,
Nardi Massimiliano
Buongiorno, quello che descrive è un vissuto molto comune quando si incontrano nuove persone e ci si trova a dover interpretare i loro comportamenti e le loro intenzioni. Da un lato c’è il suo desiderio di proteggersi, che nasce probabilmente da esperienze passate in cui ha percepito entusiasmo iniziale ma poca stabilità nel tempo. Dall’altro lato c’è la curiosità, che invece spinge a lasciare aperta una possibilità di conoscenza. È naturale sentire questa oscillazione interiore, perché ogni nuova relazione ci mette davanti al rischio di essere feriti, ma anche alla possibilità di arricchirci. Il suo modo di riflettere mostra attenzione e capacità di analisi, ma lei stessa si accorge che a volte la prudenza rischia di trasformarsi in rigidità. È come se i suoi pensieri si orientassero subito a proteggersi da un possibile scenario negativo, il che ha una funzione utile, ma può anche privarla dell’opportunità di valutare la persona di fronte a lei nel presente, senza sovrapporre del tutto le esperienze passate. Nello stesso tempo, non c’è nulla di sbagliato nel prendersi il proprio tempo: il fatto di non accettare subito una proposta più personale non significa perdere un’occasione, ma semplicemente scegliere un ritmo che la fa sentire più sicura. Potrebbe esserle utile considerare che ogni relazione si costruisce un passo alla volta e che non deve per forza rinunciare alla sua cautela, ma può allenarsi a distinguere tra pensieri di tipo “difensivo” che derivano dal passato e segnali concreti che emergono nel presente. Questo significa concedersi di osservare con curiosità, senza dare per scontato che la storia si ripeterà nello stesso modo. Spesso un approccio equilibrato nasce dal trovare una via di mezzo: non buttarsi ciecamente, ma neppure chiudersi in schemi rigidi. La domanda che lei pone non riguarda solo questo ragazzo, ma più in generale il suo modo di relazionarsi. È prezioso che se ne renda conto, perché già questa consapevolezza le dà margine per cambiare prospettiva quando lo desidera. La vera differenza sta nel provare a rimanere nel qui e ora, osservando i comportamenti dell’altro e i suoi vissuti senza affrettarsi a concludere. In questo modo ogni esperienza diventa un’occasione per conoscersi meglio e non solo per proteggersi. Resto a disposizione. Dott. Andrea Boggero
Buongiorno, la sua domanda denota che ha consapevolezza di sé e questa capacità è il primo passo per comprendere meglio le motivazioni che ci spingono ad attuare i nostri comportamenti e il nostro processo di pensiero. In modo sano desidera raggiungere l’ autonomia emotiva e quindi è attenta nel percepire intuitivamente i segnali che le manda l’ altro. È necessario però prestare attenzione alla differenza tra il valutare la situazione che si sta vivendo e il porsi rispetto alla stessa con dei preconcetti, che rimandano ad una posizione difensiva assunta a priori. Può chiedersi se stia reagendo a dati di realtà che ha colto in questo incontro oppure a suoi vissuti emotivi riferibili ad esperienze passate. Le consiglio di leggere una descrizione del concetto di ‘copione di vita’ , un assunto teorico dell’Analisi Transazionale, può esserle utile per indirizzare le sue riflessioni. Buona giornata , Valentina Annesi
Gentile utente, partendo dal fatto che noi siamo frutto delle nostre esperienze puo capitare che partiamo prevenuti mantenendo un atteggiamento rigido nei confronti delle varie situazioni. Questo non deve essere visto come paranoia ma come salvaguardia della propria persona. Non c'è un modo giusto di agire, l importante è essere a proprio agio. Se uscire da sola con lui puo essere considerato motivo di disagio, non è piu paranoia ma difesa. Sono situazioni che vanno valutate un passo per volta dopo essersi esaminata nel privato. Spero di essere stata utile
Buon pomeriggio carissima utente, grazie per la sua domanda... Quella che porta è una questione comune, che riguarda moltissime persone che hanno avuto esperienze negative e che non sanno mai se sia il caso di "smettere di difendersi" o se invece potrebbe essere ancora pericoloso. Basandomi sulla mia esperienza, clinica e personale, ritengo che, in generale, le esperienze negative passate diventino non solo degli insegnamenti, ma anche dei "moniti". E' dunque legittimo che lei si "ritiri" di fronte ad una situazione che sente simile ad altre, passate, che l'hanno ferita. Nonostante ciò, però, come le suggeriscono anche i suoi amici, è vero che ogni persona e situazione è a sé stante, e non è detto che le intenzioni di questo attuale ragazzo siano "superficiali" o non sincere - come magari le è capitato in passato.
Le nostre emozioni ed esperienze passate devono, sì, essere una guida, un qualcosa da ascoltare, ma non ciecamente: devono sempre essere contestualizzate nel qui ed ora. Quello che le posso consigliare, dunque, è di provare a dare una possibilità a questo ragazzo, e conoscerlo, stando sempre attenta alle sensazioni che lui le provoca (se di benessere o disagio, di chiarezza o ambiguità, di fiducia o sfiducia, etc...), senza partire già prevenuta. Non dovrebbe né fidarsi ciecamente nè chiudere la porta a priori, provi piuttosto a viversela momento per momento ed ogni volta osservare quello che ha provato... Solo così potrà fare esperienza, vera, di questo ragazzo e, chissà, magari ricredersi!
In bocca al lupo, se avrà bisogno mi trova a Sua disposizione.
Chiara Visalli
Le nostre emozioni ed esperienze passate devono, sì, essere una guida, un qualcosa da ascoltare, ma non ciecamente: devono sempre essere contestualizzate nel qui ed ora. Quello che le posso consigliare, dunque, è di provare a dare una possibilità a questo ragazzo, e conoscerlo, stando sempre attenta alle sensazioni che lui le provoca (se di benessere o disagio, di chiarezza o ambiguità, di fiducia o sfiducia, etc...), senza partire già prevenuta. Non dovrebbe né fidarsi ciecamente nè chiudere la porta a priori, provi piuttosto a viversela momento per momento ed ogni volta osservare quello che ha provato... Solo così potrà fare esperienza, vera, di questo ragazzo e, chissà, magari ricredersi!
In bocca al lupo, se avrà bisogno mi trova a Sua disposizione.
Chiara Visalli
Salve, capisco perfettamente il voler evitare dinamiche che in passato si sono rivelate disfunzionali, alla fine è anche a questo che serve l’apprendimento, proprio a evitare di farci incorrere più volte nello stesso errore. Detto questo, non metterei “paletti” a priori, perché per evitare di ricadere in vecchi schemi rischia di precludersi nuove opportunità, assumendo quindi un atteggiamento rigido, diverso rispetto al passato, ma allo stesso modo poco funzionale.
Ha avuto le sue esperienze, credo che da queste abbia appreso a quali segnali prestare attenzione, e insieme a questo magari anche cosa può volere e cosa no da una relazione (che sia questa amicale o amorosa), perciò mi sento di consigliarle di darsi la possibilità di conoscere questa persona (così come altre), facendo attenzione a cosa prova e come si sente a riguardo. Se dovesse avere dubbi o perplessità chieda, e in base alle risposte potrà trarre le sue conclusioni.
Spero che la mia risposta possa aiutarla a fare chiarezza e che dalle sue relazioni possa trarre il meglio, perché con le persone giuste è possibile.
Cordialmente,
Dott.ssa Emma Carli
Ha avuto le sue esperienze, credo che da queste abbia appreso a quali segnali prestare attenzione, e insieme a questo magari anche cosa può volere e cosa no da una relazione (che sia questa amicale o amorosa), perciò mi sento di consigliarle di darsi la possibilità di conoscere questa persona (così come altre), facendo attenzione a cosa prova e come si sente a riguardo. Se dovesse avere dubbi o perplessità chieda, e in base alle risposte potrà trarre le sue conclusioni.
Spero che la mia risposta possa aiutarla a fare chiarezza e che dalle sue relazioni possa trarre il meglio, perché con le persone giuste è possibile.
Cordialmente,
Dott.ssa Emma Carli
Salve, la sua riflessione mostra una buona consapevolezza sia delle proprie esperienze passate sia dei propri limiti nel lasciar spazio a nuove possibilità. È naturale e sano mantenere una certa cautela, soprattutto quando si sono vissute dinamiche deludenti o disfunzionali.
Allo stesso tempo, come suggeriscono anche i suoi amici, ogni persona è un mondo a sé e meriterebbe di essere conosciuta senza pregiudizi. Il fatto che lui abbia espresso i propri sentimenti in modo diretto, ma rispettoso, lasciandole la libertà di scegliere, può essere un segnale di autenticità e rispetto, ma solo il tempo potrà chiarirlo.
In generale, riflettere su quali sono i propri bisogni e limiti, e come questi influenzano le relazioni, è sempre un passo importante verso relazioni più sane e consapevoli. Resto a disposizione per approfondire, Dott.ssa Farese Lucrezia
Allo stesso tempo, come suggeriscono anche i suoi amici, ogni persona è un mondo a sé e meriterebbe di essere conosciuta senza pregiudizi. Il fatto che lui abbia espresso i propri sentimenti in modo diretto, ma rispettoso, lasciandole la libertà di scegliere, può essere un segnale di autenticità e rispetto, ma solo il tempo potrà chiarirlo.
In generale, riflettere su quali sono i propri bisogni e limiti, e come questi influenzano le relazioni, è sempre un passo importante verso relazioni più sane e consapevoli. Resto a disposizione per approfondire, Dott.ssa Farese Lucrezia
Buonasera. Credo che abbiano detto già tutto i suoi amici dicendole questo: "ogni persona è a sé e non posso giudicarne una sulla base delle precedenti. Trovano che il messaggio ricevuto e l’assenza di pressioni e il suo lasciarmi la porta aperta sia indizio di comprensione e rispetto. E che per lui la mia proposta possa significare un rifiuto in base alle sue esperienze e per questo non ha accettato".
Concordo con quanto riportato tra virgolette nel suo messaggio. Allo stesso tempo le dirò che deve fare ciò che si sente di fare. Se non se la sente di conoscere il ragazzo separatamente voi due da soli non è obbligata a farlo. Ogni persona ha i suoi tempi. Posso offrirle un sostegno psicologico se vuole. Resto a sua disposizione. Cordiali saluti.
Dott.ssa Angela Atlante
Concordo con quanto riportato tra virgolette nel suo messaggio. Allo stesso tempo le dirò che deve fare ciò che si sente di fare. Se non se la sente di conoscere il ragazzo separatamente voi due da soli non è obbligata a farlo. Ogni persona ha i suoi tempi. Posso offrirle un sostegno psicologico se vuole. Resto a sua disposizione. Cordiali saluti.
Dott.ssa Angela Atlante
Buongiorno, leggendo il suo racconto mi viene alla mente la definizione di bias che vorrei condividere con lei.
I bias cognitivi sono distorsioni di pensiero che ci portano a interpretare la realtà in modo soggettivo, spesso diverso dai fatti. Nascono da pregiudizi, stereotipi ed esperienze pregresse che il cervello utilizza come scorciatoie mentali per risparmiare energia nelle decisioni quotidiane.
Queste scorciatoie, dette euristiche, sono in molti casi utili ed efficienti, ma talvolta generano errori di valutazione e false convinzioni.
Ecco in questo caso potremmo pensare di essere di fronte ad una situazione di questo tipo, oppure no. Ma la verità è che precludersi delle esperienze sulla base di una convinzione che non possiamo essere sicuri possa essere la realtà, ci blocca dal vivere, certo ci salva inevitabilmente da eventuali delusioni o sofferenze ma vogliamo veramente metterci in stand by per proteggerci dal mondo?! La lascio con questa domanda e spero di esserle stata utile. Saluti
I bias cognitivi sono distorsioni di pensiero che ci portano a interpretare la realtà in modo soggettivo, spesso diverso dai fatti. Nascono da pregiudizi, stereotipi ed esperienze pregresse che il cervello utilizza come scorciatoie mentali per risparmiare energia nelle decisioni quotidiane.
Queste scorciatoie, dette euristiche, sono in molti casi utili ed efficienti, ma talvolta generano errori di valutazione e false convinzioni.
Ecco in questo caso potremmo pensare di essere di fronte ad una situazione di questo tipo, oppure no. Ma la verità è che precludersi delle esperienze sulla base di una convinzione che non possiamo essere sicuri possa essere la realtà, ci blocca dal vivere, certo ci salva inevitabilmente da eventuali delusioni o sofferenze ma vogliamo veramente metterci in stand by per proteggerci dal mondo?! La lascio con questa domanda e spero di esserle stata utile. Saluti
Gentile utente, comprendo i suoi dubbi, credo che il suo quesito contatti un punto importante, distinguere tra l’intuito che ci aiuta a leggere segnali reali e la paura che ci porta a vedere minacce dove non ci sono. Le esperienze passate influenzano inevitabilmente il nostro sguardo, e questo può essere sia una risorsa (protettiva) sia un limite (perché rischia di non farci esplorare nuove possibilità).
Nel racconto che fa emerge il suo desiderio di non ricadere in dinamiche già vissute e allo stesso tempo la curiosità verso una conoscenza che potrebbe essere diversa. Questo doppio movimento, di cautela e di apertura, testimonia la sua capacità di riflettere e di porsi domande su ciò che sta vivendo senza agire impulsivamente. Dal mio punto di vista non tanto l'esser paranoica che è chiamato in causa in questo genere di situazioni, quanto piuttosto di imparare a riconoscere come le proprie esperienze pregresse influenzano la lettura delle situazioni nuove.
Il fatto che lei si interroghi su come non rimanere prigioniera di schemi rigidi mostra un atteggiamento riflessivo. Forse il punto non è decidere se fidarsi o meno in assoluto, ma darsi la possibilità di osservare cosa succede passo dopo passo, mantenendo la libertà di fermarsi se non si sente a suo agio.
In questo senso, ogni persona è davvero a sé, e anche lei può concedersi di esplorare senza tradire i propri confini. Un caro saluto, Dott. Marco Squarcini
Nel racconto che fa emerge il suo desiderio di non ricadere in dinamiche già vissute e allo stesso tempo la curiosità verso una conoscenza che potrebbe essere diversa. Questo doppio movimento, di cautela e di apertura, testimonia la sua capacità di riflettere e di porsi domande su ciò che sta vivendo senza agire impulsivamente. Dal mio punto di vista non tanto l'esser paranoica che è chiamato in causa in questo genere di situazioni, quanto piuttosto di imparare a riconoscere come le proprie esperienze pregresse influenzano la lettura delle situazioni nuove.
Il fatto che lei si interroghi su come non rimanere prigioniera di schemi rigidi mostra un atteggiamento riflessivo. Forse il punto non è decidere se fidarsi o meno in assoluto, ma darsi la possibilità di osservare cosa succede passo dopo passo, mantenendo la libertà di fermarsi se non si sente a suo agio.
In questo senso, ogni persona è davvero a sé, e anche lei può concedersi di esplorare senza tradire i propri confini. Un caro saluto, Dott. Marco Squarcini
Salve, nella situazione che lei descrive ci sono molti attori: c’è il ragazzo che ha conosciuto e che ha imposto le “sue condizioni” ad una possibile frequentazione, gli amici che cercano di darle una chiave di lettura sulla situazione; poi c’è lei che, dopo avere seguito un suo sentire molto chiaro su come vorrebbe proseguisse la reciproca conoscenza, si trova ora a rimuginare su di sé, chiedendosi se tali convinzioni non siano timori “paranoici”.
Contrapposizioni di questo tipo sono molto comuni e dobbiamo spesso affrontarle nelle nostre scelte quotidiane: le nostre emozioni e la loro risonanza nel nostro corpo spesso possono essere una bussola per orientarci in questo percorso di chiarificazione, ed accogliere le nostre intuizioni può essere non solo legittimo, ma anche un approccio di cura e protezione del nostro sentire. La mente tende ad analizzare le situazioni in modo analitico: è questo il suo compito, ma non sempre può aiutare nella comprensione profonda di sé.
Se desidera, possiamo approfondire insieme queste riflessioni, magari cercando di capire che significato hanno per lei in questo momento della sua vita.
Un caro saluto, dott. Daniele Rossetti
Contrapposizioni di questo tipo sono molto comuni e dobbiamo spesso affrontarle nelle nostre scelte quotidiane: le nostre emozioni e la loro risonanza nel nostro corpo spesso possono essere una bussola per orientarci in questo percorso di chiarificazione, ed accogliere le nostre intuizioni può essere non solo legittimo, ma anche un approccio di cura e protezione del nostro sentire. La mente tende ad analizzare le situazioni in modo analitico: è questo il suo compito, ma non sempre può aiutare nella comprensione profonda di sé.
Se desidera, possiamo approfondire insieme queste riflessioni, magari cercando di capire che significato hanno per lei in questo momento della sua vita.
Un caro saluto, dott. Daniele Rossetti
Salve,
per poter meglio capire quali siano le premesse che la accompagnano nelle diverse relazioni della sua vita potrebbe intraprendere un percorso psicologico. L aiuto di un professionista la guiderebbe con il tempo verso l'acquisizione di importanti consapevolezze che le possano far vivere la sua sentimentalità con maggior serenità e interesse.
Cordiali saluti
Dott. Diego Ferrara
per poter meglio capire quali siano le premesse che la accompagnano nelle diverse relazioni della sua vita potrebbe intraprendere un percorso psicologico. L aiuto di un professionista la guiderebbe con il tempo verso l'acquisizione di importanti consapevolezze che le possano far vivere la sua sentimentalità con maggior serenità e interesse.
Cordiali saluti
Dott. Diego Ferrara
Gentilissima buongiorno,
Le nostre esperienze passate influiscono inevitabilmente su ciò che ci troviamo davanti e sulle situazioni attuali, e per questo non è sempre così semplice allontanarsi dagli schemi che abbiamo nel nostro bagaglio personale.
Tuttavia, ciò che mi sento di consigliarle è di lasciarsi andare a ciò che sente farle bene, che sia approfondire questa conoscenza o restare in contatto per sola amicizia.
Si dia tempo, senza forzare nulla.
Se ne ha bisogno, sono a disposizione.
Dott.ssa Elena Brizi, psicologa
Le nostre esperienze passate influiscono inevitabilmente su ciò che ci troviamo davanti e sulle situazioni attuali, e per questo non è sempre così semplice allontanarsi dagli schemi che abbiamo nel nostro bagaglio personale.
Tuttavia, ciò che mi sento di consigliarle è di lasciarsi andare a ciò che sente farle bene, che sia approfondire questa conoscenza o restare in contatto per sola amicizia.
Si dia tempo, senza forzare nulla.
Se ne ha bisogno, sono a disposizione.
Dott.ssa Elena Brizi, psicologa
Buongiorno, grazie per la sua condivisione. Credo che ci sia bisogno di approfondire un po' meglio e più da vicino la natura degli schemi che si è formata, per protezione: come mai ha formato schemi così rigidi, che la portano a rischiare di rifiutare in modo molto netto alcune potenziali opportunità? Quali sono le sue esperienze pregresse? Che cosa ha vissuto, e come lo ha elaborato? Che cosa l'ha portata a proteggersi in questo modo? Se ha questi schemi sicuramente un motivo c'è, ma forse c'è bisogno di capire in quale misura questi schemi sono utili o rischiano di precluderle delle situazioni, finendo per farla soffrire invece che proteggerla. Si tratta di capire se forse non ci sia il bisogno di renderli più morbidi, e questo è possibile rileggendo la sua storia relazionale da vicino, per comprenderla meglio e darvi un significato. Potrebbe essere utile appoggiarsi al punto di vista di un professionista, di cui possa fidarsi e da cui sentirsi accolta e non giudicata, per fare un po' il punto sul suo modo di vivere le relazioni in generale, e capire se c'è qualcosa che vorrebbe modificare - cosa che gioverebbe non solo per la situazione specifica che sta vivendo, ma proprio al suo modo di approcciare questa sfera. Se volesse approfondire la questione mi trova a disposizione, anche online. Un caro saluto, dott.ssa Elena Gianotti
Buonasera io penso che più che paranoica, tu abbia una grande sensibilità e anche un buon livello di auto-osservazione. Ti stai ponendo domande che non riguardano soltanto questo ragazzo, ma il tuo modo di entrare in relazione: capire se la tua diffidenza è un campanello d’allarme realistico o se rischia di trasformarsi in una corazza che ti tiene troppo distante dagli altri.
Da come descrivi la situazione, lui si è presentato con un messaggio molto intenso e carico di apprezzamenti, arrivando a sottolineare anche aspetti profondi della tua persona dopo poche ore di conoscenza. È comprensibile che questo ti faccia scattare il dubbio: è una modalità che può sembrare più una proiezione di ciò che lui desidera vedere, piuttosto che un reale riconoscimento di chi sei. In passato ti sei già trovata davanti a uomini che si muovevano così, e la tua esperienza ti porta a collegare questa modalità a una ricerca di conferme, più che a un autentico interesse. Questo spiega la tua prudenza, che non è paranoia: è un modo di proteggerti.
Dall’altra parte, non possiamo ignorare che ogni persona è unica. Lui, infatti, non ha insistito né ha fatto pressioni: ha espresso un desiderio chiaro, ma poi ha lasciato a te la libertà di decidere, senza insistere oltre. Questo potrebbe essere segnale di rispetto dei tuoi confini, anche se la sua scelta di non accettare la proposta del gruppo ti ha trasmesso rigidità e poca flessibilità.
La questione centrale, più che chiederti se “hai ragione o torto” a diffidare, riguarda ciò che desideri per te. Tu hai espresso la volontà di procedere gradualmente, attraverso la leggerezza della condivisione con il gruppo e se lui non accoglie questa modalità, puoi chiederti se sei disposta a modificare la tua posizione o se rischieresti di sentirti presto a disagio. Non si tratta di mollare i tuoi principi per “vedere come va”, ma di capire se in questa situazione vuoi sperimentare un passo diverso o se sarebbe un tradire la tua esigenza di sicurezza.
Un percorso terapeutico, in casi come il tuo, sarebbe prezioso perché ti aiuterebbe a riconoscere meglio i tuoi schemi relazionali: quali segnali ti fanno subito alzare barriere, come distinguere le difese utili dai muri che impediscono la vicinanza, e come modulare la tua capacità di fidarti senza mettere a rischio la tua integrità. Lavorare su questo ti permetterebbe di vivere le relazioni con maggiore libertà, senza sentirti né troppo esposta né troppo chiusa. Un cordiale saluto
Dott.ssa Marzia Mazzavillani
Psicologa clinica - Voice Dialogue - Mindfulness - Dreamwork
Da come descrivi la situazione, lui si è presentato con un messaggio molto intenso e carico di apprezzamenti, arrivando a sottolineare anche aspetti profondi della tua persona dopo poche ore di conoscenza. È comprensibile che questo ti faccia scattare il dubbio: è una modalità che può sembrare più una proiezione di ciò che lui desidera vedere, piuttosto che un reale riconoscimento di chi sei. In passato ti sei già trovata davanti a uomini che si muovevano così, e la tua esperienza ti porta a collegare questa modalità a una ricerca di conferme, più che a un autentico interesse. Questo spiega la tua prudenza, che non è paranoia: è un modo di proteggerti.
Dall’altra parte, non possiamo ignorare che ogni persona è unica. Lui, infatti, non ha insistito né ha fatto pressioni: ha espresso un desiderio chiaro, ma poi ha lasciato a te la libertà di decidere, senza insistere oltre. Questo potrebbe essere segnale di rispetto dei tuoi confini, anche se la sua scelta di non accettare la proposta del gruppo ti ha trasmesso rigidità e poca flessibilità.
La questione centrale, più che chiederti se “hai ragione o torto” a diffidare, riguarda ciò che desideri per te. Tu hai espresso la volontà di procedere gradualmente, attraverso la leggerezza della condivisione con il gruppo e se lui non accoglie questa modalità, puoi chiederti se sei disposta a modificare la tua posizione o se rischieresti di sentirti presto a disagio. Non si tratta di mollare i tuoi principi per “vedere come va”, ma di capire se in questa situazione vuoi sperimentare un passo diverso o se sarebbe un tradire la tua esigenza di sicurezza.
Un percorso terapeutico, in casi come il tuo, sarebbe prezioso perché ti aiuterebbe a riconoscere meglio i tuoi schemi relazionali: quali segnali ti fanno subito alzare barriere, come distinguere le difese utili dai muri che impediscono la vicinanza, e come modulare la tua capacità di fidarti senza mettere a rischio la tua integrità. Lavorare su questo ti permetterebbe di vivere le relazioni con maggiore libertà, senza sentirti né troppo esposta né troppo chiusa. Un cordiale saluto
Dott.ssa Marzia Mazzavillani
Psicologa clinica - Voice Dialogue - Mindfulness - Dreamwork
Salve,
è molto audace, innanzitutto, che lei abbia iniziato a "raccontarsi" ponendo un dubbio sul suo modo di pensare, vuol dire che non pensa di avere la certezza tra le mani e che probabilmente è aperta al cambiamento e a nuova consapevolezza.
Da ciò che lei racconta posso intuire che è probabile che lei abbia avuto qualche esperienza che l'ha segnata a tal punto da farla essere più prudente nel momento in cui fa la conoscenza con qualcuno che le suscita dell'interesse.
Questa prudenza, che è certamente utile per essere preparati su cosa ci aspetta, d'altro canto, se eccessiva mette freno anche a quella parte istintuale di noi stessi, che, al contrario, ci dà la possibilità di godere appieno di una certa situazione o opportunità.
Per cui, mi permetto di dirle che con i suoi dovuti tempi e sensazioni, e soprattutto senza cadere in mere generalizzazioni, potrebbe darsi questa chance, ovvero non precludersi l'occasione di conoscere qualcuno che potrebbe disattendere completamente o in parte una nostra forma di pregiudizio.
Cordiali Saluti
è molto audace, innanzitutto, che lei abbia iniziato a "raccontarsi" ponendo un dubbio sul suo modo di pensare, vuol dire che non pensa di avere la certezza tra le mani e che probabilmente è aperta al cambiamento e a nuova consapevolezza.
Da ciò che lei racconta posso intuire che è probabile che lei abbia avuto qualche esperienza che l'ha segnata a tal punto da farla essere più prudente nel momento in cui fa la conoscenza con qualcuno che le suscita dell'interesse.
Questa prudenza, che è certamente utile per essere preparati su cosa ci aspetta, d'altro canto, se eccessiva mette freno anche a quella parte istintuale di noi stessi, che, al contrario, ci dà la possibilità di godere appieno di una certa situazione o opportunità.
Per cui, mi permetto di dirle che con i suoi dovuti tempi e sensazioni, e soprattutto senza cadere in mere generalizzazioni, potrebbe darsi questa chance, ovvero non precludersi l'occasione di conoscere qualcuno che potrebbe disattendere completamente o in parte una nostra forma di pregiudizio.
Cordiali Saluti
Gentile paziente, ha già incluso la risposta nel suo racconto, ciò che la frena dal scegliere di sperimentare la direzione esplorativa è la paura, lo ha scritto lei: "mossa avventata", paura di essere vulnerabile, di mettersi in gioco e di rischiare, di vivere cogliendo gli stimoli e le opportunità di connessione che il suo contesto le porta, se non ci prova sarà stata cauta ma al tempo stesso non saprà come sarebbe potuta andare. Si fidi della sua curiosità, è vitale. Se dovesse essere troppo faticoso per via di esperienze pregresse si faccia accompagnare da un/a professionista. Stia bene.
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