Buon pomeriggio Gentili Dottori, Vi scrivo in quanto vorrei un Vostro parere. Sono una studentessa u

13 risposte
Buon pomeriggio Gentili Dottori, Vi scrivo in quanto vorrei un Vostro parere. Sono una studentessa universitaria ma ho un carattere timido, riservato, emotivo e quando vedo mie colleghe che hanno comportamenti estroversi verso i prof, si avvicinano a salutare i prof, pur non avendo ancora sostenuto esami con loro; io mi sento in difetto, inferiore..anche io vorrei riuscire ad avere questo approccio, invece mi sento in imbarazzo nell' andare da un prof anche a fine convegno e avvicinarmi a salutarlo e dire "buongiorno come sta" o fargli qualche domanda..mi sento di infastirli andando da loro.. Non so se sono io in difetto o le mie colleghe..vorrei una Vostra opinione, Grazie Mille.
Salve, dalle sue parole emerge un vissuto di confronto che sembra portarla a giudicare in modo critico alcune sue caratteristiche personali, come la riservatezza e la sensibilità emotiva, soprattutto quando le mette a paragone con modalità relazionali più espansive.
È importante distinguere tra le proprie caratteristiche di personalità, che rappresentano semplicemente il nostro modo di essere, e il giudizio che attribuiamo a tali caratteristiche. Gli stili relazionali, infatti, non sono giusti o sbagliati in senso assoluto; tuttavia, in alcuni momenti della vita, possono risultare meno funzionali rispetto a ciò che si desidera realizzare, soprattutto quando entrano in conflitto con bisogni, aspirazioni o con il desiderio di sentirsi più liberi nell’esprimersi e nel cogliere occasioni di confronto.
In questi casi, intervenire non significa cambiare la propria natura, ma creare le condizioni per esprimersi in modo più autentico e coerente con i propri obiettivi, senza che il giudizio su di sé diventi un freno. Un percorso di sostegno psicologico può offrire uno spazio protetto per esplorare questi vissuti e favorire una maggiore libertà di espressione, rispettando il proprio modo di essere e ampliando le possibilità di scelta e di azione.
Un caro saluto, Dott. Daniele Rossetti

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Dott.ssa Manuela Valentini
Psicologo, Psicologo clinico
Melfi
Buongiorno,
Il suo modo di essere in questo momento, non è un difetto, è il suo modo valido di vivere quanto vede. Potrebbe essere naturale sentirsi un po’ in difficoltà quando si osservano persone più disinvolte, soprattutto in un ambiente come l’università dove tutto sembra una gara a chi appare più sicuro. Bisogna sempre valutare il contesto.
Ma soffermandomi sulla sicurezza, va detto che non si misura da quante volte si va a salutare un professore. Ma da quanto si resta fedeli a sé stessi.
Lei non è “meno” perché più riservata.
Non è “inferiore” perché non si butta subito nelle interazioni.
Non stai sbagliando nulla?!
Ognuno ha il suo ritmo, il suo modo di entrare in relazione, la sua sensibilità. E va bene così.
In una risposta in piattaforma molti elementi sfuggono, ma consideri il suo ritmo... Se un giorno vorrà avvicinarsi a un docente, potrai farlo nei tuoi tempi, con gesti piccoli e autentici: un saluto, una domanda sincera, un ringraziamento a fine lezione. Serve solo sentirsi a proprio agio.
Se volesse discuterne e trovare insieme strategie, risorse che la facciano sentire più sicura, io resto qui, pronta ad accompagnarla passo dopo passo anche online, con calma e rispetto dei tuoi tempi.
Un saluto e sereno periodo,
Dr.ssa Manuela Valentini
Salve, grazie per aver condiviso un suo vissuto attuale. Capisco perfettamente come ti senti, e voglio dirti subito una cosa importante: non è in difetto. Il suo modo di essere—timida, riservata ed emotiva—non è un limite o un errore, è semplicemente una parte di se, diversa da quello delle sue colleghe estroverse. Confrontarsi con personalità diverse può farci sentire “in difetto”, ma spesso è una percezione più legata all’ansia o al paragone sociale che alla realtà. Iniziare un percorso di supporto psicologico ( online o in presenza) può aiutarla a conoscere meglio parti di se, lavorando sull'autostima e sulle sue incurezze, in un ambiente sicuro e non giudicante. Resto a sua disposizione.
Ciao,
grazie per aver condiviso quello che senti. Ognuno ha il proprio modo di stare in relazione: essere più riservata o più spontanea non è un difetto, ma una caratteristica personale. Il confronto con gli altri può farci sentire inadeguati, anche quando non lo siamo. Se queste sensazioni ti creano disagio, parlarne può aiutarti a capirti meglio e a trovare il tuo modo di sentirti più a tuo agio.
Se vuoi, sono disponibile per un colloquio di orientamento gratuito per aiutarti a capire come potrei aiutarti.

Un caro saluto. Dott.ssa Alessandra Corti
Buon pomeriggio, non è necessario conformarsi o fare ciò che fanno gli altri. Ognuno ha il proprio modo di essere e di relazionarsi, e trovare la propria via è più importante che imitare comportamenti che non sentiamo autentici.

Essere più riservati o timidi non significa essere in difetto o inferiori. Alcune persone si sentono a proprio agio nel salutare o avvicinare i docenti, altre preferiscono modalità più discrete: entrambe sono legittime.

Se desidera avvicinarsi ai professori, può farlo gradualmente e con modalità che le somigliano, senza forzarsi né giudicarsi. L’obiettivo non è diventare come le sue colleghe, ma sentirsi a suo agio restando fedele a sé stessa.

Dott.ssa Janett Aruta - Psicologa
Ricevo su MioDottore e in studio a Palermo
Dott.ssa Melissa Pattacini
Psicologo, Psicologo clinico
Parma
Gentilissima,
forse bisogna comprendere la natura di questa percezione di sentirsi diversa, inadeguata e la necessità di trovare una etichetta: giusto o sbagliato. Potrebbe aiutare parlarne con un professionista per cogliere anche le sue qualità, capacità e disinnescare questa svalutazione.
Saluti
Dr. Francesco Rossi
Psicologo, Psicologo clinico
Ozzano dell'Emilia
Salve, ne lei ne le sue colleghe siete in difetto, ognuno esprime se stesso/a in modo congruo a come è e a come vuole o si concede di mostrarsi; se il suo modo però le "va stretto" in tale contesto, potrebbe iniziare un percorso psicologico con uno Psicologo Clinico o uno Psicoterapeuta che la aiutino a scegliere meglio cosa e come mostrarsi in modo più congruo e appagante.
Saluti.
Dr. Francesco Rossi.
Dott. Daniele Migliore
Psicologo, Psicologo clinico
Torino
Grazie per aver condiviso la sua preoccupazione.
Da quello che descrive sembra che sia più il confronto con le sue colleghe a farla sentire a disagio piuttosto che un reale limite.
Essere timidi non è un difetto, ma un modo di stare nelle relazioni in cui il confine con l’altro è sentito in modo molto vivo. Dunque, il fatto che le sue colleghe appaiano più disinvolte non significa che stiano gestendo le cose in maniera migliore rispetto a lei ma semplicemente abitano la relazione in un modo diverso.
Forse il punto non è forzarsi a diventare come loro, ma comprendere cosa la trattiene e che significato ha per lei esporsi.
Lavorare su questo non significa cambiare carattere, ma permettersi di occupare uno spazio senza sentirsi automaticamente in difetto.
Le auguro il meglio,

Dott. Daniele Migliore
Dott.ssa Cinzia Pirrotta
Psicoterapeuta, Psicologo, Psicologo clinico
Bruino
Buon pomeriggio,
grazie per aver condiviso la tua riflessione.
Il sentirsi timidi o in imbarazzo di fronte a persone di autorità è molto comune, e non significa essere in difetto. Ognuno ha il proprio stile di approccio e le proprie modalità di interazione: alcune persone sono più estroverse e spontanee, altre più riservate e riflessive.
Riconoscere il proprio modo di essere è già un passo importante per costruire relazioni autentiche, senza sentirsi inadeguati rispetto agli altri.
Se vuoi, un percorso di supporto può aiutarti a esplorare strategie per sentirti più a tuo agio in questi contesti, rispettando la tua natura.
Un caro saluto!
Dott.ssa Cinzia Pirrotta
Buon pomeriggio e grazie per aver condiviso questa sua riflessione. Non è lei in difetto, e neppure lo sono le sue colleghe; semplicemente, state esprimendo due stili di approccio sociale diversi. Il suo sentirsi inferiore quando osserva la disinvoltura altrui è caratteristico di chi ha una natura più riservata ed emotiva. Quando la sua timidezza la blocca, scatta un giudizio autocritico che amplifica il senso di difetto, ma questo non riflette il suo reale valore o le sue capacità. La verità è che l'approccio estroverso non è un obbligo per il successo. Se desidera cambiare, non deve diventare come le sue colleghe, ma deve trovare il suo modo riservato ma efficace di interagire. Questo si ottiene con la gradualità: iniziando con interazioni minime per sfidare l'ansia, dimostrando a sé stessa che il timore di infastidire è molto spesso infondato. Non si senta in diffetto, sta solo vivendo una normale battaglia con la sua emotività che con il tempo e la pratica può essere gestita con maggiore consapevolezza e serenità. È infatti bellissimo che, può riconoscendo la sua natura emotiva, lei voglia trovare il modo di superare questo blocco. L'emotività e la riservatezza fanno parte di ciò che lei è, ma la gestione dell'ansia è una competenza che si può apprendere. Proprio perché si tratta di meccanismi emotivi che si sono radicati, con un supporto mirato è possibile costruire un percorso fatto di piccoli e pratici passi. Si può iniziare con azioni minime e gestibili per dimostrare alla sua mente che il pericolo percepito non è reale. Iniziare a smantellare queste barriere è un lavoro che merita di essere intrapreso e che può regalarle una maggiore libertà nel suo ambiente universitario e, successivamente, lavorativo. Un cordiale saluto,
Lorenza Fattori
Dott.ssa Erika Messinese
Psicologo clinico, Psicologo
Avigliana
Cara, ti ringrazio per aver condiviso un vissuto così personale.
Da ciò che descrivi, non sembra emergere alcun “difetto” in te. Le differenze che noti tra il tuo modo di porti e quello delle colleghe riflettono stili di personalità e modalità relazionali diverse, non un valore maggiore o minore come studentessa o come persona. Essere timida, riservata ed emotiva non significa essere meno capace o meno adeguata, ma avere una sensibilità e un modo di stare nelle relazioni più cauto e riflessivo.
Il senso di inferiorità e l’imbarazzo che provi sembrano legati soprattutto al confronto con gli altri e al timore di “disturbare” o essere giudicata. Spesso chi è più sensibile tende a mettere in discussione se stesso più di quanto facciano gli altri. Nella maggior parte dei casi, un saluto o una domanda posta con educazione non viene vissuta come un fastidio dai docenti.
È importante anche sottolineare che non esiste un unico modo “giusto” di relazionarsi all’università: alcune persone sono più espansive, altre più riservate, e entrambe le modalità sono legittime. Il punto non è diventare come le tue colleghe, ma capire se desideri sentirti un po’ più libera e meno bloccata in alcune situazioni sociali.
Se questo vissuto di inadeguatezza e autocritica è frequente e ti crea sofferenza, un percorso psicologico potrebbe aiutarti a lavorare sull’autostima e sul timore del giudizio, rispettando pienamente il tuo modo di essere e i tuoi tempi.
Ti auguro di riuscire a guardarti con maggiore gentilezza: spesso siamo molto più severi con noi stessi di quanto lo siano gli altri.
Spero di aver dato qualche spunto utile e sono a disposizione per ulteriore ascolto.
Un caro saluto,
Dott.ssa Erika Messinese
Dr. Massimiliano Siddi
Psicologo, Psicologo clinico, Terapeuta
Roma
Buon pomeriggio,
ciò che descrive è un vissuto molto comune, soprattutto in persone sensibili, riflessive e rispettose degli altri. Non esiste un modo “giusto” o “sbagliato” di relazionarsi: l’essere più timida e riservata non rappresenta un difetto, ma una caratteristica di personalità.

Il confronto con colleghe più estroverse può facilmente portare a sentirsi “in difetto”, ma questo non significa che il loro modo di porsi sia migliore o più adeguato. Avvicinarsi o meno a un docente, e farlo con maggiore o minore spontaneità, non definisce il valore personale né quello accademico.

Il senso di imbarazzo che prova è spesso legato alla paura di disturbare o di essere giudicata, più che a un reale rischio di infastidire. Se lo desidera, può essere utile lavorare sull’accettazione del proprio stile relazionale e, gradualmente, provare piccoli passi che la facciano sentire più sicura, senza forzarsi a diventare diversa da ciò che è.

Qualora questo disagio incida sul suo benessere o sulla vita universitaria, un percorso con un professionista può aiutarla a comprendere meglio queste dinamiche e a valorizzare le proprie risorse personali
Gentile utente, le sensazioni di imbarazzo, inferiorità o il timore di infastidire i professori sono esperienze interne comuni e comprensibili, non sono segnali che qualcosa in lei non va. Una domanda che potrebbe farsi è: “che tipo di studentessa vorrei essere, al di là della paura o dell’imbarazzo?”. Se per lei è importante instaurare un contatto, fare domande, mostrarsi presente nel percorso universitario, forse può provare a fare piccoli passi in quella direzione, portando con sé anche il disagio, senza aspettare che scompaia. Il coraggio, spesso, non è l’assenza di emozioni difficili, ma la disponibilità a fare spazio a ciò che si prova mentre ci si muove verso ciò che conta.
Non esiste un modo giusto o sbagliato di essere, esistono modi più o meno coerenti con ciò che per noi è importante. Concedersi di esplorare questo, con gentilezza verso se stessa, potrebbe essere già un primo passo importante.
Un caro saluto!

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