Salve dottori ho già scritto qui per delle difficoltà con i miei genitori a casa. Ho sempre pensato
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Salve dottori ho già scritto qui per delle difficoltà con i miei genitori a casa. Ho sempre pensato che prima o poi avrei magari affrontato alcune tematiche della mia vita con un professionista, ma la difficoltà nell’esprimere a voce le mie sofferenze è tanta. Alcune delle cose che vorrei poter raccontare sentendomi per la prima volta libera, mi fanno star male, anche solo il sentirle pronunciare dalla mia stessa voce e al tempo stesso ascoltarmi mi procura fastidio. Da sola. Penso sia una sensazione di vergogna (e non solo) che probabilmente provo verso di me. Oltre al fatto che io già provai a raccontarmi ad un professionista che alla fine non mi fece sentire a mio agio e mi sforzai molto per dire quelle parole che il cervello pensava ma il suono non raggiungeva. Non saprei come iniziare questo tipo di percorso e come comunicarlo al professionista, superare la paura del giudizio, la vergogna, trovare le parole e avere quella brutta sensazione di non saper come farle uscire fuori di me. Se dovessi immaginarmi adesso da un professionista, probabilmente mi immagino in silenzio per tutta la seduta seppur io abbia delle cose da dire.

Grazie per aver condiviso una parte così vulnerabile di te. È evidente che sei consapevole della tua esigenza di affrontare certe tematiche e che desideri migliorare il tuo benessere emotivo, il che è già un passo molto coraggioso e significativo.
Questa sensazione di vergogna e il timore di non riuscire a trovare le parole sono comprensibili, soprattutto se hai già avuto esperienze in cui non ti sei sentita a tuo agio. È importante ricordare che un buon professionista dovrebbe creare un ambiente sicuro e senza giudizio, dove tu possa sentirti libera di esprimerti. Non è mai un tuo errore se senti difficoltà a far emergere ciò che provi.
Un approccio potrebbe essere quello di iniziare gradualmente. Non c'è bisogno di condividere tutto fin dalla prima seduta. Puoi semplicemente esprimere al professionista che ti senti intimidita nel parlare e che provi difficoltà a trovare le parole. Questo può aiutarlo a capire come supportarti nel modo migliore.
Un altro strumento utile può essere la scrittura. Potresti annotare i tuoi pensieri, le tue emozioni e ciò che vorresti affrontare durante le sedute. Questi appunti potrebbero essere usati per guidare la conversazione o essere condivisi direttamente con il professionista. A volte, mettere i pensieri su carta può aiutare a dare un senso a quello che senti e ridurre la pressione di doverlo dire a voce.
È normale avere paura del giudizio, ma ricorda che il lavoro di un terapeuta è proprio quello di aiutarti, non di giudicarti. Se non ti senti a tuo agio con un terapeuta, non esitare a cercarne un altro. Ogni professionista ha un approccio diverso, e trovare quello con cui ti senti più tranquilla è fondamentale.
Se senti di voler fare un passo verso questo percorso, fallo con gentilezza verso te stessa. Non c'è fretta, né un modo giusto o sbagliato per iniziare. Stai già dimostrando grande forza e determinazione nel riconoscere ciò di cui hai bisogno. Meriti di sentirti ascoltata e di trovare il supporto che ti aiuti a costruire serenità dentro di te.
Se vuoi io ci sono
Dott.ssa Antonella Bellanzon
Questa sensazione di vergogna e il timore di non riuscire a trovare le parole sono comprensibili, soprattutto se hai già avuto esperienze in cui non ti sei sentita a tuo agio. È importante ricordare che un buon professionista dovrebbe creare un ambiente sicuro e senza giudizio, dove tu possa sentirti libera di esprimerti. Non è mai un tuo errore se senti difficoltà a far emergere ciò che provi.
Un approccio potrebbe essere quello di iniziare gradualmente. Non c'è bisogno di condividere tutto fin dalla prima seduta. Puoi semplicemente esprimere al professionista che ti senti intimidita nel parlare e che provi difficoltà a trovare le parole. Questo può aiutarlo a capire come supportarti nel modo migliore.
Un altro strumento utile può essere la scrittura. Potresti annotare i tuoi pensieri, le tue emozioni e ciò che vorresti affrontare durante le sedute. Questi appunti potrebbero essere usati per guidare la conversazione o essere condivisi direttamente con il professionista. A volte, mettere i pensieri su carta può aiutare a dare un senso a quello che senti e ridurre la pressione di doverlo dire a voce.
È normale avere paura del giudizio, ma ricorda che il lavoro di un terapeuta è proprio quello di aiutarti, non di giudicarti. Se non ti senti a tuo agio con un terapeuta, non esitare a cercarne un altro. Ogni professionista ha un approccio diverso, e trovare quello con cui ti senti più tranquilla è fondamentale.
Se senti di voler fare un passo verso questo percorso, fallo con gentilezza verso te stessa. Non c'è fretta, né un modo giusto o sbagliato per iniziare. Stai già dimostrando grande forza e determinazione nel riconoscere ciò di cui hai bisogno. Meriti di sentirti ascoltata e di trovare il supporto che ti aiuti a costruire serenità dentro di te.
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Dott.ssa Maria Carla del Vaglio
Psicologo, Psicologo clinico, Psicoterapeuta
Santa Maria Capua Vetere
Buongiorno, grazie per aver condiviso con tanta sincerità il tuo vissuto. È evidente che ti senti fortemente inibita nel comunicare a voce le tue sofferenze e che questa difficoltà ti sta creando un peso emotivo notevole. La sensazione di vergogna che descrivi, unita alla paura del giudizio e alla difficoltà di tradurre in parole ciò che senti, è una reazione comprensibile, soprattutto se in passato hai avuto esperienze in cui non ti sei sentita ascoltata o accolta.
Quando intraprendiamo un percorso di psicoterapia, non esiste un modo “corretto” per comunicare subito tutte le emozioni. Per molti, il silenzio iniziale in seduta è una forma di protezione, un modo per mantenere un contatto con le proprie emozioni prima di riuscire a esprimerle verbalmente. Questa fase può essere parte integrante del lavoro terapeutico, e un buon terapeuta saprà rispettare i tuoi tempi, aiutandoti a sperimentare gradualmente la possibilità di esprimerti.
Potresti spiegare al professionista che ti risulta difficile raccontare le tue sofferenze a voce e che spesso, quando ci provi, ti senti bloccata e insoddisfatta del suono delle tue stesse parole. Questo può aprire un dialogo su come iniziare il percorso e su quali modalità ti fanno sentire più sicura, ad esempio portando con te dei pensieri scritti o scrivendo durante la seduta ciò che vorresti esprimere.
Ti incoraggio a considerare questo percorso come un’opportunità per imparare a trovare la tua voce, senza la necessità di forzare le parole quando non sei pronta. Se ti senti pronta a intraprendere questo cammino, sarò felice di accompagnarti nel percorso per aiutarti a superare la paura del giudizio e a costruire un ambiente in cui tu possa sentirti veramente ascoltata.
Un caro saluto.
Quando intraprendiamo un percorso di psicoterapia, non esiste un modo “corretto” per comunicare subito tutte le emozioni. Per molti, il silenzio iniziale in seduta è una forma di protezione, un modo per mantenere un contatto con le proprie emozioni prima di riuscire a esprimerle verbalmente. Questa fase può essere parte integrante del lavoro terapeutico, e un buon terapeuta saprà rispettare i tuoi tempi, aiutandoti a sperimentare gradualmente la possibilità di esprimerti.
Potresti spiegare al professionista che ti risulta difficile raccontare le tue sofferenze a voce e che spesso, quando ci provi, ti senti bloccata e insoddisfatta del suono delle tue stesse parole. Questo può aprire un dialogo su come iniziare il percorso e su quali modalità ti fanno sentire più sicura, ad esempio portando con te dei pensieri scritti o scrivendo durante la seduta ciò che vorresti esprimere.
Ti incoraggio a considerare questo percorso come un’opportunità per imparare a trovare la tua voce, senza la necessità di forzare le parole quando non sei pronta. Se ti senti pronta a intraprendere questo cammino, sarò felice di accompagnarti nel percorso per aiutarti a superare la paura del giudizio e a costruire un ambiente in cui tu possa sentirti veramente ascoltata.
Un caro saluto.

Buon pomeriggio, la paura del giudizio purtroppo è molto frequente e spesso non permette di affrontare le difficoltà che creano disagio. La invito a scegliere un professionista che riesca a metterla a proprio agio, che la aiuti e sostenga in questa fase complessa che sta attraversando. Ha mai pensato di descrivere in un diario le sue sofferenze in modo da avere una buona base di partenza da condividere? le faccio un grosso in bocca al lupo e le auguro il meglio!

Buongiorno, mi sento di condividerle una riflessione: la terapia è una maratona e non uno sprint dei 100 mt, non serve necessariamente parlare tanto e "bene", spesso anche un silenzio ben accolto e valorizzato fa terapia.

Gentile utente, comprendo la sofferenza che sta portando qui oggi, legata al non riuscire ad esprimere pensieri ed emozioni. La vergogna e la paura del giudizio altrui e soprattutto nostro, possono bloccare e far sembrare che non esistano altri mezzi se non il trattenere tutto dentro. Mi dispiace che l'esperienza passata con un professionista non sia stata come avrebbe voluto, tuttavia poter riprovare a mettersi in gioco esprimendo sin dall'inizio questi timori, concedendosi anche la possibilità di stare in silenzio potrebbe rivelarsi un'ottima occasione per stare meglio ed affrontare un percorso di conoscenza di sé e delle sue difficoltà più libero e autentico.
Nella speranza di esserle stata d'aiuto le lascio un caro saluto.
Dott.ssa Raffaella Del Vasto.
Nella speranza di esserle stata d'aiuto le lascio un caro saluto.
Dott.ssa Raffaella Del Vasto.

Buonasera, leggendo quanto ha scritto ho pensato che sarà molto duro convivere con questo insieme di emozioni che in qualche modo la tengono nel silenzio e con la paura di aprirsi.
Se, però, parlare con qualcuno implica il già faticoso costo del "disvelarsi" e dell'essere fraintesi o anche giudicati, un percorso di terapia si regge proprio sulla sospensione di tale giudizio. All'interno della stanza di terapia, le nostre sofferenze hanno uno spazio privilegiato e verranno sempre rispettate senza giudizio. Queste emozioni che prova, specie la vergogna, sono spie che si attivano quando qualcosa di molto importante viene minacciato: è normale ed umano che ciò avvenga. L'attivazione di queste emozioni dipende da pensieri, da credenze, che abbiamo costruito nel corso della nostra vita. Illuminare questi e capire l'influenza che hanno nel nostro vivere quotidiano è il primo passo per poterci riappropriare della vita come la desideriamo, perché ciò che pensiamo non è quasi mai la realtà, ma una valutazione che facciamo di questa.
Spero quindi che riesca a costruire un rapporto di fiducia, con un/a collega, in cui possa sentirsi libera di esplorare ciò che anima i suoi vissuti.
Se, però, parlare con qualcuno implica il già faticoso costo del "disvelarsi" e dell'essere fraintesi o anche giudicati, un percorso di terapia si regge proprio sulla sospensione di tale giudizio. All'interno della stanza di terapia, le nostre sofferenze hanno uno spazio privilegiato e verranno sempre rispettate senza giudizio. Queste emozioni che prova, specie la vergogna, sono spie che si attivano quando qualcosa di molto importante viene minacciato: è normale ed umano che ciò avvenga. L'attivazione di queste emozioni dipende da pensieri, da credenze, che abbiamo costruito nel corso della nostra vita. Illuminare questi e capire l'influenza che hanno nel nostro vivere quotidiano è il primo passo per poterci riappropriare della vita come la desideriamo, perché ciò che pensiamo non è quasi mai la realtà, ma una valutazione che facciamo di questa.
Spero quindi che riesca a costruire un rapporto di fiducia, con un/a collega, in cui possa sentirsi libera di esplorare ciò che anima i suoi vissuti.

Ciao! La cosa importante è che tu ti senta a tuo agio all'interno della terapia. Questo spazio deve essere un luogo per te in cui tu possa sentirti libera di essere te stessa, di parlare o restare in silenzio, mai giudicata o forzata. L'aspetto importante della terapia è l'avere una sorta di "appuntamento" con se stessi, per poter "riprendere fiato" ed elaborare anche situazioni più complicate in un contesto protetto.
La cosa migliore, se senti lo stimolo nel provare a "buttarti" ed iniziare un percorso, è effettuare intanto un primo colloquio con un terapeuta, per vedere come ti senti, dando anche a noi professionisti "un'altra opportunità". Sicuramente, il percorso precedente in cui non ti sei sentita a tuo agio pesa, ma ricorda che non tutti gli psicologi sono uguali, così come le persone.
Un altro elemento fondamentale, nel caso in cui non ti sentissi a tuo agio o non abbastanza ascoltata dal terapeuta, è parlarne con lui/lei, in modo che si possa cucire un percorso adatto a te, proprio come un bel vestito.
Infine, non aver paura di un possibile silenzio al primo colloquio. Non si deve raccontare tutto al primo appuntamento e le cose usciranno fuori lentamente (o velocemente) quando ti sentirai pronta e a tuo agio. Anche se facessi un primo incontro in assoluto silenzio, sicuramente il terapeuta saprà cosa dire per farti sentire tranquilla e potrà leggere qualcosa di te anche dal tuo non verbale.
Buona fortuna
La cosa migliore, se senti lo stimolo nel provare a "buttarti" ed iniziare un percorso, è effettuare intanto un primo colloquio con un terapeuta, per vedere come ti senti, dando anche a noi professionisti "un'altra opportunità". Sicuramente, il percorso precedente in cui non ti sei sentita a tuo agio pesa, ma ricorda che non tutti gli psicologi sono uguali, così come le persone.
Un altro elemento fondamentale, nel caso in cui non ti sentissi a tuo agio o non abbastanza ascoltata dal terapeuta, è parlarne con lui/lei, in modo che si possa cucire un percorso adatto a te, proprio come un bel vestito.
Infine, non aver paura di un possibile silenzio al primo colloquio. Non si deve raccontare tutto al primo appuntamento e le cose usciranno fuori lentamente (o velocemente) quando ti sentirai pronta e a tuo agio. Anche se facessi un primo incontro in assoluto silenzio, sicuramente il terapeuta saprà cosa dire per farti sentire tranquilla e potrà leggere qualcosa di te anche dal tuo non verbale.
Buona fortuna

Buongiorno, grazie davvero per esserti aperta con tanta autenticità e delicatezza. Le tue parole raccontano una grande consapevolezza, e anche una sensibilità che, sebbene ora ti appaia come un ostacolo, è in realtà una forza preziosa. La difficoltà che descrivi – il blocco nel parlare, la vergogna, la paura del giudizio – è molto più comune di quanto sembri, soprattutto in chi porta dentro di sé vissuti complessi e profondi. E non significa affatto che tu non sia pronta: significa che il tuo mondo interno ha bisogno di uno spazio sicuro, accogliente, rispettoso dei tuoi tempi.
Un primo passo può essere proprio questo: scegliere terapeuta a cui potresti scrivere prima della seduta, spiegando che esprimerti a voce ti risulta molto difficile, almeno all’inizio. Alcuni professionisti accolgono volentieri un primo contatto via messaggio o email, oppure ti lasciano portare in seduta un testo scritto, proprio per dare voce a quello che fa fatica a uscire.
La terapia non è fatta di prestazioni, né di dover dire tutto e subito: anche il silenzio è un modo per esserci. E un buon terapeuta lo sa bene. È fondamentale trovare qualcuno che ti faccia sentire al sicuro nel non sapere come iniziare, che non ti spinga, ma ti accompagni piano.
Hai già iniziato a raccontarti, qui, e non è poco. Se vuoi, posso aiutarti in queste difficoltà. Sono uno psicologo, ricevo in presenza e online. Rimango a disposizione qualora avessi necessità. Un buon proseguimento di giornata.
Un primo passo può essere proprio questo: scegliere terapeuta a cui potresti scrivere prima della seduta, spiegando che esprimerti a voce ti risulta molto difficile, almeno all’inizio. Alcuni professionisti accolgono volentieri un primo contatto via messaggio o email, oppure ti lasciano portare in seduta un testo scritto, proprio per dare voce a quello che fa fatica a uscire.
La terapia non è fatta di prestazioni, né di dover dire tutto e subito: anche il silenzio è un modo per esserci. E un buon terapeuta lo sa bene. È fondamentale trovare qualcuno che ti faccia sentire al sicuro nel non sapere come iniziare, che non ti spinga, ma ti accompagni piano.
Hai già iniziato a raccontarti, qui, e non è poco. Se vuoi, posso aiutarti in queste difficoltà. Sono uno psicologo, ricevo in presenza e online. Rimango a disposizione qualora avessi necessità. Un buon proseguimento di giornata.

Salve,
comprendo il suo disagio, è molto comune. E' abbastanza difficile all'inizio affidarsi ad un professionista, parlare di sè e dei propri vissuti più intimi e profondi. Quello che le posso dire è che non sarà obbligata a dire tutto ciò che sente e pensa fin da subito. Un percorso prevede una prima fase dedicata proprio alla conoscenza reciproca e mirata, soprattutto, all'instaurazione di una buona relazione terapeutica basata proprio sulla fiducia e il rispetto reciproci. Una volta stabilito questo tipo di rapporto, avrà sicuramente meno difficoltà nell'aprirsi e, in ogni caso, verranno rispettati i suoi tempi e la voglia o meno di affrontare certi argomenti che potrebbero avere per lei dei vissuti dolorosi.
Un caro saluto.
Resto a disposizione
Dott.ssa Cecilia Caggianese
comprendo il suo disagio, è molto comune. E' abbastanza difficile all'inizio affidarsi ad un professionista, parlare di sè e dei propri vissuti più intimi e profondi. Quello che le posso dire è che non sarà obbligata a dire tutto ciò che sente e pensa fin da subito. Un percorso prevede una prima fase dedicata proprio alla conoscenza reciproca e mirata, soprattutto, all'instaurazione di una buona relazione terapeutica basata proprio sulla fiducia e il rispetto reciproci. Una volta stabilito questo tipo di rapporto, avrà sicuramente meno difficoltà nell'aprirsi e, in ogni caso, verranno rispettati i suoi tempi e la voglia o meno di affrontare certi argomenti che potrebbero avere per lei dei vissuti dolorosi.
Un caro saluto.
Resto a disposizione
Dott.ssa Cecilia Caggianese

Gentile Paziente,
Quello che lei sta raccontando è un'esperienza comune a molte persone. Così come giustamente lei puntualizza, diverse possono essere le cause: la paura del giudizio, la vergogna, forse vissuti troppo dolorosi per poter essere verbalizzati e tanto, tanto altro. Bisogna però trovare il coraggio di iniziare e, soprattutto, non arrendersi al primo tentativo. Tenga sempre a mente che anche il silenzio può esprimere tanto in una stanza di terapia, ciò che importa è darsi ascolto anche quando non trova le parole.
Cordiali saluti.
Dott.ssa N.Baetu
Quello che lei sta raccontando è un'esperienza comune a molte persone. Così come giustamente lei puntualizza, diverse possono essere le cause: la paura del giudizio, la vergogna, forse vissuti troppo dolorosi per poter essere verbalizzati e tanto, tanto altro. Bisogna però trovare il coraggio di iniziare e, soprattutto, non arrendersi al primo tentativo. Tenga sempre a mente che anche il silenzio può esprimere tanto in una stanza di terapia, ciò che importa è darsi ascolto anche quando non trova le parole.
Cordiali saluti.
Dott.ssa N.Baetu

Buonasera! Capisco quanto possa essere difficile aprirsi e parlare di sé con un estraneo; è normale vergognarsi ed avere paura del giudizio. Ciò che provi è normale, soprattutto per le tue esperienze pregresse. Tuttavia vorrei rassicurarti sul fatto che un professionista serio è abituato ad "accogliere" tali difficoltà e sa come creare un ambiente sicuro e non giudicante. Inoltre devi pensare alla terapia come un processo graduale, non devi dire tutto subito, ad esempio potresti iniziare proprio comunicando queste tue difficoltà. Ad ogni modo devi pensare che il silenzio in terapia non è un fallimento, anzi, spesso è parte importante del percorso; superare le proprie paure ed aprirsi richiede naturalmente tempo e fiducia. Devi essere paziente con te stessa, datti il permesso di andare avanti secondo i tuoi ritmi. Resto a disposizione, saluti dott.ssa Valentina Costanza

Buonasera, in relazione con un professionista si può stare anche in silenzio, non è detto che il colloquio debba essere fatto di tante parole. Stare in silenzio nella stanza di terapia penso possa essere per te un primo modo per sentirti a tuo agio con il professionista e per tranquillizzare la tua mente e costruirsi un posto di sicurezza in cui essere accolta ed accettata. Al professionista puoi comunicarlo tramite messaggio o e mail, in modo tale da essere pronti entrambi al vostro colloquio.

Cara, capisco, per molte persone non è facile trovare il coraggio e le parole per affrontare quello che le affligge. Tuttavia lei ha questo desiderio di raccontarsi e di comunicare le sue sofferenze a qualcuno che la possa aiutare. In queste sue righe è già riuscita a dire molte cose su di sé e su quello che prova (la vergogna, la paura del giudizio, che le cose che vorrebbe raccontare la fanno stare male...) che possono già essere qualcosa da cui partire per iniziare a piccoli passi un percorso con una/un professionista e, man mano che si crea una relazione di fiducia in cui lei possa sentirsi a suo agio, riuscirà anche a raccontarsi maggiormente. Inoltre, se lei si trova più a suo agio a scrivere, niente vieta l'uso della scrittura in un percorso di psicoterapia. Un caro saluto

Buonasera signorina. L'opinione che voglio offrirle è di non desistere a trovare uno/a di noi che la faccia sentire a suo agio, affinché si apra la scatola delle parole più appropriate per alleviarsi dalle sue oppressioni. E' il nostro preciso mandato quello di accogliere ogni forma di sofferenza per dare ad essa un senso, e farlo senza giudicare ma con il preciso scopo di capire per aiutare a ritrovare equilibrio e spensieratezza. Può succedere, e non vi è nulla di male, che un paziente ed un/una terapeuta non abbiano la giusta "sincronizzazione", e questo avviene quasi sempre senza la responsabilità di nessuno dei due. Tuttavia la scintilla in cui ci si ritrova liberi di parlare - di temi anche particolarmente riservati ed intimi - avviene eccome, aggiungo nella maggioranza dei casi. Perciò colga il momento giusto, e ritrovi slancio per ritentare (più volte se ne fosse il caso!) a riconquistare il benessere di cui ha diritto. In casi come questi, mi sovvengono le parole della straordinaria Emily Dickinson : "se non hai abbastanza coraggio, vai oltre il coraggio....".
Le auguro una buona serata
Le auguro una buona serata

Buonasera, la vergogna, la paura del giudizio, la difficoltà nel dare voce a certe emozioni sono esperienze comuni, soprattutto quando si tratta di raccontare aspetti molto intimi o dolorosi. Non c'è un modo 'giusto' per iniziare un percorso terapeutico, e non è necessario sforzarsi di dire tutto subito. A volte il silenzio, in una seduta, può parlare molto più di mille parole. Ed è compito del terapeuta accoglierti esattamente dove sei, senza forzarti, senza giudizio. La relazione con il professionista è centrale, e trovare la persona giusta, che ti faccia sentire al sicuro, può fare la differenza.

Gentile utente, comprendo quanto possa essere difficile e doloroso anche solo pensare di dover esprimere ad alta voce le sue sofferenze. Immagino la lotta interna tra il desiderio di liberarsi di questo fardello e la paura, quasi fisica, di pronunciare quelle parole che la fanno star male, persino al solo ascoltarle dalla sua stessa voce. Comprendo la sua difficoltà e il suo timore nell'esprimere le sue sofferenze, soprattutto dopo un'esperienza non positiva. Voglio dirle che è assolutamente valido e comprensibile sentirsi così. Nonostante queste paure, la incoraggio a non rinunciare al desiderio di affrontare le sue tematiche con un professionista. Un terapeuta esperto è preparato ad accogliere la sua vulnerabilità senza alcun giudizio e a creare uno spazio di fiducia dove lei possa sentirsi al sicuro. Le suggerisco di intraprendere un percorso psicologico, così da esplorare più a fondo la situazione e affrontare i pensieri e le emozioni legati ad essa, con l’obiettivo di trovare maggiore serenità.
Resto a disposizione anche per consulenze online.
Un caro saluto,
Dott.ssa Valentina De Chiara
Brescia

Buongiorno gentile Utente, la ringrazio per aver condiviso con tanta autenticità e delicatezza un aspetto così intimo e spesso poco detto: la difficoltà nel parlare, nel mettere in parole qualcosa che dentro di sé è tanto sentito quanto faticoso da esprimere. La sua è una riflessione preziosa, e il fatto che riesca già a raccontarla in forma scritta è un segnale importante di consapevolezza e di desiderio di ascoltarsi, anche se in questo momento la voce sembra farsi timida o bloccata.
È comprensibile che abbia difficoltà a immaginarsi in uno spazio terapeutico, soprattutto dopo un’esperienza che non l’ha fatta sentire al sicuro. La terapia è, prima di ogni altra cosa, un incontro umano. E per poter davvero aprirsi, è essenziale sentire di potersi fidare, di non essere giudicata, di poter dire – o anche non dire – secondo il proprio ritmo, senza pressioni. Non esiste un “modo giusto” per iniziare, e anche il silenzio può essere una forma di comunicazione potente e rispettabile, soprattutto se nasce dal bisogno di essere ascoltati con delicatezza, prima ancora che con le parole.
Quando ci sono vissuti di vergogna o di dolore che sembrano inchiodare la voce, è importante che il professionista accolga anche questo con comprensione e pazienza. Può anche semplicemente dire, all’inizio, quello che mi ha scritto qui: “ho difficoltà a parlare, mi fa paura sentirmi dire certe cose a voce, ma dentro di me ci sono pensieri e storie che avrebbero bisogno di uno spazio”. Anche una sola frase come questa può essere un primo passo, ed è più che sufficiente per iniziare.
Il suo desiderio di affrontare questi nodi con qualcuno c’è, anche se si scontra con la paura. Ma è proprio in questo spazio sospeso, tra il desiderio di liberarsi e la difficoltà a farlo, che può nascere qualcosa di nuovo. La invito a non sentirsi sbagliata per ciò che prova, né per il modo in cui si esprime. Il fatto che abbia già tentato una volta, e che ora sia ancora qui a interrogarsi, ci dice che la sua forza è maggiore delle sue paure, anche se a volte non sembra.
Le auguro di trovare quella persona giusta con cui potersi sentire finalmente libera di raccontarsi, un poco alla volta, nel rispetto dei suoi tempi.
Con stima,
Dott. Luca Vocino
È comprensibile che abbia difficoltà a immaginarsi in uno spazio terapeutico, soprattutto dopo un’esperienza che non l’ha fatta sentire al sicuro. La terapia è, prima di ogni altra cosa, un incontro umano. E per poter davvero aprirsi, è essenziale sentire di potersi fidare, di non essere giudicata, di poter dire – o anche non dire – secondo il proprio ritmo, senza pressioni. Non esiste un “modo giusto” per iniziare, e anche il silenzio può essere una forma di comunicazione potente e rispettabile, soprattutto se nasce dal bisogno di essere ascoltati con delicatezza, prima ancora che con le parole.
Quando ci sono vissuti di vergogna o di dolore che sembrano inchiodare la voce, è importante che il professionista accolga anche questo con comprensione e pazienza. Può anche semplicemente dire, all’inizio, quello che mi ha scritto qui: “ho difficoltà a parlare, mi fa paura sentirmi dire certe cose a voce, ma dentro di me ci sono pensieri e storie che avrebbero bisogno di uno spazio”. Anche una sola frase come questa può essere un primo passo, ed è più che sufficiente per iniziare.
Il suo desiderio di affrontare questi nodi con qualcuno c’è, anche se si scontra con la paura. Ma è proprio in questo spazio sospeso, tra il desiderio di liberarsi e la difficoltà a farlo, che può nascere qualcosa di nuovo. La invito a non sentirsi sbagliata per ciò che prova, né per il modo in cui si esprime. Il fatto che abbia già tentato una volta, e che ora sia ancora qui a interrogarsi, ci dice che la sua forza è maggiore delle sue paure, anche se a volte non sembra.
Le auguro di trovare quella persona giusta con cui potersi sentire finalmente libera di raccontarsi, un poco alla volta, nel rispetto dei suoi tempi.
Con stima,
Dott. Luca Vocino

Gentilissima comprendo la sua situazione ,il suo umore e le sue difficolta'. Proprio per questo sarei lieta di accompagnarla in un percorso supportivo , in modo da farle cambiare prospettiva e farle affrontare ogni inadeguatezza.
Resto a disposizione e la saluto cordialmente
Dott.ssa Adriana Gaspari
Resto a disposizione e la saluto cordialmente
Dott.ssa Adriana Gaspari

Salve, grazie per aver condiviso con così tanta sincerità e delicatezza qualcosa di tanto personale. Quello che descrive è un passaggio profondamente umano e complesso: il desiderio di raccontarsi e, al tempo stesso, la paura che questo possa far male o attivare sensazioni come vergogna, disagio, senso di inadeguatezza. È comprensibile che si senta bloccata, e che l’esperienza negativa con un precedente professionista abbia reso ancora più difficile aprirsi. La relazione terapeutica dovrebbe infatti essere uno spazio sicuro e protetto, dove sentirsi accolti senza giudizio. Quando questo non accade, o semplicemente non si trova la giusta sintonia, può lasciare dentro un senso di fallimento o di frustrazione. Nel suo caso è importante partire da un presupposto fondamentale: non c’è un modo giusto o sbagliato di cominciare. Il fatto che lei stia già riflettendo su questi aspetti, che senta l’urgenza e il bisogno di affrontare alcuni nodi emotivi, è già un primo grande passo. Il timore di restare in silenzio in seduta è comune, e glielo dico non per banalizzare la sua paura, ma per farle sapere che non è sola. Molte persone all’inizio di un percorso si sentono come se dovessero “performare”, trovare le parole giuste, dimostrarsi in un certo modo. In realtà, una buona terapia cognitivo-comportamentale non parte mai dall’aspettativa che il paziente debba sapere come raccontarsi, ma piuttosto dalla creazione di un clima in cui quei silenzi, quelle esitazioni, quei pensieri che non riescono a farsi voce, siano essi stessi materia su cui lavorare insieme. Può anche essere utile, nel primo colloquio, comunicare apertamente al professionista il suo timore di non riuscire a parlare o di non sapere da dove cominciare. Questo non sarà percepito come un limite, ma come una preziosa informazione da accogliere e su cui costruire con calma un percorso personalizzato. Spesso, nei primi incontri, si lavora proprio su questo: esplorare le emozioni legate al raccontarsi, alla paura del giudizio, alla vergogna. Si tratta di emozioni che, per quanto scomode, possono diventare chiavi importanti per comprendere meglio sé stessi e imparare a gestire con maggiore consapevolezza il proprio mondo interno. Le emozioni che descrive non vanno eliminate o negate: vanno comprese. La vergogna, ad esempio, spesso nasce da convinzioni profonde su sé stessi, come il sentirsi inadeguati o sbagliati. La terapia cognitivo-comportamentale aiuta proprio a riconoscere queste convinzioni, metterle in discussione e sostituirle con pensieri più funzionali, più gentili verso sé stessi. Non è un percorso immediato, ma è profondamente trasformativo. Le suggerirei di dare a sé stessa il permesso di iniziare in modo imperfetto. Anche scrivere una lettera da portare al primo incontro, oppure leggere qualcosa ad alta voce, può essere un modo per cominciare senza sentire il peso di dover parlare subito. Ricordi che il percorso terapeutico è anche un atto di cura verso di sé, e che ogni passo che farà, anche piccolo, merita rispetto e valore. Resto a disposizione. Dott. Andrea Boggero

Buonasera e grazie per aver condiviso questa parte della sua vita.
Quella che porta è una dinamica importante: il dar voce a qualcosa di intimo e la posizione relazionale dell'altro nei suoi confronti e del suo "dono".
Provi a farsi meno domande e a gettarsi nella relazione come le viene meglio al momento. Non escono le parole? Non importa. Mi creda se le dico che anche quel silenzio condiviso può avere una funzione importante.
O magari, si siederà e troverà una persona accogliente che le permetterà di esprimersi senza problemi.
Provi a fare il passo più difficile.. il primo. Il resto, veda come va ( e si affidi!).
La saluto
Quella che porta è una dinamica importante: il dar voce a qualcosa di intimo e la posizione relazionale dell'altro nei suoi confronti e del suo "dono".
Provi a farsi meno domande e a gettarsi nella relazione come le viene meglio al momento. Non escono le parole? Non importa. Mi creda se le dico che anche quel silenzio condiviso può avere una funzione importante.
O magari, si siederà e troverà una persona accogliente che le permetterà di esprimersi senza problemi.
Provi a fare il passo più difficile.. il primo. Il resto, veda come va ( e si affidi!).
La saluto

Buonasera, la terapia psicologica non è coercitiva ma assolutamente libera. È importante che lei si senta libera di dire quello che si sente di dire e anche di stare in silenzio che comunque è un modo per comunicare qualcosa. È importante non forzarsi, le cose vengono fuori col tempo pian piano che l'alleanza di lavoro si costruisce e consolida.

Carissima, hai provato a comunicare con altri mezzi? Arte, poesia, scrivendo..? Non sei l'unica che ha questa difficoltà. Credo che nel momento in cui troverai un professionista che ti ascolti, empatico, e si stabilirà un clima di fiducia, non avrai timore di fare uscire quelle parole. Prova a fare un paio di colloqui con diversi terapeuti, datti un'altra chance. E lo sentirai anche a livello di chimica se è quell* che fa per te. Ti auguro il meglio! Un caro saluto, rimango a disposizione, Dott.ssa Roberta Evangelista

Buonasera,
Comprendo quanto possa essere difficile esprimersi quando le parole sembrano bloccarsi dentro di noi. Il terapeuta è un punto di riferimento che accoglie senza giudicare, pronto ad ascoltare con empatia ogni parte di se, anche quelle che sembrano troppo difficili da raccontare. In terapia potrà trovare uno spazio sicuro dove provare, senza pressioni, a far emergere i suoi pensieri e le sue emozioni, scoprendo pian piano modi per comunicare ciò che sente con naturalezza.
Dott.sa Pasquadibisceglia
Comprendo quanto possa essere difficile esprimersi quando le parole sembrano bloccarsi dentro di noi. Il terapeuta è un punto di riferimento che accoglie senza giudicare, pronto ad ascoltare con empatia ogni parte di se, anche quelle che sembrano troppo difficili da raccontare. In terapia potrà trovare uno spazio sicuro dove provare, senza pressioni, a far emergere i suoi pensieri e le sue emozioni, scoprendo pian piano modi per comunicare ciò che sente con naturalezza.
Dott.sa Pasquadibisceglia

Buongiorno,
dal suo messaggio emerge senz'altro una forte sofferenza.
La chiave di una buona terapia ed il punto di partenza è proprio quello di riuscire ad instaurare una buona alleanza terapeutica, creare un ambiente in cui si sente accolta, non giudicata e libera di esprimersi.
Sono certa che se trova il terapeuta giusto potrà riuscire a parlare delle sue problematiche.
Un saluto ed in bocca al lupo
Susanna Manzato
dal suo messaggio emerge senz'altro una forte sofferenza.
La chiave di una buona terapia ed il punto di partenza è proprio quello di riuscire ad instaurare una buona alleanza terapeutica, creare un ambiente in cui si sente accolta, non giudicata e libera di esprimersi.
Sono certa che se trova il terapeuta giusto potrà riuscire a parlare delle sue problematiche.
Un saluto ed in bocca al lupo
Susanna Manzato

Buongiorno, un buon professionista saprà sicuramente metterla a suo agio, al fine di creare quella relazione terapeutica indispensabile per la riuscita del percorso psicologico. Cordiali saluti.

Salve,
la ringrazio per aver condiviso con tanta profondità e autenticità un vissuto così delicato. Il fatto che senta il bisogno di affrontare certe tematiche, pur nella fatica e nella vergogna, è già un segnale importante di consapevolezza e desiderio di prendersi cura di sé.
È molto comune provare difficoltà a mettere in parole ciò che fa male, soprattutto quando si ha avuto un’esperienza poco accogliente in passato. Non c’è nulla di sbagliato in lei: ogni persona ha i propri tempi, e in psicoterapia il silenzio può avere un valore tanto quanto le parole. Un professionista sensibile e preparato saprà accogliere anche i suoi silenzi, senza forzarla, aiutandola gradualmente a sentirsi al sicuro.
Può iniziare dicendo esattamente ciò che ha scritto qui: che vorrebbe parlare, ma che le risulta difficile, e che ha paura di non riuscirci. Quello può essere un punto di partenza autentico e rispettoso dei suoi tempi.
la ringrazio per aver condiviso con tanta profondità e autenticità un vissuto così delicato. Il fatto che senta il bisogno di affrontare certe tematiche, pur nella fatica e nella vergogna, è già un segnale importante di consapevolezza e desiderio di prendersi cura di sé.
È molto comune provare difficoltà a mettere in parole ciò che fa male, soprattutto quando si ha avuto un’esperienza poco accogliente in passato. Non c’è nulla di sbagliato in lei: ogni persona ha i propri tempi, e in psicoterapia il silenzio può avere un valore tanto quanto le parole. Un professionista sensibile e preparato saprà accogliere anche i suoi silenzi, senza forzarla, aiutandola gradualmente a sentirsi al sicuro.
Può iniziare dicendo esattamente ciò che ha scritto qui: che vorrebbe parlare, ma che le risulta difficile, e che ha paura di non riuscirci. Quello può essere un punto di partenza autentico e rispettoso dei suoi tempi.

Salve, mi spiace molto per la situazione che descrive poichè comprendo il disagio che può sperimentare e quanto sia impattante sulla sua vita quotidiana. Ritengo fondamentale che lei possa richiedere un consulto psicologico al fine di esplorare la situazione con ulteriori dettagli, elaborare pensieri e vissuti emotivi connessi e trovare strategie utili per fronteggiare i momenti particolarmente problematici onde evitare che la situazione possa irrigidirsi ulteriormente.
Credo che un consulto con un terapeuta cognitivo comportamentale possa aiutarla ad identificare quei pensieri rigidi, disfunzionali e maladattivi che le impediscono il benessere desiderato mantenendo la sofferenza in atto e possa soprattutto aiutarla a parlare con se stessa utilizzando parole più costruttive.
Credo che anche un approccio EMDR possa esserle utile al fine di rielaborare il materiale traumatico connesso ad eventi del passato che possono aver contribuito alla genesi della sofferenza attuale.
Resto a disposizione, anche online.
Cordialmente, dott FDL
Credo che un consulto con un terapeuta cognitivo comportamentale possa aiutarla ad identificare quei pensieri rigidi, disfunzionali e maladattivi che le impediscono il benessere desiderato mantenendo la sofferenza in atto e possa soprattutto aiutarla a parlare con se stessa utilizzando parole più costruttive.
Credo che anche un approccio EMDR possa esserle utile al fine di rielaborare il materiale traumatico connesso ad eventi del passato che possono aver contribuito alla genesi della sofferenza attuale.
Resto a disposizione, anche online.
Cordialmente, dott FDL

Gentile utente, grazie per la sua condivisione. Mi spiace per la difficoltà che avverte, questo blocco che sente nell'esprimersi. Credo sia comprensibile la fatica di esternare il proprio mondo interno ad un professionista che, inizialmente, è per lei una persona estranea. Si possono trovare modi alternativi di espressione, come la scrittura, oppure provare a stare insieme nel silenzio finchè lei non si sentirà di poter dire qualcosa. La terapia è un vestito cucito su misura per lei in cui deve sentirsi a proprio agio e al sicuro. Il terapeuta sarà lì per lei, che lei riesca a parlare o meno riuscirà ad ascoltarla.
Resto a disposizione e le mando un caro saluto. Dott.ssa Ciaudano
Resto a disposizione e le mando un caro saluto. Dott.ssa Ciaudano

Gentilissima,
rispetto molto la sua posizione in merito a ciò che la angoscia, e mi dispiace della sua precedente esperienza negativa, purtroppo son cose che possono succedere.
Il silenzio non vale meno di un dialogo, anzi, è piuttosto comune restare in silenzio per diverso tempo. C'è un motivo anche per il silenzio, e quel silenzio va accolto.
Per cominciare un percorso può tenere a mente i due imperativi della psicoanalisi che Freud ci ha lasciato: Vieni! Parla!
Non si preoccupi di ciò che potrebbe dire ma di ciò che rischia, invece, di tacere.
Le auguro una buona giornata.
Abbia cura di se.
Coraggio!
rispetto molto la sua posizione in merito a ciò che la angoscia, e mi dispiace della sua precedente esperienza negativa, purtroppo son cose che possono succedere.
Il silenzio non vale meno di un dialogo, anzi, è piuttosto comune restare in silenzio per diverso tempo. C'è un motivo anche per il silenzio, e quel silenzio va accolto.
Per cominciare un percorso può tenere a mente i due imperativi della psicoanalisi che Freud ci ha lasciato: Vieni! Parla!
Non si preoccupi di ciò che potrebbe dire ma di ciò che rischia, invece, di tacere.
Le auguro una buona giornata.
Abbia cura di se.
Coraggio!

Gentilissima, sono molto dispiaciuto per l'esperienza che descrive, dove non si è sentita a suo agio ma ancora di più perché leggendo il suo racconto percepisco quanto le potrebbe essere utile intraprendere un percorso, instaurare una relazione di fiducia che le permetta, senza fretta alcuna, di lasciarsi andare e pronunciare le parole che vorrebbe fossero ascoltate. Spero vivamente che prima o poi questo possa accaderle, un caro saluto,
Dott. Marco Squarcini
Dott. Marco Squarcini

Buongiorno, in un ipotetico percorso di psicoterapia se per vergogna o per altri motivi non si sente pronta a parlare di un determinato argomento non è costretta a farlo sin da subito, anzi ha tutto il diritto di prendersi i suoi tempi. I primi incontri solitamente servono proprio a creare una relazione di fiducia e a lei per valutare se nel rapporto che si crea riesce a sentirsi non giudicata. Per iniziare potrebbe partire proprio da come si sente, della vergogna e della difficoltà a far uscire quello che vorrebbe dire, ma se anche dovesse rimanere in silenzio non sarebbe una cosa "sbagliata", la gestirete assieme lei e il/la terapeuta in seduta.
Il momento giusto per affrontare ogni argomento sarà quando lei si sentirà pronta a farlo, ovvero quando potrà permettersi di parlarne senza che il dolore che prova ripensandoci o sentendoselo dire sia insopportabile.
Il momento giusto per affrontare ogni argomento sarà quando lei si sentirà pronta a farlo, ovvero quando potrà permettersi di parlarne senza che il dolore che prova ripensandoci o sentendoselo dire sia insopportabile.

Buongiorno, capisco la difficoltà al pensiero di aprirsi con un professionista ed è assolutamente normale provare sentimenti di ansia, vergogna o paura. Già il fatto che lei lo stia scrivendo qui, mettendo i pensieri nero su bianco, è un atto di coraggio non da poco. Dalle sue parole sembra trasparire un forte desiderio di affrontare le difficoltà e stare meglio, nonostante parlare di alcuni aspetti dolorosi della nostra storia nello spazio di terapia può essere talvolta un processo doloroso. Ma allo stesso tempo, come ha detto lei, rappresenta una strada per "sentirsi per la prima volta liberi" e in terapia si potrebbe partire proprio dalla paura di essere giudicati e di non sapere come iniziare. Mi dispiace che nella sua esperienza non abbia trovato uno spazio in cui si sia sentita a tuo agio. Le auguro di trovare un/a professionista accogliente con cui esplorare il suo vissuto all'interno di una relazione sicura e non giudicante. Se dovesse decidere di intraprendere un percorso di questo tipo, rimango a disposizione.
Un saluto, Dott.ssa Chiara Mancinelli
Un saluto, Dott.ssa Chiara Mancinelli

Buon pomeriggio,
se sente comunque tale bisogno l'invito che posso farLe, dato il contesto, è di intraprendere un nuovo percorso. In quel frangente il "silenzio-giudizio" potrebbe essere oggetto di intervento.
un saluto
se sente comunque tale bisogno l'invito che posso farLe, dato il contesto, è di intraprendere un nuovo percorso. In quel frangente il "silenzio-giudizio" potrebbe essere oggetto di intervento.
un saluto
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