Buongiorno, Ho difficoltà a parlare di quello che mi è accaduto , sono confusa e non so cosa fare
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Buongiorno,
Ho difficoltà a parlare di quello che mi è accaduto , sono confusa e non so cosa fare e a chi rivolgermi.
Parto dall'inizio. 15 anni fa mi sono separata, avevo già due bambini, la prima è nata che non ero ancora maggiorenne. Dopo 7 anni di relazione con il mio ex l'ho lasciato. Sono rimasta sola x 6 anni, stavo bene, non cercavo altro. Un giorno sui social ho cominciato a parlare con il mio attuale compagno. Dopo qualche mese, l'ho raggiunto con i miei figli che all'epoca avevano 11 il bambino e 13 la bambina. Abbiamo cominciato a convivere a casa sua e dopo un anno è arrivata la nostra prima figlia.
Nel nostro rapporto ci sono stati alti e bassi, perché mentre all'inizio andava tutto bene, dopo la nascita di nostra figlia, lui ha cominciato a odiare i miei figli. Sopratutto la bambina. Un anno fa mia figlia grande compiuti 20 anni è andata via di casa. Premetto che in tutti questi anni non c'è più stato più alcun rapporto tra il mio compagno e i miei figli. Nulla, non si parlavano, si evitavano, vivevano nella stessa casa ma era palpabile l'odio che con il tempo è diventato reciproco. Arrivando ad oggi, dopo un anno che mia figlia è andata via, (io la sentivo sempre, ma non la potevo vedere, non poteva venire a trovarmi perché lui non voleva, non la potevo nemmeno nominare in casa) ho colto l'occasione della nascita della mia seconda bambina per convincerlo a farmi rivedere mia figlia con la scusa di fargliela conoscere. In quel momento tra noi andava tutto benissimo, eravamo felici sia come genitori che come coppia, andava tutto bene, per questo sono confusa e non capisco cosa sia successo. Arriva mia figlia che ha 21 anni. Passiamo giornate felici e lui gli rivolge la parola e si rende disponibile in tutto, ad aiutarla . Solo che comincio ad avere una strana sensazione, non me la spiegavo, sono arrivata a mettere in dubbio la mia sanità mentale. Lui si era allontanato. Non eravamo più felici. Non capivo. Dopo un mese per problemi economici mia figlia chiede a lui aiuto. Lui fa la parte , dice che è scocciato, ma accetta e la fa venire. Primi tempi simpatico, disponibile con lei, fino a qualche settimana fa. All'improvviso decide che non gli va più bene e che lei deve andare via. Arriva a dirmi ogni cattiveria su di lei. A dirmi che è bugiarda. Ed in effetti lei negli anni me ne ha sempre raccontate di bugie. Ma stavolta c'era altro, mi diceva delle cose, ma non tutto per paura di non essere creduta. E lui forte del fatto che noi non ci parlavamo molto, ha continuato ad insistere sul fatto di allontanarla, dicendomi che era bugiarda e che il suo intento era farci lasciare. Questa volta però mi sono rifiutata, mi sono avvicinata a mia figlia è parlando ho scoperto una cosa che mi ha lasciata disgustata. Mi ha fatto leggere i messaggi scritti da lui a lei in questi mesi dove lui ci ha palesemente provato, arrivando a dirgli di aprirsi con lui, a dirgli di fare robe nascoste intime senza dirmelo. Sono sempre stata una donna sottomessa a lui. Non ho mai fatto nulla contro la sua volontà, ho vissuto questi nove anni a testa bassa e accettando le sue critiche, le sue sgridate, sentendomi come una bimba intimorita di fronte ad un padre severo, oggi a 39 anni non so se mi meritavo davvero questo da lui, ah lui ha 53 anni, una figlia da un precedente rapporto che ha cominciato a vedere in struttura protetta solo qualche anno fa e che oggi ha 16 anni e ha espresso il desiderio di non voler più vedere suo padre, (la sua reazione al rifiuto della figlia, è stata quella di cancellarla) una ragazza che non conosco e che non è mai entrata nelle nostre vite. E adesso mi ritrovo con due bimbe, sola, isolata, come mio unico punto di riferimento fino ad oggi lui, non so che fare, stupidamente anche se non ho fatto nulla di male, ho paura ad affrontarlo. È lui che ha sbagliato vero? O sono stata io? Sono davvero confusa. Come lo affronto?
Ho difficoltà a parlare di quello che mi è accaduto , sono confusa e non so cosa fare e a chi rivolgermi.
Parto dall'inizio. 15 anni fa mi sono separata, avevo già due bambini, la prima è nata che non ero ancora maggiorenne. Dopo 7 anni di relazione con il mio ex l'ho lasciato. Sono rimasta sola x 6 anni, stavo bene, non cercavo altro. Un giorno sui social ho cominciato a parlare con il mio attuale compagno. Dopo qualche mese, l'ho raggiunto con i miei figli che all'epoca avevano 11 il bambino e 13 la bambina. Abbiamo cominciato a convivere a casa sua e dopo un anno è arrivata la nostra prima figlia.
Nel nostro rapporto ci sono stati alti e bassi, perché mentre all'inizio andava tutto bene, dopo la nascita di nostra figlia, lui ha cominciato a odiare i miei figli. Sopratutto la bambina. Un anno fa mia figlia grande compiuti 20 anni è andata via di casa. Premetto che in tutti questi anni non c'è più stato più alcun rapporto tra il mio compagno e i miei figli. Nulla, non si parlavano, si evitavano, vivevano nella stessa casa ma era palpabile l'odio che con il tempo è diventato reciproco. Arrivando ad oggi, dopo un anno che mia figlia è andata via, (io la sentivo sempre, ma non la potevo vedere, non poteva venire a trovarmi perché lui non voleva, non la potevo nemmeno nominare in casa) ho colto l'occasione della nascita della mia seconda bambina per convincerlo a farmi rivedere mia figlia con la scusa di fargliela conoscere. In quel momento tra noi andava tutto benissimo, eravamo felici sia come genitori che come coppia, andava tutto bene, per questo sono confusa e non capisco cosa sia successo. Arriva mia figlia che ha 21 anni. Passiamo giornate felici e lui gli rivolge la parola e si rende disponibile in tutto, ad aiutarla . Solo che comincio ad avere una strana sensazione, non me la spiegavo, sono arrivata a mettere in dubbio la mia sanità mentale. Lui si era allontanato. Non eravamo più felici. Non capivo. Dopo un mese per problemi economici mia figlia chiede a lui aiuto. Lui fa la parte , dice che è scocciato, ma accetta e la fa venire. Primi tempi simpatico, disponibile con lei, fino a qualche settimana fa. All'improvviso decide che non gli va più bene e che lei deve andare via. Arriva a dirmi ogni cattiveria su di lei. A dirmi che è bugiarda. Ed in effetti lei negli anni me ne ha sempre raccontate di bugie. Ma stavolta c'era altro, mi diceva delle cose, ma non tutto per paura di non essere creduta. E lui forte del fatto che noi non ci parlavamo molto, ha continuato ad insistere sul fatto di allontanarla, dicendomi che era bugiarda e che il suo intento era farci lasciare. Questa volta però mi sono rifiutata, mi sono avvicinata a mia figlia è parlando ho scoperto una cosa che mi ha lasciata disgustata. Mi ha fatto leggere i messaggi scritti da lui a lei in questi mesi dove lui ci ha palesemente provato, arrivando a dirgli di aprirsi con lui, a dirgli di fare robe nascoste intime senza dirmelo. Sono sempre stata una donna sottomessa a lui. Non ho mai fatto nulla contro la sua volontà, ho vissuto questi nove anni a testa bassa e accettando le sue critiche, le sue sgridate, sentendomi come una bimba intimorita di fronte ad un padre severo, oggi a 39 anni non so se mi meritavo davvero questo da lui, ah lui ha 53 anni, una figlia da un precedente rapporto che ha cominciato a vedere in struttura protetta solo qualche anno fa e che oggi ha 16 anni e ha espresso il desiderio di non voler più vedere suo padre, (la sua reazione al rifiuto della figlia, è stata quella di cancellarla) una ragazza che non conosco e che non è mai entrata nelle nostre vite. E adesso mi ritrovo con due bimbe, sola, isolata, come mio unico punto di riferimento fino ad oggi lui, non so che fare, stupidamente anche se non ho fatto nulla di male, ho paura ad affrontarlo. È lui che ha sbagliato vero? O sono stata io? Sono davvero confusa. Come lo affronto?
Buonasera signora, la situazione che descrive sembra complessa sia su un piano emotivo che su un piano prettamente pratico. Accade spesso che le dinamiche familiari nelle separazioni siano difficili, non solo nel contesto della separazione fra due coniugi ma anche per tutto ciò che accade dopo, quando si cercano nuovi equilibri familiari con la presenza di nuovi membri. Penso che un percorso di psicoterapia individuale possa sia aiutarla emotivamente, sia aiutarla a gestire al meglio la relazione con i suoi figli. In alcune circostanze possono rivelarsi utili anche percorsi di psicoterapia familiare, ma dovrebbe valutarlo insieme ad un terapeuta che la prende in carico. Nella storia che ha condiviso con noi ci sono elementi degni, a mio avviso, di essere visti anche con altre figure professionali. Considerata la presenza di due figlie minorenni con il suo ultimo compagno, con il quale non ha più un rapporto di fiducia, consultare un avvocato potrebbe aiutarla a procedere con maggior serenità e maggior tutela sua e delle sue figlie. Un saluto
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Salve, mi spiace molto per la situazione che descrive poichè comprendo il disagio che può sperimentare e quanto sia impattante sulla sua vita quotidiana. Ritengo fondamentale che lei possa richiedere un consulto psicologico al fine di esplorare la situazione con ulteriori dettagli, elaborare pensieri e vissuti emotivi connessi e trovare strategie utili per fronteggiare i momenti particolarmente problematici onde evitare che la situazione possa irrigidirsi ulteriormente.
Credo che un consulto con un terapeuta cognitivo comportamentale possa aiutarla ad identificare quei pensieri rigidi, disfunzionali e maladattivi che le impediscono il benessere desiderato mantenendo la sofferenza in atto e possa soprattutto aiutarla a parlare con se stessa utilizzando parole più costruttive.
Credo che anche un approccio EMDR possa esserle utile al fine di rielaborare il materiale traumatico connesso ad eventi del passato che possono aver contribuito alla genesi della sofferenza attuale.
Resto a disposizione, anche online.
Cordialmente, dott FDL
Credo che un consulto con un terapeuta cognitivo comportamentale possa aiutarla ad identificare quei pensieri rigidi, disfunzionali e maladattivi che le impediscono il benessere desiderato mantenendo la sofferenza in atto e possa soprattutto aiutarla a parlare con se stessa utilizzando parole più costruttive.
Credo che anche un approccio EMDR possa esserle utile al fine di rielaborare il materiale traumatico connesso ad eventi del passato che possono aver contribuito alla genesi della sofferenza attuale.
Resto a disposizione, anche online.
Cordialmente, dott FDL
Gentile Utente, in casi come questi è facile iniziare la lotteria delle colpe, e capisco che lei da genitore se ne dia la maggiore quantità. È espressione della protezione che vorrebbe dare a sua figlia, e di quanto i messaggi che ha letto siano stati qualcosa che non aveva immaginato. Chi d’altra parte avrebbe potuto trovandosi al suo posto? Tuttavia queste colpe finiscono con il paralizzarci, e sembra invece sia importante trovare una nuova posizione rispetto alla realtà che sente di aver scoperto. Quest’uomo sembra abbia da sempre un potere sulla sua mente, chiamandola ad un assenso silenzioso che oggi non sente di voler più concedere, senza tuttavia sapere davvero come muoversi, e in questo sta il suo punto di partenza. Proverei a portare tutto ciò in una psicoterapia, nella quale ricostruire la storia di questo rapporto senza cedere all’impulso dell’autoaccusa, e capendo davvero se, e se si come, restare all’interno di questa relazione. Un caro saluto
Salve, le cose che ci racconta sono importanti, complesse e da analizzare con attenzione. Non inizi il calvario della colpevolizzazione perché non ha senso, non serve, ed è un cattivo consigliere non utile per comprendere e reagire a momenti delicati come il suo. Le consiglio di contattare uno psicologo per ben comprendere cosa è accaduto e che le fornirà tutti gli strumenti utili per affrontare una nuova vita con forza e serenità per il suo bene e quello dei suoi figli. Cordiali saluti. Professor Antonio Popolizio
Buongiorno, leggendo la sua storia ho provato preoccupazione.
Gli atteggiamenti che descrive da parte del suo compagno rientrano nella violenza domestica.
Una violenza psicologica fatta di un esercizio sbilanciato del potere.
Si parla di violenza psicologica tutte le volte in cui c'è un perpetuato squilibrio di potere, perpetuate critiche e atteggiamenti svalutanti, una perpetuata imposizione della propria volontà sull'altra persona.
Il clima di odio creato dal suo compagno, il tentativo di metterla contro sua figlia e quindi la manipolazione della vostra relazione, il divieto di poter vedere sua figlia, accoglierla in casa o nominarla, fino alle vere e proprie molestie sessuali verso sua figlia, sono tutti atteggiamenti violenti. Così come le critiche e le sgridate che scrive di aver subito in questi 9 anni.
A volte la violenza può essere molto sottile, soprattutto inizialmente.
E' indicativo anche il fatto che questo signore abbia avuto contatti con la precedente figlia solo attraverso incontri protetti gestiti dai servizi sociali.
Parallelamente, lei si sente isolata, bloccata nel non sapere cosa fare e nella confusione creata dal senso di colpa. Un senso di impotenza che schiaccia.
Questo è spesso ciò che crea la violenza, ovvero che la persona "vittima" perda fiducia in sé e in quello che realmente sente, che abbia la sensazione di non sapere cosa fare o che addirittura si incolpi di colpe che in realtà non ha.
Ma questo è solo quello che la violenza porta a credere.
In realtà, anche una persona "vittima" ha la propria forza e il proprio potere.
Bisogna cercare aiuto per poterlo recuperare. A maggior ragione se ci sono dei minori coinvolti.
La psicoterapia certamente può aiutare a sostenere questo processo di dare un nome a quello che sta vivendo, fare chiarezza e ritrovare la forza e il proprio potere, che lei ha come donna e come madre.
Quello che consiglio vivamente è di fare in modo di non restare isolata, se è possibile si crei una rete di persone che la possano sostenere, per uscire dal senso di isolamento e anche come protezione (amiche e amici, i suoi stessi figli grandi, colleghe o colleghi di lavoro...).
E' importantissimo non restare da sola.
E in tutto questo, il mio invito è quello di ascoltare se stessa e ritornare a dare fiducia a quello che sente.
Lei ora parla di confusione, ma ha scritto in diversi punti quello che in realtà sentiva, come la percezione di qualcosa che non andava, il disgusto, la paura di affrontarlo.
Tutto questo è da ascoltare perché parla di quello che c'è dentro di lei e nella relazione con questa persona.
Un'ultima cosa che mi sento di dirle: si ricordi che esistono anche i centri antiviolenza, dove può trovare accoglienza, uno spazio in cui fare chiarezza su quello che le accade e un supporto sia psicologico che legale.
Avere informazioni chiare è il primo passo utile per comprendere qual è la situazione e cosa eventualmente poter fare per uscirne, se è questa la volontà.
Gli atteggiamenti che descrive da parte del suo compagno rientrano nella violenza domestica.
Una violenza psicologica fatta di un esercizio sbilanciato del potere.
Si parla di violenza psicologica tutte le volte in cui c'è un perpetuato squilibrio di potere, perpetuate critiche e atteggiamenti svalutanti, una perpetuata imposizione della propria volontà sull'altra persona.
Il clima di odio creato dal suo compagno, il tentativo di metterla contro sua figlia e quindi la manipolazione della vostra relazione, il divieto di poter vedere sua figlia, accoglierla in casa o nominarla, fino alle vere e proprie molestie sessuali verso sua figlia, sono tutti atteggiamenti violenti. Così come le critiche e le sgridate che scrive di aver subito in questi 9 anni.
A volte la violenza può essere molto sottile, soprattutto inizialmente.
E' indicativo anche il fatto che questo signore abbia avuto contatti con la precedente figlia solo attraverso incontri protetti gestiti dai servizi sociali.
Parallelamente, lei si sente isolata, bloccata nel non sapere cosa fare e nella confusione creata dal senso di colpa. Un senso di impotenza che schiaccia.
Questo è spesso ciò che crea la violenza, ovvero che la persona "vittima" perda fiducia in sé e in quello che realmente sente, che abbia la sensazione di non sapere cosa fare o che addirittura si incolpi di colpe che in realtà non ha.
Ma questo è solo quello che la violenza porta a credere.
In realtà, anche una persona "vittima" ha la propria forza e il proprio potere.
Bisogna cercare aiuto per poterlo recuperare. A maggior ragione se ci sono dei minori coinvolti.
La psicoterapia certamente può aiutare a sostenere questo processo di dare un nome a quello che sta vivendo, fare chiarezza e ritrovare la forza e il proprio potere, che lei ha come donna e come madre.
Quello che consiglio vivamente è di fare in modo di non restare isolata, se è possibile si crei una rete di persone che la possano sostenere, per uscire dal senso di isolamento e anche come protezione (amiche e amici, i suoi stessi figli grandi, colleghe o colleghi di lavoro...).
E' importantissimo non restare da sola.
E in tutto questo, il mio invito è quello di ascoltare se stessa e ritornare a dare fiducia a quello che sente.
Lei ora parla di confusione, ma ha scritto in diversi punti quello che in realtà sentiva, come la percezione di qualcosa che non andava, il disgusto, la paura di affrontarlo.
Tutto questo è da ascoltare perché parla di quello che c'è dentro di lei e nella relazione con questa persona.
Un'ultima cosa che mi sento di dirle: si ricordi che esistono anche i centri antiviolenza, dove può trovare accoglienza, uno spazio in cui fare chiarezza su quello che le accade e un supporto sia psicologico che legale.
Avere informazioni chiare è il primo passo utile per comprendere qual è la situazione e cosa eventualmente poter fare per uscirne, se è questa la volontà.
Buonasera, la situazione che racconta è molto delicata e complessa. Lei stessa ha evidenziato diversi punti di cui è consapevole e penso sia importante, per capire come agire, ripercorrere la sua relazione di questi anni con l'aiuto di un professionista, per comprenderla meglio e per comprendere meglio se stessa e le scelte che ha fatto, ma anche per focalizzare i pensieri, i vissuti e i dubbi del presente.
Rimango a disposizione,
Dott.ssa Alessandra Montalto
Rimango a disposizione,
Dott.ssa Alessandra Montalto
Gentile utente di mio dottore,
lei è portatrice di una istanza di coppia, ed è attraverso un percorso di coppia che potreste affrontare le problematiche qui esposte. La sua è una richiesta di aiuto forte, ne parli apertamente col suo compagno anche in virtù di quanto accaduto con sia figlia.
Cordiali saluti
Dott. Diego Ferrara
lei è portatrice di una istanza di coppia, ed è attraverso un percorso di coppia che potreste affrontare le problematiche qui esposte. La sua è una richiesta di aiuto forte, ne parli apertamente col suo compagno anche in virtù di quanto accaduto con sia figlia.
Cordiali saluti
Dott. Diego Ferrara
Buongiorno, mi spiace molto per quello che sta vivendo in questo momento. Le consiglio di rivolgersi ad un professionista, eventualmente anche in ambito pubblico, per parlare di quanto accaduto. E' importante non solo salvaguardare e proteggere sua figlia maggiore e il vostro rapporto, ma anche comprendere quali siano i motivi che legano lei (mamma) al suo compagno, per avere maggiore consapevolezza di sè.
Cordiali saluti
Cordiali saluti
Salve Signora,
questi sono momenti di crisi, prima che di coppia, personali. Dubitare delle proprie sensazioni, di ciò che si sente in un ambiente famigliare è molto confusivo, come lei ci racconta. A volte ci si risveglia come da un brutto sogno e non ci si riconosce più in quello che abbiamo costruito. Sono d'accordo con alcuni dei colleghi che mi hanno preceduto sul fatto che da uno psicoterapeuta potrebbe ottenere un valido sostegno ma dovrebbe recarsi da un avvocato per comprendere quali siano le responsabilità del suo compagno. Cordiali Saluti dott Espedito Longo
questi sono momenti di crisi, prima che di coppia, personali. Dubitare delle proprie sensazioni, di ciò che si sente in un ambiente famigliare è molto confusivo, come lei ci racconta. A volte ci si risveglia come da un brutto sogno e non ci si riconosce più in quello che abbiamo costruito. Sono d'accordo con alcuni dei colleghi che mi hanno preceduto sul fatto che da uno psicoterapeuta potrebbe ottenere un valido sostegno ma dovrebbe recarsi da un avvocato per comprendere quali siano le responsabilità del suo compagno. Cordiali Saluti dott Espedito Longo
Buongiorno, concordo pienamente con la collega nell'evidenziare che la situazione che sta vivendo rientri all'interno di una condizione di violenza . La violenza psicologica è violenza a tutti gli effetti nonostante ne sia più difficile il riconoscimento. Il senso di colpa e la confusione sono reazioni psicologiche spesso frequenti in questo tipo di situazioni che implicano nel proprio meccanismo relazionale dinamiche manipolatorie oltre che vessatorie. Le suggerisco di rivolgersi ad un centro antiviolenza della rete territoriale che possa accoglierla e accompagnarla nel riconoscimento di tali aspetti spesso difficili da ammettere e non così chiari per coloro che li subiscono. I centri forniscono supporto legale e psicologico specifico sulla tematica. Potrebbe altresì valutare di intraprendere un percorso di psicoterapia atto ad acquisire consapevolezza della situazione vissuta e dei propri meccanismi di funzionamento sia a livello individuale che relazionale. Un caro saluto
Dott.ssa Roberta Macchiarola
Dott.ssa Roberta Macchiarola
Salve, attravarso quello che scrive sento tutto il suo smarrimento, la sua impotenza, la sua solitudine. Si sente schiacciata e inerme. Di chi è la colpa? Non è il momento di chiederselo. Le suggerisco un percorso terapeutico per acquisire consapevolezza della situazione emotiva e relazionale in cui si trova e costruire gradualmente le risorse necessarie a risentirsi donna e genitore adeugato, capace di fare scelte che facciano sentire lei e le sue figlie protette e amate. In bocca al lupo!
Buongiorno, credo che le serva un aiuto professionale per gestire il suo senso di impotenza e ricostruire una progettualità futura per la sua vita. Non escludo che si sia legata ad una persona che non mostra equilibrio psichico. All'interno della relazione si fa fatica a decifrare ciò che succede, è normale che accada e non se ne faccia una colpa.
Si può sempre ricostruire partendo da un appoggio esterno.
Cordiali saluti
Dott.ssa Valeria Randisi
Si può sempre ricostruire partendo da un appoggio esterno.
Cordiali saluti
Dott.ssa Valeria Randisi
Gentilissima,
le tematiche toccate sono estremante delicate, le relazioni per lei più care come quella con i suo compagno e con sua figlia hanno improvvisamente manifestato un lato oscuro che non si attendeva. Credo che debba davvero chiedere un aiuto ad un professionista per capire come mai al di la degli ultimi fatti lei abbia "scelto" per anni di vivere in una relazione in una posizione che lei stessa definisce "Sottomessa" che l'ha portata ad allontanarsi dalla sua prima figlia e a sottostare a delle regole di un uomo che non mostra di avere un buon equilibrio.
Le auguro un in bocca al lupo
Dott.ssa Arianna Sala
Psicologa Psicoterapeuta
Consulente di Coppia
Cernusco sul Naviglio
le tematiche toccate sono estremante delicate, le relazioni per lei più care come quella con i suo compagno e con sua figlia hanno improvvisamente manifestato un lato oscuro che non si attendeva. Credo che debba davvero chiedere un aiuto ad un professionista per capire come mai al di la degli ultimi fatti lei abbia "scelto" per anni di vivere in una relazione in una posizione che lei stessa definisce "Sottomessa" che l'ha portata ad allontanarsi dalla sua prima figlia e a sottostare a delle regole di un uomo che non mostra di avere un buon equilibrio.
Le auguro un in bocca al lupo
Dott.ssa Arianna Sala
Psicologa Psicoterapeuta
Consulente di Coppia
Cernusco sul Naviglio
Buonasera. Non so se ci sia un modo giusto o sbagliato di affrontare una situazione come la sua, così tanto complessa e immagino anche dolorosa. Quello che so è che interrogativi come il suo ("E' lui che ha sbagliato o sono io?") possono essere affrontati assieme ad uno psicologo. Uno spazio del genere, per esempio, potrebbe certamente aiutarla a comprendere in profondità le dinamiche emotive messe in moto dalla vita di coppia ed aiutare un paziente ad affrontare meglio le sofferenze individuali. Spero di esserle stato utile. Cordialmente. Dott. Morelli
Cara Utente, la immagino bloccata in una relazione dalla quale non riesce ad uscire, bloccata in un passato che è ancora presente e che ostacola non solo la costruzione del suo futuro, ma il suo benessere, i suoi bisogni, i suoi progetti. Credo che abbia bisogno di esplorare i suoi vissuti, di fare ordine nel suo cuore e nella sua mente per comprendere meglio quanto accaduto e darsi così la possibilità di ritrovare una versione di sé più consapevole e pronta ad accogliere quello che il futuro le riserverà. Un percorso di psicologia può essere il luogo ideale per questo incredibile viaggio. Resto a disposizione. Un caro saluto
Sento il peso delle difficoltà che stai attraversando e la confusione che ti avvolge. E' una situazione complessa sei stata coraggiosa nel condividere il tuo dolore. È importante che tu sappia di non essere sola. io e i colleghi siamo qui per supportarti.
Mi preoccupa profondamente il contesto di violenza che hai descritto. In questo momento, vorrei sinceramente consigliarti di rivolgerti a un centro antiviolenza per donne. Questi luoghi sono specializzati nel fornire supporto e risorse per affrontare situazioni simili. da tutti i punti di vista sia psicologici che legali. chiama anche se non è facile
Inoltre, comprendo che parlare di queste questioni può essere estremamente difficile o rivolgersi ad un centro. nel caso fossi in difficoltà Ti incoraggio a considerare l'opzione di discutere della tua situazione con un professionista psicoterapeuta o anche con il tuo medico di base. Questi professionisti possono offrirti un sostegno concreto per affrontare la complessità delle tue emozioni e fornirti indicazioni su come muoverti. spesso si e paralizzati ma scrivendo qui hai gia fatto tanto
Il tuo benessere è fondamentale, e spero che tu possa trovare il supporto necessario per superare questa fase difficile. Se hai difficoltà a prendere queste decisioni o se hai bisogno di ulteriori informazioni, non esitare a cercare aiuto. La tua sicurezza e il tuo benessere sono la priorità in primis per te ma anche per i tuoi figli
un caro saluto
Con affetto,
Mi preoccupa profondamente il contesto di violenza che hai descritto. In questo momento, vorrei sinceramente consigliarti di rivolgerti a un centro antiviolenza per donne. Questi luoghi sono specializzati nel fornire supporto e risorse per affrontare situazioni simili. da tutti i punti di vista sia psicologici che legali. chiama anche se non è facile
Inoltre, comprendo che parlare di queste questioni può essere estremamente difficile o rivolgersi ad un centro. nel caso fossi in difficoltà Ti incoraggio a considerare l'opzione di discutere della tua situazione con un professionista psicoterapeuta o anche con il tuo medico di base. Questi professionisti possono offrirti un sostegno concreto per affrontare la complessità delle tue emozioni e fornirti indicazioni su come muoverti. spesso si e paralizzati ma scrivendo qui hai gia fatto tanto
Il tuo benessere è fondamentale, e spero che tu possa trovare il supporto necessario per superare questa fase difficile. Se hai difficoltà a prendere queste decisioni o se hai bisogno di ulteriori informazioni, non esitare a cercare aiuto. La tua sicurezza e il tuo benessere sono la priorità in primis per te ma anche per i tuoi figli
un caro saluto
Con affetto,
Salve, mi dispiace per la situazione che sta vivendo lei e i suoi figli. Guardare indietro o cercare il colpevole e la vittima non serve, anzi complica una risoluzione di questa complessità. Ha bisogno di consulenti, di vario tipo, perchè è sola ed isolata. Non ci dice se lavora o meno, ma se non lavora la situazione è ancora più difficile. Si rivolga ad uno/una psicoterapeuta, che la sostenga psicologicamente e l'aiuti ad avere le idee chiare su cosa e come fare. Consulti un avvocato e faccia un colloquio con un assistente sociale. Ci sono dei minori e situazioni economiche da definire. A meno che non ritenga di voler rimanere con quest'uomo. Rimango a disposizione, le faccio tanti auguri, dott.ssa Silvia Ragni
Ciao, mi sembra che stai vivendo una situazione estremamente difficile e confusa. Prima di tutto, voglio dirti che quello che stai descrivendo è una dinamica molto tossica e malsana, soprattutto considerando il comportamento del tuo compagno nei confronti di tua figlia. È comprensibile che tu ti senta persa e in conflitto con te stessa, ma è importante ricordare che non sei responsabile per le sue azioni sbagliate.
Il comportamento del tuo compagno nei confronti della tua famiglia è assolutamente inaccettabile. Non solo ha cercato di isolarti dalla tua famiglia, ma ha anche intrapreso una relazione emotiva e, a quanto pare, anche fisica con tua figlia. Questi sono segnali di manipolazione e abuso psicologico, e sono gravi. Non sei stata "sottomessa", sei stata manipolata in una situazione che ti ha messo sotto controllo psicologico, ma la responsabilità di quanto è successo ricade su di lui, non su di te.
La tua confusione è comprensibile, perché chiamiamo "amore" quello che in realtà è un controllo psicologico e manipolativo. È facile sentirsi colpevoli quando si è in una relazione malsana, ma questo non è il caso. Non hai fatto nulla di male. Sei stata intrappolata in una relazione che ha cercato di limitare la tua libertà, quella di tua figlia e la possibilità di vivere una vita sana e serena.
Per affrontare questa situazione, il primo passo fondamentale è riconoscere che hai bisogno di un supporto esterno per capire come muoverti. Parlare con un professionista, come un terapeuta, potrebbe aiutarti a elaborare la situazione, trovare il coraggio di affrontarlo e prendere decisioni che siano sane per te e le tue figlie. L'indipendenza emotiva e psicologica è essenziale, e non è mai troppo tardi per cercare il supporto che ti aiuterà a costruire una vita più sana.
Riguardo a come affrontarlo, ti suggerisco di considerare con molta attenzione cosa sia meglio per te e per le tue figlie. Se temi per la tua sicurezza o quella delle tue figlie, può essere utile parlare con qualcuno di fiducia o cercare supporto legale per sapere come gestire la situazione. La tua sicurezza emotiva e fisica è la priorità assoluta.
Non sei sola in questa situazione, e meriti di essere rispettata e di vivere una vita serena, lontano da abusi e manipolazioni.
Il comportamento del tuo compagno nei confronti della tua famiglia è assolutamente inaccettabile. Non solo ha cercato di isolarti dalla tua famiglia, ma ha anche intrapreso una relazione emotiva e, a quanto pare, anche fisica con tua figlia. Questi sono segnali di manipolazione e abuso psicologico, e sono gravi. Non sei stata "sottomessa", sei stata manipolata in una situazione che ti ha messo sotto controllo psicologico, ma la responsabilità di quanto è successo ricade su di lui, non su di te.
La tua confusione è comprensibile, perché chiamiamo "amore" quello che in realtà è un controllo psicologico e manipolativo. È facile sentirsi colpevoli quando si è in una relazione malsana, ma questo non è il caso. Non hai fatto nulla di male. Sei stata intrappolata in una relazione che ha cercato di limitare la tua libertà, quella di tua figlia e la possibilità di vivere una vita sana e serena.
Per affrontare questa situazione, il primo passo fondamentale è riconoscere che hai bisogno di un supporto esterno per capire come muoverti. Parlare con un professionista, come un terapeuta, potrebbe aiutarti a elaborare la situazione, trovare il coraggio di affrontarlo e prendere decisioni che siano sane per te e le tue figlie. L'indipendenza emotiva e psicologica è essenziale, e non è mai troppo tardi per cercare il supporto che ti aiuterà a costruire una vita più sana.
Riguardo a come affrontarlo, ti suggerisco di considerare con molta attenzione cosa sia meglio per te e per le tue figlie. Se temi per la tua sicurezza o quella delle tue figlie, può essere utile parlare con qualcuno di fiducia o cercare supporto legale per sapere come gestire la situazione. La tua sicurezza emotiva e fisica è la priorità assoluta.
Non sei sola in questa situazione, e meriti di essere rispettata e di vivere una vita serena, lontano da abusi e manipolazioni.
Buonasera, sono una psicologa psicoterapeuta ed ho letto la sua richiesta d'aiuto. Purtroppo la situazione è davvero complessa e parlarne a lungo qui non la aiuterebbe a fare chiarezza. Ritengo che sia estremamente importante per lei cercare un supporto psicologico, magari rivolgendosi ad un/una valido/a professionista a lei vicino/a geograficamente. Il comportamento del suo compagno, me lo lasci dire, è molto grave e pericoloso, non solo per le avance fatte a sua figlia, ma anche per avervi allontanate ed aver creato questo clima di controllo e sottomissione. >E' stata coraggiosa a parlare della sua situazione, così come sua figlia lo è stata nell'aprirsi con lei! Ora è davvero molto importante che lei chieda aiuto, per il bene di tutti i suoi figli ed il suo!! Le auguro ogni bene.
Salve, auello che descrive è un contesto complesso, segnato da dinamiche di controllo, svalutazione e isolamento. La sua percezione di essere stata “una bambina intimorita” davanti a un uomo che avrebbe dovuto proteggerla, è molto significativa. Nella sua relazione sembrano essersi sviluppati modelli relazionali in cui il suo valore veniva messo costantemente in discussione, e in cui il potere decisionale era concentrato solo su di lui. Questo è un segnale di un legame disfunzionale, che può avere ripercussioni importanti sulla sua autostima e sulla percezione di sé. Rispetto ai messaggi trovati, se ciò che sua figlia ha condiviso è chiaro e diretto, si tratta di un comportamento grave e inaccettabile, che ha superato ogni confine emotivo, morale e relazionale. In nessun modo può sentirsi responsabile di quanto è accaduto.
In situazioni simili può essere di grande aiuto un percorso di psicoterapia umanistica, che la accompagni nel recuperare la fiducia in se stessa, la sua voce e la capacità di riconoscere ciò che è sano da ciò che non lo è. Anche l’analisi bioenergetica può aiutarla a sciogliere quelle tensioni che ha trattenuto a lungo nel corpo e che ora chiedono ascolto.
Non è sola, anche se oggi può sembrarle così. Il timore di affrontarlo è comprensibile, ma non è una debolezza, è il segno di quanto sia stata a lungo sotto pressione e quanto abbia dovuto sopportare in silenzio.
Se lo ritiene importante si tuteli sotto tutti gli aspetti, quello psichico, ma non solo!
Saluti, dott.ssa Sandra Petralli
In situazioni simili può essere di grande aiuto un percorso di psicoterapia umanistica, che la accompagni nel recuperare la fiducia in se stessa, la sua voce e la capacità di riconoscere ciò che è sano da ciò che non lo è. Anche l’analisi bioenergetica può aiutarla a sciogliere quelle tensioni che ha trattenuto a lungo nel corpo e che ora chiedono ascolto.
Non è sola, anche se oggi può sembrarle così. Il timore di affrontarlo è comprensibile, ma non è una debolezza, è il segno di quanto sia stata a lungo sotto pressione e quanto abbia dovuto sopportare in silenzio.
Se lo ritiene importante si tuteli sotto tutti gli aspetti, quello psichico, ma non solo!
Saluti, dott.ssa Sandra Petralli
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