Buongiorno, a differenza di quanto letto da altri, mio marito ammette di essere malato, non gioca tu

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Buongiorno, a differenza di quanto letto da altri, mio marito ammette di essere malato, non gioca tutti i giorni ma aspetta il giorno dello stipendio per tornare a giocare, va convinto di vincere, ma se poi perde (e purtroppo ahimè nelle sale si perde sempre), quando torna a casa inizia a dire che lui va a giocare per colpa mia, ed è convinto che lontano da me non giocherebbe più. La mia domanda è, possibile che abbia ragione?, o è semplicemente una scusa?
Gentilissima

Sarebbe opportuno, naturalmente, avere molte più informazioni su di lei e su suo marito per darle una risposta esaustiva.
Provo a risponderle, dunque, mantenendomi su un livello generale. Quando si ha a che fare con casi di rigida dipendenza (da sostanze, da gioco, etc..) si assiste comunemente alla "negazione" delle proprie problematiche, o alla razionalizzazione delle stesse. Un paziente con una dipendenza patologica, per esempio, potrebbe facilmente tentare di convincere l'ambiente esterno che siano altri responsabili della sua dipendenza, nonostante le evidenti prove del contrario.
Ammesso che lei mi stia parlando, effettivamente, di un caso di dipendenza patologica, forse nella sua domanda è implicita una presa di coscienza, da parte sua, di dinamiche di razionalizzazione da parte di suo marito.
La cosa migliore che le potrei consigliare è quella di verificare i suoi dubbi tramite l'aiuto di un professionista (psicologo, psicoterapeuta), prendendosi tutto il tempo necessario per farsi conoscere dallo stesso e/o per permettergli di conoscere suo marito.

Cordialmente

Dott. Morelli

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Buonasera. Il fatto che suo marito la incolpi del suo comportamento mi spinge a pensare che non abbia raggiunto la consapevolezza del suo disturbo, così come lei crede. Ognuno di noi sceglie come manifestare il proprio disagio: suo marito utilizza il gioco per esprimerlo. Il fatto che lei si implichi in qualche maniera nella questione mi permette di invitarla a riflettere su come questo "sintomo" la riguardi, in senso più ampio. Forse un consulto con uno psicoterapeuta potrebbe aiutarla a districarsi meglio fra i suoi interrogativi.
Le auguro di ritrovare a breve la sua serenità, un saluto
Dott.ssa Genitore
Buonasera signora, come riportato da Lei suo marito è consapevole del gioco eccessivo e sembrerebbe non quotidiano, un primo passo, nel contempo purtroppo attribuisce all'esterno l'origine, cioè alla moglie. E' tipico nelle dipendenze non assumersi la responsabilità del compartamento problematico e trincerarsi dietro a cause, al di fuori del soggetto stesso, per continuare a ripeterlo. Le consiglio di rivolgersi dove risiede al Servizio per le Dipendenze (SERD), che è pubblico e gratuito, per aiutare suo marito, se al momento lui non è disponibile, può intanto contattarlo Lei e raccontare la situazione. Cordialità
Salve. Anche se le informazioni sono poche le posso suggerire di evitare di entrare in questa dinamica colpevolizzare. La dipendenza da gioco riguarda suo marito e dare la colpa a lei mi fa pensare che non sia ancora pienamente consapevole della sua problematica. Cordiali saluti Dottor Emanuele Grilli
Buongiorno. Se ho compreso bene da ciò che scrive e da ciò che lei sa, suo marito dedica al gioco una volta al mese colpevolizzando lei del fatto che giochi...quindi deve avere un pensiero a riguardo. Vero che i dipendenti tendono a responsabilizzare gli altri riguardo al loro fallimento, ma andrebbe indagato bene quanto è strutturata questa ludopatia e quali sono le motivazioni più profonde che la muovono. Intanto potrebbe chiedere lei un consulto da un collega e capire come iniziare ad affrontare questa difficoltà.
Saluti
Wanda Donisi
Gentile utente, suo marito soffre di una difficoltà chiamata ludopatia, una sindrome purtroppo sempre più diffusa che è frutto di una sua dinamica interna.
Non si assuma responsabilità in questo senso, ma si interroghi sul perché considera di accettare le colpe che le dà suo marito.
Cordiali saluti.
Giada Bruni
Buongiorno,
solitamente la persona con problemi di dipendenza è convinta di poter controllare il proprio comportamento e di mantenere il controllo o di "perderlo" quando decide di farlo e, attribuisce eventuali fallimenti della sua condotta a cause esterne; manca perciò l'assunzione di responstabilità e spesso si osservano meccanismi di negazione. Questo di solito in linea generale, poi, ovviamente ogni storia è a sé. Le consiglio di informarsi presso il serd (servizio per le dipendenze) della sua asl di competenza che è gratuito. Cordiali saluti
Cara Signora, suo marito soffre di ludopatia dunque è un dipendente patologico da gioco d’azzardo e come tutti i dipendenti dice bugie da colpe non assumendosi responsabilità perché è controllato dalla sua dipendenza, tutta la sua vita ruota attorno al gioco d’azzardo e perde il contatto con tutto il resto. Dunque non si preoccupi lei non ha alcuna colpa. Purtroppo la dipendenza è una brutta bestia difficile da trattare che coinvolge e sconvolge la vita di tutti coloro che sono attorno al dipendente. Lei purtroppo non può fare altro che cercare di convincere in tutti i modi suo marito a farsi aiutare. Di più non può fare.

Le faccio i miei migliori auguri.
Un caro saluto
Dott.ssa Olivia Frontoni
La ludopatia, o dipendenza dal gioco d’azzardo, è un problema antico che negli ultimi tempi si va allargando sempre più, configurandosi in una vera e propria piaga sociale. Per farne fronte in modo serio e , nella maggior parte dei casi, definitivo, è bene affidarsi a centri di recupero che assicurino una sinergia di interventi di varie figure professionali. Spesso è sufficiente anche solo un mese di terapia per ottenere ottimi risultati. Cordiali saluti.
Gentile utente, con le informazioni da lei fornite le posso rimandare il fatto che di solito la ludopatia è una problematica che potrebbe essere letta come la conseguenza di altre difficoltà che suo marito, anche senza esserne attualmente consapevole, può avere attraversato nel corso della sua vita. Per tale motivo il senso di responsabilità che rimanda a lei rientra tra le modalità con cui lui cerca di gestire il proprio dolore ma non è la causa. Dunque non è colpa sua. Allo stesso tempo, ci sono specifiche tecniche terapeutiche che aiutano chi soffre di ludopatia a superare questo problema. Un cordiale saluto. Dott.ssa Alice Bianchi
Gentile signora, le risposte precedenti danno un contributo prezioso e fondamentale alla comprensione della situazione; suo marito, nel colpevolizzare lei, mantiene le distanze dalla prendersi la responsabilità del proprio disagio e conseguentemente anche la responsabilità del prendersene cura in prima persona, in qualche modo delegando totalmente a lei la questione; questo può essere un'implicita richiesta di aiuto, che però è importante che venga formulata dando ad ognuno i ruoli adeguati, lei eventualmente come supporto a lui che deve però porsi come protagonista della propria storia. Le consiglio di rivolgersi alla proprio Serd, struttura dedicata alla cura delle dipendenze, presente in ogni Aulss. Con l'augurio che possa trovare la serenità, buonagiornata.
Cara signora è davvero una brutta situazione, ma non si preoccupi non è certo lei la responsabile; la risposta di suo marito è probabilmente una “formazione reattiva”, si tratta di un meccanismo di difesa che si verifica quando una persona prova un’emozione o un desiderio che però rifiuta sviluppando come conseguenza un impulso opposto a quello che rifiuta. È possibile che suo marito senta la propria responsabilità, che immediatamente i meccanismi psichici rifiutano rispondendo con l’attribuzione a lei.
Il gioco d’azzardo in sé ha aspetti diversi, uno di questi penso ricalchi la condizione di suo marito cioè quella del giocatore patologico: sono persone che attraverso il gioco provocano grande danno a sé e agli altri (in questo caso alla propria famiglia per la forte perdita economica) e anche per la perdita della capacità di autolimitare il comportamento di gioco.
È inoltre possibile che suo marito abbia sviluppato una condizione di Feeling State, un senso di appagamento che il giocare prova nel giocare e che proviene da un senso di benessere iniziale molto probabilmente legato alla prima vincita.
Nella mia esperienza professionale ho ottenuto buoni risultati con protocolli psicoterapeutico di intervento specifico per le dipendenze.
Saluti
Tiziana Vecchiarini
Una dinamica frequente nelle coppie è l’attribuzione all’altro della causa dei propri problemi. A volte l’altro se la prende e se ne attribuisce la responsabilità, altre volte la rimanda al mittente e magari a sua volta lo accusa di essere la causa di qualche proprio disagio. Ognuno ha la sua storia e probabilmente le origini dei propri problemi stanno nella storia personale, ciò non toglie che la relazione di coppia possa diventare ulteriore rinforzo al quei problemi. Va tenuto presente infatti che nella scelta del partner si tende a selezionare il partner che più di altri consenta di mantenere una stabilità interna, in altri termini che vada a rinforzare i temi e i problemi già esistenti in quanto originati a partire dalle esperienze passate a partire da quelle con le prime figure di attaccamento.
Quando si ha il dubbio su quello che appartiene a se è quello che appartiene al partner o alla coppia, è utile farsi aiutare da uno specialista.
Un cordiale saluto.
D.ssa Patrizia Mattioli
Gentile Utente. Le consiglio di rivolgersi al SerT della sua città, lì può trovare professionisti che si occupano delle problematiche legate al gioco.
Gentilissima signora, la ludopatia è una patologia complessa e necessità di una terapia. L'attribuzione delle responsabilità a lei è un tipo di difesa che in questo caso, trattandosi di coppia è molto frequente. Sarebbe opportuno che il suo marito decidesse di rivolgersi al SERT della sua città, dove trovare degli psicoterapeuti che si occupano di ludopatia e lo possono aiutare ad affrontare il suo disagio che in questi casi coinvolge tutta la famiglia, in casi estremi sarebbe utile anche una comunità terapeutica che lo allontani per un periodo necessario dalle sale giochi dandogli la possibilità di lavorare su se stesso indivualmente e in gruppo. Cordialmente
Buongiorno. La sua domanda mi ricorda un esempio da manuale: "il marito dice che si ubriaca perchè la moglie brontola" , "la moglie dice di brontolare perchè il marito si ubriaca". Chi ha ragione? Direi entrambi: sono i loro vissuti e attribuzioni di causa; non credo sia da ricercare una verità assoluta. Nella relazione di coppia le persone portano la loro individualità e le loro storie familiari, e queste sembrano proprio essere alla base di quell'incontro amoroso e delle dinamiche tra i due.
Ci sono approcci ai comportamenti di dipendenza che coinvolgono anche i familiari; d'altra parte il malessere ora è della coppia, non solo di colui che gioca. Chiedere aiuto insieme ad un professionista potrebbe essere una buona strada
Buongiorno signora,
Suo marito vive un disagio che contiene nel gioco. Lei non è responsabile del modo in cui lui sta affrontando la situazione.
Posso suggerirle di mettersi in contatto con il Serd per affrontare inizialmente lei il dolore per una "colpa" che non le appartiene. Cordiali saluti C. Passante
Ma lei crede nella sanità sua relazione?
Suo marito non è un bambino e lei non è la sua mamma.
Suo marito con questo meccanismo crea a cadenza mensile, inconsapevolmente, distanza dal rapporto.
Lei forse non è in dubbio su cosa fare, ma potrebbe essere molto arrabbiata da questo comportamento.
Penso che sia meglio per partire da se stessi, la relazione è fatta da due persone, non esiste una relazione costruita da una sola persona, prima occorre partire da se; cominci dei colloqui psicologici, cerchi di capire cosa quali sono le sue necessità, cosa significa per lei questa relazione e i dubbi finiranno.

Buongiorno, suo marito sostiene di giocare d'azzardo a causa di una donna, sua moglie. Nell'immaginario del giocatore sistematico questa convinzione è frequente. Si tratta di una spiegazione immaginaria. Però un giocatore spesso avverte uno stato di dipendenza particolare che gli fa avvertire il rapporto con una donna, con le aspettative di una donna, molto difficile da sostenere. Quindi, visto che è lei a porsi delle domande, e non suo marito, potrebbe trovare lei un luogo di ascolto dove poter parlare e dove uno psicoterapeuta possa aiutarla a orientarsi in una situazione abbastanza incartata. Cordiali saluti PG
Gentile Signora, trovo le sue informazioni più che esaustive, visto che mi occupo direttamente di azzardopatia da diversi anni. Suo marito è ammalato, perché l'azzardopatia è una malattia riconosciuta anche dal DSM 5. Quindi si rivolga al Servizio per la Dipendenze Patologiche della sua zona per far curare suo marito e per farsi aiutare, perché nella mia zona, Modena, si aiutano anche i parenti dei giocatori. Così può affrontare meglio anche il problema relazionale che accusa suo marito. E' una cosa seria, non speri di risolverla da sola, perché tra i sintomi tipici del giocatore c'è la menzogna, quindi, se non ha il controllo totale sulle disponibilità economiche di suo marito, non lo può aiutare, perché troverà sempre il modo di aggirarla. Come vede, è un discorso complicato da affrontare in questa sede. Si affidi al Servizio Pubblico e intanto cerchi già di farsi dare il bancomat, la carta di credito, fare la firma congiunta in banca e avvisare la banca di non dargli denaro. ma questo sarebbe solo il primo gradino. le faccio i miei migliori auguri. Enrico Piccinini
Buona sera. Come già altri colleghi le hanno risposto, ci sarebbe la necessità di altre informazioni, poiché ogni situazione si connota di caratteristiche personali e, pertanto, ogni intervento o risposta va, appunto, personalizzata. In generale, però, è opinione diffusa che, chi soffre di una qualsiasi forma di dipendenza, tende a colpevolizzare l'esterno del proprio problema, perché ciò che rende più affrontabile per lui la situazione. È un modo per non affrontare realmente la questione (nonostante a quanto dice suo marito ne ha consapevolezza) e per non dover gestire il peso emotivo che questa comporta. La dipendenza, al pari di qualsiasi altro disturbo psicologico, è una "malattia" e va pertanto trattata. Se posso permettermi, il consiglio è di non logorarvi emotivamente per cercare il colpevole, ma piuttosto attivarsi per un sostegno, senz'altro per entrambe. Dovreste rivolgervi al Ser.D di zona per una consulenza. Auguri e coraggio
Valentina Franzese
Così come tutte le dipendenze , anche la ludopatia è un disturbo complesso, causato da numerosi fattori, alcuni rintracciabili nel primo segmento della vita di chi lo manifesta. Sembra evidente che la vostra relazione coniugale non sia serena, tuttavia, si tranquillizzi non può essere la causa del problema di suo marito.
Le suggerisco di tentare di cogliere questa colpevolizzazione come opportunità per proporre un consulto di coppia. Un eventuale rifiuto di suo marito sarà la dimostrazione della sua tendenza alla colpevolizzazione e all'evitamento della assunzione di responsabilità dei propri comportamenti. Cordialmente. B.R.
Buonasera cara utente, lei si chiede se suo marito abbia raggiunto un certo livello di consapevolezza del proprio problema. Il fatto di ammetterlo è solo il primo passo ma non è sufficiente per avere una comprensione più profonda del bisogno che lo guida a giocare. Cercando responsabilità “esterne” può dimostrare la sua difficoltà a mettersi in discussione davvero per affrontare la sua problematica. Questo è caratteristica comune nelle dipendenze patologiche. Non si scoraggi e provi a coinvolgere suo marito in un percorso psicoterapeutico. Cordialmente, dottoressa Daniela Germano
Gent penso si tratti di ludopatia,sindrome da gioco patologico. Come per ogni dipendenza la tendenza è di non sentirsi responsabili e di negare sdrammatizzando. Indirizzi suo marito al Sert della sua zona o si rivolga ad uno psicoterapeuta specializzato nel trattamento delle dipendenze. Cordiali saluti dott.ssa Maria Grazia Messaglia
Gentile Signora, dalle troppo sintetiche informazioni che dà, si deduce comunque con chiarezza una doppia psicopatologia: quella della dipendenza dal gioco (che non è una malattia in sé, ma il sintomo di una malattia: ovvero di un profondo vuoto psicologico ed affettivo interiore) di Suo marito: e quella di coppia, che non è in grado di sviluppare una comunicazione valida, profonda e condivisa. L'unica soluzione è una psicoterapia, meglio se di coppia. Cordiali saluti.

prof. Roberto Pasanisi psicologo clinico psicoterapeuta; docente universitario
Buongiorno Signora come lei è in grado di spingere suo marito a giocare? Lo obbliga a farlo? Ed anche se così fosse usa pistole, lo lega .... Questo per sottolineare che lei non è certo responsabile dei comportamenti degli altri. Quello che forse suo marito le sta comunicando è che sente un problema all'interno della vostro rapporto. Se così fosse un percorso di coppia potrebbe darvi la possibilità di comprendervi e molto probabilmente la scomparsa del bisogno di giocare di suo marito.
Daluti D.ssa Rende
Gent.ssima, il comportamento di suo marito è solo la punta dell'iceberg di un disagio più profondo o di una conflittualità interna a volte riconducibile ai suoi vissuti passati. Le origini di questo disagio, quanto le sue ragioni sottostanti andrebbero indagate ed analizzate in un colloquio psicologico. Lei potrebbe aiutare suo marito suggerendogli di rivolgersi ad uno specialista o meglio ancora al SERT della vostra ASL. Spesso, quando le persone non sono in grado di prendersi responsabilità delle proprie scelte e comportamenti, tendono a scaricarle sull'esterno. Anche se ci fosse una qualche corresponsabilità sua sul disagio di suo marito, le scelte ultime su come gestirlo e risolverlo, comunque rimangono le sue.
Cordialmente. Dott.ssa Jarmila Chylova
Gentile Signora, la dipendenza dal gioco d’azzardo è una patologia molto seria, che causa una estrema sofferenza non solo nelle persone che ne soffrono, ma anche nei loro familiari. Lei dice che suo marito è consapevole di essere malato, ma purtroppo forse non lo è fino in fondo se attribuisce completamente a lei la causa di ciò che gli sta accadendo. Il mio suggerimento è quello di rivolgersi al SERT della sua zona, eventualmente in un primo momento anche senza suo marito, potrà senz’altro trovare l’aiuto che serve, ad entrambi. Un caro saluto. MC Boria
Gentile signora concordo con i pareri espressi di molti miei colleghi per cui non aggiungerei altro se non provocatoriamente consigliarle di invitare suo marito a intraprendere una psicoterapia di coppia.
Gentile signora, probabilmente suo marito non è pienamente consapevole della sua dipendenza dal gioco, ritiene di poterla ancora controllare. Incolpare lei rappresenta un tentativo di allontanare da se la responsabilità dei suoi comportamenti. Le consiglio di rivolgervi ad uno specialista che possa indicare a suo marito il percorso più idoneo da seguire e sostenere lei per consentirle di affrontare la situazione.
Un caro saluto
Dott.ssa Valentina Desiderio
Gentile signora,
basandomi su quanto ha descritto bisognerebbe riflettere sul grado di consapevolezza di suo marito rispetto alla problematica. Molto spesso, quando si parla di dipendenze, le persone ricercano all'esterno una spiegazione o una causa e ancor più spesso la attribuiscono alle persone affettivamente più significative come il partner o i genitori.
Questo purtroppo favorisce la nascita di sensi di colpa nei familiari che in qualche modo si mettono in discussione e non capiscono come poter essere loro di aiuto.
Le consiglio di rivolgersi ad uno psicoterapeuta o a strutture specializzate sul suo territorio per far sì che suo marito riceva l'aiuto di cui necessita e che tale percorso supporti anche lei in questo difficile periodo.
Un caro saluto e in bocca al lupo,
Dott.ssa Stefania Consonni
Gentile signora,
suo marito colpevolizza lei per la propria ludopatia, quindi non credo che sia consapevole della propria dipendenza.
Mi permetto di suggerirle uno suo spazio terapeutico nel quale chiarirsi quale sia il ruolo che sta svolgendo in questa relazione.
Certa che le gioverebbe molto, la saluto cordialmente.
dott.ssa Rita Reggimenti
Buongiorno,
chiaramente non è colpa sua, purtroppo è insito in questo tipo di problematiche dare la colpa all'esterno per non doversi guardare all'interno.
suo marito ha bisogno di uno psicologo per poter affrontare le sue problematiche. nel caso si dovesse rifiutare potrebbe decidere lei di intraprendere un suo percorso per migliorare la sua qualità della vita.
E' certamente una scusa per non assumersi la responsabilità del suo comportamento. Io, intanto, consiglierei a lei, signora, un Counseling psicologico integrato con la Floriterapia di Bach per affrontare in modo più funzionale questa disagevole situazione. Per informazioni mi può contattare telefonicamente o tramite messaggi. Salve!

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