Dott.ssa
Marilena Marinello
Psicoterapeuta,
Psicologo clinico
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Belluno 1 indirizzo
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Sono una psicologa psicoterapeuta che si occupa di psicoterapia immaginativa e di trattamento dei traumi con l' EMDR. www.marinellopsicologa.it nel mi...
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Mariastella Muson
Ho trovato la dottoressa molto preparata in materia. Mio marito non voleva saperne di seguire questa terapia, così la dottoressa marinello mi ha proposto do fare alcune sedute solo con me. Solo in un secondo momento mio marito ha voluto inserirsi in questo percorso. La dott.ssa marinello è stata molto brava nel farci capire dove non rispettavamo uno e l'altro. Con 10 incontri (7 con mio marito) abbiamo raggiunto l'equilibro di un tempo.
Risposte ai pazienti
ha risposto a 3 domande da parte di pazienti di MioDottore
Sera, sono Monica e ho 48 anni, ho perso mia madre da 18 mesi. Ho un padre anziano invalido ma ancora con la testa ci sta, al contrario di mamma con Alzheimer che ho curato per anni. Ho perso pure una sorella di 42 anni undici anni fa. Figlia di madre ansiosa, per quanto abbia cercato di affrancarnene, l imprinting c'è e dopo anni di caregiver ed eventi passati dolorosi io in questi mesi e a periodi con crisi, ho un malessere esistenziale. Lo chiamo così perché non è solo ansia o nucleo depressivo, tristezza, ma un conflitto che mi divide in due. Da un lato vorrei vivere. Cosa? Una relazione di coppia sana, un lavoro che ora non ho causa anni di caregiver, un mio spazio che non sia la casa di tutta la vita che detesto. Penso che pochi al mondo abbiano vissuto 49 anni nello stesso posto.. Dall'altro sento il terrore di un cambiamento che penso di non saper gestire, un compagno giusto non si trova, e ho rabbia verso gli uomini. Un lavoro non si trova e lo cerco. Una casa mi spaventa come se fosse un altro lutto. Di cambiamenti pur non volendolo, li ho subiti, ora mi sento smarrita senza bussola, vedo un passato da cui non mi libero, un futuro che non vedo o vedo nero, ed un presente angosciante. Ed ecco le crisi forti, di chi non sa chi è più, non lo ha mai forse saputo, e non sa cosa voglia o possa essere. Non ho parenti su cui contare, se andasse via papà, sola sarei, solo stata combattiva ma non ce la faccio più, perché sono sfiduciata e mi sento di non avere mai vissuto la mia vita. Mi sento le catene nell anima, le chiamo così. Ho provato degli approcci ma non giusti che forse hanno acuito i problemi, dandomi sfiducia ulteriore. Io non voglio soccombere ad ansia o depressione, io ho fame di vita ma non so dove andare, e cosa voglia davvero mangiare. Da 18 mesi ho grossi malesseri di questo tipo. Insomma a 49 anni, non so dove sia il mio posto nel mondo e vedo il tempo correre. Mentre termino questa mia, l angoscia bussa. Ho speranze di poter risolvere tutto ciò o sono destinata a star male sempre?
Carissima Monica, la vita periodicamente ci presenta pesanti eventi esistenziali che ci mettono duramente alla prova. Dalle sue accorate parole traspaiono lucidità di pensiero, un animo sensibile e altruista e anche il vivo desiderio che le cose possano cambiare in meglio. Sono tutte risorse che , se capite e valorizzate, l’aiuteranno a superare questa crisi esistenziale, questa “buia notte dell’anima”. Una crisi non è cosa semplice da tollerare, ma ogni crisi va considerata anche come un’opportunità di cambiamento e di rinascita. Può diventare un’importante occasione di conoscenza e di evoluzione. Attraverso un cammino di piccole, ma determinanti scelte quotidiane arriverà il cambiamento. Imparerà a conoscere le parti disfunzionali che creano il conflitto, imparerà a gestirle e a trasformarle. Nella pratica dello yoga si dice che “Quando l'allievo è pronto, il maestro appare.” Le auguro di trovare una persona o un bravo terapeuta che la possa aiutare e guidare nel percorso di conoscenza di se’ e di realizzazione del suo potenziale umano. Il resto verrà da se’ , perché i nostri pensieri e i nostri desideri profondi, se sostenuti da una ferma volontà, hanno il potere di dare forma alla realtà che ci circonda. Tanti auguri di buona vita. marinellopsicologa.it
Buongiorno, a differenza di quanto letto da altri, mio marito ammette di essere malato, non gioca tutti i giorni ma aspetta il giorno dello stipendio per tornare a giocare, va convinto di vincere, ma se poi perde (e purtroppo ahimè nelle sale si perde sempre), quando torna a casa inizia a dire che lui va a giocare per colpa mia, ed è convinto che lontano da me non giocherebbe più. La mia domanda è, possibile che abbia ragione?, o è semplicemente una scusa?
La ludopatia, o dipendenza dal gioco d’azzardo, è un problema antico che negli ultimi tempi si va allargando sempre più, configurandosi in una vera e propria piaga sociale. Per farne fronte in modo serio e , nella maggior parte dei casi, definitivo, è bene affidarsi a centri di recupero che assicurino una sinergia di interventi di varie figure professionali. Spesso è sufficiente anche solo un mese di terapia per ottenere ottimi risultati. Cordiali saluti.
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