Salve.Ho 55 anni e dopo 36 anni con mio marito ho deciso di mandarlo via..purtroppo nn è stata e anc

32 risposte
Salve.Ho 55 anni e dopo 36 anni con mio marito ho deciso di mandarlo via..purtroppo nn è stata e ancora nn è gestita bene.abbiamo due figli di 25 e 16 anni con i quali lui nnriesce ad avere un dialogo …E stato un matrimonio felice fino a 5/6 anni fa poi per un allontanamento suo di lavoro le cose sono cambiate…lui è cambiato …si e indurito si è incattivito .ha avuto una frequentiazione e una volta scoperto e quindi buttato fuori di casa a tirato fuori il peggio di se…Ora è un anno e mezza che nn vive più qui ma a me manca .però nn so se manca per abitudine o per paura di rimanere da soli…55 anni e ripartire nn è facile .e ora avendo avuto un intervento chirurgico e quindi più tempo per pensare ho molti dubbi e i miei nervi stanno cedendo.nn credo di avere piu energie e voglia per fare qualsiasi cosa!!sento molto il peso della solitudine
Salve, grazie per aver condiviso il suo vissuto cosi delicato. Sicuramente sta attraversando un periodo di forte stress e cambiamenti, e questo la porta a provare quel senso di stanchezza mentale e apatia. Iniziare un percorso di supporto psicologico, in questo momento, può esserle di aiuto a non sentirsi sola, ma compresa e ascoltata, e affrontare al meglio una nuova fase di vita. Resto a sua disposizione.

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Dr. Fulvia Tramontano
Psicologo, Psicoterapeuta
Roma
gentile signora, le relazioni di coppia sono sempre formate da due distinte personalità che si impegnano a trovare una via di intesa anche quando le emozioni e i sentimenti sono cambiati, con gli anni. Le relazioni extra-coppia sono spesso indicative di difficoltà e "perdonare" è un argomento molto ampio, con tante implicazioni. Il problema principale mi sembra la sua ammissione di soffrire la solitudine: più che comprensibile quando tutta la propria esistenza adulta si è svolta ruotando intorno al "sistema famiglia". Si tratta allora, appena possibile, di ripensare molte cose del proprio matrimonio, una sorta di revisione mentale che porta ad ampliare la propria veduta. La sofferenza che sta attraversando è davvero molto comprensibile e dovrà essere utilizzata per riprendere a volare, non appena guarite le ali... Sicura di volerlo fare da sola? Il consiglio è di cercare una figura professionale che la accompagni in questa esplorazione di sè, con l'obiettivo di incontrare se stessa interamente, non solo la parte sofferente. Auguri di cuore!
Buongiorno,
capisco quanto sia difficile questo momento. Dopo tanto tempo affrontare un cambiamento può rilvelarsi molto faticoso. Sentirsi senza energie o motivazione è del tutto naturale. Anche la mancanza che prova, nonostante la delusione, è comprensibile: spesso si sente la mancanza di ciò che quella relazione rappresentava nella nostra vita.

La paura della solitudine può spaventare, ma può anche diventare un’occasione per riscoprirti e ricostruire, passo dopo passo, un nuovo equilibrio. Con il giusto supporto, potrà ritrovare fiducia e forza per ripartire da te stessa.
Insieme possiamo costruire un percorso ad hoc e può prenotare il suo incontro conoscitivo gratuito qui direttamente dal profilo, scrivermi un messaggio. Sono qui. Dott.ssa Alessandra Corti
 Eleonora Tosi
Psicoterapeuta, Psicologo clinico, Psicologo
Pavia
a 55 anni ripartire non è facile, sante parole. Ma, c'è un ma. Se ripartire vuol dire iniziare davvero a prendersi cura di sè e iniziare finalmente a volersi bene, forse vale la pena faticare e attraversare le difficoltà. La solitudine può essere molto dolorosa, ma è anche uno stato mentale, che si può trasformare. Le consiglio vivamente di intraprendere un percorso di psicoterapia, in presenza, per affrontare questa tematica molto importante insieme ad uno specialista. Forza!
Dott.ssa Cecilia Scipioni
Psicologo, Neuropsicologo
Casalgrande
Salve, grazie per aver condiviso con tanta sincerità ciò che sta vivendo. Quello che descrive è una fase estremamente delicata della vita, che mette insieme emozioni complesse: il senso di perdita, la paura della solitudine, la stanchezza fisica e mentale e i dubbi sulle scelte fatte. È comprensibile che, dopo tanti anni di vita condivisa, la mancanza di suo marito si faccia sentire, così come l’incertezza sul perché sentiamo davvero la mancanza di una persona: può mescolare abitudine, legame emotivo e paura di affrontare la vita da soli. Tutto ciò può generare tensione, nervosismo e una sensazione di energia ridotta, che non significa debolezza, ma un naturale riflesso del peso emotivo che sta sostenendo.

Ripartire a 55 anni può sembrare una sfida enorme, soprattutto quando ci si sente stanchi o privi di risorse dopo un percorso lungo e doloroso. Spesso è proprio in momenti come questo che diventa fondamentale prendersi cura di sé, riconoscere il proprio bisogno di sostegno e dare spazio alla riflessione, senza giudicarsi per i sentimenti contrastanti che emergono. Non si tratta di decidere subito cosa fare, ma di iniziare a osservare le emozioni, comprendere i propri limiti e le proprie risorse e costruire piccoli passi concreti per ritrovare energia, stabilità e senso di autonomia.

Se desidera, potremmo pensare insieme a un percorso personalizzato che la accompagni nella gestione del peso emotivo, nella ricostruzione della sua energia e nella chiarificazione dei dubbi, fornendo strumenti concreti per affrontare la solitudine e il senso di stanchezza in maniera più equilibrata e sostenibile.
Dott.ssa Sara Petroni
Psicologo clinico, Psicologo
Tarquinia
Gentile utente,

sta attraversando una fase molto delicata della vita, in cui si intrecciano perdita, cambiamento e senso di smarrimento. Dopo tanti anni di matrimonio, la separazione non è solo una scelta pratica ma un vero passaggio emotivo: si chiude un capitolo che ha occupato gran parte della sua identità, dei suoi ritmi e delle sue abitudini. È comprensibile che oggi si senta svuotata, confusa, senza energia.

La mancanza che sente può avere più livelli: non è necessariamente un desiderio di tornare indietro, ma spesso riguarda la nostalgia di una stabilità, di una quotidianità condivisa, o la paura che il futuro da soli sia troppo faticoso. È normale interrogarsi su questi aspetti, soprattutto in un periodo di fragilità fisica come il post-operatorio, che amplifica il bisogno di sostegno e vicinanza.

Potrebbe esserle utile concedersi tempo e gentilezza, senza pretendere di “ripartire” subito. In questo momento, la priorità è riconoscere e accogliere le emozioni, anche quelle più contraddittorie, e cominciare a ricostruire gradualmente un senso di sé al di là del ruolo di moglie. Un percorso di supporto psicologico potrebbe aiutarla a comprendere meglio di cosa ha realmente nostalgia, distinguendo la solitudine affettiva dalla paura di restare sola, e a ritrovare passo dopo passo fiducia e forza vitale.

— Dott.ssa Sara Petroni
Dott.ssa Letizia Turchetto
Psicologo, Psicologo clinico
Ponte di Piave
Gentile Utente, buona sera. Sono dispiaciuta per la situazione, è chiaro che in questo momento sta cercando di gestire delle fatiche importanti per lei. Posso immaginare come si sente e comprendo che la situazione che si è venuta a creare possa comportarle un percepito di vuoto e di solitudine. In seguito a 36 anni di vita trascorsa con suo marito, è comprensibile che ora si stia prospettando un momento di cambiamento, di incertezza e dubbi su quanto emerso e accaduto in seguito. I vissuti che condivide nel suo messaggio sono importanti e andrebbero approfonditi adeguatamente, dedicando loro lo spazio e il tempo adeguati per coglierne la natura e il significato appunto. Lei stessa avanza questo quesito direttamente nel suo riferito, chiedendosi se questa situazione delicata sia dovuta a timore della solitudine o ad una abitudine che può essersi venuta a creare nel tempo. Per quanto portato e condiviso, le chiedo se ha mai pensato di aprirsi e darsi la possibilità di parlarne con un professionista intraprendendo un percorso con uno psicologo. Questo le consentirebbe di trovare uno spazio di ascolto in cui poter parlare liberamente delle sue fatiche, comprenderne la matrice più sincera e cooperare per trovare delle strategie più adatte a lei ad affrontare questa fase della sua vita.
Resto a disposizione. Un caro saluto, Dott.ssa Letizia Turchetto
Dott. Leonardo Iacovone
Psicologo, Psicologo clinico
Roma
Gentile utente, chiudere una relazione così duratura non è mai facile, e inevitabilmente ci riporta ad una situazione di "solitudine" alla quale non si è più abituati. Credo che debba prendersi il suo tempo per navigare un pò in questa condizione, per entrare più in contatto con la sua persona e con ciò che vorrebbe da una relazione, senza la fretta di dover "fare qualcosa" o correre da qualche parte. E' anche naturale sentirsi abbastanza spenti e demotivati, soprattutto alla luce di un intervento chirurgico che metterebbe alla prova la vulnerabilità di molte persone.
Buonasera,
è normale sentirsi stanchi, confusi o svuotati: una separazione, anche quando necessaria, porta con sé una grande fatica emotiva. E' assolutamente comprensibile la difficoltà di affrontare un cambiamento così profondo dopo tanti anni di vita insieme. Queste sensazioni non sono indice di debolezza, ma riflettono il naturale bisogno di adattarsi a una nuova realtà che ancora non ha trovato un suo equilibrio.

In questi momenti è importante non giudicarsi per la mancanza di energia o per i dubbi, ma riconoscere che si tratta di una fase di transizione. Ascoltarsi e capire cosa le manca davvero — la persona, le abitudini o la stabilità che la relazione rappresentava — può aiutarla a fare chiarezza e a recuperare passo dopo passo la forza per ripartire.

Se sente il bisogno di affrontare questo momento e ritrovare equilibrio e serenità, mi contatti: potremo lavorarci insieme in modo concreto e mirato, aiutandola a ritrovare stabilità nel presente.

Un caro saluto,
Melania Monaco
Buonasera,
immagino quanto possa essere difficile affrontare un momento come questo, dopo tanti anni di vita insieme e con così tanti cambiamenti da gestire. È comprensibile sentirsi stanchi, dubbiosi e spaventati all’idea di dover ripartire.
Spesso, quando ci si trova in situazioni di questo tipo, può essere utile concedersi uno spazio di ascolto e di sostegno per rimettere insieme i pensieri e capire cosa si desidera davvero per sé.
Un saluto
Dott.ssa Angela Borgese
Psicologo, Psicologo clinico
Gravina di Catania
Buonasera, non so se ciò che le manca sia davvero lui, o qualcosa di sé che ha condiviso per molti anni accanto a lui. Dopo una vita insieme, la separazione lascia un vuoto che non è solo dell’altro, ma anche del senso che quella storia dava alle giornate, ai gesti, al tempo.
Forse ora non si tratta di “ripartire”, ma di attraversare lentamente questo vuoto, senza giudicarsi per la fatica o la stanchezza. In quel silenzio che la spaventa può nascere, poco a poco, qualcosa di nuovo — non necessariamente un nuovo amore, ma un modo diverso di essere con sé stessa.
Dott.ssa Cristina Lucchi
Psicologo, Psicologo clinico
Cesena
Salve, ho letto con attenzione la storia che ha gentilmente deciso di condividere. Mi sento di dirle alcune cose e di fare qualche ipotesi: la separazione o la perdita del coniuge, in una fase di vita adulta, rappresenta spesso una crisi evolutiva. Non è solo una rottura, ma soprattutto un passaggio di ristrutturazione identitaria. Non so chi ha accanto in questo momento, quale può essere la sua rete di supporto, ma non mi sento di definirla una donna “sola” nel senso individuale del termine: lei è più che mai parte di un sistema familiare che sta cambiando forma, confini e funzioni. Dopo molti anni di coppia, di vita matrimoniale, le persone tendono a percepire un vuoto che non è solo affettivo, ma relazionale e identitario: il ruolo di moglie, di partner, di figura di riferimento quotidiano viene meno, e con esso anche parte dell’immagine di sé. Capisco quanto possa essere difficile ritrovarsi in una quotidianità che è cambiata dopo tanti anni. È naturale sentire un senso di smarrimento, persino di paura. Ma questo momento può anche diventare un tempo per riscoprirsi, al di là dei ruoli che ha avuto fino ad ora. In ogni fase della vita, i legami si trasformano, ma non finiscono. Oltretutto ci sono due ragazzi giovani, uno ancora adolescente, sarebbe il caso di capire anche la posizione dei figli in questa situazione: anche se la coppia coniugale si divide, la coppia genitoriale dovrebbe, con nuovi equilibri, continuare a svolgere la propria funzione nei riguardi dei ragazzi. (Ma il suo ex marito non riusciva ad avere un dialogo con i figli anche prima del suo allontanamento?) Ritrovare sé stessi dopo una separazione o un cambiamento familiare importante richiede tempo e accompagnamento. Come psicologa sistemico-relazionale, mi occupo di percorsi di sostegno nelle fasi di transizione familiare, per aiutare le persone a dare un nuovo significato alle relazioni e alla propria storia. Spesso i momenti di maggior crisi possono avere esiti inaspettati, di rinascita: una donna può tornare a conoscersi, a scoprire desideri rimasti in sospeso, a tessere nuove relazioni ed amicizie più libere e consapevoli. Virginia Satir scriveva : “La paura di restare soli spesso nasconde il bisogno profondo di imparare a stare bene con se stessi.” Spero tanto che sia questo il suo caso, ma non esiti a farsi accompagnare in questo momento di transizione che riguarda sia lei che l'intera sua famiglia, si faccia aiutare, se le è possibile, a ritrovare equilibrio, fiducia e senso di continuità nella propria storia.
Dott.ssa Gloria Giacomin
Psicologo, Psicologo clinico
Bologna
Gentile,
Da ciò che scrive emerge una grande stanchezza, ma anche la consapevolezza di ciò che ha vissuto e del peso che questa separazione sta avendo su di lei. Dopo 36 anni di vita condivisa, è naturale che la fine del matrimonio lasci un senso di vuoto, di smarrimento e persino di paura. Quando un legame così lungo si interrompe, non si perde solo la persona, ma anche una parte della propria identità costruita insieme all’altro: le abitudini, i ruoli, i punti di riferimento.
È comprensibile che oggi si chieda se le manchi davvero suo marito o se le manchi ciò che rappresentava: la presenza, la stabilità, la familiarità. Spesso, dopo una lunga convivenza, il confine tra l’amore e l’abitudine diventa sottile, e solo la distanza permette di distinguere le due cose.
La solitudine, ora, può apparire come un peso enorme, ma nel tempo può trasformarsi anche in uno spazio nuovo, in cui riscoprire sé stessa al di là del ruolo di moglie e madre. Non si giudichi per la fatica che prova: è una fase di transizione, e la stanchezza emotiva è parte del processo di riorganizzazione dopo un grande cambiamento.
Cerchi di prendersi cura di sé con piccoli gesti quotidiani, di mantenere un contatto con persone che le vogliono bene, e di concedersi il diritto di non essere “forte” sempre. Ripartire a 55 anni non è facile, ma non è impossibile: non si tratta di ricominciare da zero, bensì di continuare da sé, con una nuova consapevolezza.

Resto a disposizione
Dott.ssa Gloria Giacomin
Dott. Andrea Boggero
Psicologo, Psicologo clinico
Genova
Buonasera, comprendo profondamente la fatica che sta attraversando. Dopo tanti anni di vita condivisa, la separazione non rappresenta solo la fine di un legame, ma anche la perdita di abitudini, di punti di riferimento e di un senso di stabilità che per molto tempo hanno accompagnato le sue giornate. È naturale che, in un momento come questo, si mescolino nostalgia, rabbia, stanchezza e confusione. Quando una relazione così lunga finisce, non si chiude solo una storia di coppia, ma anche una parte di sé costruita in relazione all’altro. Il fatto che oggi si chieda se le manchi per abitudine o per solitudine è un segno di grande consapevolezza. Spesso, dopo un periodo di separazione, la mente tende a cercare un equilibrio e a far rivivere ricordi di ciò che di buono c’è stato, quasi a voler trovare conforto in qualcosa di familiare. Tuttavia, è importante non confondere la mancanza con il desiderio di tornare in una situazione che forse non la faceva più stare bene. Le mancanze, a volte, non riguardano la persona in sé, ma il bisogno di sentirsi ancora amati, compresi, accompagnati. È un bisogno profondamente umano, che non ha nulla di sbagliato, ma che può essere soddisfatto anche in nuovi modi, con nuove relazioni, con spazi dedicati a sé. La solitudine che sente ora, soprattutto dopo un intervento e un periodo di forzata inattività, può pesare ancora di più, perché quando il corpo rallenta anche la mente ha più tempo per far emergere pensieri e dubbi che prima restavano sullo sfondo. Forse questo è un momento in cui può provare ad ascoltarsi con più gentilezza, senza pretendere da sé stessa energia o serenità che ora non ci sono. A volte, dopo una vita spesa prendendosi cura degli altri, serve tempo per imparare a prendersi cura di sé, per capire cosa desidera davvero, e per scoprire che la propria identità non si esaurisce nel ruolo di moglie o madre. Ripartire a 55 anni non significa ricominciare da zero, ma continuare un percorso con nuove consapevolezze. Ogni esperienza, anche quella più dolorosa, può lasciare qualcosa che arricchisce e che, col tempo, diventa forza. La invito a darsi tempo, a non vivere la solitudine come una condanna ma come un’occasione per riscoprire chi è oggi, dopo tanti anni di vita condivisa. Forse potrà accorgersi che dentro di lei ci sono ancora risorse, interessi e desideri che meritano di essere riscoperti con calma. Resto a disposizione. Dott. Andrea Boggero
Buongiorno,
La ringrazio per aver condiviso con tanta sincerità un momento così delicato della Sua vita. Dalle Sue parole emerge la fatica e la delusione di una separazione che, dopo molti anni di matrimonio, lascia inevitabilmente un grande vuoto e tante domande. È comprensibile che, dopo un legame così lungo e significativo, Lei provi sentimenti contrastanti: la mancanza, la rabbia, la confusione, ma anche la paura della solitudine e dell’incertezza rispetto al futuro. Il recente intervento chirurgico le ha dato il tempo per rimanere a contatto con i suoi pensieri e le sue emozioni ed è comprensibile che si senta sopraffatta, con meno energie. Il Suo corpo e la Sua mente stanno chiedendo attenzione e cura. Non si tratta di debolezza, ma di una reazione naturale a una grande stanchezza emotiva accumulata nel tempo. Ripartire, a 55 anni, dopo una relazione di una vita, non è facile — ma non è impossibile. Spesso serve innanzitutto ritrovare uno spazio in cui poter comprendere ciò che sta accadendo dentro di sé, distinguere tra ciò che è nostalgia, paura o reale desiderio di ricostruire qualcosa di nuovo. Le auguro intanto di potersi concedere un po’ di gentilezza e compassione verso se stessa.
Un caro saluto
Salve,
dalle sue parole emerge tutta la fatica emotiva che sta vivendo in questo momento così delicato della sua vita. Dopo un legame lungo trentasei anni, la separazione rappresenta non solo la fine di una relazione, ma anche la perdita di una parte importante della propria identità e delle proprie abitudini quotidiane ed è comprensibile che lei si senta svuotata, confusa e sola.
La mancanza che avverte verso suo marito può avere molte sfumature: può essere legata al bisogno di familiarità, alla paura del vuoto lasciato, ma anche al ricordo dei momenti in cui la relazione era fonte di stabilità e affetto, ed in questa fase è normale non distinguere con chiarezza se si tratta di nostalgia per la persona o per la vita condivisa con lei.
La solitudine, che ora le pesa così tanto, può diventare con il tempo uno spazio per ascoltarsi, per comprendere chi è oggi e di cosa ha davvero bisogno. Ogni nuova fase della vita può portare anche opportunità di rinascita: se sente però che il momento è troppo doloroso da affrontare da sola, consideri che un sostegno psicologico potrebbe aiutarla a dare un senso ai suoi dubbi, a recuperare energie e a ritrovare fiducia in sé stessa.
Rimango a disposizione per un confronto online.
Un cordiale saluto, Dott. Daniele Rossetti
Salve, è comprensibile il suo stato d'animo, ne ha passate tante: ha visto l'amore della sua vita cambiare, il nido piano piano svuotarsi, il tradimento, adesso anche un intervento chirurgico... Insomma, la sua vita di sempre e le sue certezze sono state messe a dura prova, e non tutte hanno retto al confronto con la realtà attuale. Si aggiunge anche il comprensibile dubbio: ho fatto la scelta giusta? Potevamo rimediare in qualche modo? Anche qui, non c'è certezza. Credo che non le manchi la persona che aveva accanto nell'ultimo periodo del suo matrimonio, ma il ricordo di quel sogno realizzato (amore, famiglia, stabilità) che ora è svanito. Sta praticamente affrontando il lutto, la perdita di quella parte della sua vita che comunque per anni le è piaciuta. Lei purtroppo il cambiamento del suo partner l'ha subito, vede la sofferenza dei figli che non riescono a dialogare col padre e lei si sente impotente. Posso darle un consiglio pratico: deve costruire delle nuove certezze. Sarà difficile, perché adesso cosa sembra certo? Nulla! Ma le assicuro che è possibile ritornare felici e stabili: un nuovo lavoro, il volontariato, chiedere attivamente aiuto (anche ad estranei) per sentire la presenza delle persone accanto e per essere motivata a fare qualcosa (se devo uscire da sola non mi va, se ho preso un impegno devo, e dopo magari lo trovo anche piacevole), un corso di canto/recitazione/altro. Lei ha diritto a cedere, e ha diritto di chiedere aiuto per rialzarsi, perché la partita non è persa. Si dia un'altra possibilità, perché lei non ha nulla da recriminarsi e se lo merita, per tutto quello che ha passato e tanto altro che ha dato nella vita come persona. Forza, tifo per lei
Dott. Michele Basigli
Psicologo, Psicologo clinico
Perugia
Buonasera,
la sua testimonianza tocca con grande sincerità una condizione che molte persone attraversano, ma che spesso resta silenziosa: quella di chi, dopo una vita di coppia lunga e costruita, si trova improvvisamente a dover “ricominciare” e a ridefinire se stesso.
La fine di un matrimonio di 36 anni non è mai solo una separazione affettiva: è una vera frattura identitaria. Dopo tanto tempo, il legame con il partner diventa parte della propria storia, delle abitudini, della quotidianità, persino del modo di pensarsi come persona.
È quindi normale che lei oggi senta mancanza, confusione, paura e stanchezza: sono emozioni che fanno parte di un processo di adattamento molto complesso.
Lei si chiede se la mancanza che prova sia legata all’amore, all’abitudine o alla paura della solitudine. Forse, in questo momento, tutte queste dimensioni convivono.
Non è necessario trovare subito una risposta “giusta”: ogni separazione richiede un tempo per elaborare la perdita, per sciogliere la rabbia, la delusione e il senso di fallimento, ma anche per scoprire chi si è, al di là del ruolo di moglie e madre.
L’intervento chirurgico e la convalescenza hanno probabilmente accentuato questa sensazione di vuoto: quando il corpo si ferma, la mente ci porta a fare bilanci, spesso dolorosi. È un momento fragile, ma anche potenzialmente di rinascita, se affrontato con cura e sostegno.
Le suggerirei di non affrontare tutto da sola. Un percorso psicologico individuale, anche breve, potrebbe aiutarla a dare un senso a ciò che è accaduto, distinguendo il dolore della perdita dal bisogno di ricominciare. Ritrovare le energie non significa tornare “come prima”, ma permettersi di costruire un nuovo equilibrio, con ritmi e desideri diversi.

A 55 anni non si riparte da zero: si riparte da una vita piena di esperienza, di forza e di verità, anche se oggi sembra solo fatica.

Un caloroso saluto
Dott. Michele Basigli
Dott.ssa Alina Mustatea
Psicologo, Psicologo clinico
Pomezia
Gentile utente,capisco la fatica che stai vivendo. Dopo 36 anni di matrimonio, è naturale sentirsi svuotati e confusi.La separazione, il tradimento e la solitudine aprono ferite profonde. La mancanza che provi può essere legata più all’abitudine e al senso di sicurezza che alla persona in sé.Ora che ti stai riprendendo dall’intervento, è normale che tutto pesi di più. Concediti tempo: non serve “ripartire” subito, ma prenderti cura di te, accettare la tristezza e magari parlarne con qualcuno che possa sostenerti. Anche dopo una lunga relazione si può ritrovare equilibrio, un passo alla volta, con gentilezza verso te stessa.
Un caro saluto
Dott.ssa A.Mustatea
Dott.ssa Alessandra Mascellani
Psicologo, Psicologo clinico
Milano
Carissima, comprendo quanto questo momento possa essere faticoso e carico di emozioni contrastanti. Dopo molti anni di vita condivisa è naturale provare smarrimento, fatica e timore nel ripartire. È importante dare spazio ed accogliere ciò che provi, concedendoti tempo per elaborare quanto accaduto e per percepire i tuoi bisogni di oggi, anche a fronte dei problemi di salute che forse ti conducono a interrogarti su di te e sul corso che avrà la tua vita. A volte è proprio nei periodi di maggiore fragilità e di fatica esistenziale che può emergere una nuova consapevolezza di sé, il punto di partenza per ritrovare equilibrio e direzione. Ti faccio tanti auguri per la tua vita, Dott.ssa Alessandra Mascellani
Dott.ssa Mariachiara Clerici
Psicologo, Psicologo clinico
Bergamo
Buongiorno,
credo che in questo momento di passaggio un supporto psicologico potrebbe essere utile.
Si può acquisire un nuovo equilibrio e riempire il vuoto emotivo determinato dalla rottura.
Colmare questa parte è importante e d'aiuto.
Cordiali saluti.
Dott. Giuseppe Mirabella
Psicologo, Psicologo clinico
Modica
Buonasera,
capisco quanto possa essere difficile il momento che sta vivendo: dopo tanti anni di vita condivisa, separarsi significa affrontare un profondo cambiamento, non solo esterno ma anche emotivo. È comprensibile che oggi senta mancanza, confusione e stanchezza , spesso non è facile distinguere tra ciò che nasce dall’abitudine e ciò che viene dal bisogno affettivo. Si dia tempo e ascolto, senza giudicarsi. In questa fase potrebbe esserle di grande aiuto un supporto psicologico, per rielaborare quanto accaduto e ritrovare energie e direzione. Non è mai troppo tardi per ripartire, anche se ora può sembrare faticoso. Dr. Giuseppe Mirabella
Dott.ssa Silvia Parisi
Psicoterapeuta, Psicologo, Sessuologo
Torino
Capisco quanto questo momento sia doloroso e confuso — hai fatto una scelta importante ma ti trovi in una fase in cui tutto è ancora molto “aperto”: mancanze, dubbi, stanchezza fisica ed emotiva. Qui sotto ti do punti concreti per orientarti subito, senza essere prolissa.


Riconoscere i sentimenti
— È normale provare malinconia, rabbia, sollievo, paura e confusione insieme. Non devi interpretarli subito come “colpa”. Spesso quello che sentiamo è un misto di lutto per la relazione e paura di ricominciare.


Chiediti che cosa ti manca davvero
— Prova a distinguere: ti manca la persona (complicità, affetto) o ti manca la routine/abitudine e la sicurezza pratica? Fare questa distinzione aiuta a scegliere i passi successivi.


Cura del corpo e della mente (ora, pratico)
— Dopo un intervento chirurgico è normale avere più tempo per pensare: usa piccoli obiettivi quotidiani (camminata breve, sonno regolare, pasti semplici). Questo stabilizza l’umore e le energie.


Supporto emotivo e relazionale
— Parla con qualcuno di fidato (amica, parente) o entra in un gruppo di supporto. Coinvolgi, se possibile, i figli in modo protetto: ascolto, regole semplici sul rispetto e sul ruolo di ciascuno. Per il figlio minorenne è importante un supporto stabile.


Metodi utili in terapia
— Un percorso psicoterapeutico può aiutare a chiarire i dubbi, rielaborare il dolore e definire obiettivi pratici (ricostruire rete sociale, lavoro su autostima, gestione rabbia/ansia). Tecniche come la CBT o interventi sul trauma (EMDR) sono utili quando ci sono ferite profonde o eventi traumatici.


Aspetti pratici e di sicurezza
— Se ci sono comportamenti aggressivi o timori per la sicurezza tua o dei figli, valuta subito misure pratiche (per es., consulenza legale, segnalazione alle autorità, rete di supporto).
— Se senti disperazione intensa o pensieri di farti del male, contatta immediatamente i servizi d’emergenza o il numero di supporto psicologico della tua zona.


Piccoli passi per “ripartire” a 55 anni
— Non serve ribaltare tutto in un giorno. Inizia con hobby, piccoli contatti sociali, attività che davano piacere, oppure corsi/volontariato — sono punti di incontro e ricostruzione di significato.


Conclusione breve: quello che stai vivendo è complesso e comprensibilmente faticoso. Ti suggerisco di approfondire con uno specialista che possa sostenerti personalmente, valutare il tuo stato emotivo e costruire un percorso adatto a te.
Dottoressa Silvia Parisi
Psicologa Psicoterapeuta Sessuologa
Dott.ssa Elisa Fedriga
Psicoterapeuta, Psicologo, Psicologo clinico
Iseo
Buonasera,
Mi spiace per la sofferenza che sta vivendo, le faccio una domanda che potrà sembrarle antipatica ma potrebbe aiutarla. È sicura che sia lui come persona che le manca o le manca una figura vicina?
Dott.ssa Lucrezia Lovisato
Psicologo, Psicologo clinico, Psicoterapeuta
Torino
Cara signora,
dalle sue parole emerge una profonda stanchezza emotiva, comprensibile dopo un lungo legame di 36 anni e un periodo così carico di cambiamenti e delusioni. Quando una relazione finisce, anche se la decisione è nostra, ci si trova spesso a vivere un vero e proprio lutto: non solo per la persona, ma per l’idea di “noi”, per le abitudini e per la sicurezza che quel legame rappresentava.
È naturale che in questo momento si senta svuotata, confusa e spaventata dalla solitudine. Dopo tanti anni condivisi, ricominciare può sembrare un’impresa enorme. Tuttavia, questi momenti di crisi, possono diventare occasioni per ritrovare sé stessi e capire di cosa si ha davvero bisogno oggi.
Può essere utile prendersi del tempo per elaborare ciò che è accaduto e, se possibile, chiedere un supporto psicologico: non perché “non ce la fa”, ma per avere uno spazio in cui comprendere i suoi sentimenti e ritrovare gradualmente le energie.
Ripartire a 55 anni non è facile, ma è possibile — e spesso significa riscoprire parti di sé che per troppo tempo sono rimaste in secondo piano. Si dia il permesso e il tempo di prendersi cura di sé, un passo alla volta.
Capisco profondamente il momento che sta attraversando. Dopo tanti anni di vita condivisa, di abitudini, di ruoli consolidati e di affetti intrecciati, interrompere un legame così lungo non è mai una decisione semplice, anche quando si sa di aver fatto la scelta giusta.
Ciò che sta provando — la stanchezza, i dubbi, il senso di vuoto e la paura della solitudine — non sono segni di debolezza, ma le naturali conseguenze di una separazione che ha toccato le radici della sua identità. Per 36 anni ha condiviso la quotidianità, le preoccupazioni, i figli, i progetti: ora deve reimparare a essere “sé stessa” senza quel riferimento costante. È un processo doloroso, ma che può diventare anche un passaggio di rinascita.
La mancanza che sente non è necessariamente desiderio di tornare indietro, ma nostalgia di una parte di sé che si è sentita viva in quella storia. È importante distinguere tra il bisogno di compagnia, l’abitudine alla presenza dell’altro e il reale desiderio di ricostruire un legame. La paura di restare soli, a volte, parla più del vuoto interno che dell’amore per l’altro.
La chirurgia e la convalescenza hanno probabilmente accentuato questa sensazione, perché il corpo indebolito porta con sé anche una maggiore vulnerabilità emotiva. È un momento in cui emerge tutto ciò che per mesi o anni è rimasto sospeso.
In una psicoterapia a orientamento psicodinamico, si potrebbe lavorare proprio su questo: capire di cosa realmente sente la mancanza, dare un nome ai sentimenti contrastanti e aiutarla a ricostruire una nuova immagine di sé, più libera e autonoma, ma senza perdere la tenerezza per la propria storia.
Non è troppo tardi per ricominciare. A 55 anni si può ancora cambiare rotta, ma serve accompagnare il dolore per farne una risorsa.
Se desidera affrontare insieme questo momento di passaggio e ritrovare equilibrio, possiamo parlarne in un colloquio — in studio o online — per aiutarla a trasformare questa crisi in un’occasione di consapevolezza e rinascita personale.
Buonasera, la solitudine, non è una parte esterna, ma interna. Si può essere tra centinaia di persone e vivere un senso profondo di solitudine.
Le consiglio di parlarne con un psicoterapeuta, probabilmente potrà donarLe un 'senso' a questo momento di vita.
Buona serata
Dott. Dario Martelli
Psicologo clinico, Psicologo, Psicoterapeuta
Torino
Buonasera signora, leggendo le sue righe mi viene da dirle di provare a contattare suo marito. Un occasione anche per lei per capire le sue reazioni di fronte a lui e anche cogliere la situazione di lui. Certo gli incontri possono avere tanti esiti ma perlomeno le possono portare maggiore chiarezza. se ha bisogno di una consulenza di aiuto sono a disposizione anche online. saluti Dario Martelli
Buongiorno,
quello che sta vivendo è un momento estremamente carico dal punto di vista emotivo: dopo 36 anni di relazione non si chiude solo un matrimonio, ma un’identità, delle abitudini e un senso di sicurezza. È normale che oggi si senta stanca, spaventata e piena di dubbi.
La mancanza che descrive non riguarda sempre la persona, ma ciò che quella relazione rappresentava: compagnia, routine, certezza.
Quando una storia finisce, spesso il vuoto più doloroso non è l’assenza dell’altro, ma il confronto con la solitudine e con l’incertezza del futuro.
La domanda non è: “Mi manca lui?”
Ma piuttosto: “Mi manca lui, o mi manca non sentirmi sola?”
A 55 anni non si ricomincia da zero, si ricomincia da sé: con un bagaglio, con esperienza, con consapevolezza.
Il fatto che oggi lei si senta senza energie non significa che ha sbagliato scelta, ma che ha bisogno di tempo per elaborare, per riposare e per ritrovare se stessa dopo anni in cui ha tenuto in piedi una relazione, una famiglia e adesso una separazione.
Oggi il suo compito non è decidere “cosa fare”, ma prendersi cura di sé, chiedendosi:
“Di cosa ho bisogno per stare bene adesso, qui, oggi?”
La solitudine fa paura quando è piena di silenzi, può diventare meno pesante quando la riempie di lei.
Non deve avere tutte le risposte subito: avere dubbi è già un passo nella direzione giusta.
Dott.ssa Aurora Quaranta
Psicologo, Psicologo clinico
Vimodrone
Certo
Guarda… quello che stai vivendo è davvero tanto, e dopo tutti quegli anni insieme è normale sentirsi svuotata, confusa, e anche un po’ persa. Non è solo la fine di una storia: è la fine di un modo di vivere, di pensare, di sentirsi “in coppia”.
Quando si sta con qualcuno per più di metà della propria vita, è inevitabile che manchi qualcosa — anche se quella relazione non funzionava più. Ti manca forse la quotidianità, la voce in casa, quel senso di “noi” che, nel bene e nel male, dava struttura alle giornate.

La solitudine, poi, pesa molto di più quando il corpo è provato e la mente è stanca. Dopo un intervento ci si sente più fragili, più vulnerabili, e tutti i pensieri diventano più intensi. È normale sentirsi così, non è un segno di debolezza, è umanissimo.

Forse non ti manca tanto lui, quanto il sentirti ancora parte di qualcosa. Ripartire a 55 anni spaventa, certo, ma non è troppo tardi per ricostruirti. Può sembrare tutto fermo adesso, ma pian piano — con piccoli gesti, persone nuove, momenti solo tuoi — tornerà la voglia di fare.

Se posso permettermi: non prendere decisioni adesso. Stai ancora dentro al dolore, e non c’è fretta. Concediti tempo per guarire, per capire cosa vuoi davvero, e cerca qualcuno con cui parlare di tutto questo — un’amica fidata o anche una terapeuta. Non devi affrontare tutto da sola.

Posso chiederti una cosa? Quando pensi a lui, qual è la prima immagine o il primo pensiero che ti viene in mente? A volte partire da lì aiuta a capire se è nostalgia, amore, o solo paura del vuoto.
Dott.ssa Elena Gianotti
Psicologo, Psicoterapeuta
Milano
Buongiorno, grazie per la sua condivisione. Ha ragione, ripartire da capo alla sua età non è affatto facile e la solitudine è difficile da reggere. Credo che, visto lo spazio in più che ha per riflettere, potrebbe essere utile pensare di utilizzarlo per fare chiarezza dentro di sè e provare a capire che cosa vuole e di che cosa ha bisogno, alla luce della relazione con quest'uomo, della separazione e della situazione attuale. Il mio suggerimento è di intraprendere un percorso che possa sostenerla, per aiutarla a guardarsi dentro e centrarsi sul suo bisogno: è importante che non resti sola, e che possa farsi accompagnare. Se volesse approfondire la questione mi trova a disposizione, anche online. Un caro saluto, dott.ssa Elena Gianotti
Buongiorno,
la ringrazio per aver condiviso la sua storia: quello che sta attraversando è un momento estremamente delicato e comprensibilmente carico di emozioni.

Dopo tanti anni di vita insieme, prendere la decisione di separarsi e poi ritrovarsi a fare i conti con la distanza, i cambiamenti, il senso di vuoto e la solitudine, può essere molto doloroso. È normale che oggi emergano dubbi, nostalgie e timori legati al futuro, soprattutto dopo un intervento e un periodo in cui ha avuto più tempo per riflettere e meno energie a disposizione.

La fine di un rapporto così lungo non è mai un semplice distacco: è un processo di riorganizzazione emotiva, personale e familiare. La mancanza che sente può unire aspetti affettivi, abitudini costruite in tanti anni, bisogno di supporto e il timore di affrontare una nuova fase della vita da sola. Questo non significa che la sua decisione fosse sbagliata, ma che sta attraversando il dolore naturale di un cambiamento importante.

Il fatto che si senta stanca, sovraccarica e senza energie è un segnale importante: essere sostenuta in questo momento potrebbe aiutarla a dare spazio alle emozioni, ritrovare forza e chiarire cosa desidera davvero per sé nel futuro.

Un percorso di supporto psicologico in questa fase potrebbe accompagnarla nella ricostruzione della sua stabilità emotiva, nel distinguere la nostalgia dalle sue reali esigenze e nel riconoscere le risorse che ha, anche se ora le sembrano lontane.

Non è sola, e chiedere aiuto è un passo di grande forza.

Resto a disposizione qualora sentisse il bisogno di approfondire questo momento così importante.
Un caro saluto

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