Purtroppo la mia relazione è destinata a chiudersi perché la mia compagna non sopporta che la figlia
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Purtroppo la mia relazione è destinata a chiudersi perché la mia compagna non sopporta che la figlia stia soffrendo perché ha un rifiuto di stare nella stessa casa con me.. lei ha deciso di accontentare la figlia e di mettere a lei come unica priorità e ha solo provato ma poi col passare dei giorni ha iniziato ad allontanarmi sempre di più e quando ho chiesto e detto sempre di cercare di trovare una soluzione insieme lei non è mai stata disposta perché ha detto che soluzione non ci sono ed io dovevo stare soltanto in silenzio messo ad un angolo ad aspettare senza chiedere nulla.. non posso accettare questa situazione abbiamo comprato casa insieme e costruita insieme ma x lei questo non ha alcun valore. La priorità è sua figlia ho cercato di mettermi a disposizione per una mediazione famigliare di andare tutti insieme di capire dove e come trovare la soluzione ma nulla non c'è verso.. l'importante è solo la felicità della bambina di non vederla così lei mangia a tavola ma per il secondo piatto si rialza e chiede alla madre di richiamarla quando è pronto e ritorna in stanza, nessun saluto nessuna parola solo porta chiusa.. la madre da canto suo ha iniziato a tralasciare totalmente il nostro rapporto nessuna chiamata nessuno messaggio di interesse nulla totalmente allontanato da lei e mi ha ignorato fino a quando abbiamo avuto una discussione dei perché questi comportamenti ma la risposta è sempre la stessa la priorità è solo la figlia ho un muro da parte sua e un muro da parte della figlia e questo rapporto simbiotico ha finito che si distruggesse tutto.. non potevo non chiedere perché si stesse verificando questo io ho perso la fiducia in tutto e lei ora se ne andrà perché immediatamente ha trovato un altra casa lasciando e cogliendo la palla al balzo.. purtroppo non so più che fare nulla va più bene ed ora io mi sento smarrito e perso così all'improvviso. I miei post della storia gli riscrivo qui sotto per allacciarmi al dopo..
.......
..Buongiorno vi racconto in breve qual'e' la mia situazione attuale e vorrei avere un consiglio perché allo stato attuale davvero non so' più che fare:
Io e la mia compagna stiamo insieme da 3 anni e mezzo e conviviamo da quasi 2 anni e mezzo..
Lei ha una figlia di 11 anni ed è senza padre perché dall'altra parte non si vedono da ormai 5 anni e non se ne mai interessato, ora spiego il problema questa ragazzina ormai adolescente ha deciso e senza motivo di decidere di non volere stare più a casa ovviamente perché io gli vado a genio, ma davvero senza un reale motivo anzi mi sono sempre messo tanto a disposizione fatto tanto e dato tanto ma senza chiedere nulla in cambio. Ora ha non mi saluta neache più quando entra in casa, e addirittura mette sottopressione sua mamma per non stare più con me e di andarsene da questa casa, li ovviamente nascono i problemi con la mia compagna perché abbiamo preso comprato casa abbiamo fatto la sua stanzetta anche lei dove può stare tranquilla ma lì che nasce il bello la mia compagna mi dice che lei è maleducata solo con me, quando non è vero ma non fa nulla e quindi io non merito ne un saluto né altro, ho provato ad avvicinarmi chiedendo ed avendo un dialogo tranquillo in armonia ma nulla anzi sono stato rimproverato di averlo fatto, lei e sua figlia vivono in simbiosi e guai chi possa dire una qualsiasi cosa nei suoi confronti, ovviamente la mia compagna non sta più bene né al livello fisico né mentale... Non mi dà più un attenzione le quali sono totalmente concentrate su sua figlia, non mi chiede come sto, non mi chiede più nulla e quando io ho palesato questo suo comportamento mi è stato risposto che non siamo bambini ora deve solo dedicarsi a sua che ha questo problema dato che piange e si lamenta che non vuole stare qui in casa e che neanche dovevo dirlo... La bambina è una bambina un po' particolare cioè ha un carattere non molto affettivo con nessuno e diciamo manipola la madre a suo piacimento e la madre obbedisce ad ogni suo comando da mettere l'acqua a portare ogni cosa ad esaudire ogni suo desiderio insomma trattata come una bambina un po' piccola ancora a pulire l'ombelico o a lavare i capelli, insomma diciamo che è una mamma molto attenta ma soprattutto attenta a non sgridarla quasi mai e diciamo che lei si è sempre affermata come una mamma diciamo quasi perfetta. Ora io non so cosa fare ma soprattutto come gestire questa situazione la bambina impone alla mamma, la mia compagna sta impazzendo perché lei la vede soffrire appena la vede piangere ed io praticamente vengo attaccato per ogni cosa che faccio e tanto meno vengo considerato sia come uomo dalla mia compagna sia dalla bambina che neanche mi saluta... Prima vi era un rapporto tranquillo con la bambina che è si gelosa e possessiva nei confronti della mamma ma poi si era ridimensionata, ma ora ha di nuovo preso il sopravvento e davvero non so più che fare addirittura la mia compagna ha detto che se non si aggiustano le cose preferisce andarsene e fare felice la figlia perché la figlia è la priorità a costo della sua felicità..
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..Buongiorno vi racconto in breve qual'e' la mia situazione attuale e vorrei avere un consiglio perché allo stato attuale davvero non so' più che fare:
Io e la mia compagna stiamo insieme da 3 anni e mezzo e conviviamo da quasi 2 anni e mezzo..
Lei ha una figlia di 11 anni ed è senza padre perché dall'altra parte non si vedono da ormai 5 anni e non se ne mai interessato, ora spiego il problema questa ragazzina ormai adolescente ha deciso e senza motivo di decidere di non volere stare più a casa ovviamente perché io gli vado a genio, ma davvero senza un reale motivo anzi mi sono sempre messo tanto a disposizione fatto tanto e dato tanto ma senza chiedere nulla in cambio. Ora ha non mi saluta neache più quando entra in casa, e addirittura mette sottopressione sua mamma per non stare più con me e di andarsene da questa casa, li ovviamente nascono i problemi con la mia compagna perché abbiamo preso comprato casa abbiamo fatto la sua stanzetta anche lei dove può stare tranquilla ma lì che nasce il bello la mia compagna mi dice che lei è maleducata solo con me, quando non è vero ma non fa nulla e quindi io non merito ne un saluto né altro, ho provato ad avvicinarmi chiedendo ed avendo un dialogo tranquillo in armonia ma nulla anzi sono stato rimproverato di averlo fatto, lei e sua figlia vivono in simbiosi e guai chi possa dire una qualsiasi cosa nei suoi confronti, ovviamente la mia compagna non sta più bene né al livello fisico né mentale... Non mi dà più un attenzione le quali sono totalmente concentrate su sua figlia, non mi chiede come sto, non mi chiede più nulla e quando io ho palesato questo suo comportamento mi è stato risposto che non siamo bambini ora deve solo dedicarsi a sua che ha questo problema dato che piange e si lamenta che non vuole stare qui in casa e che neanche dovevo dirlo... La bambina è una bambina un po' particolare cioè ha un carattere non molto affettivo con nessuno e diciamo manipola la madre a suo piacimento e la madre obbedisce ad ogni suo comando da mettere l'acqua a portare ogni cosa ad esaudire ogni suo desiderio insomma trattata come una bambina un po' piccola ancora a pulire l'ombelico o a lavare i capelli, insomma diciamo che è una mamma molto attenta ma soprattutto attenta a non sgridarla quasi mai e diciamo che lei si è sempre affermata come una mamma diciamo quasi perfetta. Ora io non so cosa fare ma soprattutto come gestire questa situazione la bambina impone alla mamma, la mia compagna sta impazzendo perché lei la vede soffrire appena la vede piangere ed io praticamente vengo attaccato per ogni cosa che faccio e tanto meno vengo considerato sia come uomo dalla mia compagna sia dalla bambina che neanche mi saluta... Prima vi era un rapporto tranquillo con la bambina che è si gelosa e possessiva nei confronti della mamma ma poi si era ridimensionata, ma ora ha di nuovo preso il sopravvento e davvero non so più che fare addirittura la mia compagna ha detto che se non si aggiustano le cose preferisce andarsene e fare felice la figlia perché la figlia è la priorità a costo della sua felicità..
Buongiorno gentile Utente, quello che racconta trasmette bene la sofferenza che sta vivendo e la sensazione di essere rimasto escluso da una relazione che aveva costruito con impegno, dedizione e progettualità. La sua frustrazione nasce non soltanto dal comportamento della figlia della sua compagna, ma anche dal vissuto di non essere più riconosciuto né ascoltato dalla persona con cui aveva deciso di condividere la vita.
È comprensibile che lei si senta spiazzato e smarrito: ha investito energie, affetti e risorse nella relazione e nella casa, e oggi si trova di fronte a un muro fatto di chiusura e rifiuto. La dinamica che descrive, con una madre totalmente assorbita dalla figlia e poco disponibile a mantenere un equilibrio tra il ruolo genitoriale e quello di partner, può risultare estremamente complessa da gestire. In situazioni simili spesso si crea un legame simbiotico madre-figlia che rende difficile l’ingresso o la permanenza di una figura terza, per quanto animata dalle migliori intenzioni.
Il suo desiderio di cercare mediazione e soluzioni insieme alla sua compagna indica maturità e volontà di costruire, ma è evidente che dall’altra parte non c’è stata la stessa disponibilità. Quando una persona sceglie di non affrontare il problema come coppia, ma di concentrare tutto su un solo asse relazionale (in questo caso quello con la figlia), l’altro partner può sentirsi inevitabilmente escluso, svalutato e impotente.
In questi casi è importante riconoscere i propri limiti: non può cambiare il modo in cui la sua compagna gestisce il rapporto con la figlia, né può imporre un equilibrio che l’altra non è disposta a cercare. Quello che può fare, invece, è interrogarsi su ciò che desidera davvero per sé: rimanere in una relazione in cui non si sente riconosciuto e in cui non trova reciprocità, oppure prendere atto, per quanto doloroso, che la scelta dell’altra persona la pone in secondo piano e non consente di costruire un futuro di coppia equilibrato.
Il dolore che prova oggi è quello di una perdita affettiva, ma anche la reazione naturale di chi vede crollare le proprie certezze. Concedersi il tempo di elaborare questa sofferenza e, se necessario, farsi sostenere da un percorso psicologico, può aiutarla a ritrovare punti di riferimento e a riprendere fiducia nelle proprie capacità relazionali. Non è facile, ma riconoscere ciò che non dipende da lei e riportare il focus sui suoi bisogni e sulla sua dignità personale è il passo fondamentale per uscire da questa condizione di smarrimento.
Se dovesse avere bisogno di ulteriori informazioni o di intraprendere un percorso mi trova a disposizione,
Dott. Luca Vocino
È comprensibile che lei si senta spiazzato e smarrito: ha investito energie, affetti e risorse nella relazione e nella casa, e oggi si trova di fronte a un muro fatto di chiusura e rifiuto. La dinamica che descrive, con una madre totalmente assorbita dalla figlia e poco disponibile a mantenere un equilibrio tra il ruolo genitoriale e quello di partner, può risultare estremamente complessa da gestire. In situazioni simili spesso si crea un legame simbiotico madre-figlia che rende difficile l’ingresso o la permanenza di una figura terza, per quanto animata dalle migliori intenzioni.
Il suo desiderio di cercare mediazione e soluzioni insieme alla sua compagna indica maturità e volontà di costruire, ma è evidente che dall’altra parte non c’è stata la stessa disponibilità. Quando una persona sceglie di non affrontare il problema come coppia, ma di concentrare tutto su un solo asse relazionale (in questo caso quello con la figlia), l’altro partner può sentirsi inevitabilmente escluso, svalutato e impotente.
In questi casi è importante riconoscere i propri limiti: non può cambiare il modo in cui la sua compagna gestisce il rapporto con la figlia, né può imporre un equilibrio che l’altra non è disposta a cercare. Quello che può fare, invece, è interrogarsi su ciò che desidera davvero per sé: rimanere in una relazione in cui non si sente riconosciuto e in cui non trova reciprocità, oppure prendere atto, per quanto doloroso, che la scelta dell’altra persona la pone in secondo piano e non consente di costruire un futuro di coppia equilibrato.
Il dolore che prova oggi è quello di una perdita affettiva, ma anche la reazione naturale di chi vede crollare le proprie certezze. Concedersi il tempo di elaborare questa sofferenza e, se necessario, farsi sostenere da un percorso psicologico, può aiutarla a ritrovare punti di riferimento e a riprendere fiducia nelle proprie capacità relazionali. Non è facile, ma riconoscere ciò che non dipende da lei e riportare il focus sui suoi bisogni e sulla sua dignità personale è il passo fondamentale per uscire da questa condizione di smarrimento.
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Salve,
la situazione è decisamente chiara.
La bambina ora è in fase pre-adolescenziale e ad 11 anni iniziano i primi contrasti con la madre, non potendoli attuare in modo chiaro e netto, perché il padre è assente, l'oggetto delle sue ire, sei tu.
Che più sei disponibile, più la irriti purtroppo.
Sicuramente la "simbiosi" con la mamma non aiuta, andrebbe accolta in modo molto diverso la ragazzina, ma la madre non sa come si faccia.
La manipolazione è permessa dalla madre che non sa come dire NO a determinati comportamenti.
Potresti capire molto di più e come uscirne senza danni emotivi eccessivi, in un valido rapporto di terapia.
Un caro saluto
Lavinia
la situazione è decisamente chiara.
La bambina ora è in fase pre-adolescenziale e ad 11 anni iniziano i primi contrasti con la madre, non potendoli attuare in modo chiaro e netto, perché il padre è assente, l'oggetto delle sue ire, sei tu.
Che più sei disponibile, più la irriti purtroppo.
Sicuramente la "simbiosi" con la mamma non aiuta, andrebbe accolta in modo molto diverso la ragazzina, ma la madre non sa come si faccia.
La manipolazione è permessa dalla madre che non sa come dire NO a determinati comportamenti.
Potresti capire molto di più e come uscirne senza danni emotivi eccessivi, in un valido rapporto di terapia.
Un caro saluto
Lavinia
Gentile utente,
da quanto racconta emerge una situazione molto complessa e dolorosa, che coinvolge diversi livelli: il suo rapporto di coppia, la relazione con la figlia della sua compagna e il legame madre–figlia. Si tratta di dinamiche che mettono facilmente in crisi l’equilibrio familiare e che non possono essere ridotte a una “colpa” individuale, ma vanno lette nella loro interazione reciproca.
È comprensibile il suo senso di smarrimento: da un lato ha investito tempo, affetto e risorse nella relazione e nella casa costruita insieme, dall’altro si trova escluso e percepisce un muro sia da parte della sua compagna sia da parte della figlia. La sofferenza che descrive è il segnale di un bisogno profondo di riconoscimento e di spazio, che in questo momento sembra negato.
Quando entrano in gioco figli di precedenti relazioni, soprattutto in età preadolescenziale, i legami diventano particolarmente delicati. È frequente che il genitore privilegi il benessere del figlio, talvolta sacrificando altri aspetti della propria vita affettiva. Tuttavia, l’assenza di dialogo e di mediazione può generare proprio ciò che lei vive: distanza, incomprensioni e solitudine.
In una situazione simile, il passo più costruttivo può essere quello di chiedere un sostegno esterno: una consulenza psicologica individuale, per aiutarla a orientarsi e a non sentirsi schiacciato dagli eventi, oppure, se vi fosse disponibilità, un percorso di mediazione familiare o di terapia di coppia. Anche laddove la sua compagna non fosse pronta a intraprenderlo, per lei potrebbe essere utile avere uno spazio protetto in cui elaborare il dolore della perdita, chiarire i suoi bisogni e capire come muoversi in modo più consapevole.
Prendersi cura di sé, soprattutto in un momento di forte disorientamento, è fondamentale. Non sempre è possibile cambiare le scelte dell’altro, ma è sempre possibile costruire una nuova posizione interiore da cui affrontare la realtà.
Resto a disposizione se desidera un supporto più mirato.
da quanto racconta emerge una situazione molto complessa e dolorosa, che coinvolge diversi livelli: il suo rapporto di coppia, la relazione con la figlia della sua compagna e il legame madre–figlia. Si tratta di dinamiche che mettono facilmente in crisi l’equilibrio familiare e che non possono essere ridotte a una “colpa” individuale, ma vanno lette nella loro interazione reciproca.
È comprensibile il suo senso di smarrimento: da un lato ha investito tempo, affetto e risorse nella relazione e nella casa costruita insieme, dall’altro si trova escluso e percepisce un muro sia da parte della sua compagna sia da parte della figlia. La sofferenza che descrive è il segnale di un bisogno profondo di riconoscimento e di spazio, che in questo momento sembra negato.
Quando entrano in gioco figli di precedenti relazioni, soprattutto in età preadolescenziale, i legami diventano particolarmente delicati. È frequente che il genitore privilegi il benessere del figlio, talvolta sacrificando altri aspetti della propria vita affettiva. Tuttavia, l’assenza di dialogo e di mediazione può generare proprio ciò che lei vive: distanza, incomprensioni e solitudine.
In una situazione simile, il passo più costruttivo può essere quello di chiedere un sostegno esterno: una consulenza psicologica individuale, per aiutarla a orientarsi e a non sentirsi schiacciato dagli eventi, oppure, se vi fosse disponibilità, un percorso di mediazione familiare o di terapia di coppia. Anche laddove la sua compagna non fosse pronta a intraprenderlo, per lei potrebbe essere utile avere uno spazio protetto in cui elaborare il dolore della perdita, chiarire i suoi bisogni e capire come muoversi in modo più consapevole.
Prendersi cura di sé, soprattutto in un momento di forte disorientamento, è fondamentale. Non sempre è possibile cambiare le scelte dell’altro, ma è sempre possibile costruire una nuova posizione interiore da cui affrontare la realtà.
Resto a disposizione se desidera un supporto più mirato.
Buongiorno,
apisco quanto dolore e smarrimento stia vivendo in questo momento. Trovarsi improvvisamente escluso da una relazione che per lei aveva significato impegno, progettualità e futuro condiviso è davvero difficile da accettare. È naturale sentirsi messi da parte e senza più punti di riferimento quando l’altra persona sceglie di concentrare tutte le proprie energie sulla figlia, lasciando poco o nulla allo spazio di coppia.
La sofferenza che descrive è profonda e comprensibile: perdere l’attenzione, il dialogo e la vicinanza della persona amata fa sentire soli e svalutati. In situazioni così complesse, dove ci sono anche legami familiari delicati, non sempre è possibile trovare soluzioni immediate o che dipendano solo da lei. Quello che può fare adesso è prendersi cura del proprio dolore, darsi tempo per elaborare questa rottura e per ritrovare poco a poco fiducia in sé stesso e nella possibilità di un futuro diverso.
Resto a disposizione, un caro saluto.
Dott.ssa Elena Dati
apisco quanto dolore e smarrimento stia vivendo in questo momento. Trovarsi improvvisamente escluso da una relazione che per lei aveva significato impegno, progettualità e futuro condiviso è davvero difficile da accettare. È naturale sentirsi messi da parte e senza più punti di riferimento quando l’altra persona sceglie di concentrare tutte le proprie energie sulla figlia, lasciando poco o nulla allo spazio di coppia.
La sofferenza che descrive è profonda e comprensibile: perdere l’attenzione, il dialogo e la vicinanza della persona amata fa sentire soli e svalutati. In situazioni così complesse, dove ci sono anche legami familiari delicati, non sempre è possibile trovare soluzioni immediate o che dipendano solo da lei. Quello che può fare adesso è prendersi cura del proprio dolore, darsi tempo per elaborare questa rottura e per ritrovare poco a poco fiducia in sé stesso e nella possibilità di un futuro diverso.
Resto a disposizione, un caro saluto.
Dott.ssa Elena Dati
Buongiorno, e grazie per la condivisione.
Quello che sta attraversando è, comprensibilmente, un momento di grande sofferenza. Aveva costruito un legame, un progetto di vita condiviso, e oggi si ritrova improvvisamente escluso, confuso, con una profonda sensazione di impotenza e smarrimento. È naturale sentirsi così, soprattutto considerando, come lei stesso ha descritto, quanto impegno, disponibilità e affetto abbia investito in questa relazione. Ora tutto sembra svanire, senza un motivo chiaro e condiviso. Le dinamiche che si stanno manifestando affondano, con ogni probabilità, le radici in aspetti più profondi e antecedenti al vostro legame di coppia. Riguardano la relazione tra madre e figlia e il loro vissuto personale e familiare. La sua compagna ha cresciuto da sola la figlia, colmando nel tempo anche l’assenza della figura paterna. In situazioni come questa, è comune che un genitore sviluppi un legame molto stretto con il proprio figlio, fino a sentirsi in dovere di sopperire a tutto ciò che gli è mancato non solo come madre, ma anche come figura protettiva a tutto tondo. È possibile che oggi senta un forte bisogno di evitare alla figlia un nuovo abbandono, come quello vissuto con il padre. E che, per rassicurarla, anche in modo non del tutto consapevole, abbia finito per sacrificare il proprio ruolo di partner. Non necessariamente per mancanza di sentimenti nei suoi confronti, ma per una forma di protezione nei confronti della figlia, che rappresenta per lei la priorità assoluta. Anche il comportamento della bambina può essere letto in questa chiave: non come un rifiuto nei suoi confronti in quanto persona, ma come una risposta difensiva. La madre è il suo unico punto di riferimento affettivo stabile, e l’idea che questo legame possa essere condiviso può generare insicurezza, confusione, rabbia. In un’età così delicata, questi vissuti si esprimono spesso attraverso silenzi, chiusure, opposizioni. Queste dinamiche non dipendono primariamente da qualcosa che lei ha fatto o non fatto. È entrato in una realtà già complessa, che oggi avrebbe bisogno di essere accompagnata con delicatezza e consapevolezza, anche attraverso un supporto adeguato.
Detto questo, il dolore che sta provando è assolutamente comprensibile e legittimo, e meriterebbe uno spazio in cui essere elaborato. Laddove desiderasse ricevere un supporto per affrontare al meglio questi vissuti, non esiti a contattarmi.
Cordialmente,
Dott.ssa Luciana Bastianini
Quello che sta attraversando è, comprensibilmente, un momento di grande sofferenza. Aveva costruito un legame, un progetto di vita condiviso, e oggi si ritrova improvvisamente escluso, confuso, con una profonda sensazione di impotenza e smarrimento. È naturale sentirsi così, soprattutto considerando, come lei stesso ha descritto, quanto impegno, disponibilità e affetto abbia investito in questa relazione. Ora tutto sembra svanire, senza un motivo chiaro e condiviso. Le dinamiche che si stanno manifestando affondano, con ogni probabilità, le radici in aspetti più profondi e antecedenti al vostro legame di coppia. Riguardano la relazione tra madre e figlia e il loro vissuto personale e familiare. La sua compagna ha cresciuto da sola la figlia, colmando nel tempo anche l’assenza della figura paterna. In situazioni come questa, è comune che un genitore sviluppi un legame molto stretto con il proprio figlio, fino a sentirsi in dovere di sopperire a tutto ciò che gli è mancato non solo come madre, ma anche come figura protettiva a tutto tondo. È possibile che oggi senta un forte bisogno di evitare alla figlia un nuovo abbandono, come quello vissuto con il padre. E che, per rassicurarla, anche in modo non del tutto consapevole, abbia finito per sacrificare il proprio ruolo di partner. Non necessariamente per mancanza di sentimenti nei suoi confronti, ma per una forma di protezione nei confronti della figlia, che rappresenta per lei la priorità assoluta. Anche il comportamento della bambina può essere letto in questa chiave: non come un rifiuto nei suoi confronti in quanto persona, ma come una risposta difensiva. La madre è il suo unico punto di riferimento affettivo stabile, e l’idea che questo legame possa essere condiviso può generare insicurezza, confusione, rabbia. In un’età così delicata, questi vissuti si esprimono spesso attraverso silenzi, chiusure, opposizioni. Queste dinamiche non dipendono primariamente da qualcosa che lei ha fatto o non fatto. È entrato in una realtà già complessa, che oggi avrebbe bisogno di essere accompagnata con delicatezza e consapevolezza, anche attraverso un supporto adeguato.
Detto questo, il dolore che sta provando è assolutamente comprensibile e legittimo, e meriterebbe uno spazio in cui essere elaborato. Laddove desiderasse ricevere un supporto per affrontare al meglio questi vissuti, non esiti a contattarmi.
Cordialmente,
Dott.ssa Luciana Bastianini
Buongiorno,
Comprendo che possa essere difficile trovarsi in questa situazione. Se attualmente non ci sono le condizioni per una terapia di coppia le suggerirei di rivolgersi ad un professionista che possa aiutare almeno lei a sentirsi meglio in questa delicata situazione.
Spero di esserle stata utile.
Dott.ssa Tronchi
Comprendo che possa essere difficile trovarsi in questa situazione. Se attualmente non ci sono le condizioni per una terapia di coppia le suggerirei di rivolgersi ad un professionista che possa aiutare almeno lei a sentirsi meglio in questa delicata situazione.
Spero di esserle stata utile.
Dott.ssa Tronchi
Le sue sensazioni di smarrimento e frustrazione sono perfettamente comprensibili. Ciò che lei descrive è una situazione estremamente dolorosa e complessa, che va oltre un semplice conflitto di coppia. Si tratta di una situazione che la sta logorando.
Da quello che lei racconta, emergono diverse dinamiche che meritano di essere esplorate con un professionista:
Il Ruolo del Figlio nella Coppia: Spesso, quando una coppia si forma con un figlio da una precedente relazione, si creano equilibri molto delicati. Sembra che nel suo caso la figlia stia vivendo una forte sofferenza emotiva, che si manifesta con un rifiuto verso di lei. È fondamentale capire che il suo ruolo non è quello di competere per l'affetto o l'attenzione, ma di trovare un modo per coesistere in modo sereno.
La Dinamica di Coppia: La sua compagna sembra trovarsi in una posizione molto difficile, divisa tra il suo ruolo di madre e quello di partner. La sua decisione di accontentare la figlia, purtroppo, sembra aver creato un muro tra voi, portando a un'interruzione della comunicazione. La sensazione di essere ignorato e di non avere voce in capitolo è estremamente destabilizzante.
La Sua Sofferenza Personale: Lei sta affrontando un duplice dolore: quello legato alla fine della relazione e quello di sentirsi un "peso", di non essere apprezzato per tutto ciò che ha fatto. Questo senso di impotenza è logorante e può portarla a perdere la fiducia in se stesso e negli altri.
La situazione che lei descrive non riguarda solo la coppia, ma anche il suo benessere emotivo e psicologico. Le consiglio di rivolgersi ad un professionista per esplorare le dinamiche sopra descritte e ritrovare fiducia in sè stesso
Da quello che lei racconta, emergono diverse dinamiche che meritano di essere esplorate con un professionista:
Il Ruolo del Figlio nella Coppia: Spesso, quando una coppia si forma con un figlio da una precedente relazione, si creano equilibri molto delicati. Sembra che nel suo caso la figlia stia vivendo una forte sofferenza emotiva, che si manifesta con un rifiuto verso di lei. È fondamentale capire che il suo ruolo non è quello di competere per l'affetto o l'attenzione, ma di trovare un modo per coesistere in modo sereno.
La Dinamica di Coppia: La sua compagna sembra trovarsi in una posizione molto difficile, divisa tra il suo ruolo di madre e quello di partner. La sua decisione di accontentare la figlia, purtroppo, sembra aver creato un muro tra voi, portando a un'interruzione della comunicazione. La sensazione di essere ignorato e di non avere voce in capitolo è estremamente destabilizzante.
La Sua Sofferenza Personale: Lei sta affrontando un duplice dolore: quello legato alla fine della relazione e quello di sentirsi un "peso", di non essere apprezzato per tutto ciò che ha fatto. Questo senso di impotenza è logorante e può portarla a perdere la fiducia in se stesso e negli altri.
La situazione che lei descrive non riguarda solo la coppia, ma anche il suo benessere emotivo e psicologico. Le consiglio di rivolgersi ad un professionista per esplorare le dinamiche sopra descritte e ritrovare fiducia in sè stesso
Gentile utente, ha spiegato la sua situazione delicata e la ringrazio perchè può essere spunto per altri che come Lei vivono situazioni simili.
Comprendo profondamente il dolore e lo smarrimento che sta vivendo in questa situazione così complessa. Dalle sue parole traspare tutto l’impegno e la dedizione che ha investito nella relazione, ed è naturale sentirsi feriti e messi da parte quando, nonostante i propri sforzi, non si riesce a trovare una soluzione condivisa.
È doloroso vedere incrinarsi un rapporto costruito con cura, soprattutto quando le dinamiche familiari sembrano diventare un ostacolo insormontabile. Le sue emozioni sono assolutamente legittime: la sofferenza che prova nasce proprio dall’importanza che ha dato a questo legame.
In momenti come questi, è importante non colpevolizzarsi ma riconoscere il valore di ciò che ha fatto e la serietà con cui ha affrontato la situazione. Si conceda il tempo e lo spazio per elaborare quanto sta accadendo, cercando di prendersi cura di sé stesso. Non consideri questo momento soltanto come qualcosa da subire, ma anche come un'occasione di crescita e di maggiore comprensione di sè, delle sue priorità e delle sue emozioni.
Le auguro di ritrovare presto serenità ed equilibrio. Un caro saluto.
Comprendo profondamente il dolore e lo smarrimento che sta vivendo in questa situazione così complessa. Dalle sue parole traspare tutto l’impegno e la dedizione che ha investito nella relazione, ed è naturale sentirsi feriti e messi da parte quando, nonostante i propri sforzi, non si riesce a trovare una soluzione condivisa.
È doloroso vedere incrinarsi un rapporto costruito con cura, soprattutto quando le dinamiche familiari sembrano diventare un ostacolo insormontabile. Le sue emozioni sono assolutamente legittime: la sofferenza che prova nasce proprio dall’importanza che ha dato a questo legame.
In momenti come questi, è importante non colpevolizzarsi ma riconoscere il valore di ciò che ha fatto e la serietà con cui ha affrontato la situazione. Si conceda il tempo e lo spazio per elaborare quanto sta accadendo, cercando di prendersi cura di sé stesso. Non consideri questo momento soltanto come qualcosa da subire, ma anche come un'occasione di crescita e di maggiore comprensione di sè, delle sue priorità e delle sue emozioni.
Le auguro di ritrovare presto serenità ed equilibrio. Un caro saluto.
Quello che descrivi è molto doloroso, perché ti trovi a vivere due fratture contemporaneamente: da un lato il rifiuto da parte della figlia della tua compagna, dall’altro la sensazione di essere stato messo da parte dalla tua compagna stessa.
Provo a restituirti alcuni punti chiave:
**1. La simbiosi madre-figlia**
È evidente che tua compagna viva un legame molto stretto, quasi esclusivo, con la figlia. Questo non è insolito nelle famiglie monogenitoriali, dove il genitore diventa l’unico punto di riferimento affettivo e tende a proteggere in modo quasi totale il figlio. In adolescenza, poi, il rischio che il figlio prenda il controllo della relazione è concreto, e sembra proprio quello che sta accadendo qui: la bambina sta “det dettando le regole”, e la madre, temendo di vederla soffrire, si adatta completamente.
**2. Il tuo ruolo**
Tu sei rimasto in mezzo: non sei più percepito né come partner dalla madre (che ti esclude per dedicarsi alla figlia), né come figura accettata dalla bambina. Hai cercato di mediare, proporre soluzioni, aprire al dialogo, ma ti sei trovato davanti un muro. Questo porta inevitabilmente a sentirti escluso, svalutato, senza voce in capitolo, e la frustrazione che descrivi è assolutamente comprensibile.
**3. La tua compagna**
Dalle sue parole (“la priorità è solo mia figlia, non ci sono soluzioni”) emerge che abbia già preso una decisione, almeno dentro di sé: proteggere la figlia anche a costo di sacrificare la relazione. Non significa che non ti voglia bene, ma che il suo ruolo di madre prevale su quello di partner.
**4. La casa condivisa**
Il fatto che abbiate investito insieme in una casa rende tutto ancora più difficile, perché c’è un legame pratico e materiale che non può essere ignorato. Ma le case, per quanto importanti, non tengono insieme una relazione se mancano fiducia e progettualità condivisa.
---
### Cosa puoi fare adesso
* **Accettare i limiti:** hai fatto la tua parte, cercando il dialogo e proponendo mediazione. Non puoi forzare la madre a cambiare, se lei non vuole o non riesce a farlo.
* **Separare i piani:** c’è un piano affettivo (la relazione che sembra avviarsi alla chiusura) e un piano pratico (la casa, i beni condivisi). Sul primo devi chiederti: quanto sei disposto a vivere messo all’angolo senza avere un posto riconosciuto? Sul secondo: sarà importante cercare supporto legale o almeno un chiarimento scritto sugli accordi.
* **Proteggere te stesso:** la sensazione di smarrimento che descrivi è il segnale che sei stato risucchiato in una dinamica che non dipende più da te. A questo punto la priorità diventa il tuo benessere: capire come rimettere al centro la tua vita, senza restare prigioniero di una decisione che tua compagna sembra aver già preso.
* **Valutare un sostegno psicologico personale:** per elaborare questa rottura e non viverla solo come un fallimento, ma come una fase dolorosa da attraversare e superare.
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In questo momento ti trovi davanti a una scelta difficile: restare aggrappato a una relazione che non ti riconosce più un posto, oppure tutelarti e prendere atto che, pur con dolore, la tua compagna ha deciso di seguire solo la figlia. Non sei tu a non essere “abbastanza”: è una dinamica familiare che non ti lascia spazio.
Dott.ssa De Pretto
Provo a restituirti alcuni punti chiave:
**1. La simbiosi madre-figlia**
È evidente che tua compagna viva un legame molto stretto, quasi esclusivo, con la figlia. Questo non è insolito nelle famiglie monogenitoriali, dove il genitore diventa l’unico punto di riferimento affettivo e tende a proteggere in modo quasi totale il figlio. In adolescenza, poi, il rischio che il figlio prenda il controllo della relazione è concreto, e sembra proprio quello che sta accadendo qui: la bambina sta “det dettando le regole”, e la madre, temendo di vederla soffrire, si adatta completamente.
**2. Il tuo ruolo**
Tu sei rimasto in mezzo: non sei più percepito né come partner dalla madre (che ti esclude per dedicarsi alla figlia), né come figura accettata dalla bambina. Hai cercato di mediare, proporre soluzioni, aprire al dialogo, ma ti sei trovato davanti un muro. Questo porta inevitabilmente a sentirti escluso, svalutato, senza voce in capitolo, e la frustrazione che descrivi è assolutamente comprensibile.
**3. La tua compagna**
Dalle sue parole (“la priorità è solo mia figlia, non ci sono soluzioni”) emerge che abbia già preso una decisione, almeno dentro di sé: proteggere la figlia anche a costo di sacrificare la relazione. Non significa che non ti voglia bene, ma che il suo ruolo di madre prevale su quello di partner.
**4. La casa condivisa**
Il fatto che abbiate investito insieme in una casa rende tutto ancora più difficile, perché c’è un legame pratico e materiale che non può essere ignorato. Ma le case, per quanto importanti, non tengono insieme una relazione se mancano fiducia e progettualità condivisa.
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### Cosa puoi fare adesso
* **Accettare i limiti:** hai fatto la tua parte, cercando il dialogo e proponendo mediazione. Non puoi forzare la madre a cambiare, se lei non vuole o non riesce a farlo.
* **Separare i piani:** c’è un piano affettivo (la relazione che sembra avviarsi alla chiusura) e un piano pratico (la casa, i beni condivisi). Sul primo devi chiederti: quanto sei disposto a vivere messo all’angolo senza avere un posto riconosciuto? Sul secondo: sarà importante cercare supporto legale o almeno un chiarimento scritto sugli accordi.
* **Proteggere te stesso:** la sensazione di smarrimento che descrivi è il segnale che sei stato risucchiato in una dinamica che non dipende più da te. A questo punto la priorità diventa il tuo benessere: capire come rimettere al centro la tua vita, senza restare prigioniero di una decisione che tua compagna sembra aver già preso.
* **Valutare un sostegno psicologico personale:** per elaborare questa rottura e non viverla solo come un fallimento, ma come una fase dolorosa da attraversare e superare.
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In questo momento ti trovi davanti a una scelta difficile: restare aggrappato a una relazione che non ti riconosce più un posto, oppure tutelarti e prendere atto che, pur con dolore, la tua compagna ha deciso di seguire solo la figlia. Non sei tu a non essere “abbastanza”: è una dinamica familiare che non ti lascia spazio.
Dott.ssa De Pretto
Buonasera, credo che possa essere utile alla ragazza ma anche alla madre un confronto con uno psicoterapeuta. In questa sede non è possibile avere tutte le informazioni necessarie, ma l'età della minore è un'età delicata di passaggio. Il rapporto con la madre e l'assenza del padre sono aspetti da valutare e che possono incidere sulla percezione che la ragazza ha del vostro rapporto di coppia. Sono solo supposizioni basate su ciò che ha scritto ma che possono dare informazioni utili anche a lei e a come rapportarsi con entrambe. Intanto lei non può sapere nulla in merito al "perchè" del comportamento di esclusione ed è improduttivo fare supposizioni. L'unica che può darle risposte è la sua compagna se collabora nella costruzione di una nuova famiglia, che va oltre l'acquisto della casa, implica un progetto di vita che includa lei e la figlia.
Cordiali saluti
Dott.ssa Randisi
Cordiali saluti
Dott.ssa Randisi
Buonasera, leggendo le sue parole si percepisce tutta la sofferenza e il senso di smarrimento che sta vivendo. Lei descrive una situazione molto complessa, che intreccia il rapporto di coppia, la dinamica genitore-figlio e la difficoltà di sentirsi riconosciuto e accolto nel ruolo di compagno. Non è facile trovarsi in una posizione come la sua, in cui ogni tentativo di dialogo o di avvicinamento sembra respinto, e dove il bisogno naturale di essere considerato e rispettato viene continuamente messo da parte. È comprensibile che tutto questo le abbia tolto fiducia e la faccia sentire isolato e senza punti di riferimento. Nelle famiglie ricomposte, come quella che ha descritto, spesso si creano dinamiche delicate. La figlia della sua compagna, trovandosi in un’età difficile come l’adolescenza e avendo alle spalle un vissuto familiare complesso, può esprimere il suo disagio con comportamenti di chiusura o opposizione. In queste situazioni, la madre può sentirsi divisa tra il desiderio di proteggere la figlia e il bisogno di mantenere in equilibrio il rapporto di coppia. Quando però il legame madre-figlia diventa quasi esclusivo, il partner può sentirsi messo in secondo piano e questo, alla lunga, logora inevitabilmente la relazione. Lei ha cercato più volte di aprire un canale di comunicazione, di proporre soluzioni, persino di ipotizzare un sostegno esterno come una mediazione familiare. Questo dimostra quanto lei abbia investito e quanto desiderasse costruire una base solida con la sua compagna. Purtroppo, come racconta, dall’altra parte non ha trovato disponibilità, ma piuttosto un muro di chiusura e una tendenza a minimizzare o ignorare i suoi bisogni. Questo non significa che i suoi bisogni siano meno legittimi, anzi. In una coppia sana ci dovrebbe essere spazio sia per la priorità del benessere dei figli, sia per la cura del legame di coppia. È naturale ora sentirsi tradito, svuotato e senza prospettive, perché dopo aver costruito un progetto importante insieme, la decisione della sua compagna di interrompere e di allontanarsi le lascia addosso un forte senso di perdita. Non c’è una soluzione immediata a questo dolore, ma quello che può fare è iniziare a guardare la situazione anche dal punto di vista della sua tutela personale. Ha diritto a sentirsi visto, rispettato e considerato. Ha diritto a una relazione che non lo lasci costantemente in bilico o in disparte. In un percorso psicologico potrebbe trovare uno spazio protetto dove elaborare questa rottura, fare chiarezza sui suoi vissuti e lavorare sul dolore del sentirsi escluso. Sarebbe un aiuto concreto per riconoscere i suoi bisogni emotivi e ricostruire un senso di valore personale, indipendentemente dalle scelte della sua compagna. Questo non cancellerà la sofferenza, ma potrà darle strumenti per affrontarla in modo diverso e per non perdere di vista se stesso in una fase così delicata. Resto a disposizione. Dott. Andrea Boggero
Capisco quanto Lei si senta smarrito e sopraffatto in questo momento: non è colpa Sua se si sente messo da parte. Quello che descrive è una dinamica in cui madre e figlia vivono come in un piccolo mondo chiuso, e ogni tentativo di mediazione da solo rischia solo di aumentare frustrazione e dolore. In queste situazioni, la strategia più efficace non è forzare il cambiamento, ma proteggere il Suo spazio e il Suo equilibrio, riconoscendo ciò che può davvero controllare. A volte allontanarsi anche solo emotivamente, pur con dolore, è il modo più concreto per ritrovare chiarezza e forza, e prepararsi a fare scelte che rispettino la Sua dignità e serenità.
Buongiorno,sono molto dispiaciuta perchè sento la tua sofferenza e lo smarrimento che vivi in questa situazione così complessa. Sei al centro di una dinamica familiare che ha aspetti molto delicati con una famiglia in crisi, dove non si è riusciti a costruire un equilibrio tra i bisogni della coppia e quelli della bambina.
La reazione di rifiuto della figlia verso di te può avere radici profonde: la preadolescenza è già di per sé un momento di grande vulnerabilità, e per una bambina che ha vissuto l'abbandono paterno, l'arrivo di una nuova figura maschile può riattivare paure di ulteriori perdite o cambiamenti.
Il comportamento della tua compagna, seppur comprensibile dal punto di vista materno, sta creando una dinamica disfunzionale. La sua scelta di privilegiare esclusivamente i bisogni della figlia, senza cercare mediazioni o compromessi, sta di fatto confermando alla bambina che il suo rifiuto ha il potere di controllare la vita familiare. Questo pattern rischia di rinforzare atteggiamenti manipolatori e di non aiutare la figlia a sviluppare capacità di adattamento e gestione delle frustrazioni.
Inoltre, la relazione simbiotica che descrivi tra madre e figlia sembra escludere qualsiasi altro legame significativo, creando un sistema chiuso che non lascia spazio alla crescita. La tua compagna, nel tentativo di proteggere la figlia dal dolore, sta probabilmente impedendo a entrambe di sviluppare strategie più mature per affrontare i cambiamenti.
È importante riconoscere che tu non hai responsabilità per questa dinamica preesistente, ma ti sei trovato intrappolato in un sistema che non aveva gli strumenti per integrare una nuova figura. La tua disponibilità e i tuoi tentativi di costruire un dialogo sono stati appropriati, ma si sono scontrati con resistenze più profonde.
Ti suggerisco di iniziare un percorso individuale per elaborare questa perdita e comprendere meglio i tuoi pattern relazionali. Parallelamente, potresti valutare se proporre alla tua compagna una terapia familiare con un terapeuta specializzato in famiglie ricomposte, che possa aiutare a trovare nuovi equilibri senza sacrificare nessuno. È fondamentale che tu possa elaborare il lutto di questa relazione e ritrovare il tuo valore personale, indipendentemente dagli esiti familiari. Ma inizia da te, devi recuperare forza e amor proprio per poter affrontare una situaiozne così complessa.
Un cordiale saluto
Dott.ssa Marzia Mazzavillani
Psicologa clinica - Voice Dialogue - Mindfulness - Dreamwork
La reazione di rifiuto della figlia verso di te può avere radici profonde: la preadolescenza è già di per sé un momento di grande vulnerabilità, e per una bambina che ha vissuto l'abbandono paterno, l'arrivo di una nuova figura maschile può riattivare paure di ulteriori perdite o cambiamenti.
Il comportamento della tua compagna, seppur comprensibile dal punto di vista materno, sta creando una dinamica disfunzionale. La sua scelta di privilegiare esclusivamente i bisogni della figlia, senza cercare mediazioni o compromessi, sta di fatto confermando alla bambina che il suo rifiuto ha il potere di controllare la vita familiare. Questo pattern rischia di rinforzare atteggiamenti manipolatori e di non aiutare la figlia a sviluppare capacità di adattamento e gestione delle frustrazioni.
Inoltre, la relazione simbiotica che descrivi tra madre e figlia sembra escludere qualsiasi altro legame significativo, creando un sistema chiuso che non lascia spazio alla crescita. La tua compagna, nel tentativo di proteggere la figlia dal dolore, sta probabilmente impedendo a entrambe di sviluppare strategie più mature per affrontare i cambiamenti.
È importante riconoscere che tu non hai responsabilità per questa dinamica preesistente, ma ti sei trovato intrappolato in un sistema che non aveva gli strumenti per integrare una nuova figura. La tua disponibilità e i tuoi tentativi di costruire un dialogo sono stati appropriati, ma si sono scontrati con resistenze più profonde.
Ti suggerisco di iniziare un percorso individuale per elaborare questa perdita e comprendere meglio i tuoi pattern relazionali. Parallelamente, potresti valutare se proporre alla tua compagna una terapia familiare con un terapeuta specializzato in famiglie ricomposte, che possa aiutare a trovare nuovi equilibri senza sacrificare nessuno. È fondamentale che tu possa elaborare il lutto di questa relazione e ritrovare il tuo valore personale, indipendentemente dagli esiti familiari. Ma inizia da te, devi recuperare forza e amor proprio per poter affrontare una situaiozne così complessa.
Un cordiale saluto
Dott.ssa Marzia Mazzavillani
Psicologa clinica - Voice Dialogue - Mindfulness - Dreamwork
Salve, mi spiace molto per la situazione che descrive poichè comprendo il disagio che può sperimentare e quanto sia impattante sulla sua vita quotidiana. Ritengo fondamentale che lei possa richiedere un consulto psicologico al fine di esplorare la situazione con ulteriori dettagli, elaborare pensieri e vissuti emotivi connessi e trovare strategie utili per fronteggiare i momenti particolarmente problematici onde evitare che la situazione possa irrigidirsi ulteriormente.
Credo che un consulto con un terapeuta cognitivo comportamentale possa aiutarla ad identificare quei pensieri rigidi, disfunzionali e maladattivi che le impediscono il benessere desiderato mantenendo la sofferenza in atto e possa soprattutto aiutarla a parlare con se stesso utilizzando parole più costruttive.
Credo che anche un approccio EMDR possa esserle utile al fine di rielaborare il materiale traumatico connesso ad eventi del passato che possono aver contribuito alla genesi della sofferenza attuale.
Resto a disposizione, anche online.
Cordialmente, dott FDL
Credo che un consulto con un terapeuta cognitivo comportamentale possa aiutarla ad identificare quei pensieri rigidi, disfunzionali e maladattivi che le impediscono il benessere desiderato mantenendo la sofferenza in atto e possa soprattutto aiutarla a parlare con se stesso utilizzando parole più costruttive.
Credo che anche un approccio EMDR possa esserle utile al fine di rielaborare il materiale traumatico connesso ad eventi del passato che possono aver contribuito alla genesi della sofferenza attuale.
Resto a disposizione, anche online.
Cordialmente, dott FDL
Caro utente,
dalle sue parole emerge tutta la sofferenza e il senso di smarrimento che sta vivendo di fronte a una situazione molto complessa, in cui dinamiche di coppia, di genitorialità e relazioni familiari si intrecciano in modo doloroso. È comprensibile sentirsi esclusi e privi di strumenti quando il legame con la persona amata viene progressivamente compromesso da dinamiche che sembrano fuori dal proprio controllo.
Questi vissuti meritano uno spazio di ascolto sicuro, in cui poter dare voce alle emozioni di rabbia, delusione, senso di ingiustizia e solitudine, ma anche iniziare a rielaborarli per ritrovare direzione e serenità. In percorsi come questo, può essere utile comprendere meglio i propri bisogni affettivi, i limiti entro cui ci si può muovere e come costruire un senso di sé anche di fronte a una scelta dolorosa dell’altro.
Se lo desidera, io sono una psicologa e ricevo sia Online sia in presenza a Verona: può essere un’opportunità per non affrontare tutto questo da solo e per iniziare un percorso di elaborazione e ricostruzione personale.
Un caro saluto,
Dott.ssa Quintiliano Francesca Cristina
Psicologa – colloqui online e in presenza (Verona)
dalle sue parole emerge tutta la sofferenza e il senso di smarrimento che sta vivendo di fronte a una situazione molto complessa, in cui dinamiche di coppia, di genitorialità e relazioni familiari si intrecciano in modo doloroso. È comprensibile sentirsi esclusi e privi di strumenti quando il legame con la persona amata viene progressivamente compromesso da dinamiche che sembrano fuori dal proprio controllo.
Questi vissuti meritano uno spazio di ascolto sicuro, in cui poter dare voce alle emozioni di rabbia, delusione, senso di ingiustizia e solitudine, ma anche iniziare a rielaborarli per ritrovare direzione e serenità. In percorsi come questo, può essere utile comprendere meglio i propri bisogni affettivi, i limiti entro cui ci si può muovere e come costruire un senso di sé anche di fronte a una scelta dolorosa dell’altro.
Se lo desidera, io sono una psicologa e ricevo sia Online sia in presenza a Verona: può essere un’opportunità per non affrontare tutto questo da solo e per iniziare un percorso di elaborazione e ricostruzione personale.
Un caro saluto,
Dott.ssa Quintiliano Francesca Cristina
Psicologa – colloqui online e in presenza (Verona)
Buongiorno, mi dispiace molto per la sofferenza che traspare dalle sue parole. Quando in una relazione uno dei due partner si sente messo da parte, ignorato o svalutato, soprattutto dopo aver investito tanto in un progetto di vita condiviso, è naturale sentirsi smarriti. La dinamica simbiotica tra madre e figlia, in questo caso, sembra lasciare poco spazio alla relazione di coppia e al riconoscimento dei suoi bisogni. Non poter dialogare, non trovare una disponibilità al confronto e sentirsi trattati come un “problema da eliminare” può minare profondamente l’autostima e la fiducia. Un sostegno psicologico potrebbe aiutarla a elaborare quanto accaduto e a rimettere a fuoco i suoi bisogni relazionali, per comprendere meglio cosa vuole e merita in un legame affettivo.
Capisco profondamente il dolore e il senso di smarrimento che emerge dalle sue parole. La situazione che descrive è molto complessa, perché non riguarda solo la relazione di coppia, ma coinvolge anche la relazione madre–figlia, la crescita di una preadolescente e i delicati equilibri familiari.
È comprensibile che lei si senta escluso e messo da parte, soprattutto considerando gli investimenti emotivi e pratici fatti nella relazione (come la casa costruita insieme e la disponibilità a mediare). Tuttavia, è importante sottolineare che quando una madre percepisce la sofferenza della propria figlia, la sua attenzione e le sue energie tendono a concentrarsi quasi esclusivamente lì, spesso anche a discapito della relazione di coppia.
La bambina, come racconta, sta attraversando un’età particolare, in cui possono emergere comportamenti di rifiuto, gelosia e chiusura. Questi atteggiamenti, però, se non riconosciuti e affrontati correttamente, rischiano di diventare dinamiche che mettono in crisi l’intera famiglia. Allo stesso tempo, la sua compagna sembra vivere un forte conflitto interiore, e questo l’ha portata ad assumere una posizione rigida e difensiva, che ha inevitabilmente incrinato la vostra relazione.
Ciò che lei prova – frustrazione, solitudine, perdita di fiducia – è assolutamente legittimo. È naturale voler cercare dialogo e soluzioni condivise, ma se dall’altra parte non c’è disponibilità, il senso di impotenza cresce.
In questi casi può essere molto utile il supporto di uno specialista, che possa accompagnarvi in un percorso di comprensione delle dinamiche familiari e di gestione dei conflitti, anche attraverso una mediazione. Questo tipo di sostegno può aiutare sia a dare voce ai suoi bisogni e al suo dolore, sia a facilitare un confronto costruttivo con la sua compagna, qualora lei fosse disposta.
Per approfondire e affrontare la situazione in modo più consapevole e tutelante per tutti i membri coinvolti, è utile e consigliato rivolgersi ad uno specialista.
Dottoressa Silvia Parisi
Psicologa – Psicoterapeuta – Sessuologa
È comprensibile che lei si senta escluso e messo da parte, soprattutto considerando gli investimenti emotivi e pratici fatti nella relazione (come la casa costruita insieme e la disponibilità a mediare). Tuttavia, è importante sottolineare che quando una madre percepisce la sofferenza della propria figlia, la sua attenzione e le sue energie tendono a concentrarsi quasi esclusivamente lì, spesso anche a discapito della relazione di coppia.
La bambina, come racconta, sta attraversando un’età particolare, in cui possono emergere comportamenti di rifiuto, gelosia e chiusura. Questi atteggiamenti, però, se non riconosciuti e affrontati correttamente, rischiano di diventare dinamiche che mettono in crisi l’intera famiglia. Allo stesso tempo, la sua compagna sembra vivere un forte conflitto interiore, e questo l’ha portata ad assumere una posizione rigida e difensiva, che ha inevitabilmente incrinato la vostra relazione.
Ciò che lei prova – frustrazione, solitudine, perdita di fiducia – è assolutamente legittimo. È naturale voler cercare dialogo e soluzioni condivise, ma se dall’altra parte non c’è disponibilità, il senso di impotenza cresce.
In questi casi può essere molto utile il supporto di uno specialista, che possa accompagnarvi in un percorso di comprensione delle dinamiche familiari e di gestione dei conflitti, anche attraverso una mediazione. Questo tipo di sostegno può aiutare sia a dare voce ai suoi bisogni e al suo dolore, sia a facilitare un confronto costruttivo con la sua compagna, qualora lei fosse disposta.
Per approfondire e affrontare la situazione in modo più consapevole e tutelante per tutti i membri coinvolti, è utile e consigliato rivolgersi ad uno specialista.
Dottoressa Silvia Parisi
Psicologa – Psicoterapeuta – Sessuologa
Buongiorno,
le consiglio una terapia familiare ad indirizzo relazionale sistemico. Cerchi professionisti nel suo territorio di residenza con questo orientamento.
Nel caso in cui inizialmente non fosse possibile coinvolgere anche la sua compagna, inizi da solo per cercare di capire come intervenire.
La sua compagna è una madre e giustamente è orientata al benessere della figlia. Tuttavia, nel momento in cui un nuovo partner entra nell'assetto familiare, è necessario aiutare i minori nel processo di transizione, accogliendo i loro vissuti senza diventarne schiavi.
Le auguro buona fortuna
le consiglio una terapia familiare ad indirizzo relazionale sistemico. Cerchi professionisti nel suo territorio di residenza con questo orientamento.
Nel caso in cui inizialmente non fosse possibile coinvolgere anche la sua compagna, inizi da solo per cercare di capire come intervenire.
La sua compagna è una madre e giustamente è orientata al benessere della figlia. Tuttavia, nel momento in cui un nuovo partner entra nell'assetto familiare, è necessario aiutare i minori nel processo di transizione, accogliendo i loro vissuti senza diventarne schiavi.
Le auguro buona fortuna
Buonasera, è difficile darle una soluzione immediata e forse anche impossibile. dalle sue parole traspare la sua difficoltà e la sua sofferenza con questa donna. Vi potrebbe aiutare una terapia familiare, rivolgendovi ad un* specialista che abbia esperienza in tale campo.
Io potrei aiutarla con qualche colloquio preliminare per avvairla poi alla terapia familiare.
Nel caso anche online. Saluti Dario Martelli
Io potrei aiutarla con qualche colloquio preliminare per avvairla poi alla terapia familiare.
Nel caso anche online. Saluti Dario Martelli
Salve, lei si è trovato in una dinamica familiare complessa, dove ha cercato con pazienza e disponibilità di costruire un legame, ma si è ritrovato escluso, silenziato, messo da parte.
In situazioni come queste, dove una relazione simbiotica madre-figlia lascia poco spazio alla coppia, si genera un senso di impotenza molto forte, un vissuto di esclusione che, se non riconosciuto e affrontato, finisce per logorare tutto. Dal punto di vista psicoterapeutico, è possibile che la sua compagna si trovi in difficoltà a distinguere tra il ruolo genitoriale e quello di partner, e che, di fronte alla sofferenza della figlia, si senta sopraffatta e incapace di tenere insieme i due livelli. Ma questo non giustifica il fatto che lei si sia sentito ignorato, svalutato, reso invisibile.
Ha fatto bene a proporre mediazione, confronto, dialogo. Ma una relazione, per essere sana, ha bisogno che entrambi vogliano costruire insieme, non che uno solo si faccia carico della fatica.
Ora, più che insistere per ricucire, ha bisogno di prendersi cura di sé. In un percorso psicoterapeutico, anche con approcci come la Mindfulness, può ritrovare un centro stabile e distinguere cosa desidera davvero in una relazione. Saluti, dott.ssa Sandra Petralli
In situazioni come queste, dove una relazione simbiotica madre-figlia lascia poco spazio alla coppia, si genera un senso di impotenza molto forte, un vissuto di esclusione che, se non riconosciuto e affrontato, finisce per logorare tutto. Dal punto di vista psicoterapeutico, è possibile che la sua compagna si trovi in difficoltà a distinguere tra il ruolo genitoriale e quello di partner, e che, di fronte alla sofferenza della figlia, si senta sopraffatta e incapace di tenere insieme i due livelli. Ma questo non giustifica il fatto che lei si sia sentito ignorato, svalutato, reso invisibile.
Ha fatto bene a proporre mediazione, confronto, dialogo. Ma una relazione, per essere sana, ha bisogno che entrambi vogliano costruire insieme, non che uno solo si faccia carico della fatica.
Ora, più che insistere per ricucire, ha bisogno di prendersi cura di sé. In un percorso psicoterapeutico, anche con approcci come la Mindfulness, può ritrovare un centro stabile e distinguere cosa desidera davvero in una relazione. Saluti, dott.ssa Sandra Petralli
Gentile utente di mio dottore,
lei è portatore di una istanza di coppia ed è in un percorso di coppia che andrebbero affrontate le tematiche qui riportate. Ne parli anche con la sua compagna, sarebbe una occasione di crescita per entrambi.
Cordiali Saluti
Dott. Diego Ferrara
lei è portatore di una istanza di coppia ed è in un percorso di coppia che andrebbero affrontate le tematiche qui riportate. Ne parli anche con la sua compagna, sarebbe una occasione di crescita per entrambi.
Cordiali Saluti
Dott. Diego Ferrara
Capisco quanto tu ti senta smarrito e ferito: quello che descrivi è una dinamica familiare molto complessa. La madre è completamente concentrata sulla figlia, che rifiuta la tua presenza, e questo ti esclude dalla relazione e dalla casa che avete costruito insieme.
Non è colpa tua se la bambina non ti accetta: sono dinamiche emotive legate a protezione e attaccamento. Il tuo dolore è legittimo, e il punto importante ora è proteggere il tuo benessere: stabilire confini chiari, cercare supporto esterno (amici, terapia) e concentrarti su ciò che puoi controllare.
Anche se doloroso, a volte prendere distanza emotiva e riconoscere i limiti della propria influenza è necessario per non perdere fiducia in te stesso. Se vuoi, posso aiutarti a mettere a punto un piano concreto passo-passo per gestire la situazione senza esaurirti.
Non è colpa tua se la bambina non ti accetta: sono dinamiche emotive legate a protezione e attaccamento. Il tuo dolore è legittimo, e il punto importante ora è proteggere il tuo benessere: stabilire confini chiari, cercare supporto esterno (amici, terapia) e concentrarti su ciò che puoi controllare.
Anche se doloroso, a volte prendere distanza emotiva e riconoscere i limiti della propria influenza è necessario per non perdere fiducia in te stesso. Se vuoi, posso aiutarti a mettere a punto un piano concreto passo-passo per gestire la situazione senza esaurirti.
Mi sembra che lei si trovi in una situazione in cui ha dato molto, si è speso e ha cercato di costruire un futuro con la sua compagna e con sua figlia, ma ora si sente escluso, come se non avesse più un posto riconosciuto accanto a lei. Questo le provoca un forte senso di smarrimento.
Noto che ha provato a cercare il dialogo e possibili soluzioni, ma si è trovato davanti a un muro, con la conseguenza di sentirsi invisibile all’interno della dinamica madre–figlia.
In questo momento, forse, non si tratta tanto di trovare “la mossa giusta” per cambiare le cose, quanto di provare a dare un nome a ciò che sta vivendo. Da quello che scrive, vedo che ci sono diversi piani che si intrecciano: se prova ad ascoltarsi, cosa risulta per lei più insostenibile? Il non essere considerato dalla sua compagna, l’aver perso la condivisione di un progetto costruito insieme, oppure l’essere percepito come un “nemico” agli occhi di sua figlia?
Questo potrebbe essere un primo passo per fare chiarezza su cosa sente di poter accettare e cosa invece no, e su quale posto voglia realmente occupare in questa storia. Intraprendere un percorso con un professionista potrebbe aiutarla a riconoscere meglio i suoi bisogni, dare senso a quello che sta vivendo e orientarsi con più consapevolezza nelle scelte da fare.
Noto che ha provato a cercare il dialogo e possibili soluzioni, ma si è trovato davanti a un muro, con la conseguenza di sentirsi invisibile all’interno della dinamica madre–figlia.
In questo momento, forse, non si tratta tanto di trovare “la mossa giusta” per cambiare le cose, quanto di provare a dare un nome a ciò che sta vivendo. Da quello che scrive, vedo che ci sono diversi piani che si intrecciano: se prova ad ascoltarsi, cosa risulta per lei più insostenibile? Il non essere considerato dalla sua compagna, l’aver perso la condivisione di un progetto costruito insieme, oppure l’essere percepito come un “nemico” agli occhi di sua figlia?
Questo potrebbe essere un primo passo per fare chiarezza su cosa sente di poter accettare e cosa invece no, e su quale posto voglia realmente occupare in questa storia. Intraprendere un percorso con un professionista potrebbe aiutarla a riconoscere meglio i suoi bisogni, dare senso a quello che sta vivendo e orientarsi con più consapevolezza nelle scelte da fare.
Gentile paziente, grazie per aver raccontato con così tanta trasparenza tutta la complessità della sua situazione. È evidente quanto abbia investito nella relazione, nella casa costruita insieme e nel rapporto con la figlia della sua compagna. E si percepisce quanto oggi si senta smarrito, ferito e messo completamente ai margini della vita familiare.
Quello che sta vivendo non riguarda solo un conflitto di coppia, ma una dinamica familiare molto particolare. Quando un genitore vive un legame estremamente simbiotico con il proprio figlio, soprattutto dopo anni di mancanza dell’altra figura genitoriale, spesso si crea un equilibrio fragile in cui il bambino diventa la priorità assoluta, a volte fino a sostituire il ruolo dell’adulto accanto. Questo non è colpa sua né è qualcosa che lei avrebbe potuto risolvere da solo.
La bambina non ha semplicemente “deciso” di non volerla più vedere. È molto probabile che stia vivendo una fase di intensa gelosia, paura di perdere la madre e bisogno di mantenere un controllo totale sulla relazione con lei. Sono dinamiche frequenti nei figli cresciuti in contesti molto simmetrici con un solo genitore. E se la madre non riesce a mettere confini chiari e stabili, la situazione degenera in quello che sta vivendo adesso: chiusura, rifiuto, silenzio, ostilità.
Lei si è trovato in mezzo a un legame madre figlia che esisteva ben prima del vostro. E si è trovato senza protezione, senza una partner che potesse aiutarla a sostenere quel ruolo. Il fatto che ogni tentativo di dialogo, mediazione o confronto sia stato rifiutato conferma che la sua compagna, in questo momento, non è in grado di vedere la coppia come un luogo da proteggere. Sta reagendo da madre spaventata, non da partner. Ed è una posizione che annulla completamente il suo spazio emotivo.
Il dolore che prova è comprensibile. Non è facile accettare che una relazione importante possa finire non per mancanza d’amore, ma per l’incapacità di gestire un equilibrio familiare già compromesso. Il punto però non è capire cosa avrebbe potuto fare di diverso. Lei ha fatto più del necessario: è stato presente, rispettoso, paziente, disposto al dialogo, disposto a costruire soluzioni insieme.
Il rifiuto, l’allontanamento e la chiusura totale non parlano del suo valore come uomo. Parlano della fatica profonda della sua compagna nel separare il ruolo di madre da quello di donna. In questo momento lei sta scegliendo la via che le sembra più semplice e immediata per ridurre la sofferenza della figlia, anche se questo significa perdere la relazione.
È una scelta che fa male e che lascia un senso di ingiustizia, perché la casa, i progetti e gli anni insieme meritavano di essere affrontati con più maturità e responsabilità.
Quello che ora può fare è proteggerla dal rischio di sentirsi “sbagliato”. Non lo è. Ha provato a tenere insieme una famiglia che non le lasciava spazio. Nessun rapporto può reggere se una delle due parti si ritira completamente.
Se sente il bisogno di elaborare questo distacco e ritrovare punti fermi, sono disponibile per approfondire in un percorso più strutturato.
Un caro saluto.
Quello che sta vivendo non riguarda solo un conflitto di coppia, ma una dinamica familiare molto particolare. Quando un genitore vive un legame estremamente simbiotico con il proprio figlio, soprattutto dopo anni di mancanza dell’altra figura genitoriale, spesso si crea un equilibrio fragile in cui il bambino diventa la priorità assoluta, a volte fino a sostituire il ruolo dell’adulto accanto. Questo non è colpa sua né è qualcosa che lei avrebbe potuto risolvere da solo.
La bambina non ha semplicemente “deciso” di non volerla più vedere. È molto probabile che stia vivendo una fase di intensa gelosia, paura di perdere la madre e bisogno di mantenere un controllo totale sulla relazione con lei. Sono dinamiche frequenti nei figli cresciuti in contesti molto simmetrici con un solo genitore. E se la madre non riesce a mettere confini chiari e stabili, la situazione degenera in quello che sta vivendo adesso: chiusura, rifiuto, silenzio, ostilità.
Lei si è trovato in mezzo a un legame madre figlia che esisteva ben prima del vostro. E si è trovato senza protezione, senza una partner che potesse aiutarla a sostenere quel ruolo. Il fatto che ogni tentativo di dialogo, mediazione o confronto sia stato rifiutato conferma che la sua compagna, in questo momento, non è in grado di vedere la coppia come un luogo da proteggere. Sta reagendo da madre spaventata, non da partner. Ed è una posizione che annulla completamente il suo spazio emotivo.
Il dolore che prova è comprensibile. Non è facile accettare che una relazione importante possa finire non per mancanza d’amore, ma per l’incapacità di gestire un equilibrio familiare già compromesso. Il punto però non è capire cosa avrebbe potuto fare di diverso. Lei ha fatto più del necessario: è stato presente, rispettoso, paziente, disposto al dialogo, disposto a costruire soluzioni insieme.
Il rifiuto, l’allontanamento e la chiusura totale non parlano del suo valore come uomo. Parlano della fatica profonda della sua compagna nel separare il ruolo di madre da quello di donna. In questo momento lei sta scegliendo la via che le sembra più semplice e immediata per ridurre la sofferenza della figlia, anche se questo significa perdere la relazione.
È una scelta che fa male e che lascia un senso di ingiustizia, perché la casa, i progetti e gli anni insieme meritavano di essere affrontati con più maturità e responsabilità.
Quello che ora può fare è proteggerla dal rischio di sentirsi “sbagliato”. Non lo è. Ha provato a tenere insieme una famiglia che non le lasciava spazio. Nessun rapporto può reggere se una delle due parti si ritira completamente.
Se sente il bisogno di elaborare questo distacco e ritrovare punti fermi, sono disponibile per approfondire in un percorso più strutturato.
Un caro saluto.
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