Gente. Dott Vi contatto per chiedervi se esistono risorse utili come testi o testimonianze di succe

28 risposte
Gente. Dott
Vi contatto per chiedervi se esistono risorse utili come testi o testimonianze di successo in casi di figli con problematiche provenienti da famiglie iperprotettive.
Nel mio caso vengo da una famiglia iperprotettiva e disfunzionale e ho passato dai 18 anni tra paure e forte isolamento. Faccio fatica a relazionarmi, soffro di ansia e sbalzi di umore. Ho cambiato molto psicoterapeuti in questi 10 anni senza successo, ma da 3 anni ho fatto qualche progresso con un professionista psicoanalista di cui mi fido. Ho ripreso a uscire di casa, faccio lavoretti saltuari. Sto cercando di informarmi il più possibile su quello che ho e il desiderio di cambiare è forte anche se ho molta paura a diventare grande. Ho capito più o meno le cause e cosa mi ha trasmesso la mia famiglia, ma non riesco a trovare persone che abbiano avuto una situazione come la mia dal quale siano usciti (ho invece conosciuto persone nella mia situazione che hanno continuato a oltranza, hanno abbandonato psicoterapia, farmaci e altro). La mia terapeuta mi ha detto che ci sono margini di miglioramento (non potrebbe dirmi il contrario).
Grazie
Salve, le posso rispondere da terapeuta (analista): ho avuto esperienze molto positive con alcuni pazienti in condizioni simili alle sue (ma nessun caso è davvero simile all’altro). Le suggerirei piuttosto di condividere lo stesso quesito con la sua terapeuta, e di continuare il suo percorso.
In bocca al lupo
Marta Calderaro

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Buongiorno. Inserirsi nel vostro rapporto terapeutico rischierebbe di ripetere un copione, sempre sul genere iperprotettivo. Fidandosi reciprocamente imparerà che ciascun essere umano ha la sua originalità, come pure la sua famiglia di origine e quella futura
Segua con fiducia il collega e abbia pazienza: costruirete insieme un modo diverso di affrontare il mondo e le sue insidie. Ma anche scoprirà che c'è molta più bellezza di quanto non s creda.
Semmai chieda a lui indicazioni bibliografiche e ne discuta insieme. In fondo è un modo per costruire una competenza e quindi una autonomia.
A volte siamo tentati di fare come quel cavaliere che balza a cavallo e galoppa in tutte le direzioni. O anche di cambiare continuamente cavallo perché non sappiamo dove andare.
E' un errore che abbiamo commesso tutti, me compreso, quindi stiamo in buona compagnia.
Le auguro cose belle
Buonasera, si affidi e si fidi del suo terapeuta con cui dice che qualche miglioramento c'è stato.
Tutto quello che scrive contiene tanti elementi su cui lavorare in terapia. come sarebbe per lei far leggere questa domanda a lui? Ci pensi e in bocca al lupo, dott.ssa Giulia Petracca
Buonasera! Ci sono diversi libri che parlano di iperprotezione, le suggerisco alcuni titoli :
- " insegnare a pensare"
- "aiutare i genitori ad aiutare i figli"
Entrambi molto belli e di orientamento teorico differente, molto scorrevoli e chiari. Le potrebbero essere utili per formazione personale e nel caso in cui si appresti o sia genitore. Non ci sono testimonianze sul post terapia di persone che provengono da famiglie iperprotettive perché le storie di ognuno sono diverse, come diverse le reazioni personali all'ambiente in cui viviamo. Se come dice, si fida del suo terapeuta parli con lui di qualsiasi dubbio o prospettiva futura. Le problematiche da lei esposte non sono inguaribili, serve solo pazienza, perseveranza e fiducia in chi si prende cura di lei. Saluti
Salve, sono pienamente d'accordo con i miei colleghi che hanno risposto alla sua domanda. Abbia fiducia in questa terapeuta con cui sta eseguendo la terapia, dopo 10 anni di ricerca è riuscita a trovare il terapeuta giusto per lei. Come lei descrive ha fatto molti miglioramenti mettendo in atto delle sue risorse, che erroneamente pensava di non poterci riuscire. Inoltre è difficile interferire nel suo percorso che lei sta eseguendo, continui ad avere fiducia nel suo terapeuta e ne parli dei suoi dubbi con lui, la saluto cordialmente, dott. Eugenia Cardilli.
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Gentile Utente, La domanda che ci pone riesce a comunicare, contemporaneamente, l'intenso desiderio di cambiamento rispetto una situazione della quale ha sviluppato consapevolezza, ma anche il timore che l'aiuto che sta ricevendo non sia davvero sufficiente a liberarla, al punto che sente l'incoraggiamento quasi sportivo ("La mia terapeuta mi ha detto che ci sono margini di miglioramento, non potrebbe dirmi il contrario"). I suoi dubbi sono naturali, li porti con fiducia nella relazione con la sua terapeuta, e avrete un'informazione in più su come funziona la sua mente mentre cerca la strada verso l'autonomia. Un caro augurio di buona fortuna
Buongiorno, comprendo bene che stare in una relazione di interdipendenza con il suo terapeuta é faticoso. É meno faticoso chiedere consigli ad altri terapeuti perché é questa la modalità relazionale di cui ha fatto esperienza nella sua famiglia. La relazione terapeutica é una relazione sicura e protetta ed é una palestra in cui lei può comonciare ad allenare nuovi modi di relazionarsi. Lei é ok come lo sono tutte le altre persone, si dia il permesso di condividere con.il suo terapeuta ciò che sente e che pensa. Si dia la possibilità di scoprire l'effetto che fa. Buon lavoro
I progressi ci sono stati ormai da tre anni, quindi migliorerà sempre di più. La strada quindi è giusta!
Buongiorno, i risultati migliori nascono da una buona alleanza terapeutica tra lei e la professionista che la segue, che dal suo script non emerge. Si ricordi che ogni vissuto è diverso, non penso sia fondamentale confrontarsi con altri casi che le sembrano simili al suo, ma partire da se stessa e dalle risorse personali che in un buon percorso terapeutico man mano affiorano. Senza la sua fiducia anche il miglior lavoro terapeutico non darebbe i risultati migliori, rifletta su questo e discuta delle sue riserve con la terapeuta che la segue. Dr.ssa Daniela Benvenuti
Buongiorno. Non posso che concordare su quanto sia importante confrontarsi apertamente con il suo terapeuta e fare affidamento sulla relazione terapeutica, per quanto possa essere difficile : ma è proprio il luogo emotivo e relazionale da usare per mettere ulteriormente in discussione le dinamiche relazionali apprese nel passato e instaurarne di nuove. Cari saluti, Dott.ssa Berta
Buongiorno, vorrei aggiungere solo una cosa. Il desiderio di cercare consolazioni su ad es. su internet, rispetto alla propria condizione per vedere come altri con difficoltà simili hanno affrontato la vita, può avere risvolti negativi. Questa modalità di reazione può essere controproducente perché crea una sorta di dipendenza. Le persone non si concentrano più sui reali miglioramenti ma a quello che ad esempio i blog dicono rispetto ad esperienze positive ma anche negative. Chi è in difficoltà sarà meno predisposto a focalizzarsi sulle esperienze positive ma si identificherà prevalentemente in quelle negative: “e se io diventerò come lui/lei?”.Questo non fa altro che alimentare ansia e scoramento perdendo di vista la propria vita e la possibilità di imparare a conoscere i propri sintomi e a gestirli per quello che si sente, riconoscendosi nella propria unicità. Il mio augurio è che tenga duro nel suo attuale percorso psicoterapico, divenendo sempre più consapevole e sicura di se stessa.
In genere una buona relazione terapeutica aiuta a mettere in atto il passaggio di crescita necessario all’autonomia che sarà più lungo e complesso in base a quanto è stato lungo e complesso il legame con la famiglia.
Le dinamiche di relazione familiari influiscono sulla costruzione della propria identità e forniscono un’idea di chi siamo, chi sono gli altri e cosa ci possiamo aspettare da noi e da loro. Questo aspetto non cambia con una psicoterapia ma si può molto articolare e diventare comunque funzionale al raggiungimento dei propri obiettivi.
Un cordiale saluto.
Buongiorno, la sua psicoterapeuta, come chiunque abbia sposato questa professione, le rimanda la speranza di stare meglio e di cambiare, perchè crede nella possibilità trasformativa del percorso intrapreso. Lei sembra meno convinto e cerca riscontro "statistico".
Mi sembra di capire che fidarsi di qualcuno per lei rappresenti un grosso rischio, forse anche per questo ha cambiato diversi psicoterapeuti.
La sua motivazione e la sua fiducia sono una parte importantissima della cura.
Rosanna De Pace
Buongiorno, nella sua richiesta emerge sia la paura di affidarsi alla sua terapeuta (chiedendo ad altri specialisti dei consigli), che di fidarsi delle sue emozioni positive ("ho fatto qualche progresso con un professionista psicoanalista di cui mi fido"). Un libro può dare sicuramente qualche spunto ma è nella relazione terapeutica che può trovare le risposte che cerca. Genitori iperprotettivi crescono figli con difficoltà a rapportarsi con gli altri, che si sentiranno inadeguati e non in grado di prendersi le proprie responsabilità. Nella relazione terapeutica con la specialista di cui si fida, può affrontare tutto questo e costruire la sicurezza di cui ha bisogno. Cordialmente Tiziana Guidi
Gentilissima,
posso pensare che questa domanda che ha posto sia proprio frutto del modo in cui è stata cresciuta, ovvero in un clima di iperprotezione, come ci ha descritto, dove tutto ciò che era esterno veniva visto proprio come fonte di pericolo, menzogna, inganno. L'inizio della sua guarigione è iniziata proprio nel momento in cui ha deciso di guardarsi dentro e "prendere in mano" la sua situazione personale attraverso l'aiuto di un esterno, il suo psicoterapeuta. Non permetta alla sua storia infantile di interferire più nel suo processo di guarigione, se con questo professionista si trova bene come ci ha detto, ci si affidi e si fidi: è lì per aiutarla e non per danneggiarla. Ci metta anche del suo affrontando con lui questi suoi dubbi in totale trasparenza e schiettezza.
Buona prosecuzione,
resto disponibile per approfondimenti.
Dott.ssa Arianna Sala
Psicologa Psicoterapeuta
Cernusco sul Naviglio
Buongiorno, scrive una domanda densa di contenuti su cui si potrebbe lavorare, le caldeggio di condividerla con la sua terapeuta, di affidarsi e forse cercare altrove delle risposte ha proprio un attinenza con il clima familiare in cui è cresciuta. Affidarsi e fidarsi di questa terapeuta è il primo passo per poter rompere lo schema abituale. Anche perché sarebbe difficile generalizzare e risponderle senza conoscere la specificità della sua storia familiare. In bocca al lupo e cari saluti dott.ssa Signorelli
Gentile utente, mi trovo d'accordo con i colleghi che mi hanno preceduta nel dirle di continuare a portare queste tematiche all'interno della stanza d'analisi per affrontarle insieme visto che finalmente dopo tanto tempo ha trovato il terapeuta "giusto" per lei. Non abbia paura di fare le stesse domande che sta facendo qui in maniera virtuale. Viva il presente sapendo che ha questo spazio tutto suo in cui poter affrontare ciò che teme o che le provoca maggiormente angoscia. In bocca al lupo per tutto
Buongiorno,
Ho seguito tanti casi di famiglie iperprotettive che hanno impedito ai figli di vivere. Tante sono le ferite che i genitori per troppo amore possono lasciare, ma nel momento in cui i figli prendono consapevolezza è un primo passo per procedere verso il desiderio di guarire. Non avere paura di andare verso l'autonomia e l'indipendenza. È possibile star bene e riconciliarsi con la propria storia.
Cordiali saluti
Dr.ssa Iolanda Lo Bue
Effettivamente il rischio dei genitori ipe-rprotettivi è quello di crescere figli iper-vulnerabili. Il comportamento iper-protettivo mette al riparo dalle frustrazioni e difficoltà, ma lascia impreparati ad affrontare il futuro.
Credo sia importante affiancare la psicoterapia con esperienze che la portano fuori dei soliti perimetri, tollerare le emozioni che queste esperienze creano (solitamente paure, ansie..) nella consapevolezza che ogni piccolo successo ogni avversità superata sarà un invisibile ma importante contributo allo sviluppo della sua resilienza psicologica..
Col passare del tempo si scoprirà sempre più forte come succede a tante persone che vediamo in terapia diventare giorno dopo giorno sempre più solide, a volte capaci di sorprendere lo stesso psicoterapeuta.
Se ama leggere le suggerisco "Resilienza, andare oltre" o "Tecniche di resilienza interiore".
Perseveri, perseveri, perseveri!! Bruno Ramondetti.


Stando a quanto scrive lei ha già cominciato a effettuare un cambiamento, lavorando con un'analista della quale sembra fidarsi (anche se forse non ancora fino in fondo, vista la sua ultima affermazione: "non potrebbe dirmi il contrario").
Porti avanti questo lavoro, con costanza e determinazione, rimodulando le sue aspettative sui dati di realtà e non sui suoi desideri. In tal modo si sentirà gratificata per ogni piccolo passo raggiunto e motivata a proseguire nel suo percorso.
Carl Rogers dice, parlando di sè: "Esiste un curioso paradosso: quando mi accetto così come sono, allora posso cambiare".
L'analisi aiuta ad accettarsi e accettarsi aiuta a cambiare naturalmente, in quanto permette di sciogliere le resistenze (o le difese se preferisce) che ostacolano l'adattamento all'ambiente e la crescita.
Cordiali saluti, Dott. Gualazzi.
Cara signora, forse in queste sue parole c’e Traccia di un desiderio di riconoscimento, riconoscersi nelle storie degli altri sopratutto se sono storie di successo incoraggia. Da psicanalista posso dirle che ho avuto ed ho diversi pazienti con questo tratto riferito alla famiglia di origine e ad oggi sono persone che sono riuscite a trovare la propria dimensione. Ha detto che ha fatto dei progressi e si fida del suo analista ne parli con lui, ogni persona trova la propria soluzione unica ed autentica.
Cordialmente
Dr.ssa Russo
Buongiorno, nel risponderle partirei dal chiederle perché sente la necessità di indagare fuori dalla sua psicoterapia le sue possibilità di cambiamento. Potrebbe rivolgere alla sua stessa terapeuta dubbi, domande e timori riguardo il futuro. Cordiali saluti. Flavia Salierno
Le dico che certamente ci sono margini di miglioramento e che questi margini sono profondamente connessi ad una crescita personale psicologica, che avrebbe bisogno di lasciare che continui , attraverso il lavoro di confronto terapeutico. Deve tener presente che involontariamente è stesso lei che trattiene a volte i cambiamenti di crescita, per paura, per resistenza, per un paradossale attaccamento alle figure parentali iper protettive di cui dice. Senza di loro sarebbe come stare senza più protezione, questo puo essere scritto nel suo inconscio. Coraggio vada avanti con fiducia!!
Buongiorno, vorrei incoraggiarla a dare fiducia alla psicoterapeuta che la sta seguendo. Ha ottenuto dei buoni cambiamenti e ne potrà ancora ottenere mantenendo questa fiducia. Perciò, chieda a lei di consigliarle un buon libro e di parlarne insieme. Potrebbe aiutarla parlare con la sua psicoterapeuta di come vorrebbe dare e ricevere fiducia. Cordiali saluti PG
Salve. Come hanno già osservato molti miei colleghi la esorto a perseverare nella sua fruttuosa relazione terapeutica. Ha fatto molti sforzi e passi avanti.
Mi permetto inoltre di suggerire, sempre concordando con il suo analista, di frequentare dei gruppi strutturati con problematiche simili. Avrebbe la possibilità di confrontarsi con altri "compagni di viaggio" dentro una situazione sufficientemente protetta e al contempo "allenante". Continui così. Cordiali saluti Dottor Emanuele Grilli.
Buongiorno. leggo tra le righe della sua richiesta qualche perplessità nei confronti del suo terapeuta. Credo che farsi aiutare sia molto difficile e l'abilità del terapeuta è proprio questa, quella di ispirare fiducia per poter procedere assieme al meglio. se il suo terapeuta le dice che in lei c'è un margine di miglioramento, gli creda, e migliori assieme a lui.
Io stesso le posso testimoniare di aver risolto in modo significativo casi molto simili ai suoi. Pertanto, si fidi di se stessa e della psicoterapia. Se si trova bene con la sua terapeuta non interrompa e vedrà qualche buon risultato.

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