Buongiorno, sono una ragazza di 35 anni, da fuori ho la vita che tutti desiderano: vengo da una fam

33 risposte
Buongiorno,
sono una ragazza di 35 anni, da fuori ho la vita che tutti desiderano: vengo da una famiglia benestante, ho una buona posizione lavorativa con un buon stipendio, sono sempre stata considerata una bella ragazza, ho un compagno da 3 anni con il quale mi trovo più che bene anche se ad ora preferisco convivere con lui solo il fine settimana in quanto abitiamo a 30km ed entrambi lavoriamo praticamente dietro casa.
il mio punto debole sono le amicizie, mi spiego meglio: io ho una fitta rete sociale di amici/conoscenti e sono quasi sempre in giro, non nego che avendo un buon stipendio e comunque una famiglia alle spalle che mi ha sempre sostenuta posso permettermi di uscire molto e non è un problema per me farmi un aperitivo in più o una pizza in più.
Tornando al nocciolo della questione: le mie amicizie pur essendo comunque numerose sono spesso "sfuggenti" ovvero sono persone che ci sono quasi sempre alle loro condizioni e alle loro tempistiche, molto difficilmente si adattano alle mie esigenze. Sono persone che mi dimostrano affetto e vicinanza, sono sempre molto gentili con me, tuttavia questo infonde dentro di me un profondo senso di solitudine e inadeguatezza. Mi sento spesso molto sola.
Anche al cellulare nella maggior parte dei casi sono spesso io che mi devo far sentire per prima, ripeto: i miei amici mi rispondono sempre e sono sempre tutti molto gentili. Però il primo contatto nell'80% dei casi spetta sempre farlo a me.
Non so come cambiare la situazione e uscire da questo profondo senso di angoscia e solitudine che mi porto dietro da anni.
Dott.ssa Claudia Lotti
Psicoterapeuta, Psicologo, Psicologo clinico
Roma
Ciao, grazie per aver condiviso la tua esperienza. A volte, anche con tante persone intorno, si può sentire un profondo senso di vuoto: non riguarda tanto gli altri, quanto qualcosa di più interno che chiede attenzione e cura. Le amicizie possono colmare momentaneamente, ma il vero lavoro è riconnettersi a sé stessi e capire cosa manca dentro. Un percorso psicologico può aiutarti proprio a esplorare quel vuoto e a trasformarlo in uno spazio più pieno di significato.

Risolvi i tuoi dubbi grazie alla consulenza online

Se hai bisogno del consiglio di uno specialista, prenota una consulenza online. Otterrai risposte senza muoverti da casa.

Mostra risultati Come funziona?
Dott.ssa Giulia Solinas
Psicologo, Psicoterapeuta
Quartu Sant'Elena
A partire dalla premessa da lei fatta sulle condizioni socio economiche sia familiari che personali andrebbe meglio indagata la qualità delle relazioni amicali . L'amicizia richiede attenzioni reciproche e rispetto profondo, richiede lealtà e vicinanza nei momenti difficili, sincerità e condivisione anche degli stati emotivi personali. . Ora ravvedo in lei un lavorio mentale sul quale occorre subito lavorare in quanto " sentirsi" non cercata e in qualche modo sentire la " solitudine e l'iadeguatezza" sono da mettere a fuoco nella ricerca di quali insicurezze sottendono a questi pensieri. Inizi una terapia per sè e vedrà che anche le realzioni amicali diverranno piu aperte, autentiche e supportive. Le auguro un Buon inizio ( terapia) e una migliore crescita personale.
Dott.ssa Alessia Serio
Psicologo, Psicologo clinico
Torino
Buongiorno,
è possibile che dentro di lei stia germogliando la necessità di rivalutare le sue connessioni emotive e relazionali. Questo bisogno di relazione che bisogni soddisfa? Il suo sistema sociale pare non soddisfarla: cosa le manca realmente? Sono le amicizie il problema o forse possiamo ipotizzare una mancanza generale da investigare?

un caro saluto
dott.ssa Alessia Serio
Dott.ssa Laura Servidio
Psicologo, Psicologo clinico, Neuropsicologo
Borgomanero
Buongiorno,
Le consiglio di portare tale tematica all'interno di un percorso di supporto psicologico, poiché occorre indagare meglio la questione. Purtroppo non esiste una 'ricetta' da seguire per potersi circondare di una rete sociale soddisfacente, anzi occorre ampliare i suoi contesti di vita al fine di cogliere meglio le dinamiche relazionali che la angosciano, permettendole di costruire più consapevolmente rapporti che possano soddisfarla.
Tanti sono i temi che andrebbero indagati, a partire dalle esperienze relazionali avute finora, le aspettative che ripone in queste, quali suoi bisogni - si immagina - un'amicizia dovrebbe cogliere e accogliere. Questi sono solo alcuni spunti. Ovviamente sono tutti aspetti che un percorso di supporto psicologico le permetterebbe di approfondire e trattare. Un cambiamento è certamente possibile.

Io sono la dott.ssa Laura Servidio e rimango a sua disposizione. Trova i miei contatti digitando il mio nome e cognome sul web o sul mio profilo qui presente.
Le porgo i miei cordiali saluti.
Dott. Ubaldo Balestriere
Psicologo, Psicoterapeuta, Psicologo clinico
Milano
Buongiorno,
grazie per aver condiviso ciò che stai vivendo. Capisco quanto possa essere difficile sentirsi soli anche quando, all’apparenza, sembra andare tutto bene.
Mi è venuta in mente quella famosa frase detta da Robin Williams: “Ho sempre pensato che la peggior cosa nella vita fosse restare soli. Non lo è. La peggior cosa è stare con persone che ti fanno sentire solo.”
A volte accade che la vita esterna sia piena, ma dentro ci sia una parte che si sente poco vista o poco nutrita nelle relazioni.
Risulta sempre più spesso importante ascoltare le proprie emozioni, riconoscere i propri bisogni profondi e ritrovare un senso di presenza e connessione autentica con sé e con gli altri.
Qualora ti andasse, scrivimi pure senza problemi.
Un caro saluto

Ubaldo Balestriere
Buongiorno,
grazie per aver condiviso con tanta sincerità e lucidità la tua esperienza. Dalle tue parole emerge un vissuto complesso, fatto di apparenze “positive” che però sembrano coesistere con un senso profondo di solitudine e fatica relazionale.
È molto importante che tu abbia riconosciuto questo disagio, nonostante all’esterno tutto sembri andare “nel verso giusto”. E' proprio da questo tipo di consapevolezza che può iniziare un cambiamento reale.
Dal tuo racconto emerge un bisogno autentico di relazioni più bilanciate, in cui sentirsi scelta e cercata, non solo disponibile e accogliente. Questo senso di dover quasi sempre “fare il primo passo” può diventare logorante nel tempo e alimentare quel senso di inadeguatezza di cui parli.
Spesso questi vissuti hanno radici più profonde che meritano di essere ascoltate in uno spazio sicuro e non giudicante dove esplorare con maggiore calma ciò che stai vivendo, comprendere meglio i tuoi bisogni relazionali e trovare modi più autentici per stare nelle relazioni. Ti auguro un buon cammino.
Dott.ssa Tonia Caturano
Psicoterapeuta, Sessuologo, Psicologo
Pioltello
Buongiorno, grazie per la fiducia con cui hai deciso di aprirti. Le tue parole arrivano dritte, senza bisogno di clamori, come spesso fanno le verità più profonde. E proprio in quella verità – nel modo in cui racconti la tua vita, così apparentemente piena ma attraversata da una vena costante di solitudine – c’è un’umanità che merita uno sguardo attento, gentile, e soprattutto non giudicante.
La tua storia, come molte altre, si muove tra due piani: quello esterno, dove tutto appare in equilibrio, e quello interno, più sottile, più difficile da spiegare, ma tremendamente reale. Da fuori, sì, si potrebbe dire che "hai tutto": stabilità, bellezza, affetti, una quotidianità che tanti rincorrono. Ma tu sai bene che il benessere esteriore non sempre riesce a colmare i vuoti più intimi. E forse è proprio lì che nasce il tuo senso di inadeguatezza: nel non sentirti rispecchiata, nel dare presenza e ricevere gentilezza, ma non reciprocità autentica.
Le relazioni, per loro natura, dovrebbero avere un ritmo che somiglia alla danza: un passo avanti, uno indietro, uno insieme. Quando sei sempre tu a compiere il primo movimento, il ballo perde la sua magia. E non è questione di contare chi scrive per primo o chi propone un’uscita – è questione di sentirsi scelti, desiderati, pensati senza dover sempre sollecitare.
Il senso di solitudine che descrivi non è una colpa e non è nemmeno una debolezza: è un segnale, delicato ma tenace, che ti sta dicendo qualcosa. Ti sta forse parlando di un bisogno più profondo di connessioni autentiche, di relazioni che abbiano il coraggio di stare, non solo di esserci. E questo bisogno è legittimo, umano, vitale.
Tu non sei sbagliata. Sei semplicemente una persona che sente molto, che dà molto, e che si aspetta – giustamente – di ricevere un po’ di quella cura indietro. Ma se questa dinamica si ripete da anni, se ti ritrovi sempre nella stessa posizione relazionale, forse sarebbe utile guardarla da un’altra angolazione, con uno sguardo esterno, competente, ma soprattutto accogliente.
Parlarne con qualcuno – in uno spazio protetto, dove non devi "andare bene" e non devi "essere all’altezza" – potrebbe offrirti non solo sollievo, ma anche strumenti nuovi per rileggere le tue relazioni, i tuoi bisogni, e i tuoi confini. Non perché tu debba cambiare te stessa, ma perché tu possa ritrovarti in modo più profondo.
Un colloquio con uno psicologo o una psicologa, qualcuno che lavori con un approccio umanistico e centrato sulla persona, potrebbe essere un primo passo. Non per "curarti", ma per prenderti cura. Per ascoltarti con più gentilezza di quella che spesso riescono a darti gli altri. E forse, anche, per capire insieme come nutrire legami più equilibrati, più reciproci, più veri.

Tu meriti relazioni in cui il tuo esserci non sia una rincorsa, ma un incontro.

Se senti che è il momento, prova a concederti questo spazio. Un’ora per te, per respirare, per dire le cose come vengono, senza filtri. Potresti scoprire che quel senso di solitudine, ascoltato nel modo giusto, può diventare un alleato. Una guida.
Ti auguro di trovare quello sguardo che ti faccia sentire vista davvero.
E se vuoi, io sono qui.
Buongiorno. Innanzitutto, grazie per la condivisione.
Quello che descrive sembra qualcosa che nasce da lontano e che si porta dietro da molto tempo, ovvero - se ho capito bene - la sensazione che lei non si senta scelta, vista e riconosciuta dalle persone che ha intorno, innescando così il profondo senso di solitudine che descrive, nonostante intorno a sè individui varie amicizie.
Penso potrebbe essere importante provare a riflettere su quali siano i legami che la fanno sentire maggiormente compresa e accolta e anche chiedersi cos'è che la spinge a fare sempre il primo passo.

Potrebbe essere utile iniziare un percorso di riflessione e un ascolto più profondo, così da fare chiarezza su ciò che non riesce tanto a spiegarsi e iniziare a creare e coltivare modi più soddisfacenti di stare in relazione con le altre persone.
Dott. Paolo Andreani
Psicologo, Psicologo clinico
Milano
Dalle tue parole emerge una grande consapevolezza di te e della tua vita: descrivi un quadro apparentemente completo, ma allo stesso tempo attraversato da un senso di vuoto e solitudine che sembra non trovare spazio di comprensione nel contesto che ti circonda. Ciò che racconti è più comune di quanto si pensi... può accadere di sentirsi soli anche in mezzo a molte persone, specialmente quando le relazioni non riescono a rispondere al bisogno più profondo di reciprocità e presenza emotiva. Il fatto che tu debba spesso attivare il contatto può farti sentire non scelta, non prioritaria, e questo può toccare corde più intime legate al sentirsi riconosciuti e desiderati per quello che si è. Spesso, dietro questa dinamica, ci sono modelli relazionali consolidati nel tempo, che possono essere esplorati in uno spazio sicuro come quello terapeutico, non tanto per “cambiare” le persone attorno a te, ma per comprendere cosa accade dentro di te quando senti di dover fare tu il primo passo. Riconoscere e dare voce a questa solitudine è già un passo importante. In un percorso psicologico potresti imparare a dare nuovi confini e nuovi significati alle tue relazioni, partendo proprio da ciò che oggi ti fa stare male.

Un caro saluto
Gent.ma utente,
ha spiegato molto bene il dispiacere che prova nel non riuscire a vivere le relazioni di amicizia in modo soddisfacente. Questa sofferenza rivela un suo bisogno personale di mantenere delle connessioni sociali positive, perché sa che sono una bella fonte potenziale di emozioni positive.
Spesso capita, però, che gli amici significativi, quelli che attraversano varie della fasi della vita, percorrano delle traiettorie diverse dalla propria, con abitudini differenti e diverse priorità. Ci si trova così a rincorrerli per avere un contatto o per organizzare delle attività insieme. Nel suo caso, questo sforzo, seppur ricambiato, le causa frustrazione e qualche volta aspettative disilluse.
Il perché capiti che i suoi amici non la cerchino spesso, è un quesito a cui è difficile trovare risposta. Ma forse non ce n'è bisogno. Più importante è capire perché ciò le causa fastidio e malessere, perché questo tipo di persone e frequentazioni sono importanti per il suo benessere psicologico. Riuscire a lasciar andare il comportamento e le scelte degli altri, così come le loro abitudini o le opinioni, è un passaggio fondamentale per concentrarsi su sé stessa e chiedersi di cosa ha davvero bisogno per vivere connessioni sociali utili e vantaggiose per il benessere personale.
Fare la prima mossa, prendere l'iniziativa, manifestano le sue buone intenzioni e rivelano un'indole caratteriale propensa alle buone relazioni, ma non devono generare aspettative o pretese sul comportamento degli altri, altrimenti si rischia di perdere motivazione o di sentirsi incapaci di catturare l'attenzione degli altri.
Potrebbe esserle d'aiuto valutare un affiancamento psicologico per gestire queste emozioni negative e consolidare la sua autostima e la sua autonomia, liberandosi dall'esigenza di un costante riscontro esterno. Potrebbe anche rivedere i suoi valori personali e scoprire le sue potenzialità di carattere che meglio le consentano di vivere le relazioni di amicizia in modo libero e spensierato, oltre ad aprirsi a molte altre situazioni di connessione sociale.
Coltivare relazioni significative è impegnativo, anche se il piacere che si può provare è una grande ricompensa. Per cui vale la pena approfondire questa sfera della sua vita che in questo momento le sembra così poco soddisfacente.
Resto a disposizione per informazioni su un percorso psicologico adatto alle sue esigenze.
Con cordialità. Dott. Antonio Cortese
Dott.ssa Eleonora Fiorini
Psicologo clinico, Psicologo
Terracina
Buongiorno, come racconta esiste nelle sue parole questo velo di apparenza che copre qualcosa di più profondo , intimo, privato ed autentico che nel campo delle amicizie forse rende lo star bene più difficoltoso. Si potrebbe essere più curiosi e provare a scoprire a cosa serve questo velo tra lei e il mondo che rende la sua vita così desiderabile agli occhi esterni ma che non soddisfa lei totalmente, nonostante ne sia la protagonista.
Gentile utente, grazie per la sua condivisione.
Dalle sue parole emerge una condizione che può essere molto faticosa da vivere: quella di sentirsi spesso al centro delle relazioni, ma raramente “al centro dell’attenzione affettiva”; si tratta di un bisogno che in questo momento si sta facendo strada in lei, e si sta facendo sentire più di quanto abbia mai fatto in passato. Il fatto che sia quasi sempre lei a cercare gli altri, pur ricevendo risposte gentili, può generare una forma di ansia silenziosa, legata al timore di non essere cercata spontaneamente, di non essere davvero importante senza fare il primo passo, di rimanere in disparte qualora non fosse lei a cercare gli altri che la circondano. Questo tipo di dinamica, fatta di legami presenti ma poco reciproci (in virtù del bisogno che vive in lei) può far nascere dubbi profondi sul proprio valore e un senso di inadeguatezza difficile da spiegare: da qui, il suo sentimento di solitudine e di angoscia. Il bisogno che traspare non è solo di compagnia, ma di connessione autentica, di relazioni che non siano solo risposte gentili, ma anche iniziativa, presenza vera, reciprocità. Per queste ragioni, è un vissuto che non va ignorato: non indica affatto fragilità ma una sensibilità che chiede spazio e riconoscimento. Provi ad approcciarsi all'altro in maniera più aperta, senza timore del rifiuto: dando maggiore voce a se stessa e ai propri bisogni, fornirà anche all'altro uno strumento in più per starle vicino e per connettersi in maniera più autentica.
Dott.ssa Virginia Vazzoler
Psicoterapeuta, Psicologo
Treviso
Buongiorno, la ringrazio per la sua condivisione. Il senso di solitudine e inadeguatezza che ha descritto meriterebbe un approfondimento a partire dalla sua storia di vita, le sue scelte per arrivare a cogliere cosa per lei oggi sia autentico e cosa di ciò che sta vivendo non corrisponda ai suoi bisogni.
Resto a disposizione se ha voglia di provare un percorso di sostegno online.
La ringrazio nuovamente,
dott.ssa Virginia Vazzoler
Dott.ssa Roberta Merlo
Psicologo, Psicologo clinico
Milano
Buongiorno,
grazie molte per la sua condivisione, credo che potrebbe essere utile approfondire quanto ha descritto mediante un percorso di supporto, volto alla comprensione delle emozioni che ha riportato e che la aiuti ad una maggiore consapevolezza del bisogno che ha espresso.
Se volesse iniziare io sono disponibile, anche online.
Grazie e buona giornata
Roberta Merlo
Dott. Giuseppe Ricapito
Psicoterapeuta, Psicologo
Bari
Buongiorno, dalla prima parte della sua domanda mi sembra di capire che lei cerchi più qualità nella sua rete sociale rispetto alla quantità. Di conseguenza più uscite o più contatto (anche via telefono) non sembrano essere soluzioni funzionali alla sua necessità ma potrebbero addirittura essere delle strategie che alimentano la situazione piuttosto che risolverla. Nella parte finale aggiunge questo senso di angoscia e solitudine pervasivo e duraturo ma è sicura che le due cose siano collegate? Si descrive come una persona che sostanzialmente ha tutto tranne quelle amicizie "alle sue condizioni", o che rispettino le sue esigenze, ma è sicura che avendole smetterebbe di sentirsi così? E' davvero questa la soluzione?
Questo spazio mi permette solo di lasciarle queste domande come riflessione ulteriore sulla sua situazione ma se non dovesse trovare delle risposte soddisfacenti le invito a esplorare meglio il tutto in terapia, dato il tempo trascorso dall'inizio di queste sensazioni negative sarebbe un peccato aggiungerne altro.
Le auguro il meglio
Dott.ssa Susanna Minaldi
Psicologo, Psicologo clinico
Cantù
Buongiorno,
la ringrazio per aver condiviso la sua esperienza.
È comprensibile che, pur avendo una vita piena e relazioni gentili intorno a sé, provi un senso di solitudine: il bisogno di sentirsi cercati e realmente scelti è profondo e umano.
Spesso, quando siamo noi a mantenere attive le relazioni, può emergere la sensazione di dare più di quanto si riceve.
Riflettere su quali legami le trasmettono autenticità e reciprocità può aiutarla a orientarsi verso rapporti più appaganti.

Cordiali saluti.
Dott.ssa Susanna Minaldi
Buongiorno,
le sue parole trasmettono una grande lucidità nel descrivere la sua vita e, insieme, un dolore che sembra difficile da condividere. Colpisce come lei riesca a osservare con chiarezza ciò che la circonda e allo stesso tempo percepisca un senso di solitudine che persiste, nonostante tutto sembri “a posto” dall’esterno.
Quando descrive queste amicizie “sfuggenti” e questo bisogno di essere lei, quasi sempre, a creare il contatto, si intravede una tensione tra il desiderio di legame e la paura di non essere davvero cercata o riconosciuta.
Potrebbe essere utile esplorare insieme da dove nasce questa sensazione di dover “andare verso” l’altro per sentirsi vista, e cosa accade dentro di lei quando questo movimento non trova risposta.
Dott.ssa Shana Baratto
Psicologo, Psicologo clinico
Levico Terme
Buongiorno gentile utente,
grazie per la sua condivisione. Nel leggerla ho sentito la solitudine di cui ci parla; come se la percezione fosse quella di essere in mezzo a tanti, ma non sentendo nessuno. Non penso sia una questione di vedere ma di sentire. Come, probabilmente, vista anche la sua età ed il ciclo di vita che si appresta ad affrontare, non si tratta di una questione di quantità ma di qualità. Mi colpisce la parola che utilizza: "profondità". Probabilmente sta cercando una profondità diversa.. soprattutto nelle relazioni amicali.
Penso che un percorso psicologico individuale potrebbe sostenerla nel comprendere la sua modalità di stare in relazione con l'altro. Parla di queste amicizie sfuggenti; mi domando, "l'essere sfuggente" è qualcosa che ha a che fare con lei o che non le appartiene? Come viveva, e come vive oggi, le relazioni sfuggenti?
Un percorso con una professionista, inoltre, potrebbe aiutarla a comprendere il vissuto di inadeguatezza che percepisce e potrebbe aiutarla a gestire il vissuto di angoscia che, se ho compreso bene, la accompagna già da tempo.
Rimango a disposizione, anche online.
Cordialmente,
dott.ssa Baratto
Buongiorno,
dunque dal suo racconto emerge come, al netto delle soddisfazioni che trova nei vari ambiti della sua vita, la sfera "amicizie" le causi profondo senso di angoscia e solitudine.
Potrebbe essere utile capire meglio se ritrova un momento di inizio di questo vissuto che riscontra da anni e comprendere meglio cosa significhi per lei che gli altri siano sfuggenti, nonostante esprimano gentilezza e affetto, e l'inadeguatezza che sembra ne consegua. Potrebbe provare a parlarne con uno/a specialista in modo da approfondire tali vissuti.
Un caro saluto
Dott. Gianluca Pujia
Psicologo, Psicologo clinico
Roma
Da fuori ha una vita che tutti desiderano, amicizie che ci sono solo alle loro condizioni, è lei che per prima deve chiamare, quello che può cominciare a chiedersi, "ma è la vita che desideravo fare? la mia quotidianità mi appaga, mi piace, l'ho sempre sognata?", o posso cominciare a chiedermi se invece è una vita che sognavano altri per me?
Dott.ssa Marta Del Prete
Psicologo, Psicologo clinico
Roma
Buonasera, quello che lei descrive merita attenzione, anche se esteriormente sembra che tutto funzioni “bene”, dentro di lei potrebbe star vivendo una forte sensazione di solitudine e inadeguatezza. Potrebbe esplorare i propri bisogni relazionali, capire quali tipi di interazioni la fanno sentire davvero sostenuta e compresa. Potrebbe riconoscere e accogliere la propria solitudine piuttosto che cercare di eliminarla subito, osservare e accogliere queste sensazioni può aiutare a capire cosa realmente manca nelle relazioni. Si potrebbero rinegoziare i rapporti e valutare se e come stabilire confini e aspettative più chiari con gli amici. A volte comunicare apertamente i propri bisogni può migliorare la qualità delle relazioni. Infine, potrebbe essere utile, esplorare le radici di questa solitudine, capire perché le relazioni la lasciano spesso insoddisfatta e trovare delle strategie concrete per costruire più legami equilibrati e appaganti.
Dott.ssa Ilaria Bresolin
Psicologo, Neuropsicologo
Breda di Piave
Gentile utente, grazie per aver condiviso quello che sente.
Spesso è possibile sentire quello che lei descrive, cioè non tanto una solitudine dovuta a mancanza di persone attorno ma piuttosto la mancanza di una relazione profonda e autentica.
Potrebbe essere utile provare a vedere cosa succede se non cerca lei per prima l'altra persona, se non invita lei a uscire o non manda lei il primo messaggio. Potrebbe essere utile valutare anche quanto tempo scorre dall'ultimo incontro/messaggio... Per cercare di dare delle tempistiche e capire anche cosa lei si aspetta dagli altri. Si parla di qualche giorno o qualche settimana?
Inoltre potrebbe essere utile anche cercare di approfondire nello specifico un paio di amicizie che possano essere coltivate più delle altre. In modo tale da cercare di creare delle connessioni autentiche con poche persone ma mirate e "buone".
Spero di esserle stata d'aiuto, dott.ssa Ilaria Bresolin.
Dott.ssa Eleonora Mozzani
Psicologo, Psicoterapeuta, Terapeuta
Milano
Gentilissima, la ringrazio per la condivisione della sua domanda.
Credo che la sua sofferenza derivi più da una sensazione di bisogni non soddisfatti dai suoi amici o da una sensazione di non essere desiderata o vista, piuttosto che da una mancanza reale di affetto.
Potrebbe considerare l'idea di intraprendere un percorso psicologico per andare ad analizzare cosa muove in lei questo tipo di vissuto ed interpretazione delle dinamiche dei suoi rapporti interpersonali.
Con l'augurio di esserle stata d'aiuto, rimango a sua disposizione per ulteriori confronti.
Cordialmente
Dott.ssa Eleonora Mozzani
Dott.ssa Sofia Barcella
Psicologo, Psicologo clinico
Endine Gaiano
Buonasera, la ringrazio molto per aver portato questa tematica che in questo momento sembra essere una fatica per lei. Comprendo molto bene che in questa situazione possa provare angoscia e solitudine, la socialità e le relazioni interpersonali costituiscono un'area molto importante e delicata, assolutamente non scontata, all'interno della vita di una persona, seppure essa possa ritenersi completa su tanti altri aspetti. Quello che mi sento di dirle è che un obbiettivo potrebbe essere ascoltare le emozioni e le sensazioni che sta provando, capire meglio come questo senso di solitudine e angoscia si manifesti in lei, quali motivazioni e modalità siano al centro della questione e trovare in un secondo luogo delle strategie che possano aiutarla a superare questa difficoltà, che a quanto ho capito ha una storia lunga. Tutto ciò è possibile trattarlo attraverso un percorso psicologico, con l'aiuto di un professionista, qualora lei si sentisse pronta. Nella speranza che quanto scritto possa averle fornito una possibilità di azione, le mando un caro saluto.
Dott.ssa Silvia Parisi
Psicoterapeuta, Psicologo, Sessuologo
Torino
Buongiorno,
da ciò che racconti emerge un vissuto di solitudine che non dipende tanto dalla quantità delle relazioni che hai — che, anzi, sembra essere piuttosto ampia — quanto piuttosto dalla qualità e dal senso di reciprocità che percepisci in esse. Sentirsi soli pur essendo circondati da molte persone è un’esperienza più comune di quanto si pensi, e spesso è legata al bisogno profondo di connessioni autentiche, in cui ci si senta davvero visti, ascoltati e scelti.

Il fatto che tu ti trovi spesso a dover prendere l’iniziativa nei contatti può generare la sensazione di essere poco importante per gli altri, e questo, a lungo andare, può minare la fiducia in sé e nelle relazioni. Può essere utile provare a chiederti che tipo di legame desideri davvero, quali bisogni emotivi senti insoddisfatti e se, in qualche modo, il tuo modo di relazionarti (per esempio, l’essere molto disponibile o accogliente) possa contribuire a creare dinamiche sbilanciate.

Inoltre, esplorare più a fondo la tua storia relazionale — non solo con gli amici ma anche con la tua famiglia e nelle relazioni affettive — potrebbe aiutarti a comprendere meglio l’origine di questo senso di solitudine e a trovare modalità nuove per costruire legami più appaganti e reciproci.

Per approfondire e affrontare in modo efficace questi vissuti, può essere molto utile un percorso psicologico mirato, che ti accompagni nella comprensione e nella rielaborazione di queste dinamiche interiori.

Dottoressa Silvia Parisi
Psicologa – Psicoterapeuta – Sessuologa
Dott. Luca Vocino
Psicologo clinico, Psicologo
Trezzano Rosa
Buongiorno gentile Utente, quello che descrive tocca un tema molto profondo e umano: la solitudine che può emergere anche quando, all’apparenza, si ha “tutto”. A volte la vita esterna (un buon lavoro, una relazione stabile, una rete sociale ampia) non corrisponde a un reale senso di connessione emotiva. La solitudine che racconta non sembra derivare dall’assenza di persone intorno a lei, ma dal non sentirsi davvero scelta, cercata o riconosciuta nella reciprocità dei rapporti. È un dolore sottile, ma molto reale, che può generare quella sensazione di inadeguatezza e di “vuoto” che descrive.

La modalità che ha imparato a mettere in atto, quella di essere lei a cercare e mantenere i contatti, potrebbe avere radici nel bisogno di garantire la continuità delle relazioni, come se temesse che, smettendo di farlo, l’altro possa allontanarsi. Si tratta di un meccanismo di adattamento che nasce spesso dal desiderio profondo di sentirsi vista e importante per gli altri. Tuttavia, col tempo, questo porta inevitabilmente a sentire squilibrio e fatica, perché la reciprocità è ciò che dà nutrimento emotivo autentico ai legami.

È possibile che in passato lei abbia sperimentato forme di vicinanza condizionate, cioè legami in cui l’affetto o l’attenzione non erano del tutto gratuiti, ma doveva “meritarseli” attraverso disponibilità, presenza o compiacenza. Quando questo schema si ripete in età adulta, si tende a costruire relazioni in cui si dà molto, ma si riceve meno di quanto si avrebbe bisogno. Il risultato è proprio quel senso di vuoto che lei descrive, anche se tutto il resto nella vita sembra “funzionare”.

Credo che un lavoro terapeutico possa aiutarla a comprendere più a fondo la radice di questo schema relazionale, e soprattutto a trovare un modo più autentico di vivere i legami, in cui possa sentirsi cercata e voluta non per ciò che offre, ma per ciò che è. In parallelo, è importante che inizi a osservare i piccoli segnali di reale reciprocità, anche minimi, che già possono esserci intorno a lei, e a dare valore alle persone che, pur in modo discreto, le mostrano attenzione genuina.

Non è segno di debolezza avvertire la solitudine, ma un sintomo di quanto lei desideri una connessione più vera, più calda e più profonda. Da questo desiderio può nascere un percorso di grande crescita e consapevolezza.

Se dovesse avere bisogno di ulteriori informazioni o di intraprendere un percorso mi trova a disposizione,
Dott. Luca Vocino
Dott.ssa Emanuela Bazzana
Psicoterapeuta, Psicologo, Psicologo clinico
Albino
Gentile ragazza, sembra che lei, fra agiatezza e prosperità, stia cercando la sua strada per realizzarsi pienamente. Sente di dover vedere e capire qualcosa che non è chiaro e che riguarda le sue relazioni, come le vive, e come viene percepita dagli altri. Va tutto bene ma niente funziona come dovrebbe. Una bella giostra colorata, ma non così emozionante come vorrebbe. Possiamo capire insieme, anche online.
Buona vita. E. Bazzana
Dott.ssa Caterina De Galitiis
Psicologo, Psicoterapeuta, Sessuologo
Pescara
Salve, la solitudine che racconta sembra avere a che fare con il non sentirsi realmente vista o ricambiata. Come se, in queste relazioni, non percepisse una reale equità, dal momento che è sempre lei ad adattarsi “alle loro condizioni e alle loro tempistiche”. Questo può generare un senso di vuoto e inadeguatezza, perché, pur avendo molte persone intorno, manca quella sensazione di essere scelta, cercata, desiderata e voluta bene per ciò che è.
Potrebbe esserle utile chiedersi cosa realmente cerca in una relazione e quanto di ciò che fa nasce da un suo autentico desiderio, o piuttosto dalla paura di perdere l’altro o dal bisogno di ricevere qualcosa in cambio. Spesso, senza accorgercene, ci adattiamo troppo all’altro per paura di restare soli, ma così finiamo per allontanarci da noi stessi e, paradossalmente, impediamo anche all’altro di vederci davvero per ciò che siamo.
Un percorso psicologico potrebbe aiutarla a esplorare questi vissuti, comprendere da dove nasce questo bisogno di conferma e costruire relazioni più autentiche, in cui possa sentirsi davvero riconosciuta.
Buongiorno, grazie per aver condiviso con sincerità e consapevolezza la sua situazione. Quello che descrive, con numerosi amici percepiti come “sfuggenti” e un senso di solitudine è molto comune e merita attenzione. La sensazione di solitudine non dipende solo dal numero di amici o dalla frequenza degli incontri, ma dalla qualità del legame e dal sentirsi davvero considerati e ascoltati. È naturale desiderare di essere ricambiati. La mancanza di reciprocità o la percezione di questa mancanza può generare frustrazione e senso di inadeguatezza. Un primo passo potrebbe essere esplorare i propri bisogni affettivi e comunicare con chiarezza le proprie aspettative nelle relazioni. Un percorso di sostegno psicologico può aiutare nel rafforzare l’autostima relazionale, riconoscere i modelli di amicizia che ci fanno sentire soli e creare legami più appaganti. La solitudine non è un fallimento personale, ma un segnale importante di ciò di cui hai bisogno per sentirti veramente in relazione.
Dott. Luca Rochdi
Psicologo, Psicologo clinico
Milano
Gentile utente le consiglio di intraprendere un percorso di supporto psicologico per vedere meglio la situazione per trovare strategie utili volte ad un miglioramento.
Sarei felice di accompagnarla in questo percorso.
Se dovesse avere dei dubbi, può contattarmi premendo il tasto 'messaggio' sul mio profilo.
Resto a disposizione attraverso consulenze online.
Dott. Luca Rochdi
Buongiorno, non è affatto raro che, dietro una vita “perfetta” agli occhi degli altri, si nasconda un senso di vuoto difficile da spiegare. Lei racconta una condizione molto comune in chi ha costruito una vita stabile e soddisfacente sul piano esterno, ma che fatica a sentirsi realmente connessa agli altri sul piano più autentico e affettivo.
Ciò che sente non nasce dalla mancanza di relazioni, ma dalla qualità di quelle relazioni. Da come lo descrive, le persone che la circondano sembrano presenti, ma in modo superficiale o sbilanciato ed è naturale che questo la faccia sentire sola, quasi invisibile.
Spesso, chi ha una personalità capace, organizzata, generosa, tende ad attrarre persone che ricevono molto ma danno poco. È un equilibrio che a lungo andare diventa doloroso, perché ci si sente apprezzati per ciò che si offre, non per ciò che si è.
Credo che in questo momento, più che cambiare gli altri, possa essere utile rifocalizzarsi su di sé, chiedersi che tipo di relazione la fa sentire davvero vista e riconosciuta, e iniziare a investire solo dove c’è reciprocità. A volte è necessario ridurre la quantità di legami per lasciare spazio a rapporti più autentici, anche se all’inizio fa paura.
Inoltre, questo senso di angoscia che descrive meriterebbe uno spazio di riflessione. Un percorso psicologico personale potrebbe aiutarla a esplorare il significato di questa solitudine, capire quali bisogni emotivi non trovano voce e imparare a costruire legami più nutrienti, anche partendo da se stessa.
Ha già fatto un passo importante, ha dato nome e voce a un disagio che molti si limitano a ignorare. Da qui può iniziare un lavoro autentico di conoscenza e riconnessione con sé, che è il primo passo per sentirsi davvero meno soli, anche in mezzo agli altri. Un caro saluto
Buongiorno,
capisco il suo vissuto di solitudine, sarebbe opportuno indagare l'instaurarsi delle sue relazioni amicali e i suoi processi di vicinanza e lontananza all'interno dei rapporti e i relativi significati che lei attribuisce.
Un caro saluto
Dott.ssa Camilla Negri
Psicologo, Neuropsicologo, Psicologo clinico
San Nicolò a Trebbia
Buona sera. Grazie per aver condiviso il suo vissuto con noi. Le amicizie, le relazioni in modo più ampio, sono sempre tematiche delicate che possono influire sul nostro stato d'animo. Ciò che racconta meriterebbe di essere approfondito e discusso con più tranquillità. Non esiti a contattarmi

Stai ancora cercando una risposta? Poni un'altra domanda

  • La tua domanda sarà pubblicata in modo anonimo.
  • Poni una domanda chiara, di argomento sanitario e sii conciso/a.
  • La domanda sarà rivolta a tutti gli specialisti presenti su questo sito, non a un dottore in particolare.
  • Questo servizio non sostituisce le cure mediche professionali fornite durante una visita specialistica. Se hai un problema o un'urgenza, recati dal tuo medico curante o in un Pronto Soccorso.
  • Non sono ammesse domande relative a casi dettagliati, richieste di una seconda opinione o suggerimenti in merito all'assunzione di farmaci e al loro dosaggio
  • Per ragioni mediche, non verranno pubblicate informazioni su quantità o dosi consigliate di medicinali.

Il testo è troppo corto. Deve contenere almeno __LIMIT__ caratteri.


Scegli il tipo di specialista a cui rivolgerti
Lo utilizzeremo per avvertirti della risposta. Non sarà pubblicato online.
Tutti i contenuti pubblicati su MioDottore.it, specialmente domande e risposte, sono di carattere informativo e in nessun caso devono essere considerati un sostituto di una visita specialistica.