Buongiorno, mio figlio ha quasi 13 anni, frequenta la seconda media con profitto. E' un ragazzo int

23 risposte
Buongiorno,
mio figlio ha quasi 13 anni, frequenta la seconda media con profitto. E' un ragazzo intelligente, che sta crescendo nella curiosità e per ora nel dialogo con noi. Non è uno sportivo, ha comunque interessi (computer soprattutto). Pur non essendo il più popolare ha sempre avuto delle amicizie, mentre con il cambiamento di scuola -complice anche la situazione pandemica- ha avuto poche occasioni di socialità. Abbiamo invitato alcuni compagni di classe, con i quali la relazione ci è parsa buona. Tuttavia, ci ha espresso un po' di tristezza e di sentimento di esclusione (si è formato un gruppo di ragazzi e poi alcune coppie di amici). Gli ho consigliato di provare comunque ad avvicinarsi agli altri e interessarsi agli argomenti di conversazione, per conoscerli meglio (ad esempio durante l'intervallo), e ci siamo riproposti di sentire anche il parere degli insegnanti, nonchè riprovare ad invitare dei compagni di scuola a casa. Per altre attività c'è anche la difficoltà del green pass non posseduto da tutti e non è piacevole indagare in aspetti privati di altre famiglie. In altri casi (figli di amici di famiglia con i quali ci si vede talvolta) ci sembra un ragazzo normale. Non lo vediamo particolarmente sofferente, ma conscio della difficoltà sì, e ci piacerebbe aiutarlo in qualche modo a provare ad aprirsi.
Sarà poi che io lo vedo con il cuore della mamma, ma per me lui è una bella persona e credo abbia molto da offrire. Sono sicura che ci saranno altri ragazzi come lui.
Non so se rilevante, ha un fratello minore (circa 3 anni) con il quale è sempre stato davvero speciale. Con lui condivide anche dei momenti durante la giornata. Compatibilmente con il fatto che ciascuno di loro vive anche momenti suoi vanno d'accordo.
Grazie per i vostri pareri.
Dott. Francesco Damiano Logiudice
Psicologo, Psicoterapeuta, Psicologo clinico
Roma
Salve, mi spiace molto per la situazione ed il disagio espresso e comprendo quanto possa essere difficile per suo figlio convivere con questa situazione riportata.
Comprendo anche le preoccupazioni di una mamma.
Ritengo fondamentale che voi possiate richiedere un consulto psicologico al fine di esplorare la situazione con ulteriori dettagli, elaborare pensieri e vissuti emotivi connessi e trovare strategie utili per fronteggiare i momenti particolarmente problematici onde evitare che la situazione possa irrigidirsi ulteriormente.
Credo che possa essere utile per suo figlio ritagliarsi uno spazio per elaborare pensieri e vissuti emotivi connessi alla situazione riportata ed identificare pensieri rigidi e disfunzionali che impediscono il cambiamento desiderato e mantengono la sofferenza in atto.
Resto a disposizione, anche online.
Cordialmente, dott FDL

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Dr. Roberto Gungui
Psicologo, Psicoterapeuta
Nuoro
Buonasera sig,ra, comprendo le preoccupazioni di una mamma che per la prima volta sta cercando di supportare e incoraggiare il proprio figlio tredicenne in questa delicata fase di vita. Ritengo utile che suo figlio possa trovare uno spazio per elaborare i propri vissuti emotivi legati alla situazione sopra descritta. Rimango a disposizione , anche online.
Cordiali saluti.
Dott. Roberto Gungui
Dott.ssa Giuseppina Mangano
Psicologo clinico, Psicologo
Roma
Salve, mi spiace molto per la situazione descritta e il disagio che suo figlio riporta. Comprendo anche le preoccupazioni di una mamma che si trova a supportare il figlio in una fase molto complicata della vita. Sarebbe utile che suo figlio possa avere uno spazio per elaborare le emozioni e i pensieri connessi alla situazione descritta e trovare strategie utili per fronteggiarla. Se sceglierà di affidarsi ad un professionista, io faccio anche consulti online, resto a disposizione, Dott.ssa G.Mangano
Dott. Giacomo Carella
Psicologo, Psicologo clinico
Pistoia
Buongiorno signora, suo figlio probabilmente sta attraversando una fase in cui sta provando varie strategie per relazionarsi con gli altri. Alcune funzionano altre no. Tenga conto che a 13 anni dobbiamo ancora capire chi siamo e non è sempre facile instaurare buoni rapporti con tutti. Questo vale anche da adulti, ma quando siamo più grandi abbiamo più strumenti per gestire un'eventuale difficoltà di inserimento in un gruppo. Tenga conto anche del carattere di suo figlio. Probabilmente è un po' introverso. Ma in questo non c'è niente di grave. Le consiglio di continuare a parlarci ed ascoltare ciò che ha da dire per poterlo consigliare e sostenere come solo una mamma sa fare. Se ha bisogno rimango a disposizione.
Dott.ssa Alessia D'Angelo
Psicologo, Psicologo clinico, Psicoterapeuta
Milano
Gentile utente, suo figlio si trova in una fase di grande transizione. A 13 anni siamo alla ricerca di chi siamo, cosa ci piace, cosa ci interessa, impariamo nuovi modi di relazionarci con gli altri, imbarcandoci anche nelle faticose dinamiche delle amicizie, tutto condito da un periodo storico che sta generando delle nuove sfide sociali per i ragazzi come suo figlio.
E' possibile che suo figlio sia un ragazzino più introverso, ma credo che continuare a parlare con lui in modo aperto e sincero come ha detto di aver fatto fin ora è sicuramente un'ottima strategia per essere vicino a suo figlio in questo momento di crescita.
Rimango a sua disposizione
Dott.ssa Alessia D'Angelo
Dott. Gianpaolo Bocci
Psicoterapeuta, Psicologo, Psicologo clinico
Latina
Buongiorno,
in quanto da lei scritto, porrei l'attenzione su tre aspetti interconessi tra di loro:
- Emergenza Covid: in questo lungo periodo di emergenza legato al Covid, gli aspetti economici e di ordine medico, per la loro urgenza, sono quelli che hanno avuto maggior risalto. Ci sono però tutta una serie di difficoltà che la chiusura prima e la distanza poi, stanno sviluppando. La nostra è una cultura che si basa su una distanza interpersonale ravvicinata e sul contatto. Un improvviso quanto forzato 'blocco' ha portato al dover trovare nuove modalità di relazione.
- Età: la fascia pre e adolescenziale è un periodo in cui molti apsetti della persona iniziano a cambiare: si sviluppa un tipo di ragionamento che prima non era presente; iniziano ad essere presenti interessi diversi; c'è lo sviluppo dei caratteri sessuali secondari... insomma un tornado!
- Scuola: il passaggio a scuole superiori di grado rispetto alle precedenti, richiede una riorganizzazione sia delle modalità di studio che di quelle relazionali.
E probabile che suo figlio, come anche gli altri bambini, stiano sperimentando (per i punti riportati sopra) nuove modalità di relazionarsi. Come lei rileva si passa dal gruppo a coppie di amici, indicatori di una socialità più ristretta e selettiva.
Credo che, malgrado il dispiacere che prova rispetto al senso di esclusione e la tristezza di suo figlio, lei stia facendo la cosa migliore. Parlare e confrontarsi con lui, cercare di dargli una mano, non prendendo però il suo posto nello sperimentare... anche le difficoltà e le delusioni.

Le auguro una buona giornata
Gianpolo Bocci
Dott.ssa Francesca Ape
Psicologo, Psicologo clinico, Psicoterapeuta
Roma
Salve signora, leggo con dispiacere di questa sua situazione. Mi spiace per quello che lei, da mamma, sta vivendo e per quello che sta passando suo figlio.
Riesco ad immaginare le preoccupazioni di una mamma che vede il figlio soffrire e che vorrebbe far qualcosa per risolvere la situazione.
Credo possa essere utile per suo figlio riuscire ad entrare maggiormente in contatto con le sue emozioni, riuscendo a focalizzarsi su cosa sta provando, su cosa pensa e su cosa desidera. In questo modo potrà imparare a conoscersi meglio e, oltre a rispondere alle sue domande, potrà acquistare maggiore sicurezza.
Se dovesse decidere di rivolgersi ad uno psicologo, sono a sua disposizione.
Un saluto e un grande in bocca al lupo,
Dott.ssa Francesca Ape
Dott.ssa Fabiola Ribechini
Psicologo
Castelfiorentino
Buonasera signora, intanto la ringrazio per aver condiviso con noi questa sua sofferenza e per aver deciso di affidarsi per un consiglio. Capisco la sua preoccupazione, un genitore vorrebbe sempre il meglio per il proprio figlio e vederlo in difficoltà e non poter fare niente dà la sensazione di non essere abbastanza, ma non si preoccupi, non è così. Lei si sta preoccupando e sta cercando di aiutarlo con i mezzi a sua disposizione, questo è già un grande passo per lui e verso di lui. Suo figlio sta attraversando un momento particolare della sua vita, l'adolescenza è un periodo di grande cambiamento, sia per i ragazzi che per i genitori nel rapporto con loro. Non sono più bambini e diventa più difficili aiutarli direttamente, si devono sperimentare, devono creare la loro personalità e imparare a vivere e interagire nel mondo dei pari. La pandemia ha tolto tanto ai nostri ragazzi, è più difficile inserirsi in un gruppo e gestire le nuove dinamiche con i coetanei. La cosa che vorrei chiederle è: quanto questa situazione è un problema per lei come mamma e quanto lo è per suo figlio? Mi spiego, sicuramente questa situazione è pesante per entrambi, ma a chi pesa di più? è importante rifletterci per capire che tipo di aiuto richiedere. Io penso che sarebbe utile che suo figlio intraprendesse un percorso con uno psicologo, ma penso anche che potrebbe essere utile anche per lei come genitore iniziare un percorso psicologico per imparare a supportare suo figlio in questo momento e ancora di più per potersi anche lei "sfogare" e elaborare a livello emotivo cosa suscita in lei l'isolamento di suo figlio rispetto ai proprio coetanei.
Nella speranza di esserle stata d'aiuto, resto a disposizione.
Dott.ssa Fabiola Ribechini
Dott. Antonino Savasta
Psicologo, Psicologo clinico
Pistoia
Salve,
ha fatto proprio bene a scriverci: confrontarsi spesso è il primo passo per stare bene. Noto con piacere che in realtà il ragazzo è molto fortunato ad avere dei genitori che gli stanno vicini. Il che non è poco e non è da dare per scontato. Come aiutarlo? Parlando con lui, standogli vicino, cercando di capire cosa lo farebbe stare un po' meglio di come stia adesso. Costruendo un rapporto giorno per giorno; cosa che state già facendo. Se volesse qualche dritta sul modo in cui porsi, sulle parole da usare o ulteriori chiarimenti in genere, anche solo per un aggiornamento, non esiti a contattarci nuovamente. Cordiali saluti, Dottor Savasta.
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Dott.ssa Lydia Chiovari
Psicologo, Psicoterapeuta
Padova
Gentile Signora, capisco la sua sofferenza di mamma nel veder il proprio figlio in difficoltà, ma da quello che mi ha raccontato mi sembra che ci siano tutti gli elementi per superare questo naturale momento di impasse, in modo sereno e costruttivo. Quello che le consiglio è di interessarsi su uno possibile sportello d'ascolto che di solito le scuole mettono a disposizione, perchè potrebbe essere un ottima opportunità per trovare uno spazio per elaborare pensieri ed emozioni legati a questo particolare momento di vita. Cordialemente, Dott.ssa Lydia Chiovari
Prof. Antonio Popolizio
Psicologo, Psicoterapeuta, Psicologo clinico
Roma
Salve, apprezzo moltissimo la sua attenzione per la vita sociale ed emotiva di suo figlio . Piccoli problemi di socializzazione sono assolutamente normali per l'età di suo figlio ma lei fa benissimo a monitorare comportamenti e rapporti con gli altri coetanei. Tuttavia se dovesse riscontrare problematiche che rendono triste suo figlio e che lo allontanino dagli altri ragazzi, si rivolga a uno psicologo che fornirà a lei e suo figlio gli strumenti per superare le piccole o grandi difficoltà. Cordiali saluti. Professor Antonio Popolizio
Dott.ssa Catia Califano
Psicologo
Fiumicino
Gentile signora suo figlio si trova in una età di particolare sviluppo evolutivo caratterizzato da una serie di segnali quali sbalzi d'umore, maggiore concentrazione sul proprio sè corporeo, un pensiero cognitivo più complesso , ecc i ragazzi di questa età ambiscono all'autonomia ma allo stesso tempo la complicità e la presenza dei genitori è molto importante. Le consiglio di continuare a mantenere un dialogo educativo aperto ma allo stesso tempo di lasciare che il ragazzo faccia nuove esperienze in base a ciò che lui si sente di voler esperire. Cordiali saluti
Dott. Christian Padoan
Psicologo clinico, Psicologo
Trieste
Buongiorno, mi pare che voi genitori stiate già facendo molto e siate attenti a tanti aspetti della vita di vostro figlio. La sua età inizia ad essere critica perchè si iniziano a formare i primi gruppi e può capitare di sentirsi esclusi.
Continuate a tenere aperto il dialogo con lui, rassicurandolo sul fatto che con voi genitori può parlare di tutto, ma lasciategli anche spazio per essere deluso o infastidito.
Se vi fa sentire più sicuri, provate a proporgli di aiutarlo a parlare con un professionista che lo ascolti ed eventualmente lo supporti.
Buona giornata,
dott. Christian Padoan
Dott. Andrea Brumana
Psicologo, Psicologo clinico
Genova
Buongiorno signora, capisco le sue preoccupazioni e penso che sia difficile poter dare un parere a partire dalle poche, seppur esaustive, informazioni che lei ci ha fornito. Quello che posso consigliarle è di parlarne con uno psicologo esponendo bene la situazione così da poter poi comprendere come proseguire per poter massimizzare il benessere del ragazzo e della vostra famiglia. Cordialmente, dott. Andrea Brumana
Dott.ssa Luciana Harari
Psicologo, Psicoterapeuta, Psicologo clinico
Milano
Buonasera,comprendo la sua sofferenza per questa forma di chiusura relazionale di suo figlio.Le consiglierei di rivolgersi lei e suo marito da un terapeuta con esperienza nel campo dell' adolescenza per chiedere una approfondita consulenza psicologica sui temi che la preoccupano Il terapeuta valuterà se necessita un percorso psicologico per suo figlio Un caro saluto dottssa Luciana Harari
Dott.ssa Francesca Ghislanzoni
Psicologo, Psicoterapeuta, Sessuologo
Conegliano
Buongiorno, le consiglio di iscrivere suo figlio a un'attività che gli piace in modo che possa socializzare con dei coetanei. Consideri che l'adolescenza è un periodo in cui i ragazzi cercano la propria identità, cecano di capire quello che vogliono fare. Continui a parlare con suo figlio, a stargli vicino, a esserci come genitore. A disposizione, Dott.ssa Francesca Ghislanzoni - Psicologa.
Dott.ssa Silvia Sauco
Psicologo, Psicologo clinico
Monza
Buonasera, volevo ringraziarla per aver condiviso questa situazione e volevo incoraggiarla per aver avuto la forza di chiedere aiuto. La volontà di aiutare suo figlio e il dialogo sono ottimi strumenti che possono servirgli. C'è senza dubbio da considerare che la situazione pandemica e il grande cambiamento che suo figlio sta affrontando per età influenzano la relazione con i coetanei in modo importante, potrebbe anche essere un ragazzo più introverso di altri e fare più fatica nelle relazioni, senza però che questo sia un problema o una difficoltà. Se ha bisogno di ulteriori chiarimenti o se ha bisogno di approfondire ulteriormente la questione tramite un percorso, resto a disposizione. Un caro saluto
Dott.ssa Erica Farolfi
Psicologo, Psicologo clinico
Forlì
Buongiorno, la pandemia ha segnato molte persone in diverse modalità, ed è ora che iniziamo a vederne i segni dal punto di vista psicologico. Complice è anche il fatto che suo figlio è in un'età di transizione, la pubertà e l'adolescenza portano a confusione nei giovani adulti che molto spesso fanno fatica ad elaborare. E' lodevole che voglia aiutare suo figlio a socializzare e a sentirsi meglio e fa bene nel limite delle possibilità, ma da come lo descrive non ha mai avuto difficoltà e questo aspetto della vita deve comprendere a gestirlo da solo, annesso il cambiamento. Sicuramente diversi fattori hanno portato suo figlio a sentirsi escluso e non è sicuramente un bel sentimento ma secondo lei, lei cosa potrebbe fare più di cosi? Gli dia tempo e spazio per trovare le sue strategie e crescere in questa fase così delicata, sicuramente vedrà i frutti dei suoi insegnamenti finora messi in atto.
Dott.ssa Aurora Quaranta
Psicologo, Psicologo clinico
Vimodrone
È meraviglioso leggere come sia presente un dialogo aperto e affettuoso tra voi e vostro figlio; il vostro supporto sarà sicuramente un pilastro importante nel suo percorso. Gli anni della preadolescenza sono spesso complessi dal punto di vista sociale, e, anche se lui non manifesta sofferenza marcata, è comprensibile che possa sentire una certa solitudine nel cercare di inserirsi in un gruppo. Ecco alcuni suggerimenti che potrebbero aiutarlo ad aprirsi e a sentirsi più sicuro nelle sue interazioni sociali:

1. Aiutarlo a costruire la fiducia in se stesso
È bello che gli abbiate consigliato di interessarsi agli altri: ascoltare e mostrare curiosità verso gli altri spesso favorisce la creazione di nuove amicizie. Potreste aiutarlo a sviluppare piccole strategie di conversazione, come fargli scegliere qualche argomento che gli interessa per inserirsi con più facilità nelle discussioni.
Incoraggiatelo a vedere se può entrare in connessione con uno o due ragazzi con cui ha già un rapporto più solido o interessi comuni. Questo potrebbe consentirgli di avvicinarsi gradualmente anche al gruppo più ampio, aumentando la fiducia sociale passo dopo passo.
2. Favorire momenti di socialità organizzati
Organizzare a casa vostra piccole occasioni di socialità con uno o due compagni alla volta, come avete già provato a fare, potrebbe essere una buona strategia. Potreste proporgli di invitare qualche compagno per condividere un’attività che a lui piace molto (come qualche gioco al computer o un film), in modo da partire da un terreno che sente suo e che potrebbe attirare l’interesse degli altri.
Se ci sono attività all’aperto per adolescenti che permettono di frequentare senza limitazioni eccessive, come il green pass, potrebbe parteciparvi con qualche amico già conosciuto. Gli sport di squadra o laboratori di suo interesse (tecnologici, scientifici, artistici) potrebbero essere altre opportunità per espandere la sua rete di amicizie in modo più naturale.
3. Incentivare attività che coltivino i suoi interessi
Essendo un ragazzo curioso e con una passione per il computer, potrebbe trarre beneficio da attività o gruppi di interesse come corsi di programmazione, club di giochi di ruolo o simili, se disponibili nella vostra area o online. A questa età è spesso più semplice stringere amicizie quando si condividono passioni o hobby, e, in molti casi, i ragazzi che si trovano in ambienti affini ai propri interessi riescono a legare con più facilità.
4. Mantenere il dialogo e ascoltare i suoi progressi
Continuate a mantenere con lui un dialogo aperto, ascoltando le sue esperienze e incoraggiandolo anche a raccontare i momenti di sconforto. Può essere utile anche celebrare ogni piccolo passo che fa nelle interazioni sociali, perché alimenta la sua sicurezza e motivazione a continuare a provarci.
È possibile che nel tempo scopra amici inaspettati o persone che lo comprendano meglio. Mostrarsi curiosi e comprensivi, come già fate, gli permetterà di non chiudersi o scoraggiarsi se le cose non andassero subito come spera.
5. Fare leva sul rapporto speciale con il fratello minore
Il legame che ha con il fratello è prezioso: continuare a passare del tempo con lui, anche facendo attività che il fratellino possa apprezzare, gli permette di sentirsi parte di una relazione affettiva sicura, in cui lui stesso ha un ruolo di esempio. Questo potrebbe dargli ulteriore sicurezza in altre interazioni e anche la possibilità di crescere nel suo lato sociale.
6. Riconoscere i suoi successi e il suo valore
Come ogni mamma, vedete chiaramente quanto lui sia una bella persona, e trasmetterglielo, senza idealizzarlo, è importante per il suo sviluppo sociale ed emotivo. Questo gli permetterà di sentirsi apprezzato anche se, per ora, non è parte del “gruppo popolare”. Riconoscere e valorizzare le sue qualità (empatia, intelligenza, creatività) lo aiuterà a capire che può essere apprezzato anche solo per chi è.
Infine, se dovesse persistere un senso di isolamento, potrebbe essere utile parlarne con uno specialista dell’età evolutiva. Ma, vista la vostra attenzione e sensibilità verso il suo benessere, è probabile che con piccoli passi e il vostro supporto trovi una sua dimensione sociale, allineata ai suoi tempi e alla sua personalità.
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Dott.ssa Silvia Parisi
Psicoterapeuta, Psicologo, Sessuologo
Torino
Buongiorno,
da ciò che descrive, suo figlio sembra un ragazzo sensibile e intelligente, con una base familiare, affettuosa e solidale. È normale che, in questa fase della preadolescenza, alcuni cambiamenti legati alla scuola, alle amicizie e alle dinamiche sociali possono risultare impegnativi da affrontare. La sua consapevolezza e il desiderio di supportarlo sono sicuramente un elemento molto positivo.
Il suo consiglio di avvicinarsi gradualmente ai compagni, magari mostrando interesse per i loro argomenti e cercando momenti di scambio, è sicuramente valido. Anche mantenere aperto il dialogo con lui, come state già facendo, è fondamentale per aiutarlo a sentirsi ascoltato e sostenuto.
È importante ricordare che ogni ragazzo ha i suoi tempi e modalità per costruire relazioni significative. Tuttavia, se la sensazione di esclusione dovesse persistere o se doveste notare segnali di sofferenza più marcati (tristezza prolungata, ritiro dalle attività, calo del rendimento scolastico), potrebbe essere utile approfondire la situazione con uno specialista. Questo permetterebbe di valutare meglio le sue esigenze emotive e di individuare eventuali strategie specifiche per aiutarlo a superare questa fase.
Non esiti a considerare un confronto con un professionista: un supporto esterno può rappresentare un'opportunità preziosa per valorizzare le risorse di suo figlio e favorire il suo benessere.

Dott.ssa Silvia Parisi
Psicologa, Psicoterapeuta, Sessuologa






Dott.ssa Antonella Bellanzon
Psicologo, Psicologo clinico
Massa
Capisco il tuo desiderio di aiutare tuo figlio a trovare il suo spazio sociale. Dall'esterno sembra un ragazzo equilibrato, con una buona relazione familiare e una mente curiosa, il che è già un'ottima base. È normale che l'età pre-adolescenziale porti a qualche difficoltà nelle dinamiche sociali, specialmente dopo il periodo difficile della pandemia.
Se il computer è uno dei suoi interessi principali, potrebbe essere utile trovare gruppi o attività legate a questa passione (club di programmazione, gaming online con coetanei, corsi di robotica). In questo modo, potrebbe entrare in contatto con ragazzi con interessi simili, facilitando la socializzazione.
Invitarlo a portare un amico a casa per un’attività specifica (una serata film, un torneo di videogiochi, una partita di carte) potrebbe aiutarlo a rafforzare i legami con alcuni compagni di scuola senza la pressione di un "invito formale". Anche le attività di gruppo, come corsi o laboratori, potrebbero offrirgli occasioni per incontrare altri ragazzi in modo più spontaneo.
Il fatto che lui stesso esprima il suo senso di esclusione significa che è consapevole della situazione e disposto a lavorarci. È importante offrirgli supporto senza farlo sentire "in difetto" o sotto pressione. I ragazzi sviluppano le loro abilità sociali con il tempo, e a volte serve solo un po’ di pazienza.
È importante fargli capire che è normale sentirsi a volte esclusi, che non è necessariamente un problema suo e che le amicizie possono cambiare nel tempo. Aiutarlo a sviluppare sicurezza in sé stesso, facendogli notare le sue qualità e punti di forza, è fondamentale per affrontare queste fasi con serenità.
Tu lo stai già supportando nel modo giusto: ascoltandolo, cercando soluzioni e trasmettendogli fiducia. Con il tempo troverà sicuramente il suo posto
Dott.ssa Antonella Bellanzon
Dott.ssa Fiammetta Gioia
Psicologo, Psicologo clinico
Mirano
Buongiorno,
le sue parole trasmettono una grande sensibilità e uno sguardo attento, non solo verso ciò che il figlio manifesta apertamente, ma anche verso quello che può vivere dentro, in silenzio. La sua è una testimonianza preziosa, perché racconta di un ragazzo che, pur stando bene con la famiglia, sentendo il calore delle relazioni più strette e mostrando capacità intellettive e affettive, sta iniziando ad attraversare quella fase delicatissima in cui il bisogno di sentirsi parte di un gruppo diventa più forte, ma non sempre trova risposte immediate.
La preadolescenza è proprio questo: un territorio di passaggio in cui l’identità personale si intreccia con il desiderio di appartenenza, e in cui i cambiamenti sociali e corporei rendono più incerti i passi da fare. Se a questo aggiungiamo gli effetti a lungo termine della pandemia — che ha tolto occasioni di incontro informale, rallentato dinamiche di gruppo, frammentato le esperienze — è comprensibile che molti ragazzi si trovino un po’ ai margini delle relazioni, pur senza aver fatto nulla di “sbagliato”.
Il suo invito ad avvicinarsi agli altri, a incuriosirsi, a mettersi in gioco è assolutamente sano: si tratta di suggerire, mai di forzare. Allo stesso tempo, può essere importante trasmettergli che non sempre il sentirsi “fuori” è una colpa o un errore da correggere, ma può essere semplicemente una fase in cui si stanno cercando le persone giuste con cui risuonare. È normale, a questa età, sentirsi talvolta “in più”, anche quando si ha tanto da offrire. E proprio chi è più sensibile, più osservatore, tende ad accorgersene prima degli altri.
Continuate a offrirgli occasioni di incontro, anche in contesti informali o con piccoli gruppi, è utile, ma lo è ancora di più legittimare le sue emozioni. Fargli sentire che quella tristezza che ogni tanto affiora è normale, non è qualcosa da “aggiustare”, ma da ascoltare insieme.
Valutare anche il punto di vista degli insegnanti, come avete pensato, può dare spunti utili: possono osservare le dinamiche tra pari in modo più distaccato e suggerire eventuali leve per favorire l’integrazione. Se il disagio dovesse crescere, è sempre possibile valutare un breve percorso di sostegno psicologico, non per “curare” qualcosa che non va, ma per aiutarlo a rafforzare l’autostima e l'immagine di sè, sperimentare nuove modalità relazionali.
Ma già ora, il fatto che lui parli con voi, che vi affidi il suo sentire, è un punto di forza. Il dialogo che avete costruito è la base più preziosa che esista.
un caro saluto.
Dott.ssa Sara Petroni
Psicologo clinico, Psicologo
Tarquinia
Gentile
La difficoltà che descrive è molto comune nell’età preadolescenziale, soprattutto dopo la pandemia, che ha limitato le occasioni spontanee di socialità. Suo figlio sembra avere un buon equilibrio personale e relazionale, ma sta attraversando una fase in cui il bisogno di appartenenza al gruppo diventa centrale: se non trova ancora un posto stabile tra i coetanei, può sperimentare momenti di esclusione o insicurezza.

I suggerimenti che ha già messo in atto sono corretti: incoraggiarlo a osservare, ascoltare e avvicinarsi gradualmente agli altri è un buon modo per favorire l’integrazione. Può aiutarlo anche offrendogli contesti più piccoli e informali, come attività extrascolastiche non competitive (corsi di informatica, musica, laboratori creativi), dove sia più facile costruire legami su interessi comuni piuttosto che su dinamiche di gruppo.

È utile mantenere con lui un dialogo aperto, valorizzandone le qualità e facendogli percepire che l’autenticità conta più della popolarità. Se la tristezza o il senso di esclusione dovessero diventare più marcati, un confronto con gli insegnanti o con lo psicologo scolastico può fornire ulteriori indicazioni per sostenerlo nel rafforzare la sicurezza sociale.


Dott.ssa Sara Petroni

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