Esperienze
Intraprendere un percorso di counselling e sostegno psicologico ad indirizzo gestaltico significa appropriarsi di “uno spazio per essere”: uno spazio dove, attraverso anche l’ aiuto di tecniche espressive e psico-corporee, poter essere se stessi, ascoltati e sostenuti in un contesto non giudicante; uno spazio-laboratorio dove, con l’aiuto del counsellor, riconoscere e modificare punti di vista, meccanismi difensivi e copioni comportamentali disfunzionali; esplorare e sperimentare nuove possibilità di essere e sentire; valorizzare risorse e potenzialità; entrare in contatto con le emozioni, i bisogni e desideri più veri e profondi in modo da trasformare la difficoltà del momento, il disagio, in una opportunità di crescita e riscoperta di Se.
FORMAZIONE
Psicologo clinico (Ordine Psicologi del Lazio N° iscrizione 17082) esperto in Gestalt counselling, Counsellor ad indirizzo arte-terapeutico; analista d’organizzazione. Ho partecipato, inoltre, a corsi di formazione, seminari e gruppi esperenziali, relativi al traning autogeno, la immaginazione guidata, la gestione del colloquio clinico, le dinamiche di gruppo, la PNL, la terapia breve strategica, la terapia sistemico relazionale, ACT, mindfullness e l’anamnesi psicologica. A Roma ho collaborato con l’Istituto Superiore di Management e Counsulting (ISMACo), la Società Italiana di Psicologia (SIPs) e dal 2008 al 2013 con l’istituto Atmos-artiterapeutiche, occupandomi di consulenza psicologica, gestalt counselling, ricerca, formazione. Per diversi anni come psicologo, ho svolto attività di sostegno e assistenza a minori e adulti con grave disagio psichico occupandomi anche di progettazione e attuazione di percorsi riabilitativo-educativi personalizzati; supporto psicologico alle famiglie e coordinamento con le istituzioni.
Sono autore di pubblicazioni su riviste specialistiche di psicologia cartacee e digitali.
Contattare 3283057277 indipendentemente dalle disponibilità in agenda
http://www.davidebarone.altervista.org
PROGETTO SOS ACUFENI: consulenza psicologica rivolta a chi soffre di acufeni
Dal 2012 sensibilizzato da vicenda personale, ho approfondito, dal punto di vista del COUNSELLING PSICOLOGICO, lo studio del tinnitus-acufene.
Negli anni ho sviluppato una metodologia di intervento finalizzata alla gestione emotiva di un disturbo che, non di rado, risulta invalidante.
I principali obiettivi sono: Il contenimento attraverso il sostegno emotivo e la creazione di uno spazio di elaborazione della sofferenza della rabbia, della paura, dell'angoscia;
l'individuazione e la modifica di pensieri e convinzioni che amplificano il disagio;
la ristrutturazione di schemi e modelli comportamentali disfunzionali; il decondizionamento della reazione fobica.
In particolare, la consulenza parte dall’assunto che interrompere il circolo vizioso ansia-stress-acufene possa rappresentare, spesso, la chiave di volta per fermare un processo di escalation caratterizzato da vissuti di frustrazione, paura, angoscia, sempre più pervasivi e impattanti sul benessere e la qualità di vita, anche in relazione alle difficoltà che si riscontrano ad adattarsi e a convivere con il disturbo.
Dal punto di vista neuropsichico si verifica una sorta di corto circuito tra risposta emotiva, processi attentivi e filtri cerebrali addetti all' inibizione delle informazioni non significative che può essere descritto, sinteticamente, con questo schema psicopatogenetico:
1) Percezione dell acufene.
2) Il suono dell' acufene viene classificato come anomalo, in quanto non proveniente da fonti esterne per questo motivo esso automaticamente è interpretato come segnale di un potenziale danno in corso La ipotesi è che si verifichi un "bias cognitivo" per cui la reazione all’ acufene sarebbe comparabile a quella evocata da uno stimolo doloroso. (ipotesi avvalorata da studi recenti che individuano una base neurologica simile che accomuna acufeni e dolore cronico)
3) Risposta primitiva e automatica di ansia/allarme, mediata dal sistema limbico, associata ad uno stato di iperattivazione diffusa con innalzamento del livello di "arousal" neurologico.
4) costante aumento della focalizzazione attentiva sull'acufene vissuto come minaccia, che sollecita vissuti persecutori e ossessivi sempre più invalidanti
5) escalation della condizione di ansia/stress insieme a senso di impotenza, frustrazione e disperazione, correlata circolarmente ad una sempre maggiore focalizzazione sul suono disturbante.
6) Angoscia, isolamento, ritiro, difficoltà lavorative, stanchezza, insonnia, possibile sviluppo di una sindrome ansioso-depressiva.
L'equazione inconscia: acufene=minaccia; attiva una serie di alterazioni neurofisiologiche evolutivamente selezionate per proteggere l' organismo da eventuali danni, (aumento pressione vascolare, rilascio adrenalina, aumento della tensione muscolare, aumento del cortisolo, ecc.) Tale assetto psicofisiologico è programmato per affrontare una situazione emergenziale (modello di reazione attacco-fuga) che generalmente si protrae per un tempo circoscritto, quando questo non accade, per la persistenza di una interpretazione avversiva dello stimolo, la difficoltà a ripristinare una condizione di equilibrio omeostatico dell organismo si traduce nella cronicizzazione di uno stato di ansia/stress che nel tempo incide negativamente sulla salute psicofisica.
Per ottenere un miglioramento e indebolire la forza centrifuga di questo perverso automatismo (in termini cibernetici significa passare da un funzionamento a retroazione positiva a negativa ripristinando uno stato di omeostasi organismica) collaboro, con il paziente, alla individuazione e modifica di specifici pattern di risposta cognitivo-emotivi e comportamentali laddove rappresentano tentativi disfunzionali di affrontare e risolvere il problema acufene.
In quest’ottica l'ACT: acceptance and committment therapy, la MINDFULLNESS, la immaginazione guidata, l'arricchimento sonoro personalizzato, il TRAINING AUTOGENO, la ricodifica dei sistemi rappresentazionali interni e altre tecniche e strategie mutuate dalla GESTALT THERAPY, dalle arti-terapie, dalla TERAPIA BREVE STRATEGICA, dalla PNL, dalle psicoterapie cosidette di terza generazione possono essere di supporto per migliorare la capacità di gestione del disagio emotivo attraverso la sperimentazione e l'apprendimento di nuove modalità, maggiormente efficaci, di riposta e adattamento/abituazione all'acufene.
In sintesi, dopo una valutazione approfondita del problema e delle sue complicanze, propongo al paziente un patto di collaborazione con degli obiettivi precisi:
1) ACQUISIRE COMPETENZE E CAPACITA' DI GESTIONE DEL DISAGIO;
2) FACILITARE UN CAMBIAMENTO FUNZIONALE a superare il senso di impotenza e frustrazione;
3) ACCELERARE I PROCESSI DI ADATTAMENTO E ABITUAZIONE per migliorare la qualità di vita e ritrovare serenità.
Il progetto prevede l'attuazione di un programma specifico di COUNSELLING INDIVIDUALE,
Il percorso intensivo prevede un primo colloquio di orientamento, seguito da circa 20 incontri con cadenza settimanale più 3 incontri di follow up nell'arco dei successivi 6 mesi
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MG
Il dottor Barone è una persona di rara empatia e concentrazione. I progressi che sento di aver fatto grazie e insieme a lui sono davvero significativi. Non è solo attento, mette a proprio agio, non guarda l’orologio e cerca sempre di spronare a fare di più e meglio. Sicuramente i soldi meglio spesi della mia vita. Non finirò mai di ringraziarlo.
Debora Terzulli
Ottima esperienza, mi ha ascoltata e ha dato una valutazione dettagliata del mio stato d’animo attuale.
L.D.
Sin dalla prima seduta, il dott. Barone mi ha colpito per la grande empatia, per la sua sensibilità e l'efficacia delle sue deduzioni. Il percorso che ho intrapreso con lui coincide con un percorso di conoscenza e di miglioramento globale. Non è solo la grande predisposizione all'ascolto che mi colpisce positivamente, ma la capacità di intercettare, di volta in volta, un dolore, una vulnerabilità, un malessere non esplicitati e su quelli lavorare attivamente. Non c'è stata una sola seduta che non abbia rappresentato un miglioramento, un punto da cui partire per risolvere e risolvermi: la sensazione è di costante crescita e avvicinamento ai miei veri obiettivi e alle mie priorità, seguendo i progressi notevoli già fatti dall'inizio della terapia.
LDB
Una vera fortuna aver conosciuto un professionista come il Dottor Barone, ho intrapreso con lui un percorso utilissimo aiutandomi ad uscire da un momento difficile della mia vita. Empatico, professionale e chiaro sulle strategie da intraprendere. Lo consiglio vivamente, grazie di tutto!
Barbara
Il dottor Barone mi aiutata in un momento molto difficile, dal quale credevo di non poter uscire. Dopo un anno di terapia, nel quale ho deciso di affidarmi completamente alla sua professionalità, non ho più ansia, gestisco meglio le emozioni, ho più autostima e vivo in maniera serena.
Il mio grazie per lui è infinito.
LDB
Il Dott. Barone mi ha messo subito a mio agio ed è andato diretto al punto su cui lavorare. L ho trovato molto preparato nel suo campo, sono contento di iniziare con lui questo percorso.
Adriano
La mia esperienza con Davide è stata molto positiva. Ho apprezzato molto il suo approccio empatico, che mi ha fatto sentire compreso e sostenuto fin dalla prima seduta. Ho affrontato un momento di difficoltà personale, ma grazie alla sua capacità di ascolto e alla sua esperienza, è stato in grado di aiutarmi a sbloccare alcuni nodi e a fare alcune importanti riflessioni. Ha saputo gestirle in modo professionale, creando un'atmosfera di dialogo e di collaborazione molto costruttiva. Consiglio vivamente a chiunque stia cercando un professionista competente e attento, che possa aiutare a superare momenti difficili e a raggiungere una maggiore consapevolezza di sé.
Gianmarco
I miei unici due approcci con uno psicologo sono andati molto male, ero sfiduciato e dubbioso sulla terapia e su tutto il resto. Poi ho conosciuto Davide, una persona schietta, sincera, che ascolta e che sa creare un rapporto di empatia incredibile con il paziente. Un professionista esemplare che consiglio a tutti.
Marco I.
Mi sono trovato molto bene con il dottor Barone. Davide è una persona rispettosa e pacata, nonostante non avessi mai affrontato colloqui psicologici, ha saputo mettermi a mio agio con grande professionalità, senza pressione.
Se dovessi sottolineare la qualità che preferisco delle sedute con Davide è la profonda concentrazione nell'ascolto che dimostra nei confronti del paziente.
Provate!
Annar.
Grazie a lui sto facendo un percorso introspettivo molto importante. È uno specialista preparato, empatico e con tanta, ma tanta pazienza. Lo consiglio vivamente. Sto scoprendo me stessa e grazie a lui sto capendo cose che da sola non avrei mai capito.
Grazie dottore
Risposte ai pazienti
ha risposto a 33 domande da parte di pazienti di MioDottore
Salve, da quando sono nata il rapporto con mia madre non è mai stato dei migliori, con gli anni è andato sempre peggiorando.
Dopo un periodo difficile affrontato da mia sorella e dopo tante sedute dallo psicologo, si evince in mia madre il disturbo narcisistico maligno.
Per quanto una diagnosi di un disturbo, in un certo senso, mi dà pace poiché comprendo che tutto quel non amore è giustificato in qualche modo, le ferite in me nate da quel comportamento sono tante e non so se riuscirò mai ad affrontarle. Ho paura di diventare come lei, di essere cattiva con le persone che dovrei amare e proteggere.
Mi sono sentita un'estranea, non una figlia. Un'estranea che, quando ne aveva occasione, pugnalava alle spalle. Una madre che sparla dei propri figli, priva loro della libertà, della felicità, li mette in un angolo perché ora non più utili, è una madre?
Ho paura di non riuscire più a comprendere quale sia il vero amore, quello puro e sano perché, da quando ne ho ricordo, ciò che ho ricevuto è sempre stato un amore malato, malsano.
Mia madre disprezza il mio aver continuato gli studi, voleva io lavorassi così da poter mantenere lei e mio padre che, tutto è stato, tranne che un padre.
Non sono una figlia, sono una schiava utile al mantenimento e alle pulizie in casa.
Ma ogni giorno mi sento sprofondare nel baratro più profondo perché non ho la felicità, la spensieratezza che dovrei avere a 20 anni in me non c'è e non so se ci sarà mai. Perché non sono mai stata una farfalla libera di volare spensierata, ma sempre un macigno difficile da spostare.
Non so se serva effettivamente a qualcosa scrivere queste parole, forse cerco solo una consolazione, un qualcuno che mi dica che non diventerò come lei o come mio padre. Incapace di dare amore, ma solo insulti ed offese.
Sembra sempre si tenda a sminuire questa problematica, ma il narcisismo fa male soprattutto se lo vivi tramite una persona che dovrebbe amarti incondizionatamente. Potreste darmi un vostro parere su come potrei affrontare la mia situazione?
Gentile utente Lei scrive: "Non so se serva effettivamente a qualcosa scrivere queste parole, forse cerco solo una consolazione, un qualcuno che mi dica che non diventerò come lei o come mio padre", esprimendo da un lato frustrazione e senso di impotenza dall'altro il bisogno di essere consolata e rassicurata. Il suo mi appare come una sorta di messaggio nella bottiglia lanciato nel mare di internet indirizzato noi psicologi, e dentro forse c'è la richiesta compensativa dell'amore genitoriale che le è mancato, il desiderio di fidarsi e di potersi affidare. Certo il lavoro sul transfert può essere importante, ma il compito di uno psicologo o psicoterapeuta non è di consolarla ne di fornirle risposte rassicuranti, piuttosto è quello di aiutarla a dare un senso alla sua esperienza, facilitare l'esplorazione di punti di vista alternativi per ampliare la possibilità di scelta e di decisione. Aiutarla a entrare in contatto ed esprimere in uno spazio protetto il dolore, la rabbia, la paura, i conflitti emotivi, per consentirle di alleggerire il macigno spesso rappresentato da processi difensivi troppo rigidi e limitanti; recuperare la possibilità di un sentire ed agire vitale; trasformare le ferite in punti di forza, le cicatrici in consapevolezza.
Cordiali saluti
Salve,
Ho un problema da 19 anni, ora ne ho 32.
Sono attratto sessualmente solo da pornografia omosessuale e ho sofferto di doc (che è tornato in questo periodo a seguito della psicoterapia che ho riconinciato).
Io mi sento etero sessuale e quando ho avuto il primo pensiero omosessuale ho subito indagato con il porno maschile che mi è piaciuto e tuttora mi piace. Solo che io immagino più gratificante di trovare una compagna donna anche se qui nasce il problema. Le poche relazioni con donne che ho avuto sono state deludenti perché sessualmente ho sempre avuto la fobia degli insuccessi a letto con loro e quindi dopo un po, non importa quanto la ragazza mi coinvolgesse, le ho allontanate.
Ho avuto un rapporto emotivamente poco coinvolgente con un uomo e non credo che riuscirei ad avere un rapporto di amore con uno di loro.
Il mio dubbio è di aver giocato molto nella vita quando ho scoperto che mi eccitava la pornografia maschile, complice anche il tempo libero eccessivo.
Volevo chiedere solo se secondo voi è possibile per un bisessuale dimenticare completamente uno dei due sessi per paura e se è corretto. Io non ho ancora fatto una scelta consapevole. Magari un giorno avrò una donna, o forse un uomo con cui mi piacerà stare, ma non so se la paura dell insuccesso con le donne mi possa inibire al punto di sentirmi obbligato a stare con un uomo. Detto questo aggiungo che sto facendo psicoterapia ma al momento non riesco neppure ad aspettare la prossima seduta per il dubbio martellante.
Poi è chiaro che quello che succede succede. Vi chiedo solo se secondo voi è plausibile che una persona si butti a capofitto nell orientamento omosessuale per anni e anni di conferme, anche se ha il dubbio che anche le donne potrebbero essere ancora da scoprire.
Buonasera, credo che con il suo psicoterapeuta sarà utile focalizzarsi anche su questa sua necessità di trovare una risposta immediata a questo dubbio che definisce martellante.
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