Salve a tutti, ho 27 anni e sto cercando consigli per affrontare una situazione difficile. Durante l

17 risposte
Salve a tutti, ho 27 anni e sto cercando consigli per affrontare una situazione difficile. Durante la mia infanzia fino ai 20 anni non ho avuto amici e ho affrontato esperienze di bullismo alle medie e difficoltà nel socializzare alle superiori. Ho ancora il peso delle ferite causate dal bullismo psicologico di quegli anni. Durante l'università, sono riuscito a stabilire un'amicizia con un collega, che è stata la mia prima e ultima amicizia significativa. L'ho sostenuto molto durante i soggiorni all'estero e durante i momenti in cui ha lottato con la depressione. Recentemente, l'ho aiutato a cercare lavoro e improvvisamente è stato chiamato per un'opportunità fuori dalla mia città. Ora che lui sta bene psicologicamente e ha amici nella nuova città, mi sento inutile e solo. La notizia del suo trasferimento mi ha reso molto triste e mi sento a volte sopraffatto dalle emozioni. Penso di aver commesso un errore ad aiutarlo nella ricerca del lavoro e non so come andare avanti senza alcun amico. Ero abituato a poter contare su di lui, ma ora mi sembra di essere tornato indietro. Ho un psicoterapeuta da diversi anni che ha una visione negativa di questa amicizia e vorrebbe che mi allontanassi da lui. Mi dice che, avendo fatto amicizia con lui, posso farlo anche con altre persone, ma la verità è che, dopo questa relazione, non sono riuscito a fare nuove amicizie e l'ansia sociale continua a ostacolarmi. Vorrei dei consigli su come superare questa tristezza generale dovuta alla partenza del mio amico e alla sua assenza anche nelle comunicazioni.
Salve, mi spiace molto per la situazione che descrive poichè comprendo il disagio che può sperimentare e quanto sia impattante sulla sua vita quotidiana. Ritengo fondamentale che lei possa richiedere un consulto psicologico al fine di esplorare la situazione con ulteriori dettagli, elaborare pensieri e vissuti emotivi connessi e trovare strategie utili per fronteggiare i momenti particolarmente problematici onde evitare che la situazione possa irrigidirsi ulteriormente.
Credo che un consulto con un terapeuta cognitivo comportamentale possa aiutarla ad identificare quei pensieri rigidi, disfunzionali e maladattivi che le impediscono il benessere desiderato mantenendo la sofferenza in atto e possa soprattutto aiutarla a parlare con se stesso utilizzando parole più costruttive.
Credo che anche un approccio EMDR possa esserle utile al fine di rielaborare il materiale traumatico connesso ad eventi del passato che possono aver contribuito alla genesi della sofferenza attuale.
Resto a disposizione, anche online.
Cordialmente, dott FDL

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Buongiorno, mi rendo conto che talvolta investiamo molto in alcune relazioni, spesso a discapito della nostra autonomia. Quando tali relazioni si interrompono possiamo sentirci persi e privati di qualcosa di fondamentale. Tuttavia è importante che tali perdite non finiscano per sopraffarci, ma vanno elaborate un po’ come si fa con le esperienze di lutto. Ritengo che un percorso psicoterapeutico mirato all’elaborazione della perdita da un lato e all’energizzare la sfera relazionale dall’altro, potrebbe aiutare
Buonasera, ho letto attentamente la sua problematica ed il sintomo che lei porta.
È importante che lei intraprenda un percorso di supporto psicologico e psicoterapeutico per elaborare alcune sue esperienze passate perché certi suoi vissuti non elaborati possono riemergere ed influenzare le relazioni di amicizia e non solo.
Rimango a disposizione per un consulto online.
Dottoressa Mariagrazia Buccheri
Buongiorno, ha mai pensato di intraprendere un percorso di psicoterapia? Non vengono dati consigli, ma è possibile esplorare i vissuti della sua storia ed acquisire strumenti di gestione per le sue difficoltà che le renderanno possibile stabilire relazioni costruttive.
Cordiali saluti,
Giada Bruni
Buongiorno,

avendo già iniziato un percorso di psicoterapia, la inviterei a parlare dei suoi dubbi al collega che la segue. Dietro i suoi pensieri potrebbero esserci importanti spunti di riflessione da analizzare per poter ripartire.
Cordiali Saluti
Dott. Diego Ferrara
Buongiorno, ogni abbandono viene percepito come una perdita negativa, quindi è comprensibile lo stato emotivo negativo che descrive. Il problema che forse vede il suo terapeuta è che questa relazione è diventata totalizzante ed ambigua. Avendo puntato tutto su di lui ha la sensazione che non le sia rimasto niente. Non è neanche così scontato che fosse una relazione sana, dal momento che potrebbe avervi unito il malessere. Il problema è che lui è riuscito ad uscire dalla sua condizione anche grazie al suo aiuto ma non viceversa. Continui ad approfondire queste tematiche con il suo terapeuta
Gentile utente,

dalle sue parole emerge tutta la sofferenza che sta provando. Racconta anche di essere seguito in un percorso di psicoterapia e come il suo terapeuta sia sfavorevole al rapporto che si è instaurato tra Lei e il suo amico. Ha mai provato a chiedere al suo terapeuta delucidazioni in merito alla sua posizione? Le consiglio di approfondire meglio con il collega questa tematica. Sicuramente quello che emerge dal suo testo è come questa relazione sia totalizzante e, almeno in parte, definente per lei. Provare a rimanere a contatto con queste emozioni, seppur dolorose, e comprendere la loro origine potrebbe fornirle una nuova chiave di accesso alla sua esperienza. Un caro saluto.
Buongiorno, lei è già seguito da diversi anni e credo che la scelta di una cura sia fondamentale. Dal suo scritto emergono fragilità antiche che meritano di essere sanate e che, probabilmente, hanno intaccato la visione che ha di se stesso e il senso del suo valore anche nelle relazioni interpersonali. Non escluderei, in base a ciò che ha scritto, che nella relazione con il suo amico ci siano aspetti di bisogni antichi, che caricano il rapporto di una valenza maggiore di quella che si darebbe a qualsiasi altro amico. Sono tutti elementi da sviscerare in terapia.
Cordiali saluti
Dott.ssa Valeria Randisi
Buongiorno,
Potrebbe lavorare in terapia sul creare nuove opportunità amicali, oltre che gestire la sua amicizia con il suo amico.
Sono a disposizione
Buongiorno, capisco che stai affrontando una situazione difficile e senti il ​​bisogno di trovare dei modi per superare questa tristezza e la solitudine derivante dalla partenza del tuo amico. È normale sentire una forte connessione con qualcuno con cui hai condiviso esperienze significative, e la sua partenza può lasciare un vuoto nella tua vita.

Prima di tutto, è importante riconoscere che il tuo coinvolgimento nell'aiutare il tuo amico è stato un gesto di amicizia e generosità. Non devi considerarlo un errore solo perché ora si trova in una nuova città e ha sviluppato nuove amicizie. Le amicizie, come tutte le relazioni umane, possono evolversi e cambiare nel tempo. Anche se può essere difficile, accettare questo cambiamento e lasciar andare il senso di inutilità è un passo importante per il tuo benessere emotivo.

Lavorare con un terapeuta è un'ottima scelta, e il fatto che tu abbia ricevuto supporto psicologico per diversi anni è un segno di resilienza e cura per te stesso. Se il tuo attuale terapeuta sembra avere una visione negativa riguardo a questa amicizia, potrebbe essere utile affrontare questa preoccupazione con lui e cercare di capire meglio il suo punto di vista. Avere una relazione di fiducia con il tuo terapeuta è fondamentale per ottenere un supporto efficace.

Per quanto riguarda l'ansia sociale e la difficoltà nel fare nuove amicizie, è un problema comune e comprensibile, dato il tuo passato di esperienze negative nella socializzazione. Ciò non significa però che non sia possibile fare nuove amicizie. Ci sono diverse strategie che puoi adottare per superare l'ansia sociale e ampliare la tua cerchia sociale, come partecipare ad attività o gruppi che coinvolgano cose che ti appassionano. Questo ti permetterà di incontrare persone con interessi simili e facilitare l'inizio di conversazioni.
Affrontare situazioni sociali che ti mettano a tuo agio, e man mano aumentare la complessità delle situazioni sociali a cui ti esponi, non ti giudicare troppo duramente. Sii paziente con te stesso e riconosci i tuoi progressi anche se piccoli.

È importante ricordare che fare nuove amicizie richiede tempo e sforzo. Non aspettarti che accada tutto in un giorno, ma con pazienza e impegno, potresti iniziare a costruire nuove connessioni significative, infine, non dimenticare di prenderti cura di te stesso durante questo periodo. Dedica tempo a interessi personali, attività che ti rilassano e che ti fanno stare bene.
In conclusione, attraversare la tristezza e la solitudine a seguito della partenza del tuo amico richiede tempo e comprensione verso te stesso. Affronta le tue emozioni, parla con il tuo terapeuta e considera l'opportunità di esplorare nuove connessioni sociali, prendendoti cura del tuo benessere emotivo lungo il percorso.
Ti abbraccio forte, dott.ssa Monica Borgogno
Buongiorno, mi dispiace molto per i problemi che ha avuto nella sua adolescenza. In questa fase della vita si interagisce con una cerchia più ampia di persone dove problemi irrisolti nei primi legami di attaccamento possono condizionare l'apprendimento di modalità relazionali efficaci e gratificanti. Una grande sofferenza porta a legarsi molto alle persone che ci sembra possano darci tutto quello che ci è mancato e alle quali sentiamo di volerci dedicare completamente. Questo può condurre a vivere le relazioni in maniera simbiotica, da cui deriva ulteriore sofferenza. Quello che le posso consigliare è di intraprendere un percorso terapeutico in cui acquisire consapevolezza di queste dinamiche, da dove vengono e trovare modi nuovi e migliori di gestire le sue relazioni amicali, anche quella con l'attuale amico. Resto a disposizione per ogni ulteriore chiarimento o necessità, anche online.
Dott.ssa Giardiello Antonella
Buongiorno. Penso di comprendere la sua situazione. Tutti noi esseri umani abbiamo un bisogno fondamentale che quello di essere accettati e di potere avere fiducia in qualcuno. La sua storia di vessazioni e bullismo subiti ripetuti nella sua giovane età, la mancanza di qualcuno che la proteggeva hanno profondamente incrinato in lei la fiducia negli altri esseri umani, la fiducia nel suo potersi "aprire". Sono esperienze molto sottovalutate dalle istituzioni educative e che possono lasciare dei traumi permanenti nelle persone. Da qui le sue difficoltà di relazionarsi un pò più profondamente con gli altri. Ed è lì, sul tema del potersi aprire e fidarsi che la storia con il suo amico l'ha toccata. E chi potrebbe darle torto? Ma c'è una buona notizia. Da bambino, per via della nostra immaturità alla nascita, noi tendiamo ad idealizzare (inconsciamente) gli altri e sopratutto che si dimostra violento e prepotente. Da qui il fatto di rimanere traumatizzati da queste prepotenze. Ma adesso, lei è cresciuto, ha esperienza della vita e sopratutto un altro cervello e può imparare a rapportarsi agli altri in modo "adulto". Con i mei pazienti uso una metafora: ogni rapporto è come uno scambio in cui lei offre all'altro le sue perle e l'altro le proprie. Ma se, come succede spesso al giorno d'oggi, uno preferisce i fondi di bottiglia rotti perché apparentemente brillano di più, lei cosa può fare? Un adulto semplicemente saluta e si riprende le proprie perle; perché sono preziose e non possono essere regalate a chi non le apprezza. Il problema appartiene a chi preferisce i fondi di bottiglia e non sa apprezzare le perle! Fuori di metafora le perle sono le sue qualità umane, sono la sua umanità. I fondi di bottiglia sono il narcisismo imperante e le mode che vanno sui social. Lavori con il suo terapeuta a diventare consapevole delle sue qualità ed a cambiare prospettiva, vedendo gli altri per quel che sono, semplicemente. E si aprirà alla vita. Certamente queste ultime parole sembrano semplice ma richiedono, come ogni cosa buona, un lavoro serio e un pò di tempo. Se queste poche riflessioni le sono state di stimolo le chiedo la gentilezza di farmelo sapere. Le auguro di scoprire le sue "perle"!. Cordialmente, Carlo Bertorello.

Salve, il racconto della sua vita, anche se sicuramente lacunoso, mi ha lasciato molto perplessa. Immagino come sia stato duro per lei affrontare tutte le conseguenze del bullismo e come ancora, dopo un periodo di relativo benessere, quando è riuscito a stabilire un'amicizia con un collega, sia di nuovo ripiombato nella tristezza e nella solitudine. Forse è stato proprio prendersi cura di un'altra persona che le ha fatto temporaneamente mettere da parte i suoi problemi che ora però sono riapparsi in tutta la loro urgenza: “mi sento inutile e solo”. Credo sia arrivato il momento di prendersi cura di sé stesso e di affrontare, probabilmente, quello che la sua psiche ha artatamente sviato: “il peso delle ferite causate dal bullismo psicologico di quegli anni”. Ha ragione il suo terapeuta a dire” che, avendo fatto amicizia con lui, posso farlo anche con altre persone” ma probabilmente deve rimuovere degli ostacoli che glielo impediscono e riconoscere nel contempo delle risorse in lei che non conosce. Continui con la psicoterapia.
Cordiali saluti
Maria Nasti
Gentile,
le sue esperienze sin dall'infanzia hanno causato ferite profonde nella sua sfera psichica incidendo sulla costruzione dell'idea di se stesso, sull'autostima e sulla fiducia in se stesso e negli altri. Non è semplice superare le sue ansie e insicurezze, ma le consiglio di approcciarsi gradualmente ad attività che le procurano , anche, minime sensazioni di piacere e che le permettono di relazionarsi con gli altri. Brevi momenti di relazione con gli altri che le consentano di vivere nuove sensazioni e che non le fanno rivivere le angosce delle esperienze passate. Potrebbe provare anche se nella sua città si organizzano Terapie di gruppo o Gruppi di mutuo-aiuto. Tali strumenti le possono permettere di sperimentare le relazioni interpersonali in contesti protetti e gestiti da professionisti. Per ulteriori informazioni può contattarmi. Saluti Dott.ssa Maria Luisa Strano
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Buongiorno, è importante la scelta che ha fatto, quella di farsi seguire da un professionista. E' il primo passo che indica il suo bisogno di farsi aiutare. Probabilmente è andato un realtà per la gestione di questo lutto, l'allontanamento dal suo amico. E ci sta perchè sicuramente aveva investito tantissimo visto che non si era sentito ancora una volta rifiutato. Sarebbe utile che lavorare su questo, sul trauma legato alle alle esperienze passate che hanno minato la sua autostima e la fiducia in se stesso. E poi porsi una domanda esistenziale: Cosa voglio per me? Come vorrei disegnare il mio futuro? Sono domande importanti che potrà porare nella sua psicoterapia per capire verso che direzione lei vuole proseguire.
Michela Romano
Salve, dalle sue parole emerge come la sua storia di vita sia caratterizzata dal tema della solitudine e dell'abbandono. Da diversi anni ha intrapreso un percorso di psicoterapia, dovrebbe parlare apertamente con il terapeuta dei suoi dubbi e perplessità, avendo così un dialogo costruttivo e nuovi spunti di riflessione. Resto a disposizione Dott.ssa Elena Epilotti
Salve, lei parla della tristezza derivante dalla distanza del suo amico, della "presunta" disapprovazione del suo terapeuta, della sua difficoltà a stabilire relazioni sociali e delle ferite che le sono state inferte nell'infanzia e nell'adolescenza. Leggendola pare che la responsabilità del suo malessere sia attribuita al mondo relazionale che la circonda, nei confronti del quale, pur non dicendolo esplicitamente, sembra provare diffidenza e rancore. Si intravede a mio avviso una propensione alla proiezione come meccanismo di difesa da emozioni profonde non riconosciute e inaccettate, che la inducono a interpretare il mondo come un luogo ostile e inaccessibile e di conseguenza a caricare l'unica relazione amicale che è riuscito a stabilire di una valenza eccessiva rispetto a quella che dovrebbe avere in una fase di vita adulta. Forse pensa che il suo amico non avrebbe dovuto emanciparsi da lei per intraprendere la sua strada? Con quale intento lo ha aiutato? Non vorrebbe forse anche lei farsi altre amicizie che le permettano di sentirsi meno solo? La sua tristezza, così come ogni altra emozione suscitata da questa dolorosa situazione, non va semplicemente superata, ma prima di tutto deve essere riconosciuta e interrogata. Il suo scritto trasmette perdita di speranza, rabbia, senso di abbandono e tanti altri vissuti dei quali lei non parla esplicitamente, fatto che suggerisce una propensione a concentrarsi più sul mondo esterno che su quello interno. Ciò che non riconosciamo e accogliamo finisce per dominare la nostra esistenza, mentre quando ci accettiamo per quello che siamo allora diventa possibile il cambiamento, come processo fisiologico ed evolutivo della vita. Le suggerisco perciò di ruotare il suo sguardo verso la propria interiorità e di cominciare, con l'aiuto e il sostegno del suo terapeuta, a esplorare e approfondire la sua sofferenza piuttosto che consumare energie nel tentativo di risolverla e superarla. In tal modo potrà ricominciare a crescere, imparare a relazionarsi in maniera più funzionale col mondo e soffrire in maniera commisurata, e non eccessiva, per le difficoltà che incontrerà nella vita. Buona terapia.

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