Gentilissimi dottori, piacere, sono Federico e ho 20 anni. Volevo parlarvi di un argomento che mi s
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Gentilissimi dottori, piacere, sono Federico e ho 20 anni.
Volevo parlarvi di un argomento che mi sta molto a cuore ma che allo stesso tempo mi fa soffrire molto, e riguarda il mio migliore amico. Abbiamo la stessa età e ci conosciamo da quando siamo nati essendo che le nostre famiglie erano molto amiche.. col tempo si sono allontanate, ma noi due invece siamo rimasti inseparabili! Lo considero la mia metà, infatti non riuscirei ad immaginarmi senza di lui.
A prescindere da ciò, solo di recente ho fatto caso a quanti lati tossici presenta il nostro legame, e mi duole dirlo ma la maggior parte di questa tossicità proviene da lui.. io sono di indole accomodante, sono un ragazzo molto timido e docile. Lui invece è sicuramente più autoritario di me e fin qui non ci sarebbe nulla di male se solo non fosse anche prepotente…
Diciamo che ci ho fatto l’abitudine.. tende a sovrastare un po’ tutti, ha una personalità parecchio egocentrica e arrogante, come se fosse lui il re e gli altri i suoi schiavi.
Per esempio, io non ho la patente: ogni volta che mi scarrozza in giro sbuffa e mi rimprovera di essere un inetto, come se non avere la patente a 20 anni fosse sinonimo di incapacità.
A volte mi tratta come se fossi un fratellino minore un po’ strano, o perlomeno queste sono le mie sensazioni.. diciamo che quando sto con lui mi sento sempre un po’ indietro… e purtroppo non riesco mai ad impormi come si deve.
Poi è molto permaloso e a volte per una stupidaggine non mi ha rivolto la parola per mesi.. porta rancore e mi rinfaccia anche cose che ho fatto quando andavamo ancora alle medie.
Dato che lo conosco da una vita posso asserire con certezza che è sempre stato un bambino / ragazzo prepotente e altezzoso, ma proprio perché lo conosco da sempre conosco anche l’altra faccia della medaglia che mi tiene legato a lui: è il mio unico amico, abbiamo frequentato le stesse scuole, le stesse classi, le stesse compagnie.. è stata la prima persona a cui ho confessato la mia bisessualità, e sinceramente all’inizio l’ho sottovalutato perché temevo mi ridesse in faccia, e invece mi ha ascoltato parlare senza giudicarmi nemmeno una volta. Mi ha detto che lo sospettava già e che non gli cambiava nulla.. e non avete idea di quanto mi sono sentito leggero in quel momento.
Poi è anche il mio confidente, perché mi ha aiutato in un periodo bruttissimo della mia vita dove i miei genitori hanno divorziato in maniera orribile e lui era l’unica persona che mi era rimasta. Mi ha aiutato essendoci, e secondo me lui non si rende mai conto di quanto per me sia importante la “sola” presenza.. è una persona che tende a misurare i “favori” materialmente, forse anche a causa del contesto in cui è cresciuto…
C’è stato un momento della mia vita (molto recente a dire il vero) in cui credevo di provare qualcosa per lui che andava oltre l’amicizia. Tendo a provare del trasporto romantico solo con persone che conosco bene e da tanto tempo, e lui rientra perfettamente in questa “categoria”.
Non so se parlarne al passato perché ora come ora non so bene cosa provo.. sono talmente abituato a vederlo e a stare con lui che non ci faccio più caso, ma questa cosa mi fa soffrire perché se dovesse evolversi temo possa incrinare il nostro legame. E se dovesse succedere avrei perso definitivamente tutto.
Vorrei parlargliene perché non sono capace di tenermi le cose dentro, ma ho comunque paura che fraintenda. Lui per me sarà sempre il mio migliore amico, vada come vada, ma è anche vero che a volte ho desiderato che fosse qualcosa di più. E mi sento in colpa per questo.. non voglio che si senta a disagio con me.
Ho bisogno di consigli e di essere indirizzato verso la strada più giusta, perché come ho già detto non posso permettermi di perdere un’amicizia così importante, figuriamoci a causa mia.. Non me lo perdonerei mai!
Volevo parlarvi di un argomento che mi sta molto a cuore ma che allo stesso tempo mi fa soffrire molto, e riguarda il mio migliore amico. Abbiamo la stessa età e ci conosciamo da quando siamo nati essendo che le nostre famiglie erano molto amiche.. col tempo si sono allontanate, ma noi due invece siamo rimasti inseparabili! Lo considero la mia metà, infatti non riuscirei ad immaginarmi senza di lui.
A prescindere da ciò, solo di recente ho fatto caso a quanti lati tossici presenta il nostro legame, e mi duole dirlo ma la maggior parte di questa tossicità proviene da lui.. io sono di indole accomodante, sono un ragazzo molto timido e docile. Lui invece è sicuramente più autoritario di me e fin qui non ci sarebbe nulla di male se solo non fosse anche prepotente…
Diciamo che ci ho fatto l’abitudine.. tende a sovrastare un po’ tutti, ha una personalità parecchio egocentrica e arrogante, come se fosse lui il re e gli altri i suoi schiavi.
Per esempio, io non ho la patente: ogni volta che mi scarrozza in giro sbuffa e mi rimprovera di essere un inetto, come se non avere la patente a 20 anni fosse sinonimo di incapacità.
A volte mi tratta come se fossi un fratellino minore un po’ strano, o perlomeno queste sono le mie sensazioni.. diciamo che quando sto con lui mi sento sempre un po’ indietro… e purtroppo non riesco mai ad impormi come si deve.
Poi è molto permaloso e a volte per una stupidaggine non mi ha rivolto la parola per mesi.. porta rancore e mi rinfaccia anche cose che ho fatto quando andavamo ancora alle medie.
Dato che lo conosco da una vita posso asserire con certezza che è sempre stato un bambino / ragazzo prepotente e altezzoso, ma proprio perché lo conosco da sempre conosco anche l’altra faccia della medaglia che mi tiene legato a lui: è il mio unico amico, abbiamo frequentato le stesse scuole, le stesse classi, le stesse compagnie.. è stata la prima persona a cui ho confessato la mia bisessualità, e sinceramente all’inizio l’ho sottovalutato perché temevo mi ridesse in faccia, e invece mi ha ascoltato parlare senza giudicarmi nemmeno una volta. Mi ha detto che lo sospettava già e che non gli cambiava nulla.. e non avete idea di quanto mi sono sentito leggero in quel momento.
Poi è anche il mio confidente, perché mi ha aiutato in un periodo bruttissimo della mia vita dove i miei genitori hanno divorziato in maniera orribile e lui era l’unica persona che mi era rimasta. Mi ha aiutato essendoci, e secondo me lui non si rende mai conto di quanto per me sia importante la “sola” presenza.. è una persona che tende a misurare i “favori” materialmente, forse anche a causa del contesto in cui è cresciuto…
C’è stato un momento della mia vita (molto recente a dire il vero) in cui credevo di provare qualcosa per lui che andava oltre l’amicizia. Tendo a provare del trasporto romantico solo con persone che conosco bene e da tanto tempo, e lui rientra perfettamente in questa “categoria”.
Non so se parlarne al passato perché ora come ora non so bene cosa provo.. sono talmente abituato a vederlo e a stare con lui che non ci faccio più caso, ma questa cosa mi fa soffrire perché se dovesse evolversi temo possa incrinare il nostro legame. E se dovesse succedere avrei perso definitivamente tutto.
Vorrei parlargliene perché non sono capace di tenermi le cose dentro, ma ho comunque paura che fraintenda. Lui per me sarà sempre il mio migliore amico, vada come vada, ma è anche vero che a volte ho desiderato che fosse qualcosa di più. E mi sento in colpa per questo.. non voglio che si senta a disagio con me.
Ho bisogno di consigli e di essere indirizzato verso la strada più giusta, perché come ho già detto non posso permettermi di perdere un’amicizia così importante, figuriamoci a causa mia.. Non me lo perdonerei mai!
Ciao Federico — grazie per la tua domanda e per la chiarezza con cui l’hai raccontata. Qui sotto ti do punti pratici e concreti che puoi usare subito, senza dilungarmi troppo.
Riconosci la verità dei tuoi sentimenti
Hai fatto bene a notare sia gli aspetti positivi (supporto, confidenza, accettazione della tua bisessualità) sia quelli tossici (prepotenza, rancore, senso di inferiorità). Entrambi possono coesistere: questo rende il legame ambivalente, non “buono” o “cattivo” a prescindere.
Prima cosa: prenditi cura di te e della tua autonomia
Allarga gradualmente la tua rete di supporto (altre amicizie, attività, gruppi) così il peso emotivo non ricade solo su di lui.
Lavora su piccoli confini: es. se ti parla in modo svalutante quando non hai la patente, puoi rispondere fermo ma calmo: «Capisco che ti dia fastidio, però non è utile parlarmi così. Preferirei che...»
Strategie pratiche per comunicare (se scegli di parlarne)
Usa frasi in prima persona: «Io sento…», «Per me è importante…»
Scegli un momento calmo, senza testimoni, e non trasformarlo in un’accusa.
Se parli dei sentimenti romantici: rendili chiari ma anche gestibili — es. «Ho realizzato che a volte provo qualcosa di più e volevo dirtelo perché ci tengo alla nostra amicizia. Non voglio metterti a disagio; mi interessa sapere come la vedi tu.»
Preparati a ogni risposta (accoglienza, confusione, rifiuto). Decidi in anticipo cosa sei disposto ad accettare per preservare te stesso.
Se non vuoi esplicitare subito i sentimenti, puoi iniziare con i confini
Mettere limiti concreti su cosa è accettabile nel modo in cui ti tratta (non tollerare sminuirti, richieste che ti fanno stare male) ti aiuta anche a capire come reagisce lui — la sua risposta è informazione sul carattere del rapporto.
Gestire la paura di perdere l’amicizia
È normale. Fatti questa domanda pratica: «Se non cambiassi nulla e rimanesse così, come mi sentirei tra 6-12 mesi?» A volte restare significa consumarsi. La perdita temuta va pesata contro il costo emotivo attuale.
Colpa e responsabilità
Non è colpa tua provare sentimenti. La responsabilità è di entrambi nel mantenere un rapporto rispettoso. Sentirsi in colpa non deve impedirti di agire per il tuo benessere.
Quando chiedere aiuto professionale
Ti può servire supporto per: chiarire i sentimenti, imparare ad impostare confini, gestire l’ansia da rifiuto e il senso di dipendenza emotiva. La terapia individuale è molto utile anche per lavorare sull’autostima e sulle dinamiche relazionali ripetute.
Se vuoi un suggerimento pratico per cominciare subito: prova per una settimana a stabilire due piccoli confini (es. farti accompagnare senza commenti sul fatto che non hai la patente; non rispondere immediatamente quando ti parla con tono svalutante) e annota come ti senti ogni giorno. Questo ti darà dati concreti per decidere se e come parlare con lui.
È comunque consigliabile approfondire con uno specialista che possa accompagnarti nel scegliere la strategia migliore e sostenerti nel processo.
Dottoressa Silvia Parisi
Psicologa Psicoterapeuta Sessuologa
Riconosci la verità dei tuoi sentimenti
Hai fatto bene a notare sia gli aspetti positivi (supporto, confidenza, accettazione della tua bisessualità) sia quelli tossici (prepotenza, rancore, senso di inferiorità). Entrambi possono coesistere: questo rende il legame ambivalente, non “buono” o “cattivo” a prescindere.
Prima cosa: prenditi cura di te e della tua autonomia
Allarga gradualmente la tua rete di supporto (altre amicizie, attività, gruppi) così il peso emotivo non ricade solo su di lui.
Lavora su piccoli confini: es. se ti parla in modo svalutante quando non hai la patente, puoi rispondere fermo ma calmo: «Capisco che ti dia fastidio, però non è utile parlarmi così. Preferirei che...»
Strategie pratiche per comunicare (se scegli di parlarne)
Usa frasi in prima persona: «Io sento…», «Per me è importante…»
Scegli un momento calmo, senza testimoni, e non trasformarlo in un’accusa.
Se parli dei sentimenti romantici: rendili chiari ma anche gestibili — es. «Ho realizzato che a volte provo qualcosa di più e volevo dirtelo perché ci tengo alla nostra amicizia. Non voglio metterti a disagio; mi interessa sapere come la vedi tu.»
Preparati a ogni risposta (accoglienza, confusione, rifiuto). Decidi in anticipo cosa sei disposto ad accettare per preservare te stesso.
Se non vuoi esplicitare subito i sentimenti, puoi iniziare con i confini
Mettere limiti concreti su cosa è accettabile nel modo in cui ti tratta (non tollerare sminuirti, richieste che ti fanno stare male) ti aiuta anche a capire come reagisce lui — la sua risposta è informazione sul carattere del rapporto.
Gestire la paura di perdere l’amicizia
È normale. Fatti questa domanda pratica: «Se non cambiassi nulla e rimanesse così, come mi sentirei tra 6-12 mesi?» A volte restare significa consumarsi. La perdita temuta va pesata contro il costo emotivo attuale.
Colpa e responsabilità
Non è colpa tua provare sentimenti. La responsabilità è di entrambi nel mantenere un rapporto rispettoso. Sentirsi in colpa non deve impedirti di agire per il tuo benessere.
Quando chiedere aiuto professionale
Ti può servire supporto per: chiarire i sentimenti, imparare ad impostare confini, gestire l’ansia da rifiuto e il senso di dipendenza emotiva. La terapia individuale è molto utile anche per lavorare sull’autostima e sulle dinamiche relazionali ripetute.
Se vuoi un suggerimento pratico per cominciare subito: prova per una settimana a stabilire due piccoli confini (es. farti accompagnare senza commenti sul fatto che non hai la patente; non rispondere immediatamente quando ti parla con tono svalutante) e annota come ti senti ogni giorno. Questo ti darà dati concreti per decidere se e come parlare con lui.
È comunque consigliabile approfondire con uno specialista che possa accompagnarti nel scegliere la strategia migliore e sostenerti nel processo.
Dottoressa Silvia Parisi
Psicologa Psicoterapeuta Sessuologa
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Ciao Federico, sicuramente parlare con il tuo amico a cuore aperto è la cosa migliore che puoi fare, non può che scaturirne verità e chiarezza. E, certamente, lavorare sulla tua autostima di aiuterà a superare la parte del tuo rapporto con il tuo amico che è fatta di dipendenza
Buon pomeriggio, quello che vive con il suo amico è un legame molto forte, ma anche molto sbilanciato: da un lato lui è la persona che l’ha sostenuta nei momenti più duri, dall’altro la mette costantemente in una posizione inferiore.
È questo doppio movimento – affetto e ferita insieme – che la confonde.
Non è “sbagliato” che i sentimenti si mescolino: quando qualcuno occupa per anni un posto così importante, è normale che il desiderio prenda strade che non avevamo previsto.
Il punto non è giudicare ciò che prova, ma capire che posto lei ha in questa relazione: oggi sembra essere quello di chi deve adattarsi, zittirsi, non perdere l’altro a nessun costo.
La paura di confessargli ciò che sente dice già molto: teme che, se porta la sua verità, il legame non regga.
Ed è proprio qui la domanda importante: che amicizia è quella che può esistere solo se lei cancella una parte di sé?
Non deve “dirgli tutto” né “chiarire subito”: prima di parlare con lui, serve che lei trovi uno spazio per dare senso a ciò che prova, senza giudicarsi.
Un lavoro psicologico potrebbe aiutarla a capire come muoversi senza perdersi e senza mettere se stesso sempre un passo indietro.
È questo doppio movimento – affetto e ferita insieme – che la confonde.
Non è “sbagliato” che i sentimenti si mescolino: quando qualcuno occupa per anni un posto così importante, è normale che il desiderio prenda strade che non avevamo previsto.
Il punto non è giudicare ciò che prova, ma capire che posto lei ha in questa relazione: oggi sembra essere quello di chi deve adattarsi, zittirsi, non perdere l’altro a nessun costo.
La paura di confessargli ciò che sente dice già molto: teme che, se porta la sua verità, il legame non regga.
Ed è proprio qui la domanda importante: che amicizia è quella che può esistere solo se lei cancella una parte di sé?
Non deve “dirgli tutto” né “chiarire subito”: prima di parlare con lui, serve che lei trovi uno spazio per dare senso a ciò che prova, senza giudicarsi.
Un lavoro psicologico potrebbe aiutarla a capire come muoversi senza perdersi e senza mettere se stesso sempre un passo indietro.
Buonasera Federico, la tua comunicazione mi sembra molto sincera e ricca di trasporto emotivo. E' veramente difficile darti una risposta in poche righe sono tanti e degni di nota gli interrogativi che ti poni. Posso solo proporti un consulto per aiutarti a prendere spazio per sviluppare i tuoi sentimenti verso questa persona e anche concederti di fare il punto sulla tua vita. se vuoi sono disponibile anche online. Buona serata! Dario Martelli
Caro Federico,
Vorrei provare ad aiutarti. La tua è una lettera matura, lucida, coraggiosa. E te lo dico con sincerità: si sente quanto valore dai ai legami, e quanta cura metti nelle persone che ami. Le amicizie così lunghe, radicate fin dall’infanzia, sono un patrimonio raro. Capisco perfettamente perché l’idea di perderla — soprattutto per qualcosa che nasce dalla tua sincerità — ti faccia così paura.
Ed è normale sentire colpa, confusione, affetto, gratitudine e anche dolore… tutto insieme.
Adesso però vorrei offrirti una risposta empatica, attenta, professionale — da psicologa, ma anche e da una persona adulta che ha visto tante storie .
1. Prima di capire lui, devi capire te stesso
Quando mi racconti che vi conoscete da quando siete nati, che siete cresciuti insieme, che lui è stato il tuo sostegno nei momenti più difficili… è facile capire perché tu ti senta così legato.
Ma voglio portarti una riflessione importante:
perché, nonostante i tratti tossici, hai così bisogno della sua presenza?
Questa è una domanda fondamentale, più importante ancora del chiedersi “devo dirgli cosa provo?”.
Perché un legame dove tu ti senti “indietro”, “inferiore”, “piccolo”, non nasce dal nulla. È più spesso un incastro psicologico:
tu, “accomodante, timido, docile”,
lui, “prepotente, autoritario, egocentrico”.
In psicologia questa dinamica si chiama vittima – tiranno.
E so che può sembrare dura come parola, ma ti aiuta a capire una cosa essenziale:
A volte la posizione di “inferiorità” non è solo sofferenza.
È anche una "zona di comfort" psicologica.
Perché nella vittima non si deve scegliere troppo, non si rischia il rifiuto, non ci si espone… ci si lascia “guidare”.
È una forma involontaria di protezione.
Quindi la prima domanda che ti farei è:
che gratificazione mi dà restare in questa posizione? Cosa mi evita? Cosa mi protegge?
Le risposte cambiano tutto.
2. Prima di parlare con lui, lavora sulla tua autostima.
Tu dici:
«È l’unico amico che ho»
«Mi ha aiutato quando i miei genitori divorziavano»
«Conosce il mio segreto, mi ha accettato»
«Non posso perderlo»
È comprensibile, Federico.
Ma è anche il segnale che questa amicizia è diventata il tuo unico punto di appoggio emotivo.
E quando una persona diventa il tuo “tutto”, inevitabilmente lo metti su un piedistallo e ti senti più piccolo.
Prima di parlargli dei tuoi sentimenti — o addirittura prima di capire se sono davvero sentimenti romantici — hai bisogno di fortificarti:
* costruire altre relazioni, anche piccole
* praticare attività che ti facciano sentire capace
* accorgerti dei tuoi valori, dei tuoi desideri, dei tuoi confini
* imparare a parlare per te stesso, non solo a compiacere
Senza questo passo rischi che qualsiasi risposta lui ti dia — positiva o negativa — ti ferisca comunque.
E soprattutto rischi di non capire se quello che provi è amore, dipendenza affettiva, o il bisogno di sentirti finalmente “visto”.
3. Se gli dicessi cosa provi… cosa succederebbe davvero?
Hai paura che:
se ti dice no, perdi la sua amicizia
se ti dice sì, ti sentiresti sempre inferiore, perché la dinamica è nata così
Ed è un timore realistico.
Non impossibile da superare, ma da non sottovalutare.
Il punto non è “dirglielo o non dirglielo”.
Il punto è:
TI SENTI ALL’ALTEZZA DI GESTIRE QUALSIASI RISPOSTA?
Se la risposta è “no”, allora non sei ancora pronto.
4. La domanda che cambierà tutto
Ti invito davvero a riflettere su questa:
Perché mi aggrappo così tanto a un rapporto che mi fa stare male e mi fa sentire inferiore?
Le risposte possibili sono tante:
ho paura di restare solo?
credo di non meritare amicizie nuove?
penso che nessun altro potrebbe capirmi?
mi sento in debito perché lui mi è stato vicino?
ho paura che se mi allontano perdo la mia “unica sicurezza”?
Queste domande non servono a giudicarti.
Servono a liberarti.
Quando capirai da dove nasce il bisogno, capirai anche **cosa stai cercando davvero in lui.
5. Lavoro su di te, non sul cambiarlo
Le persone come il tuo amico raramente cambiano se non lo vogliono loro.
E non è tuo compito “aggiustarlo”.
Il tuo compito è capire:
chi sei tu quando non sei la sua ombra
chi potresti essere con un’autostima più forte
che tipo di amore o amicizia meriti davvero
Quando lavori su te stesso, non perdi le persone:
perdi solo i rapporti che ti facevano male.
E spesso lo spazio che si libera porta relazioni nuove, sane, sorprendenti.
6. Un consiglio molto concreto
Per ora, Federico:
non confessargli nulla
non prendere decisioni drastiche
non costringerti a scegliere
Inizia un cammino tuo:
1. Nuove abitudini, anche piccole (sport, corsi, nuove conoscenze)
2. Rafforzamento dell’identità (scrittura, terapia, gruppi, letture)
3. Domande profonde su ciò che ti lega a lui
4. Confini gentili: non accettare insulti o umiliazioni per “abitudine”
5. Costruzione di un mondo emotivo che non dipenda da una sola persona
Solo quando sarai più solido, capirai davvero:
se ciò che provi è amore,
se è dipendenza, o se è soltanto la nostalgia di chi ti ha salvato quando eri fragile.
7. E un’ultima cosa importante
Non sei sbagliato.
Non sei “ingenuo”.
Non sei debole.
Sei un ragazzo con un cuore enorme, che ha dato troppo amore e troppa fedeltà a un’unica persona perché nella vita non aveva nient’altro a cui aggrapparsi.
Questo non ti rende fragile.
Ti rende umano.
E lavorando su te stesso diventerai molto più forte di quanto tu creda.
Se vuoi, posso aiutarti a costruire una serie di passi concreti per rafforzare la tua autostima e riposizionarti dentro questo rapporto senza romperlo. Basta che me lo chieda.
un abbraccio di conforto dott.ssa Doudina Ioulia
Vorrei provare ad aiutarti. La tua è una lettera matura, lucida, coraggiosa. E te lo dico con sincerità: si sente quanto valore dai ai legami, e quanta cura metti nelle persone che ami. Le amicizie così lunghe, radicate fin dall’infanzia, sono un patrimonio raro. Capisco perfettamente perché l’idea di perderla — soprattutto per qualcosa che nasce dalla tua sincerità — ti faccia così paura.
Ed è normale sentire colpa, confusione, affetto, gratitudine e anche dolore… tutto insieme.
Adesso però vorrei offrirti una risposta empatica, attenta, professionale — da psicologa, ma anche e da una persona adulta che ha visto tante storie .
1. Prima di capire lui, devi capire te stesso
Quando mi racconti che vi conoscete da quando siete nati, che siete cresciuti insieme, che lui è stato il tuo sostegno nei momenti più difficili… è facile capire perché tu ti senta così legato.
Ma voglio portarti una riflessione importante:
perché, nonostante i tratti tossici, hai così bisogno della sua presenza?
Questa è una domanda fondamentale, più importante ancora del chiedersi “devo dirgli cosa provo?”.
Perché un legame dove tu ti senti “indietro”, “inferiore”, “piccolo”, non nasce dal nulla. È più spesso un incastro psicologico:
tu, “accomodante, timido, docile”,
lui, “prepotente, autoritario, egocentrico”.
In psicologia questa dinamica si chiama vittima – tiranno.
E so che può sembrare dura come parola, ma ti aiuta a capire una cosa essenziale:
A volte la posizione di “inferiorità” non è solo sofferenza.
È anche una "zona di comfort" psicologica.
Perché nella vittima non si deve scegliere troppo, non si rischia il rifiuto, non ci si espone… ci si lascia “guidare”.
È una forma involontaria di protezione.
Quindi la prima domanda che ti farei è:
che gratificazione mi dà restare in questa posizione? Cosa mi evita? Cosa mi protegge?
Le risposte cambiano tutto.
2. Prima di parlare con lui, lavora sulla tua autostima.
Tu dici:
«È l’unico amico che ho»
«Mi ha aiutato quando i miei genitori divorziavano»
«Conosce il mio segreto, mi ha accettato»
«Non posso perderlo»
È comprensibile, Federico.
Ma è anche il segnale che questa amicizia è diventata il tuo unico punto di appoggio emotivo.
E quando una persona diventa il tuo “tutto”, inevitabilmente lo metti su un piedistallo e ti senti più piccolo.
Prima di parlargli dei tuoi sentimenti — o addirittura prima di capire se sono davvero sentimenti romantici — hai bisogno di fortificarti:
* costruire altre relazioni, anche piccole
* praticare attività che ti facciano sentire capace
* accorgerti dei tuoi valori, dei tuoi desideri, dei tuoi confini
* imparare a parlare per te stesso, non solo a compiacere
Senza questo passo rischi che qualsiasi risposta lui ti dia — positiva o negativa — ti ferisca comunque.
E soprattutto rischi di non capire se quello che provi è amore, dipendenza affettiva, o il bisogno di sentirti finalmente “visto”.
3. Se gli dicessi cosa provi… cosa succederebbe davvero?
Hai paura che:
se ti dice no, perdi la sua amicizia
se ti dice sì, ti sentiresti sempre inferiore, perché la dinamica è nata così
Ed è un timore realistico.
Non impossibile da superare, ma da non sottovalutare.
Il punto non è “dirglielo o non dirglielo”.
Il punto è:
TI SENTI ALL’ALTEZZA DI GESTIRE QUALSIASI RISPOSTA?
Se la risposta è “no”, allora non sei ancora pronto.
4. La domanda che cambierà tutto
Ti invito davvero a riflettere su questa:
Perché mi aggrappo così tanto a un rapporto che mi fa stare male e mi fa sentire inferiore?
Le risposte possibili sono tante:
ho paura di restare solo?
credo di non meritare amicizie nuove?
penso che nessun altro potrebbe capirmi?
mi sento in debito perché lui mi è stato vicino?
ho paura che se mi allontano perdo la mia “unica sicurezza”?
Queste domande non servono a giudicarti.
Servono a liberarti.
Quando capirai da dove nasce il bisogno, capirai anche **cosa stai cercando davvero in lui.
5. Lavoro su di te, non sul cambiarlo
Le persone come il tuo amico raramente cambiano se non lo vogliono loro.
E non è tuo compito “aggiustarlo”.
Il tuo compito è capire:
chi sei tu quando non sei la sua ombra
chi potresti essere con un’autostima più forte
che tipo di amore o amicizia meriti davvero
Quando lavori su te stesso, non perdi le persone:
perdi solo i rapporti che ti facevano male.
E spesso lo spazio che si libera porta relazioni nuove, sane, sorprendenti.
6. Un consiglio molto concreto
Per ora, Federico:
non confessargli nulla
non prendere decisioni drastiche
non costringerti a scegliere
Inizia un cammino tuo:
1. Nuove abitudini, anche piccole (sport, corsi, nuove conoscenze)
2. Rafforzamento dell’identità (scrittura, terapia, gruppi, letture)
3. Domande profonde su ciò che ti lega a lui
4. Confini gentili: non accettare insulti o umiliazioni per “abitudine”
5. Costruzione di un mondo emotivo che non dipenda da una sola persona
Solo quando sarai più solido, capirai davvero:
se ciò che provi è amore,
se è dipendenza, o se è soltanto la nostalgia di chi ti ha salvato quando eri fragile.
7. E un’ultima cosa importante
Non sei sbagliato.
Non sei “ingenuo”.
Non sei debole.
Sei un ragazzo con un cuore enorme, che ha dato troppo amore e troppa fedeltà a un’unica persona perché nella vita non aveva nient’altro a cui aggrapparsi.
Questo non ti rende fragile.
Ti rende umano.
E lavorando su te stesso diventerai molto più forte di quanto tu creda.
Se vuoi, posso aiutarti a costruire una serie di passi concreti per rafforzare la tua autostima e riposizionarti dentro questo rapporto senza romperlo. Basta che me lo chieda.
un abbraccio di conforto dott.ssa Doudina Ioulia
Ciao, grazie per esserti rivolto a noi. È una relazione che come hai descritto è molto confidenziale e avete due modalità diverse di relazioni. Questo per un periodo può andare bene a volte ci si rende conto che vogliamo essere trattati in maniera più accogliente anche se ti ha saputo ascoltare e accettare. Non voglio essere indelicata perché non conosco la situazione ma è importante sapere di avere la sua amicizia ma non implica che non possa averne tu delle altre dove sentirti meno in difetto se non prendi la patente o comunque accolto. Questo perché a volte ci fossilizziamo su amicizie o relazioni uniche senza avere anche un altra rete di amicizia. La mia è una semplice osservazione e sei ovviamente libero di pensarla diversamente.
Per quanto riguarda la relazione con lui puoi parlargliene ma forse sei talmente abituato a considerare solo lui che non vedi altri.
Anche questa una semplice riflessione.
Se hai bisogno mi rendo disponibile per parlarne e andare più a fondo.
Buona serata
Dott.ssa Casumaro Giada
Per quanto riguarda la relazione con lui puoi parlargliene ma forse sei talmente abituato a considerare solo lui che non vedi altri.
Anche questa una semplice riflessione.
Se hai bisogno mi rendo disponibile per parlarne e andare più a fondo.
Buona serata
Dott.ssa Casumaro Giada
Buonasera Federico e grazie per la Sua gentile condivisione. E' sicuramente un momento di confusione e difficoltà, e immagino non sia semplice da affrontare. Di sicuro, quel che sta emergendo, al netto delle vostre differenze caratteriali, mi sembra sia una Sua maggiore capacità di riconoscimento e distinzione di ciò che arriva dal suo amico e che non le corrisponde più, non la rispecchia, anzi, la svaluta, la schiaccia, la "intossica", e dalla quale forse è utile possa cominciare a distanziarsene, invece di fondercisi. Pur riconoscendo molto bene le parti "buone" da sempre presenti nel suo amico, è come se, ora che lei stesso, Federico, ha probabilmente una visione più integra di sè e quindi anche degli altri, questa difesa (il riconoscere e salvare solo le parti positive a discapito delle negative), non fosse più utile allo scopo del mantenimento della relazione ad ogni costo. Quello a cui sta approdando è una visione più integra e reale di sè e del mondo, che deve tenere insieme le parti, molto complesse e anche contrastanti tra loro. Al netto di come evolverà il suo interesse verso di lui, di quello che scoprirà di provare e sentire, sono certa che la comparsa di tale capacità differenziante e distintiva possa essere l'inizio di un cambiamento, verso una versione di sè e degli altri più integra e coerente.
Buona continuazione
Buona continuazione
Ciao Federico,
quello che racconti è molto profondo e pieno di sensibilità, e si sente chiaramente quanto questo legame ti abbia segnato e accompagnato in tanti momenti della vita — belli e difficili. È normale che un’amicizia così lunga, intensa e formativa diventi anche complessa, e che dentro di te convivano affetto, riconoscenza, rabbia e forse qualcosa di più profondo.
La prima cosa importante è riconoscere che non c’è nulla di sbagliato nei sentimenti che provi. A volte, quando un legame è così stretto e carico di emozioni, può accadere di sviluppare un trasporto che va oltre l’amicizia — non per scelta, ma perché quella persona rappresenta sicurezza, vicinanza, identità. Non è una colpa, né significa necessariamente che tu voglia davvero una relazione romantica: può anche essere il segno di un bisogno di connessione e riconoscimento che con lui, nel bene e nel male, senti di avere trovato.
Al tempo stesso, è importante guardare con lucidità anche la parte tossica del rapporto che descrivi. Un’amicizia sana non dovrebbe farti sentire “sotto”, inadeguato o in colpa. Lui può essere una figura importante per te, ma non può essere l’unico riferimento affettivo: altrimenti finisci per adattarti ai suoi sbalzi d’umore e perdere di vista i tuoi bisogni. La tua paura di perderlo sembra legata anche al timore di restare solo — ma per ritrovare equilibrio, avrai bisogno di costruire anche altri legami, più paritari e accoglienti.
Riguardo al parlargli dei tuoi sentimenti, valuta bene il tuo obiettivo: se vuoi farlo per liberarti e non tenere dentro un peso, può essere giusto, ma solo se ti senti pronto ad accettare qualsiasi reazione, anche la distanza. Se invece lo faresti nella speranza di cambiare il rapporto, rischi di metterti in una posizione di maggiore vulnerabilità, perché lui non sembra avere la maturità emotiva per accogliere un discorso così delicato.
Forse, prima di parlargliene, potresti lavorare su come ridefinire il tuo spazio dentro questa amicizia: capire fin dove puoi restare vicino a lui senza farti male, e come iniziare a riconquistare autonomia affettiva. Un percorso psicologico anche breve potrebbe aiutarti molto a mettere ordine in tutto questo e a imparare a proteggerti, senza sensi di colpa.
quello che racconti è molto profondo e pieno di sensibilità, e si sente chiaramente quanto questo legame ti abbia segnato e accompagnato in tanti momenti della vita — belli e difficili. È normale che un’amicizia così lunga, intensa e formativa diventi anche complessa, e che dentro di te convivano affetto, riconoscenza, rabbia e forse qualcosa di più profondo.
La prima cosa importante è riconoscere che non c’è nulla di sbagliato nei sentimenti che provi. A volte, quando un legame è così stretto e carico di emozioni, può accadere di sviluppare un trasporto che va oltre l’amicizia — non per scelta, ma perché quella persona rappresenta sicurezza, vicinanza, identità. Non è una colpa, né significa necessariamente che tu voglia davvero una relazione romantica: può anche essere il segno di un bisogno di connessione e riconoscimento che con lui, nel bene e nel male, senti di avere trovato.
Al tempo stesso, è importante guardare con lucidità anche la parte tossica del rapporto che descrivi. Un’amicizia sana non dovrebbe farti sentire “sotto”, inadeguato o in colpa. Lui può essere una figura importante per te, ma non può essere l’unico riferimento affettivo: altrimenti finisci per adattarti ai suoi sbalzi d’umore e perdere di vista i tuoi bisogni. La tua paura di perderlo sembra legata anche al timore di restare solo — ma per ritrovare equilibrio, avrai bisogno di costruire anche altri legami, più paritari e accoglienti.
Riguardo al parlargli dei tuoi sentimenti, valuta bene il tuo obiettivo: se vuoi farlo per liberarti e non tenere dentro un peso, può essere giusto, ma solo se ti senti pronto ad accettare qualsiasi reazione, anche la distanza. Se invece lo faresti nella speranza di cambiare il rapporto, rischi di metterti in una posizione di maggiore vulnerabilità, perché lui non sembra avere la maturità emotiva per accogliere un discorso così delicato.
Forse, prima di parlargliene, potresti lavorare su come ridefinire il tuo spazio dentro questa amicizia: capire fin dove puoi restare vicino a lui senza farti male, e come iniziare a riconquistare autonomia affettiva. Un percorso psicologico anche breve potrebbe aiutarti molto a mettere ordine in tutto questo e a imparare a proteggerti, senza sensi di colpa.
Gentile Federico,
la ringrazio per aver condiviso con tanta sincerità una parte così delicata della sua vita. Dal modo in cui si esprime emerge chiaramente quanto questo rapporto sia per lei significativo, ma anche quanto le stia causando confusione, timore e sofferenza. Cercherò di restituirle una lettura complessiva — non a punti — che possa aiutarla a orientarsi.
Ciò che descrive del suo migliore amico mostra una relazione complessa, fatta di aspetti profondamente positivi e, allo stesso tempo, di dinamiche che la fanno sentire sminuito, inadeguato e spesso in colpa. Lei avverte un legame quasi fraterno, costruito negli anni, solidissimo nelle situazioni più difficili della sua vita: è stata una presenza quando i suoi genitori si sono separati, l’ha ascoltata senza giudicarla quando ha parlato della sua bisessualità, e le ha offerto un punto di riferimento nei momenti in cui ne aveva più bisogno. È comprensibile, dunque, che lei senta una gratitudine profonda e un affetto autentico.
Tuttavia, l’altro lato di questo rapporto — quello che definisce “tossico” — non è qualcosa da sottovalutare. Lei parla di arroganza, prepotenza, tendenza a sminuirla, reazioni punitive (come smettere di parlarle per mesi), rimproveri continui. Questi comportamenti, seppure forse inconsapevoli da parte sua, hanno un impatto diretto sulla sua autostima e la mettono spesso nella posizione del “più piccolo”, del meno capace, del meno sicuro. È significativo che lei abbia interiorizzato l’idea di dover “abituarsi” anziché domandarsi se sia giusto essere trattato in questo modo.
La situazione si complica ulteriormente a causa dei sentimenti che lei ha provato — o che forse prova ancora — nei suoi confronti. È naturale che, per una persona con cui ha condiviso tanto e con cui si sente profondamente connesso, possano emergere elementi affettivi più sfumati, anche romantici. La vicinanza emotiva crea spesso questo tipo di apertura. È importante però che lei non si colpevolizzi per ciò che sente: i sentimenti non sono mai sbagliati, né qualcosa di cui scusarsi.
La sua preoccupazione più grande sembra essere il timore di perdere questa amicizia, al punto da sentirsi responsabile in anticipo di un eventuale allontanamento. Ciò suggerisce che, nonostante il legame profondo, lei non si senta davvero libero di esprimersi. Quando una relazione, per quanto importante, genera paura nel dire ciò che si prova o nel porre un limite, significa che qualcosa nel rapporto non è equilibrato.
Le suggerirei di considerare che avere un dialogo sincero con lui non significhi necessariamente rivelare subito ogni emozione romantica che ha provato, soprattutto se sente che questo la espone troppo. Potrebbe essere più utile, in un primo momento, affrontare ciò che la fa stare male nella dinamica quotidiana: il tono, la prepotenza, il sentirsi spesso messo “al secondo posto”. Parlare dei suoi sentimenti è possibile, ma solo quando si sentirà davvero pronto e quando avrà la percezione di essere ascoltato rispettosamente.
Un’amicizia autentica — anche la più lunga e profonda — non dovrebbe costarle la libertà di essere se stesso, né quella di crescere, né tanto meno la serenità. Lei merita relazioni in cui il reciproco rispetto non sia un favore, ma una base.
Se desidera, posso aiutarla a trovare le parole per parlargli, oppure possiamo approfondire insieme come stabilire dei limiti senza perdere ciò che per lei è così importante. A presto
la ringrazio per aver condiviso con tanta sincerità una parte così delicata della sua vita. Dal modo in cui si esprime emerge chiaramente quanto questo rapporto sia per lei significativo, ma anche quanto le stia causando confusione, timore e sofferenza. Cercherò di restituirle una lettura complessiva — non a punti — che possa aiutarla a orientarsi.
Ciò che descrive del suo migliore amico mostra una relazione complessa, fatta di aspetti profondamente positivi e, allo stesso tempo, di dinamiche che la fanno sentire sminuito, inadeguato e spesso in colpa. Lei avverte un legame quasi fraterno, costruito negli anni, solidissimo nelle situazioni più difficili della sua vita: è stata una presenza quando i suoi genitori si sono separati, l’ha ascoltata senza giudicarla quando ha parlato della sua bisessualità, e le ha offerto un punto di riferimento nei momenti in cui ne aveva più bisogno. È comprensibile, dunque, che lei senta una gratitudine profonda e un affetto autentico.
Tuttavia, l’altro lato di questo rapporto — quello che definisce “tossico” — non è qualcosa da sottovalutare. Lei parla di arroganza, prepotenza, tendenza a sminuirla, reazioni punitive (come smettere di parlarle per mesi), rimproveri continui. Questi comportamenti, seppure forse inconsapevoli da parte sua, hanno un impatto diretto sulla sua autostima e la mettono spesso nella posizione del “più piccolo”, del meno capace, del meno sicuro. È significativo che lei abbia interiorizzato l’idea di dover “abituarsi” anziché domandarsi se sia giusto essere trattato in questo modo.
La situazione si complica ulteriormente a causa dei sentimenti che lei ha provato — o che forse prova ancora — nei suoi confronti. È naturale che, per una persona con cui ha condiviso tanto e con cui si sente profondamente connesso, possano emergere elementi affettivi più sfumati, anche romantici. La vicinanza emotiva crea spesso questo tipo di apertura. È importante però che lei non si colpevolizzi per ciò che sente: i sentimenti non sono mai sbagliati, né qualcosa di cui scusarsi.
La sua preoccupazione più grande sembra essere il timore di perdere questa amicizia, al punto da sentirsi responsabile in anticipo di un eventuale allontanamento. Ciò suggerisce che, nonostante il legame profondo, lei non si senta davvero libero di esprimersi. Quando una relazione, per quanto importante, genera paura nel dire ciò che si prova o nel porre un limite, significa che qualcosa nel rapporto non è equilibrato.
Le suggerirei di considerare che avere un dialogo sincero con lui non significhi necessariamente rivelare subito ogni emozione romantica che ha provato, soprattutto se sente che questo la espone troppo. Potrebbe essere più utile, in un primo momento, affrontare ciò che la fa stare male nella dinamica quotidiana: il tono, la prepotenza, il sentirsi spesso messo “al secondo posto”. Parlare dei suoi sentimenti è possibile, ma solo quando si sentirà davvero pronto e quando avrà la percezione di essere ascoltato rispettosamente.
Un’amicizia autentica — anche la più lunga e profonda — non dovrebbe costarle la libertà di essere se stesso, né quella di crescere, né tanto meno la serenità. Lei merita relazioni in cui il reciproco rispetto non sia un favore, ma una base.
Se desidera, posso aiutarla a trovare le parole per parlargli, oppure possiamo approfondire insieme come stabilire dei limiti senza perdere ciò che per lei è così importante. A presto
Caro Federico,
capisco quanto questo legame per te sia importante e quanto allo stesso tempo ti faccia soffrire. È normale sentirsi confusi quando una relazione è fatta di affetto profondo ma anche di dinamiche tossiche.
Ecco 3 consigli pratici per proteggerti senza perdere il rapporto:
1. Metti piccoli confini
Quando ti sminuisce (“non hai la patente”, “sei incapace”), prova a dire con calma:
“Capisco il tuo punto, ma non accetto di essere trattato così.”
Breve, fermo, senza litigare.
2. Non inseguirlo quando si offende
Se smette di parlarti per una sciocchezza, puoi dire:
“Io ci sono. Quando vuoi parlarne senza rancore, riprendiamo.”
E poi lascia spazio.
3. Rafforza la tua rete
Anche una sola attività nuova (sport, corso, gruppo) può aiutarti a non dipendere tutto da lui. Più persone hai attorno, più ti sentirai libero e sicuro.
Per quanto riguarda i sentimenti:
si per il momento.. non parlargliene.
Prima serve riequilibrare il rapporto, così non ti esponi troppo. Poi si vedrà..
Non sei sbagliato: stai solo crescendo e imparando a proteggerti.
ciao, dottoressa Rocchi Antonella
capisco quanto questo legame per te sia importante e quanto allo stesso tempo ti faccia soffrire. È normale sentirsi confusi quando una relazione è fatta di affetto profondo ma anche di dinamiche tossiche.
Ecco 3 consigli pratici per proteggerti senza perdere il rapporto:
1. Metti piccoli confini
Quando ti sminuisce (“non hai la patente”, “sei incapace”), prova a dire con calma:
“Capisco il tuo punto, ma non accetto di essere trattato così.”
Breve, fermo, senza litigare.
2. Non inseguirlo quando si offende
Se smette di parlarti per una sciocchezza, puoi dire:
“Io ci sono. Quando vuoi parlarne senza rancore, riprendiamo.”
E poi lascia spazio.
3. Rafforza la tua rete
Anche una sola attività nuova (sport, corso, gruppo) può aiutarti a non dipendere tutto da lui. Più persone hai attorno, più ti sentirai libero e sicuro.
Per quanto riguarda i sentimenti:
si per il momento.. non parlargliene.
Prima serve riequilibrare il rapporto, così non ti esponi troppo. Poi si vedrà..
Non sei sbagliato: stai solo crescendo e imparando a proteggerti.
ciao, dottoressa Rocchi Antonella
Salve paziente anonimo
Il suo interesse e affetto per questo amico fa pensare a un problema di dipendenza affettiva dove lei in realtà sacrifica parti di Sé per sottostare al parere di un altra persona che definisce suo amico ma che in realtà la sovrasta in tutti i modi. A prescindere dal legame mi sembra importante andare fino in fondo a se stesso con un buon percorso di psicoterapia per imparare a rispettare e credere nelle sue capacità e suoi doni per rendere il rapporto con sé stesso più equilibrato e di conseguenza con il suo amico
In bocca al lupo
Dott.ssaLorenzini Maria santa psicoterapeuta
Il suo interesse e affetto per questo amico fa pensare a un problema di dipendenza affettiva dove lei in realtà sacrifica parti di Sé per sottostare al parere di un altra persona che definisce suo amico ma che in realtà la sovrasta in tutti i modi. A prescindere dal legame mi sembra importante andare fino in fondo a se stesso con un buon percorso di psicoterapia per imparare a rispettare e credere nelle sue capacità e suoi doni per rendere il rapporto con sé stesso più equilibrato e di conseguenza con il suo amico
In bocca al lupo
Dott.ssaLorenzini Maria santa psicoterapeuta
Buongiorno,
la paura di perdere un legame con una persona così importante non può impedirle di parargli. Tenersi tutto dentro alla lunga potrebbe esser comunque deleterio, per la sua serenità ma anche per il vostro stesso rapporto. Si concentri su di sé più di come lui possa prendere la cosa, e vedrà che sicuramente dopo potrà sentirsi meglio e non più in difficoltà per questo non detto.
Cordiali Saluti
Dott. Diego Ferrara
la paura di perdere un legame con una persona così importante non può impedirle di parargli. Tenersi tutto dentro alla lunga potrebbe esser comunque deleterio, per la sua serenità ma anche per il vostro stesso rapporto. Si concentri su di sé più di come lui possa prendere la cosa, e vedrà che sicuramente dopo potrà sentirsi meglio e non più in difficoltà per questo non detto.
Cordiali Saluti
Dott. Diego Ferrara
Caro Federico, grazie per aver condiviso una storia così personale. Dal tuo racconto emerge quanto questa amicizia sia per te importante e allo stesso tempo quanto ti faccia soffrire. È comprensibile sentirsi confusi quando in una relazione convivono affetto, gratitudine e comportamenti che ti fanno sentire svalutato o “indietro”.
Da ciò che scrivi sembra che queste dinamiche, con il tempo, siano diventate molto pesanti: fatiche nel mettere confini, paura di perdere l’altro, difficoltà a esprimere ciò che provi davvero. Anche i sentimenti romantici verso una persona così centrale nella tua vita non sono sbagliati ma potrebbero dar voce ai tuoi bisogni emotivi e alla profondità del legame che si è creato nel tempo.
In questa situazione potrebbe essere molto utile un percorso psicologico per aiutarti a, come scritto sopra, comprendere meglio ciò che provi; riconoscere i comportamenti che ti feriscono; lavorare, contestualmente, sullo sviluppo maggiore assertività e costruire delle relazioni più equilibrate e adeguate, anche con il tuo amico.
Chiedere aiuto, come stai facendo ora, è già un passo significativo verso una maggiore chiarezza personale/relazionale e nel benessere emotivo.
Ti auguro una buona giornata,
Simona Santoni - Psicologa
Da ciò che scrivi sembra che queste dinamiche, con il tempo, siano diventate molto pesanti: fatiche nel mettere confini, paura di perdere l’altro, difficoltà a esprimere ciò che provi davvero. Anche i sentimenti romantici verso una persona così centrale nella tua vita non sono sbagliati ma potrebbero dar voce ai tuoi bisogni emotivi e alla profondità del legame che si è creato nel tempo.
In questa situazione potrebbe essere molto utile un percorso psicologico per aiutarti a, come scritto sopra, comprendere meglio ciò che provi; riconoscere i comportamenti che ti feriscono; lavorare, contestualmente, sullo sviluppo maggiore assertività e costruire delle relazioni più equilibrate e adeguate, anche con il tuo amico.
Chiedere aiuto, come stai facendo ora, è già un passo significativo verso una maggiore chiarezza personale/relazionale e nel benessere emotivo.
Ti auguro una buona giornata,
Simona Santoni - Psicologa
Gent.mo Federico,
grazie per aver condiviso queste sue emozioni e le sue riflessioni così personali.
Dal suo racconto sembra essersi sviluppata una certa dipendenza affettiva dal suo amico. Nonostante alcune differenze sostanziali, a livello caratteriale e comportamentale, siete molto legati, ma questo legame sembra pendere in modo disequilibrato. Lei parla di questa amicizia in modo esclusivo, come se non ce ne potessero essere altre significative nella sua vita. Probabilmente, la presenza del suo amico, così autoritaria e benevolente allo stesso tempo, ha sopperito anche ad alcune mancanze affettive a livello familiare.
La sua mente ha, quindi, messo questo ragazzo su un piedistallo, come se fosse indispensabile nella sua vita e guai a perderlo, anche se ciò significa assecondarlo sempre oppure nascondere i sentimenti che prova per lui. Lei stesso scrive che perderebbe definitivamente tutto...
Ogni suo comportamento nei suoi riguardi, ogni frase, ogni gesto, sono condizionati dalla paura delle conseguenze. Il suo stesso modo di pensare si sta modellando sull'ansia di poter perdere questa amicizia. Ecco perché si chiama dipendenza affettiva.
Ma lei, caro utente, esiste come essere libero e autonomo, capace di auto-determinazione, coerente con dei valori assolutamente personali, con idee e sentimenti unici. Dovrebbe poggiare le sue certezze sulla propria autostima, gratificandosi per i suoi migliori attributi, fiero di quello che può fare per migliorare la vita del mondo intorno a sé. Rifletta su questo aspetto e valuti la possibilità di un percorso psicologico incentrato su questa crescita in termini di autonomia di pensiero e di azione.
La socialità è fondamentale per la felicità umana, ma non può essere ristretta a poche frequentazioni, figuriamoci a una amicizia così esclusiva. C'è bisogno di aprirsi a molteplici opportunità di rapporti significativi, sinceri, leali, profondi. Le persone hanno traiettorie di vita diverse e, in un modo o nell'altro, possono non coincidere per sempre. Anche le migliori amicizie, soprattutto quelle, hanno dei momenti critici in cui le scelte personali posso dividere le strade finora percorse insieme. E' nella natura della vita. ma se si mantiene coerenza con i propri valori, ogni persona può costruire nuovi importanti legami e vivere le stesse intense emozioni positive.
Valuti l'opportunità di supporto psicologico in questo momento di fragilità emotiva, le potrà essere di grande aiuto.
Rimango a sua disposizione, Dott. Antonio Cortese
grazie per aver condiviso queste sue emozioni e le sue riflessioni così personali.
Dal suo racconto sembra essersi sviluppata una certa dipendenza affettiva dal suo amico. Nonostante alcune differenze sostanziali, a livello caratteriale e comportamentale, siete molto legati, ma questo legame sembra pendere in modo disequilibrato. Lei parla di questa amicizia in modo esclusivo, come se non ce ne potessero essere altre significative nella sua vita. Probabilmente, la presenza del suo amico, così autoritaria e benevolente allo stesso tempo, ha sopperito anche ad alcune mancanze affettive a livello familiare.
La sua mente ha, quindi, messo questo ragazzo su un piedistallo, come se fosse indispensabile nella sua vita e guai a perderlo, anche se ciò significa assecondarlo sempre oppure nascondere i sentimenti che prova per lui. Lei stesso scrive che perderebbe definitivamente tutto...
Ogni suo comportamento nei suoi riguardi, ogni frase, ogni gesto, sono condizionati dalla paura delle conseguenze. Il suo stesso modo di pensare si sta modellando sull'ansia di poter perdere questa amicizia. Ecco perché si chiama dipendenza affettiva.
Ma lei, caro utente, esiste come essere libero e autonomo, capace di auto-determinazione, coerente con dei valori assolutamente personali, con idee e sentimenti unici. Dovrebbe poggiare le sue certezze sulla propria autostima, gratificandosi per i suoi migliori attributi, fiero di quello che può fare per migliorare la vita del mondo intorno a sé. Rifletta su questo aspetto e valuti la possibilità di un percorso psicologico incentrato su questa crescita in termini di autonomia di pensiero e di azione.
La socialità è fondamentale per la felicità umana, ma non può essere ristretta a poche frequentazioni, figuriamoci a una amicizia così esclusiva. C'è bisogno di aprirsi a molteplici opportunità di rapporti significativi, sinceri, leali, profondi. Le persone hanno traiettorie di vita diverse e, in un modo o nell'altro, possono non coincidere per sempre. Anche le migliori amicizie, soprattutto quelle, hanno dei momenti critici in cui le scelte personali posso dividere le strade finora percorse insieme. E' nella natura della vita. ma se si mantiene coerenza con i propri valori, ogni persona può costruire nuovi importanti legami e vivere le stesse intense emozioni positive.
Valuti l'opportunità di supporto psicologico in questo momento di fragilità emotiva, le potrà essere di grande aiuto.
Rimango a sua disposizione, Dott. Antonio Cortese
Caro Federico,
grazie per aver condiviso questo vissuto così importante e profondo!
Le suggerisco di intraprendere un percorso di consulenza per esplorare bene cosa prova, chiarirlo prima per se stesso e poi decidere se, cosa e come condividere con il suo amico. Più che un consiglio o una direzione, la consulenza può aiutarla a chiarire cosa lei ritiene meglio per sé e che strada desidera percorrere.
Le auguro il meglio
Dott. Domenico Samele
grazie per aver condiviso questo vissuto così importante e profondo!
Le suggerisco di intraprendere un percorso di consulenza per esplorare bene cosa prova, chiarirlo prima per se stesso e poi decidere se, cosa e come condividere con il suo amico. Più che un consiglio o una direzione, la consulenza può aiutarla a chiarire cosa lei ritiene meglio per sé e che strada desidera percorrere.
Le auguro il meglio
Dott. Domenico Samele
Gentile utente,
quello che descrive è un legame molto profondo, costruito negli anni e segnato da momenti di vicinanza autentica, ma anche da dinamiche che oggi Le fanno sentire svalutato, in ansia e in difficoltà a esprimere i Suoi bisogni. È comprensibile che provi paura all’idea di perdere questa amicizia: quando una persona è stata un punto di riferimento in periodi difficili, il timore di “mettere a rischio” il rapporto diventa fortissimo.
Allo stesso tempo, però, alcuni aspetti che racconta — prepotenza, rancore, critiche, modalità autoritarie — indicano un equilibrio che negli anni si è sbilanciato. Il fatto che Lei faccia fatica a imporsi non è un limite personale: in relazioni così lunghe ci si abitua a dei ruoli e si tende a mantenerli anche quando non fanno più stare bene.
Riguardo ai sentimenti romantici: provare qualcosa per una persona con cui c’è una grande intimità non significa aver “rovinato” il rapporto né porta necessariamente a un cambiamento indesiderato. È un vissuto umano e comprensibile. Il punto centrale, però, è capire cosa Le serve davvero oggi: più che fare una confessione, forse è importante riuscire a esprimere i Suoi confini e i comportamenti che La fanno soffrire. Prima di parlare dei sentimenti, potrebbe essere utile chiarire il modo in cui desidera essere trattato.
Inoltre, il fatto che L’amico sia stato accogliente quando ha parlato della Sua bisessualità è un segnale positivo, ma non garantisce come potrebbe reagire a un coinvolgimento romantico. Per questo è importante che Lei protegga se stesso e il legame, evitando passi impulsivi dettati dalla paura o dal bisogno di chiarezza immediata.
Un percorso psicologico individuale potrebbe aiutarLa a lavorare su assertività, autostima e gestione dei confini, così da trovare un modo equilibrato di stare nella relazione senza sentirsi “inferiore” o schiacciato. Da lì, potrà valutare con maggiore lucidità se e come affrontare la questione con lui.
Non c’è nulla di cui sentirsi in colpa: sta cercando di capire cosa prova e come tutelare un’amicizia importante. È un gesto di cura, non un errore.
Resto a disposizione,
Dott.ssa Sara Petroni – Psicologa
quello che descrive è un legame molto profondo, costruito negli anni e segnato da momenti di vicinanza autentica, ma anche da dinamiche che oggi Le fanno sentire svalutato, in ansia e in difficoltà a esprimere i Suoi bisogni. È comprensibile che provi paura all’idea di perdere questa amicizia: quando una persona è stata un punto di riferimento in periodi difficili, il timore di “mettere a rischio” il rapporto diventa fortissimo.
Allo stesso tempo, però, alcuni aspetti che racconta — prepotenza, rancore, critiche, modalità autoritarie — indicano un equilibrio che negli anni si è sbilanciato. Il fatto che Lei faccia fatica a imporsi non è un limite personale: in relazioni così lunghe ci si abitua a dei ruoli e si tende a mantenerli anche quando non fanno più stare bene.
Riguardo ai sentimenti romantici: provare qualcosa per una persona con cui c’è una grande intimità non significa aver “rovinato” il rapporto né porta necessariamente a un cambiamento indesiderato. È un vissuto umano e comprensibile. Il punto centrale, però, è capire cosa Le serve davvero oggi: più che fare una confessione, forse è importante riuscire a esprimere i Suoi confini e i comportamenti che La fanno soffrire. Prima di parlare dei sentimenti, potrebbe essere utile chiarire il modo in cui desidera essere trattato.
Inoltre, il fatto che L’amico sia stato accogliente quando ha parlato della Sua bisessualità è un segnale positivo, ma non garantisce come potrebbe reagire a un coinvolgimento romantico. Per questo è importante che Lei protegga se stesso e il legame, evitando passi impulsivi dettati dalla paura o dal bisogno di chiarezza immediata.
Un percorso psicologico individuale potrebbe aiutarLa a lavorare su assertività, autostima e gestione dei confini, così da trovare un modo equilibrato di stare nella relazione senza sentirsi “inferiore” o schiacciato. Da lì, potrà valutare con maggiore lucidità se e come affrontare la questione con lui.
Non c’è nulla di cui sentirsi in colpa: sta cercando di capire cosa prova e come tutelare un’amicizia importante. È un gesto di cura, non un errore.
Resto a disposizione,
Dott.ssa Sara Petroni – Psicologa
Che situazione complessa!
Credo ci siano due livelli. Un primo livello riguarda l’atteggiamento arrogante e prepotente del suo amico, che le provoca disagio. Di questo secondo me ha senso parlargliene, sia perché è giusto che lei esprima il proprio disagio, sia perché immagino che il suo amico si fidi di lei e del suo giudizio e quindi questo feedback potrebbe essergli utile in generale per ammorbidire un po’ questi suoi lati spigolosi.
Sulla questione romantica invece credo che ci voglia molta più cautela, perché anche se il suo amico è aperto, resta un ragazzo etero mi pare di capire. Quindi che senso avrebbe confidargli un interesse romantico? Credo che creerebbe solamente imbarazzo tra di voi e una situazione ancora più di sudditanza psicologica da parte sua nei confronti del suo amico.
Credo ci siano due livelli. Un primo livello riguarda l’atteggiamento arrogante e prepotente del suo amico, che le provoca disagio. Di questo secondo me ha senso parlargliene, sia perché è giusto che lei esprima il proprio disagio, sia perché immagino che il suo amico si fidi di lei e del suo giudizio e quindi questo feedback potrebbe essergli utile in generale per ammorbidire un po’ questi suoi lati spigolosi.
Sulla questione romantica invece credo che ci voglia molta più cautela, perché anche se il suo amico è aperto, resta un ragazzo etero mi pare di capire. Quindi che senso avrebbe confidargli un interesse romantico? Credo che creerebbe solamente imbarazzo tra di voi e una situazione ancora più di sudditanza psicologica da parte sua nei confronti del suo amico.
Buongiorno, a volte le strade che circondano la nostra vita e quelle degli altri possono intrecciarsi più forti o possono prendere strade differenti non perché siano diventate poco importanti, non perché abbiamo dimenticato il valore o l'affetto e l'attenzione che quella persona ci ha dato, ma perché la gente con il tempo cambia e inevitabilmente prende delle decisioni diverse da quelle da cui erano partite. Ad esempio un bambino dell'asilo gioca con i super eroi con il suo amichetto ma non si potrà chiedere a quello stesso bambino di fare lo stesso gioco alle scuole superiori o l'università perché semplicemente il bambino è la stessa persona ma è cambiato si è evoluto ha altri bisogni e desideri. Quindi la domanda che ti pongo quali sono i tuoi? Dove hai perso i tuoi sogni? Parla chiaramente con il tuo amico su quello che provi perché francamente anche se, adesso avete un rapporto se non sei sincero con lui non potrete mai costruire nulla di vero e sarà solo una lunga dolce bugia..ma sempre tale resta! Quanto sei disposto a cedere parte di te per tenere in scena questa finzione? Buona giornata
Caro ragazzo,
ciò che emerge dalle sue parole non sembrerebbe definire un'amicizia ma un rapporto assimmetrico dove il suo amico assume un ruolo dominante e preminente su di lei.
Il fatto che sia il suo unico amico e che sia rimasto vicino a lei durante la separazione dei suoi genitori o il suo coming out lo ha forse reso indispensabile ai suoi occhi tanto da pensare anche di esserne fosse infatuato.
Occorrerebbe forse per lei ampliare le sue conoscenze, i suoi spazi e interessi in modo da accantonare il pensiero che, perdendo lui, perderebbe tutto.
Potrebbe farsi seguire da uno psicoterapeuta che la aiuti a definire dei confini nelle relazioni in modo da non permettere all'altro di giudicarla o mortificarla.
Si merita di essere apprezzato, considerato e amato per ciò che è !
ciò che emerge dalle sue parole non sembrerebbe definire un'amicizia ma un rapporto assimmetrico dove il suo amico assume un ruolo dominante e preminente su di lei.
Il fatto che sia il suo unico amico e che sia rimasto vicino a lei durante la separazione dei suoi genitori o il suo coming out lo ha forse reso indispensabile ai suoi occhi tanto da pensare anche di esserne fosse infatuato.
Occorrerebbe forse per lei ampliare le sue conoscenze, i suoi spazi e interessi in modo da accantonare il pensiero che, perdendo lui, perderebbe tutto.
Potrebbe farsi seguire da uno psicoterapeuta che la aiuti a definire dei confini nelle relazioni in modo da non permettere all'altro di giudicarla o mortificarla.
Si merita di essere apprezzato, considerato e amato per ciò che è !
Buongiorno, leggo molta insicurezza nelle sue parole. Le consiglierei di intraprendereun percorso psicologico per chiarirsi meglio, per quanto riguarda la sua descrizione trovo che sia indice di difficoltà relazionale il fatto che questa persona sia il suo unico amico. Proprio in quanto unico diventa totalizzante ma anche condizionante in quanto ha paura di perderla e se la perdesse non rimarrebbe nulla. Per quanto riguarda il provare qualcosa in più della semplice amicizia, ci ragionerei meglio, primo perchè sotto molti aspetti l'ha definita una amicizia tossica e con un rapporto più stretto le cose possono solo peggiorare e, secondariamente perchè non è chiaro l'orientamento sessuale del suo amico anche se sembrerebbe eterosessuale e quindi per forza disinteressato ad una relazione con lei.
Buongiorno,
Innanzitutto grazie per esserti aperto così tanto con noi. Quello che descrivi è un vissuto profondo e complesso, ed è comprensibile che possa creare confusione.
La prima domanda che mi viene spontaneo porti è questa: oltre a lui, hai altre amicizie significative o una rete sociale più ampia? Te lo chiedo perché, quando facciamo fatica a costruire legami con più persone, o quando abbiamo poche relazioni importanti, può accadere di legarsi in modo molto intenso all’unica figura che per noi è sempre stata presente. Questo legame può assumere un grande valore affettivo ed emotivo, soprattutto in un’età in cui si cambia e si cresce molto rapidamente.
Con il tempo, infatti, è normale che le persone evolvano in direzioni diverse. Amici molto uniti da piccoli, da grandi possono diventare quasi estranei, non perché ci sia stato qualcosa di negativo, ma semplicemente perché ognuno cresce con ritmi, esperienze e contesti diversi.
Il fatto che tu senta che lui sarà “per sempre” il tuo migliore amico, qualunque cosa accada, mi fa pensare che possa esserci un forte attaccamento affettivo nei suoi confronti. In situazioni del genere, ciò che percepiamo come “sentimento amoroso” può essere in realtà il risultato di una forma di dipendenza emotiva: lui è sempre stato lì, altri magari no, e questo può dare un senso di sicurezza difficile da lasciare andare.
Il modo in cui lui si comporta con te, a volte rimproverandoti, altre volte trattandoti come un fratello minore, potrebbe essere semplicemente il suo modo di esprimerti affetto all’interno di una dinamica relazionale in cui lui ha un ruolo più “alto” (up) e tu uno più “basso” (down). È una forma di equilibrio che si è costruita nel tempo, ma che ora sembra pesarti.
Per affrontare tutto questo, il consiglio che mi sento di darti è di intraprendere un percorso con un professionista. Potrebbe aiutarti a riscoprire il tuo mondo interiore, a costruire più fiducia in te stesso e, di conseguenza, a riequilibrare il rapporto con questo ragazzo, senza la costante paura di rovinarlo.
È normale temere di perdere un legame a cui teniamo, ma spesso proprio il non dire ciò che proviamo e il mantenerci a distanza per paura di ferire l’altro può incrinare ancora di più la relazione. Lavorare su te stesso ti permetterà invece di viverla in modo più libero e sereno.
Innanzitutto grazie per esserti aperto così tanto con noi. Quello che descrivi è un vissuto profondo e complesso, ed è comprensibile che possa creare confusione.
La prima domanda che mi viene spontaneo porti è questa: oltre a lui, hai altre amicizie significative o una rete sociale più ampia? Te lo chiedo perché, quando facciamo fatica a costruire legami con più persone, o quando abbiamo poche relazioni importanti, può accadere di legarsi in modo molto intenso all’unica figura che per noi è sempre stata presente. Questo legame può assumere un grande valore affettivo ed emotivo, soprattutto in un’età in cui si cambia e si cresce molto rapidamente.
Con il tempo, infatti, è normale che le persone evolvano in direzioni diverse. Amici molto uniti da piccoli, da grandi possono diventare quasi estranei, non perché ci sia stato qualcosa di negativo, ma semplicemente perché ognuno cresce con ritmi, esperienze e contesti diversi.
Il fatto che tu senta che lui sarà “per sempre” il tuo migliore amico, qualunque cosa accada, mi fa pensare che possa esserci un forte attaccamento affettivo nei suoi confronti. In situazioni del genere, ciò che percepiamo come “sentimento amoroso” può essere in realtà il risultato di una forma di dipendenza emotiva: lui è sempre stato lì, altri magari no, e questo può dare un senso di sicurezza difficile da lasciare andare.
Il modo in cui lui si comporta con te, a volte rimproverandoti, altre volte trattandoti come un fratello minore, potrebbe essere semplicemente il suo modo di esprimerti affetto all’interno di una dinamica relazionale in cui lui ha un ruolo più “alto” (up) e tu uno più “basso” (down). È una forma di equilibrio che si è costruita nel tempo, ma che ora sembra pesarti.
Per affrontare tutto questo, il consiglio che mi sento di darti è di intraprendere un percorso con un professionista. Potrebbe aiutarti a riscoprire il tuo mondo interiore, a costruire più fiducia in te stesso e, di conseguenza, a riequilibrare il rapporto con questo ragazzo, senza la costante paura di rovinarlo.
È normale temere di perdere un legame a cui teniamo, ma spesso proprio il non dire ciò che proviamo e il mantenerci a distanza per paura di ferire l’altro può incrinare ancora di più la relazione. Lavorare su te stesso ti permetterà invece di viverla in modo più libero e sereno.
Gentile paziente,
quello che descrivi è un legame molto importante, ma anche carico di dinamiche che ti fanno sentire svalutato, in colpa e timoroso di perdere l’unica relazione significativa che hai. È comprensibile provare affetto profondo, confusione o anche sentimenti romantici verso una persona che è stata un punto di riferimento nei momenti più difficili della tua vita. Tuttavia, il fatto che tu faccia fatica a esprimerti, a mettere limiti e a sentirti alla pari indica che questo rapporto sta diventando sbilanciato e ti sta facendo soffrire.
In questi casi è fondamentale lavorare su autostima, assertività e gestione delle emozioni, così da capire cosa desideri davvero e come proteggere sia te stesso che l’amicizia. Un percorso psicologico può aiutarti a trovare chiarezza e a muoverti con più sicurezza.
Se lo desideri, ti invito a prenotare un colloquio per affrontare insieme questi aspetti.
Dott.ssa Alina Mustatea – Psicologa clinica, giuridica, psicodiagnosta, coordinatore genitoriale.
quello che descrivi è un legame molto importante, ma anche carico di dinamiche che ti fanno sentire svalutato, in colpa e timoroso di perdere l’unica relazione significativa che hai. È comprensibile provare affetto profondo, confusione o anche sentimenti romantici verso una persona che è stata un punto di riferimento nei momenti più difficili della tua vita. Tuttavia, il fatto che tu faccia fatica a esprimerti, a mettere limiti e a sentirti alla pari indica che questo rapporto sta diventando sbilanciato e ti sta facendo soffrire.
In questi casi è fondamentale lavorare su autostima, assertività e gestione delle emozioni, così da capire cosa desideri davvero e come proteggere sia te stesso che l’amicizia. Un percorso psicologico può aiutarti a trovare chiarezza e a muoverti con più sicurezza.
Se lo desideri, ti invito a prenotare un colloquio per affrontare insieme questi aspetti.
Dott.ssa Alina Mustatea – Psicologa clinica, giuridica, psicodiagnosta, coordinatore genitoriale.
Ciao Federico! Grazie per avere condiviso con tanta sincerità ciò che provi. Posso solo immaginare la fatica nel vivere momenti complessi come quelli che hai descritto. E' chiaro che la vostra amicizia è un legame forte, allo stesso tempo mi dispiace molto per le dinamiche che hai descritto in cui ti senti sminuito. Potrebbe essere utile in questi casi far sapere al tuo amico come ti senti quando accadono certe cose, ci hai mai pensato? Come ti farebbe sentire l'idea di provarci? Riflettere su questo potrebbe aiutarti a stabilire una relazione più sana. Inoltre, è naturale provare sentimenti complessi verso chi conosci da tanto e rappresenta un legame così forte e importante. Non c'è fretta di capire subito di che natura siano questi sentimenti, va bene prendersi del tempo per capirli meglio, gestirli senza sensi di colpa e senza temere di compromettere la vostra amicizia. Forse potrebbe essere utile esplorare tutto questo all'interno di uno spazio psicologico, se lo desideri io ci sono volentieri! Contattami per maggiori informazioni per iniziare insieme questo percorso. Un caro saluto, Arianna Broglia
Gentilissimo Federico, la ringrazio per aver condiviso con tanta sincerità una parte così significativa della sua storia. Dalle sue parole emerge quanto questo legame sia stato, e continui a essere, una presenza fondamentale nella sua vita. Allo stesso tempo, è evidente come alcuni aspetti della relazione le generino sofferenza, confusione e una certa inibizione personale. Non si tratta di incoerenze, ma della complessità di un rapporto molto profondo, ricco di elementi affettivi diversi e talvolta difficili da integrare tra loro.
Riconosco una buona consapevolezza con cui descrive sia le caratteristiche del suo amico, sia le dinamiche che nel tempo si sono instaurate tra voi. Ritengo che abbia ben compreso le possibili origini dei comportamenti di entrambi, legate alle rispettive storie di vita, ai caratteri, alle esperienze familiari, e questo rappresenta già un importante punto di partenza.
Uno degli aspetti centrali del suo racconto riguarda il trasporto emotivo che ha provato (e forse tuttora prova) verso il suo amico. E’ molto saliente la paura che questo sentimento possa evolversi al punto da mettere a rischio la vostra amicizia e che qualora questo non vada a buon fine lei afferma “avrei perso definitivamente tutto”. Questa frase, così intensa, dà voce alla profondità del legame e forse anche al timore di rivivere vissuti di perdita e solitudine che probabilmente hanno segnato altri momenti della sua vita.
Le questioni che pone: se parlarne o meno, cosa dire, come gestire ciò che sente, non hanno una risposta univoca a priori. Possiamo però distinguere alcuni passaggi che potrebbero aiutarla a orientarsi.
Da un lato c’è la dimensione relazionale attuale, alcuni comportamenti del suo amico la fanno sentire svalutato o “in ritardo”, e sembra che tali atteggiamenti abbiano lasciato in lei un segno profondo. Sarebbe utile chiedersi quanto questi episodi interferiscano davvero con il suo benessere e che tipo di confini o di rinegoziazioni del rapporto lei percepisce come possibili. A volte, un’espressione più chiara dei propri bisogni concreti e/o emotivi, un atteggiamento assertivo e allo stesso tempo rispettoso, possono modificare in parte la qualità della relazione, oppure aiutare a comprendere meglio i propri limiti e ciò che si è disposti a tollerare.
Dall’altro c’è la sfera affettiva e sentimentale, più delicata da affrontare. Non è possibile prevedere come il suo amico potrebbe reagire. Il fatto che abbia accolto con sensibilità la rivelazione sulla sua bisessualità è sicuramente un segnale positivo, ma condividere un coinvolgimento personale e potenzialmente romantico è un passo diverso e certamente più complesso.
La domanda da porsi non è tanto “cosa è giusto fare”, quanto piuttosto: Quanto è importante per me comunicarglielo? Riesco a tollerare il tenere tutto dentro? Quanto sono disposto a rischiare?
Rispondere a queste domande potrebbe aiutarla a riflettere sulla scelta più giusta per lei.
Vorrei anche invitarla a prendersi uno spazio di ascolto autentico verso se stesso. Prima ancora di decidere cosa condividere con il suo amico, potrebbe essere utile capire meglio cosa prova, cosa desidera e quali parti della relazione oggi la fanno stare bene e quali la fanno stare male. Allinearsi interiormente e rendere più chiaro quello che proviamo porta inevitabilmente a rendere più semplice comunicare con l’altro.
Concludo aggiungendo che, considerata la complessità emotiva della situazione, potrebbe essere molto prezioso confrontarsi con uno psicologo. Un percorso psicologico le permetterebbe di “mettere ordine” nei vissuti, esplorare più a fondo il suo modo di stare nelle relazioni e sviluppare una maggiore sicurezza rispetto ai passi che vorrà intraprendere oltre che affiancarla nel caso in cui decida di rivelarsi al suo amico e l’esito sia negativo.
Nei momenti in cui ci si sente divisi tra la paura di perdere qualcuno e la necessità di affermare la propria verità personale, un supporto competente può davvero fare la differenza, prevenendo anche un eventuale insorgere di stati emotivi intensi (come ansia persistente, forme lievi di depressione ecc.)
Riconosco una buona consapevolezza con cui descrive sia le caratteristiche del suo amico, sia le dinamiche che nel tempo si sono instaurate tra voi. Ritengo che abbia ben compreso le possibili origini dei comportamenti di entrambi, legate alle rispettive storie di vita, ai caratteri, alle esperienze familiari, e questo rappresenta già un importante punto di partenza.
Uno degli aspetti centrali del suo racconto riguarda il trasporto emotivo che ha provato (e forse tuttora prova) verso il suo amico. E’ molto saliente la paura che questo sentimento possa evolversi al punto da mettere a rischio la vostra amicizia e che qualora questo non vada a buon fine lei afferma “avrei perso definitivamente tutto”. Questa frase, così intensa, dà voce alla profondità del legame e forse anche al timore di rivivere vissuti di perdita e solitudine che probabilmente hanno segnato altri momenti della sua vita.
Le questioni che pone: se parlarne o meno, cosa dire, come gestire ciò che sente, non hanno una risposta univoca a priori. Possiamo però distinguere alcuni passaggi che potrebbero aiutarla a orientarsi.
Da un lato c’è la dimensione relazionale attuale, alcuni comportamenti del suo amico la fanno sentire svalutato o “in ritardo”, e sembra che tali atteggiamenti abbiano lasciato in lei un segno profondo. Sarebbe utile chiedersi quanto questi episodi interferiscano davvero con il suo benessere e che tipo di confini o di rinegoziazioni del rapporto lei percepisce come possibili. A volte, un’espressione più chiara dei propri bisogni concreti e/o emotivi, un atteggiamento assertivo e allo stesso tempo rispettoso, possono modificare in parte la qualità della relazione, oppure aiutare a comprendere meglio i propri limiti e ciò che si è disposti a tollerare.
Dall’altro c’è la sfera affettiva e sentimentale, più delicata da affrontare. Non è possibile prevedere come il suo amico potrebbe reagire. Il fatto che abbia accolto con sensibilità la rivelazione sulla sua bisessualità è sicuramente un segnale positivo, ma condividere un coinvolgimento personale e potenzialmente romantico è un passo diverso e certamente più complesso.
La domanda da porsi non è tanto “cosa è giusto fare”, quanto piuttosto: Quanto è importante per me comunicarglielo? Riesco a tollerare il tenere tutto dentro? Quanto sono disposto a rischiare?
Rispondere a queste domande potrebbe aiutarla a riflettere sulla scelta più giusta per lei.
Vorrei anche invitarla a prendersi uno spazio di ascolto autentico verso se stesso. Prima ancora di decidere cosa condividere con il suo amico, potrebbe essere utile capire meglio cosa prova, cosa desidera e quali parti della relazione oggi la fanno stare bene e quali la fanno stare male. Allinearsi interiormente e rendere più chiaro quello che proviamo porta inevitabilmente a rendere più semplice comunicare con l’altro.
Concludo aggiungendo che, considerata la complessità emotiva della situazione, potrebbe essere molto prezioso confrontarsi con uno psicologo. Un percorso psicologico le permetterebbe di “mettere ordine” nei vissuti, esplorare più a fondo il suo modo di stare nelle relazioni e sviluppare una maggiore sicurezza rispetto ai passi che vorrà intraprendere oltre che affiancarla nel caso in cui decida di rivelarsi al suo amico e l’esito sia negativo.
Nei momenti in cui ci si sente divisi tra la paura di perdere qualcuno e la necessità di affermare la propria verità personale, un supporto competente può davvero fare la differenza, prevenendo anche un eventuale insorgere di stati emotivi intensi (come ansia persistente, forme lievi di depressione ecc.)
Buonasera, il modo in cui vive questo legame di amicizia è comprensibile, visto anche la separazione dei suoi e il malessere che avrà vissuto e che probabilmente è dentro di lei. Il suo amico c'è sempre stato ed è, quasi sicuramente, la persona di cui si fida e a cui si affida. Il tema da valutare in sede opportuna e con un professionista, potrebbe essere il modo in cui lei entra in relazione, i suoi timori e la capacità di porre dei limiti agli altri senza timore di spezzare i rapporti.
Sono solo supposizioni ma penso che un percorso introspetttivo non possa che giovare.
Cordiali saluti
Dott.ssa Valeria Randisi
Sono solo supposizioni ma penso che un percorso introspetttivo non possa che giovare.
Cordiali saluti
Dott.ssa Valeria Randisi
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