Gentili dottori, Vi scrivo perchè mi trovo in una situazione che alle volte mi pare senza uscita e

24 risposte
Gentili dottori,
Vi scrivo perchè mi trovo in una situazione che alle volte mi pare senza uscita e rende faticoso riuscire ad avere stabilità ed equilibrio emotivo nelle mie giornate. Vivo un perenne senso di ansia e malinconia legato alla fine di una relazione importante, durata due anni e mezzo e finita più di un anno fa. L'ansia non mi da più pace.
Premetto che sto facendo terapia da quel momento, perché fin dal primo momento ho capito quanto fosse necessario cercare aiuto per riprendermi da un dolore troppo grande per essere gestito da sola. Credo che la terapia sia stata per me fondamentale per uscire da una palude di malessere che mi stava divorando internamente. Tuttavia, nonostante un momento (da gennaio a maggio orientativamente) in cui ho realmente pensato di avere superato quasi definitivamente quel dolore, adesso mi sento ripiombata nel magone e sento necessità di chiedere altri pareri. Forse anche per una mia tendenza forse ossessiva nel voler scavare nelle cose e quasi crogiolarmi nel mio stesso dolore, ma sento forte la necessità di scrivervi, anche se in terapia continuo a parlarne e sento che mi faccia bene.
Alla luce di quest’anno di terapia ho capito che la mia relazione era disfunzionale. Ho 29 anni e il mio ex ha la mia stessa età. Ci siamo messi insieme nel 2022 e dopo 6 mesi mi ha lasciata una prima volta, tramite telefonata, mentre eravamo separati per le vacanze. Non mi amava più, era in vacanza con i suoi amici e non sapeva come dirmelo di presenza.
In quel momento ho avuto il mio primo attacco di panico creato dalla sua persona. Ho passato un'estate a piangere e non mangiavo più.
Ci siamo rivisti dopo un mese ed è cominciato un rapporto ambiguo, fatto di sesso e incontri sporadici. Siamo tornati insieme dopo mesi in cui abbiamo continuato a frequentarci e io fondamentalmente accettavo la totale assenza di certezze pur di averlo vicino. Dunque non è mai tornato da me per una reale convinzione ma quasi "accompagnato" dal fatto che comunque stavamo bene insieme. Siamo stati insieme un altro anno e devo ammettere che per alcune finestre temporali anche abbastanza ampie ho pensato fosse una storia sana e forse anche lui è stato innamorato di me. Tuttavia io ho vissuto l'intera relazione con una sensazione di paura, panico, chi va là costante e ansia. Magari non lo davo a vedere e non lo comprendevo neppure io nel profondo, ma sono stati due anni difficili in cui ho dato tutta me stessa per una relazione che in realtà non ne valeva la pena. Lui è sempre stato molto confuso, il momento della sua "certezza" su di noi sarà durato 6 mesi in totale, facendo una stima di questi due anni. Infatti l'anno scorso, verso febbraio, ha ricominciato con discorsi sulla sua incertezza riguardo il suo sentimento per me, nonostante diceva di tenere a me in modo sconfinato e che io fossi la donna della sua vita. Di fatto da febbrario 2024 ho cominciato a vivere un calvario, fatto di assenza da parte sua, ambiguità, mancanza di supporto, cura, presenza e progettualità. Sembravo un peso per lui. E continuavo a dare l'anima per fare funzionare le cose, annullando tutto il resto pur di salvare qualcosa. L'ho amato profondamente, non saprei nemmeno dirvi perchè. Quando l'ho conosciuto neppure mi convinceva troppo, ma poi con il suo modo di fare così solare, intraprendente, carismatico, mi ha coinvolta totalmente. E' una persona molto leggera e per me che sono molto riflessiva e tendente all'ansia, è stato un toccasana per un primo periodo. Forse è il ricordo di quella prima spensieratezza a legarmi ancora a lui? Perchè per il resto del tempo è stato un calvario. Non sentirsi mai amata, dover quasi elemosinare il suo tempo o le sue attenzioni. Mai un gesto realmente sentito e inaspettato. Ad ogni modo, ad aprile dello scorso anno sono stata io a voler chiudere. Gli ho chiesto una pausa per chiarirsi le idee perchè stavo rasentando l'esaurimento nervoso. Dopo quella pausa lui ha deciso di lasciarmi, diceva che senza di me si era sentito finalmente spensierato ma che rivendermi lo aveva fatto titubare perchè sono la donna della sua vita. Dopo aver fatto l'amore quella sera e avermi detto che ci avremmo provato realmente, mi ha lasciata con un messaggio di Whatsapp. Non ha più voluto vedermi, nonostante io abbia chiesto quanto meno un momento per salutarci davvero. Prima di lasciarmi mi aveva detto che avrebbe voluto restare nella mia vita, che sarebbe stato sempre il mio primo sostenitore, che non sarebbe sparito perchè avrebbe sempre voluto sapere come andava la mia vita. Dopo due settimane era già su Tinder. Ho rotto il silenzio solo per sfogarmi per lo strazio di questa cosa, di vederlo già attivo sulle piattaforme senza nemmeno avermi detto addio. Da quel momento ha cominciato a trattarmi con sufficienza e distacco. Non mi ha mai scritto nulla e così ho fatto pure io. Un giorno l'ho incontrato per strada e sono andata a salutarlo, mi ha riso in faccia e ha tirato dritto. Ho sofferto come un cane, i mesi passavano, con la terapia ho capito tante cose. I sensi di colpa per "aver amato troppo", essere diventata "scontata" a i suoi occhi, o bisognosa, mi divoravano. Non vivevo più. Ho ricominciato a prendermi cura di me, ho finito gli esami dell'università, ho vinto un assegno di ricerca, ho trovato un buon lavoro e ho decisamente allargato la mia cerchia di amici. Penso di avere una bella vita. Molto più bella di quando la mia esistenza ruotava attorno a lui, ai suoi amici e alle sue esigenze. Le cose che faccio sono affini alle mie passioni, ai miei interessi. Ho conosciuto altri ragazzi, ma sono sempre state esperienze negative, di gente superficiale che mi ha trattata con sufficienza alimentando le mie ansie e la mia frustrazione. Ho deciso ultimamente mi smetterla di frequentare ragazzi. Anche sessualmente, non me la sento. Mi rendo conto di essere attratta da uomini sfuggenti che mi riportano a questa dinamica di irrilevanza e ho deciso di fare una pausa. Penso solo allo studio, al lavoro e a fare cose insieme ai miei amici. Di base sto bene ma da qualche mese a questa parte sono sprofondata nuovamente. A gennaio ho scritto al mio ex, per capodanno, dicendogli soltanto che avevo pensato a lui. Che nonostante tutto non riesco ad odiarlo e spero stia bene, che forse ho sbagliato in tante cose, ma che l'ho amato davvero. Lui mi rispose con frasi di circostanza in cui diceva che anche lui ogni tanto mi aveva pensata, che non mi dimenticherà e che un giorno ci incontreremo per caso e riusciremo a non ignorarci del tutto, ricordando magari ciò che è stato. Sul momento per me è stato giusto così. Tuttavia, più passa il tempo, i mesi, più il mio stupore si fa concreto. Lo stupore e l'incredulità per il fatto che questa persona sia uscita dalla mia vita con un messaggio di whatsapp senza più voltarsi indietro senza nemmeno chiedermi come sto. Questa cosa mi distrugge ancora e ho paura che gli infiniti progressi che ho fatto con la terapia possano andare in fumo con questa enorme ricaduta emotiva. Viviamo nella stessa città e non l'ho mai incontrato. Ho il terrore che abbia un'altra e sia felice e che il problema di quella storia sono stata io. Ho paura che sarà migliore con un'altra. Io invece colleziono delusioni e uomini che mi fanno sentire inutile così come lui stesso mi faceva sentire. Vorrei sapere di essere contata qualcosa, eppure so che lui mi ha dimenticata. Come si fa, mi dico, riuscire a sparire davvero così? Cancellare due anni e sparire dalla vita di una persona che ti ha soltanto amato? Mai un messaggio. Mai delle scuse. Non ho contato nulla. Lui sta bene, non lo seguo più sui social ma ogni tanto cedo e so che ha fatto molte vacanze, è molto attivo e sembra stare bene. Faccio molti paragoni con lui e mi sento al punto zero alle volte.
A volte vorrei scrivergli nuovamente, ma mi vergogno terribilmente e sarebbe una sconfitta per me e per tutta la gente che mi ama che mi è stata vicina in questi anni. Nonchè un insulto ai traguardi raggiunti in ambito professionale, accademico e sociale. Mi vergogno a parlarne con i miei amici, perchè loro vedono soltanto una versione di me "rinata" e sarebbe un dolore grande anche per loro sapere che, in realtà, navigo ancora a vista nel dolore per questo amore sbagliato. Scusate l'infinità di caratteri utilizzati, ma sono stremata. Come posso davvero chiudere questa cosa dentro di me senza pensare al dolore della sua indifferenza?
Dott.ssa Sonia Zangarini
Psicologo, Professional counselor, Psicologo clinico
Napoli
Gentilissima,

la ringrazio per aver condiviso con tanta sincerità la sua esperienza. Le sue parole restituiscono con grande lucidità e profondità non solo il dolore che sta attraversando, ma anche la forza con cui ha cercato – e sta cercando – di affrontarlo.

Da quanto scrive emerge chiaramente che ha fatto passi importanti in questo anno di terapia: ha ripreso in mano la sua vita, ha raggiunto traguardi significativi, ha compreso meglio le dinamiche disfunzionali di quella relazione. Eppure, come spesso accade nei legami che hanno avuto un impatto profondo, il dolore può riaffacciarsi, soprattutto quando si scontra con l’indifferenza dell’altro, con il bisogno di un senso che sembra mancare.

Il suo bisogno di dare un significato a ciò che è accaduto, di comprendere a fondo e di “non lasciare nulla in sospeso” è umano, ma può trasformarsi in un’ulteriore forma di sofferenza. Quando una ferita tocca la nostra identità e il nostro valore, la guarigione richiede tempo, pazienza e, talvolta, uno sguardo nuovo.

A volte basta cambiare prospettiva per ritrovare il filo interrotto con sé stessi.

Un caro saluto,
Dottoressa Sonia Zangarini
Psicologa - Counsellor
Modello GATES | Gestalt | AT | Enneagramma | Spiritualità

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Grazie per aver condiviso la tua storia con tanta sincerità e profondità.
Leggendo le tue parole, emerge chiaramente quanta forza e determinazione tu abbia dimostrato in questo percorso: chiudere una relazione, soprattutto quando si è ancora coinvolti, richiede un coraggio enorme. E tu ce l'hai avuto. Come è altrettanto importante riconoscere quanto hai saputo costruire nella tua vita — il lavoro, gli studi, le amicizie — e quanto sei riuscita a rialzarti. Di questo dovresti essere davvero fiera.

Capisco bene la paura che tornare a cercarlo significhi solo riaprire una ferita che stavi finalmente imparando a curare. E hai ragione: tornare indietro non solo ti riporterebbe al punto di partenza, ma rischierebbe di trascinarti ancora più a fondo nel dolore.

Credo però che un passaggio chiave sia quello di iniziare a interrogarti su un aspetto che hai accennato anche tu:
perché ti senti attratta da persone che non ti danno conferme, che ti fanno sentire “irrilevante”?
Forse — e lo dico con il massimo rispetto — perché stai cercando negli altri quella validazione e quel senso di valore che, invece, potresti (e dovresti) riconoscerti da sola.

Non sei “importante” perché qualcuno ti sceglie o ti ama: sei importante perché sei tu, con la tua storia, la tua sensibilità e le tue conquiste.
Il vero passaggio di guarigione forse sta proprio qui: smettere di cercare negli altri la conferma che vali, e iniziare a sentirlo dentro di te, senza doverlo guadagnare o elemosinare.

Hai già dimostrato di avere le risorse per farcela. Continua a lavorare su te stessa — e magari, se ti va, porta questo spunto anche in terapia.

Ti auguro di cuore di trovare quella libertà interiore che ti permetta di bastarti… e di riconoscere, un giorno, chi saprà sceglierti per ciò che sei, senza che tu debba più chiedere niente.

Un abbraccio di stima,
Dott.ssa Elena Frosini.
Buongiorno, ho letto la sua storia e mi ha colpito molto. A primo impatto, posso dirle che ho avuto come l' impressione che lei abbia amato questo ragazzo più nella sua assenza che nella sua presenza, e questo può significare già qualcosa.
Ma andiamo con ordine.
Lei a un certo punto ha accennato a una sorta di "senso di colpa" riguardo al modo in cui ha amato questo ragazzo. Senso di colpa per aver sprecato le sue energie e per essersi data così tanto a una persona che, di fatto, non ha mai veramente corrisposto i suoi sentimenti (o quantomeno, mai del tutto corrisposto). Verso la fine è come se un sentimento simile emergesse anche nel presente, con i suoi amici: non riesce a confidarsi su questo tema perché deve mantenere alta l' immagine di sé stessa rinata; pensa che sarebbe una delusione per loro (e per sé stessa) ammettere che ha ancora delle ricadute in quella storia d'amore, nonostante appunto i progressi fatti in terapia, in ambito accademico e sociale. E chiede un consiglio qui, quasi di nascosto, quasi come se anche la sua terapeuta non potesse sentire...
Ho come la sensazione che lei stia un po' "maltrattano" questa parte di sé stessa che è ancora legata a lui, e che è stata legata a lui per tanto tempo. Ma se invece questa parte di sé meritasse, al contrario, di essere riconosciuta e valorizzata? Insomma, tutto quello che è successo le ha dimostrato chiaramente che lei ha un' incredibile e tenace capacità di amare. È riuscita ad amare una persona che le dava molto poco, rispetto a quanto dava lei. Si è messa in gioco, si è impegnata, non si è arresa davanti alle difficoltà. Tutto questo non è cosa da poco. Lei ha un grande valore, ed è arrivato il momento che se lo riconosca. In parte è riuscita a farlo nella sua vita, come ha detto, negli altri ambiti. Ma in ambito sentimentale ancora non riesce a dare a se stessa il valore che merita: dona a se stessa relazioni/frequentazioni che di fatto sono una brutta copia della relazione con il primo ragazzo. Ancora oggi si tormenta all' idea che "quella sbagliata ero io", quando magari vede foto di lui in vacanza o felice.
Credo che, come primo passo, lei non debba affatto disprezzare la sua incredibile capacità di amare; non deve vergognarsene o sentirsi in colpa, perché penso che in realtà sia qualcosa di profondamente bello. Come secondo passo, invece, ritengo che sia giusto che questa sua capacità di amare cambi oggetto: potrebbe ad esempio rivolgerla verso se stessa. Si, già in parte l' ha fatto e c'è riuscita. Ma forse è anche arrivato il momento di dire: in ambito sentimentale, cos' è che merito veramente?
Dare a se stessa tutte le attenzioni che ha rivolto a lui, alzare l' asticella, iniziare a pensare che può esistere qualcuno che possa corrispondere il suo amore.
Ora magari lei potrà pensare "io so già tutte queste cose, è che non ci riesco a dimenticarlo". Una volta, in una situazione simile, ho detto a una persona "tu meriti di meglio", e la risposta di questa persona mi ha colpito profondamente: "So che merito di meglio, ma a me piace lui".
Quindi forse la vera domanda è: perché ci leggiamo così tanto, e così strettamente, a qualcuno che non corrisponde il nostro amore?
Prima le dicevo che ho avuto l' impressione che lei abbia amato e ami questo ragazzo per lo più bella sua assenza. Ecco, in parte qui c'è dentro una risposta. Lei oggi pensa e ripensa a ciò che è accaduto, vorrebbe scrivergli ma poi si frena, lo incontra per strada e cerca un contatto, poi davanti alla sua indifferenza ripiomba nei pensieri... dalle sue descrizioni, questo ragazzo appare come una persona carismatica, solare, sfuggente. Queste descrizioni non racchiudono una persona precisa, unica, particolare. Sembra qualcuno che lei, più che altro, vede da lontano. E lontano lo è quasi sempre stato nella sua vita, anche quando eravate insieme. Lei ha corso, saltando anche diversi ostacoli, per raggiungerlo. Di fatto, però, non lo ha mai raggiunto. Ed è come se ancora oggi fosse impegnata in questa corsa, o meglio intrappolata, dal momento che le sue nuove frequentazioni sembrano sempre una sua copia.
Ha parlato di un attacco di panico quando lui l' ha lasciata per la prima volta, ha parlato di stati di sofferenza e dolore molto intensi in relazione al suo andare e venire, addirittura ha sentito il bisogno di allontanarsi da lui pur di non sentire il dolore del suo esserci e non esserci.
Può sembrare che lei sia profondamente spaventata dalla sua assenza, da un suo abbandono. Ma se invece ciò che la spaventa veramente fosse l' esatto contrario? Se lei, in realtà, fosse profondamente spaventata dall' intimità?
Per quanto possa sembrare paradossale, questo ragazzo in fondo le dà un porto sicuro: comunque vadano le cose, lei è certa dell' assenza di questo ragazzo. In fondo al cuore lei sa che lui non corrisponderà mai a pieno il suo amore, sa che la sua corsa verso di lui è destinata a rimanere sempre tale: una corsa verso qualcosa (o qualcuno) per definizione irraggiungibile. E in fondo sapere già in anticipo come andrà a finire, ci risparmia dall' angoscia dell' incertezza. Spesso si pensa erroneamente che l' amore corrisposto dia certezze, ma non è così. Immagini di innamorarsi perdutamente di qualcuno che corrisponda i suoi sentimenti a pieno. Si immagina felice? Spensierata? Purtroppo si sbaglia. Incontrare qualcuno che corrisponda il suo amore, significherebbe esporsi al suo sguardo, esistere per lui in tutta la sua fragilità. Le parti più fragili di sé, senza rendersene conto, si spoglierebbero di ogni protezione nelle sue mani. Nella vita adulta difficilmente viviamo una relazione in cui siamo così esposti, così nudi e così fragili nelle mani di un Altro. Davanti a questa prospettiva, non è forse più rassicurante correre in continuazione verso un risaputo irraggiungibile?

Spero che le mie parole possano servirle come spunto di riflessione , e tematiche così complesse è giusto che vengano trattate in terapia, come già sta facendo
Dott.ssa Silvia Parisi
Psicoterapeuta, Psicologo, Sessuologo
Torino
Gentile utente,

grazie per aver condiviso con tanta profondità la tua storia, il tuo dolore e le tue riflessioni.

Il percorso che stai affrontando è complesso e, da quanto descrivi, hai già compiuto passi importantissimi: hai riconosciuto la tossicità della relazione, ti sei affidata a un percorso terapeutico, hai costruito nuovi spazi di vita, amicizie, lavoro, studi. Questi sono segnali di forza e resilienza, anche se in questo momento senti di essere “riprecipitata” nel dolore.

È comprensibile che tu viva ancora tanta sofferenza, perché una relazione come quella che descrivi non finisce solo “a livello pratico”, ma lascia ferite emotive profonde. Il tuo ex ti ha lasciata in modo improvviso, ambiguo, senza un vero confronto finale, generando un trauma di abbandono e lasciandoti con molte domande senza risposta. Questo può contribuire a far riaffiorare malinconia, ruminazione, senso di svalutazione personale.

Molti dei vissuti che racconti sono tipici delle relazioni disfunzionali o “intermittenti”: la forte attrazione iniziale, la passione alternata a distanza e freddezza, la paura costante di perdere l’altro, il bisogno di rassicurazioni, il senso di dover “lottare” per mantenere il legame. Tutti questi elementi contribuiscono a creare un legame emotivo molto potente, quasi “dipendente”, dove la persona diventa per te sia fonte di piacere sia causa di ansia e dolore. Quando la relazione finisce, resta un “vuoto” che fatica a essere colmato e la mente torna continuamente lì, nel tentativo di capire, chiudere, darsi risposte.

Questa tendenza a rimuginare, a voler scavare all’infinito, è naturale ma rischia di mantenere viva la ferita, anziché sanarla. Non significa che tu sia ossessiva “di natura”, ma che il trauma relazionale ti spinge a cercare di dare un senso a ciò che è accaduto. Tuttavia, alcune risposte, purtroppo, non esistono o non dipendono da te: il motivo per cui lui sia riuscito a sparire, la domanda se ti abbia mai amata davvero, o se sarà migliore con un’altra persona. Queste domande possono restare aperte, ma non definiscono il tuo valore né il tuo futuro.

La sua capacità di “sparire” non è un indice del tuo valore, ma di limiti suoi. Il modo in cui una persona chiude una relazione dice molto di lei, non di chi viene lasciato. Il tuo ex, da quanto racconti, sembra incapace di affrontare il confronto emotivo, preferendo fuggire piuttosto che gestire sentimenti complessi o il senso di colpa. Questo non significa che non abbiate avuto momenti reali, né che tu non sia stata importante, ma rivela la sua incapacità di affrontare le conseguenze delle proprie azioni.

La paura che “lui sia felice con un’altra” è tipica e dolorosissima, ma è frutto di confronti ingannevoli. Sui social o attraverso notizie indirette vediamo spesso solo la superficie, non la realtà emotiva. E anche se fosse sereno altrove, non significa che tu sia “meno degna” o “sbagliata”. Significa solo che siete due persone diverse, con bisogni diversi.

La ricaduta emotiva non cancella i tuoi progressi. È importante che tu non viva questa fase come una sconfitta. Nel lutto amoroso, i momenti di ricaduta sono normali. Non significano che sei di nuovo al punto di partenza. Hai imparato tanto, hai costruito molto. Questa sofferenza che riaffiora è la coda lunga di un legame doloroso, ma non annulla la strada che hai percorso.

Per chiudere davvero, può essere utile:

Smettere di cercare risposte nell’altro – Concentrati su ciò che vuoi tu per la tua vita, invece di interrogarti su cosa prova o farà lui.

Limitare al massimo il contatto (anche virtuale) – Ogni messaggio, ogni “sbirciata” ai suoi social riattiva il legame e il dolore. È come riaprire una ferita che stava cicatrizzando.

Accettare che alcune domande resteranno senza risposta – Non perché non meritino risposte, ma perché lui non ha la maturità per darle.

Coltivare la tua identità al di fuori delle relazioni – Come stai già facendo: lavoro, studi, passioni, amicizie. Riconosci il tuo valore anche indipendentemente da un partner.

Lavorare sul tema dell’autostima e degli schemi relazionali – Spesso relazioni ripetitive con uomini sfuggenti sono legate a schemi inconsci che possono essere trasformati in terapia. È un lavoro lungo, ma liberatorio.

Non colpevolizzarti per come ti senti ora – Non è debolezza. È dolore non ancora del tutto elaborato. Ci vuole tempo.

Non è necessario vergognarsi con chi ti vuole bene. Non sei un fallimento perché soffri ancora. La sofferenza è la prova che hai amato profondamente. E la persona che sei diventata oggi — più autonoma, realizzata, consapevole — è frutto anche di questa esperienza.

Se senti che il pensiero su di lui sta riprendendo troppo spazio, o se la malinconia si accompagna a ansia intensa o depressione, è assolutamente consigliato approfondire il tema in terapia. Anche eventuali tecniche specifiche, come l’EMDR o la mindfulness, possono aiutare a sciogliere il legame emotivo e ad alleviare il dolore residuo.

Sarebbe utile e consigliato per approfondire rivolgersi ad uno specialista.

Dottoressa Silvia Parisi
Psicologa Psicoterapeuta Sessuologa
Dott. Andrea Boggero
Psicologo, Psicologo clinico
Genova
Ho letto con molta attenzione e partecipazione le sue parole, che raccontano in modo limpido quanto lei abbia sofferto, quanto abbia lottato per salvare una storia che sentiva fondamentale e quanto, nonostante la fatica, stia cercando di costruire qualcosa di solido partendo da sé stessa. Prima di tutto vorrei riconoscerle questo: la sua determinazione, la sua lucidità nel capire di avere bisogno di aiuto, la sua forza nel ricostruirsi dopo un dolore così lacerante, sono segni di grande coraggio e consapevolezza. Nonostante la sofferenza sembri ancora così viva, lei è già da tempo sulla strada di una guarigione profonda, anche se ora non riesce a sentirlo pienamente. La sua relazione, come racconta, era disfunzionale. Il modo in cui lui ha gestito la chiusura, le sue ambiguità, la mancanza di chiarezza e di coraggio nel confrontarsi apertamente, non sono segni di una persona che sa sostenere un legame maturo. Il problema non è stato lei, ma il modello di relazione che si era creato, fatto di incertezze, promesse mai mantenute e illusioni alimentate da poche attenzioni dosate nel tempo. Lei stessa descrive bene la dinamica di un legame nel quale ha dato tutto pur di trattenere qualcuno che, di fatto, non era disposto a mettersi in gioco davvero. Questo non dice nulla del suo valore personale, ma racconta piuttosto di un incastro tra due bisogni diversi: da una parte il suo desiderio profondo di sentirsi amata, dall’altra la sua difficoltà ad accettare limiti e responsabilità nei confronti dell’altro. È naturale che oggi lei si senta ancora scossa, perché ciò che resta aperta non è solo la ferita di quella relazione, ma un meccanismo profondo di pensieri che la spinge a ruminare, a confrontarsi con un’immagine di lui idealizzata e a temere costantemente di avere sbagliato qualcosa. L’ansia e la malinconia sono alimentate da queste domande che non trovano mai risposta definitiva: perché è sparito così? Perché non mi ha chiesto come sto? Perché non ho contato nulla? Queste domande sono come un gancio che la trattiene legata a un passato che non può più restituirle ciò che cerca. Non si tratta di dimenticare con uno schiocco di dita. Si tratta di allenarsi a riconoscere che ogni volta che torna a pensare a lui in questi termini, sta entrando in un circuito di pensieri ossessivi che nutrono l’ansia e le tolgono energia. La domanda non dovrebbe più essere perché lui è sparito, ma perché per me è così difficile accettare la sua sparizione senza sentirmi vuota e sbagliata. Questa è la parte su cui si può davvero lavorare. Lei ha fatto passi enormi: ha portato avanti i suoi studi, ha vinto un assegno di ricerca, ha trovato un lavoro, ha ricostruito la sua rete sociale. Sta facendo esperienza di legami, anche se finora non tutti soddisfacenti, e ha capito di attrarre persone che alimentano quella vecchia ferita. Questa consapevolezza è preziosa. Le permette di fermarsi, come ha deciso di fare, e di smettere di ripetere la stessa dinamica con volti diversi. Non è un passo indietro, è un atto di amore verso sé stessa. La paura che lui sia migliore con un’altra persona è una paura figlia di un pensiero irrealistico: che lei fosse l’unico problema. In realtà, come si è comportato con lei racconta un modo di stare in relazione che probabilmente si ripeterà altrove. Lei però oggi non deve più stare lì a osservare la sua vita. Può tornare a guardare la propria. La domanda più importante è come vuole sentirsi lei, come vuole vivere i suoi prossimi legami, quale posto intende dare a sé stessa nella sua scala di priorità. Scrivergli di nuovo non le porterebbe la risposta che cerca. Lui non ha mai saputo darle rassicurazioni vere nemmeno quando era presente. Ora che non c’è più, continuare a cercare conferme da chi non le ha sapute dare non può che alimentare la ferita. È doloroso da accettare, ma è anche liberatorio: lui non può darle ciò di cui ha bisogno, non è una sua colpa, non è un suo fallimento. Tenga per sé la parte più vera di questa storia: nonostante tutto ciò che ha subìto, lei ha saputo amare, ha saputo donarsi. Questo parla di lei, non di lui. L’amore che ha dentro merita di essere custodito per qualcuno capace di raccoglierlo davvero, e prima ancora per sé stessa. Lei sta imparando a farlo. Continui a lavorare su questa parte di sé in terapia. Sia paziente con i momenti di ricaduta, perché non annullano i progressi ma ne fanno parte. Condivida con chi le vuole bene anche questi momenti, perché non la vedranno più fragile, ma più autentica. Chi la ama non si aspetta che sia sempre forte, ma vera. Chiudere davvero questa storia dentro di sé non vuol dire dimenticare o non provare più dolore. Significa imparare a riportare l’attenzione sul presente, ogni volta che la mente la trascina nel passato. A piccoli passi, può farlo. Lo sta già facendo. Resto a disposizione. Dott. Andrea Boggero
Dott. Luca Vocino
Psicologo clinico, Psicologo
Trezzano Rosa
Buongiorno gentile Utente, ho letto con attenzione le sue parole, così dense di significati, domande, dolore e consapevolezza. Voglio innanzitutto dirle che ciò che sta attraversando non è affatto banale né esagerato. È il percorso emotivo di una persona che ha amato profondamente, che ha dato molto di sé e che sta cercando, con forza e coraggio, di trasformare una ferita in una possibilità di crescita.

Il suo racconto mostra una notevole capacità introspettiva. Lei ha già compiuto un grande lavoro su di sé, sia attraverso la terapia che attraverso la costruzione di una vita nuova, più autonoma e coerente con i suoi bisogni e valori. Tuttavia, è comprensibile che alcune ferite, specie quelle che hanno a che fare con il senso del proprio valore, con l'abbandono e con l’invisibilità all'interno di una relazione, possano continuare a pulsare anche a distanza di tempo.

Il dolore che prova oggi, la ricaduta emotiva che descrive, non è necessariamente un fallimento del percorso fatto, ma piuttosto un segnale che il processo di elaborazione è ancora in atto. Le emozioni non procedono in linea retta, spesso si muovono a spirale: si ritorna su punti già attraversati ma con maggiore consapevolezza. Ed è proprio in questi momenti di ricaduta che si può consolidare davvero la trasformazione.

La relazione che ha vissuto, così come la racconta, ha avuto tratti profondamente disfunzionali. La dinamica di incertezza, ambiguità e mancanza di reciprocità da parte del suo ex partner ha messo a dura prova la sua autostima, portandola a vivere costantemente nell’ansia e nella paura di non essere abbastanza. È importante che lei oggi riconosca, anche con dolore, di aver cercato amore dove non c’era la capacità di offrirglielo davvero, e che quel rapporto non l’ha aiutata a sentirsi sicura, vista, valorizzata.

Il punto che sembra farle più male, oggi, è l’indifferenza con cui quest’uomo ha voltato pagina. Ma ciò che ci ferisce in queste situazioni non è soltanto l’altro, quanto ciò che simbolicamente rappresenta. Quando qualcuno ci abbandona con tanta superficialità, ci troviamo a fare i conti con antiche paure: di non valere, di essere dimenticabili, di non essere abbastanza. Tuttavia, l’indifferenza che ha ricevuto dice molto più di lui che di lei. E non è un indice del suo valore. Lei ha dato amore, presenza, impegno: non è stata “troppo”, è stata autentica. E l’autenticità, anche quando ci espone, è sempre una forza.

Comprendo la vergogna che prova nel sentirsi ancora vulnerabile e nel desiderare un contatto, ma la vergogna non ha ragione di essere. Lei è umana, ha amato, ha perso e sta guarendo. Non c’è nulla di debole in questo. Anzi, è in questa vulnerabilità che risiede il coraggio. Non deve dimostrare nulla a nessuno, né agli amici, né a se stessa. A volte essere “rinati” non significa essere invulnerabili, ma saper accogliere con dignità le parti di sé che ancora soffrono.

Chiudere davvero, come chiede, significa attraversare il dolore e accettare che certe risposte forse non arriveranno mai dall’esterno. Ma può arrivare una risposta da dentro di sé, dal prendersi cura di quella parte che è rimasta ferita. È possibile che stia cercando ancora, inconsciamente, una sorta di riscatto. Che lui la veda, che si accorga di ciò che ha perso. Ma quel riconoscimento potrebbe non arrivare. E in fondo, ciò che davvero conta è che lei stessa possa riconoscere quanto ha valore, indipendentemente da chi non è stato in grado di farlo.

La scelta di prendersi una pausa dalle relazioni e di orientare le energie su studio, lavoro, amicizie e su se stessa mi pare molto saggia e matura. In questo tempo può continuare a lavorare per comprendere a fondo le dinamiche che l’hanno portata ad accettare meno di quanto merita. Il fatto che si senta attratta da figure sfuggenti non è una condanna, ma un’informazione preziosa su cui lavorare, perché è possibile trasformare questi schemi. È un percorso che richiede tempo e pazienza, ma porta con sé una grande libertà.

Le relazioni passate non definiscono il nostro valore. Possono lasciarci ferite, ma anche lezioni importanti. Lei sta già costruendo una vita più piena, più coerente, più sua. Questo momento di ricaduta può essere un passaggio utile per integrare profondamente ciò che ha appreso, per rinforzare la fiducia in se stessa e nelle sue capacità di amare e di essere amata nel modo giusto.

Se dovesse avere bisogno di ulteriori informazioni o di intraprendere un percorso mi trova a disposizione,
Dott. Luca Vocino
Carissima, nella vita le cose finiscono, questo è umano. Le consiglio tuttavia, di concentrarsi su un percorso di crescita personale, come mi sembra stia già facendo con il suo o la sua terapeuta. Non si annulli per chi non la ama, no, non lo faccia! Se non riesce a farlo per rispetto a se stessa, cosa che dovrebbe assolutamente fare, lo faccia davvero per l'amore che riceve nel suo ambiente circostante ... I suoi cari ( e Lei) non meritate di svilirvi in questo modo. In generale, come regola ferrea, Le consiglio di rifuggire due categorie di relazioni: quelle in cui è schiava e quelle in cui deve mendicare l'affetto! Una donna ha un valore davvero inestimabile, e quando lo dimentica deve rifarsi alle fiabe, ai grandi valori in cui ha sempre creduto, nei suoi sogni.... Non chiuda all'amore che, senza forma di misticismo, appartiene agli dei, ma scelga bene il suo partner, scelga bene. Clinicamente, mi sembra, deve ricercare i motivi per cui si è "sottomessa" fino a questo punto, e non dimentichi, con calma, di osare!
Dott.ssa Alessandra Motta
Psicologo clinico, Psicologo
Roma
Gentilissima,

ha già fatto passi importanti: ha chiesto aiuto, ha attraversato il dolore, ha ricostruito la sua vita. Eppure il pensiero di quella relazione continua a tenerla legata.

In questi casi, più che cercare il perché si soffre ancora, è utile chiedersi come si continua a soffrire. Pensarci ogni giorno, confrontarsi con lui mentalmente, immaginare scenari alternativi: tutto questo alimenta il legame con l’assenza, non con la realtà.

In Terapia Breve Strategica lavoriamo proprio così: intervenendo su ciò che mantiene vivo il dolore, più che sulle sue origini.

Non è più il tempo di capire: è il tempo di disinnescare ciò che le fa ancora male. E può farlo, un passo alla volta.

Resto a disposizione

Dott.ssa Alessandra Motta - Psicologa strategica
Dott. Francesco Damiano Logiudice
Psicologo, Psicoterapeuta, Psicologo clinico
Roma
Salve, mi spiace molto per la situazione che descrive poichè comprendo il disagio che può sperimentare e quanto sia impattante sulla sua vita quotidiana. Ritengo fondamentale che lei possa richiedere un consulto psicologico al fine di esplorare la situazione con ulteriori dettagli, elaborare pensieri e vissuti emotivi connessi e trovare strategie utili per fronteggiare i momenti particolarmente problematici onde evitare che la situazione possa irrigidirsi ulteriormente.
Credo che un consulto con un terapeuta cognitivo comportamentale possa aiutarla ad identificare quei pensieri rigidi, disfunzionali e maladattivi che le impediscono il benessere desiderato mantenendo la sofferenza in atto e possa soprattutto aiutarla a parlare con se stessa utilizzando parole più costruttive.
Credo che anche un approccio EMDR possa esserle utile al fine di rielaborare il materiale traumatico connesso ad eventi del passato che possono aver contribuito alla genesi della sofferenza attuale.
Resto a disposizione, anche online.
Cordialmente, dott FDL
Dott.ssa Stefania Conti
Psicologo, Psicologo clinico
Palermo
Buongiorno, grazie per aver condiviso una parte così intima e dolorosa della sua storia. Quello che sta vivendo è il risultato di un amore che l’ha segnata profondamente, e nonostante i grandi progressi fatti, è naturale avere momenti di ricaduta emotiva.

Ha fatto un lavoro importante: ha riconosciuto la disfunzionalità della relazione, ha chiesto aiuto, ha ricostruito la sua vita, raggiunto traguardi e ripreso in mano la propria autonomia. Questo non va cancellato, anche se oggi sente di vacillare.

Il dolore che prova non è debolezza, ma il riflesso di quanto ha amato e di quanto desiderasse essere vista e rispettata. Non è lei il problema, ma la sua sensibilità l’ha forse portata ad aspettarsi reciprocità da chi non era in grado di offrirla.

La chiusura vera richiede tempo, ma anche decisione: interrompere i contatti, non confrontarsi più con la sua vita, e continuare a coltivare la propria. Se sente il bisogno, continui con la terapia: sta funzionando. E se desidera un confronto più diretto, mi può contattare: sarò lieta di offrirle supporto in questo passaggio delicato.

Dott.ssa Stefania Conti, Psicologa
Dott.ssa Francesca Gottofredi
Psicoterapeuta, Psicologo clinico
Bologna
Buongiorno,
la ringrazio per aver condiviso con tanta onestà e profondità ciò che sta vivendo. È evidente che ha attraversato un cammino complesso e doloroso, e la sofferenza legata a questa relazione rimane ancora viva, nonostante i passi che ha compiuto. Questo è un segnale importante, che ci invita a riflettere su come il cuore e la mente, anche quando fanno progressi, possano rimanere agganciati a ferite che non sono ancora del tutto guarite.
Lei parla di una relazione che ha vissuto come una montagna russa emotiva, con momenti di luce e di tenebra, in cui il bisogno di essere amata si è scontrato con l’incertezza e la distanza dell’altro. Il dolore di sentirsi invisibile o “scontata” non è solo una ferita emotiva: è un nodo profondo che si intreccia con la sua identità, la sua autostima, la sua capacità di fidarsi e di aprirsi agli altri.
Quello che lei definisce come una “ricaduta emotiva” può essere inteso come un richiamo del passato che non si è ancora sciolto, un richiamo che spesso, pur nel silenzio, continua a parlarci. Non si tratta di una sconfitta, ma di una parte di sé che chiede ancora ascolto, comprensione e una nuova rielaborazione.
Le domando: che posto ha dato a questa relazione nel racconto che fa di sé? Quale significato le ha attribuito, oltre al dolore? Cosa ha rappresentato per lei, e cosa invece rappresenta ora?
Spesso, per poter veramente “chiudere”, non basta la razionalità o la volontà. Serve uno spazio in cui poter restare con il dolore senza esserne travolti, un luogo sicuro in cui esplorare le emozioni più nascoste, gli schemi ripetitivi che tendono a riportarci sempre agli stessi punti.
Un percorso terapeutico può accompagnarla proprio in questo lavoro di trasformazione: non per cancellare il passato, ma per riappropriarsi della propria storia e ricomporla in modo che non le faccia più male, che non la imprigioni nelle paure e nei sensi di colpa, ma la renda più forte e consapevole di sé.
Lei ha già dimostrato una grande forza: ha riconosciuto il problema, ha cercato aiuto, ha raggiunto traguardi importanti nella sua vita personale e professionale. Ora, forse, è il momento di dedicarsi uno spazio ancora più profondo per lavorare sulle ferite emotive che ancora si riaprono.
Le suggerisco di considerare questo come un invito a proseguire, o a rinforzare, il percorso di cura che ha iniziato, per andare oltre quel “magone” che sente ripresentarsi. A volte, proprio nel momento in cui crediamo di aver fatto abbastanza, emerge ciò che è rimasto nascosto e che reclama attenzione.
Prendersi cura di sé significa anche accogliere questi momenti senza giudizio, con la fiducia che sono parte del cammino verso una nuova serenità.
Se vuole, possiamo parlarne ancora e riflettere insieme su come iniziare questo nuovo passo.
Un cordiale saluto.
Dott.ssa Lorenza Celebre
Psicologo clinico, Psicologo
Trieste
Spero che queste riflessioni possano aiutarti a mettere ordine, alleggerire il cuore, e ritrovarti dentro questa lunga e difficile elaborazione.
- Il dolore non finisce quando decidiamo che dovrebbe finire. Il fatto che dopo un anno di terapia provi ancora ansia, malinconia e un bisogno quasi fisico di “capire” o “chiudere” non significa che tu stia regredendo. Significa che il tuo corpo emotivo sta ancora integrando una ferita profonda. Non sembra essere stato solo un addio: è stato un addio ambiguo, improvviso, disordinato, senza un confronto finale. È rimasto aperto.
E i lutti aperti fanno più male, specie se accompagnati dall’indifferenza dell’altro.

- La ricaduta che senti non è un fallimento: è una fase di elaborazione più profonda. La prima parte della terapia probabilmente ti ha aiutata a sopravvivere, a rimettere insieme i pezzi, a tornare a respirare. Ora stai toccando ferite antiche.

- Non sei stata “inutile”: Hai amato profondamente. Sei rimasta. Hai resistito in una relazione in cui lui era sfuggente. è diventato un amore sproporzionato. Non si tratta di colpa, ma di asimmetria.

- il nostro cervello cerca senso. E questa storia è stata senza senso apparente, soprattutto nel finale. Potrebbe risultare più difficile chiudere in questo modo.

Cosa puoi fare
1. Parla ancora. Questa ricaduta non è una sconfitta. È una fase che può portarti ancora più in contatto con la tua forza. Non zittire questa parte di te: ha bisogno di esistere per potersi trasformare.
2. Riconosci il lutto: la perdita di un’illusione, non solo di una persona. Stai piangendo una speranza che non si è realizzata.
3. Smetti di chiedere “perché non ha fatto…?” e inizia a chiederti “perché ho resistito così tanto?” Non con giudizio, ma con tenerezza. La risposta a quella domanda ti porterà al cuore della tua storia.
4. Non scrivergli. Non perché sia una sconfitta. Ma perché non ti può più dare nulla che ti serva davvero.

Hai detto: *“Penso di avere una bella vita. Molto più bella di quando la mia esistenza ruotava attorno a lui.” E questa frase dice tutto. Hai fatto un enorme lavoro. Hai dato dignità al tuo dolore. Hai costruito una nuova quotidianità. Non sei al punto zero: sei al punto di svolta.
E se ora ti senti più fragile, è perché stai entrando nella parte in cui smetti di cercare senso nell’altro, e inizi a trovarti davvero.
Se vuoi, possiamo continuare questo confronto anche in un percorso di supporto, perché a volte aver fatto tanta strada non significa dover camminare da soli da qui in poi.
Un caro saluto.
Dott.ssa Jessica Furlan
Psicologo, Psicologo clinico
Fiumicino aeroporto
Buonasera, il suo percorso di rinascita sta proseguendo anche ora dove sente di star toccando il fondo, come se stesse tornando indietro. Può sembrare contraddittorio quello che dico, ma la risalita comincia davvero quando si entra a pieno e in connessione con il proprio dolore e sofferenza, senza cercare di scappare. Quello che mi arriva dalle sue parole, è più l'amarezza di sentire di essere stata cancellata dalla vita di una persona a cui ha voluto molto bene.
Quello che le posso consigliare è di continuare a coltivare i contesti in cui si sta realizzando e in cui sente di essere vista e valorizzata, se ora sente di dover prendere una pausa dalla sfera amorosa perchè sta ripetendo costantemente gli stessi schemi, fa bene e la invito ad affrontare questo aspetto con la sua terapeuta così da vedere cosa sente, cosa la attiva e cosa la fa entrare in queste dinamiche non sane per lei, in cui si fa svalutare e si fa trattare con sufficienza sporcando i suoi sentimenti.
Si apra sinceramente e a cuore aperto alla sua terapeuta così da vedere e valorizzare la parte più tenera e appassionata che ha dentro. Solo se riuscirà a darsi lo spazio che necessita potrà finalmente essere attratta da persone che la valorizzano e la stimano sentimentalmente.
Spero di esserle stata di aiuto
Saluti
Gentile utente, innanzitutto è stata molto coraggiosa nella sua condivisione così dettagliata. Il suo racconto ha permesso di entrare nel vivo della sua dinamica relazionale, seppur andrebbe approfondita, a mio avviso, la fase iniziale della relazione, e quale bisogno sentiva di dover soddisfare in quel momento.
"Ho il terrore che abbia un'altra e sia felice e che il problema di quella storia sono stata io." Si ricordi sempre che il comportamento di una persona ci racconta qualcosa di Lei: la sua affermazione, invece, fa intendere che la relazione sia stata altalenante a causa di un suo comportamento, di una sua mancanza, di una sua inadeguatezza, e non di una indisponibilità emotiva del suo partner. In questo modo non permette a se stessa di uscire da un circolo vizioso: continua a domandarsi cos'ha sbagliato, ma ancor più grave, è la prima a giudicarsi per il suo dolore, perché non permette a se stessa di accettarlo come parte di sé e del suo bagaglio emotivo. Ammettere di non esserne ancora uscita del tutto è il primo passo per affrontare un reale cambiamento: le persone che le vogliono bene saranno lì pronte a sostenerla, non a giudicarla. Inoltre, ho timore che una risposta definitiva da parte del suo ex partner sarebbe per lei solamente una conferma di essere stata sbagliata, mentre c'è da chiedersi: "cosa mi spinge ancora a cercare risposte dall'altra persona?" "Perché ho bisogno di conferme del mio valore da lui?" Il fatto di essersi ritrovata coinvolta in dinamiche simili, successivamente, potrebbe essere un suo inconscio tentativo di cercare conferme laddove non possono essere trovate: in questo modo, continua a confermare la sua idea di non essere abbastanza, e di essere lei quella sbagliata. A volte troviamo conforto anche in una situazione dolorosa, poiché la conosciamo bene e l'ignoto può spaventarci di più, anche se si tratta di allontanarsi da un luogo, una persona o un ricordo che non ci appartiene più e che ci fa male. Ma si immagini quante finestre potrebbero aprirsi e quanta luce potrebbe entrare nel suo cuore, dal momento in cui lascerà andare questo amore sbagliato, che avrà avuto ragione di essere stato accolto nella sua vita in passato, ma che è il momento di lasciare alle sue spalle.
Le auguro di trovare la chiave per andare avanti nel suo cammino: a volte le difficoltà nascono perché cerchiamo di strappare via i capitoli che non ci sono piaciuti e che ci hanno ferito, quando costa molto meno fatica voltare pagina e proseguire con la lettura.
Dott.ssa Tania Zedda
Psicologo, Psicologo clinico
Quartu Sant'Elena
Ti ringrazio per aver condiviso con tanta lucidità e coraggio il tuo percorso. Si sente quanto tu abbia lavorato su di te e quanto desideri davvero chiudere questa ferita. Comprendo lo stupore e il dolore di vedere una persona sparire senza guardarsi indietro, lasciandoti con tante domande. Questo non significa che tu non abbia contato o che non fossi abbastanza: significa che quella persona non aveva lo spazio o la maturità emotiva per una relazione sana, e questo non dipende da te. I progressi che hai fatto non sono cancellati da questa ricaduta emotiva, anzi, sono proprio le risorse che ora ti aiutano a reggere questi pensieri e a non farti risucchiare. La tua vita oggi è piena e allineata ai tuoi valori, e il desiderio di non voler cedere a ricontattarlo è un segno del rispetto che stai coltivando verso te stessa. Non devi vergognarti se il dolore riaffiora: significa che stai continuando a elaborare. Puoi concederti di sentire il dolore senza giudicarti, mentre continui a camminare verso ciò che conta per te.
Dott.ssa Manuela Valentini
Psicologo, Psicologo clinico
Melfi
Gentile utente, buongiorno,
La ringrazio per la fiducia con cui ha scelto di raccontare la sua storia. Il dolore che descrive è autentico e merita uno spazio di ascolto rispettoso e non giudicante. È evidente che ha già intrapreso un percorso di cura e consapevolezza, e questo rappresenta un atto di grande responsabilità verso sé stessa.
La relazione che ha vissuto, per come la descrive, presenta elementi di ambiguità, instabilità e mancanza di reciprocità affettiva. Il suo ex partner ha mostrato comportamenti evitanti e svalutanti, che hanno avuto un impatto significativo sul suo equilibrio emotivo. È comprensibile che, nonostante il tempo trascorso e il lavoro terapeutico svolto, lei senta ancora il peso dell’indifferenza e della modalità con cui è stata chiusa la relazione.
Vorrei sottolineare alcuni aspetti che ritengo importanti:
Il dolore che prova non è una debolezza, ma la testimonianza della profondità con cui ha amato e investito emotivamente.
Il bisogno di “contare qualcosa” per l’altro è umano, ma spesso ci porta a cercare conferme da chi non è in grado di offrirle, non per mancanza di valore da parte nostra, ma per i limiti dell’altro.
Le auguro una ripresa e generosità emotiva nei suoi confronti, tuttavia si conceda di condividere il suo vissuto con una persona amica di fiducia. La vergogna spesso nasce da un giudizio interno severo, ma chi la ama sarà in grado di accoglierla. Continui e ne parli liberamente nel suo percorso di cura e consapevolezza con il professionista che la sta seguendo, vedrà che sarà proficuo per il suo benessere a lungo termine. Inoltre si conceda il tempo necessario e la gentilezza elaborando che non è sola. Ancora una buona giornata,
Un caro saluto,
Dr.ssa Manuela Valentini

Buon pomeriggio. Il suo scritto è carico di sofferenza e posso immaginare. ma percepisco anche che lei in realtà non ha ancora stima di sè. Difficile chiudere una relazione ma sembra che, pur conoscendo l'ansia che ha vissuto con questo ex, lei abbia sempre paura, paura di non essere amata, di rimanere sola... Ha parlato di uomini che l'hanno sempre fatta sentire inutile ma quanto lei invece si sente utile, bella, importante, degna di amore e di non essere al secondo o terzo posto per gli altri? Credo che in amore non si debba mendicare, nè apparire, come ancora lei forse sta facendo con gli altri come dice, ma semplicemente di essere, essere come desideriamo, con i nostri punti di debolezza ma anche tutte le nostre risorse, perchè se impariamo ad amarci di più, ne vengono fuori. Le auguro di amarsi tanto e di riscoprirsi.
Dott. Luca Rochdi
Psicologo, Psicologo clinico
Milano
Gentile utente le consiglio di intraprendere un percorso di supporto psicologico in modo da rielaborare quanto descritto.
Sarei felice di accompagnarla in questo percorso.
Se dovesse avere dei dubbi, può contattarmi premendo il tasto 'messaggio' sul mio profilo.
Resto a disposizione attraverso consulenze online.
Dott. Luca Rochdi
Buongiorno, essendo già in terapia le consiglio vivamente di parlarne con il terapeuta che la segue per andare a fondo a cosa c'è dietro questo suo bisogno di ricontattare quella parte messa da parte.
Ognuno di noi cresce con degli schemi che impariamo da piccoli e che riproponiamo nel lungo termine, è importante imparare e riconoscerli e notare come ci facciano comportare nei vari ambiti della nostra vita.
Mi sembra di capire che lei sia insoddisfatta della modalità relazionale che insegue che le fa trovare partner indisposti dall'altro lato ma allo stesso tempo è come se ricevere le loro conferme diventi una missione importante.
Dov'è nato questo schema? A quale bisogni sta cercando di rispondere? E soprattutto, a quale parte di lei appartengono questi bisogni?
Dott.ssa Marzia Mazzavillani
Psicologo, Psicologo clinico, Professional counselor
Forlì
Cara ragazza,

Buongiorno cara, la tua lettera è un grido di dolore e voglio che tu sappia che quello che stai provando è comprensibile e non hai nulla di cui vergognarti. Dopo aver letto la tua storia, quello che emerge chiaramente è che non stai elaborando semplicemente la fine di una relazione, ma stai cercando di guarire da un trauma relazionale complesso.

Quello che hai descritto non è una normale storia d'amore finita male: è stata una relazione caratterizzata da pattern di attaccamento intermittente, abbandoni ripetuti e invalidazione emotiva costante. Quando una persona ci lascia dopo averci fatto credere di essere "la donna della sua vita", per poi sparire con un messaggio WhatsApp e comparire su Tinder due settimane dopo, non sta semplicemente chiudendo una relazione - sta infliggendo un trauma psicologico.

Il tuo sistema nervoso ha vissuto per due anni in stato di allerta costante, alternando momenti di sollievo (quando lui tornava) a momenti di panico (quando spariva o mostrava indifferenza). Questo tipo di esperienza crea quello che chiamiamo "trauma dell'attaccamento", e spiegherebbe perché, nonostante tutti i progressi fatti, ti senti ancora emotivamente legata a lui.

È significativo che tu menzioni di essere attratta da "uomini sfuggenti" - questo non è masochismo, ma il tentativo inconscio di "riparare" il trauma originario. Il tuo sistema interno cerca di ripetere la dinamica per tentare di risolverla, ma finisce per ritraumatizzarsi.

**Strategie pratiche immediate che ti consiglio:**

1. **Riconosci il trauma**: quello che hai vissuto non è "aver amato troppo", ma aver subito manipolazione emotiva attraverso intermittenza affettiva

2. **Blocca ogni forma di controllo**: smetti completamente di guardare i suoi social, anche occasionalmente. Chiedi a un'amica di fiducia di cambiare le tue password per qualche settimana

3. **Pratica il "reparenting" emotivo**: quando senti il bisogno di contattarlo, scrivi invece una lettera a te stessa da bambina, rassicurandola che ora c'è un adulto che la protegge

4. **Tecnica del "contenitore mentale"**: dedica 15 minuti al giorno a pensare a lui deliberatamente, poi chiudi quel "contenitore" e torna al presente

5. **Non nascondere le ricadute**: condividi con i tuoi amici che stai attraversando un momento difficile. La vergogna alimenta il trauma

La sua indifferenza non dice nulla sul tuo valore, ma tutto sulla sua incapacità di gestire relazioni mature. Le persone che spariscono così non lo fanno perché l'altro non valeva nulla, ma perché loro stessi non sanno stare nella complessità emotiva.


Come ulteriore lavoro ti consiglio di approfondire con il tuo terapeuta il lavoro specifico sul trauma relazionale. È importante elaborare non solo la perdita, ma la ferita narcisistica e il senso di invalidazione che questa relazione ha lasciato. Anche un percorso di Voice Dialogue potrebbe aiutarti a riconoscere e integrare le parti di te ferite, insieme a tecniche di mindfulness per gestire l'ansia anticipatoria. Un caro saluto
Dott.ssa Marzia Mazzavillani
Psicologa clinica - Voice Dialogue - Mindfulness - Dreamwork
Dott.ssa Rossella Carrara
Psicologo, Psicologo clinico
Bergamo
Buongiorno, le consiglio un percorso di supporto psicologico. Cordiali saluti.
Dott.ssa Ilaria De Pretto
Psicologo, Psicologo clinico
Roma
Ti sei raccontata con una chiarezza e una profondità straordinarie: si sente quanto hai riflettuto, quanto hai lavorato su di te, e quanta fatica stai ancora facendo per non lasciare che questa storia ti risucchi di nuovo.

Ci sono alcuni punti fondamentali che emergono dal tuo racconto:

– Hai già fatto un enorme lavoro. Ti sei rimessa in piedi dopo un dolore devastante, hai investito su di te, hai conquistato risultati importanti nello studio, nel lavoro, nelle relazioni. Questo non è “annullato” da una ricaduta emotiva: è la prova che sai reagire. Le ricadute fanno parte del processo di guarigione, non lo azzerano.

– La relazione era disfunzionale. Lo hai capito lucidamente: era una storia in cui tu davi tutto e lui non ti ha mai dato una vera certezza. I suoi “sei la donna della mia vita” non erano accompagnati da fatti concreti, e più volte ti ha lasciata con leggerezza, persino con un messaggio. La sua indifferenza non è la misura del tuo valore, ma la misura dei suoi limiti affettivi.

– Lo stupore per la sua indifferenza. È uno dei dolori più grandi: come può qualcuno che hai amato così tanto sparire senza voltarsi indietro? Ma qui c’è il nodo: non è perché tu “non contavi nulla”, è perché lui non è capace di gestire i legami profondi. La sua leggerezza non è un dono che darà a qualcun’altra, è il suo modo di essere.

– Il rischio dei paragoni. Guardarlo (anche solo di sfuggita) sui social e vedere una vita apparentemente spensierata ti riapre la ferita. Ma i social non sono la verità: mostrano un lato superficiale. E soprattutto: anche se fosse davvero felice, non significa che tu sia stata irrilevante. Significa solo che lui vive diversamente i rapporti, forse in modo più superficiale, e tu invece li vivi con profondità.

– Il desiderio di scrivergli. È comprensibile: quando il dolore riemerge, la tentazione di cercare un contatto sembra l’unico modo per lenirlo. Ma tu stessa hai già colto che sarebbe una sconfitta per te, non per lui: significherebbe ridare potere a chi non ha saputo rispettarti.

Per chiudere davvero, più che cancellare il pensiero di lui (che non puoi imporre), serve cambiare la domanda che ti fai. Non più “come ha potuto non amarmi abbastanza?”, ma “perché io ho accettato di accontentarmi di così poco?”. E la risposta è già scritta nel tuo percorso: perché avevi bisogno di leggerezza, perché ti sei aggrappata a un’illusione, perché hai amato con tutta te stessa. Non sono colpe, sono esperienze. E ora sai riconoscerle.

La verità è che non sei stata irrilevante. Lo sei stata per lui nel modo in cui lui sa vivere i legami: ti ha usata come appoggio, ha goduto della tua energia, poi ha voltato pagina perché non sa fare diversamente. Questo non diminuisce la profondità del tuo amore: dice solo che non era l’uomo in grado di ricambiarlo.

Il dolore della sua indifferenza passerà non quando smetterai di pensarci, ma quando sentirai che il suo giudizio non è più quello che definisce il tuo valore. E questa è una conquista lenta, ma già in corso.

Quello che puoi fare ora non è forzarti a non pensarci, ma accettare che la ferita esiste e che guarire richiede tempo, anche con ricadute. Nel frattempo, la vita che hai costruito resta lì: il lavoro, la ricerca, le amicizie, le passioni. Sono loro la dimostrazione che la tua storia non ti ha annientata, ma ti ha insegnato a rinascere.

Dott.ssa De Pretto
Dott.ssa Federica Giudice
Psicologo, Psicologo clinico
Milano
Cara, ho letto con attenzione le tue parole e traspare chiaramente quanto tu abbia lottato, quanto dolore tu abbia attraversato e quanta forza tu abbia messo nel ricostruirti. La tua lettera è quella di una persona che sta facendo un enorme lavoro su di sé, non di qualcuno “fermo”, ma di qualcuno che ha già mosso passi enormi verso la libertà emotiva.
Quello che provi oggi non significa che tutto il percorso fatto sia stato inutile. Significa che il lutto affettivo è un processo a onde: ci sono fasi di apparente guarigione e fasi in cui il dolore riaffiora. Non sei “tornata indietro”, stai solo attraversando un’altra fase del distacco. Detto questo, se però senti il bisogno di un supporto puoi rivolgerti a un professionista della salute mentale. potrebbe aiutarti accogliere il fatto che il dolore non scompare di colpo, ma tende a farsi sempre meno intenso se non lo alimenti con confronto e paragoni usando la terapia per esplorare i legami emotivi (paura dell’abbandono, senso di colpa per “aver amato troppo”) e trasformarli in strumenti di consapevolezza, non di autocritica. Lavora sulla compassione verso te stessa: trattarti come tratteresti un’amica nella tua stessa situazione.
Se senti l’impulso di scrivergli, prova prima a scrivere una lettera che non invierai, dove lasci uscire rabbia, delusione e amore: spesso è liberatorio senza riaprire contatti.
Questa fase è dolorosa ma è anche il momento in cui stai mettendo radici nella tua nuova vita.
gentilissima, buongiorno, la ringrazio per la descrizione, che risulta molto dettagliata.
Innanzi tutto le faccio i miei complimenti per quanto si stia impegnando nella sua vita. Ho la sensazione che il suo percorso terapeutico stia dando i suoi frutti e che adesso stia trovando un nuovo scoglio, quello di confrontarsi nell'intimità, con gli amici e parenti. Valuti, insieme alla sua psicoterapeuta, se vuole provare dei percorsi supplementari. Io, come molti altri colleghi, offro dei percorsi di gruppo: sia un gruppo di psicoterapia continuativo (ed è totalmente gratuito, poichè offerto dall'ASL di Torino), sia dei percorsi di gruppo brevi. All'interno di questi ambienti, potrà sperimentare il confronto costruttivo e apprendere anche dai vissuti delle altre persone.
Rimango a disposizione, anche solo per indicarle colleghi che conducono gruppi nella sua città.
auguro una buona giornata

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