Ciao a tutt*. Sono una ragazza o donna di 28 anni. Ultimamente mi sto spegnendo lentamente. La v
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risposte
Ciao a tutt*.
Sono una ragazza o donna di 28 anni.
Ultimamente mi sto spegnendo lentamente. La vita ha iniziato a diventare pesante.
Avrei bisogno di supporto psicologico ma non posso permetterlo.
Oggi l’ennesima batosta per cose stupide penseranno gli altri ma per me sta diventando difficile.
Anni fa cambiai finalmente auto con quei contratti che ti fregano (mi hanno già dato della stupida, so di esserlo) dopo tre anni o la tieni o cambi e in poche parole facendo leva ovviamente sui soldi cercano di fartela cambiare.
Tre anni fa era diverso. Stavo cercando lavoro dopo aver lasciato il mio prima (esperienza terribile che mi fece arrivare ai limiti del burnout ma almeno avevo un lavoro). Ero convinta che avrei lavorato e che non avrei avuto problemi… invece…
Non sono qui per far tenerezza a nessuno men che meno a chi mi ha venduto l’auto è che mi rendo conto quanto “le piccole cose” mi segnino.
Rabbia e tristezza sono le emozioni che provo di più.
Non voglio entrare nel dettaglio di tutto, non mi va tanto ma ho perso la speranza di una vita migliore.
Non sono riuscita a costruire niente. Ho una cara amica, l’unica che mi ascolta e sa della mia situazione, mi dispiace perché so anche di non essere una brava amica la carico e le vomito addosso tanto quando ha già i suoi problemi mi sento anche in colpa nel farlo ma lei mi dice spesso (e forse voglio sentirmelo dire anche se non ci credo) “non è colpa tua”. Almeno due o tre volte a settimana me lo dice.
Eppure a me sembra che sia colpa mia.
Una laurea fuoricorso, un corpo stanco e mal curato, nessun lavoro.
Non mi sono impegnata abbastanza. Non sono brava abbastanza.
Sono un peso per la mia famiglia.
Piango spesso e ho perso la speranza di costruire qualcosa.
A volte mi sembra di cercare scuse per i fallimenti della mia vita. Altre volte mi sembra che qualcosa non vada.
Gli altri hanno tutte le risposte fanno le cose giuste io sono così confusa e persa.
Sono pentita sento di aver sbagliato tutto nel mio passato.
Oggi all’amica che citavo prima ho scritto “non so a volte non capisco cosa sto al mondo a fare solo boh per pagare per fare schifo per farmi compatire” e lo penso.
Vedo tutto nero senza uno scopo. Non penso di non voler vivere perché ti sopravvivo ma a volte è tutto così pesante.
Non so se sono qui per risposte forse sono qui solo per fare una domanda che non può avere una risposta. Non potete dirmi se andrà meglio purtroppo non si può leggere il futuro così come non si può aggiustare il passato.
Vorrei sapere se la terapia possa aiutarmi davvero o se è solo l’ennesimo tentativo di trovare un senso, di aggrapparsi a qualcosa per stare meglio.
Sono una ragazza o donna di 28 anni.
Ultimamente mi sto spegnendo lentamente. La vita ha iniziato a diventare pesante.
Avrei bisogno di supporto psicologico ma non posso permetterlo.
Oggi l’ennesima batosta per cose stupide penseranno gli altri ma per me sta diventando difficile.
Anni fa cambiai finalmente auto con quei contratti che ti fregano (mi hanno già dato della stupida, so di esserlo) dopo tre anni o la tieni o cambi e in poche parole facendo leva ovviamente sui soldi cercano di fartela cambiare.
Tre anni fa era diverso. Stavo cercando lavoro dopo aver lasciato il mio prima (esperienza terribile che mi fece arrivare ai limiti del burnout ma almeno avevo un lavoro). Ero convinta che avrei lavorato e che non avrei avuto problemi… invece…
Non sono qui per far tenerezza a nessuno men che meno a chi mi ha venduto l’auto è che mi rendo conto quanto “le piccole cose” mi segnino.
Rabbia e tristezza sono le emozioni che provo di più.
Non voglio entrare nel dettaglio di tutto, non mi va tanto ma ho perso la speranza di una vita migliore.
Non sono riuscita a costruire niente. Ho una cara amica, l’unica che mi ascolta e sa della mia situazione, mi dispiace perché so anche di non essere una brava amica la carico e le vomito addosso tanto quando ha già i suoi problemi mi sento anche in colpa nel farlo ma lei mi dice spesso (e forse voglio sentirmelo dire anche se non ci credo) “non è colpa tua”. Almeno due o tre volte a settimana me lo dice.
Eppure a me sembra che sia colpa mia.
Una laurea fuoricorso, un corpo stanco e mal curato, nessun lavoro.
Non mi sono impegnata abbastanza. Non sono brava abbastanza.
Sono un peso per la mia famiglia.
Piango spesso e ho perso la speranza di costruire qualcosa.
A volte mi sembra di cercare scuse per i fallimenti della mia vita. Altre volte mi sembra che qualcosa non vada.
Gli altri hanno tutte le risposte fanno le cose giuste io sono così confusa e persa.
Sono pentita sento di aver sbagliato tutto nel mio passato.
Oggi all’amica che citavo prima ho scritto “non so a volte non capisco cosa sto al mondo a fare solo boh per pagare per fare schifo per farmi compatire” e lo penso.
Vedo tutto nero senza uno scopo. Non penso di non voler vivere perché ti sopravvivo ma a volte è tutto così pesante.
Non so se sono qui per risposte forse sono qui solo per fare una domanda che non può avere una risposta. Non potete dirmi se andrà meglio purtroppo non si può leggere il futuro così come non si può aggiustare il passato.
Vorrei sapere se la terapia possa aiutarmi davvero o se è solo l’ennesimo tentativo di trovare un senso, di aggrapparsi a qualcosa per stare meglio.
Gentile utente,
dalle sue parole si percepisce tutta la stanchezza che si porta addosso da molto tempo, e non c’è nulla di “stupido” in ciò che per Lei pesa. Quando si vive un periodo così carico, anche le piccole difficoltà diventano enormi, perché si sta già reggendo molto più del proprio limite. Quello che descrive non parla di incapacità o mancanze, parla di una persona esausta, che ha tenuto duro troppo a lungo da sola, e quando si è così provati, è comprensibile non riuscire a credere a nulla di buono, nemmeno quando qualcuno Le dice “non è colpa tua”. La sua domanda è molto sincera: “la terapia può davvero aiutarmi?”
La terapia non cancella il passato e non offre soluzioni immediate. Ma può fare qualcosa di importante: ridarle un posto dentro alla sua stessa vita, restituirle un po’ di fiato, di direzione, di dignità emotiva. Non si tratta di aggrapparsi a qualcosa per disperazione, ma di permettere a qualcuno di camminare accanto a Lei mentre prova a rimettere insieme i pezzi. Il fatto che Lei abbia scritto qui, che abbia trovato il coraggio di mettere in parole ciò che sente, è già un segnale che una parte di Lei non si è arresa. Non chiede risposte magiche, ma sollievo.
E questo merita ascolto, non giudizio. La terapia può essere proprio questo: un luogo dove non deve fingere di stare bene per non pesare sugli altri, un luogo da cui, gradualmente, poter ripartire. Un caro saluto
dalle sue parole si percepisce tutta la stanchezza che si porta addosso da molto tempo, e non c’è nulla di “stupido” in ciò che per Lei pesa. Quando si vive un periodo così carico, anche le piccole difficoltà diventano enormi, perché si sta già reggendo molto più del proprio limite. Quello che descrive non parla di incapacità o mancanze, parla di una persona esausta, che ha tenuto duro troppo a lungo da sola, e quando si è così provati, è comprensibile non riuscire a credere a nulla di buono, nemmeno quando qualcuno Le dice “non è colpa tua”. La sua domanda è molto sincera: “la terapia può davvero aiutarmi?”
La terapia non cancella il passato e non offre soluzioni immediate. Ma può fare qualcosa di importante: ridarle un posto dentro alla sua stessa vita, restituirle un po’ di fiato, di direzione, di dignità emotiva. Non si tratta di aggrapparsi a qualcosa per disperazione, ma di permettere a qualcuno di camminare accanto a Lei mentre prova a rimettere insieme i pezzi. Il fatto che Lei abbia scritto qui, che abbia trovato il coraggio di mettere in parole ciò che sente, è già un segnale che una parte di Lei non si è arresa. Non chiede risposte magiche, ma sollievo.
E questo merita ascolto, non giudizio. La terapia può essere proprio questo: un luogo dove non deve fingere di stare bene per non pesare sugli altri, un luogo da cui, gradualmente, poter ripartire. Un caro saluto
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Buongiorno cara, intanto ti ringrazio per questa tua condivisione. Mi dispiace molto per la situazione che riporti, che è chiaramente molto pesante e buia. L'unica "risposta" che posso fornire a questa tua richiesta è si, la terapia sarebbe un'ottima scelta da intraprendere: da quello che riporti, sembra che un velo nero rivesta il tuo sguardo, un velo che non si lascia attraversare da nessuna luce e nessuna speranza. Ma, sai, come disse Proust "il vero viaggio di scoperta non consiste nel cercare mondi nuovi, ma nell'avere nuovi occhi". Quello che può fare la terapia non è certo cambiare le cose intorno a te: come tu stessa intuisci, non si può prevedere il futuro e ancora più impossibile è cambiare il passato. Ma dal passato si può imparare, il futuro si può preparare e il presente si può vivere! Tutto questo nella terapia lo puoi trovare. Certamente l'aspetto economico può essere rilevante, ma è un investimento importante per la tua salute e il tuo benessere. Se dovessi trovarti in difficoltà da questo punto di vista, puoi provare a rivolgerti alle strutture sanitarie del tuo territorio che offrono servizi a prezzo agevolato, oppure puoi provare a richiedere il bonus psicologo (in rete puoi trovare tutte le info del caso), in modo da ammortizzare un po' le spese. Spero di esser riuscita a lasciarti qualche spunto utile alla tua situazione. Ti auguro di riuscire a raccogliere le forze per partire ad intraprendere questo viaggio. Alice
Buongiorno, Grazie mille per aver condiviso con tanta onestà e apertura il tuo stato d'animo. Ho letto le tue parole con attenzione e sono colpita dalla profondità del dolore, della tristezza e della rabbia che provi. Sento la tua fatica, il senso di smarrimento e lo spegnimento lento di cui parli.
Come psicologa con un approccio gestaltico, accolgo la tua esperienza nel "qui e ora", così come l'hai portata tu, con le tue emozioni, i tuoi pensieri e le tue sensazioni corporee. Non sono qui per darti soluzioni preconfezionate, né per dirti se la terapia "funzionerà", ma per offrirti uno spazio di ascolto, comprensione e presenza.
Quello che sento emergere forte dalle tue parole è un profondo senso di inadeguatezza e di colpa. "Sono stupida", "non mi sono impegnata abbastanza", "sono un peso", "ho sbagliato tutto". Sono frasi che pesano come macigni e che sembrano guidare la tua percezione di te stessa e del mondo. Sembra che tu stia vivendo una scissione: da una parte c'è la tua amica che ti dice "non è colpa tua", dall'altra c'è una voce interna, molto critica, che attribuisce a te la responsabilità di tutti i fallimenti.
In questo momento, sembra che il contatto con te stessa sia mediato da questa voce severa, che ti fa sentire sbagliata e senza speranza.
Mi chiedi se la terapia possa aiutarti davvero. Non posso promettere che "andrà meglio" in un senso astratto, ma posso dirti che la terapia è un'opportunità per dare spazio e legittimità a tutte le tue emozioni: rabbia, tristezza, paura, smarrimento, senso di colpa. Tutte queste emozioni hanno una ragione d'essere e hanno bisogno di essere ascoltate, non giudicate.
Nella terapia sarà possibile esplorare e integrare le diverse parti di te: quella che si sente fallita e quella che, forse, vorrebbe solo essere vista e amata per come è. L'obiettivo non è eliminare una parte, ma comprenderne il ruolo e integrarla in un'immagine di te più completa e compassionevole.
Riscoprire il tuo potere personale e la tua capacità di scelta: in questo momento ti senti intrappolata in una situazione che subisci ("quei contratti che ti fregano", "gli altri hanno tutte le risposte"). La terapia può aiutarti a recuperare la sensazione di essere protagonista della tua vita, anche attraverso piccole azioni e micro-cambiamenti.
La relazione terapeutica è un luogo sicuro dove puoi essere te stessa senza la paura di essere un peso o di "vomitare addosso" i tuoi problemi. È un'esperienza di supporto che può aiutarti a ricostruire un senso di fiducia nel mondo e nelle relazioni.
La terapia non è un'altra cosa "da fare" o l'ennesimo tentativo di "aggiustare" qualcosa che è rotto. È un percorso di scoperta, un modo per smettere di sopravvivere e iniziare, piano piano, a vivere più pienamente. È un'occasione per "sentire" (come la stanchezza del corpo, che citi) e dare un nuovo senso alla tua esperienza, riconoscendo il tuo valore intrinseco al di là dei "fallimenti" esterni (la laurea, il lavoro, l'auto).
Capisco anche il problema economico che hai menzionato. È un ostacolo reale. Ti suggerisco di esplorare le opzioni a disposizione per un supporto psicologico accessibile, come i consultori pubblici, i centri di salute mentale (CSM) o gli sportelli di ascolto offerti da università o associazioni locali, che spesso propongono percorsi a costi calmierati o gratuiti.
In sintesi, la terapia può essere uno spazio per accogliere la tua sofferenza e, da lì, muovere i primi passi verso una maggiore consapevolezza e un senso di speranza meno fragile, non basato sul futuro ideale ma sulla tua presenza nel presente.
Spero che queste mie parole ti offrano un po' di conforto e una prospettiva diversa.
Con affetto, Denise
Come psicologa con un approccio gestaltico, accolgo la tua esperienza nel "qui e ora", così come l'hai portata tu, con le tue emozioni, i tuoi pensieri e le tue sensazioni corporee. Non sono qui per darti soluzioni preconfezionate, né per dirti se la terapia "funzionerà", ma per offrirti uno spazio di ascolto, comprensione e presenza.
Quello che sento emergere forte dalle tue parole è un profondo senso di inadeguatezza e di colpa. "Sono stupida", "non mi sono impegnata abbastanza", "sono un peso", "ho sbagliato tutto". Sono frasi che pesano come macigni e che sembrano guidare la tua percezione di te stessa e del mondo. Sembra che tu stia vivendo una scissione: da una parte c'è la tua amica che ti dice "non è colpa tua", dall'altra c'è una voce interna, molto critica, che attribuisce a te la responsabilità di tutti i fallimenti.
In questo momento, sembra che il contatto con te stessa sia mediato da questa voce severa, che ti fa sentire sbagliata e senza speranza.
Mi chiedi se la terapia possa aiutarti davvero. Non posso promettere che "andrà meglio" in un senso astratto, ma posso dirti che la terapia è un'opportunità per dare spazio e legittimità a tutte le tue emozioni: rabbia, tristezza, paura, smarrimento, senso di colpa. Tutte queste emozioni hanno una ragione d'essere e hanno bisogno di essere ascoltate, non giudicate.
Nella terapia sarà possibile esplorare e integrare le diverse parti di te: quella che si sente fallita e quella che, forse, vorrebbe solo essere vista e amata per come è. L'obiettivo non è eliminare una parte, ma comprenderne il ruolo e integrarla in un'immagine di te più completa e compassionevole.
Riscoprire il tuo potere personale e la tua capacità di scelta: in questo momento ti senti intrappolata in una situazione che subisci ("quei contratti che ti fregano", "gli altri hanno tutte le risposte"). La terapia può aiutarti a recuperare la sensazione di essere protagonista della tua vita, anche attraverso piccole azioni e micro-cambiamenti.
La relazione terapeutica è un luogo sicuro dove puoi essere te stessa senza la paura di essere un peso o di "vomitare addosso" i tuoi problemi. È un'esperienza di supporto che può aiutarti a ricostruire un senso di fiducia nel mondo e nelle relazioni.
La terapia non è un'altra cosa "da fare" o l'ennesimo tentativo di "aggiustare" qualcosa che è rotto. È un percorso di scoperta, un modo per smettere di sopravvivere e iniziare, piano piano, a vivere più pienamente. È un'occasione per "sentire" (come la stanchezza del corpo, che citi) e dare un nuovo senso alla tua esperienza, riconoscendo il tuo valore intrinseco al di là dei "fallimenti" esterni (la laurea, il lavoro, l'auto).
Capisco anche il problema economico che hai menzionato. È un ostacolo reale. Ti suggerisco di esplorare le opzioni a disposizione per un supporto psicologico accessibile, come i consultori pubblici, i centri di salute mentale (CSM) o gli sportelli di ascolto offerti da università o associazioni locali, che spesso propongono percorsi a costi calmierati o gratuiti.
In sintesi, la terapia può essere uno spazio per accogliere la tua sofferenza e, da lì, muovere i primi passi verso una maggiore consapevolezza e un senso di speranza meno fragile, non basato sul futuro ideale ma sulla tua presenza nel presente.
Spero che queste mie parole ti offrano un po' di conforto e una prospettiva diversa.
Con affetto, Denise
Buonasera, la prima cosa che voglio dirle, leggendo le sue parole, è che non c’è nulla di “stupido” in ciò che la sta facendo soffrire. Quando una persona si sente già stanca, svuotata e con poca fiducia in se stessa, anche le difficoltà più piccole possono diventare pesanti, perché finiscono per toccare punti già doloranti. Questo non parla della sua debolezza, ma della quantità di fatica che si porta dentro da tempo, spesso in solitudine. La sensazione che descrive, quella di spegnersi lentamente, non arriva da un giorno all’altro. Di solito nasce quando ci si trova per troppo tempo a sostenere carichi emotivi che nessuno vede. La perdita del lavoro, la paura di non farcela, la sensazione di non stare costruendo niente, il confronto continuo con gli altri, l’idea di essere un peso. Sono tutte esperienze che consumano energie e fiducia, soprattutto se ci si ritrova a viverle da sole, o a sentirsi in colpa persino quando si chiede un po’ di ascolto. Mi ha colpito molto la sua frase sul fatto che l’amica le ripete che non è colpa sua, mentre dentro di lei rimane la convinzione opposta. Di solito questo succede quando la mente ha imparato a trattarsi con durezza, come se ogni difficoltà fosse una prova del proprio valore. Ma quello che sta vivendo non è un fallimento personale. È una somma di condizioni esterne, di momenti difficili, di scelte che all’epoca aveva fatto con le risorse e le speranze che aveva. È facile guardare indietro e giudicarsi con gli occhi di oggi, molto più difficile ricordarsi che allora ha fatto il meglio che poteva. Anche le emozioni che sente, la rabbia e la tristezza, non sono un errore. Sono segnali. Raccontano che si sente bloccata in una vita che non riconosce più come sua, che ha bisogno di ritrovare un punto fermo, una direzione, un senso di possibilità. E quando il futuro appare nebuloso, è normale chiedersi “a cosa servo” oppure “che ci sto a fare”. Queste domande fanno paura, ma non significano che non voglia vivere. Significano che vorrebbe vivere in un modo che non fa più così male. Lei chiede se la terapia possa aiutarla davvero o se sia solo un tentativo di aggrapparsi a qualcosa. È una domanda molto onesta. La terapia non cambia magicamente la vita, né cancella il passato. Ma può creare uno spazio sicuro in cui tutto ciò che ora sembra confuso può iniziare a essere compreso e rimesso in ordine. Può aiutarla a capire da dove arrivano questi pensieri di colpa, perché sente di non valere e perché ogni ostacolo pesa come se definisse chi è. Può aiutarla a coltivare un dialogo diverso con se stessa, più gentile e meno giudicante. E può offrire gli strumenti per ripartire, un passo alla volta, senza dover aspettare di sentirsi “già forte” per farlo. Non è un tentativo disperato. È un modo per costruire una base più solida su cui mettere un mattoncino alla volta. La speranza non nasce dal nulla, nasce quando ci si accorge che non si è soli e che è possibile cambiare la direzione anche se per tanto tempo si è rimasti fermi. Lei ha già fatto un passo importante: ha scritto, si è aperta, ha messo in parole un dolore che spesso si tiene nascosto. Questo non risolve tutto, ma è il primo segno che una parte di lei vuole ancora provare a stare meglio. Resto a disposizione. Dott. Andrea Boggero
Ciao,
quello che vivi non è un tuo fallimento: è il segno che qualcosa dentro di te sta chiedendo di essere ascoltato diversamente.
La terapia può aiutare proprio in questo: a trovare le tue parole per ciò che oggi appare solo come peso e confusione.
Non offre risposte pronte, ma uno spazio in cui tu possa capire cosa ti riguarda davvero.
A volte il cambiamento comincia semplicemente dal poter dire ciò che ora fa troppo male stare da soli.
quello che vivi non è un tuo fallimento: è il segno che qualcosa dentro di te sta chiedendo di essere ascoltato diversamente.
La terapia può aiutare proprio in questo: a trovare le tue parole per ciò che oggi appare solo come peso e confusione.
Non offre risposte pronte, ma uno spazio in cui tu possa capire cosa ti riguarda davvero.
A volte il cambiamento comincia semplicemente dal poter dire ciò che ora fa troppo male stare da soli.
Gentile utente grazie per aver condiviso tutto questo. Il fatto che tu l’abbia fatto dice più di quanto credi sulla tua forza, anche se adesso non la senti minimamente. Quello che stai vivendo non è “banale”, non è una tua colpa e non significa che tu sei sbagliata. È un momento di sofferenza vera e profonda e merita ascolto e cura.
Dalle tue parole emerge una combinazione molto comune ma devastante di: tristezza e rabbia che si accumulano; senso di colpa per qualsiasi cosa; convinzione di valere poco o nulla; fatica a vedere un futuro che non faccia male; la sensazione che ogni decisione passata sia stata un errore; confusione; stanchezza mentale e fisica. Sono tutti segnali di un periodo di forte sovraccarico emotivo e psicologico. Tutto questo stato, però, non è permanente. Non lo è quasi mai, anche quando sembra impossibile immaginarlo.
Quando dici: “non ho costruito niente”; “non sono abbastanza”; “sono un peso”; “ho sbagliato tutto” esprimi frasi che non descrivono fatti oggettivi, ma come stai guardando te stessa in questo momento buio. Lo so che tu ci credi davvero, e non voglio sminuirlo ma non è la verità completa. È solo la verità che emerge quando si è stanchi a un livello che non si vede più nient’altro. La terapia può aiutarti davvero, e non perché ti darà risposte semplici o ti cambierà la vita in un giorno ma perché ti offre qualcosa che ora manca nella tua esperienza quotidiana: uno spazio dove la tua sofferenza è accolta senza giudizio; un luogo per rimettere ordine nel caos; un aiuto concreto per lavorare sui pensieri che ti stanno schiacciando; qualcuno che ti accompagna nel recuperare energie e possibilità. Non è “aggrapparsi a qualcosa”, è una forma di cura. Anche se hai detto che non puoi permettertela ci sono alcune alternative che potresti valutare: consultori familiari; sportelli psicologici pubblici; università con servizi psicologici aperti al pubblico gestiti da specializzandi, professionali e molto più accessibili; alcuni professionisti che applicano tariffe agevolate.
Non sei sola! Quello che provi ha un senso, anche se fa male, e la terapia può aiutarti davvero, non perché sei debole, ma perché stai portando un peso che nessuno dovrebbe portare da solo.
Spero di esserti stato d'aiuto. Resto a disposizione. Un caro saluto.
Dott. Stefano Recchia
Dalle tue parole emerge una combinazione molto comune ma devastante di: tristezza e rabbia che si accumulano; senso di colpa per qualsiasi cosa; convinzione di valere poco o nulla; fatica a vedere un futuro che non faccia male; la sensazione che ogni decisione passata sia stata un errore; confusione; stanchezza mentale e fisica. Sono tutti segnali di un periodo di forte sovraccarico emotivo e psicologico. Tutto questo stato, però, non è permanente. Non lo è quasi mai, anche quando sembra impossibile immaginarlo.
Quando dici: “non ho costruito niente”; “non sono abbastanza”; “sono un peso”; “ho sbagliato tutto” esprimi frasi che non descrivono fatti oggettivi, ma come stai guardando te stessa in questo momento buio. Lo so che tu ci credi davvero, e non voglio sminuirlo ma non è la verità completa. È solo la verità che emerge quando si è stanchi a un livello che non si vede più nient’altro. La terapia può aiutarti davvero, e non perché ti darà risposte semplici o ti cambierà la vita in un giorno ma perché ti offre qualcosa che ora manca nella tua esperienza quotidiana: uno spazio dove la tua sofferenza è accolta senza giudizio; un luogo per rimettere ordine nel caos; un aiuto concreto per lavorare sui pensieri che ti stanno schiacciando; qualcuno che ti accompagna nel recuperare energie e possibilità. Non è “aggrapparsi a qualcosa”, è una forma di cura. Anche se hai detto che non puoi permettertela ci sono alcune alternative che potresti valutare: consultori familiari; sportelli psicologici pubblici; università con servizi psicologici aperti al pubblico gestiti da specializzandi, professionali e molto più accessibili; alcuni professionisti che applicano tariffe agevolate.
Non sei sola! Quello che provi ha un senso, anche se fa male, e la terapia può aiutarti davvero, non perché sei debole, ma perché stai portando un peso che nessuno dovrebbe portare da solo.
Spero di esserti stato d'aiuto. Resto a disposizione. Un caro saluto.
Dott. Stefano Recchia
Grazie per aver scritto tutto questo. Si sente che sta portando sulle spalle un peso enorme da troppo tempo, e non c’è niente di “stupido” o “esagerato” in ciò che prova. Quando si accumulano stress, delusioni, mancanza di stabilità e solitudine emotiva, anche una cosa come un contratto d’auto può diventare la goccia che fa traboccare tutto. Non parla della sua “debolezza”: parla della sua stanchezza.
Pensieri quali “non sono brava”, “sono un peso”, “ho sbagliato tutto” non sono la realtà. È la voce della fatica, della sfiducia, del sentirsi sola nei momenti difficili, è quella che la mente usa per cercare un “perché” al dolore. E il senso di colpa che prova, anche verso la sua amica, è un sintomo del carico emotivo che si porta addosso, non un difetto di carattere.
La terapia non risolve la vita, ma restituisce se stessi. Ed è questo che cambia la vita.
Le persone non migliorano perché un percorso psicologico “aggiusta”: migliorano perché fa loro sentire che non devono farcela da sole. Un caro saluto e grazie
Pensieri quali “non sono brava”, “sono un peso”, “ho sbagliato tutto” non sono la realtà. È la voce della fatica, della sfiducia, del sentirsi sola nei momenti difficili, è quella che la mente usa per cercare un “perché” al dolore. E il senso di colpa che prova, anche verso la sua amica, è un sintomo del carico emotivo che si porta addosso, non un difetto di carattere.
La terapia non risolve la vita, ma restituisce se stessi. Ed è questo che cambia la vita.
Le persone non migliorano perché un percorso psicologico “aggiusta”: migliorano perché fa loro sentire che non devono farcela da sole. Un caro saluto e grazie
Posso comprendere il tuo profondo sconforto, il senso di colpa e la sensazione di stallo. Vorrei semplicemente dirti che non sei tu la colpa per questo momento di sofferenza. Il senso di colpa che senti è spesso un meccanismo appreso, inizia a riconoscere e trattare il tuo malessere con gentilezza. Intraprendere un percorso psicoterapeutico potrebbe aiutarti a lavorare sulle tue ferite, sulla tua autostima e a sostituire l'autocritica con la compassione per te stessa.
Gentile utente, la ringrazio per aver condiviso con tanta apertura ciò che sta vivendo. Non è affatto semplice raccontare un periodo di stanchezza emotiva così profonda, e il fatto che Lei lo abbia fatto dimostra quanto desideri essere ascoltata e compresa.
Le sensazioni che descrive – il sentirsi “spenta”, la perdita di speranza, la severità nel giudicarsi, la rabbia, la tristezza, il sentirsi un peso – non parlano di una persona “sbagliata” o incapace, ma di qualcuno che ha sostenuto a lungo un carico molto pesante e che ora fatica a ritrovare equilibrio. Quando si è così provati, anche le situazioni apparentemente piccole possono diventare enormi: non è un difetto caratteriale, è un segnale di esaurimento emotivo.
Mi colpisce anche il rapporto con la sua amica: il fatto che Lei riesca a confidarsi rivela che è capace di creare legami autentici, e che qualcuno vicino a Lei riconosce il suo valore, anche quando Lei stessa non riesce più a farlo. Il senso di colpa che prova nel parlare dei suoi problemi è comprensibile, ma non significa che stia realmente “pesando” sugli altri; spesso è la sofferenza a far percepire le relazioni come più fragili di quanto siano.
Riguardo al passato, è molto comune che nei momenti bui tutto sembri un errore o un fallimento. È la sofferenza a colorare in nero ciò che si guarda: non è una valutazione oggettiva su di Lei. La mente, quando è stanca, diventa una critica molto severa e poco equa.
Capisco perfettamente anche il suo dubbio: “La terapia può davvero aiutarmi, o è solo l’ennesimo tentativo?”
La terapia non cancella il passato e non offre previsioni sul futuro, ma può darle uno spazio sicuro in cui comprendere meglio ciò che sta accadendo, alleggerire il peso che porta da sola da troppo tempo, e ricostruire un senso di direzione e di valore personale. Non è un aggrapparsi a qualcosa: è una scelta di cura verso sé stessi, spesso proprio quando ci si sente più fragili.
Le frasi che ha scritto – il vedere tutto nero, il non capire quale sia il proprio posto – meritano attenzione e ascolto professionale. Non deve affrontare queste sensazioni in solitudine. Un primo colloquio può già rappresentare un passo importante per ritrovare un po’ di respiro e costruire uno spazio in cui Lei non debba sentirsi giudicata o in colpa.
Sarei felice di accompagnarla in questo percorso.
Se dovesse avere dei dubbi, può contattarmi premendo il tasto 'messaggio' sul mio profilo.
Resto a disposizione attraverso consulenze online.
Dott. Luca Rochdi
Le sensazioni che descrive – il sentirsi “spenta”, la perdita di speranza, la severità nel giudicarsi, la rabbia, la tristezza, il sentirsi un peso – non parlano di una persona “sbagliata” o incapace, ma di qualcuno che ha sostenuto a lungo un carico molto pesante e che ora fatica a ritrovare equilibrio. Quando si è così provati, anche le situazioni apparentemente piccole possono diventare enormi: non è un difetto caratteriale, è un segnale di esaurimento emotivo.
Mi colpisce anche il rapporto con la sua amica: il fatto che Lei riesca a confidarsi rivela che è capace di creare legami autentici, e che qualcuno vicino a Lei riconosce il suo valore, anche quando Lei stessa non riesce più a farlo. Il senso di colpa che prova nel parlare dei suoi problemi è comprensibile, ma non significa che stia realmente “pesando” sugli altri; spesso è la sofferenza a far percepire le relazioni come più fragili di quanto siano.
Riguardo al passato, è molto comune che nei momenti bui tutto sembri un errore o un fallimento. È la sofferenza a colorare in nero ciò che si guarda: non è una valutazione oggettiva su di Lei. La mente, quando è stanca, diventa una critica molto severa e poco equa.
Capisco perfettamente anche il suo dubbio: “La terapia può davvero aiutarmi, o è solo l’ennesimo tentativo?”
La terapia non cancella il passato e non offre previsioni sul futuro, ma può darle uno spazio sicuro in cui comprendere meglio ciò che sta accadendo, alleggerire il peso che porta da sola da troppo tempo, e ricostruire un senso di direzione e di valore personale. Non è un aggrapparsi a qualcosa: è una scelta di cura verso sé stessi, spesso proprio quando ci si sente più fragili.
Le frasi che ha scritto – il vedere tutto nero, il non capire quale sia il proprio posto – meritano attenzione e ascolto professionale. Non deve affrontare queste sensazioni in solitudine. Un primo colloquio può già rappresentare un passo importante per ritrovare un po’ di respiro e costruire uno spazio in cui Lei non debba sentirsi giudicata o in colpa.
Sarei felice di accompagnarla in questo percorso.
Se dovesse avere dei dubbi, può contattarmi premendo il tasto 'messaggio' sul mio profilo.
Resto a disposizione attraverso consulenze online.
Dott. Luca Rochdi
ciao se la terapia può aiutarti ti rispondo con un si convinto .. riguardo le situazioni, esse non hanno un peso specifico ma esso dipende da ognuno di noi ... quindi non sminuire qualcosa che per te ha un peso, magari potresti iniziare dal domandarti perchè lo ha... se posso permettermi potrebbe essere un buon inizio smetterla di colpevolizzarti per qualcosa che facciamo tutti : SBAGLIARE ... sbagliare ci rende umani e ci insegna tante cose ... ma tu sei troppo ancorata agli errori che hai fatto e hai smesso di vivere per paura di commetterne altri... nella vita continuerai a sbagliare come tutti ma è la reazione agli errori che fa la differenza... se vuoi sono qui.
Buongiorno, quello che racconti è carico di fatica e si percepisce quanto tu stia cercando di tenere insieme i pezzi in un periodo che sembra non dare tregua. Non è semplice riconoscere questo stato e metterlo in parole, eppure lo hai fatto: questo è già un primo gesto di cura verso te stessa, anche se ora forse non ti sembra così.
Quando ci si sente “spenti”, confusi, bloccati e senza speranza, è facile pensare che il problema siamo noi, che “è colpa nostra”. Ma spesso è la sofferenza che parla, non la verità. Non è debolezza sentire di non farcela: è umano. E sentire di avere bisogno di aiuto significa avere il coraggio di ascoltare un dolore che merita attenzione.
Capisco anche quanto sia difficile pensare alla terapia quando le risorse economiche sono limitate. Voglio però dirti che esistono possibilità accessibili come i Consultori Familiari, che offrono un supporto psicologico gratuito. Puoi inoltre verificare se puoi usufruire del Bonus Psicologo, ci sono anche psicologi che offrono tariffe agevolate o colloqui a costo ridotto. Come vedi hai diverse possibilità e non sei sola.
La tua domanda è molto importante: “la terapia può davvero aiutarmi o è solo un altro tentativo di aggrapparmi a qualcosa?”
La terapia non promette soluzioni immediate, non ti darà una pastiglia che toglierà subito tutto questo sentire, ma può offrirti uno spazio sicuro in cui iniziare a ricostruire, passo dopo passo, un senso di direzione, di valore, di dignità personale. Non per “trovare risposte giuste”, ma per ritrovarti: ritrovare cioè la tua voce, più gentile e più vera, che oggi forse è soffocata dalla stanchezza e dalla delusione.
Un percorso psicologico può essere un modo reale per rimettere in moto qualcosa dentro, anche quando sembra non esserci più forza. Buona riflessione, un caro saluto!
Quando ci si sente “spenti”, confusi, bloccati e senza speranza, è facile pensare che il problema siamo noi, che “è colpa nostra”. Ma spesso è la sofferenza che parla, non la verità. Non è debolezza sentire di non farcela: è umano. E sentire di avere bisogno di aiuto significa avere il coraggio di ascoltare un dolore che merita attenzione.
Capisco anche quanto sia difficile pensare alla terapia quando le risorse economiche sono limitate. Voglio però dirti che esistono possibilità accessibili come i Consultori Familiari, che offrono un supporto psicologico gratuito. Puoi inoltre verificare se puoi usufruire del Bonus Psicologo, ci sono anche psicologi che offrono tariffe agevolate o colloqui a costo ridotto. Come vedi hai diverse possibilità e non sei sola.
La tua domanda è molto importante: “la terapia può davvero aiutarmi o è solo un altro tentativo di aggrapparmi a qualcosa?”
La terapia non promette soluzioni immediate, non ti darà una pastiglia che toglierà subito tutto questo sentire, ma può offrirti uno spazio sicuro in cui iniziare a ricostruire, passo dopo passo, un senso di direzione, di valore, di dignità personale. Non per “trovare risposte giuste”, ma per ritrovarti: ritrovare cioè la tua voce, più gentile e più vera, che oggi forse è soffocata dalla stanchezza e dalla delusione.
Un percorso psicologico può essere un modo reale per rimettere in moto qualcosa dentro, anche quando sembra non esserci più forza. Buona riflessione, un caro saluto!
Buonasera, si, la terapia aiuta tanto anzi tantissimo ma non è magia lei deve essere pronta ad affrontare il percorso e quello che ne verrà fuori, anche duro a tratti ma che la faranno ritrovare e respirare. Se non può permettersi un percorso psicologico le consiglio di rivolgersi in un consultorio familiare dove il consulto è gratuito. In ogni caso vorrei farle una domanda...quali sono i suoi desideri, solo suoi, e di nessun altro?? Spero possa trovare presto una risposta dentro di lei. Buona serata
Ciao — grazie per la tua sincerità, hai fatto già un passo importante scrivendo tutto questo.
Da quello che descrivi sembra che tu stia vivendo un quadro di stanchezza emotiva e di demoralizzazione che rende tutto più pesante: rabbia, tristezza, senso di colpa e perdita di speranza sono reazioni comuni quando la vita ci sovrasta e i piccoli colpi sommano. Questo non significa che tu sia «stupida» o «un peso»: sono giudizi duri che il disagio tende a farci rivolgere contro noi stesse.
Breve orientamento pratico che può aiutare subito
La terapia può aiutare veramente: offre uno spazio non giudicante per capire i pattern che ti tengono bloccata, lavorare sul senso di colpa e la rabbia, costruire piccoli obiettivi e strategie pratiche (es. tecniche per gestire pensieri intrusivi, pianificare piccoli passi quotidiani, rielaborare eventi stressanti). Non è solo «aggrapparsi»: è un lavoro concreto che spesso migliora il funzionamento e il benessere.
Se al momento non puoi permetterti sedute private, prova a valutare opzioni a basso costo: consultare il tuo medico di base per un primo colloquio, servizi di salute mentale ASL / Centro di Salute Mentale, sportelli di ascolto/associazioni locali, tirocini universitari di psicologia o psicologi che applicano tariffe agevolate. Molte realtà offrono colloqui iniziali gratuiti o a prezzi ridotti.
Piccoli passi quotidiani (behavioural activation): stabilire routine semplici — alzarsi a orari regolari, brevi passeggiate, mangiare con regolarità, dormire il più possibile adeguato — può ridurre l’intensità del vuoto e aiutare a recuperare qualche energia.
Gestione dell’ansia e della rabbia in breve: esercizi di respirazione lenta (respiri profondi 4-6 volte, inspirazione 4s — trattenere 2s — espirazione 6s), pause di distanziamento dai pensieri negativi (scrivere quello che passa per la testa e rileggere dopo un’ora) e tecniche di grounding quando ti senti travolta.
Relazioni: è normale sentirsi in colpa quando si chiede aiuto agli altri, ma se la tua amica ti ascolta e ti rassicura, questo è un sostegno prezioso — prova a dirle con chiarezza cosa ti serve (es. «oggi ho bisogno solo di essere ascoltata per 10 minuti»). Dare confini semplici può alleggerire anche il senso di peso che senti verso di lei.
Se mai dovessi sentirti in pericolo o avere pensieri di farti del male, contatta immediatamente i servizi di emergenza o una linea di supporto locale: la sicurezza viene prima di tutto.
Cosa puoi aspettarti da una terapia
Chiarezza sui meccanismi che ti bloccano (pensieri automatici, schemi emotivi, abitudini).
Strumenti concreti per abbassare l’intensità delle emozioni difficili.
Un piano graduale per ricostruire obiettivi realistici (lavoro, cura di sé, relazioni) partendo da piccoli passi.
Spazio per rielaborare eventi stressanti o traumi se presenti (anche tecniche come l’EMDR possono essere utili quando indicate).
In conclusione: sì, la terapia può aiutare davvero — soprattutto se affiancata da misure pratiche e da un percorso graduale. Ti consiglierei comunque di approfondire la situazione con uno specialista che possa valutare il tuo quadro personale e proporti la soluzione più adatta, anche in termini di accessibilità economica.
Un abbraccio e grazie per aver condiviso questo pezzo di strada.
Dottoressa Silvia Parisi
Psicologa Psicoterapeuta Sessuologa
Da quello che descrivi sembra che tu stia vivendo un quadro di stanchezza emotiva e di demoralizzazione che rende tutto più pesante: rabbia, tristezza, senso di colpa e perdita di speranza sono reazioni comuni quando la vita ci sovrasta e i piccoli colpi sommano. Questo non significa che tu sia «stupida» o «un peso»: sono giudizi duri che il disagio tende a farci rivolgere contro noi stesse.
Breve orientamento pratico che può aiutare subito
La terapia può aiutare veramente: offre uno spazio non giudicante per capire i pattern che ti tengono bloccata, lavorare sul senso di colpa e la rabbia, costruire piccoli obiettivi e strategie pratiche (es. tecniche per gestire pensieri intrusivi, pianificare piccoli passi quotidiani, rielaborare eventi stressanti). Non è solo «aggrapparsi»: è un lavoro concreto che spesso migliora il funzionamento e il benessere.
Se al momento non puoi permetterti sedute private, prova a valutare opzioni a basso costo: consultare il tuo medico di base per un primo colloquio, servizi di salute mentale ASL / Centro di Salute Mentale, sportelli di ascolto/associazioni locali, tirocini universitari di psicologia o psicologi che applicano tariffe agevolate. Molte realtà offrono colloqui iniziali gratuiti o a prezzi ridotti.
Piccoli passi quotidiani (behavioural activation): stabilire routine semplici — alzarsi a orari regolari, brevi passeggiate, mangiare con regolarità, dormire il più possibile adeguato — può ridurre l’intensità del vuoto e aiutare a recuperare qualche energia.
Gestione dell’ansia e della rabbia in breve: esercizi di respirazione lenta (respiri profondi 4-6 volte, inspirazione 4s — trattenere 2s — espirazione 6s), pause di distanziamento dai pensieri negativi (scrivere quello che passa per la testa e rileggere dopo un’ora) e tecniche di grounding quando ti senti travolta.
Relazioni: è normale sentirsi in colpa quando si chiede aiuto agli altri, ma se la tua amica ti ascolta e ti rassicura, questo è un sostegno prezioso — prova a dirle con chiarezza cosa ti serve (es. «oggi ho bisogno solo di essere ascoltata per 10 minuti»). Dare confini semplici può alleggerire anche il senso di peso che senti verso di lei.
Se mai dovessi sentirti in pericolo o avere pensieri di farti del male, contatta immediatamente i servizi di emergenza o una linea di supporto locale: la sicurezza viene prima di tutto.
Cosa puoi aspettarti da una terapia
Chiarezza sui meccanismi che ti bloccano (pensieri automatici, schemi emotivi, abitudini).
Strumenti concreti per abbassare l’intensità delle emozioni difficili.
Un piano graduale per ricostruire obiettivi realistici (lavoro, cura di sé, relazioni) partendo da piccoli passi.
Spazio per rielaborare eventi stressanti o traumi se presenti (anche tecniche come l’EMDR possono essere utili quando indicate).
In conclusione: sì, la terapia può aiutare davvero — soprattutto se affiancata da misure pratiche e da un percorso graduale. Ti consiglierei comunque di approfondire la situazione con uno specialista che possa valutare il tuo quadro personale e proporti la soluzione più adatta, anche in termini di accessibilità economica.
Un abbraccio e grazie per aver condiviso questo pezzo di strada.
Dottoressa Silvia Parisi
Psicologa Psicoterapeuta Sessuologa
Buonasera, penso che da ciò racconta della sua vita e dai sentimenti che prova abbia veramente bisogno di fare il punto su se stessa. Una psicoterapia può significare prendersi lo spazio per contattarsi veramente. Per un momento fuori dalle richieste della vita quotidiana. Se lo ritiene, anche online, posso essere a disposizione. Buona serata! Dario Martelli
Buonasera, non sei sbagliata e non è colpa tua se ora ti senti così. Hai attraversato anni di stress, delusioni e stanchezza: è comprensibile che tutto ti sembri pesante e che anche le piccole cose facciano male. Quando si è esausti, la mente racconta una storia in cui siamo noi il problema, ma non è la verità: è il dolore che parla.
La terapia può aiutarti davvero, non perché “aggiusta tutto”, ma perché ti offre uno spazio sicuro in cui non devi fare finta di stare bene, in cui puoi capire cosa senti, alleggerire la colpa e ritrovare un po’ di forza. Non è aggrapparsi a qualcosa: è darsi una possibilità concreta.
E soprattutto: non sei un peso. Meriti supporto già adesso, così come sei. Puoi continuare a scrivermi se vuoi.
Resto a disposizione
La terapia può aiutarti davvero, non perché “aggiusta tutto”, ma perché ti offre uno spazio sicuro in cui non devi fare finta di stare bene, in cui puoi capire cosa senti, alleggerire la colpa e ritrovare un po’ di forza. Non è aggrapparsi a qualcosa: è darsi una possibilità concreta.
E soprattutto: non sei un peso. Meriti supporto già adesso, così come sei. Puoi continuare a scrivermi se vuoi.
Resto a disposizione
Gentilissima, grazie per aver condiviso la sua preoccupazione, non deve essere stato facile.
Da quello che racconta sembra che abbia un'idea molto rigida di ciò che non le piace di sé e l'aspetto della colpa sembra l'unico filtro con cui si concede di vedere la sua quotidianità.
Quando la sofferenza diventa così pervasiva spesso nasce da un dialogo interno molto severo, che la giudica senza lasciarle spazio per riconoscere la fatica che ha attraversato. Non è indifferenza verso la vita: è il tentativo di sopravvivere in un momento in cui sente di non avere appoggi sicuri.
La terapia non cambia il passato, è vero, ma può cambiare il modo in cui oggi si rapporta a sé stessa. Anche al suo futuro.
Può diventare uno spazio in cui non deve difendersi né giustificarsi, e in cui il senso di fallimento può trasformarsi in qualcosa di più pensabile e meno schiacciante.
Prenda in considerazione questa possibilità e si conceda del tempo.
Le auguro il meglio,
Dott. Daniele Migliore
Da quello che racconta sembra che abbia un'idea molto rigida di ciò che non le piace di sé e l'aspetto della colpa sembra l'unico filtro con cui si concede di vedere la sua quotidianità.
Quando la sofferenza diventa così pervasiva spesso nasce da un dialogo interno molto severo, che la giudica senza lasciarle spazio per riconoscere la fatica che ha attraversato. Non è indifferenza verso la vita: è il tentativo di sopravvivere in un momento in cui sente di non avere appoggi sicuri.
La terapia non cambia il passato, è vero, ma può cambiare il modo in cui oggi si rapporta a sé stessa. Anche al suo futuro.
Può diventare uno spazio in cui non deve difendersi né giustificarsi, e in cui il senso di fallimento può trasformarsi in qualcosa di più pensabile e meno schiacciante.
Prenda in considerazione questa possibilità e si conceda del tempo.
Le auguro il meglio,
Dott. Daniele Migliore
Gentilissima,
la terapia è un percorso che può aiutare a trovare le sue risorse, a scoprire quale sia o siano quei nuclei profondi che hanno contribuito ad avere una situazione di questo tipo. Le vicende avverse credo vadano contestualizzate e penso che un ascolto attento possa aiutarla a recuperare il suo "senso".
la terapia è un percorso che può aiutare a trovare le sue risorse, a scoprire quale sia o siano quei nuclei profondi che hanno contribuito ad avere una situazione di questo tipo. Le vicende avverse credo vadano contestualizzate e penso che un ascolto attento possa aiutarla a recuperare il suo "senso".
Buonasera, comprendo l'impatto che diverse esperienze spiacevoli hanno avuto su di lei e il dolore che tutto ciò ancora oggi le arreca. Spesso può capitare, in momenti così difficili, di percepire sé stessi come manchevoli e di mettersi a paragone con gli altri, senza riuscire a contattare e utilizzare le proprie risorse interne, che però rimangono presenti.
Lei ha ragione a dire che non si può prevedere il futuro né cambiare il passato, tuttavia attraverso un percorso psicologico si potrebbe dare la possibilità di rileggere il passato sotto una diversa ottica, rimodellare il presente e costruire le fondamenta per un futuro in cui può stare meglio.
Rimango a disposizione per qualsiasi ulteriore chiarimento
Un saluto
Lei ha ragione a dire che non si può prevedere il futuro né cambiare il passato, tuttavia attraverso un percorso psicologico si potrebbe dare la possibilità di rileggere il passato sotto una diversa ottica, rimodellare il presente e costruire le fondamenta per un futuro in cui può stare meglio.
Rimango a disposizione per qualsiasi ulteriore chiarimento
Un saluto
Quello che sta vivendo traspare con una lucidità dolorosa, e vorrei dirle prima di tutto una cosa semplice e onesta: non c’è nulla di “stupido” in ciò che sente. Quando una persona è stanca da troppo tempo, quando si porta addosso anni di fatica, di colpa, di tentativi non riusciti, bastano davvero piccole cose per far crollare tutto. Non perché siano grandi problemi in sé, ma perché il peso che porta è già enorme. Lei non è fragile perché crolla: è forte perché ha resistito fino ad ora, spesso da sola.
Quello che descrive – la rabbia, la tristezza continua, la sensazione di avere sbagliato tutto, l’idea di essere un peso, il corpo trascurato, il pianto frequente – non parla di una persona sbagliata: parla di una persona esausta, che non ha più un luogo dentro di sé dove appoggiarsi. E quando l’energia psicologica si abbassa così tanto, il cervello comincia a leggere ogni episodio come una conferma del proprio fallimento. Non è un giudizio realistico su di lei: è un effetto della stanchezza emotiva prolungata.
È importante anche notare un’altra cosa: lei non si è mai davvero concessa comprensione. Ogni volta che prova a spiegarsi, si accusa. Ogni volta che soffre, si giudica. E ogni volta che qualcuno le dice “non è colpa tua”, una parte di lei lo sente, ma un’altra parte lo rifiuta subito per abitudine. Non si tratta di non impegnarsi abbastanza. Si tratta del fatto che quando si vive troppo a lungo con la sensazione di non valere, qualsiasi cosa diventa una prova del contrario.
La sua amica non la consola per pietà. Le persone non reggono a lungo chi le “appesantisce” se non c’è un sentimento autentico sotto. Se continua ad esserle accanto è perché vede in lei qualcosa che lei, adesso, non riesce più a vedere.
Arriviamo alla domanda più importante: la terapia può aiutare davvero?
La risposta onesta è sì, e non perché la terapia raddrizzi miracolosamente la vita, né perché abbia risposte definitive, ma perché la terapia crea uno spazio nuovo. Uno spazio dove non deve giustificarsi, dove non deve essere forte, dove non deve sentirsi sbagliata. Uno spazio dove finalmente qualcuno la aiuta a rimettere ordine dentro quel caos che oggi sembra ingestibile. Non è un aggrapparsi disperato: è permettersi di non farcela da sola. Ed è qualcosa che merita.
Non serve “sapere il futuro” per iniziare a stare meglio. Basta cominciare a sentire che non è sola. Che ciò che prova ha un nome, un perché, una possibilità di essere trasformato. Non rapidamente, ma in modo reale.
Lei non è una persona sbagliata. È una persona ferita che ha portato troppo peso da sola e troppo a lungo. E la terapia non è l’ennesimo tentativo vuoto: è un modo concreto, paziente, rispettoso di rimettere insieme i pezzi, uno alla volta.
Se vuole, può intraprendere un percorso con me, iniziando a parlarne insieme in modo più regolare e protetto.
Quello che descrive – la rabbia, la tristezza continua, la sensazione di avere sbagliato tutto, l’idea di essere un peso, il corpo trascurato, il pianto frequente – non parla di una persona sbagliata: parla di una persona esausta, che non ha più un luogo dentro di sé dove appoggiarsi. E quando l’energia psicologica si abbassa così tanto, il cervello comincia a leggere ogni episodio come una conferma del proprio fallimento. Non è un giudizio realistico su di lei: è un effetto della stanchezza emotiva prolungata.
È importante anche notare un’altra cosa: lei non si è mai davvero concessa comprensione. Ogni volta che prova a spiegarsi, si accusa. Ogni volta che soffre, si giudica. E ogni volta che qualcuno le dice “non è colpa tua”, una parte di lei lo sente, ma un’altra parte lo rifiuta subito per abitudine. Non si tratta di non impegnarsi abbastanza. Si tratta del fatto che quando si vive troppo a lungo con la sensazione di non valere, qualsiasi cosa diventa una prova del contrario.
La sua amica non la consola per pietà. Le persone non reggono a lungo chi le “appesantisce” se non c’è un sentimento autentico sotto. Se continua ad esserle accanto è perché vede in lei qualcosa che lei, adesso, non riesce più a vedere.
Arriviamo alla domanda più importante: la terapia può aiutare davvero?
La risposta onesta è sì, e non perché la terapia raddrizzi miracolosamente la vita, né perché abbia risposte definitive, ma perché la terapia crea uno spazio nuovo. Uno spazio dove non deve giustificarsi, dove non deve essere forte, dove non deve sentirsi sbagliata. Uno spazio dove finalmente qualcuno la aiuta a rimettere ordine dentro quel caos che oggi sembra ingestibile. Non è un aggrapparsi disperato: è permettersi di non farcela da sola. Ed è qualcosa che merita.
Non serve “sapere il futuro” per iniziare a stare meglio. Basta cominciare a sentire che non è sola. Che ciò che prova ha un nome, un perché, una possibilità di essere trasformato. Non rapidamente, ma in modo reale.
Lei non è una persona sbagliata. È una persona ferita che ha portato troppo peso da sola e troppo a lungo. E la terapia non è l’ennesimo tentativo vuoto: è un modo concreto, paziente, rispettoso di rimettere insieme i pezzi, uno alla volta.
Se vuole, può intraprendere un percorso con me, iniziando a parlarne insieme in modo più regolare e protetto.
Gentile utente,
da ciò che racconta emerge una sofferenza che non nasce da un singolo evento, ma da un senso di stanchezza profonda, di auto-giudizio e di perdita di fiducia in sé. Quando si attraversano periodi lunghi in cui nulla sembra andare nella direzione sperata, è naturale sentirsi “spenti”, confusi, privi di scopo. Non significa essere deboli o “sbagliati”: significa che da troppo tempo sta portando un peso emotivo senza avere un reale sostegno.
Tutto il dolore che descrive – la tristezza, la rabbia, la sensazione di fallimento, il sentirsi un peso – non sono caratteristiche della Sua persona, ma segnali di un malessere che merita ascolto e cura. Il fatto che lei riesca a metterli in parole indica una grande lucidità, anche se oggi non la percepisce.
Riguardo alla domanda che pone: la terapia può davvero aiutarmi?
Sì, la terapia può essere utile proprio in situazioni come la Sua, quando ci si sente immobilizzati, quando l’autostima si è logorata e quando ogni passo sembra troppo difficile. La terapia non cambia il passato, ma può cambiare profondamente il modo in cui Lei si percepisce, interpreta la Sua storia e affronta ciò che oggi Le pesa.
Un percorso psicologico può aiutarLa a:
rimettere ordine nei pensieri che oggi sembrano confusi,
riconoscere le parti di sé che sta giudicando con molta durezza,
dare un significato diverso alle esperienze che l’hanno ferita,
recuperare energie e obiettivi realistici, un passo alla volta,
costruire una visione di sé meno severa e più aderente alla realtà.
Molte persone arrivano in terapia pensando di essere “senza speranza”, e scoprono, con il tempo, che esiste un modo diverso di vivere e di parlarsi. Non è un gesto di debolezza, né un tentativo “disperato”: è un atto di cura verso se stessi, forse il primo che potrebbe concedersi dopo tanto tempo.
Non è sola, e non è “colpa Sua”. È un momento difficile, ma da questi momenti si può uscire, soprattutto se accompagnati.
Resto a disposizione,
Dott.ssa Sara Petroni – Psicologa
da ciò che racconta emerge una sofferenza che non nasce da un singolo evento, ma da un senso di stanchezza profonda, di auto-giudizio e di perdita di fiducia in sé. Quando si attraversano periodi lunghi in cui nulla sembra andare nella direzione sperata, è naturale sentirsi “spenti”, confusi, privi di scopo. Non significa essere deboli o “sbagliati”: significa che da troppo tempo sta portando un peso emotivo senza avere un reale sostegno.
Tutto il dolore che descrive – la tristezza, la rabbia, la sensazione di fallimento, il sentirsi un peso – non sono caratteristiche della Sua persona, ma segnali di un malessere che merita ascolto e cura. Il fatto che lei riesca a metterli in parole indica una grande lucidità, anche se oggi non la percepisce.
Riguardo alla domanda che pone: la terapia può davvero aiutarmi?
Sì, la terapia può essere utile proprio in situazioni come la Sua, quando ci si sente immobilizzati, quando l’autostima si è logorata e quando ogni passo sembra troppo difficile. La terapia non cambia il passato, ma può cambiare profondamente il modo in cui Lei si percepisce, interpreta la Sua storia e affronta ciò che oggi Le pesa.
Un percorso psicologico può aiutarLa a:
rimettere ordine nei pensieri che oggi sembrano confusi,
riconoscere le parti di sé che sta giudicando con molta durezza,
dare un significato diverso alle esperienze che l’hanno ferita,
recuperare energie e obiettivi realistici, un passo alla volta,
costruire una visione di sé meno severa e più aderente alla realtà.
Molte persone arrivano in terapia pensando di essere “senza speranza”, e scoprono, con il tempo, che esiste un modo diverso di vivere e di parlarsi. Non è un gesto di debolezza, né un tentativo “disperato”: è un atto di cura verso se stessi, forse il primo che potrebbe concedersi dopo tanto tempo.
Non è sola, e non è “colpa Sua”. È un momento difficile, ma da questi momenti si può uscire, soprattutto se accompagnati.
Resto a disposizione,
Dott.ssa Sara Petroni – Psicologa
Buongiorno, mi sembra che la sua vita sia stata molto difficile e percepisco la sua sofferenza leggendo le sue parole. Senza entrare nel merito di chi sia la colpa, credo sia molto importante che lei sappia che è possibile accedere a un supporto psicologico gratuito, attraverso i consultori che sono presenti in molte città, o quasi gratuito, attraverso il servizio pubblico, che le fornirebbe una serie di sedute al solo prezzo del ticket (precedentemente occorre farsi fare l'impegnativa dal suo medico di base). Sono disponibile per fornirla ulteriori informazioni. Per quanto riguarda la sua domanda finale, la risposta è si, la terapia può sicuramente aiutare, non tanto ad "aggiustare" il passato ma ad affrontare diversamente il futuro. Penso sia importante che lei si prenda cura di sè, e che non lo faccia solo attraverso l'amicizia, che è una risorsa importantissima, ma anche facendosi aiutare da un professionista.
Rimango a disposizione
Dott. Federico Bartoli
Federico Bartoli
Rimango a disposizione
Dott. Federico Bartoli
Federico Bartoli
Buongiorno da quello che descrive emerge il fatto che sta affrontando un periodo molto doloroso per lei e sente che, rispetto ad altre persone, si sente indietro, sbagliata e spesso in difetto. In tutto ciò quindi le emozioni che sente sono di rabbia e tristezza ed è comprensibile sia così. Capisco che intraprendere percorso psicologico sia un impegno economico, ma è importante che lei si prenda cura di se stessa e possa chiedere supporto ad un professionista. Provi a contattare il CSM del suo paese, a cui si eccede tramite impegnativa del medico di base ed è un servizio gratuito altrimenti provi a rivolgere al Consultorio che offre sempre percorsi psicologici gratuiti per gli utenti. Le auguro una buona giornata
Buongiorno carissima, hai fatto molto bene a scrivere i tuoi pensieri. Dalle tue parole mi arriva bene il peso enorme che stai portando e mi dispiace davvero che tu ti senta così stanca, confusa e severa con te stessa. Nessuno merita di sentirsi in questo modo, anche se posso solo immaginare quanto possa essere difficile evitarlo quando ogni piccola cosa sembra confermare questa narrativa così dolorosa. Quando dici "so di essere stupida" mi viene spontaneo chiederti: Da dove viene questa idea? Dove hai imparato a parlarti così? Perché spesso queste convinzioni non nascono da noi ma da esperienza, contesti, sguardi esterni che, nel tempo, diventano la nostra voce interna. Per questo, per rispondere alla tua domanda, la terapia sì, potrebbe essere molto utile! Per comprendere da dove arrivano e mettere in discussione queste idee di te così radicate, per rivedere la narrazione con cui guardi la tua storia e te stessa, per ritrovare uno spazio dove tu possa non sentirti "di troppo" e alleggerire quel carico emotivo fatto di rabbia, tristezza e senso di colpa che ti accompagna. Capisco anche la difficoltà economica, tuttavia possono esserci soluzioni più accessibili, come i servizi pubblici, consultori o professionisti che offrono tariffe agevolate. Non sei senza possibilità e soprattutto non sei sola; già il fatto di avere scritto su questa piattaforma in modo così sincero e lucido è già un passo importante verso qualcosa di diverso.
Se desideri maggiori informazioni e capire insieme quali strade potrebbero essere più adatte, puoi contattarmi! Ti accolgo molto volentieri.
Ti auguro una buona giornata, dottoressa Arianna Broglia
Se desideri maggiori informazioni e capire insieme quali strade potrebbero essere più adatte, puoi contattarmi! Ti accolgo molto volentieri.
Ti auguro una buona giornata, dottoressa Arianna Broglia
Gentilissima, leggere tutto questo dolore in una persona così giovane tocca davvero profondamente. Capisco quanto possa essere difficile convivere con quello che hai condiviso. Quando ci si sente come di “toccare il fondo”, anche chiedere aiuto richiede una forza enorme e il fatto che tu abbia fatto questo primo passo ci dice già qualcosa di molto prezioso. Significa che, nonostante tutto, una parte di te sta ancora cercando un modo per stare meglio, e questa è una risorsa preziosissima.
La terapia, in questi casi, può essere davvero uno spazio protetto in cui poter condividere il dolore e trovare degli strumenti concreti per uscire da quel turbine di sofferenza: un luogo in cui esplorare ciò che stai vivendo, alleggerire la fatica e iniziare a ricostruirTI passo dopo passo. È un primo gesto concreto di cura verso di te.
Capisco anche la preoccupazione economica: purtroppo riguarda molte persone. Esistono però diverse possibilità a costi calmierati o gratuiti come i consultori familiari, alcuni servizi pubblici, centri di ascolto o associazioni che offrono percorsi accessibili. Informarsi può essere un modo per capire quali risorse ci sono vicino a te senza dover sostenere costi insostenibili. Prendersi cura della propria salute, anche quella emotiva, è un tuo diritto. Meriti di ritrovare sollievo, equilibrio, e serenità. Dentro di te ci sono già risorse importanti, forse adesso nascoste dalla stanchezza, ma ci sono. Con il giusto supporto possono riemergere e aiutarti a riappropriarti della tua vita.
Se vuoi, possiamo capire insieme quali passi, anche piccoli, potrebbero essere possibili per te in questo momento. Ti auguro il meglio e resto a disposizione. Dott.ssa Arianna Savastio
La terapia, in questi casi, può essere davvero uno spazio protetto in cui poter condividere il dolore e trovare degli strumenti concreti per uscire da quel turbine di sofferenza: un luogo in cui esplorare ciò che stai vivendo, alleggerire la fatica e iniziare a ricostruirTI passo dopo passo. È un primo gesto concreto di cura verso di te.
Capisco anche la preoccupazione economica: purtroppo riguarda molte persone. Esistono però diverse possibilità a costi calmierati o gratuiti come i consultori familiari, alcuni servizi pubblici, centri di ascolto o associazioni che offrono percorsi accessibili. Informarsi può essere un modo per capire quali risorse ci sono vicino a te senza dover sostenere costi insostenibili. Prendersi cura della propria salute, anche quella emotiva, è un tuo diritto. Meriti di ritrovare sollievo, equilibrio, e serenità. Dentro di te ci sono già risorse importanti, forse adesso nascoste dalla stanchezza, ma ci sono. Con il giusto supporto possono riemergere e aiutarti a riappropriarti della tua vita.
Se vuoi, possiamo capire insieme quali passi, anche piccoli, potrebbero essere possibili per te in questo momento. Ti auguro il meglio e resto a disposizione. Dott.ssa Arianna Savastio
Buongiorno e prima di tutto grazie per la tua autenticità e anche per il coraggio di scrivere. Non conosco esattamente la tua storia, ma sento tra queste righe il peso di ogni singola frustrazione, dalla battaglia con l'auto a quel senso di non aver costruito molto. Voglio innanzitutto dirti che questa stanchezza e questo senso di spegnimento sono solo un segnale del fatto che sei umana e che hai attraversato probabilmente troppo senza il giusto supporto. Sei infatti arrivata ad un punto in cui la tua vita sembra essere un po’ una lotta ed il sentirsi costantemente confusa e piena di sensi di colpa è un meccanismo di difesa che il tuo corpo e la tua mente hanno adottato per gestire il dolore. Penso che nel tuo caso un percorso psicologico possa essere davvero di grande aiuto perché può aiutarti a smontare il meccanismo mentale che ti fa attribuire a te stessa fallimenti esterni e che può aiutarti a capire che le difficoltà come la laurea o il lavoro non definiscono chi sei. Ti aiuta anche a dare un nome chiaro alle emozioni forti che senti come la rabbia, la tristezza e la confusione, trasformandole da un peso insopportabile ad informazioni utili per capire cosa vuoi davvero e come ottenerlo. Ti può aiutare a ricostruire e a permetterti di vivere con strumenti interni più forti, ad imparare a prenderti cura della parte di te che è stanca e rinegoziare la storia negativa che ti stai raccontando. Può essere davvero un investimento per darti forza e chiarezza, ed aiutarti a non farti più travolgere dalle piccole cose e dagli imprevisti.
Quello che hai descritto parla di un periodo pesante che ha un peso reale per te, e mentre leggo sento quanto fatica, stanchezza e confusione stiano occupando spazio nella tua vita ultimamente., in cui ti senti scarica e senza molte risorse. E stai cercando un posto dove poter dire le cose senza doverle minimizzare.
Riguardo alla terapia e alla tua domanda, chiedi se la terapia possa davvero aiutare o se sia solo un modo per aggrapparsi a qualcosa.
Non posso predire come andrà per te, né posso dirti che esiste una garanzia.
Tuttavia posso dirti che è un luogo stabile, dove puoi portare ciò che ti pesa così com’è, senza doverlo correggere, giustificare o rendere accettabile, uno spazio non devi “funzionare” per forza.
A volte non cambia subito la situazione esterna, ma cambia il modo in cui ci stai dentro: più respiro, meno solitudine, meno schiacciamento.
Se per te possa diventare utile davvero, lo scopri solo entrando in quello spazio e vedendo come ci stai.
Riguardo alla terapia e alla tua domanda, chiedi se la terapia possa davvero aiutare o se sia solo un modo per aggrapparsi a qualcosa.
Non posso predire come andrà per te, né posso dirti che esiste una garanzia.
Tuttavia posso dirti che è un luogo stabile, dove puoi portare ciò che ti pesa così com’è, senza doverlo correggere, giustificare o rendere accettabile, uno spazio non devi “funzionare” per forza.
A volte non cambia subito la situazione esterna, ma cambia il modo in cui ci stai dentro: più respiro, meno solitudine, meno schiacciamento.
Se per te possa diventare utile davvero, lo scopri solo entrando in quello spazio e vedendo come ci stai.
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