Buongiorno, vi chiedo un cortese riscontro per aiutarmi a comprendere meglio cosa mi possa essere su

24 risposte
Buongiorno, vi chiedo un cortese riscontro per aiutarmi a comprendere meglio cosa mi possa essere successo quest'estate.
Dopo diversi anni di stress accumulato (problemi in famiglia, orari lavorativi molto sostenuti e poca soddisfazione dalla mia posizione impiegatizia, 4/5 ore di sonno ogni notte..) quest'estate, proprio durante le ferie, ho avuto un attacco di panico molto forte. Specifico anche che da ottobre dell'anno precedente ho iniziato ad avere diversi problemi d'ansia e di ipocondria legati al mio stato di salute (tachicardie frequenti, gastriti, attacchi di panico) che mi hanno portato a tenere controllata la mia condizione fisica regolarmente con diverse visite specialistiche, ricoveri in PS e monitoraggio giornaliero della frequenza cardiaca. Da dopo questo attacco di panico estivo, non mi sento più la stessa persona: mi sembra che qualcosa dentro di me si sia "staccato". Vivo con meno leggerezza le mie giornate, mi sembra di aver perso l'entusiasmo nel fare quello che facevo prima, si sono accentuati diversi sintomi fisici che prima non avevo, perlopiù emicranie tensive. Inoltre, sono sempre in allerta che possa succedere qualcosa di brutto su cui solo io posso avere il controllo per evitare il peggio. Rispetto alle crisi avute precedentemente che ho sempre ritenuto essersi manifestate fisicamente con fatica a respirare, tremori e pianto, questo attacco mi ha demolito mentalmente, con pensieri intrusivi che mai avevo fatto prima di quel momento.
Sto affrontando un percorso piscologico che spero possa essermi d'aiuto, ma nel frattempo volevo chiedere a voi se il quadro delineato possa rientrare nello spettro dell'ansia generalizzata o di qualche altra patologia mentale.
Dott.ssa Elena Gianotti
Psicologo, Psicoterapeuta
Milano
Buongiorno, grazie per la sua condivisione. sicuramente i sintomi che riporta sono ricollegabili all'ansia, non mi sembra però generalizzata, perchè mi sembra invece molto specifica e legata a sintomi di natura fisica (gastriti, tachicardia, insonnia, emicrania). Più che trovare un'inquadramento diagnostico, un'etichetta, credo che il lavoro più importante e utile sia quello di dare un significato ai sintomi che prova insieme al suo terapeuta, nel caso in cui si trovi bene e senta che ci sia una buona relazione di fiducia. In alcuni casi una diagnosi può essere molto utile, ma in altri rischia di cristallizzare la situazione, ed il disturbo o il sintomo diventa totalizzante dell'identità della persona, quando invece è solo una parte. Io mi impegnerei nel dare un significato ai suoi sintomi, alla luce della sua storia e all'interno dei suoi contesti relazionali e di vita, e una volta fatto questo si capisce se può essere effettivamente utile una diagnosi oppure no. Se sente di essere in buone mani, prosegua il suo percorso con fiducia. Se avesse domande non esiti a contattarmi. Un caro saluto, dott.ssa Elena Gianotti

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Salve, grazie per la sua condivisione cosi importante. Sta attraversando un periodo particolare, dovuti alla situazione ansiogena e dopo l episodio dell 'attaccato di panico. ma vediamolo insieme.
Gli attacchi di panico possono diventare quotidiani, soprattutto in presenza di un disturbo di panico, portando a una preoccupazione persistente per il ripetersi delle crisi e al cambiamento del comportamento per evitarle, come la limitazione degli spostamenti e la rinuncia ad attività quotidiane. Questi episodi, caratterizzati da intensa paura e sintomi fisici come palpitazioni e sensazione di soffocamento, possono insorgere in qualsiasi momento e avere un impatto significativo sulla vita di chi ne soffre, influenzando lavoro, relazioni e benessere generale. Sicuramente iniziare un supporto, un percorso psicologico di sostegno, la può aiutare a capire e gestire meglio la sua situazione. Resto a sua disposizione.
Dott.ssa Sandra Petralli
Psicologo, Psicoterapeuta, Psicologo clinico
Pontedera
Salve, la descrizione che condivide rivela un vissuto molto intenso, segnato da una lunga esposizione allo stress, da un ritmo di vita altamente dispendioso e da un attacco di panico che ha rappresentato un punto di rottura importante. È comprensibile che, dopo un’esperienza del genere, si sia innescato un cambiamento profondo nel suo modo di percepirsi, come se qualcosa si fosse "rotto" o modificato nel senso di continuità con sé stessa. Il quadro che descrive, fatto di tensione costante, vigilanza e controllo, accompagnato da somatizzazioni fisiche e pensieri intrusivi, può certamente rientrare nello spettro dei disturbi d’ansia. In particolare, alcuni elementi sono compatibili con il disturbo d’ansia generalizzata, ma anche con forme di disturbo post-traumatico da stress (soprattutto se l'attacco di panico ha avuto un impatto traumatico su di lei) o una forma acuta di burnout psicofisico. Tuttavia, è importante ricordare che solo un'accurata valutazione clinica permette una diagnosi corretta. In psicoterapia EMDR, ad esempio, si lavora molto con eventi percepiti come destabilizzanti, elaborandoli in modo da restituire alla persona una sensazione di controllo e sicurezza, riducendo la carica emotiva associata al ricordo e ai sintomi. La sensazione di "essere sempre in allerta", la difficoltà a rilassarsi, il bisogno di controllo costante e la perdita di piacere nelle attività quotidiane, sono segnali che non vanno sottovalutati, ma accolti con attenzione e cura. È già un passo fondamentale il fatto che abbia intrapreso un percorso con uno psicologo psicoterapeuta: si dia tempo, perché recuperare equilibrio dopo una crisi emotiva richiede pazienza, fiducia e continuità. La Mindfulness potrebbe affiancare bene il suo percorso, aiutandola a tornare nel presente, osservando pensieri e sensazioni senza farsi travolgere, mentre l’analisi bioenergetica potrebbe supportare il rilascio delle tensioni corporee che oggi si manifestano come emicranie o iperattivazione fisica. In questo momento, più che una definizione diagnostica immediata, può essere utile coltivare un ascolto profondo del suo mondo interno, recuperando progressivamente fiducia in sé e nel proprio corpo, che sembra essere diventato il teatro del disagio. Saluti, dott.ssa Sandra Petralli
Dott.ssa Laura Elsa Varone
Psicologo, Psicologo clinico
Roma
Capisco quanto possa essere spaventoso e destabilizzante vivere la sensazione che "qualcosa dentro di lei si sia staccato," specialmente dopo un periodo di stress così intenso e un attacco di panico così forte da averla "demolita mentalmente."
​La sua descrizione è estremamente dettagliata e merita molta attenzione.
​Ci tengo a sottolineare che non è possibile, né etico, formulare una diagnosi clinica (come Ansia Generalizzata, DOC o altro) basandosi solo su un resoconto scritto online. Una diagnosi accurata richiede un’approfondita valutazione clinica, la raccolta della storia di vita completa e un inquadramento dei sintomi all'interno del suo specifico contesto.
​Qualsiasi tentativo di etichettare il suo vissuto ora sarebbe una semplificazione irresponsabile.
​QUello che si può dire é che quello che lei descrive rientra tipicamente nello spettro dei disturbi ansiosi e ossessivi, con evidenti manifestazioni fisiche (tachicardie, emicranie tensive) e cognitive (allerta costante, ipocondria, pensieri intrusivi). È comune, dopo un attacco di panico significativo, provare una sensazione di depersonalizzazione (il sentirsi "staccata") e una iper-vigilanza (l'essere sempre in allerta), che hanno lo scopo di evitare un nuovo evento percepito come traumatico.
L'allerta costante e l'ansia diffusa sono sintomi centrali nell'ansia generalizzata, mentre l'intenso bisogno di controllo fisico (monitoraggio del battito) e la presenza di pensieri intrusivi disturbanti suggeriscono la necessità di indagare anche la componente ossessiva. Non è raro che questi quadri si sovrappongano.
​Lei ha fatto la scelta migliore iniziando un percorso psicologico e questo è l'elemento più importante.
​Solo lo psicologo o lo psicoterapeuta che la sta seguendo può fornirle l'inquadramento diagnostico più preciso, poiché è l'unico che ha accesso a tutto il quadro clinico e alla sua storia. Il suo vissuto, specialmente dopo il forte attacco di panico, sta creando nuovi modelli di pensiero (il senso di allerta) che è cruciale affrontare in terapia.
​Le suggerisco di portare queste stesse domande e preoccupazioni (incluso il dubbio quadro diagnostico e la sensazione di sentirsi "diverso") al suo terapeuta. Lavorare su questi aspetti è fondamentale per trovare il senso di ciò che le è accaduto e per riappropriarsi della sua esperienza emotiva.
Rimango a disposizione
Saluti. Dottssa Varone
Dott.ssa Claudia Mesto
Psicologo, Psicologo clinico
Bari
Grazie per aver condiviso qualcosa di così personale. È comprensibile che, dopo un periodo prolungato di stress e tensione, tu abbia vissuto un momento di rottura che ha lasciato un segno profondo. Quando si accumulano tante pressioni familiari, lavorative, emotive , può capitare che il corpo e la mente reagiscano in modo intenso, anche inaspettato.

La sensazione di non riconoscersi più, di vivere con meno leggerezza, di essere sempre in allerta, sono esperienze che molte persone attraversano in momenti di grande vulnerabilità. Non indicano debolezza, ma piuttosto una risposta a qualcosa che ha richiesto troppo a lungo un grande sforzo.

Il fatto che tu stia già affrontando un percorso psicologico è molto importante. A volte, anche solo dare voce a ciò che si prova può essere un primo passo verso una maggiore comprensione di sé.
Saluti
Dott.ssa Gloria Giacomin
Psicologo, Psicologo clinico
Bologna
Gentile,
dal racconto che condivide emerge con chiarezza un periodo prolungato di forte sovraccarico fisico ed emotivo, caratterizzato da stress cronico, ridotto riposo, preoccupazioni per la salute e una condizione di allerta costante. In questo contesto, l’attacco di panico vissuto durante le ferie può essere interpretato come una sorta di “rottura” momentanea di un equilibrio che il suo organismo aveva faticosamente mantenuto fino a quel momento.
È comprensibile che, dopo un episodio così intenso, lei si senta “diversa”, più spenta o distaccata rispetto a prima: spesso, dopo eventi ansiogeni molto forti, possono comparire sintomi come senso di irrealtà, perdita di entusiasmo, tensioni muscolari e preoccupazioni costanti. Si tratta di reazioni comuni quando l’organismo rimane in uno stato di iperattivazione e fatica a tornare in una condizione di sicurezza interna.
Da quanto descrive, il quadro potrebbe effettivamente essere compatibile con una forma d’ansia generalizzata, caratterizzata da preoccupazioni persistenti, tensione somatica e difficoltà a “staccare” il pensiero dal controllo e dal timore di eventi negativi. Tuttavia, è importante sottolineare che solo un’adeguata valutazione psicodiagnostica può chiarire con precisione se si tratta di un disturbo d’ansia generalizzato, di un disturbo di panico con sintomi residui o di una risposta ansiosa reattiva a un periodo di stress cronico.
È molto positivo che lei abbia già intrapreso un percorso psicologico: questo tipo di intervento può aiutarla a riconoscere e gestire i pensieri intrusivi, a modulare l’ipercontrollo e a lavorare sulla regolazione emotiva e sul recupero del benessere. In parallelo, potrebbe essere utile anche riconsiderare il proprio equilibrio quotidiano tra impegni, riposo e cura di sé, in modo da permettere al corpo e alla mente di recuperare gradualmente.

Resto a disposizione,
Dott.ssa Gloria Giacomin
Dott.ssa Veronica De Iuliis
Psicologo, Psicologo clinico
Cogliate
Buongiorno,
da ciò che racconta emerge con chiarezza quanto a lungo si sia trovato sotto pressione, fino a quando il corpo e la mente hanno “alzato la voce” per segnalare un sovraccarico difficile da sostenere. L’attacco di panico può arrivare proprio in questi momenti, come un segnale che qualcosa dentro di noi ha bisogno di essere ascoltato più in profondità.

Il vissuto che descrive — la sensazione di “non essere più la stessa persona”, la perdita di entusiasmo, la tensione costante e il bisogno di controllo — può effettivamente rientrare in un quadro d’ansia generalizzata, ma al di là delle etichette diagnostiche è importante considerare che significato personale hanno avuto per lei questi sintomi e questo momento di crisi.

Nel lavoro terapeutico, soprattutto in un percorso di tipo gestaltico, si può esplorare ciò che sta cercando di emergere attraverso l’ansia: quali bisogni sono rimasti a lungo inascoltati, quali parti di sé si sono spente per far fronte allo stress. È spesso proprio da lì che può riprendere contatto con la propria vitalità.

Sta già facendo un passo importante prendendosi cura di sé con un percorso psicologico. Le auguro che possa diventare uno spazio dove ritrovare poco alla volta sicurezza, respiro e fiducia nelle proprie risorse.

Un caro saluto,
Veronica De Iuliis
Dott.ssa Silvia Parisi
Psicoterapeuta, Psicologo, Sessuologo
Torino
Buongiorno,
da ciò che descrive, emerge un quadro di forte stress psicofisico protratto nel tempo, che ha probabilmente portato il suo organismo e la sua mente a un punto di esaurimento delle risorse. Quando viviamo per lunghi periodi sotto pressione — con poco sonno, tensioni emotive, ritmi lavorativi intensi e preoccupazioni costanti — il corpo e la mente possono manifestare una risposta di allarme che, se non gestita, evolve in forme più intense come gli attacchi di panico.

L’esperienza che racconta (“mi sembra che qualcosa dentro di me si sia staccato”) è una sensazione piuttosto comune dopo un evento di forte ansia o panico: può essere percepita come una forma di derealizzazione o depersonalizzazione, cioè una temporanea alterazione della percezione di sé o della realtà, spesso legata a un sovraccarico emotivo e mentale.

I sintomi che descrive — l’ipercontrollo, l’allerta costante, la difficoltà a provare piacere o leggerezza, la comparsa di sintomi fisici come emicranie e tensioni muscolari — possono rientrare in un quadro di disturbo d’ansia generalizzato o in una reazione ansioso-depressiva da stress prolungato, ma solo una valutazione approfondita e diretta può definire con precisione la diagnosi.

È importante che prosegua il percorso psicologico che ha iniziato: con il tempo e con un lavoro mirato, potrà recuperare la sensazione di equilibrio e benessere che ora sente di aver perso. In alcuni casi, può essere utile anche una valutazione psichiatrica per valutare se un supporto farmacologico temporaneo possa facilitare il percorso di recupero.

Per approfondire e comprendere meglio la sua situazione, è consigliato rivolgersi a uno specialista che possa seguirla in modo personalizzato e continuativo.

Dottoressa Silvia Parisi
Psicologa – Psicoterapeuta – Sessuologa
Dott.ssa Valeria Randisi
Psicologo, Psicoterapeuta, Psicologo clinico
Casalecchio di Reno
Buonasera, i sintomi che descrive sono di tipo ansioso. Chiaramente non è possibile fare una diagnosi ed escludere altro. Al fine di tranquillizzarla le suggerisco di porre questa domanda a chi la segue e ha il quadro completo della sua storia e dei suoi pensieri intrusivi.
Cordiali saluti
Dott.ssa Valeria Randisi
Dott. Massimiliano Nardi
Psicologo clinico, Psicologo
Busto Arsizio
Buongiorno, dal suo racconto emerge con chiarezza quanto questi anni siano stati per Lei impegnativi, sia sul piano fisico che su quello emotivo. Dopo anni di stress accumulato, il suo sistema ha probabilmente “alzato bandiera bianca” e l’attacco di panico che ha vissuto durante l’estate può essere letto come un segnale, doloroso ma significativo, di un limite raggiunto. Si potrebbe dire che una parte di Lei ha sostenuto per molto tempo richieste e pressioni senza potersi concedere ascolto o riposo, mentre un'altra parte l'ha spinta a “tenere duro” anche quando il corpo e la mente chiedevano tregua. L’attacco di panico, in questo senso, potrebbe essere paradossalmente un messaggio di una parte sana: è come se dentro di Lei si fosse attivato un allarme che la invita finalmente a fermarsi, a rinegoziare i ritmi e a prendersi cura di sé in modo più autentico. Il senso di “distacco” e di perdita di entusiasmo che descrive sono una reazione frequente dopo un evento acuto di questo tipo. È come se l’equilibrio che prima reggeva, anche se faticosamente, non fosse più sostenibile e forse accettabile. Lo vedrei come una fase di riassestamento profondo in cui la mente sta cercando nuovi punti di stabilità, piuttosto che una patologia in senso stretto. È molto importante che Lei stia già affrontando un percorso psicologico: sarà lì che potrà esplorare, con l’aiuto di un professionista, le dinamiche interne tra le sue parti, imparando a dare più voce a tutte le sue parti interiori, ascoltandone i bisogni senza negare le responsabilità. Quanto ai sintomi che riporta, come le tensioni muscolari, l’ipervigilanza e la difficoltà a “lasciarsi andare”, possono rientrare nel quadro di un disturbo d’ansia generalizzato o in una condizione ansiosa reattiva a stress prolungato, ma solo una valutazione diretta potrà definirlo con precisione. Tuttavia comprendo la necessità di dare un nome a quello che ha provato e sta provando: serve a creare ordine, a sentirsi meno smarriti. Ma in psicologia la diagnosi non ha lo scopo di “etichettare” o ridurre una persona a un disturbo, quanto piuttosto di offrire un punto di partenza simbolico, una parola o una formula che racchiuda un insieme di vissuti, emozioni, sensazioni e pensieri. In altre parole, la diagnosi non definisce chi Lei è, ma aiuta a orientare il percorso di comprensione e di cura. Proprio per questo, non è utile, e anzi rischia di essere fuorviante, cercare di autodiagnosticarsi o ridurre il proprio malessere a una categoria. Le esperienze umane, e in particolare quelle di sofferenza, sono molto più complesse e profonde di qualunque definizione clinica. Per questo più che concentrarsi sul “che cos'ho?”, credo possa essere prezioso chiedersi “che cosa mi sta dicendo questo momento della mia vita?”. Spesso, dietro un attacco di panico, si nasconde il tentativo del nostro Sé più vulnerabile di tornare a essere visto, accolto e compreso.
Un caro saluto,
Dott. Nardi Massimiliano
Dott.ssa Monica Mugnai
Psicoterapeuta, Psicologo, Psicologo clinico
Montevarchi
Gentile Utente, visto che si si è affidato ad un collega, le consiglio di dirigere a lui/lei i suoi dubbi. Questo perché il collega ha sicuramente più strumenti per comprendere a pieno il suo funzionamento come persona, la storia del sintomo e tutta la sofferenza che in questo momento la caratterizza (a differenza di quello che possiamo dirle noi solo tramite una breve descrizione online). Resto a disposizione per qualsiasi chiarimento, Dottoressa Monica Mugnai
Dott. Gianluigi Torre
Psicologo clinico, Psicologo
Terracina
Comprendo perfettamente il tuo desiderio di capire cosa ti stia succedendo, specialmente dopo aver provato una sensazione così destabilizzante come quella del "distacco" è un momento di grande smarrimento e voglio rassicurarti sul fatto che non sei affatto sola e che i tuoi sentimenti e le tue paure sono assolutamente comprensibili e validi La tua storia è un classico esempio di come il nostro corpo e la nostra mente, dopo anni passati a "tenere duro" in una situazione di stress cronico (orari pesanti, insoddisfazione, mancanza di sonno), possano cedere proprio nel momento in cui ci si aspetta di rilassarsi: l'attacco di panico estivo è stato il culmine di un sovraccarico, una vera e propria reazione del tuo sistema nervoso che ha detto "Basta" Quel forte attacco, con i pensieri intrusivi che non avevi mai avuto, è stato un evento sconvolgente che ha lasciato una profonda impronta e non stupisce che tu ti senta cambiata La sensazione di non essere più la stessa, di aver perso la leggerezza e l'entusiasmo, e quel senso di "stacco" interiore, è il modo in cui la tua psiche si sta proteggendo dopo il trauma subito è una reazione comune di ipervigilanza e difesa, dove ti senti costantemente in allerta e responsabile di controllare tutto per evitare il peggio, il che ti porta anche le emicranie tensive La buona notizia è che il quadro che descrivi è perfettamente in linea con i disturbi d'ansia che si sono acutizzati nel tempo, e il passo più importante e coraggioso che potevi fare – iniziare un percorso psicologico – è già in corso Stai facendo la cosa giusta per ricucire quel senso di distacco e per ritrovare la tua serenità Abbi fiducia nel percorso che hai intrapreso, abbi pazienza con te stessa e sappi che questa fase, per quanto dolorosa, è un passaggio verso la comprensione profonda di te e verso il recupero della tua gioia di vivere.
Dott. Salvatore Augello
Psicologo, Psicologo clinico, Psicoterapeuta
Palermo
Salve, servirebbero maggiori informazioni per delineare una diagnosi. Data la sua descrizione non è da escludere che lei abbia sviluppato il quadro clinico da lei descritto. L'aver iniziato un percorso le sarà sicuramente d'aiuto.
Cordiali saluti.
Dott.Salvatore Augello
Dott.ssa Ilaria De Pretto
Psicologo, Psicologo clinico
Roma
Buongiorno,
grazie per aver condiviso con tanta chiarezza la sua esperienza — capisco bene quanto possa essere difficile convivere con sensazioni così intense e durature dopo un periodo di forte stress.
Da quanto descrive, sembra che il suo corpo e la sua mente abbiano reagito a un accumulo prolungato di tensione, fino a manifestarsi in forma acuta durante un momento in cui, paradossalmente, avrebbe dovuto potersi rilassare. È una reazione più frequente di quanto si pensi: spesso, quando finalmente ci fermiamo, l’organismo “abbassa la guardia” e fa emergere tutto ciò che abbiamo trattenuto per mesi o anni.
I sintomi che racconta — l’iper-vigilanza, la difficoltà a provare leggerezza, la sensazione di “non essere più la stessa persona”, le tensioni fisiche e i pensieri intrusivi — possono effettivamente collocarsi all’interno di un disturbo d’ansia generalizzato o di una reazione da stress protratto. Tuttavia, più che concentrarsi su un’etichetta diagnostica, in questa fase può essere utile osservare come il suo sistema abbia imparato a vivere “in allerta” e come, nel percorso terapeutico, si possa gradualmente aiutarlo a ritrovare sicurezza e fiducia.
Il fatto che lei stia già affrontando un percorso psicologico è molto importante: il lavoro potrà concentrarsi sia sulla comprensione delle cause profonde di questa iper-attivazione, sia sull’acquisizione di strumenti pratici per calmare il corpo (respirazione, grounding, gestione dei pensieri automatici, ecc.).
Nel frattempo, può aiutare molto concedersi ritmi più regolari, sonno sufficiente e momenti di contatto reale con ciò che la fa sentire “presente” — piccole abitudini quotidiane che riportano equilibrio, come camminare, respirare in modo consapevole o condividere con qualcuno di fiducia ciò che prova.
Non è “rotto” nulla dentro di lei: il suo sistema nervoso sta solo chiedendo una nuova forma di equilibrio, dopo essere rimasto troppo a lungo in allarme. Con il tempo e il lavoro terapeutico, questa sensazione di “distacco” può ridursi fino a lasciar spazio a una versione di sé più stabile e consapevole.
Dott.ssa Jasmine Scioscia
Psicologo, Psicoterapeuta, Psicologo clinico
Bologna
Buongiorno, leggendo il suo messaggio mi sento di dirle che forse può rientrare nello spettro di ansia generalizzata ma non è detto anche perché dietro l 'ansia ci possono essere varie cose : attaccamenti ,traumi o altro.
Vede il fatto che scrive che dentro di sé le sembra che si sia staccato qualcosa dopo l '
attacco di panico potrebbe essere dovuto non all 'attacco di panico in sé ma a quello che rappresenta, ovvero a quello che c'é dietro poiché l 'attacco di panico è solo un sintomo.
Quindi non si soffermi troppo su questo ma cerchi di andare "oltre" e aprire per poi chiudere il cerchio.
Spero che le sia stata in qualche modo d'aiuto, resto a disposizione per eventuali approfondimenti.
Cordialmente
Dr. Jasmine Scioscia
Buonasera, quello che descrive è una condizione che, da un punto di vista psicologico, si osserva spesso in chi ha vissuto a lungo sotto pressione senza riuscire a ricaricare davvero le proprie energie. Non è raro che, dopo anni di tensione, il corpo e la mente cedano proprio quando finalmente ci si ferma, il momento delle ferie, infatti, può rappresentare per l’organismo un’improvvisa inversione di ritmo che fa emergere tutto ciò che è stato trattenuto a lungo. Quell’attacco di panico così forte può essere stato il punto di rottura di un sistema di compensazione che ormai era al limite.
I sintomi che racconta possono effettivamente rientrare nel quadro di un disturbo d’ansia generalizzato o in quello che, in alcune situazioni, si definisce esaurimento da stress cronico (burnout o somatizzazione d’ansia). Tuttavia, solo una valutazione diretta può definirlo con precisione. Il fatto che lei stia già affrontando un percorso psicologico è molto importante, se proseguito con costanza, può aiutarla a comprendere i meccanismi di ipercontrollo e a ritrovare gradualmente un senso di sicurezza interna.
Nel frattempo, provi a introdurre piccoli gesti quotidiani di regolazione fisica e mentale:
esercizi di respirazione profonda o rilassamento muscolare (anche per pochi minuti al giorno); pause brevi ma regolari durante il lavoro, per interrompere il ritmo di tensione continua.
Ciò che sente è una risposta naturale di un corpo e di una mente che chiedono tregua. Con il tempo e con il giusto accompagnamento professionale, può ritrovare equilibrio e fiducia nelle proprie risorse. Un caro saluto
Caro utente,
la scelta di intraprendere un percorso psicologico è utile perchè poterà con il tempo ad un maggiore stato di benessere, perchè comprendendo la natura del problema sarà possibile anche imparare a gestirlo senza che esso pesi troppo sulla vita quotidiana. Per quanto riguarda il suo quesito, i sintomi che descrive sono diversi che possono far pensare ad uno spettro legato all'ansia, ma non è detto: in psicoterapia non è essenziale etichettare e dare un nome al problema, bensì è più utile conoscerlo nelle sue sfaccettature che in ogni persona possono cambiare perchè solo così è possibile lavorarci su...in alternativa sarebbe come fermarsi a leggere un titolo di un libro facendo a meno della trama.
Un caro saluto
Dott.ssa Claudia Fontanella
Dott.ssa Arianna Moroni
Psicoterapeuta, Psicologo
Trieste
Buongiorno, quello che racconta restituisce il vissuto di un periodo lungo e faticoso, fatto di carichi emotivi e pressioni che hanno trovato uno sfogo nel momento in cui ci si sarebbe aspettati un po’ di sollievo.
L’attacco di panico durante le ferie, proprio quando ci si ferma, può essere il segnale di un sistema che ha retto troppo a lungo e che, nel primo momento di pausa, cede.
Il senso di distacco da sé, la fatica a ritrovare interesse nelle cose di prima, i sintomi fisici nuovi, raccontano di un cambiamento che sente dentro. Come interpreta questa trasformazione? Che significato dà a ciò che oggi non le sembra più familiare?
Il bisogno di controllare costantemente la sua salute, la frequenza cardiaca, le visite mediche ripetute, sembrano riflettere un tentativo di tenere a bada un senso di minaccia, come se l’unico modo per sentirsi al sicuro fosse tenere tutto sotto controllo. Che cosa teme potrebbe accadere se abbassasse la guardia?
I pensieri intrusivi che sono comparsi dopo quell’episodio sembrano aver lasciato un segno profondo. Non tanto per l’intensità dei sintomi fisici, quanto per il senso di smarrimento mentale che ne è seguito.
Potrebbe essere utile portare queste riflessioni all’interno del percorso psicologico che sta facendo, per dare un contesto più chiaro a ciò che sta accadendo e cercare di rimettere insieme i pezzi che oggi sembrano disallineati.
Un cordiale saluto, AM
Dott.ssa Roberta Ristagno
Psicologo, Psicoterapeuta, Psicologo clinico
Foligno
Salve, comprendo il desiderio di trovare una definizione per i vissuti che si stanno vivendo, ma una diagnosi psicologica non può essere formulata online né basata esclusivamente sulla descrizione di eventi e/o di sintomi. È sempre necessaria una valutazione clinica approfondita effettuata da un esperto, che includa uno o più colloqui clinici e, se opportuno, l’utilizzo di test specifici. Più che concentrarsi su etichette diagnostiche, è importante a mio parere comprendere il significato profondo del proprio malessere e definire, insieme al terapeuta che lei ha scelto, un percorso che favorisca un autentico benessere psicologico.
Gentile paziente la lunga email fa pensare a un problema di ansia generalizzata che potrebbe trattare i ok successo in terapia
Per il resto più rimane solo con sé stesso e i suoi dubbi più la sua ansia aumenta
Cerchi di affidarsi a un terapeuta che la guiderà verso la risoluzione del disagio
In bocca al lupo
Dott.ssaLorenzini Maria santa psicoterapeuta
salve, grazie mille per aver scritto a mio dottore.
mi fa piacere leggere che si sia rivolto ad uno specialista in questa fase della sua vita che non deve essere facile.
un'inquadramento diagnostico necessita di una raccolta di informazioni rispetto alla sua sintomatologia attuale e alla sua storia che avviene tramite colloqui e test. dunque lo specialista è in grado sicuramente di inquadrare la sua problematica sulla base di quanto detto sopra. Un sintomo non corrisponde necessariamente ad una certa diagnosi, ma questo si applica un po' per tutto; per questa ragione rivolgersi ad una figura profossionale aiuta a delineare un quadro ad hoc ed insieme si può creare un piano di supporto che tenga anche (soprattutto ) conto delle sue aspettative della terapia.
Dr. Simone Gagliardi
Psicologo, Psicologo clinico
Brescia
Buongiorno,
dal quadro che descrive emerge un progressivo accumulo di stress che, dopo un lungo periodo di iperattività e controllo, sembra aver trovato un punto di rottura proprio nel momento in cui avrebbe dovuto rilassarsi. Appare come se, cessata la tensione esterna, l’organismo avesse manifestato tutto ciò che per anni era stato trattenuto.

La sensazione di “non essere più la stessa persona” è frequente dopo episodi di panico intensi: più che una perdita reale, rappresenta spesso la paura di non riuscire più a dominare le proprie reazioni, come se il corpo avesse tradito la mente. È comprensibile quindi che ora viva in uno stato di allerta costante, tentando di controllare ciò che la spaventa.

Il punto di cui parla pare porla davanti alla possibilità di considerare che non si tratti tanto di una nuova patologia, quanto dell’esaurimento di un sistema di controllo che per anni ha retto da solo. Il lavoro psicologico potrà aiutarla non solo a ridurre i sintomi, ma a riconoscere cosa in lei continua a credere di dover “tenere insieme” a tutti i costi.
Dott.ssa Virginia Bosca
Psicologo, Psicologo clinico
Calizzano
Buongiorno, sarebbe utile approfondire con colloqui mirati a gestire l'ansia e gli attacchi di panico, cercando di capire l'origine del suo bisogno di controllo. Se volesse cambiare metodo, io sono disponibile per iniziare un percorso con l'uso dell'EMDR.
Dott. Diego Ferrara
Psicologo, Psicoterapeuta, Psicologo clinico
Quarto
Gentile utente di mio dottore,

le manifestazioni di cui parla sono l'espressione acuta di un disturbo ansioso. Continui pure il percorso psicologico iniziato e nel caso valuti insieme allo specialista che la segue la possibilità di affiancare alla psicoterapia anche un trattamento farmacologico.

Cordiali Saluti
Dott. Diego Ferrara

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