QUANDO LA PROPRIA VITA SEMBRA ACCADERE ALTROVE
Capita che il soggetto descriva la propria esistenza come qualcosa che funziona, ma da cui si sente parzialmente escluso: il lavoro procede, le relazioni sono in piedi, gli impegni vengono rispettati, e tuttavia resta una distanza difficile da nominare tra ciò che si fa e ciò che ci riguarda davvero. Come se la scena fosse occupata, ma il posto del soggetto restasse sfocato.
In questi casi il problema non è “fare di più” o “riempire il tempo”, bensì interrogare che cosa mantiene questa distanza: quali scelte sono state delegate, quali desideri sospesi, quali compromessi hanno prodotto un’esistenza formalmente corretta ma poco abitata. Spesso è proprio quando ci si trova lontani dai contesti abituali – anche solo attraverso uno scambio che non passa dai luoghi consueti – che diventa possibile dire qualcosa di questa scissione senza doverla subito giustificare.
Il punto non è colmare in fretta il divario tra ciò che si vive e ciò che si sente, ma vedere che funzione ha avuto questa separazione: da che cosa ha protetto, che cosa ha evitato, quale prezzo chiede oggi per mantenersi. La domanda che si apre non è “come tornare a essere sé stessi”, ma che cosa si intende, concretamente, quando si dice di voler rientrare nella propria vita.
SILENZIO COME MODO PER NON INCONTRARE I PROPRI DESIDERI
Accade spesso che, proprio nelle relazioni più vicine, diventi quasi impossibile dire ciò che davvero riguarda il soggetto. Non solo per paura del giudizio, ma perché ogni parola rischia di spostare il ruolo che si occupa: figlio affidabile, partner accomodante, persona che “non crea problemi”.
In molti casi questo silenzio funziona come difesa dal proprio desiderio: se venisse messo in parola, costringerebbe a riconoscere cosa si vuole, cosa si sta evitando, quali scelte si stanno rinviando. Tacere permette di mantenere l’assetto com’è, anche a costo di restare scissi.
Per questo può diventare utile uno spazio di parola che non coincida con i luoghi e i ruoli della vita quotidiana, anche se non è fisicamente lo stesso luogo. Non per essere rassicurati, ma per vedere che cosa emerge quando il soggetto smette, almeno per un momento, di usare il silenzio come schermo rispetto al proprio desiderio.
23/11/2025