Buongiorno, io sono persona tendenzialmente ansiosa, ma anche calma a volte (convivono entrambi i la
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Buongiorno, io sono persona tendenzialmente ansiosa, ma anche calma a volte (convivono entrambi i lati in me, il primo dell'ansia appreso dai miie genitori, quello della calma autoappreso da me), e a 27 anni diversi eventi della mia vita di svalutazione, bullismo quando ero ragazzo, più la scarsa fiducia dei miei genitori nelle mie capacità mi hanno fatto crescere insicuro, con poca socialità e quant'altro. Però da alcuni anni sto sforzandomi di migliorare, ogni passo è però carico di tanto peso, ma riconosco comunque che ho fatto molti passi avanti. Allenandomi all'imperturbabilità riesco a rimanere sereno di fronte alla vita e ad acquisire quella tranquillità che mi porta abbastanza fiducia in me stesso e serenità perchè disattiva quell'ansia a cui i miei genitori e la mia vita mi hanno sempre abituato. Ero riuscito a rimanere più imperturbabile (ma non del tutto, lo ammetto, visto che dentro sentivo comunque un po' di rabbia) di fronte a diversi eventi che prima mi avrebbero scosso, ma appena qualcuno si rivolge in maniera scortese e maleducata nei miei confronti senza giustificazione purtroppo vado in posizione di "attacco" e tendo a rispondere con la stessa moneta (specialmente se si tratta di un estraneo e non di un mio amico o conoscente), e quindi se la persona alza la voce la alzo anche io, e cerco di avere la meglio nella discussione, ma le altre persone anche se sono palesemente in torto e glielo dimostro con la logica non lo accettano e sono disposte pure a negare l'evidenza: la conclusione è che poi io dopo la discussione mi sento svuotato e scombussolato e per 2-3 giorni sto male. Volevo chiedervi se è realistico rimanere imperturbabili in ogni situazione, senza proprio provare emozioni a tutte le scortesie e maleducazioni degli altri, o se questo è un obiettivo irrealistico e quindi la cosa più sensata sarebbe semplicemente allenarsi a rispondere in modo funzionale e non disfunzionale, ma essendo consapevoli che probabilmente la totale imperturbabilità non può mai arrivare
Buongiorno. Mi sembra di leggere che la situazione che le provoca disagio derivi da un giudizio che muove verso le sue reazioni. L'imperturbabilità spesso è un meccanismo di difesa che ci consente di evitare di contattare emozioni e parti di noi che non riteniamo accettabili. Entrare in contatto in modo consapevole con queste parti e imparare a contattare le emozioni in modo sano, consente di avere reazioni altrettanto sane, il che non significa imperturbabili. Uno spazio terapeutico potrebbe essere utile per intraprendere questo percorso di ri-scoperta e accettazione di sè.
Resto a disposizione.
Dott.ssa Alessia Della Bella
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Hai 27 anni e sei già un piccolo saggio. Hai già imparato molto di come funzionano le cose in questo nostro mondo ma altre lezioni ti aspettano. Dipende da che persona vuoi essere, che vuoi diventare. Vuoi essere uno che subisce o uno che lotta per ciò che è giusto? Giusto intendo per te stesso, per la tua integrità, per i tuoi principi ... considerando una enorme verità, ovvero che anche tu nel tuo piccolo puoi fare la differenza. Vuoi dunque fare qualcosa per te stesso e per gli altri? ti avviso però, dopo dovrai gestire il boomerang dei sensi di colpa, delle frasi dirette, dei pugni incassati e restituiti. Tu puoi vivere tranquillo ed essere in armonia e in pace con tutti basta che non confondi tranquillità e armonia con la codardia e indifferenza. Sta tutto lì... segui la tua anima e quello che ti suggerisce, vedrai che con il tempo ti rafforzerai e tutto ti sarà più chiaro
Gentile utente, buon pomeriggio,
la sua riflessione finale è molto saggia. Infatti è più realistico e sano allenarsi a rispondere in modo consapevole e funzionale, piuttosto che aspirare a una totale imperturbabilità. E lei è già sulla buona strada, ma con una buona confidenza e pazienza verso la vita ci si accorge che a volte anche la riposta se così possiamo definirla, dovrebbe essere una libera scelta senza sentirsi obbligati dalle circostanze o dai comportamenti acquisiti.
La reazione di “attacco” che descrive in risposta alla maleducazione altrui è comprensibile. Nasce da un bisogno profondo di giustizia e di protezione del proprio valore. Tuttavia, quando questa reazione porta a un malessere prolungato, può essere utile esplorare modalità alternative di risposta, che le permettano di tutelarsi senza perdere la sua serenità ed il benessere.
Le emozioni, anche quelle spiacevoli, hanno una funzione evolutiva: ci segnalano quando qualcosa ci tocca, ci ferisce o ci mette in allerta. L’obiettivo non è eliminarle, ma imparare a gestirle in modo funzionale, come lei stesso ha già intuito.
Le auguro di continuare con gentilezza e pazienza verso se stesso, verso la preziosità in cui ogni passo, anche piccolo, è una conquista. Se lo desidera, può valutare un percorso psicologico per approfondire e consolidare queste risorse interiori.
Resto a disposizione per eventuali richieste, sia in presenza che in modalità online.
Un caro saluto.
Dr.ssa Manuela Valentini
la sua riflessione finale è molto saggia. Infatti è più realistico e sano allenarsi a rispondere in modo consapevole e funzionale, piuttosto che aspirare a una totale imperturbabilità. E lei è già sulla buona strada, ma con una buona confidenza e pazienza verso la vita ci si accorge che a volte anche la riposta se così possiamo definirla, dovrebbe essere una libera scelta senza sentirsi obbligati dalle circostanze o dai comportamenti acquisiti.
La reazione di “attacco” che descrive in risposta alla maleducazione altrui è comprensibile. Nasce da un bisogno profondo di giustizia e di protezione del proprio valore. Tuttavia, quando questa reazione porta a un malessere prolungato, può essere utile esplorare modalità alternative di risposta, che le permettano di tutelarsi senza perdere la sua serenità ed il benessere.
Le emozioni, anche quelle spiacevoli, hanno una funzione evolutiva: ci segnalano quando qualcosa ci tocca, ci ferisce o ci mette in allerta. L’obiettivo non è eliminarle, ma imparare a gestirle in modo funzionale, come lei stesso ha già intuito.
Le auguro di continuare con gentilezza e pazienza verso se stesso, verso la preziosità in cui ogni passo, anche piccolo, è una conquista. Se lo desidera, può valutare un percorso psicologico per approfondire e consolidare queste risorse interiori.
Resto a disposizione per eventuali richieste, sia in presenza che in modalità online.
Un caro saluto.
Dr.ssa Manuela Valentini
Buongiorno, si direi di sì. L'imperturbabilità è un po' un mito generato dal fatto che noi vorremmo non soffrire e non farci toccare dalle emozioni, soprattutto negative. Anche se poi questo significa non vivere fino in fondo le emozioni positive. Le sue reazioni sono un segnale delle ferite che probabilmente si porta dentro fin dagli episodi che racconta all'inizio della sua comunicazione. La strade mi sembra senz'altro occuparsi di queste ferite con una terapia e poi attraverso questo percorso comunicare in modo meno faticoso nella sua vita attuale. Se ha bisogno sono a disposizione anche online. Saluti Dario Martelli
Salve. Il desiderio di rimanere imperturbabili di fronte a ogni offesa o maleducazione è comprensibile, tuttavia bisogna riconoscere che la completa assenza di reazione emotiva non è realistica, poiché le emozioni fanno parte dell’essere umano e hanno anche una funzione adattiva. L’obiettivo non dovrebbe quindi essere quello di cancellarle del tutto, ma di imparare a gestirle in modo da non restarne travolti.
Quando una persona la tratta con scortesia, è naturale provare rabbia o fastidio, il punto è come trasformare questa energia in una risposta funzionale. Allenarsi a fermarsi un momento prima di reagire, magari con un respiro profondo o spostando l’attenzione su di sé, permette di scegliere consapevolmente il modo più adatto per rispondere. Così non si nega l’emozione, ma la si utilizza in maniera più utile.
La vera forza non sta quindi nell’essere imperturbabili come se nulla potesse toccarla, ma nel riuscire a mantenere una stabilità interiore che le consenta di non restare a lungo scosso e di recuperare equilibrio più rapidamente. Si tratta di un lavoro graduale, che può essere sostenuto anche da percorsi di consapevolezza come la mindfulness o da un supporto psicologico mirato alla gestione delle emozioni. Un caro saluto
Quando una persona la tratta con scortesia, è naturale provare rabbia o fastidio, il punto è come trasformare questa energia in una risposta funzionale. Allenarsi a fermarsi un momento prima di reagire, magari con un respiro profondo o spostando l’attenzione su di sé, permette di scegliere consapevolmente il modo più adatto per rispondere. Così non si nega l’emozione, ma la si utilizza in maniera più utile.
La vera forza non sta quindi nell’essere imperturbabili come se nulla potesse toccarla, ma nel riuscire a mantenere una stabilità interiore che le consenta di non restare a lungo scosso e di recuperare equilibrio più rapidamente. Si tratta di un lavoro graduale, che può essere sostenuto anche da percorsi di consapevolezza come la mindfulness o da un supporto psicologico mirato alla gestione delle emozioni. Un caro saluto
Buonasera.
L'imperturbabilità del saggio, come la chiamavano antichi filosofi, è una condizione umanamente poco probabile. Le emozioni esistono e anzi sono una delle risorse essenziali per ogni persona. Dunque questo può essere un obiettivo: integrare questa fondamentale parte di sé.
Se vuole possiamo parlarne in un colloquio, anche online.
L'imperturbabilità del saggio, come la chiamavano antichi filosofi, è una condizione umanamente poco probabile. Le emozioni esistono e anzi sono una delle risorse essenziali per ogni persona. Dunque questo può essere un obiettivo: integrare questa fondamentale parte di sé.
Se vuole possiamo parlarne in un colloquio, anche online.
Gentile utente le consiglio di intraprendere un percorso di supporto psicologico per vedere meglio questi vissuti che ha descritto.
Sarei felice di accompagnarla in questo percorso.
Se dovesse avere dei dubbi, può contattarmi premendo il tasto 'messaggio' sul mio profilo.
Resto a disposizione attraverso consulenze online.
Dott. Luca Rochdi
Sarei felice di accompagnarla in questo percorso.
Se dovesse avere dei dubbi, può contattarmi premendo il tasto 'messaggio' sul mio profilo.
Resto a disposizione attraverso consulenze online.
Dott. Luca Rochdi
Salve paziente anonimo
La disregolazione emotiva ( il non riuscire a gestire le emozioni) o essere imperturbabile sono due reazioni diverse ma un po' estreme che nascondono appunto una incapacità a riconoscere e gestire appunto le emozioni che sono sempre delle energie ( naturali che tutti proviamo e che ci aiutano a difenderci ansia paura rabbia hanno una funzione positiva) il vero problema sorge se io le provo sempre o non le so appunto gestire
Le consiglio un buon percorso terapeutico mirato alla miglior conoscenza di se è gestione delle emozioni esistono molte tecniche che possono aiutarla a vivere meglio e in serenità
Dott lorenzini Maria santa psicoterapeuta
La disregolazione emotiva ( il non riuscire a gestire le emozioni) o essere imperturbabile sono due reazioni diverse ma un po' estreme che nascondono appunto una incapacità a riconoscere e gestire appunto le emozioni che sono sempre delle energie ( naturali che tutti proviamo e che ci aiutano a difenderci ansia paura rabbia hanno una funzione positiva) il vero problema sorge se io le provo sempre o non le so appunto gestire
Le consiglio un buon percorso terapeutico mirato alla miglior conoscenza di se è gestione delle emozioni esistono molte tecniche che possono aiutarla a vivere meglio e in serenità
Dott lorenzini Maria santa psicoterapeuta
Buonasera, rispondo direttamente riguardo al tuo dubbio: la totale imperturbabilità in ogni situazione è irrealistica.
Essere esseri umani significa avere emozioni; anche chi coltiva una grande stabilità interiore può provare fastidio, rabbia o irritazione di fronte a comportamenti palesemente scorretti o aggressivi. L’obiettivo non è eliminare le emozioni, ma gestirle in modo funzionale . In altre parole, non si tratta di reprimere la rabbia o il disappunto, ma di rispondere senza farsi travolgere da impulsi automatici che poi ti svuotano.
Un approccio realistico e utile può includere:
1. Consapevolezza emotiva: riconoscere subito cosa senti quando qualcuno ti provoca, senza giudicarti. Dare un nome all’emozione è il primo passo per non esserne dominato.
2. Regolazione dell’azione: imparare strategie di risposta funzionale, come respirazione profonda, pausa prima di replicare, uso di frasi neutre che fermino l’escalation (“Capisco, ma non sono d’accordo”), senza dover “avere la meglio”.
3. Ristrutturazione cognitiva: osservare che spesso il conflitto non cambia la realtà dei fatti e che l’energia spesa per convincere l’altro è spesso vana, mentre puoi scegliere dove indirizzare la tua energia in modo costruttivo.
4. Allenamento graduale: esporre te stesso a piccoli episodi quotidiani mantenendo l’atteggiamento funzionale, rinforzando la fiducia nelle tue risposte e riducendo progressivamente il malessere post-conflitto.
Quindi l’imperturbabilità totale non è un obiettivo realistico né necessario, mentre ciò che puoi raggiungere è una STABILITA' EMOTIVA, che ti permetta di rispondere senza farti travolgere, anche quando provi rabbia o fastidio. La presenza di emozioni è una risorsa che puoi imparare ad usare con consapevolezza.
Quello che potresti fare è integrare la mindfulness e la pratica del Voice Dialogue ( in un percorso terapeutico) per esplorare le diverse parti di te stesso (la parte ansiosa, la parte imperturbabile, la parte che desidera “avere la meglio”), osservando come interagiscono e imparando a scegliere consapevolmente quale parte far prevalere nelle situazioni conflittuali. Questo ti aiuterebbe a gestire le "scortesie" esterne senza sentirti svuotato nei giorni successivi. Un cordiale saluto
Dott.ssa Marzia Mazzavillani
Psicologa clinica - Voice Dialogue - Mindfulness - Dreamwork
Essere esseri umani significa avere emozioni; anche chi coltiva una grande stabilità interiore può provare fastidio, rabbia o irritazione di fronte a comportamenti palesemente scorretti o aggressivi. L’obiettivo non è eliminare le emozioni, ma gestirle in modo funzionale . In altre parole, non si tratta di reprimere la rabbia o il disappunto, ma di rispondere senza farsi travolgere da impulsi automatici che poi ti svuotano.
Un approccio realistico e utile può includere:
1. Consapevolezza emotiva: riconoscere subito cosa senti quando qualcuno ti provoca, senza giudicarti. Dare un nome all’emozione è il primo passo per non esserne dominato.
2. Regolazione dell’azione: imparare strategie di risposta funzionale, come respirazione profonda, pausa prima di replicare, uso di frasi neutre che fermino l’escalation (“Capisco, ma non sono d’accordo”), senza dover “avere la meglio”.
3. Ristrutturazione cognitiva: osservare che spesso il conflitto non cambia la realtà dei fatti e che l’energia spesa per convincere l’altro è spesso vana, mentre puoi scegliere dove indirizzare la tua energia in modo costruttivo.
4. Allenamento graduale: esporre te stesso a piccoli episodi quotidiani mantenendo l’atteggiamento funzionale, rinforzando la fiducia nelle tue risposte e riducendo progressivamente il malessere post-conflitto.
Quindi l’imperturbabilità totale non è un obiettivo realistico né necessario, mentre ciò che puoi raggiungere è una STABILITA' EMOTIVA, che ti permetta di rispondere senza farti travolgere, anche quando provi rabbia o fastidio. La presenza di emozioni è una risorsa che puoi imparare ad usare con consapevolezza.
Quello che potresti fare è integrare la mindfulness e la pratica del Voice Dialogue ( in un percorso terapeutico) per esplorare le diverse parti di te stesso (la parte ansiosa, la parte imperturbabile, la parte che desidera “avere la meglio”), osservando come interagiscono e imparando a scegliere consapevolmente quale parte far prevalere nelle situazioni conflittuali. Questo ti aiuterebbe a gestire le "scortesie" esterne senza sentirti svuotato nei giorni successivi. Un cordiale saluto
Dott.ssa Marzia Mazzavillani
Psicologa clinica - Voice Dialogue - Mindfulness - Dreamwork
Salve, mi spiace molto per la situazione che descrive poichè comprendo il disagio che può sperimentare e quanto sia impattante sulla sua vita quotidiana. Ritengo fondamentale che lei possa richiedere un consulto psicologico al fine di esplorare la situazione con ulteriori dettagli, elaborare pensieri e vissuti emotivi connessi e trovare strategie utili per fronteggiare i momenti particolarmente problematici onde evitare che la situazione possa irrigidirsi ulteriormente.
Credo che un consulto con un terapeuta cognitivo comportamentale possa aiutarla ad identificare quei pensieri rigidi, disfunzionali e maladattivi che le impediscono il benessere desiderato mantenendo la sofferenza in atto e possa soprattutto aiutarla a parlare con se stesso utilizzando parole più costruttive.
Credo che anche un approccio EMDR possa esserle utile al fine di rielaborare il materiale traumatico connesso ad eventi del passato che possono aver contribuito alla genesi della sofferenza attuale.
Resto a disposizione, anche online.
Cordialmente, dott FDL
Credo che un consulto con un terapeuta cognitivo comportamentale possa aiutarla ad identificare quei pensieri rigidi, disfunzionali e maladattivi che le impediscono il benessere desiderato mantenendo la sofferenza in atto e possa soprattutto aiutarla a parlare con se stesso utilizzando parole più costruttive.
Credo che anche un approccio EMDR possa esserle utile al fine di rielaborare il materiale traumatico connesso ad eventi del passato che possono aver contribuito alla genesi della sofferenza attuale.
Resto a disposizione, anche online.
Cordialmente, dott FDL
Salve, innanzitutto voglio dirle che dalle sue parole emerge con chiarezza un percorso personale importante, fatto di consapevolezza, di impegno e di desiderio autentico di crescita. Non è affatto scontato sapersi osservare con la lucidità con cui lei descrive le sue esperienze, né riconoscere i progressi compiuti nonostante le difficoltà. Questo dimostra che ha già sviluppato delle risorse preziose, che meritano di essere consolidate e rafforzate. Rispetto alla sua domanda, credo sia molto importante chiarire un aspetto centrale. La cosiddetta imperturbabilità totale, intesa come una condizione in cui non si provano emozioni di fronte alle scortesie o alle provocazioni altrui, non è un obiettivo realistico. Le emozioni, comprese la rabbia e l’irritazione, sono risposte naturali e fisiologiche che ci segnalano quando qualcosa minaccia i nostri confini o viola il nostro senso di giustizia. Non è quindi possibile, né auspicabile, smettere di provare emozioni. Quello che è invece possibile e utile è imparare a gestire il modo in cui queste emozioni vengono espresse e a scegliere comportamenti più funzionali, in linea con i suoi obiettivi di benessere. Ciò che lei descrive, cioè il sentirsi svuotato e scombussolato nei giorni successivi a una lite, deriva proprio dal fatto che in quei momenti l’ansia e la rabbia prendono il sopravvento e la spingono a reagire alzando la voce, entrando in uno scontro che, anche se la fa sentire di avere ragione, non le lascia una sensazione di equilibrio interiore. È comprensibile che reagisca così, perché la sua storia personale di svalutazioni e mancanza di fiducia ha probabilmente reso per lei molto sensibile ogni situazione in cui percepisce mancanza di rispetto. Il punto, però, non è annullare questa sensibilità, ma piuttosto imparare a incanalarla in modo che non le tolga energia dopo. In ottica cognitivo comportamentale, il lavoro utile da fare sarebbe quello di imparare a distinguere tra emozione e comportamento. Non può impedire a se stesso di sentire rabbia quando qualcuno la tratta con maleducazione, ma può imparare a non reagire automaticamente alzando la voce. Questo significa esercitarsi a fare una piccola pausa prima di rispondere, a respirare profondamente per calmare l’attivazione fisiologica e a scegliere parole più assertive che le permettano di esprimere il suo disaccordo senza entrare in una dinamica distruttiva. Questo non è un segno di debolezza, ma al contrario è una grande prova di forza, perché implica controllo e capacità di non farsi trascinare dal comportamento dell’altro. Ciò che lei sta già facendo, cioè allenarsi alla calma e all’imperturbabilità, è una base preziosa. Probabilmente l’obiettivo più sano e realistico non è non provare emozioni, ma ridurre la loro intensità e imparare a non esserne sopraffatto. Con il tempo e la pratica, può arrivare a vivere le situazioni di maleducazione come episodi spiacevoli, ma non tali da rovinarle i giorni successivi. Questo significa trasformare la sua energia da reattiva a proattiva, conservando lucidità e serenità anche di fronte a persone che non accettano la logica o negano l’evidenza. In conclusione, la totale imperturbabilità, come assenza assoluta di emozioni, non è un obiettivo realistico. Quello che invece può raggiungere, con esercizio costante e strategie mirate, è la capacità di mantenere il controllo delle sue risposte, proteggendo il suo equilibrio interiore e non lasciando che l’atteggiamento altrui condizioni il suo benessere per giorni. In questo senso, l’allenamento che sta portando avanti è già un cammino valido, che con qualche strumento in più potrà diventare ancora più efficace. Resto a disposizione. Dott. Andrea Boggero
Salve, ha già riconosciuto le origini dell’ansia, gli automatismi appresi e sta cercando di trasformarli con impegno e lucidità, e questo è un risultato tutt’altro che scontato.
Rispetto alla sua domanda, è importante sottolineare che l’imperturbabilità totale non è un obiettivo realistico, né sano. Le emozioni, anche quelle scomode come la rabbia, hanno una funzione evolutiva e comunicativa. Non sentirle o volerle eliminare del tutto significherebbe anestetizzarsi, non rafforzarsi. Il vero obiettivo non è non provare nulla, ma imparare a riconoscere l’attivazione emotiva e scegliere come rispondere, senza lasciarsene travolgere. È comprensibile che, dopo vissuti di svalutazione e aggressività subita, si attivino reazioni difensive come l’attacco, specialmente quando sente di essere trattato ingiustamente. Lavorare su questi trigger può essere molto utile, ad esempio con approcci come la psicoterapia umanistica, che aiuta a rielaborare il nucleo profondo dell’identità e del valore personale, oppure con l’EMDR, che può facilitare la desensibilizzazione di esperienze passate che ancora condizionano il presente. Anche pratiche di Mindfulness possono sostenerla nell’osservare la rabbia senza giudicarla, ma nemmeno lasciarle il timone della risposta. Allenarsi a una comunicazione assertiva, cioè chiara ma non reattiva, è più utile della ricerca di un controllo rigido delle emozioni. Continui a coltivare questa parte calma e consapevole che ha costruito con fatica. È una base solida su cui può davvero costruire un equilibrio più stabile. Saluti, dott.ssa Sandra Petralli
Rispetto alla sua domanda, è importante sottolineare che l’imperturbabilità totale non è un obiettivo realistico, né sano. Le emozioni, anche quelle scomode come la rabbia, hanno una funzione evolutiva e comunicativa. Non sentirle o volerle eliminare del tutto significherebbe anestetizzarsi, non rafforzarsi. Il vero obiettivo non è non provare nulla, ma imparare a riconoscere l’attivazione emotiva e scegliere come rispondere, senza lasciarsene travolgere. È comprensibile che, dopo vissuti di svalutazione e aggressività subita, si attivino reazioni difensive come l’attacco, specialmente quando sente di essere trattato ingiustamente. Lavorare su questi trigger può essere molto utile, ad esempio con approcci come la psicoterapia umanistica, che aiuta a rielaborare il nucleo profondo dell’identità e del valore personale, oppure con l’EMDR, che può facilitare la desensibilizzazione di esperienze passate che ancora condizionano il presente. Anche pratiche di Mindfulness possono sostenerla nell’osservare la rabbia senza giudicarla, ma nemmeno lasciarle il timone della risposta. Allenarsi a una comunicazione assertiva, cioè chiara ma non reattiva, è più utile della ricerca di un controllo rigido delle emozioni. Continui a coltivare questa parte calma e consapevole che ha costruito con fatica. È una base solida su cui può davvero costruire un equilibrio più stabile. Saluti, dott.ssa Sandra Petralli
Gentile utente,
la sua analisi è pertinente e rivela una capacità riflessiva importante e una consapevolezza delle sue dinamiche psicologiche.
Lei si concentra soprattutto sulla gestione delle emozioni e ha identificato i due estremi dell'argomento: essere imperturbabili, quindi senza mostrare reazione alcuna, oppure cedere all'impulso e reagire in modo veemente. Come spesso accade, la verità è nel giusto mezzo.
Le emozioni, per loro natura, sono spontanee e non possiamo impedire che emergano. Sono estremamente utili e necessarie perché ci danno informazioni immediate e sincere sui nostri bisogni primari, sul bisogno di sicurezza e sui nostri valori più intimi. E' importante imparare ad ascoltare le emozioni e lasciare che abbiano il loro spazio per esprimere queste informazioni. Questo consente di preparare la riposta adeguata e proporzionata dal punto di vista comportamentale o di elaborazione cognitiva: adeguata significa la risposta che risulta più vantaggiosa per noi stessi in termini di benessere psicologico.
La sua storia, probabilmente, le ha suggerito che proteggersi dalla travolgente forza delle emozioni, nascondendole o sopprimendole, sia una buona strategia per non soffrire e per mantenere equilibrio. Ma, come si è accorto, in qualche modo le emozioni trovano il loro modo di sfogarsi e causano comportamenti impulsivi spesso irrefrenabili che lasciano strascichi importanti sul suo benessere, anche per svariati giorni a seguire.
L'obiettivo non è quello di reprimere le emozioni, anche quelle più negative come quelle derivanti dall'ansia o dagli eventi del suo passato, ma di imparare a lasciarle fluire per comprenderle e consentirle di funzionare bene anche in momenti difficili. Lottare contro questa nostra caratteristica umana non solo è inutile, ma anche controproducente perché ci allontana da un senso di armonia e soddisfazione per la propria vita quotidiana.
Provo a spiegarle la situazione che sta vivendo con una metafora: immagini di essere su un kayak che scivola lungo la corrente di un fiume. Ci sono ostacoli, rapide, e tratti più facili. La sua esperienza le ha lasciato lividi e ha arrestato più volte la sua corsa. Allora ha scelto di essere insensibile ai nuovi urti con le rocce in certi casi, e in altri casi di affrontarle con impeto, rabbia e sfrontatezza. Ma entrambe le soluzioni le lasciano segni negativi, traumi e rallentamenti... il suo viaggio in kayak (cioè la sua vita) è un rimbalzo continuo tra situazioni difficili.
C'è però un modo diverso di guidare il suo kayak: ed è quello di capire la natura del suo percorso, di anticipare le difficoltà e scegliere la direzione migliore, di assecondare quel tratto insidioso, sapendo che sarà duro ma che subito dopo avrà un tratto più semplice. Ma, più di ogni altra cosa, imparerà a godersi il suo viaggio, a guardarsi intorno e scoprire il bello della vita, scoprire che ci sono altri canoisti come lei con cui affrontare le difficoltà e supportarsi a vicenda, acquisire sempre più saggezza e fiducia nelle sue capacità per rendere il prossimo tratto insidioso più semplice da affrontare.
Il mio consiglio per lei è di affidarsi a un supporto psicologico e intraprendere un percorso per la migliore gestione delle sue emozioni, così come dei pensieri intrusivi che derivano dalla loro presenza o repressione. Finalmente, potrà guidare il suo kayak senza essere in balia delle onde e schiavo delle emozioni, ma diventando protagonista di tutte le sue scelte e del suo benessere.
Se lo desidera, posso darle maggiori informazioni su un percorso di questo tipo e seguirla professionalmente, anche online.
Le auguro il meglio, Dott. Antonio Cortese
la sua analisi è pertinente e rivela una capacità riflessiva importante e una consapevolezza delle sue dinamiche psicologiche.
Lei si concentra soprattutto sulla gestione delle emozioni e ha identificato i due estremi dell'argomento: essere imperturbabili, quindi senza mostrare reazione alcuna, oppure cedere all'impulso e reagire in modo veemente. Come spesso accade, la verità è nel giusto mezzo.
Le emozioni, per loro natura, sono spontanee e non possiamo impedire che emergano. Sono estremamente utili e necessarie perché ci danno informazioni immediate e sincere sui nostri bisogni primari, sul bisogno di sicurezza e sui nostri valori più intimi. E' importante imparare ad ascoltare le emozioni e lasciare che abbiano il loro spazio per esprimere queste informazioni. Questo consente di preparare la riposta adeguata e proporzionata dal punto di vista comportamentale o di elaborazione cognitiva: adeguata significa la risposta che risulta più vantaggiosa per noi stessi in termini di benessere psicologico.
La sua storia, probabilmente, le ha suggerito che proteggersi dalla travolgente forza delle emozioni, nascondendole o sopprimendole, sia una buona strategia per non soffrire e per mantenere equilibrio. Ma, come si è accorto, in qualche modo le emozioni trovano il loro modo di sfogarsi e causano comportamenti impulsivi spesso irrefrenabili che lasciano strascichi importanti sul suo benessere, anche per svariati giorni a seguire.
L'obiettivo non è quello di reprimere le emozioni, anche quelle più negative come quelle derivanti dall'ansia o dagli eventi del suo passato, ma di imparare a lasciarle fluire per comprenderle e consentirle di funzionare bene anche in momenti difficili. Lottare contro questa nostra caratteristica umana non solo è inutile, ma anche controproducente perché ci allontana da un senso di armonia e soddisfazione per la propria vita quotidiana.
Provo a spiegarle la situazione che sta vivendo con una metafora: immagini di essere su un kayak che scivola lungo la corrente di un fiume. Ci sono ostacoli, rapide, e tratti più facili. La sua esperienza le ha lasciato lividi e ha arrestato più volte la sua corsa. Allora ha scelto di essere insensibile ai nuovi urti con le rocce in certi casi, e in altri casi di affrontarle con impeto, rabbia e sfrontatezza. Ma entrambe le soluzioni le lasciano segni negativi, traumi e rallentamenti... il suo viaggio in kayak (cioè la sua vita) è un rimbalzo continuo tra situazioni difficili.
C'è però un modo diverso di guidare il suo kayak: ed è quello di capire la natura del suo percorso, di anticipare le difficoltà e scegliere la direzione migliore, di assecondare quel tratto insidioso, sapendo che sarà duro ma che subito dopo avrà un tratto più semplice. Ma, più di ogni altra cosa, imparerà a godersi il suo viaggio, a guardarsi intorno e scoprire il bello della vita, scoprire che ci sono altri canoisti come lei con cui affrontare le difficoltà e supportarsi a vicenda, acquisire sempre più saggezza e fiducia nelle sue capacità per rendere il prossimo tratto insidioso più semplice da affrontare.
Il mio consiglio per lei è di affidarsi a un supporto psicologico e intraprendere un percorso per la migliore gestione delle sue emozioni, così come dei pensieri intrusivi che derivano dalla loro presenza o repressione. Finalmente, potrà guidare il suo kayak senza essere in balia delle onde e schiavo delle emozioni, ma diventando protagonista di tutte le sue scelte e del suo benessere.
Se lo desidera, posso darle maggiori informazioni su un percorso di questo tipo e seguirla professionalmente, anche online.
Le auguro il meglio, Dott. Antonio Cortese
Gentile utente,
non appena ho letto la parola da lei utilizzata “imperturbabilità” mi ha molto colpito. È difficile e anche poco funzionale essere imperturbabili alle cose della vita. In qualsiasi momento e con qualsiasi legame e relazione siamo, come essere umani, soggetti a provare emozioni sia positive che negative. Come dice giustamente lei, forse è maggiormente di aiuto imparare a gestire e capire il significato della sua ansia in base alle esperienze vissute e, di conseguenza, utilizzarla in modo funzionale nella vita di tutti i giorni. L’attacco nel momento in cui si sente giudicato o più vulnerabili o semplicemente arrabbiato a causa di litigi o critiche da parte degli altri è una difesa che potenzialmente potremmo avere tutti, c’è poi chi utilizza più la fuga invece che l’attacco. Forse, anche per rispondere in maniera più efficace alle critiche e ai giudizi, imparare a comprendere quale ferita tocca in noi in modo specifica e che ci può procurare ansia la porterà pian piano ad un sollievo maggiore. Le consiglio comunque, se limitante e preponderante, un percorso psicologico che la possa aiutare in questo.
Un caro saluto, mi rendo disponibile per qualsiasi informazione. Dott.ssa Sara Vento
non appena ho letto la parola da lei utilizzata “imperturbabilità” mi ha molto colpito. È difficile e anche poco funzionale essere imperturbabili alle cose della vita. In qualsiasi momento e con qualsiasi legame e relazione siamo, come essere umani, soggetti a provare emozioni sia positive che negative. Come dice giustamente lei, forse è maggiormente di aiuto imparare a gestire e capire il significato della sua ansia in base alle esperienze vissute e, di conseguenza, utilizzarla in modo funzionale nella vita di tutti i giorni. L’attacco nel momento in cui si sente giudicato o più vulnerabili o semplicemente arrabbiato a causa di litigi o critiche da parte degli altri è una difesa che potenzialmente potremmo avere tutti, c’è poi chi utilizza più la fuga invece che l’attacco. Forse, anche per rispondere in maniera più efficace alle critiche e ai giudizi, imparare a comprendere quale ferita tocca in noi in modo specifica e che ci può procurare ansia la porterà pian piano ad un sollievo maggiore. Le consiglio comunque, se limitante e preponderante, un percorso psicologico che la possa aiutare in questo.
Un caro saluto, mi rendo disponibile per qualsiasi informazione. Dott.ssa Sara Vento
Buongiorno, la sua riflessione mette in luce il conflitto tra l'aspirazione a rimanere imperturbabili e la realtà emotiva che si manifesta in situazioni di confronto e tensione. È naturale, soprattutto per chi ha vissuto esperienze di svalutazione e bullismo, sviluppare una sensibilità particolare verso le interazioni sociali che possono sembrare una minaccia. La sua aspirazione a mantenere una calma costante può essere vista come un desiderio di proteggere se stesso da ulteriori ferite, ma è importante riconoscere che l'imperturbabilità assoluta potrebbe non essere né possibile né desiderabile. Le emozioni, anche quando negative, svolgono un ruolo cruciale come segnali di ciò che è importante per noi e di come le esperienze passate continuano a influenzare il nostro presente. È fondamentale non giudicarsi troppo duramente per le reazioni che ha, ma piuttosto considerare cosa queste reazioni raccontano di sé e delle sue esperienze. L'approccio psicoanalitico che seguo esplora come le esperienze interiori inconsce influenzano le reazioni esterne, scoprendo i modi in cui i desideri e le difese si intrecciano per influenzare la sua percezione e azioni. Attraverso un'esplorazione profonda e senza giudizio, è possibile capire meglio questi meccanismi e trovare un modo di affrontare le emozioni in modo che siano al servizio del suo benessere, piuttosto che ostacolo.
Se desidera approfondire queste dinamiche e lavorare su queste esperienze per trovare un equilibrio più sostenibile e sereno, sono qui per offrirle ascolto e sostegno in un ambiente sicuro e attento.
Cordialmente, dottoressa Laura Lanocita.
Se desidera approfondire queste dinamiche e lavorare su queste esperienze per trovare un equilibrio più sostenibile e sereno, sono qui per offrirle ascolto e sostegno in un ambiente sicuro e attento.
Cordialmente, dottoressa Laura Lanocita.
Salve. La sua domanda è molto profonda e mostra una grande introspezione. L'obiettivo di una totale imperturbabilità è oltremodo irrealistico. L'essere umano è un essere emotivo e le emozioni, anche quelle negative come la rabbia o la tristezza, sono segnali importanti, che vanno riconosciuti e accolti.
Il vero obiettivo non è l'assenza di emozioni, ma la capacità di gestirle in modo funzionale. È normale che la maleducazione e l'ingiustizia le scatenino una reazione. La rabbia che prova è una risposta naturale a un confine che viene superato. Il problema non è provare la rabbia, ma la reazione che ne consegue: sentirsi svuotato e stare male per giorni. Il suo obiettivo, che mi sembra lei abbia già ben intuito, è proprio quello di allenarsi a rispondere in modo funzionale. Questo significa:
- Riconoscere l'emozione: Essere consapevole che sta provando rabbia, senza giudicarsi per questo.
- Comprendere la causa: Chiedersi perché quella situazione la ha toccato così profondamente. Spesso la rabbia di fronte a un estraneo che ti tratta male risveglia ferite passate.
- Scegliere la risposta: Invece di reagire d'impulso, prendersi un momento per decidere come agire. La calma e l'imperturbabilità di cui parla non sono l'assenza di emozione, ma la capacità di mantenere il controllo di fronte all'emozione.
Se vuole approfondire questi aspetti e lavorare su come gestire al meglio queste reazioni ed emozioni, le consiglio di intraprendere un percorso terapeutico. Saluti
Il vero obiettivo non è l'assenza di emozioni, ma la capacità di gestirle in modo funzionale. È normale che la maleducazione e l'ingiustizia le scatenino una reazione. La rabbia che prova è una risposta naturale a un confine che viene superato. Il problema non è provare la rabbia, ma la reazione che ne consegue: sentirsi svuotato e stare male per giorni. Il suo obiettivo, che mi sembra lei abbia già ben intuito, è proprio quello di allenarsi a rispondere in modo funzionale. Questo significa:
- Riconoscere l'emozione: Essere consapevole che sta provando rabbia, senza giudicarsi per questo.
- Comprendere la causa: Chiedersi perché quella situazione la ha toccato così profondamente. Spesso la rabbia di fronte a un estraneo che ti tratta male risveglia ferite passate.
- Scegliere la risposta: Invece di reagire d'impulso, prendersi un momento per decidere come agire. La calma e l'imperturbabilità di cui parla non sono l'assenza di emozione, ma la capacità di mantenere il controllo di fronte all'emozione.
Se vuole approfondire questi aspetti e lavorare su come gestire al meglio queste reazioni ed emozioni, le consiglio di intraprendere un percorso terapeutico. Saluti
Non è tanto la logica della discussione a pesare, quanto il significato profondo che quelle parole assumono per lei, come se andassero a toccare una ferita antica legata al non essere riconosciuto. Per questo, più che chiedersi se sia possibile non provare alcuna emozione, può essere utile domandarsi cosa significhi per lei desiderare questa totale imperturbabilità. Le emozioni non sono un ostacolo da eliminare, ma segnali che dicono qualcosa di importante del suo rapporto con gli altri e con se stesso. Forse la questione non è diventare insensibile, ma comprendere meglio che cosa si muove dentro di lei quando sente il bisogno di rispondere con forza. Potrebbe riflettere allora su che cosa realmente la ferisce in quelle situazioni e che cosa rappresenta per lei il bisogno di avere la meglio. In questo senso, l’obiettivo non è non sentire più nulla, ma imparare a dare un significato a ciò che sente.
Buongiorno gentile Utente, dal suo racconto emerge con chiarezza quanto impegno e consapevolezza abbia messo nel suo percorso di crescita personale. Il fatto che lei riconosca i condizionamenti della sua storia familiare e delle esperienze di svalutazione subite, e allo stesso tempo si sforzi di costruire un modo diverso di stare al mondo, rappresenta già un risultato importante e non scontato. È evidente che lei abbia sviluppato delle risorse interne, come la ricerca di serenità e l’allenamento all’imperturbabilità, che le hanno permesso di affrontare situazioni che un tempo l’avrebbero destabilizzata molto di più.
Venendo al punto che solleva, credo sia utile sottolineare che la completa imperturbabilità, intesa come assenza totale di reazioni emotive anche di fronte a provocazioni, non è un obiettivo realistico né umano. Le emozioni, anche quelle scomode come la rabbia, hanno una loro funzione adattiva: ci segnalano che qualcosa non va, che c’è stata una violazione dei nostri confini o un’ingiustizia. Il problema, quindi, non è provare rabbia, ma come scegliere di rispondere a partire da quella emozione. Lei ha già colto la differenza tra “rispondere” e “reagire”, e questa consapevolezza è la chiave per trasformare il vissuto di frustrazione successivo.
Può essere molto utile lavorare proprio sulla possibilità di sentire la rabbia senza doverla necessariamente tradurre in un confronto acceso e competitivo con l’altro, soprattutto quando, come giustamente nota, l’altro non è disponibile ad accogliere la logica dei suoi argomenti. In quei casi, il prezzo che lei paga è quello di sentirsi svuotato e scombussolato per giorni. Imparare a scegliere quando vale la pena esporsi e quando invece è più utile proteggere il proprio equilibrio interiore è un passo che le permetterà di trasformare l’idea di imperturbabilità da un ideale irrealistico a una competenza pratica, fondata sull’autoregolazione emotiva e sulla gestione consapevole dei conflitti.
In altre parole, non si tratta di diventare insensibili o impermeabili, ma di poter dire a sé stesso: “sto provando rabbia, è comprensibile, ma scelgo io come e quanto voglio lasciarmi coinvolgere”. Questa capacità, che si può allenare con tecniche specifiche di gestione emotiva e di assertività, la aiuterà a vivere le situazioni conflittuali in maniera più funzionale e meno logorante.
Se dovesse avere bisogno di ulteriori informazioni o di intraprendere un percorso mi trova a disposizione,
Dott. Luca Vocino
Venendo al punto che solleva, credo sia utile sottolineare che la completa imperturbabilità, intesa come assenza totale di reazioni emotive anche di fronte a provocazioni, non è un obiettivo realistico né umano. Le emozioni, anche quelle scomode come la rabbia, hanno una loro funzione adattiva: ci segnalano che qualcosa non va, che c’è stata una violazione dei nostri confini o un’ingiustizia. Il problema, quindi, non è provare rabbia, ma come scegliere di rispondere a partire da quella emozione. Lei ha già colto la differenza tra “rispondere” e “reagire”, e questa consapevolezza è la chiave per trasformare il vissuto di frustrazione successivo.
Può essere molto utile lavorare proprio sulla possibilità di sentire la rabbia senza doverla necessariamente tradurre in un confronto acceso e competitivo con l’altro, soprattutto quando, come giustamente nota, l’altro non è disponibile ad accogliere la logica dei suoi argomenti. In quei casi, il prezzo che lei paga è quello di sentirsi svuotato e scombussolato per giorni. Imparare a scegliere quando vale la pena esporsi e quando invece è più utile proteggere il proprio equilibrio interiore è un passo che le permetterà di trasformare l’idea di imperturbabilità da un ideale irrealistico a una competenza pratica, fondata sull’autoregolazione emotiva e sulla gestione consapevole dei conflitti.
In altre parole, non si tratta di diventare insensibili o impermeabili, ma di poter dire a sé stesso: “sto provando rabbia, è comprensibile, ma scelgo io come e quanto voglio lasciarmi coinvolgere”. Questa capacità, che si può allenare con tecniche specifiche di gestione emotiva e di assertività, la aiuterà a vivere le situazioni conflittuali in maniera più funzionale e meno logorante.
Se dovesse avere bisogno di ulteriori informazioni o di intraprendere un percorso mi trova a disposizione,
Dott. Luca Vocino
Gentile ragazzo,
voler annullare completamente le emozioni non è realistico né desiderabile (rischieremmo di perderci così tante sfumature). Ciò che prova quando riceve un’offesa è assolutamente normale: si tratta di rabbia, una risposta innata che ci aiuta a difenderci di fronte a ciò che percepiamo come una “minaccia”, un torto o quando vengono intaccati i nostri valori personali. È quindi comprensibile che, dopo una forte attivazione emotiva, lei possa sentirsi svuotato e scombussolato.
Le emozioni non possono essere eliminate; tuttavia, all’interno di un percorso psicologico, è possibile imparare a gestirle meglio e a comunicare agli altri in modo funzionale ciò che non è accettabile per noi.
Resto a sua disposizione per qualsiasi chiarimento o per un supporto psicologico.
Un caro saluto,
Dott.ssa Chiara Patricia Bonaventura.
voler annullare completamente le emozioni non è realistico né desiderabile (rischieremmo di perderci così tante sfumature). Ciò che prova quando riceve un’offesa è assolutamente normale: si tratta di rabbia, una risposta innata che ci aiuta a difenderci di fronte a ciò che percepiamo come una “minaccia”, un torto o quando vengono intaccati i nostri valori personali. È quindi comprensibile che, dopo una forte attivazione emotiva, lei possa sentirsi svuotato e scombussolato.
Le emozioni non possono essere eliminate; tuttavia, all’interno di un percorso psicologico, è possibile imparare a gestirle meglio e a comunicare agli altri in modo funzionale ciò che non è accettabile per noi.
Resto a sua disposizione per qualsiasi chiarimento o per un supporto psicologico.
Un caro saluto,
Dott.ssa Chiara Patricia Bonaventura.
Gentile utente
Capisco bene quello che racconta e l’impegno che sta mettendo per gestire le proprie reazioni. È normale che alcune situazioni continuino a far emergere disagio emotivo: restare totalmente imperturbabili in ogni circostanza è un obiettivo irrealistico. Concentrarsi invece su come rispondere in modo funzionale, riconoscendo le emozioni che emergono, è un traguardo concreto e sostenibile. Se vuole, possiamo incontrarci per parlarne insieme e trovare modi per affrontare queste situazioni, valorizzando i progressi già fatti.
Capisco bene quello che racconta e l’impegno che sta mettendo per gestire le proprie reazioni. È normale che alcune situazioni continuino a far emergere disagio emotivo: restare totalmente imperturbabili in ogni circostanza è un obiettivo irrealistico. Concentrarsi invece su come rispondere in modo funzionale, riconoscendo le emozioni che emergono, è un traguardo concreto e sostenibile. Se vuole, possiamo incontrarci per parlarne insieme e trovare modi per affrontare queste situazioni, valorizzando i progressi già fatti.
Buongiorno gentile utente. Ringrazio di aver condiviso in questo spazio le tue preoccupazioni. Ti do del tu data la giovane età se non è un problema. Mi dispiace molto quanto stai vivendo. E' una situazione molto comune quella di non sentirsi sostenuti dalla rete familiare o amicale, sentirsi continuamente svalutati da chi si ama di più. Mi dispiace che hai subito anche il bullismo.
E' bello il fatto che hai preso in mano la situazione cercando di migliorarti ed allenandoti all'imperturbabilità. Innanzitutto devi essere fiero dei risultati che hai ottenuto finora poiché racconti di aver fatto molti passi avanti.
Attenzione però perché essere imperturbabili non significa essere insensibili o apatici. L'obiettivo all'imperturbabilità non è realistico in quel senso ma è un ideale che si può raggiungere come capacità di gestire le proprie emozioni e reazioni rimanendo calmi e centrati anche nelle avversità. Questa forma realistica di imperturbabilità, definita anche equanimità o atarassia, implica una profonda consapevolezza di sé e l'abilità di osservare le emozioni senza fuggirle o attaccarsi ad esse, sviluppando resilienza e una stabilità interiore nel tempo.
Ecco perché non è realistico l'ideale estremo:
Non significa essere insensibili: diventare un muro di gomma alle difficoltà non è l'obiettivo.
Rischi di apatia: l'idea di un'imperturbabilità totale può portare a un'indifferenza emotiva che oscura l'esperienza umana, come accade in certe condizioni psichiatriche.
Fuggire dalle emozioni non è una soluzione: la vera imperturbabilità non consiste nello spegnere le emozioni, ma nel saperle gestire senza lasciarsi sopraffare.
Ora ti mostro come mai è realistico l'ideale pratico (equanimità):
Si basa sulla consapevolezza: si tratta di sviluppare l'abilità di osservare i propri pensieri, sentimenti e reazioni senza giudizio.
È una capacità allenabile: come un muscolo, la capacità di rimanere centrati si può esercitare e migliorare con pratiche come la meditazione e la consapevolezza.
Permette di gestire le difficoltà: l'equanimità non elimina le avversità, ma fornisce gli strumenti per affrontarle con maggiore calma e lucidità.
Favorisce il benessere: accettare e gestire le emozioni, invece di evitarle, porta a una maggiore serenità e a un senso di controllo interiore.
Si applica nella vita quotidiana: è la capacità di non farsi trascinare dal piacere e dalla sofferenza, ma di vedere le cose per quello che sono, mantenendo un equilibrio interiore.
Non è un lavoro semplice ma se ti fai aiutare da uno/a psicologo/a non ti sentirai solo nell'affrontare il percorso. Quello che posso offrire io è un sostegno psicologico e potrei aiutarti a capire quali tattiche comunicative sono più funzionali quando ti senti sopraffatto da eventi esterni. Avrai notato da te che rispondere con la stessa moneta ti porta solo a sentirti svuotato e scombussolato per gironi e che è meglio dare un altro genere di risposta. Resto qui a disposizione. Se hai bisogno scrivimi così potremmo fissare un appuntamento e parlare a quattr'occhi. Nel frattempo ti saluto e ti auguro di passare una buona domenica.
Dottoressa Angela Atlante
E' bello il fatto che hai preso in mano la situazione cercando di migliorarti ed allenandoti all'imperturbabilità. Innanzitutto devi essere fiero dei risultati che hai ottenuto finora poiché racconti di aver fatto molti passi avanti.
Attenzione però perché essere imperturbabili non significa essere insensibili o apatici. L'obiettivo all'imperturbabilità non è realistico in quel senso ma è un ideale che si può raggiungere come capacità di gestire le proprie emozioni e reazioni rimanendo calmi e centrati anche nelle avversità. Questa forma realistica di imperturbabilità, definita anche equanimità o atarassia, implica una profonda consapevolezza di sé e l'abilità di osservare le emozioni senza fuggirle o attaccarsi ad esse, sviluppando resilienza e una stabilità interiore nel tempo.
Ecco perché non è realistico l'ideale estremo:
Non significa essere insensibili: diventare un muro di gomma alle difficoltà non è l'obiettivo.
Rischi di apatia: l'idea di un'imperturbabilità totale può portare a un'indifferenza emotiva che oscura l'esperienza umana, come accade in certe condizioni psichiatriche.
Fuggire dalle emozioni non è una soluzione: la vera imperturbabilità non consiste nello spegnere le emozioni, ma nel saperle gestire senza lasciarsi sopraffare.
Ora ti mostro come mai è realistico l'ideale pratico (equanimità):
Si basa sulla consapevolezza: si tratta di sviluppare l'abilità di osservare i propri pensieri, sentimenti e reazioni senza giudizio.
È una capacità allenabile: come un muscolo, la capacità di rimanere centrati si può esercitare e migliorare con pratiche come la meditazione e la consapevolezza.
Permette di gestire le difficoltà: l'equanimità non elimina le avversità, ma fornisce gli strumenti per affrontarle con maggiore calma e lucidità.
Favorisce il benessere: accettare e gestire le emozioni, invece di evitarle, porta a una maggiore serenità e a un senso di controllo interiore.
Si applica nella vita quotidiana: è la capacità di non farsi trascinare dal piacere e dalla sofferenza, ma di vedere le cose per quello che sono, mantenendo un equilibrio interiore.
Non è un lavoro semplice ma se ti fai aiutare da uno/a psicologo/a non ti sentirai solo nell'affrontare il percorso. Quello che posso offrire io è un sostegno psicologico e potrei aiutarti a capire quali tattiche comunicative sono più funzionali quando ti senti sopraffatto da eventi esterni. Avrai notato da te che rispondere con la stessa moneta ti porta solo a sentirti svuotato e scombussolato per gironi e che è meglio dare un altro genere di risposta. Resto qui a disposizione. Se hai bisogno scrivimi così potremmo fissare un appuntamento e parlare a quattr'occhi. Nel frattempo ti saluto e ti auguro di passare una buona domenica.
Dottoressa Angela Atlante
Buongiorno,
dalle tue parole emerge chiaramente quanta strada tu abbia già fatto: hai riconosciuto le radici della tua ansia e insicurezza, sei consapevole delle influenze familiari e della storia personale, e stai cercando un tuo modo per gestire le emozioni, senza negarle. Questo è un lavoro molto prezioso, che non tutti hanno il coraggio di affrontare.
Alla tua domanda: rimanere sempre imperturbabili non è realistico. Non perché manchi disciplina, ma perché siamo esseri umani e le emozioni hanno una funzione: segnalano che qualcosa per noi è importante, che c’è un confine che sentiamo violato, o che percepiamo un pericolo. L’obiettivo non è eliminare la reazione emotiva, ma imparare a gestirla in modo che non prenda il controllo su di te.
Il fatto che tu reagisca con rabbia di fronte a scortesia o maleducazione è comprensibile: lì si toccano probabilmente ferite più antiche, legate alla svalutazione e al bullismo. In quel momento non stai rispondendo solo all’estraneo che ti parla male, ma a una lunga storia di mancanza di riconoscimento. Per questo ti senti così svuotato dopo: non è solo la lite in sé, ma il peso simbolico che porta con sé.
Allenarsi all’“imperturbabilità” nel senso assoluto rischia di diventare una nuova gabbia: se punti alla perfezione e non ci arrivi, puoi sentirti di nuovo inadeguato. Più utile è allenarsi a riconoscere la rabbia quando arriva, fare un passo indietro e scegliere come rispondere. Non si tratta di reprimere, ma di canalizzare. Una risposta calma e ferma, che non scivoli nello scontro, è spesso più efficace e ti lascia meno svuotato.
Quindi sì: è più realistico e sano lavorare a risposte funzionali, accettando che provare emozioni di rabbia o irritazione fa parte della condizione umana. La vera libertà non è non sentire, ma non farsi trascinare via.
dalle tue parole emerge chiaramente quanta strada tu abbia già fatto: hai riconosciuto le radici della tua ansia e insicurezza, sei consapevole delle influenze familiari e della storia personale, e stai cercando un tuo modo per gestire le emozioni, senza negarle. Questo è un lavoro molto prezioso, che non tutti hanno il coraggio di affrontare.
Alla tua domanda: rimanere sempre imperturbabili non è realistico. Non perché manchi disciplina, ma perché siamo esseri umani e le emozioni hanno una funzione: segnalano che qualcosa per noi è importante, che c’è un confine che sentiamo violato, o che percepiamo un pericolo. L’obiettivo non è eliminare la reazione emotiva, ma imparare a gestirla in modo che non prenda il controllo su di te.
Il fatto che tu reagisca con rabbia di fronte a scortesia o maleducazione è comprensibile: lì si toccano probabilmente ferite più antiche, legate alla svalutazione e al bullismo. In quel momento non stai rispondendo solo all’estraneo che ti parla male, ma a una lunga storia di mancanza di riconoscimento. Per questo ti senti così svuotato dopo: non è solo la lite in sé, ma il peso simbolico che porta con sé.
Allenarsi all’“imperturbabilità” nel senso assoluto rischia di diventare una nuova gabbia: se punti alla perfezione e non ci arrivi, puoi sentirti di nuovo inadeguato. Più utile è allenarsi a riconoscere la rabbia quando arriva, fare un passo indietro e scegliere come rispondere. Non si tratta di reprimere, ma di canalizzare. Una risposta calma e ferma, che non scivoli nello scontro, è spesso più efficace e ti lascia meno svuotato.
Quindi sì: è più realistico e sano lavorare a risposte funzionali, accettando che provare emozioni di rabbia o irritazione fa parte della condizione umana. La vera libertà non è non sentire, ma non farsi trascinare via.
Buongiorno, la ringrazio per la sua domanda!
Purtroppo le emozioni difficilmente si possono controllare e per questo motivo è anche difficile avere un atteggiamento di totale imperturbabilità.
Pertanto, è normale che a volte, inaspettatamente, si reagisca alle provocazioni in malo modo, soprattutto se queste suscitano in noi emozioni negative quali rabbia o risentimento.
Tuttavia, se a volte non è possibile controllare le emozioni, è altresì possibile controllare il comportamento. In questo senso, potrebbe provare a fermarsi un attimo ad ascoltare l'emozione che prova e quali pensieri la accompagnano. Questo potrebbe permetterle di innescare una' "auto-regolazione emotiva" e consentirle successivamente di trovare un modo per difendersi pacatamente dal suo interlocutore.
Cordialmente,
Dott.ssa Eleonora Mozzani
Purtroppo le emozioni difficilmente si possono controllare e per questo motivo è anche difficile avere un atteggiamento di totale imperturbabilità.
Pertanto, è normale che a volte, inaspettatamente, si reagisca alle provocazioni in malo modo, soprattutto se queste suscitano in noi emozioni negative quali rabbia o risentimento.
Tuttavia, se a volte non è possibile controllare le emozioni, è altresì possibile controllare il comportamento. In questo senso, potrebbe provare a fermarsi un attimo ad ascoltare l'emozione che prova e quali pensieri la accompagnano. Questo potrebbe permetterle di innescare una' "auto-regolazione emotiva" e consentirle successivamente di trovare un modo per difendersi pacatamente dal suo interlocutore.
Cordialmente,
Dott.ssa Eleonora Mozzani
Da quanto descrive, sembra che stia compiendo un percorso di crescita significativo, fondato sulla consapevolezza di sé e sul desiderio di gestire in modo più equilibrato le proprie reazioni emotive. È comprensibile che, di fronte a situazioni percepite come ingiuste o aggressive, emergano impulsi di difesa o di rabbia: si tratta di risposte umane e naturali, che difficilmente possono essere eliminate del tutto.
L’obiettivo, più che raggiungere una completa imperturbabilità, può essere quello di riconoscere le proprie emozioni nel momento in cui si attivano, così da poter scegliere come agire piuttosto che reagire automaticamente. Questo consente di mantenere la propria integrità emotiva senza negare ciò che si prova.
Un percorso psicologico di orientamento cognitivo-costruttivista potrebbe aiutarla ad approfondire il significato che attribuisce a tali situazioni e a costruire strategie più flessibili di regolazione emotiva, favorendo un equilibrio tra assertività e serenità.
Resto a disposizione per qualsiasi dubbio o informazione.
Dott.ssa Roberta Aceto
L’obiettivo, più che raggiungere una completa imperturbabilità, può essere quello di riconoscere le proprie emozioni nel momento in cui si attivano, così da poter scegliere come agire piuttosto che reagire automaticamente. Questo consente di mantenere la propria integrità emotiva senza negare ciò che si prova.
Un percorso psicologico di orientamento cognitivo-costruttivista potrebbe aiutarla ad approfondire il significato che attribuisce a tali situazioni e a costruire strategie più flessibili di regolazione emotiva, favorendo un equilibrio tra assertività e serenità.
Resto a disposizione per qualsiasi dubbio o informazione.
Dott.ssa Roberta Aceto
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