Salve, Sono una ragazza di 17 anni, vivo con i miei genitori e ho due fratelli di 10 e 11 anni in p
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Salve,
Sono una ragazza di 17 anni, vivo con i miei genitori e ho due fratelli di 10 e 11 anni in più di me che ormai vivono nelle loro case. Circa due anni fa, (quindi avevo 15 anni) ho passato un periodo veramente brutto per me. Sono sempre stata davvero tanto legata a uno dei miei fratelli in particolare, e fin da quando ero piccolissima stavamo tutto il giorno insieme, condividevamo tante passioni e potevamo passare ore a parlare tra di noi. Lui era una persona, come me, abbastanza solitario e tranquillo, e addirittura i miei genitori cercavano di spronarlo a uscire di più. Quando avevo circa 15 anni, questo fratello ha fatto un cambiamento radicale. Da un momento all'altro, ha iniziato a uscire praticamente tutte le sere e, quando non lavorava, anche io pomeriggio, ha trovato un suo gruppo di amici con cui sta tuttora e poco dopo anche una ragazza. Ovviamente, non stando più tanto tempo a casa, passavamo veramente molto meno tempo insieme. Dal quel momento è iniziato il periodo peggiore della mia vita penso. Ero entrata in un tunnel di cui non vedevo la fine, piangevo quasi ogni giorno e per ogni minimo problema, mi sentivo di odiare me stessa (tanto da cercare anche di provocarmi dolore da sola attraverso lo schiocco di un elastico sul polso o più raramente dei graffi leggeri), non sopportavo neanche la mia estetica (a volte, nei giorni più stressanti mangiavo tantissimo per poi sentirmi in colpa), non avevo più voglia di fare niente di tutto ciò che prima mi piaceva, ero totalmente senza energie e soprattutto pensavo che questa condizione non sarebbe mai finita. Durante questo periodo ero convinta che tutto ciò derivasse dal rapporto particolare che ho con i miei genitori (con mio padre non ci parlo praticamente mai, e in generale entrambi a volte hanno delle regole su cui sono abbastanza severi), ma non volevo mai ammettere che forse era anche a causa dell'allontanamento da mio fratello. Sono stata così 8 mesi forse, poi anche dopo non stavo benissimo, ma ho iniziato a riprendermi piano piano, e forse lo sto ancora facendo dato che ho ancora diversi punti deboli. Ora, a distanza, di 2 anni dall'inizio di tutto quanto, non solo mi sono resa conto di quanto io stessi male e avessi bisogno di un aiuto che non ho ricevuto, ma inizio anche a prendere consapevolezza del fatto che probabilmente derivava anche dall'allontanamento di mio fratello. Vorrei chiarire che ovviamente la colpa non è sua, lui è giusto che si sia fatto la sua vita e, anzi, sono contentissima per lui perché ora finalmente lo vedo stare bene, ma mi rendo conto che forse prima ero talmente abituata a stare sempre con lui che non riuscivo a stare davvero da sola totalmente. Mi sono ritrovata a passare intere giornate chiusa in casa, in cui c'erano solo i miei genitori, e non sapevo da dove partire per stare meglio. Magari anche prima avevo problemi con me stessa con cui, però, non mi ero mai ritrovata a confrontarmi, invece, essendo rimasta sola, ho dovuto farlo. Scrivo qui perché so che questa non è la piattaforma per fare diagnosi o, ancora di più, sedute dallo psicologo, ma vorrei capire che questo ultimo ragionamento che ho fatto può avere senso.
Vi ringrazio con il cuore per il lavoro che fate ogni giorno.
Buona giornata
Sono una ragazza di 17 anni, vivo con i miei genitori e ho due fratelli di 10 e 11 anni in più di me che ormai vivono nelle loro case. Circa due anni fa, (quindi avevo 15 anni) ho passato un periodo veramente brutto per me. Sono sempre stata davvero tanto legata a uno dei miei fratelli in particolare, e fin da quando ero piccolissima stavamo tutto il giorno insieme, condividevamo tante passioni e potevamo passare ore a parlare tra di noi. Lui era una persona, come me, abbastanza solitario e tranquillo, e addirittura i miei genitori cercavano di spronarlo a uscire di più. Quando avevo circa 15 anni, questo fratello ha fatto un cambiamento radicale. Da un momento all'altro, ha iniziato a uscire praticamente tutte le sere e, quando non lavorava, anche io pomeriggio, ha trovato un suo gruppo di amici con cui sta tuttora e poco dopo anche una ragazza. Ovviamente, non stando più tanto tempo a casa, passavamo veramente molto meno tempo insieme. Dal quel momento è iniziato il periodo peggiore della mia vita penso. Ero entrata in un tunnel di cui non vedevo la fine, piangevo quasi ogni giorno e per ogni minimo problema, mi sentivo di odiare me stessa (tanto da cercare anche di provocarmi dolore da sola attraverso lo schiocco di un elastico sul polso o più raramente dei graffi leggeri), non sopportavo neanche la mia estetica (a volte, nei giorni più stressanti mangiavo tantissimo per poi sentirmi in colpa), non avevo più voglia di fare niente di tutto ciò che prima mi piaceva, ero totalmente senza energie e soprattutto pensavo che questa condizione non sarebbe mai finita. Durante questo periodo ero convinta che tutto ciò derivasse dal rapporto particolare che ho con i miei genitori (con mio padre non ci parlo praticamente mai, e in generale entrambi a volte hanno delle regole su cui sono abbastanza severi), ma non volevo mai ammettere che forse era anche a causa dell'allontanamento da mio fratello. Sono stata così 8 mesi forse, poi anche dopo non stavo benissimo, ma ho iniziato a riprendermi piano piano, e forse lo sto ancora facendo dato che ho ancora diversi punti deboli. Ora, a distanza, di 2 anni dall'inizio di tutto quanto, non solo mi sono resa conto di quanto io stessi male e avessi bisogno di un aiuto che non ho ricevuto, ma inizio anche a prendere consapevolezza del fatto che probabilmente derivava anche dall'allontanamento di mio fratello. Vorrei chiarire che ovviamente la colpa non è sua, lui è giusto che si sia fatto la sua vita e, anzi, sono contentissima per lui perché ora finalmente lo vedo stare bene, ma mi rendo conto che forse prima ero talmente abituata a stare sempre con lui che non riuscivo a stare davvero da sola totalmente. Mi sono ritrovata a passare intere giornate chiusa in casa, in cui c'erano solo i miei genitori, e non sapevo da dove partire per stare meglio. Magari anche prima avevo problemi con me stessa con cui, però, non mi ero mai ritrovata a confrontarmi, invece, essendo rimasta sola, ho dovuto farlo. Scrivo qui perché so che questa non è la piattaforma per fare diagnosi o, ancora di più, sedute dallo psicologo, ma vorrei capire che questo ultimo ragionamento che ho fatto può avere senso.
Vi ringrazio con il cuore per il lavoro che fate ogni giorno.
Buona giornata
Buongiorno,
grazie per la sua condivisione così profonda e sincera.
Il ragionamento che ha fatto ha assolutamente senso. L’allontanamento improvviso di suo fratello — una figura che, dal suo racconto, emerge come un importante punto di riferimento affettivo — può aver contribuito a farla sentire sola e disorientata, soprattutto in un’età così delicata come l’adolescenza.
Quando si è molto legati a qualcuno, una trasformazione nel rapporto può attivare un senso di vuoto che porta con sé emozioni difficili da gestire. In quel momento, come ha intuito anche lei, si è trovata a confrontarsi da sola con aspetti di sé che forse erano già presenti, ma che non aveva ancora avuto modo di affrontare.
Rivolgersi a un professionista può essere un passo prezioso per esplorare queste esperienze e prendersi cura delle proprie fragilità, con il giusto sostegno.
Resto a disposizione,
Dott.ssa Elena Dati
grazie per la sua condivisione così profonda e sincera.
Il ragionamento che ha fatto ha assolutamente senso. L’allontanamento improvviso di suo fratello — una figura che, dal suo racconto, emerge come un importante punto di riferimento affettivo — può aver contribuito a farla sentire sola e disorientata, soprattutto in un’età così delicata come l’adolescenza.
Quando si è molto legati a qualcuno, una trasformazione nel rapporto può attivare un senso di vuoto che porta con sé emozioni difficili da gestire. In quel momento, come ha intuito anche lei, si è trovata a confrontarsi da sola con aspetti di sé che forse erano già presenti, ma che non aveva ancora avuto modo di affrontare.
Rivolgersi a un professionista può essere un passo prezioso per esplorare queste esperienze e prendersi cura delle proprie fragilità, con il giusto sostegno.
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Buongiorno, ti ringrazio per i dettagli che hai fornito così da poter rispondere al meglio ma tenendo sempre conto che servono degli incontri per capire meglio la natura di alcune sensazioni ed emozioni.
All'età in cui tuo fratello si è allontanato o semplicemente ha iniziato ad avere interessi e amici è normale provare fortissime emozioni che provocano spesso enormi dolori. Tuo fratello non ha sbagliato come tu non hai sbagliato, stavate crescendo e vivendo momenti e bisogni diversi. è importante guardarsi con gentilezza a comprendere che i momenti duri ci sono ma come hai vissuto sulla pelle poi migliorano e possono essere degli spunti per migliorarsi ma soprattutto capirsi. Magari quello stato di sofferenza sarebbe emerso anche più avanti in circostanze diverse, è un'occasione per ascoltarsi e cercare di stare meglio.
Il ragionamento che ha fatto è sintomo di grande consapevolezza e ascolto di sè. Se vuole intraprendere un percorso potrebbe essere un buon momento ma è sempre una scelta da affrontare con impegno.
Se lo ritieni necessario sono qua.
Dott.ssa Casumaro Giada
All'età in cui tuo fratello si è allontanato o semplicemente ha iniziato ad avere interessi e amici è normale provare fortissime emozioni che provocano spesso enormi dolori. Tuo fratello non ha sbagliato come tu non hai sbagliato, stavate crescendo e vivendo momenti e bisogni diversi. è importante guardarsi con gentilezza a comprendere che i momenti duri ci sono ma come hai vissuto sulla pelle poi migliorano e possono essere degli spunti per migliorarsi ma soprattutto capirsi. Magari quello stato di sofferenza sarebbe emerso anche più avanti in circostanze diverse, è un'occasione per ascoltarsi e cercare di stare meglio.
Il ragionamento che ha fatto è sintomo di grande consapevolezza e ascolto di sè. Se vuole intraprendere un percorso potrebbe essere un buon momento ma è sempre una scelta da affrontare con impegno.
Se lo ritieni necessario sono qua.
Dott.ssa Casumaro Giada
Cara ragazza,
grazie per aver condiviso con tanta sincerità e profondità una parte così delicata della tua vita. Le tue parole raccontano un vissuto emotivo molto intenso, segnato da un grande cambiamento nelle tue relazioni familiari e da un’esperienza di sofferenza che hai affrontato in un’età già di per sé complessa, quella dell’adolescenza.
Il legame forte con tuo fratello emerge chiaramente come una delle colonne affettive più importanti della tua infanzia e adolescenza. Quando lui ha iniziato a costruire una sua vita, come è naturale che accada crescendo, tu ti sei trovata improvvisamente a confrontarti con un senso di vuoto e solitudine che prima non avevi mai provato. In questo passaggio, ti sei dovuta “riassestare” emotivamente, affrontando forse per la prima volta te stessa senza quel punto di riferimento così centrale.
Il tuo ragionamento è assolutamente sensato: quando una figura affettiva così importante si allontana — anche in modo naturale e sano — può emergere un dolore profondo, spesso sottovalutato da chi ci sta intorno. Non si tratta solo di “sentirsi soli”, ma di dover affrontare un vero e proprio processo di separazione e di riorganizzazione interna, che può far emergere fragilità, insicurezze, paure, e anche difficoltà preesistenti che prima erano “ammortizzate” dalla presenza dell’altro.
Hai fatto anche un'altra riflessione molto importante: restare da sola ti ha messo a contatto con parti di te che forse prima non conoscevi o non volevi vedere. Questo, per quanto doloroso, è anche un segno di grande consapevolezza e di crescita.
I comportamenti che descrivi (il pianto quotidiano, il senso di colpa, i gesti autolesivi, la perdita di interesse per le cose, il disprezzo verso sé stessi) sono tutti segnali importanti di un disagio emotivo che non va ignorato e che merita attenzione. È bello sapere che con il tempo hai iniziato a sentirti meglio, ma è altrettanto importante riconoscere che alcuni “punti deboli”, come dici tu, sono ancora presenti.
Per questo, sarebbe utile e consigliato per approfondire e affrontare davvero queste emozioni rivolgersi a uno specialista, come uno psicologo o una psicoterapeuta. Un percorso di supporto psicologico potrebbe aiutarti a elaborare questi vissuti, a dare un significato più profondo a ciò che hai passato e a costruire nuovi strumenti per affrontare la solitudine, il cambiamento e la relazione con te stessa.
Con affetto e rispetto per il tuo coraggio nel raccontarti,
Dottoressa Silvia Parisi
Psicologa Psicoterapeuta Sessuologa
grazie per aver condiviso con tanta sincerità e profondità una parte così delicata della tua vita. Le tue parole raccontano un vissuto emotivo molto intenso, segnato da un grande cambiamento nelle tue relazioni familiari e da un’esperienza di sofferenza che hai affrontato in un’età già di per sé complessa, quella dell’adolescenza.
Il legame forte con tuo fratello emerge chiaramente come una delle colonne affettive più importanti della tua infanzia e adolescenza. Quando lui ha iniziato a costruire una sua vita, come è naturale che accada crescendo, tu ti sei trovata improvvisamente a confrontarti con un senso di vuoto e solitudine che prima non avevi mai provato. In questo passaggio, ti sei dovuta “riassestare” emotivamente, affrontando forse per la prima volta te stessa senza quel punto di riferimento così centrale.
Il tuo ragionamento è assolutamente sensato: quando una figura affettiva così importante si allontana — anche in modo naturale e sano — può emergere un dolore profondo, spesso sottovalutato da chi ci sta intorno. Non si tratta solo di “sentirsi soli”, ma di dover affrontare un vero e proprio processo di separazione e di riorganizzazione interna, che può far emergere fragilità, insicurezze, paure, e anche difficoltà preesistenti che prima erano “ammortizzate” dalla presenza dell’altro.
Hai fatto anche un'altra riflessione molto importante: restare da sola ti ha messo a contatto con parti di te che forse prima non conoscevi o non volevi vedere. Questo, per quanto doloroso, è anche un segno di grande consapevolezza e di crescita.
I comportamenti che descrivi (il pianto quotidiano, il senso di colpa, i gesti autolesivi, la perdita di interesse per le cose, il disprezzo verso sé stessi) sono tutti segnali importanti di un disagio emotivo che non va ignorato e che merita attenzione. È bello sapere che con il tempo hai iniziato a sentirti meglio, ma è altrettanto importante riconoscere che alcuni “punti deboli”, come dici tu, sono ancora presenti.
Per questo, sarebbe utile e consigliato per approfondire e affrontare davvero queste emozioni rivolgersi a uno specialista, come uno psicologo o una psicoterapeuta. Un percorso di supporto psicologico potrebbe aiutarti a elaborare questi vissuti, a dare un significato più profondo a ciò che hai passato e a costruire nuovi strumenti per affrontare la solitudine, il cambiamento e la relazione con te stessa.
Con affetto e rispetto per il tuo coraggio nel raccontarti,
Dottoressa Silvia Parisi
Psicologa Psicoterapeuta Sessuologa
Buongiorno. Questa potrebbe essere una delle cause che ti hanno portato a vivere in questo modo questi ultimi anni. Sicuramente un cambiamento così drastico non è stato semplice e già averlo riconosciuto è un ottimo passo per poter superare questa situazione.
Grazie per aver condiviso con tanta sincerità e profondità la tua esperienza. È molto significativo che tu stia iniziando a riflettere su ciò che hai vissuto: questa consapevolezza è già un passo importante nel tuo percorso di crescita personale.
Il ragionamento che fai ha assolutamente senso. L’allontanamento di tuo fratello, con cui avevi un legame speciale e molto stretto, ha rappresentato per te una vera e propria perdita: non perché lui ti abbia lasciata o “abbandonata” volontariamente, ma perché la relazione quotidiana che avevate si è interrotta bruscamente. E quando una figura di riferimento così importante cambia ruolo nella nostra vita, può farci sentire smarriti, soli, a volte anche svuotati.
In adolescenza, poi, si è particolarmente sensibili ai cambiamenti nei legami affettivi. Il fatto che ti sia trovata a confrontarti con la solitudine, senza più quella presenza costante al tuo fianco, può aver fatto emergere delle fragilità interiori che prima erano “compensate” dal rapporto con lui.
Hai descritto con grande lucidità un periodo difficile, in cui sembrava non ci fosse via d’uscita. È importante riconoscere quanto sia stato faticoso, ma anche il fatto che, piano piano, stai trovando nuove risorse per stare meglio. Il dolore che hai vissuto ti ha costretta – anche se in modo doloroso – a guardarti dentro e iniziare a conoscerti più a fondo. Questo richiede coraggio, e tu ne hai dimostrato molto.
Ti incoraggio a non rimanere sola con tutto questo. Parlare con un* psicolog* può aiutarti a dare un senso più profondo a quello che hai vissuto e a costruire strumenti nuovi per affrontare le tue fragilità, ma anche per valorizzare le tue risorse, che – da quello che scrivi – non mancano affatto.
Un caro saluto
Il ragionamento che fai ha assolutamente senso. L’allontanamento di tuo fratello, con cui avevi un legame speciale e molto stretto, ha rappresentato per te una vera e propria perdita: non perché lui ti abbia lasciata o “abbandonata” volontariamente, ma perché la relazione quotidiana che avevate si è interrotta bruscamente. E quando una figura di riferimento così importante cambia ruolo nella nostra vita, può farci sentire smarriti, soli, a volte anche svuotati.
In adolescenza, poi, si è particolarmente sensibili ai cambiamenti nei legami affettivi. Il fatto che ti sia trovata a confrontarti con la solitudine, senza più quella presenza costante al tuo fianco, può aver fatto emergere delle fragilità interiori che prima erano “compensate” dal rapporto con lui.
Hai descritto con grande lucidità un periodo difficile, in cui sembrava non ci fosse via d’uscita. È importante riconoscere quanto sia stato faticoso, ma anche il fatto che, piano piano, stai trovando nuove risorse per stare meglio. Il dolore che hai vissuto ti ha costretta – anche se in modo doloroso – a guardarti dentro e iniziare a conoscerti più a fondo. Questo richiede coraggio, e tu ne hai dimostrato molto.
Ti incoraggio a non rimanere sola con tutto questo. Parlare con un* psicolog* può aiutarti a dare un senso più profondo a quello che hai vissuto e a costruire strumenti nuovi per affrontare le tue fragilità, ma anche per valorizzare le tue risorse, che – da quello che scrivi – non mancano affatto.
Un caro saluto
Buongiorno,
io credo che anche se sta un pò meglio le sarebbe molto d'aiuto intraprendere un percorso di sostegno psicologico per dedicare la giusta importanza alle osservazioni che ha fatto e capire che impatto hanno su di lei.
Cordialmente.
Dott.ssa Chantal Danna
io credo che anche se sta un pò meglio le sarebbe molto d'aiuto intraprendere un percorso di sostegno psicologico per dedicare la giusta importanza alle osservazioni che ha fatto e capire che impatto hanno su di lei.
Cordialmente.
Dott.ssa Chantal Danna
Buongiorno, il suo ragionamento mi sembra molto coerente. L'allontanamento di una figura di riferimento, in questo caso suo fratello, può creare un po' di confusione o senso di abbandono. A maggior ragione, sentendosi sola ha prestato più attenzione a se stessa e sono emerse delle sensazioni che, forse, erano già presenti prima, ma a cui non ha fatto caso più di tanto. Volevo congratularmi con lei per la consapevolezza di sè che ha dimostrato con questo messaggio. Non è facile ragionare su se stessi in questo modo, soprattutto alla sua giovane età.
Cara ragazza, i tuoi ragionamenti non sono sbagliati. Avevi un rapporto stretto con tuo fratello e all'improvviso ti sei ritrovata senza. Era evidentemente un tuo punto di riferimento, una relazione importante sulla quale contare sempre. La modalità forse è stata un po' un taglio e in aggiunta non ne hai parlato con nessuno. Gli eventi difficili ci sono nella vita, ma ciò che conta è non essere soli nel momento che succedono. Invece tu, da quanto scrivi, mi sei sembrata molto sola. Questo ingigantisce e diventa difficile affrontare le difficoltà. Se ne hai la possibilità ti consiglio di trovare una terapeuta e ricavarti uno spazio di terapia, che diventi un tuo spazio personale in cui puoi esprimerti ed essere compresa. Sei giovane, quindi se inizi ora è l'ideale, ti risparmi molto dolore inutile per il futuro.
Ti auguro il meglio, non demordere e continua a cercare.
Dott.ssa Irene Buzzoni
Ti auguro il meglio, non demordere e continua a cercare.
Dott.ssa Irene Buzzoni
Gentile utente, da quello che scrive è palpabile come non deve essere stato facile per lei trascorrere il periodo che ha descritto, solo una volta usciti dal tunnel fioriscono le consapevolezze e ci si rende conto di quanto è stato difficile. Decidere da dove partire per stare meglio è una grande sfida che immagino lei stia affrontando in questo momento, le consiglio di fare questo viaggio con un professionista della salute mentale e di affidarsi!
Saluti!
Dott.ssa Giulia Piccinini
Saluti!
Dott.ssa Giulia Piccinini
le sue difficoltà potrebbero essere il segnale di un problema di attaccamento che il cambiamento di vita di suo fratello ha portato fuori. Ma le suggerisco di approfondire le sue difficoltà all'interno di un rapporto psicoterapeutico anche per capire come affrontare le sue difficoltà relazionali. Chiedere aiuto è il primo passo di un lavoro su sè stesso.
Buona serata
Buona serata
Buongiorno,
la ringrazio davvero per le sue parole e per la profondità con cui ha raccontato la sua storia. È evidente che ha una grande capacità di riflessione su di sé, e questo è un passo molto importante e non scontato.
Il ragionamento che ha fatto ha assolutamente senso. Quando siamo molto legati a qualcuno – soprattutto nei periodi dell’infanzia e dell’adolescenza – quella relazione può diventare un vero punto di riferimento, quasi un rifugio emotivo. Se poi quella persona cambia improvvisamente le sue abitudini, come è successo con suo fratello, è normale sentirsi smarriti, soli e anche feriti, pur senza colpe da attribuire.
Il dolore che ha provato, la fatica quotidiana, i comportamenti con cui ha cercato di gestire quel disagio (le abbuffate, l’elastico, l’isolamento), sono tutti segnali che qualcosa dentro stava chiedendo ascolto e attenzione. E forse, come ha intuito, l’allontanamento di suo fratello ha fatto emergere delle fragilità che prima erano tenute un po’ in disparte grazie alla sua presenza.
Il fatto che oggi riesca a rileggere tutto questo con maggiore consapevolezza e che senta il bisogno di parlarne è già un segno di forza, non di debolezza. A volte, prendersi cura di sé significa proprio riconoscere che si è fatto tutto il possibile da soli, ma che può essere utile – e giusto – ricevere un supporto in più.
Se vorrà, parlare con uno psicologo o una psicologa di fiducia potrà offrirle uno spazio sicuro per approfondire queste emozioni, conoscersi meglio e trovare nuovi strumenti per stare bene, anche nella relazione con se stessa.
Un caro saluto,
e grazie a lei per la fiducia.
la ringrazio davvero per le sue parole e per la profondità con cui ha raccontato la sua storia. È evidente che ha una grande capacità di riflessione su di sé, e questo è un passo molto importante e non scontato.
Il ragionamento che ha fatto ha assolutamente senso. Quando siamo molto legati a qualcuno – soprattutto nei periodi dell’infanzia e dell’adolescenza – quella relazione può diventare un vero punto di riferimento, quasi un rifugio emotivo. Se poi quella persona cambia improvvisamente le sue abitudini, come è successo con suo fratello, è normale sentirsi smarriti, soli e anche feriti, pur senza colpe da attribuire.
Il dolore che ha provato, la fatica quotidiana, i comportamenti con cui ha cercato di gestire quel disagio (le abbuffate, l’elastico, l’isolamento), sono tutti segnali che qualcosa dentro stava chiedendo ascolto e attenzione. E forse, come ha intuito, l’allontanamento di suo fratello ha fatto emergere delle fragilità che prima erano tenute un po’ in disparte grazie alla sua presenza.
Il fatto che oggi riesca a rileggere tutto questo con maggiore consapevolezza e che senta il bisogno di parlarne è già un segno di forza, non di debolezza. A volte, prendersi cura di sé significa proprio riconoscere che si è fatto tutto il possibile da soli, ma che può essere utile – e giusto – ricevere un supporto in più.
Se vorrà, parlare con uno psicologo o una psicologa di fiducia potrà offrirle uno spazio sicuro per approfondire queste emozioni, conoscersi meglio e trovare nuovi strumenti per stare bene, anche nella relazione con se stessa.
Un caro saluto,
e grazie a lei per la fiducia.
Salve.
Quello che hai condiviso è molto profondo e toccante, e dimostra una grande capacità di introspezione. Hai messo in parole un’esperienza emotivamente intensa e complessa, ed è già un passo importante verso la consapevolezza e la crescita personale.
Il tuo ragionamento ha assolutamente senso. Quando viviamo un legame molto forte con una persona, come quello che descrivi con tuo fratello, quella relazione può diventare un pilastro fondamentale della nostra identità e del nostro equilibrio emotivo. Se quel pilastro viene a mancare, anche senza che ci sia colpa o intenzione da parte dell’altra persona, possiamo sentirci spaesati, soli, o addirittura "persi".
Nel tuo caso, sembra che tuo fratello abbia rappresentato non solo una figura affettiva importante, ma anche una specie di rifugio emotivo, una fonte di stabilità e compagnia in un ambiente familiare che forse sentivi poco accogliente o distante. La sua assenza improvvisa ha messo in luce una serie di fragilità che, come dici tu, forse c’erano già ma erano “coperte” dal conforto e dalla vicinanza che lui ti offriva.
Il dolore che hai vissuto, il senso di solitudine, il calo di autostima e le difficoltà con il cibo e con il corpo, sono tutte reazioni comprensibili in un momento in cui ti sei trovata a dover affrontare la tua interiorità da sola, forse per la prima volta.
Ciò che colpisce, e va sottolineato con grande rispetto, è la consapevolezza che stai maturando: hai riconosciuto che il tuo malessere non era solo legato ai tuoi genitori, ma anche alla difficoltà di affrontare un cambiamento importante nella tua vita affettiva. Questo tipo di consapevolezza è un segnale positivo, perché ti permette di vedere le cose con più chiarezza e di prenderti cura di te in modo più profondo e autentico.
Il fatto che tu dica: “Mi sono ritrovata a passare intere giornate chiusa in casa, in cui c’erano solo i miei genitori, e non sapevo da dove partire per stare meglio” è anche una fotografia molto chiara di quanto il contesto intorno a te non ti abbia offerto gli strumenti o lo spazio emotivo di cui avevi bisogno.
Infine, è importante ricordare che chiedere aiuto non è un segno di debolezza, ma di forza. Anche solo scrivere questo messaggio è un atto di coraggio. Se puoi, valuta la possibilità di parlare con uno psicologo o uno psicoterapeuta, perché ciò che hai vissuto merita ascolto, attenzione e supporto. Non devi portare tutto questo peso da sola.
Ti mando un grande incoraggiamento e ti auguro di continuare in questo percorso di consapevolezza e guarigione, passo dopo passo.
Se hai altre domande o vuoi parlare ancora, sono qui per te.
Un caloroso saluto.
Dott. Michele Basigli
Gentile Utente,
la sofferenza e le riflessioni che riporta meritano uno spazio di cura e approfondimento. Per cui l'invito è di condividere la sensibilità all'interno di un percorso di psicoterapia che possa aiutarLa a raggiungere un obiettivo desiderato di benessere-equilibrio.
Data la Sua età potrà farlo autonomamente al compimento dei 18 anni, oppure prima con il consenso dei genitori.
Il mio invito è di prendersi cura di questi temi, attraversare il dolore e poter fiorire.
Saluti
la sofferenza e le riflessioni che riporta meritano uno spazio di cura e approfondimento. Per cui l'invito è di condividere la sensibilità all'interno di un percorso di psicoterapia che possa aiutarLa a raggiungere un obiettivo desiderato di benessere-equilibrio.
Data la Sua età potrà farlo autonomamente al compimento dei 18 anni, oppure prima con il consenso dei genitori.
Il mio invito è di prendersi cura di questi temi, attraversare il dolore e poter fiorire.
Saluti
Gentile, quello che ha descritto è un processo molto comune, soprattutto in adolescenza, quando i legami familiari più stretti iniziano a cambiare. In questo caso l’allontanamento di suo fratello potrebbe aver rappresentato una perdita affettiva significativa, che ha reso più visibili e difficili da gestire anche fragilità già presenti. A volte, proprio quando ci troviamo più soli, emergono parti di noi che prima restavano in ombra. Prendere consapevolezza di questo e di altri aspetti è un primo passo importante. Se dovessero persistere difficoltà o bisogno di chiarimenti più profondi, un confronto diretto con uno psicologo potrebbe essere utile.
Un caro saluto.
Un caro saluto.
Salve, penso che il ringraziamento bisogna farlo a lei per quello che è riuscita a tirare fuori e dal modo in cui l'ha fatto.
Ha vissuto un periodo delicato e, come riporta, molto sofferente, tra l'altro in un momento di vita in cui sta ancora costruendo la sua identità. Ha avuto molta forza e coraggio ad affrontare e ragionare rispetto a se stessa e al suo dolore, questo sicuramente è una sua risorsa. Avere la capacità di domandarsi sul perchè ci potrebbero accadere determinate cose costituisce già un passo verso il cambiamento.
Il ragionamento che fa può avere senso certo, nella misura in cui l'aiuta a dare una narrazione "digeribile" a ciò che le è accaduto. Non mi sento di dirle se sia realmente così perchè non ho elementi sufficienti a definirlo, ma quello che posso riportarle è di riservare una parte di quell'amore che dedica a suo fratello per se stessa, poichè così come comprende l'altro, merita anche lei di avere questa comprensione per se stessa.
Le mando un sincero saluto
Ha vissuto un periodo delicato e, come riporta, molto sofferente, tra l'altro in un momento di vita in cui sta ancora costruendo la sua identità. Ha avuto molta forza e coraggio ad affrontare e ragionare rispetto a se stessa e al suo dolore, questo sicuramente è una sua risorsa. Avere la capacità di domandarsi sul perchè ci potrebbero accadere determinate cose costituisce già un passo verso il cambiamento.
Il ragionamento che fa può avere senso certo, nella misura in cui l'aiuta a dare una narrazione "digeribile" a ciò che le è accaduto. Non mi sento di dirle se sia realmente così perchè non ho elementi sufficienti a definirlo, ma quello che posso riportarle è di riservare una parte di quell'amore che dedica a suo fratello per se stessa, poichè così come comprende l'altro, merita anche lei di avere questa comprensione per se stessa.
Le mando un sincero saluto
Cara ragazza,
prima di tutto voglio ringraziarti per il coraggio e la profondità con cui hai raccontato la tua storia. Le tue parole arrivano forti e chiare, e trasmettono quanto tu abbia attraversato un momento difficile, e quanto tu sia capace di guardarti dentro con sincerità e lucidità.
Quello che hai vissuto ha un senso molto profondo, e ciò che scrivi rispetto al legame con tuo fratello e al suo cambiamento ha sicuramente avuto un impatto importante. Quando una figura a cui siamo tanto legati prende una strada diversa — anche giustamente, come dici tu — può farci sentire improvvisamente soli, come se ci mancasse un pezzo importante del nostro mondo. Questo può riaprire ferite più profonde, mettere in luce fragilità che magari prima erano silenziose, e costringerci a confrontarci con parti di noi che avevamo sempre tenuto protette.
Il tuo ragionamento ha molto senso. Anzi, mostra una maturità e una consapevolezza davvero significative. Comprendere che quel dolore poteva essere legato anche all’allontanamento di tuo fratello, e non solo ad altri fattori, è un passo prezioso nel tuo percorso. E anche riconoscere che forse hai iniziato a incontrare per la prima volta davvero “te stessa”, nella solitudine, è un’esperienza intensa e trasformativa, seppur dolorosa.
Se senti che dentro di te ci sono ancora punti deboli che pesano, sappi che non sei sola. Parlare con uno psicologo o una psicologa può aiutarti a prenderti cura di queste parti in modo delicato, rispettoso e profondo, senza dover affrontare tutto da sola.
Ti mando un grande incoraggiamento per il tuo cammino,
e ti ringrazio ancora per aver condiviso la tua voce.
Un caro saluto,
Veronica De Iuliis – Psicologa
prima di tutto voglio ringraziarti per il coraggio e la profondità con cui hai raccontato la tua storia. Le tue parole arrivano forti e chiare, e trasmettono quanto tu abbia attraversato un momento difficile, e quanto tu sia capace di guardarti dentro con sincerità e lucidità.
Quello che hai vissuto ha un senso molto profondo, e ciò che scrivi rispetto al legame con tuo fratello e al suo cambiamento ha sicuramente avuto un impatto importante. Quando una figura a cui siamo tanto legati prende una strada diversa — anche giustamente, come dici tu — può farci sentire improvvisamente soli, come se ci mancasse un pezzo importante del nostro mondo. Questo può riaprire ferite più profonde, mettere in luce fragilità che magari prima erano silenziose, e costringerci a confrontarci con parti di noi che avevamo sempre tenuto protette.
Il tuo ragionamento ha molto senso. Anzi, mostra una maturità e una consapevolezza davvero significative. Comprendere che quel dolore poteva essere legato anche all’allontanamento di tuo fratello, e non solo ad altri fattori, è un passo prezioso nel tuo percorso. E anche riconoscere che forse hai iniziato a incontrare per la prima volta davvero “te stessa”, nella solitudine, è un’esperienza intensa e trasformativa, seppur dolorosa.
Se senti che dentro di te ci sono ancora punti deboli che pesano, sappi che non sei sola. Parlare con uno psicologo o una psicologa può aiutarti a prenderti cura di queste parti in modo delicato, rispettoso e profondo, senza dover affrontare tutto da sola.
Ti mando un grande incoraggiamento per il tuo cammino,
e ti ringrazio ancora per aver condiviso la tua voce.
Un caro saluto,
Veronica De Iuliis – Psicologa
Gentilissima,
grazie di esserti aperta in questo spazio pubblico, descrivendo le tue fragilità. La prima cosa che mi viene da dire è quella di autorizzarti ad accogliere le tue fragilità e il tuo malessere, non sentendoti in colpa. Ognuno di noi ha debolezze e fragilità con cui deve fare i conti. Queste possono spaventare, ma potrebbero essere una strada per crescere, diventare consapevoli, agire verso nostri desideri e bisogni.
La seconda osservazione è che forse stai prendendo coscienza della dipendenza che avevi con tuo fratello, e che questo legame, che come tu dici di forte condivisione, forse ti rassicurava ma non ti ha permesso di sviluppare e rafforzarti come ragazza e nel tuo poter farcela da sola nel mondo. Cogli questa occasione di "crisi" per chiedere aiuto ad un collega, per confrontarti e per esprimere disagio, emozioni, anche dolorose, per ritrovarti. Non patologizzando, ma vivendolo come una trasformazione naturale, forse lo vivrai con più leggerezza.
Cordiali saluti
Dott. Carlo Maria Cananzi, psicologo
grazie di esserti aperta in questo spazio pubblico, descrivendo le tue fragilità. La prima cosa che mi viene da dire è quella di autorizzarti ad accogliere le tue fragilità e il tuo malessere, non sentendoti in colpa. Ognuno di noi ha debolezze e fragilità con cui deve fare i conti. Queste possono spaventare, ma potrebbero essere una strada per crescere, diventare consapevoli, agire verso nostri desideri e bisogni.
La seconda osservazione è che forse stai prendendo coscienza della dipendenza che avevi con tuo fratello, e che questo legame, che come tu dici di forte condivisione, forse ti rassicurava ma non ti ha permesso di sviluppare e rafforzarti come ragazza e nel tuo poter farcela da sola nel mondo. Cogli questa occasione di "crisi" per chiedere aiuto ad un collega, per confrontarti e per esprimere disagio, emozioni, anche dolorose, per ritrovarti. Non patologizzando, ma vivendolo come una trasformazione naturale, forse lo vivrai con più leggerezza.
Cordiali saluti
Dott. Carlo Maria Cananzi, psicologo
Ciao, intanto ti ringrazio per la fiducia e per il modo in cui hai raccontato la tua storia. Ci vuole molto coraggio per fermarsi, riflettere su sé stessi e mettere per iscritto emozioni così profonde e complesse. Il fatto che tu l’abbia fatto dimostra una maturità e una consapevolezza che non sono affatto scontate, soprattutto a 17 anni. Quello che stai descrivendo ha davvero molto senso. Dal punto di vista cognitivo-comportamentale, le nostre emozioni, i pensieri e i comportamenti sono strettamente collegati. Quando si rompe un equilibrio importante nella nostra vita, come è successo con il cambiamento del rapporto con tuo fratello, può succedere che il mondo interno venga travolto. La relazione con lui era per te un punto fermo, una fonte di sicurezza, affetto e comprensione. Quando questa relazione è cambiata, è come se fosse venuto a mancare un pilastro, e non è insolito che questo porti a sentirsi persi, soli o confusi. Non perché tu dipendessi in modo sbagliato da lui, ma perché quel legame aveva un valore profondo, e il suo improvviso ridimensionamento ha lasciato uno spazio vuoto difficile da riempire. Non hai colpa per come ti sei sentita, così come non ne ha tuo fratello per essersi costruito una vita più autonoma. Nella crescita, succede spesso che chi ci è più vicino inizi a seguire il proprio percorso. Ma quando questo avviene in modo repentino, senza preparazione o senza strumenti per affrontarlo, può generare una frattura interna. In quel momento, probabilmente ti sei trovata ad affrontare due esperienze insieme: la solitudine e l’incontro con te stessa. E non è per niente facile. L’assenza di distrazioni, di conforto, di compagnia può far emergere dubbi, insicurezze, paure e pensieri che magari prima erano sotto controllo proprio perché c’era qualcuno che, con la sua presenza, ti proteggeva. La tristezza profonda che hai descritto, il senso di colpa, la perdita di piacere nelle attività quotidiane, le difficoltà con il corpo e il cibo, i pensieri negativi su di te: sono tutti segnali importanti, che parlano di un dolore che merita ascolto, comprensione e accoglienza. Il fatto che tu sia riuscita a rialzarti, anche se piano piano, e che oggi tu riesca a guardare quel periodo con un po’ più di chiarezza, è un segno che hai già fatto molta strada. Ma è altrettanto importante non rimanere sola ad affrontare tutto questo. Parlare con un professionista, con uno psicologo, può aiutarti a dare un nome a quello che hai vissuto e a lavorare sui meccanismi che ancora oggi possono causarti disagio o fragilità. Quello che hai intuito è vero: quando siamo costretti a stare soli, emergono le parti più nascoste di noi, e lì può iniziare un lavoro prezioso di conoscenza, accettazione e cambiamento. Non c’è nulla di sbagliato nel sentire la mancanza di un legame profondo, né nel sentire dolore quando quel legame cambia forma. Imparare a stare bene anche con sé stessi, a conoscersi e volersi bene indipendentemente dagli altri, è un percorso che richiede tempo e pazienza, ma che può darti una libertà e una forza nuove. Hai già dimostrato di avere dentro di te le risorse per iniziare questo cammino. Non sottovalutare mai la tua sensibilità e la tua voglia di capire, che sono strumenti potentissimi per crescere. Se puoi, cerca un contesto sicuro in cui parlare di ciò che provi: uno spazio terapeutico può davvero fare la differenza, e non è mai troppo presto per iniziare. Resto a disposizione. Dott. Andrea Boggero
Ciao cara,
Mi permetto di darti del "Tu" perché ho visto che sei molto giovane.
Hai fatto benissimo a scrivere su questa piattaforma e posso ben immaginare quanto non è stato assolutamente facile trascrivere a parole tutta la tua sofferenza emotiva.
Ho letto il tuo messaggio e ti posso dire che non è possibile fare una diagnosi basandomi soltanto sul tuo messaggio perché essa richiede di approfondire e valutare diversi aspetti. Ti posso però dire che dalle tue parole emerge un profondo stato di sofferenza e un chiaro messaggio di richiesta di aiuto.
Il ragionamento che hai fatto potrebbe essere giusto ma in realtà potrebbe essere molto più complesso e causato mantenuto da fattori di cui tu non sei magari consapevole come es. Una sensazione di bassa autostima, inadeguatezza, carenza affettiva o altro ancora.
Per tale ragione ti suggerisco di fare un secondo passo anche se so che richiede molto coraggio perché se lo farai vuol dire mettere in discussione a 360 gradi e lavorare su di te... ossia iniziare un percorso di sostegno psicologico all'interno del quale potrei capire la causa effettiva della tua sofferenza, esprimere ed acquisire consapevolezza della tua sfera emotiva, aumentare la tua autostima, imparare a vivere le relazioni ed eventuali distacco o cambiamenti senza un disagio psicoemotivo pervasivo, ritrovare il tuo benessere psicofisico ed emotivo.
Se vuoi io lavoro a Roma presso lo studio ogni mercoledì e venerdì ma lavoro anche tramite modalità online dal lunedì al venerdì. Prima consulenza sempre gratuita.
Se vorrai fissare una consulenza gratuita sarò ben lieta di poterti conoscere ed aiutare però purtroppo per farlo essendo minorenne ti devo chiedere l'autorizzazione da parte dei tuoi genitori.
Resto a disposizione per qualsiasi informazione e/o domanda.
Un caro saluto
Dott.ssa Chiara Ilardi
Mi permetto di darti del "Tu" perché ho visto che sei molto giovane.
Hai fatto benissimo a scrivere su questa piattaforma e posso ben immaginare quanto non è stato assolutamente facile trascrivere a parole tutta la tua sofferenza emotiva.
Ho letto il tuo messaggio e ti posso dire che non è possibile fare una diagnosi basandomi soltanto sul tuo messaggio perché essa richiede di approfondire e valutare diversi aspetti. Ti posso però dire che dalle tue parole emerge un profondo stato di sofferenza e un chiaro messaggio di richiesta di aiuto.
Il ragionamento che hai fatto potrebbe essere giusto ma in realtà potrebbe essere molto più complesso e causato mantenuto da fattori di cui tu non sei magari consapevole come es. Una sensazione di bassa autostima, inadeguatezza, carenza affettiva o altro ancora.
Per tale ragione ti suggerisco di fare un secondo passo anche se so che richiede molto coraggio perché se lo farai vuol dire mettere in discussione a 360 gradi e lavorare su di te... ossia iniziare un percorso di sostegno psicologico all'interno del quale potrei capire la causa effettiva della tua sofferenza, esprimere ed acquisire consapevolezza della tua sfera emotiva, aumentare la tua autostima, imparare a vivere le relazioni ed eventuali distacco o cambiamenti senza un disagio psicoemotivo pervasivo, ritrovare il tuo benessere psicofisico ed emotivo.
Se vuoi io lavoro a Roma presso lo studio ogni mercoledì e venerdì ma lavoro anche tramite modalità online dal lunedì al venerdì. Prima consulenza sempre gratuita.
Se vorrai fissare una consulenza gratuita sarò ben lieta di poterti conoscere ed aiutare però purtroppo per farlo essendo minorenne ti devo chiedere l'autorizzazione da parte dei tuoi genitori.
Resto a disposizione per qualsiasi informazione e/o domanda.
Un caro saluto
Dott.ssa Chiara Ilardi
Gentile utente,
la consapevolezza che ha espresso con grande lucidità è un segnale importante del suo percorso interiore. Il legame affettivo con suo fratello, i cambiamenti improvvisi e il conseguente senso di solitudine possono aver contribuito profondamente al suo malessere, ma è altrettanto significativo che ora riesca a guardare con maggiore chiarezza ciò che ha vissuto.
Un percorso psicologico potrebbe aiutarla a elaborare queste esperienze e a rafforzare le sue risorse personali, offrendole uno spazio protetto in cui comprendere meglio sé stessa e trovare nuovi strumenti per affrontare le difficoltà.
Rimango a disposizione per qualunque chiarimento.
Dott.ssa Veronica Savio
la consapevolezza che ha espresso con grande lucidità è un segnale importante del suo percorso interiore. Il legame affettivo con suo fratello, i cambiamenti improvvisi e il conseguente senso di solitudine possono aver contribuito profondamente al suo malessere, ma è altrettanto significativo che ora riesca a guardare con maggiore chiarezza ciò che ha vissuto.
Un percorso psicologico potrebbe aiutarla a elaborare queste esperienze e a rafforzare le sue risorse personali, offrendole uno spazio protetto in cui comprendere meglio sé stessa e trovare nuovi strumenti per affrontare le difficoltà.
Rimango a disposizione per qualunque chiarimento.
Dott.ssa Veronica Savio
È evidente che la perdita di quel tempo condiviso con suo fratello abbia aperto in lei uno spazio vuoto che l’ha messa di fronte a emozioni e fragilità rimaste a lungo in secondo piano. Quando un legame così centrale cambia improvvisamente forma, ciò che viene a mancare non è soltanto la presenza dell’altro, ma anche quel senso di riconoscimento, protezione e comprensione che forse non si era mai trovata a vivere senza. Le parole con cui descrive quei mesi dolorosi mostrano quanto profondo sia stato l’impatto di quel cambiamento, e quanto il legame con suo fratello avesse un ruolo nel tenere a bada parti più vulnerabili di sé, forse anche nel proteggerla da alcune domande interiori che in quel momento sono emerse con forza. Le chiederei allora che cosa è riuscita a scoprire di sé in quella solitudine forzata, e quali aspetti della sua interiorità hanno cominciato a farsi sentire più chiaramente, una volta venuto meno quel rifugio condiviso. Può darsi che proprio attraverso quel confronto con il vuoto siano emerse domande nuove, mai formulate prima, che oggi potrebbero diventare una via per avvicinarsi con più delicatezza a chi lei è, al di là di quel legame. Se sentisse il bisogno di continuare a dare voce a tutto questo in uno spazio che possa accoglierla senza giudizio, potrebbe essere utile offrirsi l’opportunità di un luogo dove le sue riflessioni trovino ascolto e tempo per maturare liberamente.
Sicuramente ha avuto molto intuito a comprendere che parte della difficoltà era legata anche al fatto che non ci fosse più come prima suo fratello. Sarebbe da comprendere se il legame con suo fratello era, oltre l'affetto per lui, anche un modo per stare meno con qualcosa più interiore, di difficoltà, non specificato che le suscitava lo stare da sola.
Buongiorno gentile Utente, la ringrazio per le sue parole e per la profondità con cui ha voluto raccontare una parte così importante e delicata della sua storia. Quanto ha scritto mostra già una grande maturità emotiva, una capacità di introspezione rara per la sua età, e il desiderio sincero di comprendere ciò che le è accaduto per poterne uscire con maggiore consapevolezza.
Il suo ragionamento ha profondamente senso. Non soltanto è plausibile, ma rappresenta una comprensione molto lucida di una dinamica affettiva che spesso, nella fase dell’adolescenza, viene vissuta in modo confuso o negato. Quando si ha un legame così profondo con una figura affettiva come un fratello (in particolare un fratello maggiore che diventa una sorta di “rifugio emotivo” e punto di riferimento quotidiano) è naturale che un suo distacco possa generare una frattura, un senso di vuoto e smarrimento. La sua sofferenza non è stata “esagerata” né “sbagliata”: è stata il segno di un legame importante che, pur evolvendo in modo naturale (come spesso accade quando una persona entra in una nuova fase della vita), ha lasciato dentro di lei un’assenza difficile da elaborare.
È importante sottolineare che ciò che ha vissuto non è “colpa” di nessuno. Come lei stessa ha ben detto, suo fratello ha semplicemente iniziato a costruire la propria vita, ma ciò non toglie che, per lei, il cambiamento sia stato doloroso. Spesso si tende a minimizzare questo tipo di sofferenza perché non è legata a una “perdita oggettiva” nel senso classico del termine, ma le separazioni affettive, anche se non definitive, possono avere un impatto emotivo molto forte, specialmente quando ci troviamo in una fase vulnerabile, come l’adolescenza.
Il fatto che abbia iniziato, pian piano, a collegare quel periodo buio non solo al rapporto difficile con i suoi genitori ma anche alla mancanza di suo fratello, mostra quanto sia già su un percorso di guarigione. Si è trovata, forse per la prima volta, a fare i conti con sé stessa, con il silenzio, con aspetti della propria personalità e della propria autostima che prima erano “protetti” dalla presenza rassicurante di qualcuno. Questo processo, per quanto faticoso e a tratti doloroso, è anche una grande occasione di crescita: imparare a stare con sé stessi, a conoscersi davvero, a riconoscere le proprie fragilità senza giudicarsi, è un passaggio essenziale per diventare adulti più liberi, più completi.
In alcuni passaggi del suo racconto si percepisce anche un’esperienza emotiva intensa e complessa, che sarebbe importante approfondire in uno spazio protetto. I momenti in cui ha sentito il bisogno di procurarsi del dolore fisico, o ha avuto comportamenti legati al cibo che l’hanno fatta sentire in colpa, meritano ascolto e accoglienza da parte di un professionista che possa starle accanto senza giudicare, ma con l’intento di aiutarla a comprendere meglio sé stessa e a rafforzare le sue risorse personali.
Il fatto che oggi lei riesca a guardarsi indietro con più lucidità e a porsi domande così importanti è già un ottimo segnale. Le consiglierei, se se la sente, di intraprendere un percorso di sostegno psicologico: non perché ci sia “qualcosa che non va” in lei, ma proprio perché ha dimostrato di essere pronta a comprendersi più a fondo. A volte basta davvero poco (uno spazio di ascolto autentico, uno sguardo esterno attento) per aiutare a rimettere insieme i pezzi in modo più armonico.
Ha già fatto un passo molto significativo scrivendo questo messaggio. Continui ad ascoltarsi con la stessa sensibilità con cui ha scritto oggi.
Se dovesse avere bisogno di ulteriori informazioni o di intraprendere un percorso mi trova a disposizione,
Dott. Luca Vocino
Il suo ragionamento ha profondamente senso. Non soltanto è plausibile, ma rappresenta una comprensione molto lucida di una dinamica affettiva che spesso, nella fase dell’adolescenza, viene vissuta in modo confuso o negato. Quando si ha un legame così profondo con una figura affettiva come un fratello (in particolare un fratello maggiore che diventa una sorta di “rifugio emotivo” e punto di riferimento quotidiano) è naturale che un suo distacco possa generare una frattura, un senso di vuoto e smarrimento. La sua sofferenza non è stata “esagerata” né “sbagliata”: è stata il segno di un legame importante che, pur evolvendo in modo naturale (come spesso accade quando una persona entra in una nuova fase della vita), ha lasciato dentro di lei un’assenza difficile da elaborare.
È importante sottolineare che ciò che ha vissuto non è “colpa” di nessuno. Come lei stessa ha ben detto, suo fratello ha semplicemente iniziato a costruire la propria vita, ma ciò non toglie che, per lei, il cambiamento sia stato doloroso. Spesso si tende a minimizzare questo tipo di sofferenza perché non è legata a una “perdita oggettiva” nel senso classico del termine, ma le separazioni affettive, anche se non definitive, possono avere un impatto emotivo molto forte, specialmente quando ci troviamo in una fase vulnerabile, come l’adolescenza.
Il fatto che abbia iniziato, pian piano, a collegare quel periodo buio non solo al rapporto difficile con i suoi genitori ma anche alla mancanza di suo fratello, mostra quanto sia già su un percorso di guarigione. Si è trovata, forse per la prima volta, a fare i conti con sé stessa, con il silenzio, con aspetti della propria personalità e della propria autostima che prima erano “protetti” dalla presenza rassicurante di qualcuno. Questo processo, per quanto faticoso e a tratti doloroso, è anche una grande occasione di crescita: imparare a stare con sé stessi, a conoscersi davvero, a riconoscere le proprie fragilità senza giudicarsi, è un passaggio essenziale per diventare adulti più liberi, più completi.
In alcuni passaggi del suo racconto si percepisce anche un’esperienza emotiva intensa e complessa, che sarebbe importante approfondire in uno spazio protetto. I momenti in cui ha sentito il bisogno di procurarsi del dolore fisico, o ha avuto comportamenti legati al cibo che l’hanno fatta sentire in colpa, meritano ascolto e accoglienza da parte di un professionista che possa starle accanto senza giudicare, ma con l’intento di aiutarla a comprendere meglio sé stessa e a rafforzare le sue risorse personali.
Il fatto che oggi lei riesca a guardarsi indietro con più lucidità e a porsi domande così importanti è già un ottimo segnale. Le consiglierei, se se la sente, di intraprendere un percorso di sostegno psicologico: non perché ci sia “qualcosa che non va” in lei, ma proprio perché ha dimostrato di essere pronta a comprendersi più a fondo. A volte basta davvero poco (uno spazio di ascolto autentico, uno sguardo esterno attento) per aiutare a rimettere insieme i pezzi in modo più armonico.
Ha già fatto un passo molto significativo scrivendo questo messaggio. Continui ad ascoltarsi con la stessa sensibilità con cui ha scritto oggi.
Se dovesse avere bisogno di ulteriori informazioni o di intraprendere un percorso mi trova a disposizione,
Dott. Luca Vocino
Buonasera, grazie per aver condiviso la tua storia e i tuoi pensieri. Mi colpisce molto il modo in cui descrivi il tuo legame speciale con tuo fratello e il dolore che hai provato durante quel periodo difficile. Capisco quanto possa essere stato pesante per te, soprattutto a soli 15 anni, affrontare un senso di perdita e solitudine dopo un cambiamento così radicale nella tua vita. Mi fa piacere sapere che ora stai acquisendo consapevolezza e che stai trovando un equilibrio, e ti accompagno volentieri in questa riflessione.
Da quello che racconti, sembra che il distacco da tuo fratello, combinato con la dinamica con i tuoi genitori, abbia avuto un impatto profondo su di te. È naturale che, in un momento di crescita come l’adolescenza, un cambiamento così significativo possa averti fatto sentire smarrita e, come dici, persino odiarti. Le emozioni che descrivi, il tunnel, la mancanza di energia, i pensieri negativi, sono segnali di un disagio che, a volte, può essere amplificato da fattori come lo stress o la percezione di non essere capita. Il fatto che tu abbia considerato che il rapporto con i tuoi genitori potesse essere una causa è un’intuizione importante: a volte, regole severe o una comunicazione difficile possono influire sul nostro benessere, soprattutto quando ci sentiamo isolati.
Nonostante ciò, la tua presa di consapevolezza suggerisce che hai dentro di te una grande resilienza, anche se magari non te ne rendi conto del tutto. Il fatto che ora ti stia chiedendo se ha senso parlarne con uno psicologo è un segno di maturità e di desiderio di comprendere meglio te stessa, e questa è già una forza.
Riguardo alla tua domanda, sì, potrebbe avere senso consultare uno psicologo. Non perché ci sia qualcosa di “sbagliato” in te, ma perché un professionista può aiutarti a fare ordine in quello che hai vissuto, a elaborare il dolore di quel periodo e a rafforzare la tua autostima. Potresti scoprire che alcuni pensieri negativi sono residui di quel tunnel e che, con il giusto supporto, puoi lasciarli andare del tutto. Inoltre, parlare di come ti sei sentita con i tuoi genitori e tuo fratello potrebbe aiutarti a chiarire eventuali incomprensioni o a trovare un modo per riconnetterti, se lo desideri.
Non devi affrontare tutto subito: a volte basta un dialogo per iniziare a sentirsi più leggeri. Nel frattempo, continua a valorizzare i momenti positivi che stai vivendo, come il fatto di stare bene con te stessa e di apprezzare la tua crescita. Se ti va, potresti anche scrivere i tuoi pensieri, come hai fatto qui, per dargli una forma e alleggerire la mente.
Se hai bisogno, per una chiacchierata o anche solo un chiarimento, io sono qui. Buona giornata e un abbraccio!
Da quello che racconti, sembra che il distacco da tuo fratello, combinato con la dinamica con i tuoi genitori, abbia avuto un impatto profondo su di te. È naturale che, in un momento di crescita come l’adolescenza, un cambiamento così significativo possa averti fatto sentire smarrita e, come dici, persino odiarti. Le emozioni che descrivi, il tunnel, la mancanza di energia, i pensieri negativi, sono segnali di un disagio che, a volte, può essere amplificato da fattori come lo stress o la percezione di non essere capita. Il fatto che tu abbia considerato che il rapporto con i tuoi genitori potesse essere una causa è un’intuizione importante: a volte, regole severe o una comunicazione difficile possono influire sul nostro benessere, soprattutto quando ci sentiamo isolati.
Nonostante ciò, la tua presa di consapevolezza suggerisce che hai dentro di te una grande resilienza, anche se magari non te ne rendi conto del tutto. Il fatto che ora ti stia chiedendo se ha senso parlarne con uno psicologo è un segno di maturità e di desiderio di comprendere meglio te stessa, e questa è già una forza.
Riguardo alla tua domanda, sì, potrebbe avere senso consultare uno psicologo. Non perché ci sia qualcosa di “sbagliato” in te, ma perché un professionista può aiutarti a fare ordine in quello che hai vissuto, a elaborare il dolore di quel periodo e a rafforzare la tua autostima. Potresti scoprire che alcuni pensieri negativi sono residui di quel tunnel e che, con il giusto supporto, puoi lasciarli andare del tutto. Inoltre, parlare di come ti sei sentita con i tuoi genitori e tuo fratello potrebbe aiutarti a chiarire eventuali incomprensioni o a trovare un modo per riconnetterti, se lo desideri.
Non devi affrontare tutto subito: a volte basta un dialogo per iniziare a sentirsi più leggeri. Nel frattempo, continua a valorizzare i momenti positivi che stai vivendo, come il fatto di stare bene con te stessa e di apprezzare la tua crescita. Se ti va, potresti anche scrivere i tuoi pensieri, come hai fatto qui, per dargli una forma e alleggerire la mente.
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