Esperienze


sono laureato in Psicologia Clinica e della Riabilitazione iscritto all’Ordine degli Psicologi della Campania. Inoltre sono laureato in Scienze Politiche,
Mi sto specializzando alla Scuola quadriennale di Specializzazione in Psicoterapia della Gestalt, presso Nea-Zetesis – Istituto di Psicologia umanistico-esistenziale, traspersonale a Napoli.
Sono consapevole che le due competenze si integrino. L’anima individuale non può essere ascoltata se non si tiene conto dei processi socio-economici-istituzionali nei loro continui mutamenti o repliche, anche tragiche, della storia umana. Un paziente vive nei contesti, è influenzato da comunità, è essere in relazione.
Ho maturato un’esperienza venticinquennale nel campo delle politiche sociali, con un approccio psico-sociologico e di comunità. Svolgo attività rispetto al funzionamento dei gruppi di lavoro, nella gestione dei conflitti, nella ricerca-azione come metodologia di analisi e d’intervento, nella progettazione e programmazione sociale in contesti e realtà complesse.
Ora mi sto orientando sempre di più verso la professione clinica per singoli pazienti o per gruppi.
Aree di competenza principali:
- Psicologia clinica
Indirizzi (3)
Via Domenico Fontana 27/9, Napoli
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Pazienti accettati
- Pazienti senza assicurazione sanitaria
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Via Giovanni Merliani 138, Napoli
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4 recensioni
Punteggio generale
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Federica
Mi sono rivolta al Dott Carlo in un momento particolarmente difficile della mia vita, e fin dal primo incontro ho trovato un ambiente accogliente, che mi ha fatto sentire a mio agio e libera di esprimermi.
Con grande empatia, professionalità e ascolto attivo,Carlo è riuscito ad aiutarmi a dare un senso alle emozioni che stavo vivendo, fornendomi gli strumenti giusti per affrontarle. Ogni seduta è stata un passo avanti verso una maggiore consapevolezza di me stessa e, anche se i momenti no capitano sempre, ad oggi mi rendo conto di essere una persona diversa.
Apprezzo molto il suo modo di comunicare: diretto ma sempre rispettoso, profondo ma mai pesante. Grazie a questo percorso sento di aver recuperato fiducia ed equilibrio.
Consiglio vivamente il/la Dott./Dott.ssa [Cognome] a chiunque stia cercando un/una professionista serio/a, umano/a e competente.
Dott. Carlo Cananzi
Grazie Federica, innanzitutto, per la grande stima che hai comunicato nei miei confronti. Due aspetti della tua recensione vorrei sottolineare. La prima è che un buon percorso di sostegno psicologico o terapeutico deve necessariamente avere un elemento di corresponsabilità e fiducia tra psicologo e paziente, ed è questo anche che rafforza consapevolezza e trasforma i pazienti verso una maggiore autenticità con se stessi e con gli altri, nel qui ed ora. Poi, vorrei sottolineare che hai centrato profondamente una parte del mio lavoro: dare parola alle emozioni, che a volte, facciamo fatica a vedere ed esplicitare, per paura, coprendole d'ansia e sensi di colpa, o più pesantemente con altri sintomi, e non riconoscendo i nostri reali bisogni, desideri, le nostre ombre che se svelate, ci aiuterebbero a cambiare. Grazie ancora!
Dott. Carlo Maria Cananzi, psicologo
Maria Cristina
Sono soddisfatta del percorso che sto facendo mi accorgo dell'attenzione dal modo in cui non ho necessità di ripetere nomi o episodi, mi sento accolta, compresa e indirizzata al meglio
A. V.
Mi sono trovato benissimo, grazie ad un approccio umanista attento. Un vero professionista!
Simona
Un professionista eccellente, mi ha cambiato la vita. Empatico, accurato, concentrato sul paziente. Lo consiglierei a chiunque.
Risposte ai pazienti
ha risposto a 3 domande da parte di pazienti di MioDottore
Buonasera, mesi fa scrissi su questo portale per quanto riguarda una relazione finita dopo 2 mesi e mezzo circa di frequentazione. In breve: io ho 26 anni e sono di Roma, lui 27 anni e vive a Napoli. Ci siamo conosciuti per caso, lui venne a Roma per conoscermi e in soli 2 mesi e mezzo mi ha dato tantissimo, più di quanto mi hanno dato i miei ex nelle relazioni passate. Premetto che ho avuto quasi sempre relazioni durate 1 anno e mezzo/2.
Mi sono sentita davvero apprezzata, voluta e amata, cosa che non accadeva ormai da anni. Ho sofferto molto per amore nella mia vita, ho subito violenza fisica e psicologica e stetti in cura da uno psicologo per mesi. Così persi la mia autostima e anche la fiducia nel genere maschile.
Ci siamo lasciati a metà marzo e ora che siamo a fine luglio, non riesco a togliermelo dalla testa, sento di provare ancora qualcosa per lui, mi manca tantissimo, è qualcosa di indescrivibile. Mentre scrivo questo messaggio sto piangendo perché sentivo davvero che lui potesse essere la “mia persona”, lui parlava di progetti, diceva che ero quella giusta per lui, che gli ho fatto provare sensazioni che non provava da anni, che ero matura, che mi voleva davvero nella sua vita e chissà, magari se fosse andata avanti, data la tanta chimica che c’era tra noi, di andare a convivere e di avere una famiglia (dato che entrambi pensiamo ad un matrimonio e ad avere figli data ormai la nostra età e pensiamo a realizzarci sotto questo aspetto). Non so cosa fare, mi tormenta l’idea di non averlo più, mi tormenta la domanda “E se tornasse?” ma poi alla fine non mi aspetto nulla per non restarci ancora peggio. Non riesco a conoscere altre persone nonostante io abbia avuto inviti per un caffè o una passeggiata da altri ragazzi, non mi vedo con nessun altro se non con lui. Ho la testa altrove, se fosse per me prenderei il treno per Napoli in questo momento per andarmelo a prendere di nuovo.. Non so più come comportarmi, lui su Instagram mi segue, guarda qualsiasi cosa io faccia, mette likes alle mie foto ma non mi scrive. È un tormento..
Gentilissima,
grazie innanzitutto per aver condiviso questo tuo stato di sofferenza, confusione e blocco che non ti fa guardare avanti, pensando sempre ad una relazione finita, che però, a tuo dire, non aveva particolari problemi. Ti direi di interrogarti prioritariamente e profondamente, sulle ragioni che vi hanno indotto a lasciarvi, poichè dal tuo racconto sembra che era una situazione che ti faceva stare bene, nonostante la distanza. Poi ti chiederei di domandarti quanto la tua storia passata, anche violenta a tuo dire, ti abbia spaventata, condizionata nel costruire un'intimità profonda e duratura con un uomo che aveva rispetto per te. Poichè, da quello che dici, entrambi ancora non avete chiuso interiormente, ti consiglierei di fare chiarezza con un collega su che cosa vuoi da te, analizzare un pò la tua storia per viverti il qui ed ora come desideri, e quali sono le paure o il tuo giudizio interiore che emerge, per cui non puoi decidere di stare bene con te stessa, anche riprendendo, se è questo che desideri , la relazione a distanza con il tuo ex.
Mi auguro che tu possa stare meglio interiormente, o forse hai già trovato la tua strada di maturazione profonda in te stessa e nelle relazioni.
Dott. Carlo Maria Cananzi, psicologo

Salve,
Sono una ragazza di 17 anni, vivo con i miei genitori e ho due fratelli di 10 e 11 anni in più di me che ormai vivono nelle loro case. Circa due anni fa, (quindi avevo 15 anni) ho passato un periodo veramente brutto per me. Sono sempre stata davvero tanto legata a uno dei miei fratelli in particolare, e fin da quando ero piccolissima stavamo tutto il giorno insieme, condividevamo tante passioni e potevamo passare ore a parlare tra di noi. Lui era una persona, come me, abbastanza solitario e tranquillo, e addirittura i miei genitori cercavano di spronarlo a uscire di più. Quando avevo circa 15 anni, questo fratello ha fatto un cambiamento radicale. Da un momento all'altro, ha iniziato a uscire praticamente tutte le sere e, quando non lavorava, anche io pomeriggio, ha trovato un suo gruppo di amici con cui sta tuttora e poco dopo anche una ragazza. Ovviamente, non stando più tanto tempo a casa, passavamo veramente molto meno tempo insieme. Dal quel momento è iniziato il periodo peggiore della mia vita penso. Ero entrata in un tunnel di cui non vedevo la fine, piangevo quasi ogni giorno e per ogni minimo problema, mi sentivo di odiare me stessa (tanto da cercare anche di provocarmi dolore da sola attraverso lo schiocco di un elastico sul polso o più raramente dei graffi leggeri), non sopportavo neanche la mia estetica (a volte, nei giorni più stressanti mangiavo tantissimo per poi sentirmi in colpa), non avevo più voglia di fare niente di tutto ciò che prima mi piaceva, ero totalmente senza energie e soprattutto pensavo che questa condizione non sarebbe mai finita. Durante questo periodo ero convinta che tutto ciò derivasse dal rapporto particolare che ho con i miei genitori (con mio padre non ci parlo praticamente mai, e in generale entrambi a volte hanno delle regole su cui sono abbastanza severi), ma non volevo mai ammettere che forse era anche a causa dell'allontanamento da mio fratello. Sono stata così 8 mesi forse, poi anche dopo non stavo benissimo, ma ho iniziato a riprendermi piano piano, e forse lo sto ancora facendo dato che ho ancora diversi punti deboli. Ora, a distanza, di 2 anni dall'inizio di tutto quanto, non solo mi sono resa conto di quanto io stessi male e avessi bisogno di un aiuto che non ho ricevuto, ma inizio anche a prendere consapevolezza del fatto che probabilmente derivava anche dall'allontanamento di mio fratello. Vorrei chiarire che ovviamente la colpa non è sua, lui è giusto che si sia fatto la sua vita e, anzi, sono contentissima per lui perché ora finalmente lo vedo stare bene, ma mi rendo conto che forse prima ero talmente abituata a stare sempre con lui che non riuscivo a stare davvero da sola totalmente. Mi sono ritrovata a passare intere giornate chiusa in casa, in cui c'erano solo i miei genitori, e non sapevo da dove partire per stare meglio. Magari anche prima avevo problemi con me stessa con cui, però, non mi ero mai ritrovata a confrontarmi, invece, essendo rimasta sola, ho dovuto farlo. Scrivo qui perché so che questa non è la piattaforma per fare diagnosi o, ancora di più, sedute dallo psicologo, ma vorrei capire che questo ultimo ragionamento che ho fatto può avere senso.
Vi ringrazio con il cuore per il lavoro che fate ogni giorno.
Buona giornata
Gentilissima,
grazie di esserti aperta in questo spazio pubblico, descrivendo le tue fragilità. La prima cosa che mi viene da dire è quella di autorizzarti ad accogliere le tue fragilità e il tuo malessere, non sentendoti in colpa. Ognuno di noi ha debolezze e fragilità con cui deve fare i conti. Queste possono spaventare, ma potrebbero essere una strada per crescere, diventare consapevoli, agire verso nostri desideri e bisogni.
La seconda osservazione è che forse stai prendendo coscienza della dipendenza che avevi con tuo fratello, e che questo legame, che come tu dici di forte condivisione, forse ti rassicurava ma non ti ha permesso di sviluppare e rafforzarti come ragazza e nel tuo poter farcela da sola nel mondo. Cogli questa occasione di "crisi" per chiedere aiuto ad un collega, per confrontarti e per esprimere disagio, emozioni, anche dolorose, per ritrovarti. Non patologizzando, ma vivendolo come una trasformazione naturale, forse lo vivrai con più leggerezza.
Cordiali saluti
Dott. Carlo Maria Cananzi, psicologo

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