Salve. Ho sempre sofferto di agitazione, ansia, a volte di attacchi di panico,e ho sempre cercato co
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Salve. Ho sempre sofferto di agitazione, ansia, a volte di attacchi di panico,e ho sempre cercato consolazione nel cibo. Ho provato a seguire una dieta data dalla nutrizionista, in quanto sono in sovrappeso e avendo la fibromialgia devo perdere del peso, ma con scarsi risultati. Prima di seguire una dieta, secondo voi, è il caso di parlare con uno psicologo? Grazie.
Gentile utente, grazie per la condivisione innanzitutto. Comprendo la situazione che descrive, e posso solo immaginare la sua frustrazione rispetto la sua difficoltà nell'autoregolarsi con il cibo. Credo che sì, intraprendere un percorso psicologico possa aiutarla ad esplorare e comprendere le cause del suo difficile rapporto con l'alimentazione, individuando insieme allo specialista delle strategie funzionali per controllare e regolare la sua alimentazione. Resto a disposizione!
cordiali saluti
AV
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Gentile utente,
direi proprio di sì. Non solo per la sua necessità di perdere peso, ma, soprattutto direi, per lavorare su questa ansia che cita. Perché mai dovrebbe conviverci per sempre? La vita può essere molto più soddisfacente di così: È suo diritto, e dovere, far sì che questo relativamente breve e unico viaggio abbia davvero un senso per lei.
Un caro saluto,
Dott.ssa Barbara Persichetti Auteri
direi proprio di sì. Non solo per la sua necessità di perdere peso, ma, soprattutto direi, per lavorare su questa ansia che cita. Perché mai dovrebbe conviverci per sempre? La vita può essere molto più soddisfacente di così: È suo diritto, e dovere, far sì che questo relativamente breve e unico viaggio abbia davvero un senso per lei.
Un caro saluto,
Dott.ssa Barbara Persichetti Auteri
Salve,
quello che descrive è un vissuto molto comune: quando ansia, agitazione e attacchi di panico diventano faticosi da gestire, può capitare di cercare sollievo nel cibo, che assume una funzione di consolazione più che di nutrimento. In questi casi, seguire una dieta può risultare complicato, perché il problema non riguarda solo cosa e quanto si mangia, ma anche il rapporto emotivo con il cibo.
Per questo motivo, sì: può essere molto utile e consigliabile parlare prima con uno psicologo. Un percorso psicologico le permetterebbe di comprendere meglio i meccanismi che legano ansia ed alimentazione, di sviluppare strategie alternative per gestire l’ansia e di affrontare con più serenità un eventuale percorso nutrizionale. In questo modo, la dieta non diventa una “lotta” contro sé stessi, ma parte di un percorso di benessere più ampio.
Sarebbe utile e consigliato per approfondire rivolgersi ad uno specialista.
Dottoressa Silvia Parisi
Psicologa Psicoterapeuta Sessuologa
quello che descrive è un vissuto molto comune: quando ansia, agitazione e attacchi di panico diventano faticosi da gestire, può capitare di cercare sollievo nel cibo, che assume una funzione di consolazione più che di nutrimento. In questi casi, seguire una dieta può risultare complicato, perché il problema non riguarda solo cosa e quanto si mangia, ma anche il rapporto emotivo con il cibo.
Per questo motivo, sì: può essere molto utile e consigliabile parlare prima con uno psicologo. Un percorso psicologico le permetterebbe di comprendere meglio i meccanismi che legano ansia ed alimentazione, di sviluppare strategie alternative per gestire l’ansia e di affrontare con più serenità un eventuale percorso nutrizionale. In questo modo, la dieta non diventa una “lotta” contro sé stessi, ma parte di un percorso di benessere più ampio.
Sarebbe utile e consigliato per approfondire rivolgersi ad uno specialista.
Dottoressa Silvia Parisi
Psicologa Psicoterapeuta Sessuologa
Salve, quello che porta mette in luce quanto corpo, emozioni e relazioni siano strettamente intrecciati. L’ansia, l’agitazione e la ricerca di consolazione nel cibo non sono soltanto “abitudini da correggere” ma modi in cui, nel tempo, ha trovato una via per regolare stati interni difficili da gestire. In questa prospettiva, il cibo diventa un linguaggio che racconta qualcosa di lei, delle sue emozioni e del suo bisogno di contenimento.
Per questo, prima ancora di aderire rigidamente ad una dieta, può essere prezioso intraprendere un percorso psicologico: non tanto per “eliminare” l’ansia o controllare il comportamento alimentare, quanto per dare spazio e significato a ciò che sta vivendo. Un lavoro psicologico ad orientamento sistemico-relazionale, ad esempio, le permetterebbe di esplorare come le sue emozioni, i suoi sintomi e i suoi comportamenti alimentari si collocano nella sua storia personale e nelle sue relazioni significative.
Parallelamente, il dialogo con la nutrizionista può diventare più fruttuoso se sostenuto da un percorso che la aiuti a trovare dentro di sé nuove modalità di ascolto e cura, così da non vivere il cibo come “nemico” o unica fonte di consolazione.
In altre parole, non è un “o prima la dieta, o prima lo psicologo”, ma piuttosto un “insieme”: partire da un ascolto psicologico può darle basi più solide per affrontare il cambiamento alimentare in modo meno faticoso e più rispettoso dei suoi tempi e del suo mondo interno.
Per questo, prima ancora di aderire rigidamente ad una dieta, può essere prezioso intraprendere un percorso psicologico: non tanto per “eliminare” l’ansia o controllare il comportamento alimentare, quanto per dare spazio e significato a ciò che sta vivendo. Un lavoro psicologico ad orientamento sistemico-relazionale, ad esempio, le permetterebbe di esplorare come le sue emozioni, i suoi sintomi e i suoi comportamenti alimentari si collocano nella sua storia personale e nelle sue relazioni significative.
Parallelamente, il dialogo con la nutrizionista può diventare più fruttuoso se sostenuto da un percorso che la aiuti a trovare dentro di sé nuove modalità di ascolto e cura, così da non vivere il cibo come “nemico” o unica fonte di consolazione.
In altre parole, non è un “o prima la dieta, o prima lo psicologo”, ma piuttosto un “insieme”: partire da un ascolto psicologico può darle basi più solide per affrontare il cambiamento alimentare in modo meno faticoso e più rispettoso dei suoi tempi e del suo mondo interno.
Buonasera.. quando è cominciato questo comportamento consolatorio con il cibo? Essendo sia Psicologa che Fibromialgica posso capire le sue preoccupazioni. in primis la gestione del dolore, poi l'affrontare una scelta cosi importante come una dieta ben specifica. credo che un supporto le sarebbe di aiuto,per capire un pò di più l'origine di questi meccanismi e gestire anche la sintomatologia. un caro saluto
Gentile paziente, la sua domanda è molto pertinente. Spesso il cibo diventa uno strumento consolatorio o una valvola di sfogo per "gestire" emozioni o altre situazioni difficili. Sicuramente l'ideale sarebbe intraprendere entrambi i percorsi.
Cordiali Saluti
Cordiali Saluti
Buongiorno i disturbi della condotta alimentare sopratutto nei comportamenti che sottendono bulimia, sono certamnte da contestualizzare e curare in un setting di psicoterapia; potrebbe essere molto proficuo, visti di disturbi legati alla fibromialgia, inserirsi in un percorso di Mindfulness nello specifico con il protocollo MB Eat che affronta proprio la consapevolezza dei diversi tipi di fame, le emozioni che elicitano la compulsione verso il cibo e le modalità di relazione. Inoltre sarà molto facilitato anche nella gestione del dolore.
Gentile utente,
lei ha già identificato una chiara dinamica psicologica che condiziona il suo rapporto con il cibo e i comportamenti alimentari. La presenza di ansia e panico può generare profondo malessere e presenza di pensieri intrusivi negativi. Il cibo, soprattutto quello calorico e saporito, rappresenta una forma di ricompensa che nell'immediato può dare sollievo rispetto al disagio psicologico.
E' evidente che si crea un circolo vizioso molto pericoloso che non solo riguarda gli aspetti mentali dell'ansia e della ricompensa, ma riguarda anche le conseguenze sull'organismo di un comportamento alimentare disfunzionale.
Il vivo consiglio è di rivolgersi primariamente a uno psicologo/a formatosi nell'ambito dei disturbi del comportamento alimentare e/o dei disturbi d'ansia. Con il supporto del professionista, potrà ricostruire il ciclo dell'ansia e capire da quali situazioni scaturisce più spesso, quali sensazioni determina e quali emozioni disagevoli. Poi osserverà le azioni che compie per mandar via i sintomi dell'ansia, in particolare i comportamenti legati al cibo. Probabilmente, si accorgerà che questi effetti di ricompensa non durano per sempre, anzi tendono a svanire rapidamente. Si crea così una nuova condizione di sensibilità verso gli stimoli ansiogeni e il ciclo ricomincia. Nel frattempo, l'insieme di comportamenti dannosi per l'organismo si accumulano e producono altri effetti sulla salute che lei sta sicuramente osservando da vicino.
Se lo desidera sono a disposizione, anche online.
Le auguro il meglio, Dott. Antonio Cortese
lei ha già identificato una chiara dinamica psicologica che condiziona il suo rapporto con il cibo e i comportamenti alimentari. La presenza di ansia e panico può generare profondo malessere e presenza di pensieri intrusivi negativi. Il cibo, soprattutto quello calorico e saporito, rappresenta una forma di ricompensa che nell'immediato può dare sollievo rispetto al disagio psicologico.
E' evidente che si crea un circolo vizioso molto pericoloso che non solo riguarda gli aspetti mentali dell'ansia e della ricompensa, ma riguarda anche le conseguenze sull'organismo di un comportamento alimentare disfunzionale.
Il vivo consiglio è di rivolgersi primariamente a uno psicologo/a formatosi nell'ambito dei disturbi del comportamento alimentare e/o dei disturbi d'ansia. Con il supporto del professionista, potrà ricostruire il ciclo dell'ansia e capire da quali situazioni scaturisce più spesso, quali sensazioni determina e quali emozioni disagevoli. Poi osserverà le azioni che compie per mandar via i sintomi dell'ansia, in particolare i comportamenti legati al cibo. Probabilmente, si accorgerà che questi effetti di ricompensa non durano per sempre, anzi tendono a svanire rapidamente. Si crea così una nuova condizione di sensibilità verso gli stimoli ansiogeni e il ciclo ricomincia. Nel frattempo, l'insieme di comportamenti dannosi per l'organismo si accumulano e producono altri effetti sulla salute che lei sta sicuramente osservando da vicino.
Se lo desidera sono a disposizione, anche online.
Le auguro il meglio, Dott. Antonio Cortese
Salve, un supporto psicologico può essere molto utile per comprendere il legame tra emozioni e cibo, trovare strategie per gestire ansia e agitazione e vivere con più serenità anche il percorso nutrizionale. Lavorare in parallelo con nutrizionista e psicologo può darle un sostegno completo nel prendersi cura di sé.
Salve, mi spiace molto per la situazione che descrive poichè comprendo il disagio che può sperimentare e quanto sia impattante sulla sua vita quotidiana. Ritengo fondamentale che lei possa richiedere un consulto psicologico al fine di esplorare la situazione con ulteriori dettagli, elaborare pensieri e vissuti emotivi connessi e trovare strategie utili per fronteggiare i momenti particolarmente problematici onde evitare che la situazione possa irrigidirsi ulteriormente.
Credo che un consulto con un terapeuta cognitivo comportamentale possa aiutarla ad identificare quei pensieri rigidi, disfunzionali e maladattivi che le impediscono il benessere desiderato mantenendo la sofferenza in atto e possa soprattutto aiutarla a parlare con se stesso/a utilizzando parole più costruttive.
Credo che anche un approccio EMDR possa esserle utile al fine di rielaborare il materiale traumatico connesso ad eventi del passato che possono aver contribuito alla genesi della sofferenza attuale.
Resto a disposizione, anche online.
Cordialmente, dott FDL
Credo che un consulto con un terapeuta cognitivo comportamentale possa aiutarla ad identificare quei pensieri rigidi, disfunzionali e maladattivi che le impediscono il benessere desiderato mantenendo la sofferenza in atto e possa soprattutto aiutarla a parlare con se stesso/a utilizzando parole più costruttive.
Credo che anche un approccio EMDR possa esserle utile al fine di rielaborare il materiale traumatico connesso ad eventi del passato che possono aver contribuito alla genesi della sofferenza attuale.
Resto a disposizione, anche online.
Cordialmente, dott FDL
Gentile Utente, grazie per questa riflessione condivisa. Sono dispiaciuta nell'apprendere quelle che sono le sue fatiche emotive e le conseguenze che lei stessa riconosce e descrive. Nel suo messaggio parla di "consolazione" e posso comprendere tutte le caratteristiche di questo suo sentire. La relazione con il cibo a volte può essere vissuta in modo disagevole....quando nel cibo riponiamo le nostre sofferenze e in esso vi cerchiamo riparo ne è un chiaro esempio.
Colgo con piacere la sua domanda in merito ad un riferimento psicologico. Anche qui non posso che rimandarle una forte sensibilità e il fatto che autonomamente riconosce necessità e possibili passi da compiere per il suo benessere. Un percorso psicologico-psicoterapeutico potrebbe in effetti giovarle sotto molti punti di vista. Il suo messaggio porta una connessione tra ansia e cibo. A tal riguardo cercare di comprendere in modo dettagliato e approfondito quanto si verifica sia in merito a reazioni ansiogene che relativamente alle conseguenze nel cibo potrebbe donarle maggior chiarezza e le consentirebbe una maggior conoscenza di quanto accade e, pian piano, il motivo per cui il tutto si può verificare. In aggiunta a ciò, nel suo trascritto anticipa di soffrire di fibromialgia e tale condizione richiede una particolare attenzione per il peso corporeo che però al momento non ha riscontrato i risultati attesi. In tal caso, dedicarsi uno spazio in cui definire con calma e tutto il tempo necessario quali pensieri e quali vissuti emotivi si accompagnano nel rapporto con il cibo potrebbe davvero darle giovamento. Quando si cerca consolazione nel cibo, si tenta in qualche modo sanare delle fatiche emotive che non riusciamo in qualche momento e per qualche ragione ad affrontare in modo funzionale. Uno spazio riservato, sicuro e privo di giudizio in cui sia accompagnata nel percorso da un professionista psicologo-psicoterapeuta può darle il sollievo che cerca. Un caro saluto, Dott.ssa Letizia Turchetto
Colgo con piacere la sua domanda in merito ad un riferimento psicologico. Anche qui non posso che rimandarle una forte sensibilità e il fatto che autonomamente riconosce necessità e possibili passi da compiere per il suo benessere. Un percorso psicologico-psicoterapeutico potrebbe in effetti giovarle sotto molti punti di vista. Il suo messaggio porta una connessione tra ansia e cibo. A tal riguardo cercare di comprendere in modo dettagliato e approfondito quanto si verifica sia in merito a reazioni ansiogene che relativamente alle conseguenze nel cibo potrebbe donarle maggior chiarezza e le consentirebbe una maggior conoscenza di quanto accade e, pian piano, il motivo per cui il tutto si può verificare. In aggiunta a ciò, nel suo trascritto anticipa di soffrire di fibromialgia e tale condizione richiede una particolare attenzione per il peso corporeo che però al momento non ha riscontrato i risultati attesi. In tal caso, dedicarsi uno spazio in cui definire con calma e tutto il tempo necessario quali pensieri e quali vissuti emotivi si accompagnano nel rapporto con il cibo potrebbe davvero darle giovamento. Quando si cerca consolazione nel cibo, si tenta in qualche modo sanare delle fatiche emotive che non riusciamo in qualche momento e per qualche ragione ad affrontare in modo funzionale. Uno spazio riservato, sicuro e privo di giudizio in cui sia accompagnata nel percorso da un professionista psicologo-psicoterapeuta può darle il sollievo che cerca. Un caro saluto, Dott.ssa Letizia Turchetto
Gentile utente il trovare rifugio nel cibo, purtroppo, porta ad evitare il problema.
Le consiglio di intraprendere un percorso di supporto psicologico per affrontare gli stati ansiosi che ha descritto.
Sarei felice di accompagnarla in questo percorso.
Se dovesse avere dei dubbi, può contattarmi premendo il tasto 'messaggio' sul mio profilo.
Resto a disposizione attraverso consulenze online.
Dott. Luca Rochdi
Le consiglio di intraprendere un percorso di supporto psicologico per affrontare gli stati ansiosi che ha descritto.
Sarei felice di accompagnarla in questo percorso.
Se dovesse avere dei dubbi, può contattarmi premendo il tasto 'messaggio' sul mio profilo.
Resto a disposizione attraverso consulenze online.
Dott. Luca Rochdi
Salve, provo a risponderle in base alle informazioni qui fornite. Anzitutto può riconoscersi il fatto di aver capito che c'è una relazione tra il suo stato di ansia ed agitazione ed il suo rapporto col cibo. Credo però che sia opportuno approfondire tale argomento con un professionista, quale uno psicologo, perchè non solo può cercare di instaurare un rapporto più sano col cibo ma può anche approfondire gli stati di ansia che la inducono a riversarsi poi su altri elementi o oggetti, quali il cibo stesso. Se vuole, in seguito, può anche seguire una dieta per via della patologia medica di cui è affetta, ma prima o in contemporanea potrebbe stabilire un rapporto più sano col cibo, così che l'eccesso o la restrizione di un alimento non le risuoni nella mente più gravosa. Dott.ssa Virginia Di Gennaro - Psicologa
Salve,
quello che racconta è molto significativo, ansia, agitazione e momenti di panico spesso portano a cercare sollievo nel cibo, che diventa una sorta di “regolatore emotivo”. In queste situazioni, non è soltanto la volontà o la dieta a fare la differenza, ma il modo in cui si gestiscono le emozioni che spingono a mangiare.
Per questo, affiancare al percorso nutrizionale un supporto psicologico può essere molto utile. Non significa abbandonare la dieta o trascurare l’aspetto fisico, piuttosto lavorare sulle radici emotive che rendono difficile seguirla con continuità. Lo psicologo la può aiutare a comprendere meglio i meccanismi che collegano ansia e alimentazione, e a sviluppare strategie alternative al cibo per fronteggiare i momenti di tensione.
Inoltre, convivendo con la fibromialgia, è comprensibile che il suo corpo sia spesso fonte di fatica e dolore, questo può amplificare la sensazione di perdita di controllo e alimentare il bisogno di consolazione. Un lavoro psicologico può quindi sostenerla sia nel percorso di perdita di peso, sia nel trovare un equilibrio più sereno. Un caro saluto
quello che racconta è molto significativo, ansia, agitazione e momenti di panico spesso portano a cercare sollievo nel cibo, che diventa una sorta di “regolatore emotivo”. In queste situazioni, non è soltanto la volontà o la dieta a fare la differenza, ma il modo in cui si gestiscono le emozioni che spingono a mangiare.
Per questo, affiancare al percorso nutrizionale un supporto psicologico può essere molto utile. Non significa abbandonare la dieta o trascurare l’aspetto fisico, piuttosto lavorare sulle radici emotive che rendono difficile seguirla con continuità. Lo psicologo la può aiutare a comprendere meglio i meccanismi che collegano ansia e alimentazione, e a sviluppare strategie alternative al cibo per fronteggiare i momenti di tensione.
Inoltre, convivendo con la fibromialgia, è comprensibile che il suo corpo sia spesso fonte di fatica e dolore, questo può amplificare la sensazione di perdita di controllo e alimentare il bisogno di consolazione. Un lavoro psicologico può quindi sostenerla sia nel percorso di perdita di peso, sia nel trovare un equilibrio più sereno. Un caro saluto
Gentilissima, grazie per il suo messaggio. Risponderei alla sua domanda in modo affermativo: si, credo possa esserle d'aiuto un percorso psicologico. Potrebbe essere interessante riuscire a comprendere in maniera più approfondita la sua ansia, i suoi attacchi il tentativo di riempire e consolare attraverso il cibo. Se il cibo assume questa funzione così delicata potrebbe diventare complesso anche seguire una dieta, in quanto dovrebbe privarsi di momenti regolatori per la sua ansia. Inoltre anche la fibromialgia potrebbe essere un disturbo che le genera difficoltà nella vita quotidiana e anche da questo punto di vista un supporto psicologico potrebbe esserle d'aiuto. Spero di aver risposto in maniera esaustiva alla sua domanda, la saluto cordialmente, Dott. Marco Squarcini
Buongiorno,
la ringrazio per aver condiviso ciò che sta vivendo. È comprensibile che ansia e agitazione possano portarla a cercare sollievo nel cibo: spesso le emozioni influenzano il nostro comportamento alimentare. Un percorso psicologico, affiancato a quello nutrizionale, può essere molto utile: da un lato permette di comprendere meglio il legame tra emozioni e alimentazione, dall’altro aiuta a raggiungere i propri obiettivi in modo più sereno e sostenibile nel tempo.
Resto a disposizione per qualsiasi chiarimento o approfondimento.
Dott.ssa Nicoleta Alina Crimu
la ringrazio per aver condiviso ciò che sta vivendo. È comprensibile che ansia e agitazione possano portarla a cercare sollievo nel cibo: spesso le emozioni influenzano il nostro comportamento alimentare. Un percorso psicologico, affiancato a quello nutrizionale, può essere molto utile: da un lato permette di comprendere meglio il legame tra emozioni e alimentazione, dall’altro aiuta a raggiungere i propri obiettivi in modo più sereno e sostenibile nel tempo.
Resto a disposizione per qualsiasi chiarimento o approfondimento.
Dott.ssa Nicoleta Alina Crimu
Buongiorno, dal tuo racconto emerge un legame molto forte tra emozioni e comportamento alimentare. L’agitazione, l’ansia e gli attacchi di panico che descrivi creano una spinta a cercare conforto nel cibo, trasformandolo in uno strumento per gestire tensioni e stress.
Quando questo meccanismo diventa abituale, seguire una dieta senza affrontare le componenti emotive sottostanti può rivelarsi difficile e NON efficace (come hai sperimentato).
Parlare con uno psicologo prima di iniziare un percorso non è solo utile, ma essenziale. Un lavoro terapeutico ti permetterebbe di esplorare le cause emotive della fame emotiva, identificare i momenti in cui il cibo diventa consolazione e sviluppare strategie concrete per regolare ansia e agitazione senza ricorrere automaticamente all’alimentazione.
Questo non significa sostituire la dieta, ma affiancarla con strumenti per gestire le emozioni e il comportamento alimentare in modo più consapevole, aumentando così le possibilità di successo anche nel dimagrimento e nel mantenimento del peso.
In caso di disturbi alimentari veri e propri, è sempre indispensabile lavorare in team, coinvolgendo nutrizionista, psicologo e, se necessario, altri professionisti sanitari. Lo psicologo diventa una figura fondamentale perché può guidare la gestione delle emozioni, supportare la motivazione e aiutare a prevenire ricadute, coordinandosi con gli altri per garantire un approccio integrato e sicuro.
ti suggerisco di iniziare un percorso che integri la gestione dell’ansia e degli attacchi di panico con la consapevolezza emotiva legata al cibo, con esercizi di mindfulness, strategie di autoregolazione emotiva che possono aiutarti a costruire un rapporto più equilibrato con il cibo e con il tuo corpo, favorendo anche il benessere generale legato alla fibromialgia. Un cordiale saluto,
Dott.ssa Marzia Mazzavillani
Psicologa clinica - Voice Dialogue - Mindfulness - Dreamwork
Quando questo meccanismo diventa abituale, seguire una dieta senza affrontare le componenti emotive sottostanti può rivelarsi difficile e NON efficace (come hai sperimentato).
Parlare con uno psicologo prima di iniziare un percorso non è solo utile, ma essenziale. Un lavoro terapeutico ti permetterebbe di esplorare le cause emotive della fame emotiva, identificare i momenti in cui il cibo diventa consolazione e sviluppare strategie concrete per regolare ansia e agitazione senza ricorrere automaticamente all’alimentazione.
Questo non significa sostituire la dieta, ma affiancarla con strumenti per gestire le emozioni e il comportamento alimentare in modo più consapevole, aumentando così le possibilità di successo anche nel dimagrimento e nel mantenimento del peso.
In caso di disturbi alimentari veri e propri, è sempre indispensabile lavorare in team, coinvolgendo nutrizionista, psicologo e, se necessario, altri professionisti sanitari. Lo psicologo diventa una figura fondamentale perché può guidare la gestione delle emozioni, supportare la motivazione e aiutare a prevenire ricadute, coordinandosi con gli altri per garantire un approccio integrato e sicuro.
ti suggerisco di iniziare un percorso che integri la gestione dell’ansia e degli attacchi di panico con la consapevolezza emotiva legata al cibo, con esercizi di mindfulness, strategie di autoregolazione emotiva che possono aiutarti a costruire un rapporto più equilibrato con il cibo e con il tuo corpo, favorendo anche il benessere generale legato alla fibromialgia. Un cordiale saluto,
Dott.ssa Marzia Mazzavillani
Psicologa clinica - Voice Dialogue - Mindfulness - Dreamwork
Salve, grazie per aver condiviso la sua esperienza.
Da quanto racconta, sembra che l’alimentazione sia strettamente collegata alle emozioni e all’ansia che prova. In questi casi, confrontarsi con uno psicologo può essere molto utile: può aiutarla a riconoscere e gestire l’ansia, i momenti di agitazione e gli episodi di alimentazione emotiva, fornendo strumenti per affrontare le emozioni senza ricorrere al cibo.
Spesso, un approccio integrato – psicologico e nutrizionale – porta a risultati più stabili e duraturi, soprattutto in presenza di altre condizioni come la fibromialgia, che possono rendere più complesso il controllo del peso.
Se desidera, può valutare di iniziare con un percorso di supporto psicologico mirato all’ansia e all’alimentazione emotiva, e collaborare con la nutrizionista per un piano alimentare più personalizzato.
Da quanto racconta, sembra che l’alimentazione sia strettamente collegata alle emozioni e all’ansia che prova. In questi casi, confrontarsi con uno psicologo può essere molto utile: può aiutarla a riconoscere e gestire l’ansia, i momenti di agitazione e gli episodi di alimentazione emotiva, fornendo strumenti per affrontare le emozioni senza ricorrere al cibo.
Spesso, un approccio integrato – psicologico e nutrizionale – porta a risultati più stabili e duraturi, soprattutto in presenza di altre condizioni come la fibromialgia, che possono rendere più complesso il controllo del peso.
Se desidera, può valutare di iniziare con un percorso di supporto psicologico mirato all’ansia e all’alimentazione emotiva, e collaborare con la nutrizionista per un piano alimentare più personalizzato.
Buongiorno,
quando il cibo diventa regolatore emotivo è difficile mantenere una dieta solo con la forza di volontà. Lavorare prima (o in parallelo) con uno psicologo aiuta a gestire ansia/panico, riconoscere trigger emotivi e costruire alternative al “mangiare per calmarsi”, rendendo la dieta più sostenibile. In ottica integrata (psicologia + nutrizione, con attenzione alla fibromialgia) si ottengono risultati più stabili.
Sono psicologa e ricevo online e a Verona: se desidera, possiamo valutare insieme un percorso mirato e coordinabile con la nutrizionista.
Un cordiale saluto, Dott.ssa Quintiliano Francesca Cristina
quando il cibo diventa regolatore emotivo è difficile mantenere una dieta solo con la forza di volontà. Lavorare prima (o in parallelo) con uno psicologo aiuta a gestire ansia/panico, riconoscere trigger emotivi e costruire alternative al “mangiare per calmarsi”, rendendo la dieta più sostenibile. In ottica integrata (psicologia + nutrizione, con attenzione alla fibromialgia) si ottengono risultati più stabili.
Sono psicologa e ricevo online e a Verona: se desidera, possiamo valutare insieme un percorso mirato e coordinabile con la nutrizionista.
Un cordiale saluto, Dott.ssa Quintiliano Francesca Cristina
Salve, la sua domanda è molto importante e dimostra una grande consapevolezza delle difficoltà che sta vivendo. Lei descrive una situazione in cui l’ansia e l’agitazione sono presenti da tempo e in cui il cibo è diventato una sorta di rifugio, una strategia di consolazione di fronte allo stress e alle emozioni difficili. Questo è un meccanismo comune, che spesso si instaura perché il cibo, almeno nell’immediato, porta sollievo o calma, ma che a lungo andare rischia di farla sentire in colpa e di ostacolare i suoi obiettivi di salute. Il fatto che abbia già provato a seguire un percorso nutrizionale è un segnale positivo, perché mostra il suo desiderio di prendersi cura di sé. Tuttavia, come spesso accade, la sola dieta non basta se le emozioni e i pensieri che stanno alla base del rapporto con il cibo non vengono affrontati. Ogni volta che si cerca di seguire delle regole alimentari rigide senza lavorare anche sugli aspetti psicologici ed emotivi, il rischio è di sentirsi bloccati, di vivere i fallimenti come conferma di non riuscire, e di aumentare la frustrazione. Lavorare con uno psicologo, soprattutto con un approccio cognitivo comportamentale, può essere molto utile perché permette di esplorare insieme le situazioni che attivano ansia e agitazione, riconoscere i pensieri che la portano a cercare consolazione nel cibo e trovare strategie alternative per gestire le emozioni. Inoltre, può aiutarla a costruire una relazione più equilibrata con l’alimentazione, non basata su divieti assoluti ma su un ascolto più rispettoso dei propri bisogni e dei propri limiti. Questo non significa sostituire il lavoro del nutrizionista, ma renderlo più efficace perché sostenuto da una gestione migliore delle emozioni e dallo sviluppo di nuove abitudini. La fibromialgia aggiunge un ulteriore livello di complessità, perché il dolore cronico e la fatica possono influenzare molto l’umore e rendere più difficile seguire un piano alimentare o mantenere la motivazione. Anche in questo senso il supporto psicologico può aiutarla a trovare strategie per convivere con i sintomi senza che questi diventino un ostacolo insormontabile. In conclusione, sì, può essere molto utile affiancare un percorso psicologico a quello nutrizionale, perché lavorare solo sul piano alimentare senza occuparsi delle radici emotive del problema rischia di farle vivere ulteriori frustrazioni. Prendersi cura di sé significa considerare insieme corpo e mente, e un sostegno psicologico può darle strumenti concreti per affrontare ansia, panico e rapporto con il cibo in modo più sereno e duraturo. Resto a disposizione. Dott. Andrea Boggero
Buongiorno, si, è indispensabile un percorso psicologico in quanto il suo "disturbo alimentare" è il sintomo di un malessere più profondo, che va indagato. Cordiali saluti.
Buongiorno gentile Utente, da quanto racconta emerge con chiarezza che il rapporto con il cibo per lei non è soltanto legato al bisogno fisico di nutrirsi, ma anche ad aspetti emotivi e psicologici. Ansia, agitazione e momenti di panico possono spingere a cercare nel cibo una forma di consolazione, un modo per calmare o contenere emozioni difficili da gestire. Questo non significa “mancanza di forza di volontà”, ma piuttosto che il cibo è diventato uno strumento regolatore delle emozioni, spesso in modo inconsapevole.
Per questo motivo il percorso con la nutrizionista, pur essendo utile e importante, può risultare difficile da seguire se non viene affiancato da un lavoro psicologico. Parlare con uno psicologo può aiutarla a comprendere meglio i legami tra emozioni e alimentazione, a trovare modalità diverse e più funzionali per affrontare l’ansia, e a ridurre quel senso di fallimento che può nascere quando non si riesce a rispettare una dieta. In molte situazioni come la sua, un percorso psicoterapeutico integrato con il supporto nutrizionale porta risultati più solidi e duraturi, non solo sul piano del peso ma soprattutto sul benessere generale e sul rapporto con se stessi.
Il fatto che lei si stia ponendo questa domanda è già un passo importante, perché significa che sente il bisogno di andare alla radice del problema e non limitarsi a guardare l’aspetto esteriore. Parlare con uno psicologo, dunque, non è solo consigliabile ma potrebbe rappresentare un tassello fondamentale per affrontare in modo più sereno e sostenibile sia la gestione dell’ansia sia il percorso alimentare.
Se dovesse avere bisogno di ulteriori informazioni o di intraprendere un percorso mi trova a disposizione,
Dott. Luca Vocino
Per questo motivo il percorso con la nutrizionista, pur essendo utile e importante, può risultare difficile da seguire se non viene affiancato da un lavoro psicologico. Parlare con uno psicologo può aiutarla a comprendere meglio i legami tra emozioni e alimentazione, a trovare modalità diverse e più funzionali per affrontare l’ansia, e a ridurre quel senso di fallimento che può nascere quando non si riesce a rispettare una dieta. In molte situazioni come la sua, un percorso psicoterapeutico integrato con il supporto nutrizionale porta risultati più solidi e duraturi, non solo sul piano del peso ma soprattutto sul benessere generale e sul rapporto con se stessi.
Il fatto che lei si stia ponendo questa domanda è già un passo importante, perché significa che sente il bisogno di andare alla radice del problema e non limitarsi a guardare l’aspetto esteriore. Parlare con uno psicologo, dunque, non è solo consigliabile ma potrebbe rappresentare un tassello fondamentale per affrontare in modo più sereno e sostenibile sia la gestione dell’ansia sia il percorso alimentare.
Se dovesse avere bisogno di ulteriori informazioni o di intraprendere un percorso mi trova a disposizione,
Dott. Luca Vocino
Gentile utente, può capitare che nei momenti di agitazione o paura, il cibo diventi un rifugio, una forma di consolazione immediata. Questo accade a molte persone e non è segno di debolezza, ma di un meccanismo che si è instaurato per gestire stati emotivi difficili.
Seguire una dieta, in questi casi, può risultare complicato non tanto per mancanza di volontà, ma perché non affronta la radice del problema. Il cibo non è solo nutrimento, è anche regolatore emotivo. Per questo spesso ci si ritrova a non ottenere i risultati sperati, con il rischio di aumentare frustrazione e senso di fallimento.
Parlare con uno psicologo prima o in parallelo a un percorso alimentare può essere un grande aiuto. Con il supporto adeguato, anche il percorso alimentare diventerà più sostenibile e meno carico di tensione.
Se sente che questo tema la tocca profondamente e desidera affrontarlo in modo concreto, la invito a considerare una consulenza.
Resto a disposizione,
Dott.ssa Alessandra Di Fenza.
Seguire una dieta, in questi casi, può risultare complicato non tanto per mancanza di volontà, ma perché non affronta la radice del problema. Il cibo non è solo nutrimento, è anche regolatore emotivo. Per questo spesso ci si ritrova a non ottenere i risultati sperati, con il rischio di aumentare frustrazione e senso di fallimento.
Parlare con uno psicologo prima o in parallelo a un percorso alimentare può essere un grande aiuto. Con il supporto adeguato, anche il percorso alimentare diventerà più sostenibile e meno carico di tensione.
Se sente che questo tema la tocca profondamente e desidera affrontarlo in modo concreto, la invito a considerare una consulenza.
Resto a disposizione,
Dott.ssa Alessandra Di Fenza.
Salve, grazie per la sua condivisione. I disturbi del comportamento alimentare (DCA), secondo il DSM-5, sono caratterizzati da “comportamenti collegati con l’alimentazione che compromettono significativamente la salute fisica o il funzionamento psicosociale2, e hanno una forte connessione con l emozione e con atteggiamenti di compensazione in momenti stressanti, e di forte stress. Sicuramente iniziare un percorso di supporto psicologico, può aiutarla, e scoprire blocchi e lati di se che non le permettono di raggiungere i suoi risultati e recuperare la sua autostima. Lavorare sulla motivazione, avendo un supporto costante, può aiutarla da vicino. Resto a sua disposizione.
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