Salve, gentilmente vi chiedo un attimo di attenzione per una richiesta che per me è molto important
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Salve,
gentilmente vi chiedo un attimo di attenzione per una richiesta che per me è molto importante.
Dopo una diagnosi di ADHD ricevuta in età adulta, sento ancora la necessità di approfondire il mio quadro clinico, in particolare per capire se ci siano anche componenti legate a plusdotazione o DSA (profilo 2e). Le difficoltà che vivo sul piano universitario, relazionale e organizzativo mi spingono a cercare una valutazione più completa e, se del caso, una certificazione scritta e ufficiale, utile anche in ambito ASL o accademico.
Purtroppo il professionista che mi aveva seguito non è più contattabile, e la mia ASL locale si è mostrata, in più occasioni, poco rispettosa e del tutto indisponibile (lo dico con consapevolezza: so che può sembrare esagerato, e capisco qualcuno possa avere dei dubbi: al medico lettore la scelta di continuare a leggere).
Attualmente convivo anche con depressione (diagnosticata come maggiore), ansia, attacchi di panico, fobie, sintomi ossessivo-compulsivi, oltre a problemi sociali, accademici e nella gestione della quotidianità. Per me non si tratta di “giustificare” la situazione. Non sto cercando scuse né di aggrapparmi a un’etichetta per deresponsabilizzarmi.
Al contrario: credo che una diagnosi ben fatta sia uno strumento per capire, per farsi capire, e per cercare il giusto supporto – anche da parte mia, nel modo in cui mi vedo e mi tratto.
Purtroppo, al di là di sé, senza un documento in mano, nessuno ti riconosce nulla. A volte neanche con quello.
Grazie per il tempo e l’attenzione.
gentilmente vi chiedo un attimo di attenzione per una richiesta che per me è molto importante.
Dopo una diagnosi di ADHD ricevuta in età adulta, sento ancora la necessità di approfondire il mio quadro clinico, in particolare per capire se ci siano anche componenti legate a plusdotazione o DSA (profilo 2e). Le difficoltà che vivo sul piano universitario, relazionale e organizzativo mi spingono a cercare una valutazione più completa e, se del caso, una certificazione scritta e ufficiale, utile anche in ambito ASL o accademico.
Purtroppo il professionista che mi aveva seguito non è più contattabile, e la mia ASL locale si è mostrata, in più occasioni, poco rispettosa e del tutto indisponibile (lo dico con consapevolezza: so che può sembrare esagerato, e capisco qualcuno possa avere dei dubbi: al medico lettore la scelta di continuare a leggere).
Attualmente convivo anche con depressione (diagnosticata come maggiore), ansia, attacchi di panico, fobie, sintomi ossessivo-compulsivi, oltre a problemi sociali, accademici e nella gestione della quotidianità. Per me non si tratta di “giustificare” la situazione. Non sto cercando scuse né di aggrapparmi a un’etichetta per deresponsabilizzarmi.
Al contrario: credo che una diagnosi ben fatta sia uno strumento per capire, per farsi capire, e per cercare il giusto supporto – anche da parte mia, nel modo in cui mi vedo e mi tratto.
Purtroppo, al di là di sé, senza un documento in mano, nessuno ti riconosce nulla. A volte neanche con quello.
Grazie per il tempo e l’attenzione.
Grazie per aver condiviso con tanta sincerità il tuo vissuto. La tua richiesta non suona affatto come una “giustificazione”, ma come un atto di cura verso te stesso. Cercare chiarezza, anche attraverso una diagnosi più completa, è un gesto di responsabilità e consapevolezza.
Spesso, ciò che oggi appare come difficoltà può essere anche una porta verso una comprensione più profonda di sé. Le etichette non definiscono chi sei, ma possono offrire strumenti utili per orientarti e farti riconoscere, anche istituzionalmente.
Se lo desideri, possiamo esplorare insieme il tuo percorso, integrando sia l’aspetto diagnostico che quello più esistenziale e trasformativo.
Con stima e accoglienza
Ubaldo Balestriere
Spesso, ciò che oggi appare come difficoltà può essere anche una porta verso una comprensione più profonda di sé. Le etichette non definiscono chi sei, ma possono offrire strumenti utili per orientarti e farti riconoscere, anche istituzionalmente.
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Salve, la tua situazione, diagnosi di ADHD in età adulta, possibili tratti da profilo “2e” comorbidità psicologiche, difficoltà nel contesto universitario e relazionale, richiede assolutamente una valutazione clinica integrata e specializzata meglio se effettuata da un’équipe multiprofessionale (neuropsichiatra, psicologo, eventualmente logopedista o terapista occupazionale) con esperienza nel riconoscimento di profili complessi come il tuo. Hai perfettamente ragione nel dire che una diagnosi ben fatta è uno strumento di comprensione e dignità, non un’etichetta. E il fatto che tu la stia cercando con questa consapevolezza è segno di responsabilità e desiderio di crescita personale, non certo di deresponsabilizzazione.
Quello che devi fare è cercare centri o professionisti che si occupano di diagnosi adulte di ADHD e 2e così da poter richiedere una diagnosi precisa e accedere alle cure ( sono certa che facendo una ricerca nella tua città o nelle città più grandi troverai qualcuno che fa al caso tuo). un cordiale saluto
Dott.ssa Marzia Mazzavillani
Quello che devi fare è cercare centri o professionisti che si occupano di diagnosi adulte di ADHD e 2e così da poter richiedere una diagnosi precisa e accedere alle cure ( sono certa che facendo una ricerca nella tua città o nelle città più grandi troverai qualcuno che fa al caso tuo). un cordiale saluto
Dott.ssa Marzia Mazzavillani
Gentile utente, se per lei la diagnosi è così rilevante può provare a ricercare centri privati che se ne occupino così da valutare con più attenzione la sua situazione.
Buongiorno, comprendo e condivido le sue necessità. Ci sono centri privati che valutano tutto ciò e che poi, tramite validazione dell'asl, possono dare ufficialità alla eventuale diagnosi. Ogni regione regolamenta in modo diverso, non so da dove scriva ma può informarsi in tal senso.
Cordiali saluti
Dott.ssa Valeria Randisi
Cordiali saluti
Dott.ssa Valeria Randisi
Salve, risulta sicuramente complesso convivere con un quadro clinico articolato, e al tempo stesso sentire l’urgenza di una valutazione più completa, capace di restituirle un senso di coerenza e legittimazione, tanto personale quanto istituzionale. Ricevere una diagnosi di ADHD in età adulta è spesso solo il primo passo di un percorso più ampio: molte persone, come lei, sentono il bisogno di approfondire aspetti che possono coesistere, come pluridotazione, disturbi specifici dell’apprendimento (DSA) o un profilo “2e” (twice exceptional), dove fragilità e risorse cognitive elevate convivono. In questi casi, una valutazione neuropsicologica completa, integrata da osservazioni cliniche e strumenti specifici, può offrire una lettura più sfaccettata delle difficoltà quotidiane e accademiche che sta affrontando. La sua riflessione è particolarmente significativa: una diagnosi ben fatta non è mai una scusa, ma uno strumento di conoscenza e orientamento. Serve a riconoscere i propri bisogni, a individuare interventi mirati e, laddove necessario, a richiedere certificazioni utili in ambito universitario o presso l’ASL, anche per l’eventuale attivazione di tutele previste dalla legge. Mi dispiace per le esperienze negative che ha vissuto con i servizi pubblici. Purtroppo, capita che l’accesso a diagnosi ADHD, valutazioni per plusdotazione o DSA negli adulti non sia ancora sempre garantito con la sensibilità e la competenza necessarie. Tuttavia, esistono professionisti e centri specializzati, anche accreditati, che possono offrirle una presa in carico seria, rispettosa e multidisciplinare. Il mio consiglio è di affidarsi a uno/a psicologo/a psicoterapeuta con esperienza in neurodivergenza adulta, che possa accompagnarla nel percorso diagnostico e offrirle indicazioni anche in merito agli aspetti documentali. Un intervento clinico ben orientato potrà aiutarla non solo nella comprensione del suo funzionamento, ma anche nel lavoro terapeutico sulle componenti emotive, relazionali e identitarie che, come ha descritto, sono oggi motivo di sofferenza.
Saluti, dott.ssa Sandra Petralli
Saluti, dott.ssa Sandra Petralli
Salve, mi spiace molto per la situazione che descrive poichè comprendo il disagio che può sperimentare e quanto sia impattante sulla sua vita quotidiana. Ritengo fondamentale che lei possa richiedere un consulto psicologico al fine di esplorare la situazione con ulteriori dettagli, elaborare pensieri e vissuti emotivi connessi e trovare strategie utili per fronteggiare i momenti particolarmente problematici onde evitare che la situazione possa irrigidirsi ulteriormente.
Credo che un consulto con un terapeuta cognitivo comportamentale possa aiutarla ad identificare quei pensieri rigidi, disfunzionali e maladattivi che le impediscono il benessere desiderato mantenendo la sofferenza in atto e possa soprattutto aiutarla a parlare con se stessa utilizzando parole più costruttive.
Credo che anche un approccio EMDR possa esserle utile al fine di rielaborare il materiale traumatico connesso ad eventi del passato che possono aver contribuito alla genesi della sofferenza attuale.
Resto a disposizione, anche online.
Cordialmente, dott FDL
Credo che un consulto con un terapeuta cognitivo comportamentale possa aiutarla ad identificare quei pensieri rigidi, disfunzionali e maladattivi che le impediscono il benessere desiderato mantenendo la sofferenza in atto e possa soprattutto aiutarla a parlare con se stessa utilizzando parole più costruttive.
Credo che anche un approccio EMDR possa esserle utile al fine di rielaborare il materiale traumatico connesso ad eventi del passato che possono aver contribuito alla genesi della sofferenza attuale.
Resto a disposizione, anche online.
Cordialmente, dott FDL
Buongiorno gentile Utente, la ringrazio innanzitutto per la fiducia nel condividere con tanta chiarezza e profondità il suo vissuto. Da quanto scrive, emerge un bisogno autentico e legittimo: quello di comprendere meglio se stessa, di dare un senso alle difficoltà che sta attraversando, e di ottenere strumenti concreti per potersi orientare in modo più efficace nella propria vita.
Ricevere una diagnosi di ADHD in età adulta è spesso un passaggio che apre nuove prospettive, ma che, come lei descrive bene, lascia anche domande aperte. È comprensibile che senta il bisogno di un’inquadratura clinica più ampia, soprattutto quando la complessità del suo funzionamento mentale e affettivo sembra andare oltre una sola etichetta diagnostica. La possibilità che vi siano componenti legate alla plusdotazione o a un eventuale disturbo specifico dell’apprendimento (o una condizione cosiddetta "2e", ovvero doppia eccezionalità) merita certamente attenzione clinica, non solo per il valore pratico che può avere una certificazione, ma anche per il valore personale, identitario e relazionale che può offrire una comprensione più articolata del proprio profilo.
Ha ragione nel dire che, senza un documento, spesso non si viene ascoltati. Ed è vero anche che, in alcuni contesti, nemmeno una certificazione basta. Tuttavia, questo non toglie nulla al valore che ha una diagnosi ben condotta: quella che non si limita a un’etichetta, ma che diventa strumento per restituire senso alla propria storia, per orientare un trattamento mirato, e per creare un dialogo più equo con le istituzioni, con l’università, e con le persone che ci circondano.
Mi colpisce in positivo il tono con cui si racconta: c’è consapevolezza, c’è desiderio di responsabilità, e c’è un’urgenza di cura che va rispettata. Non è debolezza, è una richiesta di giustizia e di dignità. Il fatto che i precedenti contatti con il servizio pubblico siano stati, come racconta, deludenti o addirittura umilianti, rende tutto ancora più difficile da reggere. Mi sento di confermarle che non è affatto esagerata nel sentire frustrazione e disorientamento: sono reazioni umane e legittime.
In casi come il suo, un percorso di rivalutazione clinica globale può e dovrebbe tenere conto non solo del funzionamento neuropsicologico, ma anche della componente emotiva, relazionale, identitaria. È possibile strutturare un iter diagnostico che includa una valutazione delle funzioni cognitive, dell’eventuale plusdotazione, dell’assetto affettivo e dei vissuti traumatici o di esclusione che, in modo trasversale, influenzano tutto il quadro.
La invito, se lo desidera, a intraprendere un colloquio iniziale per raccogliere con attenzione la sua storia clinica e personale, valutando insieme l’opportunità e la modalità più idonea per effettuare questo tipo di approfondimento. C’è bisogno di un contesto protetto, rispettoso e realmente interessato ad ascoltarla nella sua interezza. Lei lo merita.
Se dovesse avere bisogno di ulteriori informazioni o di intraprendere un percorso mi trova a disposizione,
Dott. Luca Vocino
Ricevere una diagnosi di ADHD in età adulta è spesso un passaggio che apre nuove prospettive, ma che, come lei descrive bene, lascia anche domande aperte. È comprensibile che senta il bisogno di un’inquadratura clinica più ampia, soprattutto quando la complessità del suo funzionamento mentale e affettivo sembra andare oltre una sola etichetta diagnostica. La possibilità che vi siano componenti legate alla plusdotazione o a un eventuale disturbo specifico dell’apprendimento (o una condizione cosiddetta "2e", ovvero doppia eccezionalità) merita certamente attenzione clinica, non solo per il valore pratico che può avere una certificazione, ma anche per il valore personale, identitario e relazionale che può offrire una comprensione più articolata del proprio profilo.
Ha ragione nel dire che, senza un documento, spesso non si viene ascoltati. Ed è vero anche che, in alcuni contesti, nemmeno una certificazione basta. Tuttavia, questo non toglie nulla al valore che ha una diagnosi ben condotta: quella che non si limita a un’etichetta, ma che diventa strumento per restituire senso alla propria storia, per orientare un trattamento mirato, e per creare un dialogo più equo con le istituzioni, con l’università, e con le persone che ci circondano.
Mi colpisce in positivo il tono con cui si racconta: c’è consapevolezza, c’è desiderio di responsabilità, e c’è un’urgenza di cura che va rispettata. Non è debolezza, è una richiesta di giustizia e di dignità. Il fatto che i precedenti contatti con il servizio pubblico siano stati, come racconta, deludenti o addirittura umilianti, rende tutto ancora più difficile da reggere. Mi sento di confermarle che non è affatto esagerata nel sentire frustrazione e disorientamento: sono reazioni umane e legittime.
In casi come il suo, un percorso di rivalutazione clinica globale può e dovrebbe tenere conto non solo del funzionamento neuropsicologico, ma anche della componente emotiva, relazionale, identitaria. È possibile strutturare un iter diagnostico che includa una valutazione delle funzioni cognitive, dell’eventuale plusdotazione, dell’assetto affettivo e dei vissuti traumatici o di esclusione che, in modo trasversale, influenzano tutto il quadro.
La invito, se lo desidera, a intraprendere un colloquio iniziale per raccogliere con attenzione la sua storia clinica e personale, valutando insieme l’opportunità e la modalità più idonea per effettuare questo tipo di approfondimento. C’è bisogno di un contesto protetto, rispettoso e realmente interessato ad ascoltarla nella sua interezza. Lei lo merita.
Se dovesse avere bisogno di ulteriori informazioni o di intraprendere un percorso mi trova a disposizione,
Dott. Luca Vocino
Buongiorno! Ho l’impressione che si tratti di una questione per lei particolarmente significativa, strutturante e identitaria. Sembra essere il modo in cui riesce a dare voce ad un profondo bisogno di riconoscimento, una sorta di dichiarazione di esistenza. La “necessità di approfondire” potrebbe assumere così un senso diverso, più intimo. Una “diagnosi ben fatta” da chi “continua a leggere”, da chi è capace di andare oltre i sintomi, oltre le etichette, che la veda per quello che è. Il quadro che descrive e il dolore mentale che ne traspare potrebbero trarre giovamento da un lavoro complesso, delicato e preciso come un orologio svizzero. Un percorso in cui ci sarà qualcuno al suo fianco che riconoscendola, la aiuterà a riconoscersi, che sia testimone del “documento” con il quale si presenterà al mondo, che la aiuti con la prefazione della sua storia che chiede di essere scritta. In bocca al lupo per tutto
Buongiorno, la ringrazio per aver condiviso in modo così lucido, onesto e sentito un vissuto che immagino essere molto faticoso. Le sue parole trasmettono chiaramente quanto impegno stia mettendo nel cercare di capire se stesso, nel trovare strumenti per affrontare le difficoltà e nel farlo in modo consapevole e responsabile. È evidente che non sta cercando una scorciatoia o una giustificazione, ma piuttosto una cornice chiara entro cui poter leggere esperienze che, probabilmente da anni, sente come complesse, a volte incoerenti o difficili da spiegare a sé e agli altri. La richiesta di una valutazione più approfondita è del tutto legittima, e il bisogno di una certificazione ufficiale ha una funzione pratica, ma anche psicologica importante: poter dare nome e struttura a certe fatiche aiuta non solo ad accedere a supporti adeguati, ma anche a ridurre quel senso di isolamento o di inadeguatezza che può nascere quando ci si sente "fuori posto" senza una spiegazione chiara. A maggior ragione se ha già ricevuto una diagnosi di ADHD in età adulta, ha tutto il diritto di interrogarsi su eventuali profili più articolati, come una possibile condizione di doppia eccezionalità (2e), in cui convivono aree di vulnerabilità e di talento che possono confondere e generare ulteriore disorientamento se non vengono riconosciute. Anche la possibilità che ci siano DSA non ancora indagati è una strada da esplorare, considerando le difficoltà che descrive in ambito universitario e nella gestione della quotidianità. La diagnosi in età adulta è spesso più difficile da ottenere, ma può rivelarsi un passaggio decisivo per comprendere meglio i propri funzionamenti cognitivi, emotivi e comportamentali, e per impostare strategie di coping più efficaci e personalizzate. Comprendo bene la frustrazione che emerge nei confronti della sua esperienza con i servizi pubblici. Purtroppo capita ancora troppo spesso che le persone si sentano non ascoltate, giudicate o respinte proprio quando fanno lo sforzo di chiedere aiuto. Questo non è solo ingiusto, ma può aggiungere un ulteriore strato di sofferenza a chi già vive un senso di esclusione. Lei ha fatto qualcosa di molto importante: ha continuato a cercare. Da quanto racconta, emerge anche una grande lucidità rispetto alle sue condizioni psicologiche attuali. Convivenze difficili con la depressione, l’ansia, il panico, le fobie e le ossessioni sono parte della sua esperienza quotidiana, eppure ne parla con chiarezza e dignità. Non è scontato. Anche qui si vede il suo desiderio non di “etichettarsi”, ma di conoscere, per potersi aiutare nel modo più autentico. La diagnosi, in questa prospettiva, non è un limite, ma un possibile strumento di libertà. Le suggerisco di orientarsi verso centri specialistici che abbiano esperienza nella valutazione di adulti con profili neurodivergenti, e che conoscano la complessità di situazioni in cui ADHD, DSA, e aspetti emotivi si intrecciano. Esistono servizi privati e anche realtà convenzionate che offrono percorsi di valutazione approfondita, anche se purtroppo in alcuni territori l’accessibilità non è sempre immediata. Continui a farsi sentire, a scrivere, a chiedere. Il percorso verso la comprensione di sé può essere lungo e a volte tortuoso, ma ogni passo che sta facendo, anche questa lettera così ben scritta e sentita, testimonia la direzione coraggiosa che ha preso. Lei non è solo il peso delle sue difficoltà, ma anche la forza con cui le sta affrontando. Resto a disposizione. Dott. Andrea Boggero
Gentile utente di mio dottore,
potrebbe richiedere una valutazione diagnostica anche privatamente. Una diagnosi corretta le consentirebbe di ricevere un adeguato piano terapeutico.
Cordiali Saluti
Dott. Diego Ferrara
potrebbe richiedere una valutazione diagnostica anche privatamente. Una diagnosi corretta le consentirebbe di ricevere un adeguato piano terapeutico.
Cordiali Saluti
Dott. Diego Ferrara
Buongiorno , se vuole può contattarmi.
grazie mille e buona giornata
grazie mille e buona giornata
Buonasera, ti ringrazio per esserti aperta/o con tanta chiarezza. Il tuo messaggio trasmette un bisogno reale, profondo e legittimo: comprenderti meglio per poter vivere meglio. Non stai cercando scorciatoie né giustificazioni, ma strumenti per dare senso e direzione a ciò che vivi ogni giorno. Purtroppo, il sistema a volte è poco accogliente, e sentirsi soli in questo percorso può aumentare il senso di frustrazione. Continuare la valutazione è importante, soprattutto se hai il sospetto di un profilo complesso come il 2e (doppia eccezionalità). Esistono centri specializzati e professionisti che si occupano proprio di queste condizioni, anche in ambito privato o convenzionato. Hai tutto il diritto di chiedere un inquadramento clinico completo, non per “etichettarti”, ma per poter accedere agli strumenti e ai diritti che ti spettano. Non è esagerazione: è cura. Ti auguro di trovare chi possa accoglierti con rispetto e competenza, perché lo meriti.
Salve, riconoscere la complessità del proprio quadro clinico e il bisogno di chiarezza è un passo importante. La diagnosi può essere uno strumento di comprensione e di azione, non un’etichetta limitante. In attesa di trovare un professionista che possa offrirti una valutazione completa e aggiornata, prova a focalizzarti su ciò che puoi fare ora per alleviare le difficoltà quotidiane: piccoli cambiamenti organizzativi, strategie di gestione dell’ansia e del panico, e supporto sociale. Considera anche di scrivere un diario delle tue esperienze e sintomi per facilitare un eventuale nuovo incontro clinico. Ricorda che il tuo impegno e la tua consapevolezza sono già risorse preziose nel percorso.
Dott.ssa Francesca Gottofredi
Dott.ssa Francesca Gottofredi
Le tue parole arrivano forti e autentiche e mostrano non solo consapevolezza, ma anche un grande desiderio di comprensione e di cura verso te stesso. È evidente che non stai cercando scuse, come tu stesso sottolinei, ma strumenti reali per affrontare la vita con più lucidità e dignità. La tua richiesta è assolutamente legittima e comprendo quanto possa essere frustrante trovarsi soli in questo percorso, soprattutto quando i canali pubblici non rispondono con la sensibilità e l’attenzione che meriteresti. Ciò che chiedi non è solo una diagnosi, ma un modo per conoscerti meglio, riconoscerti e farti riconoscere, anche in contesti istituzionali dove, come dici tu, senza un documento in mano, nessuno ti riconosce nulla. E hai ragione: una valutazione ben fatta non è un'etichetta, ma può diventare un ponte per l’autocomprensione e l’accesso ai diritti. Ti invito a cercare dei centri specializzati, privati o convenzionati, che si occupino di valutazioni neuropsicologiche complesse in età adulta, compresi i profili ADHD, DSA e plusdotazione. Sei nel pieno diritto di cercare chiarezza, supporto e dignità nella tua esperienza. Meriti di essere ascoltato senza giudizi, né superficialità.
Buongiorno,
fa benissimo a richiedere una certificazione. Non è deresponsabilizzarsi e non si senta in colpa. Trovi un centro specializzato e chiede di essere valutata, in modo tale da avere un certificato. Se la ASL non è disponibile si rivolga a qualcun altro. Inoltre scrive che ha problemi di depressione, ansia,....avrebbe bisogno di confrontarsi con uno specialista psicologo o psicoterapeuta che la possa aiutare.
Buona continuazione.
fa benissimo a richiedere una certificazione. Non è deresponsabilizzarsi e non si senta in colpa. Trovi un centro specializzato e chiede di essere valutata, in modo tale da avere un certificato. Se la ASL non è disponibile si rivolga a qualcun altro. Inoltre scrive che ha problemi di depressione, ansia,....avrebbe bisogno di confrontarsi con uno specialista psicologo o psicoterapeuta che la possa aiutare.
Buona continuazione.
Cara utente capisco il suo disagio e il suo bisogno di avere risposte. Le diagnosi sono un'arma a doppio taglio perchè possono tenere il paziente legato ad un'etichetta, ma dall'altro lato sono comunque uno strumento fondamentale per il terapeuta per avere una visione chiara e definita della problematiche e scegliere cosi l'intervento più adatto per il paziente per capire esattamente quello che vive e che prova. Detto ciò mi sembra che nel suo caso la cosa ideale sarebbe trovare uno specialistica, con cui si trova bene e di cui si fida che possa accompagnarla in questo percorso di scoperta di se stessa. Ci sono alcuni test e questionari che servono per indagare gli aspetti che lei riporta. Una volta avuta una visione chiara è possibile condividere con lei il percorso migliore per aiutarla a sentirsi meglio. Le consiglio di affidarsi ad uno specialista esperto.
Rimango a disposizione, cari saluti Dott.ssa Valentina Mestici
Rimango a disposizione, cari saluti Dott.ssa Valentina Mestici
Quello che scrivi mostra una consapevolezza molto lucida della tua situazione e anche della differenza tra cercare un’etichetta per “scusarsi” e invece desiderare una valutazione seria, che ti dia strumenti concreti di comprensione e di riconoscimento. È un passo importante e coraggioso quello che stai facendo.
Ricevere una diagnosi di ADHD in età adulta è già di per sé un percorso complesso, e il fatto che tu voglia approfondire la possibilità di un profilo 2e (ADHD più plusdotazione o DSA) ha molto senso: spesso il quadro può essere articolato e solo un inquadramento completo permette di ottenere sia una certificazione utilizzabile in ambito accademico o sanitario, sia la possibilità di accedere a strategie di supporto più personalizzate.
Se il professionista che ti seguiva non è più disponibile e l’ASL della tua zona non si è dimostrata accogliente, le strade che puoi percorrere sono principalmente due. La prima è rivolgerti a un centro pubblico specializzato in neuropsichiatria o psicologia clinica dell’adulto, anche al di fuori della tua ASL: molte regioni permettono di chiedere una “visita fuori sede” motivata, soprattutto se si tratta di condizioni complesse. La seconda è affidarti a un centro o a un’equipe privata accreditata che faccia valutazioni neuropsicologiche complete su ADHD, DSA e plusdotazione: in alcuni casi queste relazioni vengono poi riconosciute anche dal servizio pubblico o dalle università, soprattutto se la valutazione segue i protocolli ufficiali.
Vista la presenza di depressione maggiore, ansia, fobie e sintomi ossessivi, sarebbe importante che la valutazione fosse integrata, cioè che non guardi solo agli aspetti cognitivi e attentivi, ma anche alla parte psicopatologica generale. Questo serve non solo per la certificazione, ma anche per costruire un progetto di cura e sostegno che tenga insieme tutte le componenti.
Ti suggerirei di orientarti verso un centro o un’equipe multidisciplinare (neuropsichiatra, psicologo, logopedista, se necessario), perché solo così puoi avere un documento solido, che non rischi di essere messo in discussione da ASL o università. In parallelo, se hai già una diagnosi di depressione maggiore, mantenere un contatto con uno psichiatra può essere molto utile per monitorare la terapia e i suoi effetti sul funzionamento cognitivo ed emotivo.
Capisco la fatica e la sfiducia che deriva da esperienze poco rispettose, ma la tua chiarezza di obiettivi è un buon punto di partenza. Andare verso una valutazione completa non significa cercare un’etichetta, ma chiedere di essere visto e trattato per quello che sei davvero, con la complessità del tuo profilo.
Ricevere una diagnosi di ADHD in età adulta è già di per sé un percorso complesso, e il fatto che tu voglia approfondire la possibilità di un profilo 2e (ADHD più plusdotazione o DSA) ha molto senso: spesso il quadro può essere articolato e solo un inquadramento completo permette di ottenere sia una certificazione utilizzabile in ambito accademico o sanitario, sia la possibilità di accedere a strategie di supporto più personalizzate.
Se il professionista che ti seguiva non è più disponibile e l’ASL della tua zona non si è dimostrata accogliente, le strade che puoi percorrere sono principalmente due. La prima è rivolgerti a un centro pubblico specializzato in neuropsichiatria o psicologia clinica dell’adulto, anche al di fuori della tua ASL: molte regioni permettono di chiedere una “visita fuori sede” motivata, soprattutto se si tratta di condizioni complesse. La seconda è affidarti a un centro o a un’equipe privata accreditata che faccia valutazioni neuropsicologiche complete su ADHD, DSA e plusdotazione: in alcuni casi queste relazioni vengono poi riconosciute anche dal servizio pubblico o dalle università, soprattutto se la valutazione segue i protocolli ufficiali.
Vista la presenza di depressione maggiore, ansia, fobie e sintomi ossessivi, sarebbe importante che la valutazione fosse integrata, cioè che non guardi solo agli aspetti cognitivi e attentivi, ma anche alla parte psicopatologica generale. Questo serve non solo per la certificazione, ma anche per costruire un progetto di cura e sostegno che tenga insieme tutte le componenti.
Ti suggerirei di orientarti verso un centro o un’equipe multidisciplinare (neuropsichiatra, psicologo, logopedista, se necessario), perché solo così puoi avere un documento solido, che non rischi di essere messo in discussione da ASL o università. In parallelo, se hai già una diagnosi di depressione maggiore, mantenere un contatto con uno psichiatra può essere molto utile per monitorare la terapia e i suoi effetti sul funzionamento cognitivo ed emotivo.
Capisco la fatica e la sfiducia che deriva da esperienze poco rispettose, ma la tua chiarezza di obiettivi è un buon punto di partenza. Andare verso una valutazione completa non significa cercare un’etichetta, ma chiedere di essere visto e trattato per quello che sei davvero, con la complessità del tuo profilo.
Buongiorno, mi sembra molto legittima la sua richiesta, non come deresponsabilizzazione ma come necessità di uno strumento per comprendere meglio se stesso e avere accesso al supporto di cui sente il bisogno. È comprensibile la frustrazione nel non trovare ascolto nella sua ASL, soprattutto se sente forte il bisogno di prendersi cura di lei stesso. Un passo concreto potrebbe essere cercare centri o professionisti specializzati in diagnosi di ADHD e DSA in età adulta, anche in regime privato se l’ASL non si dimostra disponibile. Intanto, può essere utile tenere a mente che la diagnosi è un punto di partenza: ciò che davvero fa la differenza è il modo in cui lei costruisce nuove possibilità di funzionamento e di significato a partire da quella comprensione.
Buongiorno, gli aspetti di cui parla sono sicuramente degni di approfondimento, non solo per quel che riguarda eventuali diagnosi ma anche e soprattutto per una migliore gestione dei sintomi e delle difficoltà quotidiane negli ambiti da lei riportati (come quello universitario e relazionale) al fine di aumentare la qualità di vita percepita.
Buongiorno,
capisco bene l’importanza che attribuisce a una valutazione accurata: non si tratta di “cercare etichette”, ma di avere strumenti utili per comprendersi meglio e ottenere il supporto necessario. La coesistenza di ADHD, possibili caratteristiche di plusdotazione o DSA, insieme a difficoltà emotive e relazionali, merita sicuramente un approfondimento strutturato.
Per avere una diagnosi ufficiale valida anche in ambito accademico o ASL è necessario rivolgersi a un’équipe multidisciplinare (neuropsichiatra/psichiatra, psicologo, logopedista se necessario), che possa valutare la sua situazione con test standardizzati e un colloquio clinico. Alcuni centri pubblici offrono questo servizio, ma se nella sua ASL ha incontrato difficoltà può valutare anche centri o professionisti privati accreditati che rilasciano certificazioni riconosciute.
Il passo che desidera fare è un atto di responsabilità verso sé stesso: può diventare l’occasione per fare chiarezza e per costruire un percorso di supporto adeguato sia a livello pratico che psicologico.
capisco bene l’importanza che attribuisce a una valutazione accurata: non si tratta di “cercare etichette”, ma di avere strumenti utili per comprendersi meglio e ottenere il supporto necessario. La coesistenza di ADHD, possibili caratteristiche di plusdotazione o DSA, insieme a difficoltà emotive e relazionali, merita sicuramente un approfondimento strutturato.
Per avere una diagnosi ufficiale valida anche in ambito accademico o ASL è necessario rivolgersi a un’équipe multidisciplinare (neuropsichiatra/psichiatra, psicologo, logopedista se necessario), che possa valutare la sua situazione con test standardizzati e un colloquio clinico. Alcuni centri pubblici offrono questo servizio, ma se nella sua ASL ha incontrato difficoltà può valutare anche centri o professionisti privati accreditati che rilasciano certificazioni riconosciute.
Il passo che desidera fare è un atto di responsabilità verso sé stesso: può diventare l’occasione per fare chiarezza e per costruire un percorso di supporto adeguato sia a livello pratico che psicologico.
Gentile utente,
grazie per la sua condivisione. Mi arriva forte la fatica per la situazione, probabilmente che si protrae da molto tempo, che sta vivendo.
Ricevere una diagnosi in età adulta, comporta il non aver avuto delle risposte in età pregresse.. e questo può essere fonte di una grande sofferenza.
Talvolta la diagnosi, non è una mera un'etichetta, ma diventa una spiegazione rispetto ad una situazione che non si riesce a comprendere, e merita tutto il rispetto possibile per chi la chiede.
Detto ciò le suggerisco di essere più chiaro rispetto alla finalità di questa diagnosi: serve anche come ausilio accademico? o per altro?
In modo che il professionista che decide di aiutarla ha chiara la sua domanda e conseguentemente l'obiettivo di lavoro con lei.
Le faccio i miei migliori auguri per tutto.
Cordialmente,
dott.ssa Baratto
grazie per la sua condivisione. Mi arriva forte la fatica per la situazione, probabilmente che si protrae da molto tempo, che sta vivendo.
Ricevere una diagnosi in età adulta, comporta il non aver avuto delle risposte in età pregresse.. e questo può essere fonte di una grande sofferenza.
Talvolta la diagnosi, non è una mera un'etichetta, ma diventa una spiegazione rispetto ad una situazione che non si riesce a comprendere, e merita tutto il rispetto possibile per chi la chiede.
Detto ciò le suggerisco di essere più chiaro rispetto alla finalità di questa diagnosi: serve anche come ausilio accademico? o per altro?
In modo che il professionista che decide di aiutarla ha chiara la sua domanda e conseguentemente l'obiettivo di lavoro con lei.
Le faccio i miei migliori auguri per tutto.
Cordialmente,
dott.ssa Baratto
Buonasera, da quello che leggo lei ha ricevuto una diagnosi di ADHD e lamenta sintomi in concomitanza che fatica a gestire. La depressione e l'ansia potrebbero essere collegati al suo essere "neurodivergente", cioè il suo cervello apprende ed elabora le informazioni in modo diverso, il suo funzionamento è differente rispetto a quello "neurotipico". Rivolgendosi ad un terapeuta potrebbe imparare di più sul suo funzionamento e insieme al professionista mettere a punto strategie personalizzate. Mi contatti se intende saperne di più.
Cordialmente
Dott.ssa Giulia Piccinini
Cordialmente
Dott.ssa Giulia Piccinini
Capisco molto bene la sua esigenza di chiarezza e riconoscimento. Cercare una valutazione completa, soprattutto con un quadro complesso come il suo, è un passo importante per comprendere meglio se stesso e ottenere eventuali strumenti di supporto ufficiali. È del tutto legittimo voler esplorare la possibilità di un profilo 2e o altre componenti, e farlo con professionisti competenti può fornire risposte concrete e strategie mirate. Anche se il percorso può risultare frustrante, proseguire con valutazioni accurate può aiutarla a sentirsi più compreso e supportato, sia in ambito accademico sia nella vita quotidiana.
La tua richiesta è molto chiara e profondamente sensata. Quando si convive con ADHD e altre difficoltà emotive, avere una valutazione completa non significa cercare etichette, ma strumenti per orientarsi. Una diagnosi ben fatta può diventare una mappa: ti permette di capire come funzionano le tue energie, le tue fragilità e anche i tuoi punti di forza.
Per approfondire il profilo 2e (ADHD + plusdotazione/DSA) il percorso corretto è una valutazione neuropsicologica completa da parte di un* psicolog* o neuropsicolog* con esperienza clinica sull’adulto. È possibile farla anche privatamente e ottenere comunque certificazione valida per università/diritti di studio.
Il passo concreto, ora, è trovare un professionista che possa prendersi cura dell’insieme, non dei pezzi separati.
Non devi giustificare niente: stai cercando chiarezza per poterti trattare meglio.
Ed è un atto di cura, non di fuga.
Per approfondire il profilo 2e (ADHD + plusdotazione/DSA) il percorso corretto è una valutazione neuropsicologica completa da parte di un* psicolog* o neuropsicolog* con esperienza clinica sull’adulto. È possibile farla anche privatamente e ottenere comunque certificazione valida per università/diritti di studio.
Il passo concreto, ora, è trovare un professionista che possa prendersi cura dell’insieme, non dei pezzi separati.
Non devi giustificare niente: stai cercando chiarezza per poterti trattare meglio.
Ed è un atto di cura, non di fuga.
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