Mia figlia, 21 anni, si è lasciata da oltre due anni, con il ragazzo con cui è stata fidanzata da qu
28
risposte
Mia figlia, 21 anni, si è lasciata da oltre due anni, con il ragazzo con cui è stata fidanzata da quando aveva 16 anni circa.
Sembrava tutto perfetto quando stava con lui. Avevano una vita sociale normale per ragazzi della loro età ma da quando si sono lasciati non frequenta più coetanei. Sta a casa sempre.
Le sue uniche uscite sono per studio, (quando va all'università ma poche volte oramai perché ha quasi concluso con la laurea triennale), per commissioni varie o quando riesco ad organizzare una uscita con noi in famiglia o una breve vacanza.
A suo dire, con le ragazze del suo corso di studio non è stato possibile costruire una amicizia perché tutte di zone limitrofe distanti. Con le amiche di liceo aveva già smesso di frequentarsi ai tempi del fidanzamento.
Non so più come aiutarla. Temo la sua reazione ad essere troppo esplicita suggerendole di farsi aiutare.
Il suo comportamento in casa è normale, allegra e/o disponibile all'occorrenza.
Inizialmente proprio per il suo modo di essere serena ho pensato che si volesse dare un po' di tempo prima di ricominciare ad avere una vita normale per una ragazza della sua età ma adesso man mano che passano i mesi mi sento sempre più disperata per questa situazione.
Non mi ha mai spiegato il motivo di quella rottura amorosa e io ho paura a suggerirle un supporto psicologico.
Sto anche pensando di iniziare io un percorso per provare a capire come comportarmi con lei e magari riuscire a cambiare questa situazione che mi fa stare troppo male.
Non esco di casa nemmeno più io, specie quando capita che sua sorella non c'è, per non lasciarla sola ma oramai mi sembra solo una trappola in cui non si salva nessuno.
Sembrava tutto perfetto quando stava con lui. Avevano una vita sociale normale per ragazzi della loro età ma da quando si sono lasciati non frequenta più coetanei. Sta a casa sempre.
Le sue uniche uscite sono per studio, (quando va all'università ma poche volte oramai perché ha quasi concluso con la laurea triennale), per commissioni varie o quando riesco ad organizzare una uscita con noi in famiglia o una breve vacanza.
A suo dire, con le ragazze del suo corso di studio non è stato possibile costruire una amicizia perché tutte di zone limitrofe distanti. Con le amiche di liceo aveva già smesso di frequentarsi ai tempi del fidanzamento.
Non so più come aiutarla. Temo la sua reazione ad essere troppo esplicita suggerendole di farsi aiutare.
Il suo comportamento in casa è normale, allegra e/o disponibile all'occorrenza.
Inizialmente proprio per il suo modo di essere serena ho pensato che si volesse dare un po' di tempo prima di ricominciare ad avere una vita normale per una ragazza della sua età ma adesso man mano che passano i mesi mi sento sempre più disperata per questa situazione.
Non mi ha mai spiegato il motivo di quella rottura amorosa e io ho paura a suggerirle un supporto psicologico.
Sto anche pensando di iniziare io un percorso per provare a capire come comportarmi con lei e magari riuscire a cambiare questa situazione che mi fa stare troppo male.
Non esco di casa nemmeno più io, specie quando capita che sua sorella non c'è, per non lasciarla sola ma oramai mi sembra solo una trappola in cui non si salva nessuno.
Buongiorno,
mi dispiace per il momento di difficoltà che state attraversando: non mi esprimo per quanto riguarda la situazione di sua figlia in sé, in quanto non potendo lei parlare in prima persona, si possono solo fare delle generiche supposizioni.
Tuttavia se lei è così preoccupata per quello che la ragazza sta passando le suggerirei di vincere le sue paure e parlare con sua figlia apertamente della possibilità di farsi aiutare, magari confrontandosi anche con l'altra sua figlia che potrebbe darle man forte o comunque fornirle qualche suggerimento o punto di vista.
Cordialmente,
Dott. Giacomo Caiani
mi dispiace per il momento di difficoltà che state attraversando: non mi esprimo per quanto riguarda la situazione di sua figlia in sé, in quanto non potendo lei parlare in prima persona, si possono solo fare delle generiche supposizioni.
Tuttavia se lei è così preoccupata per quello che la ragazza sta passando le suggerirei di vincere le sue paure e parlare con sua figlia apertamente della possibilità di farsi aiutare, magari confrontandosi anche con l'altra sua figlia che potrebbe darle man forte o comunque fornirle qualche suggerimento o punto di vista.
Cordialmente,
Dott. Giacomo Caiani
Risolvi i tuoi dubbi grazie alla consulenza online
Se hai bisogno del consiglio di uno specialista, prenota una consulenza online. Otterrai risposte senza muoverti da casa.
Mostra risultati Come funziona?
Gentile utente, immagino quanto debba essere angosciante per lei questa situazione. Spesso in queste situazioni è utile che si coinvolga tutto il nucleo familiare in un percorso psicologico. L'idea che tutta la famiglia possa farsi aiutare da uno specialista spesso ha come conseguenza quello di de-patologizzare chi soffre, facilitando così la presa in carico del problema. Per fare questo è necessario rivolgersi a un terapeuta che abbia un approccio sistemico-relazionale-familiare, poiché maggiormente abituato a gestire situazioni come quella che lei ha descritto. Questa potrebbe essere una strategia efficace. Spero che sia riuscito a esserle d'aiuto, resto a disposizione.
Dott. Paolo Di San Diego
Dott. Paolo Di San Diego
Buongiorno,
comprendo la sua preoccupazione e il peso che questa situazione sta avendo anche su di lei. È evidente il suo amore per sua figlia e il desiderio di aiutarla, ma al tempo stesso il timore di fare un passo che potrebbe essere percepito come invadente.
Sua figlia potrebbe attraversare un momento in cui il suo mondo interno richiede spazio e silenzio per elaborare ciò che ha vissuto. La fine di una relazione di lunga durata, specie in una fase cruciale come l’adolescenza e i primi anni della vita adulta, può lasciare un vuoto significativo. Questo potrebbe averla portata a una sorta di "ritiro", che però non sempre è negativo, seppur prolungato. Tuttavia, se questa chiusura la priva di esperienze importanti per la sua età o limita il suo benessere, potrebbe essere un segnale di un bisogno più profondo.
Il suo istinto di pensare a un supporto psicologico è molto valido. Iniziare lei un percorso potrebbe essere una scelta saggia, non solo per comprendere meglio come approcciarsi a sua figlia, ma anche per gestire il senso di impotenza che sta vivendo. Questo potrebbe aiutarla a trovare il giusto equilibrio tra la vicinanza e il rispetto per i tempi e i confini di sua figlia.
Nel frattempo, le consiglio di cercare un dialogo empatico e privo di giudizio. Potrebbe essere utile condividere con lei le sue emozioni in modo semplice e diretto, ad esempio dicendole che nota la sua tranquillità ma anche il suo isolamento e che questo la preoccupa, senza però fare pressione. Potrebbe anche proporre attività che possano interessarle, mostrando apertura senza forzature.
È importante ricordare che il cambiamento richiede tempo e spesso inizia con piccoli passi. L’amore e la pazienza che sta già dimostrando sono fondamentali, ma affiancarli con il supporto di un professionista può fare la differenza.
Rimango a disposizione se vuole approfondire o esplorare altre strategie per affrontare questa situazione.
Un caro saluto.
comprendo la sua preoccupazione e il peso che questa situazione sta avendo anche su di lei. È evidente il suo amore per sua figlia e il desiderio di aiutarla, ma al tempo stesso il timore di fare un passo che potrebbe essere percepito come invadente.
Sua figlia potrebbe attraversare un momento in cui il suo mondo interno richiede spazio e silenzio per elaborare ciò che ha vissuto. La fine di una relazione di lunga durata, specie in una fase cruciale come l’adolescenza e i primi anni della vita adulta, può lasciare un vuoto significativo. Questo potrebbe averla portata a una sorta di "ritiro", che però non sempre è negativo, seppur prolungato. Tuttavia, se questa chiusura la priva di esperienze importanti per la sua età o limita il suo benessere, potrebbe essere un segnale di un bisogno più profondo.
Il suo istinto di pensare a un supporto psicologico è molto valido. Iniziare lei un percorso potrebbe essere una scelta saggia, non solo per comprendere meglio come approcciarsi a sua figlia, ma anche per gestire il senso di impotenza che sta vivendo. Questo potrebbe aiutarla a trovare il giusto equilibrio tra la vicinanza e il rispetto per i tempi e i confini di sua figlia.
Nel frattempo, le consiglio di cercare un dialogo empatico e privo di giudizio. Potrebbe essere utile condividere con lei le sue emozioni in modo semplice e diretto, ad esempio dicendole che nota la sua tranquillità ma anche il suo isolamento e che questo la preoccupa, senza però fare pressione. Potrebbe anche proporre attività che possano interessarle, mostrando apertura senza forzature.
È importante ricordare che il cambiamento richiede tempo e spesso inizia con piccoli passi. L’amore e la pazienza che sta già dimostrando sono fondamentali, ma affiancarli con il supporto di un professionista può fare la differenza.
Rimango a disposizione se vuole approfondire o esplorare altre strategie per affrontare questa situazione.
Un caro saluto.
Buongiorno, l’età di sua figlia è molto delicata e non è insolito che possano presentarsi situazioni simili; l’idea di intraprendere un percorso di supporto genitoriale é ottima, potrebbe esserle utile per capire come poterla aiutare, dandole degli strumenti concreti che possano fare la differenza nel suo ruolo da genitore.
Non è scontato che in situazioni come queste i genitori captino i segnali giusti, e questo lei deve riconoscerselo.
Un caro saluto,
Dott.ssa Angelita Vicino
Non è scontato che in situazioni come queste i genitori captino i segnali giusti, e questo lei deve riconoscerselo.
Un caro saluto,
Dott.ssa Angelita Vicino
Gentilissima,
grazie per la sua condivisione. Potrebbe effettivamente essere che sua figlia risenta tristezza per questa separazione, anche perchè la relazione parrebbe essere stata lunga e in una fase di crescita, per cui l'allontanamento dal ragazzo potrebbe avere necessità di un tempo di adeguamento alla nuova situazione maggiore rispetto a una storia corta e ad un'età maggiormente matura. Le sue preoccupazioni sono totalmente lecite, è importante che lei le possa esteriorizzare anche con sua figlia. Una comunicazione è efficace per la trasparenza e la chiarezza del messaggio ed è importante che in casi di difficoltà vengano esteriorizzate le emozioni e sentimenti (tristezza per sua figlia e preoccupazione per lei). E' anche adeguato che lei possa suggerire un consulto con uno psicologo per sua figlia che permetterà di comprendere questo momento e le sue emozioni. Se lei, inoltre, ne sente il bisogno può sempre chiedere un supporto ad uno psicologo che possa aiutarla a comprendere come si sente e come vuole agire o anche come comunicare le sue preoccupazioni. Infatti, il confronto con un professionista permette di avere le idee più chiare e di conoscersi meglio e in ogni momento questo può essere utile per stare bene con se stessi.
Spero di averti dato un po' più di chiarezza, per qualsiasi cosa non esitare a contattarmi. Dott.ssa Tommasini
grazie per la sua condivisione. Potrebbe effettivamente essere che sua figlia risenta tristezza per questa separazione, anche perchè la relazione parrebbe essere stata lunga e in una fase di crescita, per cui l'allontanamento dal ragazzo potrebbe avere necessità di un tempo di adeguamento alla nuova situazione maggiore rispetto a una storia corta e ad un'età maggiormente matura. Le sue preoccupazioni sono totalmente lecite, è importante che lei le possa esteriorizzare anche con sua figlia. Una comunicazione è efficace per la trasparenza e la chiarezza del messaggio ed è importante che in casi di difficoltà vengano esteriorizzate le emozioni e sentimenti (tristezza per sua figlia e preoccupazione per lei). E' anche adeguato che lei possa suggerire un consulto con uno psicologo per sua figlia che permetterà di comprendere questo momento e le sue emozioni. Se lei, inoltre, ne sente il bisogno può sempre chiedere un supporto ad uno psicologo che possa aiutarla a comprendere come si sente e come vuole agire o anche come comunicare le sue preoccupazioni. Infatti, il confronto con un professionista permette di avere le idee più chiare e di conoscersi meglio e in ogni momento questo può essere utile per stare bene con se stessi.
Spero di averti dato un po' più di chiarezza, per qualsiasi cosa non esitare a contattarmi. Dott.ssa Tommasini
Capisco quanto questa situazione possa essere difficile e quanto la preoccupazione per il benessere di sua figlia le sta pesando. Da quanto descritto, sua figlia sembra essere chiusa in un isolamento sociale progressivo, e questo può essere legato a molteplici fattori, come il dolore della rottura, una difficoltà nel riorganizzare la propria vita sociale o magari una paura di rimettersi nuovamente in gioco.
È normale che, come madre, si sente impotente di fronte a questa situazione, ma è importante ricordare che non è sola e che ci sono strumenti e percorsi che possono aiutarla a gestire al meglio questa difficoltà. Il fatto che lei sta considerando di iniziare un percorso personale è un'ottima idea: il supporto psicologico può fornirle strategie utili per relazionarsi con sua figlia e per gestire il suo stesso stato emotivo.
Quanto a sua figlia, potrebbe essere utile affrontare il tema con delicatezza, magari spiegandole che la sua situazione, per quanto comprensibile, merita attenzione. Evitare di farla sentire giudicata o inadeguata è fondamentale, e farle capire che rivolgersi a uno specialista non è un segno di debolezza, ma un modo per prendersi cura di sé, potrebbe essere d'aiuto.
Le consiglio di considerare il supporto di uno psicologo per entrambi, sia per affrontare le difficoltà presenti, sia per prevenire che la situazione evolva in un disagio più profondo. Con il giusto aiuto, è possibile ristabilire un equilibrio e favorire un percorso di crescita e benessere per tutta la famiglia.
Dott.ssa Silvia Parisi
Psicologa, Psicoterapeuta, Sessuologa
È normale che, come madre, si sente impotente di fronte a questa situazione, ma è importante ricordare che non è sola e che ci sono strumenti e percorsi che possono aiutarla a gestire al meglio questa difficoltà. Il fatto che lei sta considerando di iniziare un percorso personale è un'ottima idea: il supporto psicologico può fornirle strategie utili per relazionarsi con sua figlia e per gestire il suo stesso stato emotivo.
Quanto a sua figlia, potrebbe essere utile affrontare il tema con delicatezza, magari spiegandole che la sua situazione, per quanto comprensibile, merita attenzione. Evitare di farla sentire giudicata o inadeguata è fondamentale, e farle capire che rivolgersi a uno specialista non è un segno di debolezza, ma un modo per prendersi cura di sé, potrebbe essere d'aiuto.
Le consiglio di considerare il supporto di uno psicologo per entrambi, sia per affrontare le difficoltà presenti, sia per prevenire che la situazione evolva in un disagio più profondo. Con il giusto aiuto, è possibile ristabilire un equilibrio e favorire un percorso di crescita e benessere per tutta la famiglia.
Dott.ssa Silvia Parisi
Psicologa, Psicoterapeuta, Sessuologa
Buongiorno,
il primo suggerimento è di provare a parlare con sua figlia, anche senza suggerire da subito l'idea di un percorso psicologico, per provare a conoscere il suo stato d'animo circa questa situazione. Potrebbe anche risultare che per il momento questa scarsa rete sociale non sia un gran problema per lei. Se invece raccontasse che ciò le genera sofferenza si potrebbe aprire alla possibilità di un consulto. Tuttavia, alcune volte, ciò che vediamo negli altri è filtrato dai nostri vissuti che fanno da cassa di risonanza, pertanto credo che potrebbe essere una buona idea, considerato come la cosa condiziona la sua quotidianità, provare ad iniziare un percorso lei stessa e soffermarsi in modo più profondo sulla grande sofferenza che questa situazione le comporta.
il primo suggerimento è di provare a parlare con sua figlia, anche senza suggerire da subito l'idea di un percorso psicologico, per provare a conoscere il suo stato d'animo circa questa situazione. Potrebbe anche risultare che per il momento questa scarsa rete sociale non sia un gran problema per lei. Se invece raccontasse che ciò le genera sofferenza si potrebbe aprire alla possibilità di un consulto. Tuttavia, alcune volte, ciò che vediamo negli altri è filtrato dai nostri vissuti che fanno da cassa di risonanza, pertanto credo che potrebbe essere una buona idea, considerato come la cosa condiziona la sua quotidianità, provare ad iniziare un percorso lei stessa e soffermarsi in modo più profondo sulla grande sofferenza che questa situazione le comporta.
Buongiorno,
Capisco il tuo malessere e il desiderio di voler aiutare tua figlia. La sua situazione potrebbe riflettere una difficoltà ad adattarsi a un cambiamento significativo, come la fine di una relazione che, purtroppo, non ha ricevuto il tempo di elaborare appieno. La tendenza a ritirarsi dalle relazioni sociali potrebbe essere una risposta difensiva per proteggersi dal dolore o dalla delusione. Tuttavia, un'azione esplicita come suggerire una terapia potrebbe sentirsi come un'imposizione per lei, visto che non ha parlato della rottura. Un primo passo potrebbe essere esplorare insieme la sua vita sociale, magari suggerendo attività o opportunità senza insistere troppo sulla psicoterapia, ma lasciandole lo spazio per esprimere le sue difficoltà.
Nel frattempo, lavorare su te stessa potrebbe essere utile per comprendere come non agire per “salvarla” ma per supportarla, senza aggiungere ulteriore pressione.
Marco Di Campli, psicologo psicoterapeuta
Capisco il tuo malessere e il desiderio di voler aiutare tua figlia. La sua situazione potrebbe riflettere una difficoltà ad adattarsi a un cambiamento significativo, come la fine di una relazione che, purtroppo, non ha ricevuto il tempo di elaborare appieno. La tendenza a ritirarsi dalle relazioni sociali potrebbe essere una risposta difensiva per proteggersi dal dolore o dalla delusione. Tuttavia, un'azione esplicita come suggerire una terapia potrebbe sentirsi come un'imposizione per lei, visto che non ha parlato della rottura. Un primo passo potrebbe essere esplorare insieme la sua vita sociale, magari suggerendo attività o opportunità senza insistere troppo sulla psicoterapia, ma lasciandole lo spazio per esprimere le sue difficoltà.
Nel frattempo, lavorare su te stessa potrebbe essere utile per comprendere come non agire per “salvarla” ma per supportarla, senza aggiungere ulteriore pressione.
Marco Di Campli, psicologo psicoterapeuta
Salve, potrebbe consigliarle un percorso psicologico. Potrebbe farle presente che vorebbe iniziarne uno anche lei così che sua figlia si sentisse compresa e non giudicata. Può consigliarle di vedere dei video su cosa significhi iniziare un percorso psicologico se la ragazza ha idee preconcette sull'argomento. Inoltre potrebbe consigliarle dei libri ed infine enfatizzare che prendersi cura della salute mentale è altrettanto importante di quella fisica per aiutarla a normalizzare la ricerca di aiuto psicologico.
Cordialmente, la Dott.ssa Sara Englaro
Cordialmente, la Dott.ssa Sara Englaro
Buongiorno,
comprendo profondamente la sua preoccupazione per la situazione di sua figlia e il dolore che prova nel vedere un giovane così pieno di potenziale rinchiudersi progressivamente in uno spazio sempre più ristretto, sia socialmente che emotivamente. Da quello che descrive, sua figlia sembra una persona sensibile e riflessiva, che potrebbe essersi adattata a una routine che le dà sicurezza ma che al contempo le sta privando delle esperienze e delle relazioni tipiche della sua età.
La sua preoccupazione è comprensibile, ma è altrettanto importante notare che sua figlia, all’interno di questa dinamica, sembra mantenere una certa serenità domestica. È allegra, disponibile, e apparentemente non manifesta segnali evidenti di sofferenza psicologica. Questo potrebbe indicare che non percepisce la sua situazione come un problema urgente o invalidante, e per questo potrebbe essere poco propensa ad accettare un suggerimento esplicito di cercare aiuto. La sua cautela, quindi, nel proporre un supporto psicologico direttamente a lei è del tutto comprensibile, ed è saggio procedere con delicatezza.
La sua idea di iniziare un percorso personale per comprendere come affrontare al meglio la situazione è un passo molto positivo. Parlare con un professionista potrebbe aiutarla non solo a gestire le sue emozioni di angoscia e frustrazione, ma anche a trovare modi per supportare sua figlia in maniera efficace e rispettosa dei suoi tempi e del suo spazio emotivo. Spesso, quando un genitore si sente intrappolato in questa sorta di "empasse", rivolgersi a un esperto permette di elaborare nuove prospettive e strategie che possono rompere quel senso di blocco.
Per quanto riguarda sua figlia, la sua chiusura sociale potrebbe essere legata a diversi fattori. La fine di una relazione importante, specie se vissuta in una fase formativa come l'adolescenza, può lasciare un segno profondo. Se a questo si aggiunge la mancanza di legami solidi con altre persone del suo ambiente, è possibile che abbia trovato più facile rifugiarsi in una routine familiare piuttosto che affrontare il rischio emotivo di costruire nuove relazioni. È importante tenere a mente che questo comportamento non è necessariamente "patologico", ma può essere una risposta di adattamento a ciò che ha vissuto.
Se le sembra appropriato, potrebbe provare a creare occasioni per parlare con sua figlia di come si sente rispetto alla sua vita attuale, senza giudizio o pressioni, ma con curiosità genuina. A volte, un dialogo sincero, basato sull’ascolto più che sul dare consigli, può aprire una porta per comprendere meglio cosa sta vivendo. Potrebbe anche proporle delle esperienze condivise che escano dalla routine, senza necessariamente legarle a un discorso di cambiamento.
In ogni caso, il fatto che lei stia osservando questa situazione con tanta attenzione e amore è già un elemento cruciale per poter costruire un percorso positivo, sia per sua figlia che per lei stessa. L'importante è non trascurare anche i suoi bisogni: sentirsi "intrappolata" nella preoccupazione può consumare molte energie emotive, e proprio per questo è fondamentale che anche lei si dia lo spazio per prendersi cura di sé. Solo così potrà essere il miglior supporto possibile per sua figlia.
Le auguro di trovare il giusto equilibrio e la serenità che sta cercando per lei e per sua figlia. Resto a disposizione per eventuali chiarimenti o per accompagnarla, se ne sentisse il bisogno, in questo percorso.
Dott. Luca Vocino
comprendo profondamente la sua preoccupazione per la situazione di sua figlia e il dolore che prova nel vedere un giovane così pieno di potenziale rinchiudersi progressivamente in uno spazio sempre più ristretto, sia socialmente che emotivamente. Da quello che descrive, sua figlia sembra una persona sensibile e riflessiva, che potrebbe essersi adattata a una routine che le dà sicurezza ma che al contempo le sta privando delle esperienze e delle relazioni tipiche della sua età.
La sua preoccupazione è comprensibile, ma è altrettanto importante notare che sua figlia, all’interno di questa dinamica, sembra mantenere una certa serenità domestica. È allegra, disponibile, e apparentemente non manifesta segnali evidenti di sofferenza psicologica. Questo potrebbe indicare che non percepisce la sua situazione come un problema urgente o invalidante, e per questo potrebbe essere poco propensa ad accettare un suggerimento esplicito di cercare aiuto. La sua cautela, quindi, nel proporre un supporto psicologico direttamente a lei è del tutto comprensibile, ed è saggio procedere con delicatezza.
La sua idea di iniziare un percorso personale per comprendere come affrontare al meglio la situazione è un passo molto positivo. Parlare con un professionista potrebbe aiutarla non solo a gestire le sue emozioni di angoscia e frustrazione, ma anche a trovare modi per supportare sua figlia in maniera efficace e rispettosa dei suoi tempi e del suo spazio emotivo. Spesso, quando un genitore si sente intrappolato in questa sorta di "empasse", rivolgersi a un esperto permette di elaborare nuove prospettive e strategie che possono rompere quel senso di blocco.
Per quanto riguarda sua figlia, la sua chiusura sociale potrebbe essere legata a diversi fattori. La fine di una relazione importante, specie se vissuta in una fase formativa come l'adolescenza, può lasciare un segno profondo. Se a questo si aggiunge la mancanza di legami solidi con altre persone del suo ambiente, è possibile che abbia trovato più facile rifugiarsi in una routine familiare piuttosto che affrontare il rischio emotivo di costruire nuove relazioni. È importante tenere a mente che questo comportamento non è necessariamente "patologico", ma può essere una risposta di adattamento a ciò che ha vissuto.
Se le sembra appropriato, potrebbe provare a creare occasioni per parlare con sua figlia di come si sente rispetto alla sua vita attuale, senza giudizio o pressioni, ma con curiosità genuina. A volte, un dialogo sincero, basato sull’ascolto più che sul dare consigli, può aprire una porta per comprendere meglio cosa sta vivendo. Potrebbe anche proporle delle esperienze condivise che escano dalla routine, senza necessariamente legarle a un discorso di cambiamento.
In ogni caso, il fatto che lei stia osservando questa situazione con tanta attenzione e amore è già un elemento cruciale per poter costruire un percorso positivo, sia per sua figlia che per lei stessa. L'importante è non trascurare anche i suoi bisogni: sentirsi "intrappolata" nella preoccupazione può consumare molte energie emotive, e proprio per questo è fondamentale che anche lei si dia lo spazio per prendersi cura di sé. Solo così potrà essere il miglior supporto possibile per sua figlia.
Le auguro di trovare il giusto equilibrio e la serenità che sta cercando per lei e per sua figlia. Resto a disposizione per eventuali chiarimenti o per accompagnarla, se ne sentisse il bisogno, in questo percorso.
Dott. Luca Vocino
Gent.ma utente,
la sua preoccupazione è evidente e denota la sua grande sensibilità ed empatia verso lo stato d'animo di sua figlia. La sua stessa valutazione di chiedere un supporto psicologico per affrontare questo periodo ed essere vicina a sua figlia nel modo migliore, è segno di profondo affetto e coinvolgimento.
Il ruolo di genitori, in queste situazioni, è quanto mai complesso e può diventare fonte di frustrazione e malessere psicologico. Dunque, l'aiuto psicologico potrebbe servire (sembra un paradosso) più a lei che a sua figlia. Una delle maggiori difficoltà, infatti, per un genitore di figli in giovane età è accettare che loro debbano fare il loro percorso di vita da soli, imparando a superare con le loro forze le difficoltà, imparando anche a chiedere aiuto se necessario, ma sentendo una motivazione personale nel farlo.
Sua figlia si sta affacciando alla vita vera e deve pian piano uscire da quella comfort-zone che, giustamente, la sua famiglia ha creato per lei. Anche le sicurezze che le dava il suo ex fidanzato appartengono a un periodo da adolescente che nulla a che vedere con la persona che sua figlia è adesso e che sarà nel prossimo futuro.
Senza dubbio, spaventa l'idea che i nostri figli debbano provvedere da soli ai loro problemi e superare tutte le insidie della vita, ma è la cosa più saggia che può fare un genitore. Questo non vuol dire, in nessun modo, che lei debba smettere di occuparsi di sua figlia, di esserle vicina e di aiutarla quando richiesto, ma è fondamentale che lei impari a fidarsi di lei e le lasci il tempo di capire cosa vuole fare della sua vita, in quale direzione vuole andare, chi vuole frequentare e come vuole occupare il suo tempo.
E' possibile che sua figlia senta, prima o poi, la necessità di chiedere a sua volta un supporto psicologico, ma deve essere una sua libera scelta e non un suggerimento, seppur fatto nei suoi interessi. E' bene chiarire che il percorso con uno psicologo non ha solo la finalità di risolvere problemi o trattare sindromi, ma può avere anche l'obiettivo di imparare a gestire meglio le proprie emozioni, a sapersi porre degli obiettivi e a scoprire le proprie potenzialità.
La fine della relazione sentimentale di sua figlia è un'esperienza di elaborazione che lei deve affrontare con i suoi tempi e se vorrà lei con l'aiuto di qualcuno. Ma sarà solo lei a deciderlo. Il suo compito è rimanere la madre amorevole e attenta che è, ma con il giusto rispetto e la fiducia per le risorse interiori che sua figlia possiede e che devono venir fuori proprio nel momento di difficoltà, per fare quello step di crescita personale che solo le esperienze della vita sanno determinare.
Le consiglio di aprire la sua mente a una prospettiva più ampia e positiva. Valuti per sé stessa la possibilità di una consulenza psicologica e lasci che sua figlia sappia prendere le decisioni migliori in autonomia, forse si stupirà di quanto sia già in grado di farlo.
Resto a sua disposizione per qualsiasi tipo di aiuto, anche online.
Vi auguro il meglio, Dott. Antonio Cortese
la sua preoccupazione è evidente e denota la sua grande sensibilità ed empatia verso lo stato d'animo di sua figlia. La sua stessa valutazione di chiedere un supporto psicologico per affrontare questo periodo ed essere vicina a sua figlia nel modo migliore, è segno di profondo affetto e coinvolgimento.
Il ruolo di genitori, in queste situazioni, è quanto mai complesso e può diventare fonte di frustrazione e malessere psicologico. Dunque, l'aiuto psicologico potrebbe servire (sembra un paradosso) più a lei che a sua figlia. Una delle maggiori difficoltà, infatti, per un genitore di figli in giovane età è accettare che loro debbano fare il loro percorso di vita da soli, imparando a superare con le loro forze le difficoltà, imparando anche a chiedere aiuto se necessario, ma sentendo una motivazione personale nel farlo.
Sua figlia si sta affacciando alla vita vera e deve pian piano uscire da quella comfort-zone che, giustamente, la sua famiglia ha creato per lei. Anche le sicurezze che le dava il suo ex fidanzato appartengono a un periodo da adolescente che nulla a che vedere con la persona che sua figlia è adesso e che sarà nel prossimo futuro.
Senza dubbio, spaventa l'idea che i nostri figli debbano provvedere da soli ai loro problemi e superare tutte le insidie della vita, ma è la cosa più saggia che può fare un genitore. Questo non vuol dire, in nessun modo, che lei debba smettere di occuparsi di sua figlia, di esserle vicina e di aiutarla quando richiesto, ma è fondamentale che lei impari a fidarsi di lei e le lasci il tempo di capire cosa vuole fare della sua vita, in quale direzione vuole andare, chi vuole frequentare e come vuole occupare il suo tempo.
E' possibile che sua figlia senta, prima o poi, la necessità di chiedere a sua volta un supporto psicologico, ma deve essere una sua libera scelta e non un suggerimento, seppur fatto nei suoi interessi. E' bene chiarire che il percorso con uno psicologo non ha solo la finalità di risolvere problemi o trattare sindromi, ma può avere anche l'obiettivo di imparare a gestire meglio le proprie emozioni, a sapersi porre degli obiettivi e a scoprire le proprie potenzialità.
La fine della relazione sentimentale di sua figlia è un'esperienza di elaborazione che lei deve affrontare con i suoi tempi e se vorrà lei con l'aiuto di qualcuno. Ma sarà solo lei a deciderlo. Il suo compito è rimanere la madre amorevole e attenta che è, ma con il giusto rispetto e la fiducia per le risorse interiori che sua figlia possiede e che devono venir fuori proprio nel momento di difficoltà, per fare quello step di crescita personale che solo le esperienze della vita sanno determinare.
Le consiglio di aprire la sua mente a una prospettiva più ampia e positiva. Valuti per sé stessa la possibilità di una consulenza psicologica e lasci che sua figlia sappia prendere le decisioni migliori in autonomia, forse si stupirà di quanto sia già in grado di farlo.
Resto a sua disposizione per qualsiasi tipo di aiuto, anche online.
Vi auguro il meglio, Dott. Antonio Cortese
Ci sono genitori attenti che osservano i figli magari adulti o adolescenti, con attenzione.
Non si accontentano delle parole, cercano di guardarli, di essere presenti senza esagerare, con una modalità rispettosa riconoscendo l'età e le scelte del ragazzo-
Dalla mail inviata, mi sembra proprio un caso di questi, in cui il genitore si pone alla giusta vicinanza\distanza ma purtroppo questo non è sempre sufficiente ma certamente un importante punto di partenza.
Credo che cercare un dialogo aperto con la figlia, esprimere con garbo il suggerimento di un aiuto psicologico, siano comportamenti positivi e di aiuto anche se apparentemente la prima risposta può essere negativa e di rifiuto.
E' comunque importante sentire, scoprire di essere capiti e supportati.
E' una carezza anche se magari non subito accettata.
Maria Grazia Antinori, Roma
Non si accontentano delle parole, cercano di guardarli, di essere presenti senza esagerare, con una modalità rispettosa riconoscendo l'età e le scelte del ragazzo-
Dalla mail inviata, mi sembra proprio un caso di questi, in cui il genitore si pone alla giusta vicinanza\distanza ma purtroppo questo non è sempre sufficiente ma certamente un importante punto di partenza.
Credo che cercare un dialogo aperto con la figlia, esprimere con garbo il suggerimento di un aiuto psicologico, siano comportamenti positivi e di aiuto anche se apparentemente la prima risposta può essere negativa e di rifiuto.
E' comunque importante sentire, scoprire di essere capiti e supportati.
E' una carezza anche se magari non subito accettata.
Maria Grazia Antinori, Roma
Buongiorno, e grazie per la sua condivisione. La sua preoccupazione per sua figlia è del tutto comprensibile e dimostra il grande amore e la profonda cura che ha per lei. Da quanto descrive, sua figlia sembra vivere una situazione che, pur non manifestandosi in comportamenti allarmanti, potrebbe nascondere un senso di chiusura o difficoltà nell'elaborare alcune esperienze passate. La transizione dalla fine di una relazione significativa, specialmente se avvenuta in un momento di crescita personale come l'adolescenza, può incidere sul modo in cui si rapporta agli altri e al mondo.
Il fatto che in casa sia serena e collaborativa è un segnale positivo, ma la sua tendenza a isolarsi potrebbe indicare un bisogno di maggiore consapevolezza rispetto ai suoi sentimenti o alla propria situazione attuale. È altrettanto importante notare come anche lei, come genitore, stia vivendo un momento di difficoltà, provando un senso di impotenza e sacrificando le sue abitudini per cercare di proteggerla.
Sarebbe utile considerare l'idea di avvicinarsi delicatamente al tema di un supporto esterno, sottolineandone i benefici senza farla sentire giudicata o sotto pressione. Potrebbe dirle, ad esempio, che parlare con qualcuno potrebbe essere un modo per scoprire nuove prospettive o trovare strumenti per affrontare meglio alcune situazioni.
Nel frattempo, la sua idea di intraprendere un percorso personale è un'ottima strategia: non solo le darebbe supporto emotivo, ma potrebbe anche offrirle strumenti per comunicare con sua figlia in modo ancora più efficace.
Rivolgersi a un professionista, sia per lei che eventualmente per sua figlia, può essere un passo importante per ristabilire un equilibrio familiare e offrire a entrambe le opportunità di vivere questa fase con maggiore serenità e fiducia.
Il fatto che in casa sia serena e collaborativa è un segnale positivo, ma la sua tendenza a isolarsi potrebbe indicare un bisogno di maggiore consapevolezza rispetto ai suoi sentimenti o alla propria situazione attuale. È altrettanto importante notare come anche lei, come genitore, stia vivendo un momento di difficoltà, provando un senso di impotenza e sacrificando le sue abitudini per cercare di proteggerla.
Sarebbe utile considerare l'idea di avvicinarsi delicatamente al tema di un supporto esterno, sottolineandone i benefici senza farla sentire giudicata o sotto pressione. Potrebbe dirle, ad esempio, che parlare con qualcuno potrebbe essere un modo per scoprire nuove prospettive o trovare strumenti per affrontare meglio alcune situazioni.
Nel frattempo, la sua idea di intraprendere un percorso personale è un'ottima strategia: non solo le darebbe supporto emotivo, ma potrebbe anche offrirle strumenti per comunicare con sua figlia in modo ancora più efficace.
Rivolgersi a un professionista, sia per lei che eventualmente per sua figlia, può essere un passo importante per ristabilire un equilibrio familiare e offrire a entrambe le opportunità di vivere questa fase con maggiore serenità e fiducia.
Salve, mi dispiace per la situazione che sta vivendo.
Potrebbe confrontarsi con sua figlia ed esprimere ciò che sente, invece obbligarla a intraprendere un percorso psicologico sarebbe controproducente.
Buona giornata.
Dott. Fiori
Potrebbe confrontarsi con sua figlia ed esprimere ciò che sente, invece obbligarla a intraprendere un percorso psicologico sarebbe controproducente.
Buona giornata.
Dott. Fiori
Buongiorno, immagino che sia davvero molto preoccupata per la situazione, visto che è arrivata al punto di avere paura a lasciare sua figlia a casa da sola. Per quanto riguarda lei quello che le posso suggerire è di riflettere sul perché questa situazione la preoccupa così tanto, nonostante inizialmente se ne fosse data una spiegazione. Mentre per quanto riguarda sua figlia il principale strumento a sua disposizione è il dialogo. Provi a parlare con sua figlia in confidenza, non con l'obiettivo di capire i motivi della rottura o di indagare su cosa c'è che non va, per non rischiare di metterla a disagio. Cerchi intanto di capire come sta adesso, su cosa sta concentrando le sue energie, cosa fa nel tempo libero, quali sono i suoi progetti per il futuro (per esempio si immagina di fare la magistrale in un'altra città in cui potrebbe costruire nuove amicizie?). Inoltre, anche la strategia che sta già utilizzando di organizzare gite o vacanze con lei è una buona soluzione per passare del tempo assieme e per aiutarla a svagarsi; ancora meglio se concordate assieme, per seguire i suoi interessi.
Un percorso psicologico potrebbe essere utile anche a lei per aiutarla a gestire la preoccupazione, oltre che per darle degli strumenti per gestire meglio la situazione.
Un percorso psicologico potrebbe essere utile anche a lei per aiutarla a gestire la preoccupazione, oltre che per darle degli strumenti per gestire meglio la situazione.
Gentile utente, immagino che per una madre non debba essere semplice vedere la propria figlia non fare ciò che una ragazza della sua età ci si aspetta che faccia. Certamente oggi lei è preoccupata e vorrebbe e desidera il meglio per lei. Sua figlia le sembra preoccupata e sofferente per questa situazione? Sente più lei questa preoccupazione o la sua preoccupazione riflette un malessere evidente? Io credo che una buona comunicazione onesta e sincera possa aprire un dialogo tra di voi. Provi a condividere la sua sana preoccupazione nel vederla più ritirata in casa. Non è detto che ciò che preoccupa una persona sia ugualmente doloroso per l'altro, questo va indagato e esplorato. Provi ad aprire un dialogo e da li possa anche suggerire la possibilità di parlarne con un professionista. Ponendo la questione come un'opportunità per avere uno spazio solo suo dove dare voce a ciò che sente e prova nella sua vita.
Se lei a sua volte volesse ritagliarsi uno spazio per comprendere come si sente lei e esplorare la sua apprensione per questa situazione credo che questo possa solo che giovare al suo benessere e alla relazione madre figlia. Rimango a sua disposizione Dott.ssa Alessia D'Angelo
Se lei a sua volte volesse ritagliarsi uno spazio per comprendere come si sente lei e esplorare la sua apprensione per questa situazione credo che questo possa solo che giovare al suo benessere e alla relazione madre figlia. Rimango a sua disposizione Dott.ssa Alessia D'Angelo
La situazione che descrive è comprensibilmente fonte di preoccupazione per lei, ed è chiaro che prova un grande amore e desiderio di aiutare sua figlia. È importante sottolineare che, nonostante la sua apprensione, il comportamento che sua figlia mostra in casa – il suo essere allegra, serena e disponibile – è un segnale positivo. Tuttavia, la sua tendenza a isolarsi socialmente e a non avere rapporti significativi al di fuori del contesto familiare merita attenzione, soprattutto per il suo benessere a lungo termine.
La prima cosa da considerare è che sua figlia potrebbe vivere una fase di adattamento o di riflessione personale. La rottura di una relazione che ha segnato un periodo cruciale della sua vita, unita al contesto di cambiamento legato al percorso universitario, può averla spinta a chiudersi in un mondo più ristretto per proteggersi emotivamente. Questo atteggiamento potrebbe derivare dal bisogno di ritrovare un senso di sé o di evitare il rischio di ulteriori delusioni. Non è raro che, dopo un'esperienza così significativa, si senta il bisogno di uno spazio protetto. Ogni persona ha i suoi tempi per riorganizzarsi emotivamente dopo una grande perdita o un cambiamento. Mostrandosi accogliente e disponibile, senza forzare la situazione, la aiuterà a sentirsi al sicuro e supportata mentre esplora il suo percorso personale.
La sua idea di intraprendere un percorso psicologico personale è un'ottima intuizione. Non solo le offrirebbe uno spazio per elaborare le sue emozioni e ridurre il senso di impotenza che prova, ma le fornirebbe anche strumenti utili per affrontare la situazione con sua figlia. Attraverso il sostegno di un terapeuta strategico, potrebbe comprendere meglio le dinamiche che si stanno manifestando e trovare il modo più efficace per interagire con lei.
La sua vicinanza è un dono prezioso per sua figlia. Con un po’ di pazienza, l’aiuto di un terapeuta e piccoli passi verso nuove opportunità, è possibile che questa fase evolva in modo positivo per entrambe.
Dott. Tommaso Giovannetti
La prima cosa da considerare è che sua figlia potrebbe vivere una fase di adattamento o di riflessione personale. La rottura di una relazione che ha segnato un periodo cruciale della sua vita, unita al contesto di cambiamento legato al percorso universitario, può averla spinta a chiudersi in un mondo più ristretto per proteggersi emotivamente. Questo atteggiamento potrebbe derivare dal bisogno di ritrovare un senso di sé o di evitare il rischio di ulteriori delusioni. Non è raro che, dopo un'esperienza così significativa, si senta il bisogno di uno spazio protetto. Ogni persona ha i suoi tempi per riorganizzarsi emotivamente dopo una grande perdita o un cambiamento. Mostrandosi accogliente e disponibile, senza forzare la situazione, la aiuterà a sentirsi al sicuro e supportata mentre esplora il suo percorso personale.
La sua idea di intraprendere un percorso psicologico personale è un'ottima intuizione. Non solo le offrirebbe uno spazio per elaborare le sue emozioni e ridurre il senso di impotenza che prova, ma le fornirebbe anche strumenti utili per affrontare la situazione con sua figlia. Attraverso il sostegno di un terapeuta strategico, potrebbe comprendere meglio le dinamiche che si stanno manifestando e trovare il modo più efficace per interagire con lei.
La sua vicinanza è un dono prezioso per sua figlia. Con un po’ di pazienza, l’aiuto di un terapeuta e piccoli passi verso nuove opportunità, è possibile che questa fase evolva in modo positivo per entrambe.
Dott. Tommaso Giovannetti
Mi spiace per la situazione difficile che state affrontando. Sicuramente un percorso psicologico permette a chi lo intraprende, ad esempio di individuare eventuali blocchi, ad acquisire risorse che l'aiutino nell'ambito sociale, così da poter ricostruire una rete che magari è assente da tempo. Non tema di condividere con sua figlia le sue preoccupazioni, comunicando in maniera chiara e priva di giudizio ci si da la possibilità di avere un confronto costruttivo in merito agli argomenti: fortunatamente, il vedere dei professionisti per farsi aiutare nei momenti di difficoltà è diventata una sana abitudine molto sponsorizzata anche dai social media, luoghi che ormai fanno parte della quotidianità dei giovani e ai quali gli stessi spesso si affidano.
Per quanto riguarda il percorso che sta ipotizzando per lei, uno spazio solo suo potrebbe permetterle di condividere ed affrontare le sue preoccupazioni.
Spero le sia stata utile.
Per quanto riguarda il percorso che sta ipotizzando per lei, uno spazio solo suo potrebbe permetterle di condividere ed affrontare le sue preoccupazioni.
Spero le sia stata utile.
Buongiorno,
sarebbe importante capire se sua figlia soffre per questa situazione o lei sta realmente bene così. Le strade che può prendere lei signora sono di parlare direttamente con sua figlia o se la cosa la spaventa troppo sarebbe utile intraprendere un percorso psicologico in modo che possa avere un sostegno per decidere quale sia la cosaa migliore da far per sua figlia ma soprattutto per lei stessa.
Sono a disposizione per un eventuale colloquio di orientmento.
Cordialmente.
Dott.ssa Chantal Danna
sarebbe importante capire se sua figlia soffre per questa situazione o lei sta realmente bene così. Le strade che può prendere lei signora sono di parlare direttamente con sua figlia o se la cosa la spaventa troppo sarebbe utile intraprendere un percorso psicologico in modo che possa avere un sostegno per decidere quale sia la cosaa migliore da far per sua figlia ma soprattutto per lei stessa.
Sono a disposizione per un eventuale colloquio di orientmento.
Cordialmente.
Dott.ssa Chantal Danna
Salve, grazie della sua condivisione e comprendo la situazione. Anche la sua preoccupazione come madre. Una relazione importante e lunga all'età di 16 anni crea abitudini e relazioni significative spesso connesse prevalentemente alla coppia. Sopratutto quando la relazione è appagante, il "rischio" è quello di completare il proprio spazio di condivisione significativa prevalentemente con il partner e con le amicizie che sono connesse alla vita di coppia. Uno dei possibili comportamenti che possono emergere quando una relazione d'amore finisce, è l'evitamento degli spazi e delle relazioni sociali che sono associate alla vita passata dove la relazione era ancora presente. Ovviamente andrebbe approfondita la situazione per comprendere meglio che cosa sta accadendo. Ogni percorso psicologico funziona quando è la persona stessa a sentirne il bisogno e i benefici. Se caldamente consigliato da qualcun altro, può essere visto male. Per questo il suo dubbio è più che legittimo. Dipende da caso a caso. Ci sono genitori che propongono un aiuto psicologico al figlio e viene accolto con fiducia, altre volte invece si ottiene l'effetto opposto. Credo che sia vincente la sua intuizione, ossia quella di iniziare lei stessa un percorso. Nella mia pratica professionale, quando è il genitore a scegliere per se stesso di fare un percorso di autoesplorazione, passa automaticamente attraverso l'esempio valori quali il prendersi cura di sé e il miglioramento personale. E spesso sono poi i figli stessi a chiedere di poter iniziare a loro volta un percorso, se ci sono i presupposti per farlo. Se lei iniziasse, potrebbe essere la possibilità di comprendere quale è la radice della sofferenza che sta provando e sopratutto apprendere degli strumenti evolutivi che le danno nel tempo la possibilità di gestire emozionalmente la situazione. Nel caso desiderasse approfondire, sono a disposizione anche attraverso colloqui online. Le auguro il meglio. Un caro saluto. Dott.ssa Simona Vanetti
Gentile Utente,
Innanzitutto grazie per aver condiviso la sua situazione. Dalle sue parole emerge l'attenzione che ha per sua figlia e quanto questa situazione le generi un sentimento di impotenza. Non deve essere semplice.
Vede, come ha detto lei, spesso ci vuole del tempo per riprendersi da una rottura amorosa e "riaprirsi" al mondo, soprattutto quando la scelta non è stata presa da noi, generando così delusione e tristezza. Il comportamento "solitario" di sua figlia, potrebbe essere dovuto sia ad un cambio di priorità nella sua vita, investendo tempo e attenzione nello studio, sia ad una non completa elaborazione di quanto successo.
La sua preoccupazione è dunque comprensibile, un buon punto di partenza potrebbe essere quello di stabilire un canale di comunicazione aperto con sua figlia, provando a comunicarle i suoi sentimenti in questo momento, cosa ha notato di diverso in lei e il suo dubbio riguardo al fatto che tale cambiamento possa essere collegato alla fine della sua relazione.
Infine, per quanto riguarda la sua idea, credo che un supporto psicologico possa aiutare ad esplorare i propri stati emotivi che in certe situazioni tendono ad amplificarsi.
Un caro saluto
Innanzitutto grazie per aver condiviso la sua situazione. Dalle sue parole emerge l'attenzione che ha per sua figlia e quanto questa situazione le generi un sentimento di impotenza. Non deve essere semplice.
Vede, come ha detto lei, spesso ci vuole del tempo per riprendersi da una rottura amorosa e "riaprirsi" al mondo, soprattutto quando la scelta non è stata presa da noi, generando così delusione e tristezza. Il comportamento "solitario" di sua figlia, potrebbe essere dovuto sia ad un cambio di priorità nella sua vita, investendo tempo e attenzione nello studio, sia ad una non completa elaborazione di quanto successo.
La sua preoccupazione è dunque comprensibile, un buon punto di partenza potrebbe essere quello di stabilire un canale di comunicazione aperto con sua figlia, provando a comunicarle i suoi sentimenti in questo momento, cosa ha notato di diverso in lei e il suo dubbio riguardo al fatto che tale cambiamento possa essere collegato alla fine della sua relazione.
Infine, per quanto riguarda la sua idea, credo che un supporto psicologico possa aiutare ad esplorare i propri stati emotivi che in certe situazioni tendono ad amplificarsi.
Un caro saluto
Un genitore che prova a fare del suo meglio è un genitore, quando serve, preoccupato. La stimo e sento la sua fatica. E' difficile dire qualcosa sulla vostra situazione perché ne sappiamo poco, quello che descrive è un "normale, perfetto" che non c'è più e quindi immagino che tra voi andrebbero condivise certe aspettative, persino certe paure, e forse accolte alcune rinunce. Nelle poche parole che usa per descrivere sua figlia la descrive "serena, disponibile, allegra", per se stessa invece ripete di avere paura e di sentirsi in trappola. Detto così sua figlia non sembra portare alcuna richiesta di intervento, mentre lei ammette una forte angoscia. Mi permetto di consigliarle di ritagliare uno spazio per esprimere e dialogare ciò che la preoccupa, eventualmente con un professionista che la accompagni in questo dialogo. State bene.
Gentilissima,
Da quello che descrive, sembrerebbe che la questione non riguardi tanto sua figlia, ma lei.
Ricapitolando:
Sua figlia da prima della rottura aveva già interrotto i rapporti con le amiche del liceo;
Le amiche dell'università non le vede in quanto distanti geograficamente (non abbiamo motivo di credere - qualora fosse così anche da prima della rottura - che si tratti di una motivazione infondata);
A casa mostra un atteggiamento normale;
Non esce, a parte qualche commissione o impegni universitari (magari reputa non aver bisogno di uscire per altro);
Non vuole dirle quali sono i motivi della rottura (probabilmente ritiene che sia più opportuno non coinvolgere altri in cose che riguardano solo lei).
Sono passati oltre due anni, mi sembra di capire che sua figlia ha continuato a studiare ed è prossima alla laurea triennale.
Potrebbe essere che sua figlia abbia affrontato e superato la sua questione autonomamente?
Certamente lei la conosce meglio, dunque ci si può basare solo su quello che lei ha scritto, ed in effetti si evince una preoccupazione più sua, che di sua figlia.
Le suggerisco, come lei stessa ha fatto, di comprendere meglio questa sua preoccupazione.
Resto a sua disposizione.
Saluti.
Da quello che descrive, sembrerebbe che la questione non riguardi tanto sua figlia, ma lei.
Ricapitolando:
Sua figlia da prima della rottura aveva già interrotto i rapporti con le amiche del liceo;
Le amiche dell'università non le vede in quanto distanti geograficamente (non abbiamo motivo di credere - qualora fosse così anche da prima della rottura - che si tratti di una motivazione infondata);
A casa mostra un atteggiamento normale;
Non esce, a parte qualche commissione o impegni universitari (magari reputa non aver bisogno di uscire per altro);
Non vuole dirle quali sono i motivi della rottura (probabilmente ritiene che sia più opportuno non coinvolgere altri in cose che riguardano solo lei).
Sono passati oltre due anni, mi sembra di capire che sua figlia ha continuato a studiare ed è prossima alla laurea triennale.
Potrebbe essere che sua figlia abbia affrontato e superato la sua questione autonomamente?
Certamente lei la conosce meglio, dunque ci si può basare solo su quello che lei ha scritto, ed in effetti si evince una preoccupazione più sua, che di sua figlia.
Le suggerisco, come lei stessa ha fatto, di comprendere meglio questa sua preoccupazione.
Resto a sua disposizione.
Saluti.
Gentile utente, ho letto con attenzione quanto riportato. Mi arriva la sua preoccupazione rispetto alla situazione che ha descritto, e la ritengo legittima. Le suggerirei, però, di porre l'attenzione sul suo sentire e sul suo personale malessere. Su che effetto fa su di lei osservare il cambiamento che ha descritto di sua figlia. Un suo personale percorso di psicoterapia o di supporto psicologico potrebbe essere l'occasione e il giusto spazio per interrogarsi sugli aspetti che ci ha qui riportato, e poter comprendere come mai questa situazione è così impattante per lei, ma sembra essere vissuta come meno preoccupante da sua figlia, che descrive come normale, allegra e collaborativa nel contesto familiare.
Sua figlia avrebbe la possibilità di chiedere in maniera autonoma un aiuto per sè, ma affinchè questo porti dei benefici è necessario che sia sua figlia a sentirne la necessità e che abbia una motivazione che la porti a farsi aiutare, qualora senta di dover essere aiutata.
Proprio per validare, ovvero legittimare, dare valore al suo personale sentire e potergli dare un senso, confrontarsi con un professionista potrebbe esserLe utile, anche per meglio approfondire la situazione.
Le porgo un caro saluto.
Sua figlia avrebbe la possibilità di chiedere in maniera autonoma un aiuto per sè, ma affinchè questo porti dei benefici è necessario che sia sua figlia a sentirne la necessità e che abbia una motivazione che la porti a farsi aiutare, qualora senta di dover essere aiutata.
Proprio per validare, ovvero legittimare, dare valore al suo personale sentire e potergli dare un senso, confrontarsi con un professionista potrebbe esserLe utile, anche per meglio approfondire la situazione.
Le porgo un caro saluto.
La situazione di sua figlia potrebbe essere affrontata efficacemente con un percorso di Terapia Breve Strategica (TBS), che si concentra su soluzioni pratiche per modificare i comportamenti disfunzionali. Per sua figlia, il blocco sociale sembra essere legato a un circolo vizioso di evitamento, che rafforza la sua chiusura.
In TBS, un terapeuta potrebbe proporre esercizi specifici per riprendere gradualmente il contatto sociale. Ad esempio:
1. Compiti progressivi: stabilire piccoli obiettivi sociali (es. frequentare un luogo pubblico senza interazioni, poi un caffè con una persona, ecc.).
2. Paradosso del sintomo: chiedere di “dedicare” 10 minuti al giorno per pensare a quanto non le interessa avere contatti, creando così un distacco emotivo.
3. Riorientamento delle risorse interne: lavorare sui suoi interessi per spingerla a frequentare ambienti che la stimolino.
Parallelamente, per lei potrebbe essere utile un breve percorso individuale per acquisire strumenti che la aiutino a mantenere un equilibrio emotivo, evitando di sacrificare troppo la sua vita personale. L’approccio strategico fornisce strumenti concreti per intervenire in tempi brevi.
In TBS, un terapeuta potrebbe proporre esercizi specifici per riprendere gradualmente il contatto sociale. Ad esempio:
1. Compiti progressivi: stabilire piccoli obiettivi sociali (es. frequentare un luogo pubblico senza interazioni, poi un caffè con una persona, ecc.).
2. Paradosso del sintomo: chiedere di “dedicare” 10 minuti al giorno per pensare a quanto non le interessa avere contatti, creando così un distacco emotivo.
3. Riorientamento delle risorse interne: lavorare sui suoi interessi per spingerla a frequentare ambienti che la stimolino.
Parallelamente, per lei potrebbe essere utile un breve percorso individuale per acquisire strumenti che la aiutino a mantenere un equilibrio emotivo, evitando di sacrificare troppo la sua vita personale. L’approccio strategico fornisce strumenti concreti per intervenire in tempi brevi.
Posso sentire tutta la preoccupazione e l’amore che prova per sua figlia leggendo ciò che ha scritto. È evidente quanto tenga a lei e quanto desideri che possa essere serena e felice, soprattutto in una fase così importante della sua vita. Voglio rassicurarla su un punto fondamentale: non è sola in questa situazione, e il fatto che si stia ponendo delle domande e stia pensando a come supportarla è già un passo prezioso. La sua preoccupazione è comprensibile. Il periodo dell'adolescenza e dei primi anni dell'età adulta è spesso caratterizzato da grandi cambiamenti, e la fine di una relazione importante, come quella che sua figlia ha vissuto, può avere un impatto profondo. Non sempre chi vive questi momenti si sente pronto o capace di parlarne apertamente, e può capitare che preferisca ritirarsi per cercare di riorganizzare i propri pensieri ed emozioni. Il fatto che in casa si comporti in modo allegro e disponibile è un segnale positivo. Questo indica che non sta vivendo un isolamento completo e che, con ogni probabilità, si sente sicura e a suo agio nell’ambiente familiare. Tuttavia, il suo ritiro dalla vita sociale potrebbe essere un modo per proteggersi da esperienze che percepisce come difficili o impegnative, soprattutto dopo la fine della relazione e il mancato sviluppo di nuove amicizie durante il percorso universitario. Un primo passo che potrebbe aiutarla è cercare di comprendere e accogliere le sue emozioni senza forzarla. Invece di suggerire esplicitamente un supporto psicologico, potrebbe essere utile aprire uno spazio di dialogo in cui lei possa sentirsi ascoltata senza giudizio o pressione. Potrebbe provare a dirle, con calma e affetto, qualcosa come: “Sai, ho notato che negli ultimi anni hai cambiato un po’ il tuo modo di vivere e mi chiedo come ti senti. Io sono qui per te, se hai voglia di parlarmi di qualcosa o se c’è qualcosa che ti preoccupa.” Questo tipo di approccio può incoraggiarla a condividere i suoi pensieri, anche se potrebbe volerci del tempo. In parallelo, l’idea di iniziare lei un percorso personale per capire come affrontare questa situazione è ottima. Un terapeuta potrebbe aiutarla a esplorare le sue preoccupazioni, fornendole strumenti utili per sostenere sua figlia in modo efficace senza sentirsi sopraffatta o bloccata. Potrebbe anche aiutarla a distinguere tra ciò che può fare per sua figlia e ciò che, invece, appartiene al percorso personale di quest'ultima. È importante ricordare che i tempi di ciascuno per elaborare e affrontare cambiamenti importanti sono diversi. Sua figlia potrebbe aver bisogno di più tempo per ritrovare la motivazione o il desiderio di riaprirsi al mondo, e questo non significa necessariamente che ci sia qualcosa di "sbagliato" in lei. La presenza amorevole e non giudicante di una madre come lei è un grande sostegno. Infine, se sente che il suo stesso benessere sta risentendo di questa situazione, non esiti a prendersi cura di sé. È importante che anche lei trovi spazi per il suo equilibrio e la sua serenità, perché il suo esempio può trasmettere a sua figlia la forza di affrontare le proprie difficoltà. Cari saluti, Dott. Andrea Boggero
Mi dispiace molto per la situazione che stai vivendo, è davvero difficile vedere una figlia in sofferenza e sentirsi impotenti nel cercare di aiutarla. La preoccupazione che provi è comprensibile, e il fatto che tu stia cercando soluzioni per lei e per te stessa dimostra quanto tu ci tenga e quanto sia premurosa come madre.
È possibile che tua figlia stia vivendo una fase di difficoltà emotiva legata alla fine della relazione e che non abbia ancora trovato il modo di affrontare davvero la rottura. Potrebbe sentirsi isolata, ma non sempre è facile per i giovani esprimere il loro disagio o chiedere aiuto, soprattutto quando non sono completamente consapevoli di ciò che sta succedendo dentro di loro.
Proporle un supporto psicologico potrebbe sembrare una sfida, ma se lo fai con sensibilità e senza forzare la cosa, facendole sapere che è un'opportunità per lei di esplorare e comprendere meglio se stessa, potrebbe essere un primo passo positivo. Parlarle in modo empatico, dicendo che ti preoccupi per lei e che desideri il meglio per la sua felicità, potrebbe aprire un dialogo.
Nel frattempo, è lodevole che tu stia considerando di intraprendere anche un percorso per te stessa. Un supporto esterno, che sia psicologico o altro, potrebbe davvero aiutarti a gestire le tue emozioni, a capire meglio come supportare tua figlia e a riscoprire il tuo benessere.
È possibile che tua figlia stia vivendo una fase di difficoltà emotiva legata alla fine della relazione e che non abbia ancora trovato il modo di affrontare davvero la rottura. Potrebbe sentirsi isolata, ma non sempre è facile per i giovani esprimere il loro disagio o chiedere aiuto, soprattutto quando non sono completamente consapevoli di ciò che sta succedendo dentro di loro.
Proporle un supporto psicologico potrebbe sembrare una sfida, ma se lo fai con sensibilità e senza forzare la cosa, facendole sapere che è un'opportunità per lei di esplorare e comprendere meglio se stessa, potrebbe essere un primo passo positivo. Parlarle in modo empatico, dicendo che ti preoccupi per lei e che desideri il meglio per la sua felicità, potrebbe aprire un dialogo.
Nel frattempo, è lodevole che tu stia considerando di intraprendere anche un percorso per te stessa. Un supporto esterno, che sia psicologico o altro, potrebbe davvero aiutarti a gestire le tue emozioni, a capire meglio come supportare tua figlia e a riscoprire il tuo benessere.
Salve,
grazie per aver condiviso la sua storia. È evidente quanto tenga a sua figlia e quanto il suo benessere le stia a cuore. È una situazione delicata, e comprendo come possa sentirsi impotente nel cercare di aiutarla senza invadere il suo spazio personale o rischiare di ferirla.
Dal suo racconto, sua figlia sembra una giovane donna che ha trovato un suo equilibrio in casa, ma potrebbe aver bisogno di un supporto per ritrovare una vita sociale appagante. Il fatto che sia allegra e collaborativa in famiglia potrebbe essere un segnale positivo: potrebbe indicare che non ha chiuso del tutto le porte al mondo, ma potrebbe sentirsi bloccata nel fare un passo verso l’esterno.
Alcune riflessioni e suggerimenti che potrebbero aiutare:
Creare un dialogo aperto e non giudicante: Potrebbe iniziare una conversazione serena con sua figlia, senza pressioni. Ad esempio, le potrebbe dire qualcosa come:
"Sai, ho notato che negli ultimi tempi passi molto tempo a casa e mi chiedevo come ti senti. È una fase in cui vuoi prenderti il tuo spazio, o c’è qualcosa che posso fare per aiutarti a stare meglio?"
L’obiettivo è farle sapere che è lì per lei, senza imporle soluzioni o giudizi.
Proporre attività condivise: Potrebbe proporle di fare qualcosa insieme, come un corso, un’attività sportiva o un hobby che possa appassionarla. Questo potrebbe essere un modo per farle esplorare nuove situazioni sociali senza che si senta troppo esposta.
Esplorare la possibilità di un supporto: Potrebbe dirle che sta pensando di intraprendere un percorso per sé stessa, spiegandole che lo fa per capire meglio come essere di supporto a lei. Questo potrebbe aprire una porta per un confronto su quanto anche lei possa beneficiare di uno spazio di ascolto con un professionista, se lo riterrà necessario.
Non colpevolizzarsi: È importante ricordare che, anche se fa tutto il possibile per aiutarla, il cambiamento parte da sua figlia. Non è responsabile delle sue scelte, ma può essere un punto di riferimento solido e amorevole.
Valutare segnali di disagio più profondo: Sebbene lei descriva sua figlia come serena in casa, è importante notare se ci sono segnali di un malessere più significativo (come apatia, difficoltà a dormire, irritabilità frequente, o commenti negativi su di sé). In tal caso, potrebbe essere utile parlarne con un professionista per capire come intervenire nel modo migliore.
La sua idea di iniziare un percorso personale è ottima: non solo le darà strumenti per affrontare la situazione, ma potrebbe anche ispirare sua figlia a riflettere sull’utilità di fare lo stesso.
Infine, la invito a prendersi cura anche di sé stessa. Dedicarsi del tempo per svagarsi e vivere momenti di leggerezza è importante per affrontare la situazione con maggiore energia e serenità.
Le auguro il meglio per lei e sua figlia.
Un caro saluto
grazie per aver condiviso la sua storia. È evidente quanto tenga a sua figlia e quanto il suo benessere le stia a cuore. È una situazione delicata, e comprendo come possa sentirsi impotente nel cercare di aiutarla senza invadere il suo spazio personale o rischiare di ferirla.
Dal suo racconto, sua figlia sembra una giovane donna che ha trovato un suo equilibrio in casa, ma potrebbe aver bisogno di un supporto per ritrovare una vita sociale appagante. Il fatto che sia allegra e collaborativa in famiglia potrebbe essere un segnale positivo: potrebbe indicare che non ha chiuso del tutto le porte al mondo, ma potrebbe sentirsi bloccata nel fare un passo verso l’esterno.
Alcune riflessioni e suggerimenti che potrebbero aiutare:
Creare un dialogo aperto e non giudicante: Potrebbe iniziare una conversazione serena con sua figlia, senza pressioni. Ad esempio, le potrebbe dire qualcosa come:
"Sai, ho notato che negli ultimi tempi passi molto tempo a casa e mi chiedevo come ti senti. È una fase in cui vuoi prenderti il tuo spazio, o c’è qualcosa che posso fare per aiutarti a stare meglio?"
L’obiettivo è farle sapere che è lì per lei, senza imporle soluzioni o giudizi.
Proporre attività condivise: Potrebbe proporle di fare qualcosa insieme, come un corso, un’attività sportiva o un hobby che possa appassionarla. Questo potrebbe essere un modo per farle esplorare nuove situazioni sociali senza che si senta troppo esposta.
Esplorare la possibilità di un supporto: Potrebbe dirle che sta pensando di intraprendere un percorso per sé stessa, spiegandole che lo fa per capire meglio come essere di supporto a lei. Questo potrebbe aprire una porta per un confronto su quanto anche lei possa beneficiare di uno spazio di ascolto con un professionista, se lo riterrà necessario.
Non colpevolizzarsi: È importante ricordare che, anche se fa tutto il possibile per aiutarla, il cambiamento parte da sua figlia. Non è responsabile delle sue scelte, ma può essere un punto di riferimento solido e amorevole.
Valutare segnali di disagio più profondo: Sebbene lei descriva sua figlia come serena in casa, è importante notare se ci sono segnali di un malessere più significativo (come apatia, difficoltà a dormire, irritabilità frequente, o commenti negativi su di sé). In tal caso, potrebbe essere utile parlarne con un professionista per capire come intervenire nel modo migliore.
La sua idea di iniziare un percorso personale è ottima: non solo le darà strumenti per affrontare la situazione, ma potrebbe anche ispirare sua figlia a riflettere sull’utilità di fare lo stesso.
Infine, la invito a prendersi cura anche di sé stessa. Dedicarsi del tempo per svagarsi e vivere momenti di leggerezza è importante per affrontare la situazione con maggiore energia e serenità.
Le auguro il meglio per lei e sua figlia.
Un caro saluto
Stai ancora cercando una risposta? Poni un'altra domanda
Tutti i contenuti pubblicati su MioDottore.it, specialmente domande e risposte, sono di carattere informativo e in nessun caso devono essere considerati un sostituto di una visita specialistica.