È possibile guarire dalla depressione? Ho 19 anni, non ho mai ricevuto diagnosi perché i miei genit
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È possibile guarire dalla
depressione? Ho 19 anni, non ho mai ricevuto diagnosi perché i miei genitori non mi hanno consentito di avere un aiuto psicologico adeguato (ho cominciato a fare terapia da una psicologa circa un anno fa ma il focus è su altro) ma da quando ne ho 12 soffro di depressione fissa, cronica, senza sosta. Anche nei momenti belli ciò a cui penso è a un mondo senza di me, a cosa farò da adulto con questa depressione incurabile, se riuscirò mai a combinare qualcosa nella vita. Ora, da due anni riesco comunque ad andare avanti con le mie giornate nonostante abbia riscontrato alcuni momenti molto bui, mentre tra i 12 e i 17 la mia vita era un vuoto totale, solo buio e voglia di farla finita. Mi chiedo solo se riuscirò mai ad uscirne o se mi porterò avanti questa malattia per sempre. Grazie.
depressione? Ho 19 anni, non ho mai ricevuto diagnosi perché i miei genitori non mi hanno consentito di avere un aiuto psicologico adeguato (ho cominciato a fare terapia da una psicologa circa un anno fa ma il focus è su altro) ma da quando ne ho 12 soffro di depressione fissa, cronica, senza sosta. Anche nei momenti belli ciò a cui penso è a un mondo senza di me, a cosa farò da adulto con questa depressione incurabile, se riuscirò mai a combinare qualcosa nella vita. Ora, da due anni riesco comunque ad andare avanti con le mie giornate nonostante abbia riscontrato alcuni momenti molto bui, mentre tra i 12 e i 17 la mia vita era un vuoto totale, solo buio e voglia di farla finita. Mi chiedo solo se riuscirò mai ad uscirne o se mi porterò avanti questa malattia per sempre. Grazie.
Si tratta di una tematica molto importante che necessita del tempo e dello spazio adeguato, ma soprattutto dell'attenzione adeguata. In generale è possibile dire che la depressione può migliorare in modo significativo e, per molte persone, può risolversi completamente. È una condizione che risponde ai trattamenti, soprattutto quando questi sono adeguati e personalizzati.
Guarire non significa “non averla mai avuta”, ma significa tornare a vivere, provare piacere, fare progetti, avere giorni di luce.
Risulta essere molto importante affidarsi a professionisti competenti per intraprendere un percorso di psicoterapia che sia efficace.
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Salve. Si, è importante fare una corretta diagnosi per rendersi conto della gravità del disturbo.
Cordiali saluti.
Cordiali saluti.
Salve, innanzi tutto sarebbe opportuno farsi fare una diagnosi ora che è maggiorenne e può agire in autonomia, poi, a seconda del grado di severità che viene riscontrato da eventuale diagnosi, ci sono terapie specifiche sia a livello Psicoterapeutico che, nel caso, a livello Psicofarmacologico che possono certamente aiutarla a vivere assai meglio questa condizione.
Il mio suggerimento è di domandare al suo terapeuta di affrontare anche questo focus se impatta in modo così importante nella sua vita.
Saluti.
Dr. Francesco Rossi.
Il mio suggerimento è di domandare al suo terapeuta di affrontare anche questo focus se impatta in modo così importante nella sua vita.
Saluti.
Dr. Francesco Rossi.
Buongiorno,
Mi dispiace per quello che sta vivendo, gestire da soli un universo interiore caratterizzato da queste ombre, senza la possibilità di un aiuto esterno non deve essere stato facile. Ad oggi però guarire dalla depressione è possibile, esistono infatti percorsi terapeutici scientificamente testati che permettono al paziente di gestire le emozioni e modificare i propri comportamenti; ovviamente ogni percorso viene cucito apposta sulle esigenze individuali. Sicuramente un supporto esterno potrebbe essere d'aiuto nel trovare un modo per affrontare queste difficoltà.
Mi dispiace per quello che sta vivendo, gestire da soli un universo interiore caratterizzato da queste ombre, senza la possibilità di un aiuto esterno non deve essere stato facile. Ad oggi però guarire dalla depressione è possibile, esistono infatti percorsi terapeutici scientificamente testati che permettono al paziente di gestire le emozioni e modificare i propri comportamenti; ovviamente ogni percorso viene cucito apposta sulle esigenze individuali. Sicuramente un supporto esterno potrebbe essere d'aiuto nel trovare un modo per affrontare queste difficoltà.
Gentile, posso immaginare la sofferenza che prova da diversi anni. Rispondendo alla sua domanda, con un adeguato supporto è possibile sentirsi molto meglio e avere una vita più serena. Facendo un percorso adeguato, si sentirà di avere maggiori strumenti per affrontare le situazioni che lei vive quotidianamente e questo le consentirà un miglioramento nella sua salute. Non si faccia prendere dallo sconforto, è stata una buona decisione contattare noi professionisti della salute per avere maggiore chiarezza. Saluti.
Buon pomeriggio, mi spiace molto per ciò che sta attraversando! Certo che si può guarire dalla depressione, ovviamente nel percorso di cura che sta facendo può e deve esplicitare questa esigenza, altrimenti può richiedere unaltro consulto. può lavorare sulla ristrutturazione di pensieri negativi e catastrofici che la assalgono, sulla ruminazione, ma anche sull'apprendimento di tecniche meditaative come la mindfulness e altro. sono a sua disposizione se ha necessità. Buon tutto
Caro ragazzo,
il fatto che tu dica che oggi vedi una prospettiva diversa rispetto al periodo tra i 12 e 17 anni mi farebbe ipotizzare che tu abbia dentro di te maggiori risorse per affrontare la tua depressione rispetto ad un tempo. Visto che sei seguito da una psicoterapeuta per altro potresti provare ad aprirti con lei su questa tematica. La depressione è un peso troppo grande da affrontare da solo e se senti di non ricevere il supporto da parte dei tuoi genitori, essendo ormai maggiorenne, puoi pensare si decidere tu cosa sia meglio per la tua vita autonomamente. Ovviamente non so se potrebbero subentrare questioni di tipo economico nella possibilità di farti seguire in modo adeguato da un terapeuta magari anche con un aiuto di tipo farmacologico.
Ti auguro una vita serena perchè te la meriti!
il fatto che tu dica che oggi vedi una prospettiva diversa rispetto al periodo tra i 12 e 17 anni mi farebbe ipotizzare che tu abbia dentro di te maggiori risorse per affrontare la tua depressione rispetto ad un tempo. Visto che sei seguito da una psicoterapeuta per altro potresti provare ad aprirti con lei su questa tematica. La depressione è un peso troppo grande da affrontare da solo e se senti di non ricevere il supporto da parte dei tuoi genitori, essendo ormai maggiorenne, puoi pensare si decidere tu cosa sia meglio per la tua vita autonomamente. Ovviamente non so se potrebbero subentrare questioni di tipo economico nella possibilità di farti seguire in modo adeguato da un terapeuta magari anche con un aiuto di tipo farmacologico.
Ti auguro una vita serena perchè te la meriti!
Ciao : )
Sì, la risposta è assolutamente sì, si può : )
Sai, ci sono molti motivi per cui si può essere depressi e per questo anche molti tipi di depressione. La psicoterapia può aiutarti moltissimo. So quanto è difficile e dolorosa la depressione, ma lavorandoci su ne puoi uscire facendoti aiutare.
Mi ha fatto molto piacere quando ho letto che stai andando da una collega che potrà aiutarti molto.
Un saluto : )
Sì, la risposta è assolutamente sì, si può : )
Sai, ci sono molti motivi per cui si può essere depressi e per questo anche molti tipi di depressione. La psicoterapia può aiutarti moltissimo. So quanto è difficile e dolorosa la depressione, ma lavorandoci su ne puoi uscire facendoti aiutare.
Mi ha fatto molto piacere quando ho letto che stai andando da una collega che potrà aiutarti molto.
Un saluto : )
Grazie per aver condiviso la sua preoccupazione.
Quando la sofferenza inizia così presto, spesso si finisce per pensare che sia parte immutabile di sé e che in qualche modo sia diventata una compagna con la quale convivere.
Il fatto che oggi riesca ad attraversare le giornate, nonostante momenti difficili, le dice già che è stato in grado di ottenere nuove capacità e risorse.
La terapia è un aiuto prezioso e può diventare uno spazio in cui dare forma a ciò che spesso rimane muto e spaventoso.
Non esiste una risposta definitiva sul “per sempre”, ma esiste la possibilità concreta che il modo in cui vive la depressione si trasformi. Si conceda del tempo.
Le auguro tutto il meglio,
Dott. Daniele Migliore
Quando la sofferenza inizia così presto, spesso si finisce per pensare che sia parte immutabile di sé e che in qualche modo sia diventata una compagna con la quale convivere.
Il fatto che oggi riesca ad attraversare le giornate, nonostante momenti difficili, le dice già che è stato in grado di ottenere nuove capacità e risorse.
La terapia è un aiuto prezioso e può diventare uno spazio in cui dare forma a ciò che spesso rimane muto e spaventoso.
Non esiste una risposta definitiva sul “per sempre”, ma esiste la possibilità concreta che il modo in cui vive la depressione si trasformi. Si conceda del tempo.
Le auguro tutto il meglio,
Dott. Daniele Migliore
Gentile...mi dispiace che ad un età così precoce vivi questa sofferenza. Oggi le possibilità di cura sono molteplici. Ma quando avviene così presto nella vita bisogna accertarsi che non vi siano cause mediche. Più che domandarsi se durerà per sempre mi affiderei ad un buon professionista, sia psichiatra che psicoterapeuta. E' probabile che tu abbia bisogno anche di un aiuto medico. In certi casi una buona attività fisica e alcune sostanze come le vitamine in dosi alte hanno dato risultati perfino migliori dei farmaci. Diversi lavori scientifici hanno dimostrato che l'attività fisica ha un'importanza enorme, anche se quando si sta male sembra la cosa che meno si farebbe. Purtroppo lo spazio e la mancanza di conoscenza del tuo caso mi impediscono di essere più preciso. Molti auguri!
Gentile utente,
Purtroppo non posso entrare nel merito del suo caso specifico, non conoscendola, e in generale non è possibile fare previsioni sull’andamento di un disturbo, soprattutto quando i sintomi sono presenti da diversi anni. Posso però dirle che la depressione può avere un decorso molto variabile: in molte persone i sintomi possono ridursi significativamente o andare in remissione, totalmente o parzialmente, grazie a un percorso terapeutico adeguato.
La valutazione diagnostica, in psicologia, è uno strumento prezioso perché permette al clinico di comprendere il quadro completo del paziente e impostare un trattamento mirato. Alcuni professionisti utilizzano strumenti standardizzati (questionari, interviste), altri preferiscono affidarsi al colloquio clinico: sono approcci diversi, tutti legittimi. In generale, una valutazione strutturata può essere molto utile per definire obiettivi chiari e condivisi.
Se sente che il focus attuale del percorso non corrisponde più alle sue esigenze, può essere importante parlarne apertamente con la sua psicologa: spesso un confronto sincero permette di ridefinire insieme priorità e obiettivi.
Resto comunque a disposizione qualora avesse dubbi sulla parte di valutazione psicodiagnostica e le auguro davvero il meglio nel suo percorso attuale.
Un caro saluto,
Dott. Alessandro Ocera
Purtroppo non posso entrare nel merito del suo caso specifico, non conoscendola, e in generale non è possibile fare previsioni sull’andamento di un disturbo, soprattutto quando i sintomi sono presenti da diversi anni. Posso però dirle che la depressione può avere un decorso molto variabile: in molte persone i sintomi possono ridursi significativamente o andare in remissione, totalmente o parzialmente, grazie a un percorso terapeutico adeguato.
La valutazione diagnostica, in psicologia, è uno strumento prezioso perché permette al clinico di comprendere il quadro completo del paziente e impostare un trattamento mirato. Alcuni professionisti utilizzano strumenti standardizzati (questionari, interviste), altri preferiscono affidarsi al colloquio clinico: sono approcci diversi, tutti legittimi. In generale, una valutazione strutturata può essere molto utile per definire obiettivi chiari e condivisi.
Se sente che il focus attuale del percorso non corrisponde più alle sue esigenze, può essere importante parlarne apertamente con la sua psicologa: spesso un confronto sincero permette di ridefinire insieme priorità e obiettivi.
Resto comunque a disposizione qualora avesse dubbi sulla parte di valutazione psicodiagnostica e le auguro davvero il meglio nel suo percorso attuale.
Un caro saluto,
Dott. Alessandro Ocera
Buongiorno, la sua domanda nasce da un dolore che dura da molti anni e che, comprensibilmente, ha lasciato dentro di lei la sensazione che questa condizione sia ormai parte fissa della sua vita. Quando si convive così a lungo con emozioni pesanti, soprattutto fin dall’infanzia, è facile arrivare a pensare che non esista una via d’uscita e che tutto ciò che la aspetta in futuro sia semplicemente una versione più adulta dello stesso buio. Vorrei dirle, con grande sincerità e rispetto, che non è così. La sofferenza che descrive è reale, profonda e merita ascolto, ma non rappresenta il suo destino. Colpisce molto la lucidità con cui racconta il suo percorso. Anche nei momenti in cui dice di essere riuscito ad andare avanti, rimane sullo sfondo la paura che tutto possa crollare di nuovo, come se ci fosse sempre un’ombra pronta a ripresentarsi. Questa continua allerta può essere estenuante, perché le impedisce di sentirsi davvero leggero, anche quando le cose vanno un po’ meglio. Il fatto che per così tanti anni non abbia potuto avere un sostegno adeguato ha sicuramente contribuito a farle vivere la depressione come qualcosa di radicato, ma questo non significa che non possa cambiare. Ciò che sta facendo adesso è importante. Essere finalmente in uno spazio dove può parlare, dove può essere ascoltato e dove può guardare a ciò che vive con una persona che la affianca nel percorso, rappresenta un passo significativo. Ogni volta che dà un nome alle sue paure, ogni volta che cerca di comprendere cosa accade nella sua mente e nel suo corpo, sta già lavorando verso una direzione diversa da quella che ha conosciuto fino ai 17 anni. Spesso il cambiamento non è immediato né lineare, ma è fatto di piccoli movimenti che, messi insieme, trasformano lentamente il modo in cui ci si sente. È comprensibile che in questo momento non riesca ancora a immaginare un futuro libero dal peso che prova. La depressione, soprattutto quando si manifesta molto presto nella vita, può insinuare la convinzione che non si sia capaci di cambiare o che il dolore sia parte del proprio carattere. È una sensazione ingannevole, che nasce proprio dalla malattia emotiva, non da chi è lei davvero. Ci sono persone che, con il tempo, con un supporto adeguato e con un lavoro costante su se stesse, riescono a sperimentare periodi sempre più lunghi di benessere, fino a ritrovare spazi di serenità che sembravano irraggiungibili. Questo non significa cancellare la propria storia, ma imparare a vivere in modo diverso da come l’ha costretta a fare fino ad ora. Il fatto che oggi lei riesca a portare avanti le sue giornate, pur con fatica, è già un segnale importante delle sue risorse. A volte queste risorse non si percepiscono perché sembra di stare facendo solo il minimo indispensabile, ma in realtà testimoniano una forza che ha sempre avuto, anche nei momenti più difficili. Ciò che le sta accadendo non definisce il suo valore né ciò che potrà costruire nella vita adulta. Il futuro non è scritto, e il lavoro che sta facendo adesso può contribuire a renderlo molto diverso da quello che teme. Nessuno può promettere che la sofferenza sparirà da un giorno all’altro, ma ciò che posso dirle con certezza è che la depressione non è una condanna irreversibile. È un’esperienza trasformabile. E lei, con la sensibilità e la consapevolezza che ha mostrato nel raccontarsi, ha già iniziato questo percorso. Resto a disposizione. Dott. Andrea Boggero
Buongiorno, ti ringrazio per aver condiviso la tua situazione, che certamente riguarda molte altre persone, indipendentemente dall'età. E' comprensibile che tu ti senta scoraggiato dopo tanti anni di sofferenza: quando la depressione accompagna fin dall’inizio dell’adolescenza può sembrare qualcosa di “cronico” o parte fissa della propria identità. Ma voglio dirti con chiarezza una cosa importante: sì, è possibile stare meglio, ed è possibile uscire dalla depressione, soprattutto alla tua età e con un supporto adeguato. Il fatto che tu sia riuscito ad attraversare periodi molto bui e ora, pur con fatica, riesca a portare avanti le tue giornate è già un segnale significativo di risorse personali e non è poco, anzi, dice molto della tua capacità di resilienza. Un percorso psicoterapeutico può aiutarti a comprendere e rielaborare quello che hai vissuto tra i 12 e i 17 anni, periodo che descrivi come estremamente doloroso e che merita spazio e ascolto. Accanto alla psicoterapia, però, potrebbe essere molto utile per te valutare anche un consulto psichiatrico. Questo non significa che “sei grave” o che avrai un’etichetta permanente: una diagnosi, quando c’è, serve solo a capire meglio cosa stai vivendo, non a definire chi sei. Uno psichiatra può valutare se ci sono strumenti aggiuntivi (come un eventuale supporto farmacologico) che possano alleggerire il peso che porti da così tanto tempo. La depressione non è un destino, né una condanna, ma una condizione che si può trattare e dalla quale molte persone escono, soprattutto quando iniziano un percorso integrato: psicoterapia + valutazione psichiatrica + un lavoro graduale di cura di sé. inoltre la tua giovane età è un fattore prezioso: il cervello è ancora estremamente plastico e, con il giusto sostegno, può cambiare in modi profondi.
Un caro saluto,
Dott.ssa Ester Negrola - Psicologa clinica
Un caro saluto,
Dott.ssa Ester Negrola - Psicologa clinica
Buongiorno, ti suggerisco di parlarne in psicoterapia. Comprendo che ti stia focalizzando su altro, ma la protagonista del suo percorso sei tu, sei tu a scegliere che cosa portare, che cosa ti fa soffrire, di cosa ti senti di voler parlare in terapia. Hai solo 19 anni, può essere fatto un ottimo lavoro su una eventuale depressione (dico eventuale perché una diagnosi a distanza non la posso fare, mi baso sul termine che usi tu). Spero di esserti stata un po' utile. Un caro saluto, Ilaria Innocenti
Gentilissimo, comprendo la sua preoccupazione di fronte ad una sofferenza così profonda e duratura nel tempo. Innanzitutto, prima di parlare di "guarigione", sarebbe importante che lei potesse confrontarsi con la sua psicologa su ciò che sta vivendo, così da avere una valutazione accurata e, se necessario, valutare l'invio ad un'altra figura professionale. Non si tratta di cercare un’etichetta, ma di dare una cornice chiara al disagio: comprendere di cosa si tratta permette di sapere come affrontarlo, quali strumenti utilizzare e se, in alcuni casi, capire se possa essere utile coinvolgere anche uno psichiatra per valutare eventuali supporti farmacologici.
È importante che sappia che dalla depressione si può assolutamente guarire. È una condizione che, quando riconosciuta e trattata adeguatamente, può migliorare in modo significativo fino a risolversi. Tuttavia, è fondamentale non affrontarla da soli: il trattamento psicoterapeutico, e quando serve anche farmacologico è ciò che permette di stare meglio e ridurre i sintomi depressivi. Lei è molto giovane, e proprio per questo sarebbe prezioso prendersi cura della sua salute mentale ora: costituirebbe un investimento per il suo presente e per il suo futuro. Parlarne apertamente con la sua attuale terapeuta potrebbe costituire un primo passo: la aiuterà a capire che cosa sta succedendo, a non sentirsi solo e a guidarla verso la strada più adatta a lei. Le auguro il meglio e resto a disposizione. Dott.ssa Arianna Savastio
È importante che sappia che dalla depressione si può assolutamente guarire. È una condizione che, quando riconosciuta e trattata adeguatamente, può migliorare in modo significativo fino a risolversi. Tuttavia, è fondamentale non affrontarla da soli: il trattamento psicoterapeutico, e quando serve anche farmacologico è ciò che permette di stare meglio e ridurre i sintomi depressivi. Lei è molto giovane, e proprio per questo sarebbe prezioso prendersi cura della sua salute mentale ora: costituirebbe un investimento per il suo presente e per il suo futuro. Parlarne apertamente con la sua attuale terapeuta potrebbe costituire un primo passo: la aiuterà a capire che cosa sta succedendo, a non sentirsi solo e a guidarla verso la strada più adatta a lei. Le auguro il meglio e resto a disposizione. Dott.ssa Arianna Savastio
Carissima, quello che descrivi – questa depressione che senti “fissa” dentro di te – non è semplicemente un malfunzionamento da correggere: è un modo in cui il tuo desiderio si è sospeso, un vuoto che parla di ciò che nella tua storia non ha trovato parola, attenzione, riconoscimento. La depressione, in questa prospettiva, non va tanto “curata” come un sintomo da eliminare, quanto ascoltata e compresa nella sua logica, per permettere a te stessa di occupare uno spazio nel mondo che ora ti appare negato.
Il fatto che tu riesca a portare avanti le giornate, che ci siano momenti in cui ti senti leggermente più presente, indica che qualcosa già si muove dentro di te, anche se piccolo. Il lavoro terapeutico può aiutarti a dare parola a ciò che il sintomo tace, a rimettere in movimento il desiderio che ora è bloccato, e così il “buio” può alleggerirsi.
Non si tratta di promettere una fine immediata alla sofferenza, ma di iniziare a trasformarla in qualcosa che parli di te e non solo contro di te. In questo senso, sì, la depressione può cambiare, perché non sei tu definita da essa, sei tu che puoi ritrovare spazio per desiderare e vivere.
Il primo passo concreto è prendere la parola su ciò che senti, nella terapia o anche in uno spazio sicuro, e non restare da sola con questo peso. Il sintomo cessa di essere invincibile quando viene ascoltato.
Il fatto che tu riesca a portare avanti le giornate, che ci siano momenti in cui ti senti leggermente più presente, indica che qualcosa già si muove dentro di te, anche se piccolo. Il lavoro terapeutico può aiutarti a dare parola a ciò che il sintomo tace, a rimettere in movimento il desiderio che ora è bloccato, e così il “buio” può alleggerirsi.
Non si tratta di promettere una fine immediata alla sofferenza, ma di iniziare a trasformarla in qualcosa che parli di te e non solo contro di te. In questo senso, sì, la depressione può cambiare, perché non sei tu definita da essa, sei tu che puoi ritrovare spazio per desiderare e vivere.
Il primo passo concreto è prendere la parola su ciò che senti, nella terapia o anche in uno spazio sicuro, e non restare da sola con questo peso. Il sintomo cessa di essere invincibile quando viene ascoltato.
Ciao cara utente, guarire dalla depressione si può, ma bisogna lavorare intensamente sui pensieri, sulle emozioni, sulle cause, che la mantengono e la cronicizzano. Più passa il tempo, più è difficile liberarsene (ma non impossibile). Cosa vuol dire che il focus con la tua psicologa attuale è un altro? Se hai un umore depresso questo influenza tutta la tua vita, le tue passioni, le tue relazioni, etc, dunque non può essere "messa da parte". Forse non è quello che la tua psicologa pensa, quella di starsi focalizzando su altro, ma se tu lo credi dovresti parlarne con lei e rimettere al centro della terapia questa questione.
Sicuramente alcune modalità depressive ormai fanno parte di te, ma se affrontate adeguatamente e modificate con il tempo saprai gestirle e rimodularle al meglio... così che tu possa essere "più libera". Sei molto giovane ed è ancora possibile lavorare sulla tua sofferenza nel migliore dei modi, ma devi metterla al centro della tua terapia e dei tuoi obiettivi di guarigione.
Ti auguro di trovare stare meglio, ma se avrai bisogno mi trovi qui.
Chiara Visalli - Psicologa Clinico Dinamica
Sicuramente alcune modalità depressive ormai fanno parte di te, ma se affrontate adeguatamente e modificate con il tempo saprai gestirle e rimodularle al meglio... così che tu possa essere "più libera". Sei molto giovane ed è ancora possibile lavorare sulla tua sofferenza nel migliore dei modi, ma devi metterla al centro della tua terapia e dei tuoi obiettivi di guarigione.
Ti auguro di trovare stare meglio, ma se avrai bisogno mi trovi qui.
Chiara Visalli - Psicologa Clinico Dinamica
Gentile utente,
sì, dalla depressione si può uscire. Non sempre in linea retta, non con un singolo atto di forza, ma come si esce da una lunga notte: un poco alla volta, quando lo sguardo smette di lottare con il buio e inizia ad accorgersi delle prime sfumature dell’alba.
La depressione non è una condanna permanente. Anche quando sembra cronica, può trasformarsi — perché ciò che dura non è per forza ciò che resta uguale. A 19 anni lei ha già fatto qualcosa di prezioso: ha resistito ai momenti più scuri e ha cercato un luogo di ascolto. In un approccio sistemico, questo ci dice che non è il “sintomo” a guidare tutta la sua storia, ma il modo in cui lei, nel tempo, ha imparato a starci accanto senza esserne divorato.
Ciò che può aiutarla ora (e che può portare al suo percorso con la persona che la segue):
- non tanto chiedersi se guarirà per sempre, ma come vuole vivere mentre guarisce
- raccontare a parole la sua paura del futuro, della solitudine con il dolore, del “mondo senza di lei”
- esplorare con il terapeuta come creare nuovi legami e spazi di sostegno anche fuori dalla famiglia d’origine
- dare dignità ai suoi progressi già avvenuti, anche se fragili o intermittenti
Non deve portarsi questo peso da solo. Se sente che il percorso attuale non sta toccando anche questa sofferenza, può valutare un confronto aperto con il professionista che la segue o rivolgersi a figure competenti per un supporto psicologico o medico integrato nel territorio come:
- il medico di base, per una possibile valutazione clinica iniziale
- professionisti della salute mentale, anche tramite il Servizio Sanitario Nazionale
- servizi territoriali come il CSM o altri terapeuti privati con formazione integrata e sistemica, da contattare in autonomia
La depressione non svanisce perché qualcuno la “incasella”, ma perché trova finalmente un campo relazionale dove può essere accolta, pensata e attraversata. Come un fiume che non si ferma stringendolo, ma aprendogli nuovi argini, nuove strade, nuovi incontri.
Lei non è “incurabile”. È, piuttosto, un seme che ha dovuto imparare a fiorire pur non avendo ricevuto subito il terreno giusto. E se oggi il germoglio si ostina a spuntare, è perché la forza vitale con cui è nato conosce strade che la paura non vede.
Rimango a disposizione per qualunque chiarimento.
Dott.ssa Veronica Savio
sì, dalla depressione si può uscire. Non sempre in linea retta, non con un singolo atto di forza, ma come si esce da una lunga notte: un poco alla volta, quando lo sguardo smette di lottare con il buio e inizia ad accorgersi delle prime sfumature dell’alba.
La depressione non è una condanna permanente. Anche quando sembra cronica, può trasformarsi — perché ciò che dura non è per forza ciò che resta uguale. A 19 anni lei ha già fatto qualcosa di prezioso: ha resistito ai momenti più scuri e ha cercato un luogo di ascolto. In un approccio sistemico, questo ci dice che non è il “sintomo” a guidare tutta la sua storia, ma il modo in cui lei, nel tempo, ha imparato a starci accanto senza esserne divorato.
Ciò che può aiutarla ora (e che può portare al suo percorso con la persona che la segue):
- non tanto chiedersi se guarirà per sempre, ma come vuole vivere mentre guarisce
- raccontare a parole la sua paura del futuro, della solitudine con il dolore, del “mondo senza di lei”
- esplorare con il terapeuta come creare nuovi legami e spazi di sostegno anche fuori dalla famiglia d’origine
- dare dignità ai suoi progressi già avvenuti, anche se fragili o intermittenti
Non deve portarsi questo peso da solo. Se sente che il percorso attuale non sta toccando anche questa sofferenza, può valutare un confronto aperto con il professionista che la segue o rivolgersi a figure competenti per un supporto psicologico o medico integrato nel territorio come:
- il medico di base, per una possibile valutazione clinica iniziale
- professionisti della salute mentale, anche tramite il Servizio Sanitario Nazionale
- servizi territoriali come il CSM o altri terapeuti privati con formazione integrata e sistemica, da contattare in autonomia
La depressione non svanisce perché qualcuno la “incasella”, ma perché trova finalmente un campo relazionale dove può essere accolta, pensata e attraversata. Come un fiume che non si ferma stringendolo, ma aprendogli nuovi argini, nuove strade, nuovi incontri.
Lei non è “incurabile”. È, piuttosto, un seme che ha dovuto imparare a fiorire pur non avendo ricevuto subito il terreno giusto. E se oggi il germoglio si ostina a spuntare, è perché la forza vitale con cui è nato conosce strade che la paura non vede.
Rimango a disposizione per qualunque chiarimento.
Dott.ssa Veronica Savio
Caro utente,
è comprensibile che dopo tanti anni di depressione non trattata si senta così. Ha mostrato una grande forza nell'andare avanti nonostante tutto e coraggio nel chiedere aiuto. Non conoscendo bene la sua situazione non so quale sia il focus della terapia, ma a prescindere dal focus quello è proprio lo spazio adatto per lavorare anche su questo grande vuoto che sente e la sensazione di buio che la accompagna da anni. Insieme potete valutare anche un supporto psichiatrico parallelo. Stare meglio e avere maggiore serenità è certamente possibile nella sua situazione. Resto a disposizione e le auguro che le cose vadano meglio
è comprensibile che dopo tanti anni di depressione non trattata si senta così. Ha mostrato una grande forza nell'andare avanti nonostante tutto e coraggio nel chiedere aiuto. Non conoscendo bene la sua situazione non so quale sia il focus della terapia, ma a prescindere dal focus quello è proprio lo spazio adatto per lavorare anche su questo grande vuoto che sente e la sensazione di buio che la accompagna da anni. Insieme potete valutare anche un supporto psichiatrico parallelo. Stare meglio e avere maggiore serenità è certamente possibile nella sua situazione. Resto a disposizione e le auguro che le cose vadano meglio
La ringrazio per aver condiviso una parte così intima e dolorosa della Sua storia. Vivere per così tanti anni con un senso di depressione “fissa”, senza vere pause, è qualcosa che assorbe molte energie e può far pensare che non esista una via d’uscita. È comprensibile che Lei si chieda se potrà mai stare meglio o se questa condizione farà parte della Sua vita per sempre.
Vorrei dirLe con chiarezza una cosa importante: sì, è possibile stare meglio, anche dopo molti anni. Non significa che il percorso sia semplice o lineare, ma la depressione — anche quando appare cronica — può essere trattata e può cambiare nel tempo. Non è una condanna definitiva.
Il fatto che Lei, nonostante tutto, sia riuscito/a a proseguire la Sua vita quotidiana, a cercare aiuto e a mettere parole su ciò che sente, mostra una forza che forse non riconosce pienamente. Ed è significativo che oggi viva momenti difficili, ma non più il “vuoto totale” che descrive per il passato: questo è già un segnale che qualcosa, dentro di Lei, si sta muovendo.
Proprio perché la sofferenza è presente da molti anni, sarebbe importante valutare un sostegno più mirato sulla depressione stessa. In questi casi, spesso è utile affiancare alla psicoterapia anche una valutazione psichiatrica, non perché Lei “sia grave”, ma perché uno psichiatra può aiutarLa a comprendere più approfonditamente la natura di questi sintomi e, se necessario, proporre un supporto terapeutico integrato.
Non è raro che psicoterapia e trattamento medico, insieme, favoriscano miglioramenti che da soli faticano ad arrivare.
Capisco anche quanto possa essere stato difficile in passato non avere l’appoggio dei genitori. Ma ora che Lei è maggiorenne, ha il diritto di prendersi cura di sé nel modo più adeguato.
Vorrei aggiungere una cosa fondamentale: quando i pensieri vanno verso l’idea di non esserci più, è importante non restare soli e parlarne con un professionista o con un servizio di supporto attivo nell’immediato. Se dovesse sentirsi sopraffatto/a o in pericolo, Le suggerisco di contattare subito il numero di emergenza del Suo Paese o un servizio di ascolto telefonico dedicato al disagio emotivo. Parlare con qualcuno, in quel momento, può fare una grande differenza.
Non è vero che Lei è destinato/a a vivere così per sempre. La strada per uscirne esiste, e merita di essere percorsa con un sostegno adeguato e continuo. Il dolore che descrive non parla della Sua fine, ma del bisogno profondo di essere aiutato/a in modo più completo. Rimango a disposizione, un saluto!
Vorrei dirLe con chiarezza una cosa importante: sì, è possibile stare meglio, anche dopo molti anni. Non significa che il percorso sia semplice o lineare, ma la depressione — anche quando appare cronica — può essere trattata e può cambiare nel tempo. Non è una condanna definitiva.
Il fatto che Lei, nonostante tutto, sia riuscito/a a proseguire la Sua vita quotidiana, a cercare aiuto e a mettere parole su ciò che sente, mostra una forza che forse non riconosce pienamente. Ed è significativo che oggi viva momenti difficili, ma non più il “vuoto totale” che descrive per il passato: questo è già un segnale che qualcosa, dentro di Lei, si sta muovendo.
Proprio perché la sofferenza è presente da molti anni, sarebbe importante valutare un sostegno più mirato sulla depressione stessa. In questi casi, spesso è utile affiancare alla psicoterapia anche una valutazione psichiatrica, non perché Lei “sia grave”, ma perché uno psichiatra può aiutarLa a comprendere più approfonditamente la natura di questi sintomi e, se necessario, proporre un supporto terapeutico integrato.
Non è raro che psicoterapia e trattamento medico, insieme, favoriscano miglioramenti che da soli faticano ad arrivare.
Capisco anche quanto possa essere stato difficile in passato non avere l’appoggio dei genitori. Ma ora che Lei è maggiorenne, ha il diritto di prendersi cura di sé nel modo più adeguato.
Vorrei aggiungere una cosa fondamentale: quando i pensieri vanno verso l’idea di non esserci più, è importante non restare soli e parlarne con un professionista o con un servizio di supporto attivo nell’immediato. Se dovesse sentirsi sopraffatto/a o in pericolo, Le suggerisco di contattare subito il numero di emergenza del Suo Paese o un servizio di ascolto telefonico dedicato al disagio emotivo. Parlare con qualcuno, in quel momento, può fare una grande differenza.
Non è vero che Lei è destinato/a a vivere così per sempre. La strada per uscirne esiste, e merita di essere percorsa con un sostegno adeguato e continuo. Il dolore che descrive non parla della Sua fine, ma del bisogno profondo di essere aiutato/a in modo più completo. Rimango a disposizione, un saluto!
Caro utente,
si è possibile guarire, ma per farlo è necessario supporto psicologico e forse all'inizio anche un supporto farmacologico: un lavoro di equipe quindi con Psicoterapeuta e Psichiatra. Dunque, se sente questo malessere dentro di lei ancora vivo e ha voglia di stare meglio, questo è il momento giusto per iniziare. Potrebbe parlare con la psicologa che vede già, oppure contattare un nuovo professionista, o in alternativa potrebbe rivolgersi al consultorio della sua città così da accedere ai vari servizi anche in modo gratuito o con tariffe agevolate.
Un caro saluto
Dott.ssa Claudia Fontanella
si è possibile guarire, ma per farlo è necessario supporto psicologico e forse all'inizio anche un supporto farmacologico: un lavoro di equipe quindi con Psicoterapeuta e Psichiatra. Dunque, se sente questo malessere dentro di lei ancora vivo e ha voglia di stare meglio, questo è il momento giusto per iniziare. Potrebbe parlare con la psicologa che vede già, oppure contattare un nuovo professionista, o in alternativa potrebbe rivolgersi al consultorio della sua città così da accedere ai vari servizi anche in modo gratuito o con tariffe agevolate.
Un caro saluto
Dott.ssa Claudia Fontanella
Buongiorno,
ti ringrazio per aver condiviso con così tanta sincerità ciò che stai vivendo. Capisco quanto possa essere faticoso convivere per così tanti anni con una sensazione di tristezza costante e con l’idea che la depressione sia ormai parte fissa della propria identità. Vivere queste emozioni fin dall’adolescenza, senza un sostegno adeguato, può far percepire il proprio malessere come “cronico” o addirittura incurabile. Ma non è così.
Dal punto di vista clinico e secondo la prospettiva sistemico–relazionale, è importante ricordare che la depressione non nasce nel vuoto: si sviluppa dentro una storia, dentro relazioni, dentro contesti di vita. E proprio perché ha radici in questi sistemi, può evolvere, trasformarsi e – con il giusto accompagnamento – anche attenuarsi fino a non essere più dominante.
Il fatto che oggi, a 19 anni, tu riesca a portare avanti la tua quotidianità, pur con momenti difficili, è già un segnale di risorse interne importanti. Non nega la sofferenza, ma mostra che in te c’è una capacità di adattamento e di resistenza che merita riconoscimento.
È possibile “guarire”?
Sì, molte persone che hanno vissuto forme di depressione persistente trovano un miglioramento significativo e duraturo, grazie a un percorso psicologico continuativo e, quando necessario, a un supporto medico/psichiatrico. La depressione non è una condanna: può cambiare nel tempo, soprattutto quando si lavora su più livelli – emotivo, relazionale, identitario.
Nel tuo caso sarebbe utile portare esplicitamente questo tema anche in terapia. A volte ci si concentra su altri aspetti perché si pensa che “tanto la depressione è sempre lì”, ma proprio parlarne può aprire nuove strade e permettere alla terapia di includere anche questa dimensione del tuo vissuto.
Non sei destinato a rimanere così per sempre.
Ciò che oggi percepisci come statico può trasformarsi profondamente. Con un sostegno continuativo e uno spazio in cui sentirti accolto senza giudizio, puoi costruire nel tempo un funzionamento emotivo più stabile e una prospettiva più fiduciosa su di te e sul futuro.
Chiedere aiuto, farti domande e osservare ciò che senti è già parte del cambiamento.
Resto a disposizione per un eventuale confronto.
Un caro saluto,
Dott.ssa Caterina Lo Bianco – Psicologa ad orientamento Sistemico-Relazionale
ti ringrazio per aver condiviso con così tanta sincerità ciò che stai vivendo. Capisco quanto possa essere faticoso convivere per così tanti anni con una sensazione di tristezza costante e con l’idea che la depressione sia ormai parte fissa della propria identità. Vivere queste emozioni fin dall’adolescenza, senza un sostegno adeguato, può far percepire il proprio malessere come “cronico” o addirittura incurabile. Ma non è così.
Dal punto di vista clinico e secondo la prospettiva sistemico–relazionale, è importante ricordare che la depressione non nasce nel vuoto: si sviluppa dentro una storia, dentro relazioni, dentro contesti di vita. E proprio perché ha radici in questi sistemi, può evolvere, trasformarsi e – con il giusto accompagnamento – anche attenuarsi fino a non essere più dominante.
Il fatto che oggi, a 19 anni, tu riesca a portare avanti la tua quotidianità, pur con momenti difficili, è già un segnale di risorse interne importanti. Non nega la sofferenza, ma mostra che in te c’è una capacità di adattamento e di resistenza che merita riconoscimento.
È possibile “guarire”?
Sì, molte persone che hanno vissuto forme di depressione persistente trovano un miglioramento significativo e duraturo, grazie a un percorso psicologico continuativo e, quando necessario, a un supporto medico/psichiatrico. La depressione non è una condanna: può cambiare nel tempo, soprattutto quando si lavora su più livelli – emotivo, relazionale, identitario.
Nel tuo caso sarebbe utile portare esplicitamente questo tema anche in terapia. A volte ci si concentra su altri aspetti perché si pensa che “tanto la depressione è sempre lì”, ma proprio parlarne può aprire nuove strade e permettere alla terapia di includere anche questa dimensione del tuo vissuto.
Non sei destinato a rimanere così per sempre.
Ciò che oggi percepisci come statico può trasformarsi profondamente. Con un sostegno continuativo e uno spazio in cui sentirti accolto senza giudizio, puoi costruire nel tempo un funzionamento emotivo più stabile e una prospettiva più fiduciosa su di te e sul futuro.
Chiedere aiuto, farti domande e osservare ciò che senti è già parte del cambiamento.
Resto a disposizione per un eventuale confronto.
Un caro saluto,
Dott.ssa Caterina Lo Bianco – Psicologa ad orientamento Sistemico-Relazionale
Gentile ragazza,
la prima cosa importante da dirle è che non è “nata sbagliata” e non è condannata a vivere tutta la vita dentro questo stato che chiama depressione. Quello che sente da quando ha 12 anni non definisce chi è: descrive piuttosto un campo affettivo interno che per molto tempo è rimasto in ombra, come se il suo organismo avesse imparato troppo presto a proteggersi ritirandosi, abbassando il volume delle emozioni per non andare in confusione.
Nella mia ottica psiconeuroanalitica, la depressione non è un difetto dell’identità, ma una condizione in cui il campo interocettivo — il modo in cui il corpo trasmette segnali di energia, valore, possibilità — si attenua, si appiattisce, perde ritmo. È come se l’organismo, dopo aver attraversato esperienze troppo intense per l’età, avesse scelto la via più sicura: ridurre gradualmente la spinta verso l’esterno per non essere sopraffatto.
Non è una scelta conscia, e non è una colpa. È un adattamento. Quando dice che anche nei momenti belli la sua mente le riporta alla possibilità di sparire, non sta parlando di un desiderio reale, ma di una parte di sé che non ha ancora imparato ad immaginarsi viva in modo pieno. È il suo organismo che, per abitudine, torna sempre nello stesso corridoio emotivo — il più conosciuto, il più “sicuro”, anche se limitante.
Ed è per questo che oggi sente un dubbio che le pesa sul petto: si guarisce davvero?
La risposta è sì, ma non nel senso miracoloso o improvviso. Si guarisce quando il campo affettivo — quello che tiene insieme corpo, emozioni e pensieri — comincia lentamente a riaccendersi. Quando il suo organismo riscopre, a poco a poco, che esistono altri modi di sentirsi vivi, oltre alla penombra che per anni è stata l’unico punto fermo.
Lei sta già guarendo, anche se non sente di esserlo. Ma è possibile che, per accelerare questo processo, necessiti di un aiuto professionalmente qualificato.
Il fatto che negli ultimi due anni riesca comunque ad andare avanti, che riesca a vivere giornate intere nonostante i momenti di buio, mostra che qualcosa dentro di lei ha iniziato a muoversi. Io chiamo questo movimento “micro-ripresa del campo”: piccoli ritorni di energia, di presenza, di possibilità. Non sono ancora stabili, ma ci sono. Sono segnali che il suo corpo non è più nel collasso totale degli anni 12–17, e questo è straordinariamente importante.
La depressione non è una malattia che definisce il futuro: è un pattern di funzionamento affettivo che può cambiare quando finalmente si è in un ambiente che lo permette. Lei non ha avuto aiuto per molti anni, ha dovuto affrontare tutto da sola. Era un’adolescente che avrebbe avuto bisogno di sostegno, e invece ha dovuto costruire un mondo interiore troppo complesso per la sua età. Eppure, è ancora qui. Questo non è un dettaglio: è una prova della forza silenziosa che ancora non riconosce del tutto dentro di sé.
Nel paradigma che io adotto diciamo che l’uscita dalla depressione non è “tornare come prima”, ma espandere il modo di sentirsi vivi. Quando il campo affettivo si ricostruisce — attraverso terapia, relazioni affidabili, esperienze nuove, piccoli atti quotidiani che nutrono corpo e mente — il buio non scompare come per magia, ma perde la sua presa. Diventa una parte della storia, non la condizione permanente dell’esistenza.
Lei non si porterà questa condizione per sempre. Nessun organismo resta identico tutta la vita, e il suo non fa eccezione. Ciò che prova oggi è la memoria di una fase difficile, non il suo destino.
Continui a farsi aiutare, magari parlando apertamente con la terapeuta di questo lato della sua vita: non è un tema secondario, è il cuore della sua storia. E quando si sentirà pronta, potrà rivolgersi anche a uno psichiatra: non per essere etichettata, ma per avere un quadro più completo e un sostegno che la aiuti a far respirare il campo quando tende a restringersi.
Lei non è definita dalla depressione. È definita dal fatto che, nonostante tutto, ha continuato a cercare un posto nel mondo. Ed è da questo punto che, poco alla volta, si guarisce davvero.
la prima cosa importante da dirle è che non è “nata sbagliata” e non è condannata a vivere tutta la vita dentro questo stato che chiama depressione. Quello che sente da quando ha 12 anni non definisce chi è: descrive piuttosto un campo affettivo interno che per molto tempo è rimasto in ombra, come se il suo organismo avesse imparato troppo presto a proteggersi ritirandosi, abbassando il volume delle emozioni per non andare in confusione.
Nella mia ottica psiconeuroanalitica, la depressione non è un difetto dell’identità, ma una condizione in cui il campo interocettivo — il modo in cui il corpo trasmette segnali di energia, valore, possibilità — si attenua, si appiattisce, perde ritmo. È come se l’organismo, dopo aver attraversato esperienze troppo intense per l’età, avesse scelto la via più sicura: ridurre gradualmente la spinta verso l’esterno per non essere sopraffatto.
Non è una scelta conscia, e non è una colpa. È un adattamento. Quando dice che anche nei momenti belli la sua mente le riporta alla possibilità di sparire, non sta parlando di un desiderio reale, ma di una parte di sé che non ha ancora imparato ad immaginarsi viva in modo pieno. È il suo organismo che, per abitudine, torna sempre nello stesso corridoio emotivo — il più conosciuto, il più “sicuro”, anche se limitante.
Ed è per questo che oggi sente un dubbio che le pesa sul petto: si guarisce davvero?
La risposta è sì, ma non nel senso miracoloso o improvviso. Si guarisce quando il campo affettivo — quello che tiene insieme corpo, emozioni e pensieri — comincia lentamente a riaccendersi. Quando il suo organismo riscopre, a poco a poco, che esistono altri modi di sentirsi vivi, oltre alla penombra che per anni è stata l’unico punto fermo.
Lei sta già guarendo, anche se non sente di esserlo. Ma è possibile che, per accelerare questo processo, necessiti di un aiuto professionalmente qualificato.
Il fatto che negli ultimi due anni riesca comunque ad andare avanti, che riesca a vivere giornate intere nonostante i momenti di buio, mostra che qualcosa dentro di lei ha iniziato a muoversi. Io chiamo questo movimento “micro-ripresa del campo”: piccoli ritorni di energia, di presenza, di possibilità. Non sono ancora stabili, ma ci sono. Sono segnali che il suo corpo non è più nel collasso totale degli anni 12–17, e questo è straordinariamente importante.
La depressione non è una malattia che definisce il futuro: è un pattern di funzionamento affettivo che può cambiare quando finalmente si è in un ambiente che lo permette. Lei non ha avuto aiuto per molti anni, ha dovuto affrontare tutto da sola. Era un’adolescente che avrebbe avuto bisogno di sostegno, e invece ha dovuto costruire un mondo interiore troppo complesso per la sua età. Eppure, è ancora qui. Questo non è un dettaglio: è una prova della forza silenziosa che ancora non riconosce del tutto dentro di sé.
Nel paradigma che io adotto diciamo che l’uscita dalla depressione non è “tornare come prima”, ma espandere il modo di sentirsi vivi. Quando il campo affettivo si ricostruisce — attraverso terapia, relazioni affidabili, esperienze nuove, piccoli atti quotidiani che nutrono corpo e mente — il buio non scompare come per magia, ma perde la sua presa. Diventa una parte della storia, non la condizione permanente dell’esistenza.
Lei non si porterà questa condizione per sempre. Nessun organismo resta identico tutta la vita, e il suo non fa eccezione. Ciò che prova oggi è la memoria di una fase difficile, non il suo destino.
Continui a farsi aiutare, magari parlando apertamente con la terapeuta di questo lato della sua vita: non è un tema secondario, è il cuore della sua storia. E quando si sentirà pronta, potrà rivolgersi anche a uno psichiatra: non per essere etichettata, ma per avere un quadro più completo e un sostegno che la aiuti a far respirare il campo quando tende a restringersi.
Lei non è definita dalla depressione. È definita dal fatto che, nonostante tutto, ha continuato a cercare un posto nel mondo. Ed è da questo punto che, poco alla volta, si guarisce davvero.
Capisco quanto sia difficile convivere per così tanti anni con una sofferenza così profonda, soprattutto iniziata in un momento delicato come l’adolescenza. Già il fatto che tu stia riuscendo a parlarne e ad andare avanti con le tue giornate nonostante il peso della depressione dice molto sulla tua forza e sulla tua capacità di resistere, anche nei momenti più bui.
La depressione, soprattutto se inizia così presto, può essere complessa: spesso ha componenti biologiche, psicologiche e relazionali intrecciate. Ma complessa non vuol dire “incurabile”. Significa che serve un percorso mirato, che può includere psicoterapia, valutazione psichiatrica quando necessario, e un lavoro graduale e costante sulla storia personale, sulle emozioni, sulle aspettative verso se stessi e verso la vita. Ma la buona notizia è che molte persone migliorano sensibilmente, alcune arrivano a una vera e propria remissione, altre imparano a gestire la propria vulnerabilità senza esserne più travolte.
Il fatto che oggi tu riesca a portare avanti la tua vita, pur con fatica, è già un cambiamento rispetto al buio totale che descrivi tra i 12 e i 17 anni. Questo indica che dentro di te ci sono risorse attive e che il tuo stato emotivo non è fisso, anche se può sembrarlo.
Ti incoraggio a portare in terapia, in modo chiaro e senza paura di essere giudicato, anche i pensieri legati all’assenza di senso o all’idea di “un mondo senza di te”: fanno parte del quadro clinico e meritano spazio e cura. Affrontarli insieme a un professionista è un passo fondamentale.
Il fatto che tu ti stia interrogando sulla possibilità di stare meglio è già un segnale che dentro di te qualcosa sta chiedendo spazio, e questo è un punto di partenza prezioso.
Non devi avere già tutte le risposte adesso. Il compito principale, in questo momento, è continuare a chiedere aiuto e a dare voce a ciò che provi. Se vorrai, potremmo lavorare insieme per comprendere e alleggerire questo peso, trovare nuove risorse e costruire un futuro che oggi forse fai fatica a immaginare ma che può essere molto diverso da quello che la depressione ti fa prevedere.
La depressione, soprattutto se inizia così presto, può essere complessa: spesso ha componenti biologiche, psicologiche e relazionali intrecciate. Ma complessa non vuol dire “incurabile”. Significa che serve un percorso mirato, che può includere psicoterapia, valutazione psichiatrica quando necessario, e un lavoro graduale e costante sulla storia personale, sulle emozioni, sulle aspettative verso se stessi e verso la vita. Ma la buona notizia è che molte persone migliorano sensibilmente, alcune arrivano a una vera e propria remissione, altre imparano a gestire la propria vulnerabilità senza esserne più travolte.
Il fatto che oggi tu riesca a portare avanti la tua vita, pur con fatica, è già un cambiamento rispetto al buio totale che descrivi tra i 12 e i 17 anni. Questo indica che dentro di te ci sono risorse attive e che il tuo stato emotivo non è fisso, anche se può sembrarlo.
Ti incoraggio a portare in terapia, in modo chiaro e senza paura di essere giudicato, anche i pensieri legati all’assenza di senso o all’idea di “un mondo senza di te”: fanno parte del quadro clinico e meritano spazio e cura. Affrontarli insieme a un professionista è un passo fondamentale.
Il fatto che tu ti stia interrogando sulla possibilità di stare meglio è già un segnale che dentro di te qualcosa sta chiedendo spazio, e questo è un punto di partenza prezioso.
Non devi avere già tutte le risposte adesso. Il compito principale, in questo momento, è continuare a chiedere aiuto e a dare voce a ciò che provi. Se vorrai, potremmo lavorare insieme per comprendere e alleggerire questo peso, trovare nuove risorse e costruire un futuro che oggi forse fai fatica a immaginare ma che può essere molto diverso da quello che la depressione ti fa prevedere.
Buonasera,
capisco quanto possa essere difficile vivere da così tanti anni con questo peso addosso. Prima di tutto: sì, è possibile stare meglio. E non perché “lo dicono i libri”, ma perché moltissime persone con depressione profonda e duratura, seguite nel modo giusto, hanno visto cambiamenti reali, anche quando sembrava impossibile.
Detto questo, la sua domanda non ha una risposta semplice o uguale per tutti. Ma posso dirle alcune cose importanti:
1. Lei non è “condannata” alla depressione, il fatto che tra i 12 e i 17 anni tutto fosse buio, e che oggi lei riesca comunque ad andare avanti, già indica che ha risorse interne importanti, anche se non le riconosce; la depressione può diventare cronica se rimane non trattata; lei invece ha iniziato un percorso, sta chiedendo aiuto, perchè non concentrare il focus proprio su questo?
2. Guarire non significa “non sentire mai più tristezza”, significa poter vivere la vita senza che il dolore la governi, significa avere strumenti, appoggi, modi nuovi di reagire ai momenti difficili. Per molte persone questo accade gradualmente, a volte in più fasi. Non è un interruttore; è un percorso;
3. Il fatto che il focus della terapia sia “su altro” è un’informazione importante, forse è arrivato il momento di dirlo apertamente al\alla sua\o terapeuta\o: “Ho bisogno di lavorare sulla mia depressione, sta condizionando la mia vita più di tutto il resto.” Non è una richiesta fuori luogo. È la sua terapia. È il suo spazio.
4. La tua età gioca a tuo favore, a 19 anni il cervello ha ancora una grande capacità di cambiare, apprendere nuovi modi di pensare e sentire, rispondere meglio allo stress.
Non è troppo tardi: è un momento potentissimo per iniziare un vero lavoro su di te.
5. Una cosa va detta chiaramente, quando scrive cose come “nei momenti belli penso a un mondo senza di me” o “voglia di farla finita”, questo richiede attenzione clinica immediata. E se mai dovesse sentire che la disperazione prende il sopravvento, cerchi aiuto nell’immediato: un adulto di fiducia, il medico di base, il 112, o i numeri di ascolto del suo Paese. Non deve affrontare quei momenti da sola.
Le lascio con una riflessione importante:
Se la sua mente le ripete da anni che non guarirà, come può lasciarle vedere le strade che portano fuori dal buio?
Non si fidi del giudizio della depressione sulla sua vita. È una malattia, non un oracolo.
Lei merita — e può costruire — molto più di ciò che la depressione le fa credere oggi e il fatto che lei abbia scritto questo messaggio è già un primo passo nella direzione giusta.
capisco quanto possa essere difficile vivere da così tanti anni con questo peso addosso. Prima di tutto: sì, è possibile stare meglio. E non perché “lo dicono i libri”, ma perché moltissime persone con depressione profonda e duratura, seguite nel modo giusto, hanno visto cambiamenti reali, anche quando sembrava impossibile.
Detto questo, la sua domanda non ha una risposta semplice o uguale per tutti. Ma posso dirle alcune cose importanti:
1. Lei non è “condannata” alla depressione, il fatto che tra i 12 e i 17 anni tutto fosse buio, e che oggi lei riesca comunque ad andare avanti, già indica che ha risorse interne importanti, anche se non le riconosce; la depressione può diventare cronica se rimane non trattata; lei invece ha iniziato un percorso, sta chiedendo aiuto, perchè non concentrare il focus proprio su questo?
2. Guarire non significa “non sentire mai più tristezza”, significa poter vivere la vita senza che il dolore la governi, significa avere strumenti, appoggi, modi nuovi di reagire ai momenti difficili. Per molte persone questo accade gradualmente, a volte in più fasi. Non è un interruttore; è un percorso;
3. Il fatto che il focus della terapia sia “su altro” è un’informazione importante, forse è arrivato il momento di dirlo apertamente al\alla sua\o terapeuta\o: “Ho bisogno di lavorare sulla mia depressione, sta condizionando la mia vita più di tutto il resto.” Non è una richiesta fuori luogo. È la sua terapia. È il suo spazio.
4. La tua età gioca a tuo favore, a 19 anni il cervello ha ancora una grande capacità di cambiare, apprendere nuovi modi di pensare e sentire, rispondere meglio allo stress.
Non è troppo tardi: è un momento potentissimo per iniziare un vero lavoro su di te.
5. Una cosa va detta chiaramente, quando scrive cose come “nei momenti belli penso a un mondo senza di me” o “voglia di farla finita”, questo richiede attenzione clinica immediata. E se mai dovesse sentire che la disperazione prende il sopravvento, cerchi aiuto nell’immediato: un adulto di fiducia, il medico di base, il 112, o i numeri di ascolto del suo Paese. Non deve affrontare quei momenti da sola.
Le lascio con una riflessione importante:
Se la sua mente le ripete da anni che non guarirà, come può lasciarle vedere le strade che portano fuori dal buio?
Non si fidi del giudizio della depressione sulla sua vita. È una malattia, non un oracolo.
Lei merita — e può costruire — molto più di ciò che la depressione le fa credere oggi e il fatto che lei abbia scritto questo messaggio è già un primo passo nella direzione giusta.
Certamente, e grazie per aver condiviso la tua storia con tanta lucidità e coraggio.
Sì, è possibile stare meglio e, in molti casi, uscire dalla depressione. La depressione non è una condanna permanente, anche quando inizia molto presto e sembra “fissa” o cronica. Quello che descrivi – il dolore persistente fin dall’infanzia, la sensazione di vuoto, i pensieri legati alla tua assenza dal mondo – parla di una sofferenza profonda che merita attenzione, cura e soprattutto un percorso mirato.
È importante sapere che:
• La depressione può cambiare nel tempo. Anche se ti accompagna da anni, non significa che avrà sempre la stessa intensità o la stessa forma. Molte persone che convivono da tempo con la depressione, con il trattamento adeguato, riescono a ridurre notevolmente i sintomi fino a ritrovare stabilità e benessere duraturi.
• A 19 anni il cervello è ancora in fase di maturazione. Questo significa che hai una grande capacità di cambiamento e di recupero, molto più di quanto forse tu stesso immagini.
• Il fatto che tu riesca ad andare avanti da due anni, nonostante i momenti bui, è un segnale di risorse interne importanti. Non è “normale amministrazione”: è forza, ed è già una parte della guarigione.
• Il percorso terapeutico deve però includere anche la depressione. Se il focus attuale è altrove, può essere utile parlarne apertamente con la tua terapeuta per ridefinire il lavoro insieme o valutare un percorso specifico per i disturbi depressivi. A volte sono necessari interventi integrati, come una psicoterapia mirata (per esempio cognitivo-comportamentale o EMDR, quando ci sono radici traumatiche) e, in alcuni casi, una valutazione psichiatrica per capire se sia utile anche un supporto farmacologico.
Nessuno può dirti oggi quale sarà il tuo futuro, ma la depressione non è immutabile. Con il giusto trattamento, il giusto spazio e un accompagnamento adeguato, molte persone riescono non solo a migliorare, ma a costruire una vita piena, significativa e libera dal peso che le ha accompagnate per anni.
Ti incoraggio davvero a parlare con uno specialista e ad approfondire, perché meritati di stare meglio e perché questo miglioramento è possibile.
Dottoressa Silvia Parisi
Psicologa Psicoterapeuta Sessuologa
Sì, è possibile stare meglio e, in molti casi, uscire dalla depressione. La depressione non è una condanna permanente, anche quando inizia molto presto e sembra “fissa” o cronica. Quello che descrivi – il dolore persistente fin dall’infanzia, la sensazione di vuoto, i pensieri legati alla tua assenza dal mondo – parla di una sofferenza profonda che merita attenzione, cura e soprattutto un percorso mirato.
È importante sapere che:
• La depressione può cambiare nel tempo. Anche se ti accompagna da anni, non significa che avrà sempre la stessa intensità o la stessa forma. Molte persone che convivono da tempo con la depressione, con il trattamento adeguato, riescono a ridurre notevolmente i sintomi fino a ritrovare stabilità e benessere duraturi.
• A 19 anni il cervello è ancora in fase di maturazione. Questo significa che hai una grande capacità di cambiamento e di recupero, molto più di quanto forse tu stesso immagini.
• Il fatto che tu riesca ad andare avanti da due anni, nonostante i momenti bui, è un segnale di risorse interne importanti. Non è “normale amministrazione”: è forza, ed è già una parte della guarigione.
• Il percorso terapeutico deve però includere anche la depressione. Se il focus attuale è altrove, può essere utile parlarne apertamente con la tua terapeuta per ridefinire il lavoro insieme o valutare un percorso specifico per i disturbi depressivi. A volte sono necessari interventi integrati, come una psicoterapia mirata (per esempio cognitivo-comportamentale o EMDR, quando ci sono radici traumatiche) e, in alcuni casi, una valutazione psichiatrica per capire se sia utile anche un supporto farmacologico.
Nessuno può dirti oggi quale sarà il tuo futuro, ma la depressione non è immutabile. Con il giusto trattamento, il giusto spazio e un accompagnamento adeguato, molte persone riescono non solo a migliorare, ma a costruire una vita piena, significativa e libera dal peso che le ha accompagnate per anni.
Ti incoraggio davvero a parlare con uno specialista e ad approfondire, perché meritati di stare meglio e perché questo miglioramento è possibile.
Dottoressa Silvia Parisi
Psicologa Psicoterapeuta Sessuologa
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