Buongiorno vi racconto in breve qual'e' la mia situazione attuale e vorrei avere un consiglio perché

24 risposte
Buongiorno vi racconto in breve qual'e' la mia situazione attuale e vorrei avere un consiglio perché allo stato attuale davvero non so' più che fare:
Io e la mia compagna stiamo insieme da 3 anni e mezzo e conviviamo da quasi 2 anni e mezzo..
Lei ha una figlia di 11 anni ed è senza padre perché dall'altra parte non si vedono da ormai 5 anni e non se ne mai interessato, ora spiego il problema questa ragazzina ormai adolescente ha deciso e senza motivo di decidere di non volere stare più a casa ovviamente perché io gli vado a genio, ma davvero senza un reale motivo anzi mi sono sempre messo tanto a disposizione fatto tanto e dato tanto ma senza chiedere nulla in cambio. Ora ha non mi saluta neache più quando entra in casa, e addirittura mette sottopressione sua mamma per non stare più con me e di andarsene da questa casa, li ovviamente nascono i problemi con la mia compagna perché abbiamo preso comprato casa abbiamo fatto la sua stanzetta anche lei dove può stare tranquilla ma lì che nasce il bello la mia compagna mi dice che lei è maleducata solo con me, quando non è vero ma non fa nulla e quindi io non merito ne un saluto né altro, ho provato ad avvicinarmi chiedendo ed avendo un dialogo tranquillo in armonia ma nulla anzi sono stato rimproverato di averlo fatto, lei e sua figlia vivono in simbiosi e guai chi possa dire una qualsiasi cosa nei suoi confronti, ovviamente la mia compagna non sta più bene né al livello fisico né mentale... Non mi dà più un attenzione le quali sono totalmente concentrate su sua figlia, non mi chiede come sto, non mi chiede più nulla e quando io ho palesato questo suo comportamento mi è stato risposto che non siamo bambini ora deve solo dedicarsi a sua che ha questo problema dato che piange e si lamenta che non vuole stare qui in casa e che neanche dovevo dirlo... La bambina è una bambina un po' particolare cioè ha un carattere non molto affettivo con nessuno e diciamo manipola la madre a suo piacimento e la madre obbedisce ad ogni suo comando da mettere l'acqua a portare ogni cosa ad esaudire ogni suo desiderio insomma trattata come una bambina un po' piccola ancora a pulire l'ombelico o a lavare i capelli, insomma diciamo che è una mamma molto attenta ma soprattutto attenta a non sgridarla quasi mai e diciamo che lei si è sempre affermata come una mamma diciamo quasi perfetta. Ora io non so cosa fare ma soprattutto come gestire questa situazione la bambina impone alla mamma, la mia compagna sta impazzendo perché lei la vede soffrire appena la vede piangere ed io praticamente vengo attaccato per ogni cosa che faccio e tanto meno vengo considerato sia come uomo dalla mia compagna sia dalla bambina che neanche mi saluta... Prima vi era un rapporto tranquillo con la bambina che è si gelosa e possessiva nei confronti della mamma ma poi si era ridimensionata, ma ora ha di nuovo preso il sopravvento e davvero non so più che fare addirittura la mia compagna ha detto che se non si aggiustano le cose preferisce andarsene e fare felice la figlia perché la figlia è la priorità a costo della sua felicità
Dott.ssa Angelica Guido
Psicologo, Psicologo clinico
Perugia
Gentile utente, dalle sue parole emerge tutta la fatica di vivere in un contesto relazionale complesso, dove la presenza della figlia della sua compagna diventa un punto centrale e condiziona l’equilibrio della coppia. La sensazione di esclusione che descrive – il non sentirsi riconosciuto, il non ricevere attenzione né un saluto – può essere vissuta come una forma di deregolazione affettiva, in cui lei percepisce che il proprio valore all’interno della relazione non viene confermato.
Questo non è soltanto un problema di “comportamenti” da correggere, ma riguarda il significato che le interazioni assumono per ciascuno. La bambina sembra esprimere la propria fatica adolescenziale con modalità oppositive e di chiusura, mentre la madre, forse per senso di colpa o per timore di farla soffrire, tende ad assecondarla, rischiando però di trascurare la dimensione di coppia. Questo circolo vizioso rischia di lasciare lei con la sensazione di non avere più un posto riconosciuto nella relazione.
Un passaggio utile potrebbe essere quello di trasformare la frustrazione in un terreno di dialogo autentico con la sua compagna: non tanto sul “comportamento” della figlia, ma sul come lei si sente e su come insieme potete ritrovare uno spazio di coppia. Allo stesso tempo, potrebbe essere importante che la bambina abbia la possibilità di esprimere le sue paure e gelosie senza che queste diventino automaticamente direttive da eseguire, ma vissuti da comprendere.
Non ci sono soluzioni semplici, ma riconoscere che la sofferenza di ciascun membro della famiglia è legata a dinamiche affettive e non a “colpe individuali” può già aprire un terreno più fertile per affrontare la situazione. Un percorso di sostegno familiare o di coppia, anche temporaneo, potrebbe aiutarvi a riorientare le reciproche posizioni e restituire senso al vostro progetto condiviso.

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Dott. Luca Vocino
Psicologo clinico, Psicologo
Trezzano Rosa
Buongiorno gentile Utente, la situazione che descrive porta con sé una grande complessità, perché tocca dinamiche delicate che riguardano la relazione di coppia, il ruolo genitoriale e il percorso evolutivo di una preadolescente. È comprensibile che lei si senta frustrato, escluso e anche ingiustamente trattato, dopo essersi impegnato a costruire un rapporto e ad accogliere la figlia della sua compagna nella vostra casa comune. Allo stesso tempo, è altrettanto comprensibile che una madre, di fronte alla sofferenza reale o percepita della figlia, tenda a proteggerla e a mettere in secondo piano tutto il resto, talvolta anche il legame di coppia.

Quello che descrive (la simbiosi madre-figlia, la fatica a porre limiti, il rischio che la bambina diventi in qualche modo “regolatrice” delle dinamiche familiari) non è raro nelle famiglie ricomposte. La sua compagna può percepire ogni sua osservazione come un attacco o un giudizio, e questo rende difficile affrontare i problemi in maniera costruttiva. Il risultato è che lei si trova in una posizione in cui non è riconosciuto né come partner, né come figura adulta di riferimento nella casa, con un vissuto di esclusione che naturalmente logora la relazione.

La chiave, in situazioni simili, non è “scegliere” tra figlia e compagno, ma provare a ridefinire insieme i ruoli. Sua compagna è madre, ed è naturale che viva la figlia come una priorità; ma questo non dovrebbe significare negare spazio alla coppia o svalutare i suoi bisogni. Il nodo sta proprio nel trovare un equilibrio tra la protezione verso la figlia e la cura della relazione di coppia. È un lavoro che difficilmente può essere portato avanti da soli: spesso un percorso di consulenza di coppia o di sostegno alla genitorialità diventa uno spazio protetto in cui ciascuno può esprimere i propri vissuti senza sentirsi accusato, e in cui è possibile costruire modalità condivise di gestione della convivenza.

Il rischio, se non affrontata, è che la dinamica si irrigidisca: la figlia come “terza presenza regolatrice” nella coppia, la madre come protettrice assoluta e lei come escluso. Al contrario, la possibilità di trovare un linguaggio comune con la sua compagna, che le permetta di esprimere i suoi bisogni senza che vengano letti come contrapposti a quelli della figlia, potrebbe aprire uno spiraglio. Non si tratta di negare che la figlia sia importante, ma di affermare che anche la relazione di coppia lo è, e che trascurarla non giova a nessuno, nemmeno alla bambina stessa.

Se dovesse avere bisogno di ulteriori informazioni o di intraprendere un percorso mi trova a disposizione,
Dott. Luca Vocino
Dott. Francesco Damiano Logiudice
Psicologo, Psicoterapeuta, Psicologo clinico
Roma
Salve, mi spiace molto per la situazione che descrive poichè comprendo il disagio che può sperimentare e quanto sia impattante sulla sua vita quotidiana. Ritengo fondamentale che lei possa richiedere un consulto psicologico al fine di esplorare la situazione con ulteriori dettagli, elaborare pensieri e vissuti emotivi connessi e trovare strategie utili per fronteggiare i momenti particolarmente problematici onde evitare che la situazione possa irrigidirsi ulteriormente.
Credo che un consulto con un terapeuta cognitivo comportamentale possa aiutarla ad identificare quei pensieri rigidi, disfunzionali e maladattivi che le impediscono il benessere desiderato mantenendo la sofferenza in atto e possa soprattutto aiutarla a parlare con se stessa utilizzando parole più costruttive.
Credo che anche un approccio EMDR possa esserle utile al fine di rielaborare il materiale traumatico connesso ad eventi del passato che possono aver contribuito alla genesi della sofferenza attuale.
Resto a disposizione, anche online.
Cordialmente, dott FDL
Dott.ssa Elisa Folliero
Psicologo, Psicoterapeuta
Spino d'Adda
Buongiorno, posso immaginare quanto la situazione che sta vivendo sia pesante e dolorosa. Quello che sta vivendo è una dinamica più frequente di quanto sembri, soprattutto nelle famiglie ricomposte.
Consideri, innanzitutto, la posizione della bambina.
Si tratta, difatti, di un'età delicata: a 11 anni è in piena preadolescenza, un momento di grande trasformazione. Spesso i figli in famiglie ricomposte vivono una forte gelosia e la percezione che il compagno della madre sia un "rivale" che ruba attenzioni.
Rabbia senza cause apparenti: può non esserci un motivo “logico”, ma il rifiuto è reale per lei. Non è tanto contro la sua persona, ma contro ciò che lei rappresenta: il cambiamento, la condivisione della madre.
Rispetto alla posizione della sua compagna: è evidente che vive una simbiosi molto forte con la figlia, e tende a proteggerla da qualsiasi frustrazione, anche piccola. Questo però può trasformarsi in iperprotezione e impedire alla bambina di crescere nella responsabilità e nel rispetto degli altri.
Lei viene percepito come "secondario" perché lei mette tutta la sua energia sulla figlia, lasciando da parte la dimensione di coppia. Questo, a lungo andare, logora inevitabilmente il legame.
Credo che, da parte sua, in ruolo di compagno, possa, innanzitutto, accettare i limiti del suo ruolo: non può forzare la bambina a rispettarla o volerle bene. Il massimo che può fare è continuare a essere coerente, educato e presente, senza cadere in conflitti diretti con lei.
Ritengo fondamentale, in situazioni come questa, che lei provi a comunicare con la sua compagna: qui sta il nodo centrale. Può dirle con calma (non durante una lite) che capisce l’importanza assoluta di sua figlia, ma che anche la coppia ha bisogno di uno spazio. Altrimenti, il rischio è che la relazione muoia per mancanza di nutrimento.
In questo genere di dialogo di coppia, parlare con la sua compagna non è funzionale ad accusarla, ma a chiederle come vede lei la vostra relazione a lungo termine.
Porti avanti l'iniziativa per del tempo esclusivo per la coppia: anche brevi momenti senza la figlia, per rafforzare il vostro legame.
Supporto esterno: un percorso con un mediatore familiare o uno psicoterapeuta può aiutare sia voi come coppia sia la figlia ad affrontare questa fase senza distruggere tutto.
Qualora, emergesse che la sua compagna è ferma sul fatto che “la figlia viene sempre prima, anche a costo della mia felicità e della nostra”, lei dovrà chiedersi:
Se disposto a vivere in una relazione dove il suo ruolo è sempre secondario?
Se si sente rispettato, come uomo e partner?
Se riesce ad immaginarsi sereno in questa dinamica anche tra 5–10 anni?
Se la risposta fosse “no”, può voler dire che non sia lei a fallire, ma che la struttura della relazione non è sostenibile senza un cambiamento da parte sua.
Quest'ultimo pezzo di comunicazione è in linea ad una chiara espressione dei suoi bisogni nella dimensione interna alla coppia, nella finalità di vedere se c’è disponibilità da parte sua a lavorarci insieme. Se non c’è, la scelta sarà dolorosa, ma chiara: restare significherebbe continuare a sentirsi escluso e svalutato.

Sperando di esserle stata d'aiuto,

Dott.ssa Elisa Folliero
Dott.ssa Lucrezia Farese
Psicologo, Psicologo clinico
Fragneto Monforte
Buongiorno, grazie per aver condiviso una situazione così complessa e carica di emozioni. Da ciò che racconta, si trova in un triangolo relazionale molto delicato, in cui lei si sente escluso, svalutato e senza spazio emotivo né come partner né come figura adulta nella casa. Allo stesso tempo, la sua compagna è completamente assorbita dal rapporto simbiotico con la figlia, che sembra avere un forte potere emotivo su di lei.

In queste situazioni non si tratta di “colpe”, ma di dinamiche familiari che si irrigidiscono e finiscono per far soffrire tutti. Sarebbe importante valutare un percorso familiare o di coppia, dove ognuno possa esprimere i propri bisogni e trovare un nuovo equilibrio. Continuare così rischia di farle solo accumulare frustrazione e, a lungo andare, portare a rotture dolorose.

Valuti anche, se necessario, un breve percorso individuale di sostegno psicologico per chiarire cosa desidera realmente e quali limiti è disposto a porre.

Personalmente seguo molti casi del genere online, resto a disposizione. Dott.ssa Farese Lucrezia
Gentilissimo,
innanzitutto grazie per aver condiviso una situazione così delicata e complessa. Ho letto attentamente la sua storia e capisco perfettamente il senso di smarrimento e frustrazione che sta provando.
Per essere sicuro di aver compreso, provo a riassumere i punti principali che ha sollevato:
• Lei e la sua compagna avete costruito una vita insieme, compreso l'acquisto di una casa, che ora è diventata il punto focale di un forte attrito.
• La figlia della sua compagna, che è un'adolescente e non una bambina, ha sviluppato un'avversione nei suoi confronti, che si manifesta con un totale rifiuto e con la richiesta esplicita che lei se ne vada. Questo comportamento sembra essere emerso senza un motivo apparente.
• Lei si sente incompreso e respinto, dato che si è sempre impegnato per la ragazza e ha sempre agito con le migliori intenzioni, senza ricevere nulla in cambio.
• La relazione tra sua figlia e sua madre sembra molto simbiotica, al punto che la madre sembra assecondare ogni richiesta della figlia, ignorando i suoi bisogni e i tentativi di dialogo.
• Si sente trascurato dalla sua compagna, che non le dà più attenzioni e sembra concentrare tutte le sue energie sui problemi della figlia, arrivando a dirle che la felicità della figlia ha la priorità assoluta.
• Si sente impotente perché ogni suo tentativo di affrontare la situazione, che sia con la ragazza o con la sua compagna, viene respinto e le viene detto che non deve "intromettersi".
La dinamica che descrive tra madre e figlia, per quanto dolorosa da osservare, è qualcosa su cui lei ha purtroppo poco controllo. La ragazza, come dice lei, sta manipolando la madre e la madre sta "obbedendo". La sua compagna probabilmente soffre di un senso di colpa molto profondo, alimentato dalla sofferenza della figlia, da essere arrivata a minacciare di porre fine alla vostra relazione per "renderla felice".
In questa situazione è fondamentale che lei si concentri sui suoi bisogni. In questo momento, non viene considerato né dalla sua compagna né da sua figlia. Si sente attaccato, messo da parte e ignorato, sia come uomo che come compagno.
Prima di tutto, deve fare chiarezza su ciò che vuole e ciò di cui ha bisogno per essere felice. Alcune domande che può porsi sono:
• Quali sono i miei bisogni in una relazione di coppia?
• Sono disposto ad accettare una dinamica in cui i bisogni di un'altra persona, in questo caso la figlia, vengono anteposti ai miei?
• C'è un modo per riprendere in mano la situazione con la mia compagna?
• Sono disposto a vivere in una casa dove non mi sento il benvenuto?
In questo momento di stallo, l'unico su cui può agire è se stesso. Il passo successivo è proprio quello di fare chiarezza dentro di sé per capire se, a queste condizioni, la sua felicità sia ancora possibile all'interno di questa relazione.
Sperando di averla, in qualche modo, aiutata, la saluto cordialmente.
Dott.ssa Sandra Petralli
Psicologo, Psicoterapeuta, Psicologo clinico
Pontedera
Salve, essere escluso da una dinamica familiare così stretta può generare frustrazione e senso di impotenza, soprattutto quando si è dato molto con sincerità. La sua compagna sembra vivere un rapporto molto fusivo con la figlia, e questo può aver creato un equilibrio difficile da rompere.
Spesso, in questi casi, il disagio della bambina può nascondere un dolore più profondo, legato a vissuti di abbandono. Un percorso con uno psicologo psicoterapeuta, magari integrando EMDR o approcci umanistici, potrebbe aiutare a gestire le emozioni di tutti, ridefinendo i ruoli. Anche per lei sarebbe utile un supporto per ritrovare chiarezza e non annullarsi nel tentativo di tenere insieme la relazione. Saluti, dott.ssa Sandra Petralli
Dott. Diego Ferrara
Psicologo, Psicoterapeuta, Psicologo clinico
Quarto
Buongiorno,

lei è portatore di una istanza di coppia ed è in un percorso di coppia che potrebbe affrontare le problematiche che ha con la sua compagna. Provi a parlarle della possibilità di affrontare tutto questo con il supporto di uno specialista, sarebbe una occasione di crescita per entrambi.

Cordiali Saluti
Dott. Diego Ferrara
Dott. Andrea Boggero
Psicologo, Psicologo clinico
Genova
Buongiorno, capisco quanto sia difficile trovarsi nella situazione che descrive, perché non si tratta soltanto di una difficoltà relazionale con la figlia della sua compagna, ma di un intreccio complesso di legami affettivi, ruoli familiari e bisogni diversi che si scontrano tra loro. Lei sta vivendo la frustrazione di sentirsi messo da parte, non riconosciuto nei suoi sforzi e nel suo impegno, e al tempo stesso si trova di fronte a una dinamica madre-figlia molto intensa, nella quale ogni suo tentativo di avvicinamento sembra fallire o addirittura ritorcersi contro. Questo comprensibilmente la porta a sentirsi non solo escluso ma anche svalutato come uomo e come partner. È importante riconoscere che l’età della bambina è un momento delicato di passaggio verso l’adolescenza, caratterizzato da cambiamenti emotivi, ricerca di indipendenza e allo stesso tempo bisogno di conferme. In molti casi questo porta i figli a esprimere il disagio con atteggiamenti di opposizione o rifiuto, che possono sembrare immotivati ma che hanno alla base la fatica di gestire emozioni nuove e complesse. La sua presenza come figura adulta di riferimento può essere percepita dalla ragazzina come una minaccia alla simbiosi con la madre, e quindi il rifiuto che sperimenta non è necessariamente collegato al suo valore o al modo in cui si è comportato, ma a dinamiche di gelosia, paura di perdere attenzioni o di vedere cambiato il proprio ruolo. Dall’altra parte, la sua compagna sembra vivere un conflitto molto forte tra il desiderio di occuparsi della figlia, che percepisce fragile e sofferente, e il bisogno di mantenere un equilibrio con lei come partner. Quando prevale la paura di vedere la figlia soffrire, è naturale che finisca per darle la priorità assoluta, anche a scapito della relazione di coppia. Questo però rischia di creare una spirale in cui lei resta escluso, la figlia rafforza la sua posizione dominante e la coppia si indebolisce progressivamente. In un’ottica cognitivo comportamentale, la questione centrale non è attribuire colpe, ma riconoscere che ognuno sta mettendo in atto dei comportamenti che, pur nati dal bisogno di protezione o dal desiderio di armonia, mantengono e rinforzano il problema. La compagna, cercando di placare ogni sofferenza della figlia, la conferma nella percezione che il suo malessere possa condizionare le scelte familiari. Lei, cercando di riaprire il dialogo con la bambina, viene percepito come un elemento di pressione e finisce per sentirsi respinto. Un passo utile potrebbe essere quello di spostare il confronto con la sua compagna su un piano collaborativo, senza puntare sul “chi ha ragione” o su chi deve cambiare, ma sul “come possiamo aiutarci come adulti a gestire la situazione in modo che nessuno si senta escluso o sopraffatto”. Allo stesso tempo potrebbe essere utile che la coppia trovi momenti propri, anche brevi, per coltivare l’intimità e il legame, senza che tutto venga assorbito dalla gestione della figlia. La bambina, infatti, avrà bisogno di vedere che il legame tra voi due è solido, perché solo così potrà sentirsi al sicuro e non percepire la relazione come una minaccia. Non si tratta di un percorso semplice né immediato, ma è un lavoro possibile, soprattutto se affrontato con un supporto esterno, ad esempio con uno spazio di consulenza familiare. Questo permetterebbe di ridurre i conflitti, stabilire confini più chiari nei ruoli e dare voce a ciascun membro senza che uno prevalga sull’altro. Ciò che sta vivendo è faticoso e logorante, ma non indica necessariamente che la relazione sia destinata a fallire. Richiede però che vi sia un impegno reciproco nel cercare di affrontare insieme il problema, perché sentirsi partner significa anche riuscire a condividere la responsabilità di costruire un equilibrio che tenga conto dei bisogni di tutti, senza che uno venga sistematicamente messo da parte. Resto a disposizione. Dott. Andrea Boggero
Dott. Matteo Mossini
Psicologo, Psicoterapeuta, Psicologo clinico
Parma
Buongiorno, la situazione è veramente complessa perchè interseca affetti e triangolazioni di varia natura. La prima cosa che potreste fare e richiedere una consulenza genitoriale in modo che un professionista esterno possa darvi, a voi ma soprattutto alla madre, consigli su come gestire meglio la situazione. Se la bambina fosse disponibile, inoltre, non le farebbe certo male un supporto psicologico. Sono situazioni per cui bisogna avere molta pazienza e fare le mosse giuste perchè poi i risultati si vedono nel tempo. In ogni caso sarebbe importantissimo intervenire ora perchè la situazione, se non gestita, può solo peggiorare con l'arrivo dell'adolescenza.
Dott.ssa Ilaria Tronchi
Psicologo, Psicologo clinico
Treviglio
Buongiorno gentile utente, mi dispiace molto per questa situazione. Un figlio non condiviso è un tema che può mettere in difficoltà una coppia. La priorità è fermarsi a parlarne con la sua compagna per chiarire la situazione e trovare la miglior soluzione per tutti e tre. Consiglierei, eventualmente, la possibilità di una terapia di coppia per favorire il dialogo tra voi e comprendere quali sono le ragioni di tale dissenso. Potrà parlarne con la sua compagna e in seguito rivolgersi a un professionista/un servizio territoriale.
Le auguro di trovare presto un buon equilibrio!
Dott.ssa Tronchi
Dott.ssa Ilaria De Pretto
Psicologo, Psicologo clinico
Roma
Quello che racconti fa emergere tutta la fatica di trovarsi in una situazione dove, pur avendo investito tanto nella relazione e nella casa comune, ti senti messo da parte e svalutato. Da un lato c’è la tua disponibilità, l’impegno a costruire un legame anche con la figlia, il desiderio di armonia. Dall’altro c’è una dinamica madre–figlia molto chiusa e simbiotica, che non ti lascia spazio e che anzi sembra respingerti.

È comprensibile che tu ti senta escluso e non riconosciuto, soprattutto perché quando provi a parlare vieni rimproverato e qualsiasi tentativo di dialogo viene interpretato come un’invasione. È come se il rapporto di coppia fosse scivolato in secondo piano, fino quasi ad annullarsi, e tutta l’energia della tua compagna fosse assorbita dalla figlia. Questo non significa che non ci sia affetto nei tuoi confronti, ma che per lei la priorità assoluta è proteggere la bambina da ogni disagio, anche a costo di sacrificare il vostro legame.

La bambina, a sua volta, sta usando questo potere: con il suo rifiuto e con comportamenti di chiusura riesce a ottenere che la madre la segua totalmente, rafforzando quella simbiosi che già esiste. Non è raro che succeda, soprattutto in contesti dove il genitore è rimasto l’unico punto di riferimento e fatica a mettere dei limiti.

Il punto doloroso è che tu non puoi, da solo, cambiare questa dinamica. Hai già provato a proporti, a offrire mediazione, a chiedere di affrontare insieme la situazione, ma la tua compagna non sembra disposta a mettersi in discussione. Questo ti lascia con la sensazione di avere un muro davanti: non solo con la figlia, ma anche con lei.

In momenti così non esistono soluzioni semplici. Puoi chiederti se sei disposto a vivere in una relazione dove il tuo ruolo non viene riconosciuto e dove sei sempre “secondo” rispetto a una simbiosi che non ti lascia posto. Oppure se, per proteggere te stesso, sia necessario iniziare a pensare a come riorganizzare la tua vita, anche se questo fa male e mette in discussione i progetti che avevi fatto.

Non è una sconfitta personale: è il risultato di una dinamica che non dipende da te e che, per come è strutturata adesso, non ti lascia margine. In questo senso, cercare un sostegno psicologico può aiutarti ad attraversare il dolore e a capire con più lucidità quale strada scegliere per non restare intrappolato in un ruolo che ti toglie dignità e serenità.

Dott.ssa De Pretto
Dr. Mauro Terracciano
Psicologo, Psicologo clinico
Napoli
Gentile utente, grazie per aver condiviso la sua situazione.
Dalle sue parole emerge un vissuto di forte frustrazione e sofferenza, legato non solo al rapporto con la figlia della sua compagna, ma anche al senso di esclusione che avverte nella relazione di coppia. Non è raro che nelle famiglie ricomposte si creino dinamiche complesse, soprattutto quando sono coinvolti figli adolescenti con bisogni specifici di riconoscimento e di attenzione. In queste situazioni la comunicazione rischia di bloccarsi: lei si sente messo da parte, mentre la sua compagna sembra orientata quasi esclusivamente sulla figlia, e questo può farla sentire svalutato e solo.
Un percorso di supporto potrebbe aiutarla a dare voce ai suoi bisogni senza entrare in conflitto, a comprendere meglio i vissuti della sua compagna e a trovare strategie per non vivere questa dinamica solo come una contrapposizione.

Per ogni eventuale approfondimento sono a sua disposizione, anche online, il primo colloquio è gratuito. Un caro saluto,
Dott. Mauro Terracciano.
Dott.ssa Giulia Solinas
Psicologo, Psicoterapeuta
Quartu Sant'Elena
Buongiorno rilevo un problema nella gestione delle relazioni familiari e sarebbe opportuno rivolgersi ad un professionista psicologo/psichiatra che si occupi di terapia familiare in modo da affrontare i problemi emersi in modo diretto e sano. Questo approccio darebbe a lei la possibilità di capire come affrontare anche fuori dalla terapia familiare i comportamenti della ragazza e darebbe la possibilità alla compagna di avere consapevolezza di cosa è bene dal punto di vista educativo rispetto alla figlia.
Dott.ssa Marzia Mazzavillani
Psicologo, Psicologo clinico, Professional counselor
Forlì
Buongiorno, presumo tu sia la stessa persona a cui ho appena risposto in quanto la problematica mi sembra simile. ti invito quindi a leggere l'altra mia risposta. Cordiali saluti
dott. ssa Marzia Mazzavillani
Caro utente,
dalle sue parole emerge tutta la difficoltà e la frustrazione che sta vivendo, diviso tra il desiderio di proteggere la relazione di coppia e la sensazione di non avere un ruolo riconosciuto all’interno di questo equilibrio familiare. È comprensibile sentirsi impotenti quando, nonostante l’impegno, i propri gesti non vengono accolti e ci si ritrova messi da parte. In queste situazioni possono entrare in gioco dinamiche molto delicate: il rapporto simbiotico tra madre e figlia, le paure legate all’adolescenza e il difficile compito di trovare uno spazio come partner senza invadere il legame genitoriale. Proprio per questo, un percorso psicologico può aiutarla a dare voce alle sue emozioni di esclusione e perdita, a chiarire i suoi bisogni affettivi e a ritrovare strumenti per affrontare la situazione con maggiore lucidità e rispetto di sé.
Se lo desidera, sono una psicologa e ricevo sia online sia in presenza a Verona: uno spazio di ascolto potrebbe sostenerla nel gestire questo momento complesso e nel ricostruire un senso di equilibrio interiore.

Un caro saluto,
Dott.ssa Quintiliano Francesca Cristina
Psicologa – colloqui online e in presenza (Verona)
Dott.ssa Eleonora Fiorini
Psicologo clinico, Psicologo
Terracina
Buongiorno, sento forte la sua impotenza di fronte a queste dinamiche. Ci sono tre diversi punti di vista che andrebbero accolti e che andrebbero supportati. Lei è un compagno e non ha questo potere, anche perchè anche lei sta soffrendo di queste nuove dinamiche. Inoltre in coppia si deve essere in due e sembra che la sua compagna in questo momento non è disponibile per lei ma solo per sua figlia. Potrebbe essere utile un sostegno alla coppia se si desidera ritrovarsi cosicchè anche nelle dinamiche madre-figlia venga messa la giusta distanza utile anche alla bambina per vivere la sua vita. E' una situazione molto delicata in cui credo che l'autocura faccia solo più danni. E' piuttosto utile affidarsi ad un professionista che possa guidarvi, e se non avrà una compagna con cui farlo potrà fare questa scelta di supporto anche per se stesso, così da preservare anche le sue relazioni.
Dott.ssa Annamaria Grifò
Psicologo, Psicologo clinico
Palermo
buongiorno, ogni nostro pensiero o emozione o comportamento è sempre determinato da qualcosa, non esiste un comportamento "senza motivo".
certo la ragazza, abbandonata dal padre, avrà sviluppato caratteristiche specifiche...
la relazione che lei definisce ossessiva, potrebbe esserne un esempio.
inevitabilmente la relazione di coppia risente di questo disagio.
e nessuno può conoscere in profondità il suo malessere, se non uno specialista Psicologo: le suggerirei di rivolgervi ad uno specialista che intervenga sulle dinamiche familiari.
buon lavoro
Dott.ssa Federica Giudice
Psicologo, Psicologo clinico
Milano
stress e fatica emotiva, ed è probabile che il legame simbiotico con la figlia, unito al suo bisogno di proteggerla, la porti a trascurare il rapporto con te e a faticare a vedere il quadro più ampio. Questo però non significa che i tuoi bisogni e sentimenti siano meno importanti: anche tu hai diritto ad essere ascoltato e rispettato nella relazione.

In queste situazioni spesso è utile un percorso di sostegno di coppia o familiare, per migliorare la comunicazione, stabilire confini chiari e trovare un equilibrio che tuteli tutti, compresa la bambina. Continuare a gestire questa dinamica da solo potrebbe aumentare tensioni e senso di impotenza.
Dott.ssa Anna Maria Nicoletti
Psicologo, Psicologo clinico, Professional counselor
Sora
Gentile paziente,
la sua situazione è molto complessa e delicata, che tocca diversi livelli: la relazione di coppia, il ruolo genitoriale e quello di figura adulta significativa per la preadolescente ostile che esprime un bisogno di mantenere il legame esclusivo con la madre.
Comprendo perfettamente il suo senso di esclusione e la difficoltà a trovare un equilibrio poiché la sua compagna sembra faticare a differenziarsi, mantenendo una relazione fusione che ostacola lo spazio di coppia, questo genera triangolazioni, dove lei diventa il "terzo escluso". Le consiglio di intraprendere un percorso di supporto psicologico, che le permetta di lavorare su cosa è possibile cambiare (le modalità comunicative della compagna) e cosa va accettato come dato della situazione (la centralità della figlia nella vita della madre) e proporre momenti di confronto di coppia per aiutare a costruire confini più chiari tra il rapporto madre-figlia e il rapporto di coppia.
Resto a disposizione, eventualmente anche online.
Cari saluti
Dott.ssa Anna M. Nicoletti
Capisco la sua situazione perchè lavoro con gli adolescenti. La ragazzina ora non è più una bambina ma, crescendo, inizia a scoprire la sua identità e a prendere posizione rispetto a eventi e situazioni. Può essere che voglia ribellarsi ad una condizione che sente di avere subito e non scelto e che il suo disagio venga manifestato con "l'intruso", ossia lei ai suoi occhi, inconsapevolmente causa della suddetta condizione. Capisco la posizione difficile della madre e potrebbe essere utile sia ascoltare la ragazzina, ad opera di uno psicologo o psicologa, sia un supporto psicologico alla madre, che la aiuti a capire come poter rispondere ai bisogni emotivi della figlia senza neanche perdere la bussola.
Dott.ssa Sara Vassallo
Psicologo
Battipaglia
Salve, dev'essere molto complicata la situazione che sta vivendo.
Forse la strada più giusta sarebbe comprendere il disagio della bambina pur accogliendo il suo e sostenendo la sua compagna nel contesto di una terapia familiare.
In bocca al lupo!
Dott.ssa Antonella Abate
Psicologo, Psicologo clinico
Roma
Buongiorno. La ringrazio per aver condiviso con tanta onestà e chiarezza una situazione che è chiaramente di grande sofferenza e disorientamento per lei. La descrive come un vicolo cieco, ed è perfettamente comprensibile che si senta così.
La sua è una situazione complessa che va ben oltre un semplice "problema con una ragazzina". Lei è intrappolato in una dinamica disfunzionale che sta erodendo la sua relazione di coppia e il suo benessere psicofisico.
Deve smettere di agire come se il problema fosse solo il suo sforzo insufficiente. Lei ha dato tanto, ma ha incontrato un muro emotivo eretto da due persone. In situazioni del genere, l'aiuto professionale è l'unica via per disinnescare la bomba che si è creata. Le consiglio vivamente di intraprendere un percorso psicologico individuale.
Dott.ssa Jessica Furlan
Psicologo, Psicologo clinico
Fiumicino aeroporto
Buongiorno, la sua situazione è molto complessa e lei sta in un terreno minato, le consiglio di trovare un suo spazio in cui esprimersi e dar voce alle sue difficoltà e ai suoi bisogni. E' fondamentale che lei mette al primo posto il suo sentire e i suoi bisogni altrimenti si farà assoggettare da quelli degli altri. Le consiglio di pensare a sé stesso così potrà trovare uno spazio di elaborazione e consapevolezza di sé e di quello che la circonda.
Spero di esserle stata di aiuto
Saluti

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