Buongiorno, sono una ragazza di 20 anni. Da quasi 5/6 anni ho iniziato a soffrire d'ansia, che si ma

24 risposte
Buongiorno, sono una ragazza di 20 anni. Da quasi 5/6 anni ho iniziato a soffrire d'ansia, che si manifesta con sudorazione, palpitazione, tremore, vomito e il bisogno di andare in bagno. Sicuramente ci sono stati fattori traumatici che mi hanno portato a soffrirne. Partendo da eventi più gravi accaduti all'età di 8 anni, (non so se posso specificare cosa), dalla separazione dei miei, dall'abbandono quasi permanente da parte di mio papà, da una situazione non gradevole in casa a causa del compagno di mia mamma. Insomma tanti eventi che sicuramente ad oggi mi hanno portato a ciò. Il tutto è iniziato quando andavo alle superiori e avevo avuto il mio primo fidanzatino. Un giorno stando tra di noi si spinse leggermente oltre e da lì inizio il dramma, iniziai a vomitare. Subito dopo quell'evento mi era difficile anche entrare in un bar, andare al cinema, andare a fare una visita, andare a scuola, affrontare interrogazione, senza che l'ansia non si facesse viva. Passai il quarto anno delle superiori a vomitare e ad andare in bagno dalle 5 alle 7 volte a mattina. L'anno seguente mi fidanzai con un altro ragazzo ma anche qui ogni volta che ci dovevamo incontrare mi saliva ansia, vomitavo ecc. Quando mi lasciai con questo ragazzo pensai che fossi "guarita" perché l'ansia per quasi 2 anni non si fece più sentire. 10 mesi fa conobbi un ragazzo con cui sto tutt'ora insieme. Per i primi 7 mesi tutto alla grande ansia zero, poi improvvisamente ogni volta che dobbiamo uscire con i suoi amici quel giorno a settimana mi sento di nuovo male. E purtroppo questa settimana mi è venuta anche solo il giorno che dovevo vedermi con lui. Non so più come risolvere, sono sfinita.
Dott.ssa Viviana Costa
Psicologo, Psicologo clinico
Milano
Le manifestazioni fisiche dell’ansia che riporti sono molto comuni, ma comprensibilmente faticose da gestire nel quotidiano. Sarebbe importante intraprendere un percorso psicoterapeutico, che ti aiuti a elaborare le esperienze traumatiche e a riconoscere le dinamiche che innescano il malessere. Con il giusto supporto, puoi imparare a dare un significato nuovo alla tua storia e sviluppare strategie più funzionali per affrontare l’ansia. Non sei sola e chiedere aiuto è già un passo fondamentale verso il cambiamento.

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Dott.ssa Marzia Mazzavillani
Psicologo, Psicologo clinico, Professional counselor
Forlì
Buongiorno, quello che scrivi è un disturbo d'ansia e i sintomi fisici che descrivi (vomito, diarrea, sudorazione)sono manifestazioni tipiche dell'ansia anticipatoria, dove il corpo reagisce alla paura di una situazione ancora prima che accada. Io penso che gli eventi traumatici che hai attraversato abbiano creato una vulnerabilità nel tuo sistema nervoso che si è poi attivata in modo particolare durante l'adolescenza con le prime esperienze.

È significativo infatti che il tuo primo episodio di ansia intensa sia avvenuto in un momento di intimità fisica. Questo può aver creato un'associazione inconscia tra vicinanza emotiva/fisica e pericolo, che ora si riattiva nelle relazioni sentimentali. Questo significa che il tuo corpo ha imparato a interpretare l'intimità come una minaccia, attivando la risposta di allarme anche quando razionalmente sai di essere al sicuro.

Il fatto che l'ansia sia "scomparsa" per due anni dopo la rottura con il secondo ragazzo non significa che fosse guarita, ma probabilmente che ti eri allontanata da situazioni che la scatenavano e ora che stai vivendo una relazione importante, questi meccanismi si sono riattivati.

È interessante notare come l'ansia si manifesti particolarmente quando devi uscire con gli amici del tuo ragazzo,momenti in cui potresti sentirti più esposta, giudicata o in cui la relazione diventa "pubblica". Questo potrebbe collegarsi alle tue esperienze precoci di abbandono e alla paura inconscia che anche questa persona importante possa lasciarti.

Tu hai assolutamente bisogno di intraprendere un percorso terapeutico che integri il lavoro sui traumi infantili con tecniche specifiche per la gestione dell'ansia. Sarebbe importante anche esplorare i tuoi pattern relazionali e le paure legate all'intimità, per liberarti da questi automatismi che limitano la tua felicità. Pensaci seriamente.
Un cordiale saluto
Dott.ssa Marzia Mazzavillani
Psicologa clinica - Voice Dialogue - Mindfulness - Dreamwork
Dott.ssa Arianna Savastio
Psicologo, Psicologo clinico
Milano
Gentilissima, dalle sue parole si evince tutta la fatica e la sofferenza che la attraversano. Quando l'ansia è così pervasiva diventa invalidante e intacca la qualità della nostra vita, è quindi importante poter fare un percorso psicologico che le dia gli strumenti per far pronte ai sintomi dell'ansia e poter affrontare le avversità della vita in modo più funzionale. E' importante lavorare sulla consapevolezza rispetto alle sue paure che sono, appunto, solo paure e di imparare ad affrontare la vita e le difficoltà facendo appello a tutte le sue risorse e capacità. Non sono mai le situazioni a generare l'ansia dentro di noi, bensì sono i pensieri che noi facciamo sulle situazioni a provocarci l'ansia. Infatti, ciò che le capita si chiama ansia anticipatoria cioè una preoccupazione sproporzionata rispetto a una situazione che percepiamo come difficile o minacciosa. L'ansia anticipatoria intacca la nostra prestazione generando quindi la profezia che si autorealizza: mi aspettavo che andasse male ed effettivamente è andata male perchè io stessa creo delle condizioni sfavorevoli che la fanno andare male. Lei deve quindi lavorare sui suoi pensieri, ristrutturarli con l'aiuto di uno psicologo/psicoterapeuta e acquisire maggiore fiducia in se stessa. La vita la affrontiamo grazie alle nostre risorse e se non siamo consapevoli delle risorse che abbiamo non ci sentiremo in grado di affrontare neanche il più piccolo ostacolo. L'approccio cognitivo-comportamentale propone i trattamenti e le tecniche più efficaci per la gestione dell'ansia, degli attacchi di panico. Lei è giovane, ha tutta la vita davanti a sè e merita di viverla in uno stata di serenità e benessere. Le auguro il meglio e resto a disposizione. Dott.ssa Arianna Savastio
Dott.ssa Maria El Asmar
Psicologo, Psicologo clinico
Napoli
Ciao, quello che descrivi sembrerebbe essere la risposta che il tuo corpo ha a seguito di un evento traumatico (probabilmente non elaborato). Se ti va puoi contattarmi ed insieme possiamo provare ad affrontare la situazione per darti la possibilità di vivere la tua giovane età in modo più sereno. Ti abbraccio
Dott. Marco Squarcini
Psicologo, Psicologo clinico
Torino
Gentilissima, sono molto dispiaciuto per la situazione che descrive. I sintomi ansiosi nella sua vita sembrano compromettere in maniera decisiva a sue relazioni sociali e il suo funzionamento sotto molteplici aspetti. Sono felice che abbia scritto questo messaggio, così che molti professionisti possano darle un loro contributo. Personalmente ritengo necessario intraprendere il prima possibile un percorso terapeutico, vista la sua giovane età c'è il bisogno di lavorare in terapia sulle tematiche che lei cita, approfondirle, elaborarle, comprendere in che modo hanno segnato la sua esistenza e sviluppare degli schemi relazionali maggiormente adattivi. Spero di esserle stato utile, un caro saluto, Dott. Marco Squarcini
Dott.ssa Laura Raco
Psicologo, Psicologo clinico
Milano
Buongiorno, grazie per questa condivisione e ti sono vicina in questo tuo malessere. Il tuo problema merita uno spazio di ascolto che non si può esaurire in questo contesto, e queste nostre risposte sicuramente non basteranno a “risolvere”, per utilizzare lo stesso termine da te utilizzato, la situazione. Quello che osservo è che la tua ansia è strettamente correlata alle relazioni, in particolare quelle sentimentali. Puoi considerarla un segnale “amico”, pur nel suo modo non piacevole di presentarsi, un segnale che sta ad indicare che la situazione che sta per arrivare viene vissuta ad un livello molto profondo della tua mente come pericolosa. Il punto non è “risolvere” il sintomo, ma capire da cosa la tua psiche sei sente minacciata. Io sono disponibile sia online sia in studio (zona permettendo), se avessi intenzione di iniziare un percorso.
dr.ssa Laura Raco
Dott.ssa Veronica Fontana
Psicologo, Psicologo clinico
Arcore
Buongiorno,
quello che descrive racconta molto bene la fatica di convivere con l’ansia: non solo per i sintomi fisici intensi che può provocare, ma anche per la sensazione di sentirsi limitata in momenti della vita che dovrebbero essere sereni. È comprensibile sentirsi sfinite quando queste reazioni sembrano ripresentarsi senza preavviso, soprattutto dopo aver vissuto periodi in cui sembrava che il problema fosse superato.

Spesso l’ansia porta con sé una storia, fatta di esperienze passate ed emozioni che in qualche modo continuano a farsi sentire. Riconoscere questo legame non significa essere “bloccati nel passato”, ma poter comprendere meglio il senso che questi sintomi hanno nella propria vita.
Darsi la possibilità di ascoltare ciò che l’ansia cerca di comunicare, e imparare gradualmente a gestirla, può diventare un percorso che apre nuove risorse e consente di vivere con maggiore libertà le relazioni e le situazioni quotidiane.
Dott. Luca Fiorona
Psicologo, Psicologo clinico
Bergamo
Buongiorno, mi spiace per la situazione che sta attraversando. Dev'essere veramente difficile convivere con questi stati d'ansia e con le ripercussioni fisiche che le provocano. Credo che riflettere su cosa in lei si è mosso, quali stati d'animo e quali significati ha dato a quel gesto del suo ragazzo alle superiori potrebbe aiutarla a comprendere cosa ha riaperto e sollecitato in lei quello specifico gesto.
L'ansia è un comportamento anticipatorio che scaturisce quando una persona si prefigura determinati scenari, e alla luce di una preoccupazione per essi, si genera uno stato d'ansia. Vorrei invitarla a riflettere rispetto a quali erano state le sue preoccupazioni in quell'episodio, ma anche a riflettere quali sono le sue anticipazioni ora, con il suo attuale ragazzo, tanto da generarle malessere. Cosa significa per lei uscire con gli amici del suo ragazzo? A cosa si esporrebbe in quelle occasioni?
Portando chiarezza su questi aspetti credo che potrebbe comprendere meglio cosa accade in quei specifici momenti, cogliere quali aspetti di lei sono messi in gioco e avendo una minore attivazione emotiva, provare ad aprirsi verso nuovi modi di affrontare e vivere quelle situazioni.
Rimango a disposizione. Un caro saluto, Dott. Luca Fiorona
Dott.ssa Silvia Parisi
Psicoterapeuta, Psicologo, Sessuologo
Torino
Ciao, grazie per aver condiviso la tua esperienza. Dalle tue parole emerge chiaramente quanto l’ansia stia avendo un impatto significativo sulla tua vita quotidiana e sulle tue relazioni. Quello che descrivi – sudorazione, palpitazioni, tremori, nausea, bisogno urgente di andare in bagno – sono manifestazioni fisiche tipiche dell’ansia, che diventano particolarmente difficili da gestire quando si associano a contesti sociali, affettivi o di prestazione.

Gli eventi che racconti (traumi infantili, separazione dei genitori, difficoltà familiari e relazionali) possono sicuramente aver contribuito alla comparsa e al mantenimento di questi vissuti ansiosi. Non a caso, il corpo spesso “memorizza” certe esperienze, e le reazioni di oggi possono essere collegate a situazioni passate che hanno lasciato un segno profondo.

È comprensibile che tu ti senta sfinita, soprattutto dopo anni in cui l’ansia si ripresenta in momenti diversi, anche quando pensavi di esserne uscita. Questo però non significa che non ci sia soluzione: con un percorso mirato è possibile comprendere meglio l’origine del problema, imparare strategie per gestire i sintomi e ridurre l’impatto che l’ansia ha sulla tua vita.

Sarebbe utile e consigliato per approfondire rivolgersi ad uno specialista.

Dottoressa Silvia Parisi
Psicologa Psicoterapeuta Sessuologa
Dott.ssa Rossella Ianniello
Psicologo, Psicologo clinico, Psicoterapeuta
Settimo Milanese
Buongiorno,
Mi dispiace molto per la situazione che sta vivendo. Ha già chiesto un supporto professionale? Sarebbe utile intraprendere un percorso di psicoterapia, sia per comprendere la natura dei sintomi e imparare a gestirli mediante strategie ad hoc (es. rilassamento muscolare, respirazione, tecniche di stabilizzazione), sia per dotarli di senso ricollegandoli alle esperienze più significative della sua storia. In questo senso la terapia EMDR potrebbe aiutarla a rielaborare ricordi di eventi dolorosi e traumatici responsabili della sua sofferenza.
Un caro saluto
Dott.ssa Erika Marrafino
Psicologo, Professional counselor, Psicologo clinico
Grosseto
Buongiorno,
grazie per aver condiviso la tua esperienza in modo così aperto. Capisco quanto possa essere dura convivere con sintomi di ansia così intensi, soprattutto quando interferiscono con la vita quotidiana e le relazioni.

Dal tuo racconto emerge che ci sono stati eventi difficili nel passato che possono aver contribuito a sviluppare questi stati ansiosi, e che alcune situazioni continuano ancora oggi a scatenarli. Il fatto che tu sia stata bene per periodi anche lunghi dimostra che la tua mente e il tuo corpo hanno già mostrato di saper gestire l’ansia, anche se alcuni fattori attuali possono farla riemergere.

Un primo passo utile che puoi provare subito è riconoscere e accogliere l’ansia nel momento in cui arriva, senza respingerla, vedendola come un segnale del tuo corpo. Puoi accompagnare questo processo con esercizi di respirazione lenta e profonda (ad esempio inspira 5 secondi ed espira 5 secondi). Anche se non farà sparire immediatamente l’ansia, può aiutarti a ridurre i sintomi fisici nell’immediato.

Per affrontarla in modo più strutturato e duraturo, può essere utile avere uno spazio in cui osservare e comprendere meglio queste sensazioni, trovare strategie che funzionino per sé e sentirsi meno sopraffatti. Per i giovani come te ci sono possibilità di sperimentare questo tipo di supporto online, anche con occasioni di primo incontro gratuite.

Se vuoi, posso fornirti ulteriori informazioni e spiegarti in cosa consiste un percorso di supporto psicologico per la gestione dell’ansia, in modo da capire meglio come affrontarla passo dopo passo.

Un cordiale saluto,
Dott.ssa Erika Marrafino - Psicologa e Counselor
Dott.ssa Jessica Furlan
Psicologo, Psicologo clinico
Fiumicino aeroporto
Buon pomeriggio la invito a pensare di iniziare un percorso di supporto in cui poter affrontare ed elaborare tutti i nodi e gli eventi che nel tempo hanno contribuito a creare quest'ansia così potrà ritrovare la serenità e vivere serenamente le sue relazioni di coppia e sociali.
Ci pensi bene e metta la sua salute al primo posto.
Saluti
Dott. Francesco Damiano Logiudice
Psicologo, Psicoterapeuta, Psicologo clinico
Roma
Salve, mi spiace molto per la situazione che descrive poichè comprendo il disagio che può sperimentare e quanto sia impattante sulla sua vita quotidiana. Ritengo fondamentale che lei possa richiedere un consulto psicologico al fine di esplorare la situazione con ulteriori dettagli, elaborare pensieri e vissuti emotivi connessi e trovare strategie utili per fronteggiare i momenti particolarmente problematici onde evitare che la situazione possa irrigidirsi ulteriormente.
Credo che un consulto con un terapeuta cognitivo comportamentale possa aiutarla ad identificare quei pensieri rigidi, disfunzionali e maladattivi che le impediscono il benessere desiderato mantenendo la sofferenza in atto e possa soprattutto aiutarla a parlare con se stessa utilizzando parole più costruttive.
Credo che anche un approccio EMDR possa esserle utile al fine di rielaborare il materiale traumatico connesso ad eventi del passato che possono aver contribuito alla genesi della sofferenza attuale.
Resto a disposizione, anche online.
Cordialmente, dott FDL
Dott. Daniele Migliore
Psicologo, Psicologo clinico
Torino
Gentile utente grazie per aver condiviso la sua esperienza. 

Manifestazioni d’ansia come quelle che descrive sono molto comuni, si tratta di espressioni somatiche (come nausea, vomito, palpitazioni, tremori) con cui il corpo comunica uno stato di sofferenza che non sempre trova altre strade per farsi ascoltare.

Da ciò che racconta sembra che l’ansia scompaia e riemerga a seconda dei contesti in cui si trova (ad esempio quelli relazionali) o in determinate situazioni che forse toccano delle fragilità difficili da cogliere a livello consapevole. 

L’ansia non è mai solo un sintomo da eliminare ma un modo con cui regoliamo il contatto con l’altro, specialmente quando questo contatto riattiva paura o difficoltà interne.
Immagino quanto possa sentirsi sfinita a vivere con queste imprevedibilità che rischiano di far percepire il corpo come un nemico. 

Non direi che si tratti solo di “togliere” i sintomi ma forse di comprendere da dove nascono, cosa rappresentano per lei ed imparare a regolarli.

Forse un percorso psicologico potrebbe rappresentare un’opportunità per un lavoro più profondo sulla sua storia, così da riottenere la serenità che merita.

Le auguro il meglio, 



Dott. Daniele Migliore
Dott.ssa Luciana Bastianini
Psicoterapeuta, Psicologo clinico
Roma
Salve,

la ringrazio per la sua condivisione. Dal suo racconto emerge un percorso di vita segnato da esperienze dolorose e situazioni emotivamente complesse, che sembrano aver lasciato tracce profonde nel modo in cui oggi vive le relazioni, l’intimità e la quotidianità. Le esperienze precoci di trauma, l’abbandono e le difficoltà familiari che ha attraversato possono influenzare profondamente non solo il mondo interiore, ma anche il modo in cui il corpo reagisce agli stimoli emotivi. Non è raro, infatti, che il corpo “parli” quando le emozioni faticano a trovare uno spazio sicuro per essere riconosciute ed elaborate. I sintomi fisici che descrive sono segnali tipici di un’attivazione ansiosa intensa, che può diventare fortemente condizionante, fino a limitare la libertà personale e relazionale. È fondamentale non considerarli come una debolezza, ma come manifestazioni di un disagio più profondo, che merita ascolto, comprensione e cura. Desidero sottolineare la sua capacità di osservazione e consapevolezza rispetto a ciò che accade dentro di lei. Questa è una risorsa preziosa, e rappresenta un ottimo punto di partenza per un percorso di introspezione e trasformazione personale.

Se desiderasse approfondire questi aspetti in uno spazio protetto, non esiti a contattarmi in privato.

Cordialmente,
Dott.ssa Luciana Bastianini
Dott. Dario Martelli
Psicologo clinico, Psicologo, Psicoterapeuta
Torino
Ciao, dal tuo racconto sembra trasparire che le tue esperienze del passato sembrano continuare ad influire sul tuo presente. La sensazione è che questo ha a che fare con i rapporti quando diventano più intimi. Il consiglio è che tu ti faccia aiutare con una psicoterapia per rielaborare il tuo rapporto, mi pare, soprattutto con gli uomini. Se lo ritieni posso essere disponibile anche online. Saluti. Dario Martelli
Dott. Andrea Boggero
Psicologo, Psicologo clinico
Genova
Buongiorno, la ringrazio per aver condiviso in modo così aperto la sua esperienza. Quello che descrive porta con sé un grande peso, e già il fatto di riuscire a raccontarlo con tanta chiarezza è un segno di forza e di consapevolezza. L’ansia che vive non è comparsa dal nulla, ma sembra legata a un insieme di esperienze difficili e dolorose che hanno segnato il suo percorso, e che hanno lasciato una traccia non solo nei ricordi ma anche nel corpo, che oggi reagisce con sintomi intensi e faticosi da sopportare. I sintomi che riporta, come il vomito, la sudorazione, il bisogno di correre in bagno e la sensazione di non riuscire a gestire le situazioni, sono manifestazioni comuni di una risposta di ansia molto forte. Il corpo in quei momenti reagisce come se si trovasse in pericolo, anche se razionalmente lei sa di non esserlo. È come se fosse rimasto in allerta, pronto a difendersi, e questa ipervigilanza prende forma proprio attraverso quelle reazioni fisiche che tanto la spaventano e la limitano. Ciò che colpisce è che ci sono stati periodi in cui questi sintomi si sono attenuati o addirittura scomparsi, come quando racconta di aver vissuto quasi due anni senza che l’ansia si facesse sentire. Questo dimostra che il problema non la definisce completamente e che il suo sistema emotivo e corporeo è in grado di ritrovare un equilibrio. Allo stesso tempo, il fatto che l’ansia sia tornata negli ultimi mesi ci dice che ci sono ancora delle aree sensibili, in particolare nelle situazioni in cui si trova esposta al giudizio degli altri o in contesti che per lei rappresentano una prova. Non si tratta di un ritorno al punto di partenza, ma di un segnale che evidenzia come ci siano schemi di pensiero e di reazione che meritano di essere compresi e trasformati. In un percorso cognitivo-comportamentale si lavorerebbe su due piani. Da una parte sull’identificare e rendere più flessibili i pensieri che alimentano l’ansia, come la paura di non essere all’altezza, di non riuscire a controllare il corpo o di fare una brutta figura. Dall’altra parte si lavorerebbe sul corpo, attraverso tecniche di gestione dell’ansia e graduali esposizioni alle situazioni che oggi la spaventano, così da ridurre l’associazione automatica tra certi contesti e i sintomi fisici. In questo modo è possibile allenare mente e corpo a rispondere in maniera diversa. È comprensibile che si senta sfinita, perché convivere con questi sintomi è molto faticoso e può togliere energie. Allo stesso tempo, il fatto che lei riesca a riconoscere i legami tra ciò che ha vissuto e quello che accade oggi è un punto di partenza prezioso. Non si tratta di una condizione immutabile: si possono acquisire strumenti per gestire meglio l’ansia e ridurne l’impatto sulla vita quotidiana. Anche piccoli passi, come imparare a rallentare il respiro nei momenti di attivazione o allenarsi gradualmente a restare nelle situazioni invece di evitarle, possono fare la differenza nel tempo. Resto a disposizione. Dott. Andrea Boggero
Dott.ssa Alessandra Di Fenza
Psicologo, Psicologo clinico
Marano di Napoli
Gentile utente, il suo corpo e la tua mente le stanno parlando da anni attraverso l’ansia, e lo fanno in modo molto intenso, con sintomi fisici che ti sfiniscono. È comprensibile che si senta stanca e scoraggiata, convivere con nausea, vomito, palpitazioni, tremori e paura costante non è facile, soprattutto a 20 anni, quando la vita dovrebbe essere leggera e piena di scoperte.

L’ansia è spesso il linguaggio con cui il nostro mondo interiore prova a comunicare il dolore accumulato. È probabile che lei stai ancora portando addosso ferite che non hanno trovato spazio per essere elaborate.

Il fatto che lei abbia avuto periodi in cui l’ansia sembrava “sparita” e poi sia tornata in certi contesti, indica che non è casuale. L’ansia si attiva quando vive situazioni che inconsciamente richiamano quelle esperienze pregresse di abbandono o di pressione che hai vissuto. Per questo, nonostante gli anni, tende a riemergere.

Un percorso psicologico, in particolare mirato alla gestione dell’ansia e all’elaborazione delle esperienze che hai vissuto, potrebbe davvero offrirti gli strumenti per ritrovare serenità e sicurezza in te stessa.

Resto a disposizione,
Dott.ssa Alessandra Di Fenza
Salve, quello che racconta fa capire molto bene quanto l’ansia abbia inciso sulla sua vita negli anni e quanto stia diventando faticoso conviverci. Già da come descrive le prime manifestazioni, sudorazione, tremore, palpitazioni, nausea e bisogno di andare in bagno, si nota che non si tratta di una semplice agitazione, ma di episodi molto intensi che hanno radici profonde nella sua storia personale. Lei stessa collega la comparsa dei sintomi a esperienze dolorose e a traumi che hanno segnato la sua crescita, elementi che possono contribuire a mantenere uno stato di allerta interiore.
Un punto che colpisce è la ciclicità con cui l’ansia si presenta, dopo periodi di forte intensità, ci sono stati momenti in cui sembrava sparita, salvo poi riaffiorare in nuove situazioni (prima a scuola, poi nelle relazioni sentimentali, ora con gli amici del suo ragazzo). Questo è tipico di certi disturbi d’ansia, anche quando sembrano attenuarsi, tendono a riemergere nei contesti in cui la persona percepisce pressione, aspettative o paura del giudizio.
La cosa più importante da dirle è che l’ansia non è qualcosa che deve necessariamente convivere con lei per sempre. Si può imparare a gestirla e a ridurre il suo impatto, ma difficilmente questo avviene senza un aiuto. Considerata la durata del problema (5-6 anni) e l’intensità dei sintomi, il passo più utile sarebbe intraprendere un percorso psicologico. Non serve “rivivere tutto da capo”, ma si possono trovare strumenti pratici per affrontare gli episodi, tecniche per ridurre l’ansia sul momento (respirazione, grounding, etc.), e strategie per rafforzare la sua sicurezza interiore.
Molti giovani nella sua situazione hanno paura che l’ansia condizioni per sempre la vita sociale e affettiva, ma non è così, con il giusto supporto si può tornare a vivere relazioni più libere e leggere, senza quel peso costante.
Ha già fatto il passo più difficile, riconoscere di avere bisogno di cambiare e chiedere un consiglio. Il passo successivo è rivolgersi a uno psicologo, perché quello che porta dentro è tanto, e non dovrebbe affrontarlo da sola. Un caro saluto
Dott.ssa Sandra Petralli
Psicologo, Psicoterapeuta, Psicologo clinico
Pontedera
Salve, il quadro che descrive evidenzia un’ansia radicata e legata a eventi traumatici del passato, che si manifesta con sintomi fisici molto intensi e invalidanti. Queste reazioni possono riemergere in situazioni specifiche, anche quando sembrava esserci un miglioramento, perché il corpo e la mente conservano memorie emotive profonde. In psicoterapia umanistica si lavora sull’ascolto di sé e sull’accoglienza di queste emozioni senza giudizio, mentre un approccio EMDR potrebbe aiutarla a elaborare i traumi e a ridurre la forza dei sintomi. È comprensibile la stanchezza che prova, ma rivolgersi a uno psicologo psicoterapeuta può darle strumenti per ritrovare un equilibrio più stabile e vivere con meno paura le relazioni e le uscite sociali. Saluti, dott.ssa Sandra Petralli
Dott. Luca Vocino
Psicologo clinico, Psicologo
Trezzano Rosa
Buongiorno gentile Utente, la sua testimonianza restituisce con molta chiarezza quanto l’ansia abbia occupato uno spazio significativo nella sua vita, condizionando diversi momenti importanti del suo percorso di crescita. È comprensibile che, dopo esperienze traumatiche e difficili sul piano familiare ed emotivo, il corpo e la mente abbiano trovato nell’ansia una modalità di espressione della sofferenza. I sintomi che descrive – sudorazione, tremore, nausea, vomito, bisogno impellente di andare in bagno – mostrano come il suo vissuto emotivo non resti confinato ai pensieri, ma si manifesti in modo molto intenso a livello fisico, rendendo difficile gestire situazioni quotidiane e relazioni affettive.

È importante sottolineare che la sua esperienza non è segno di “debolezza” o di incapacità, ma di una condizione di sofferenza che merita attenzione e che può essere affrontata con gli strumenti adeguati. Il fatto che lei abbia avuto un periodo di tregua dall’ansia e che ora i sintomi si ripresentino in contesti specifici, come l’uscita con gli amici del suo ragazzo o la prospettiva di vederlo, suggerisce che le sue reazioni siano strettamente collegate a situazioni vissute come minacciose o cariche di aspettative. L’ansia, in questo senso, diventa una sorta di campanello che segnala fragilità non ancora del tutto elaborate.

In una situazione come la sua, un percorso psicoterapeutico può rappresentare un aiuto prezioso. Lavorare con un professionista le permetterebbe di dare spazio alla sua storia, di rielaborare i traumi passati e di sviluppare strategie più funzionali per affrontare le situazioni che oggi scatenano i sintomi. Approcci evidence-based, come la terapia cognitivo-comportamentale integrata con altre metodologie centrate sul trauma e sulla regolazione emotiva, hanno dimostrato efficacia nel trattamento di disturbi d’ansia e potrebbero aiutarla a ritrovare un equilibrio.

Il fatto che lei scriva “non so più come risolvere, sono sfinita” è già un segnale importante: riconoscere la propria fatica e chiedere aiuto è il primo passo verso un cambiamento. Non è sola in questo percorso, e con il giusto supporto potrà imparare a gestire l’ansia e a riprendersi gli spazi di vita che sente di aver perso.

Se dovesse avere bisogno di ulteriori informazioni o di intraprendere un percorso mi trova a disposizione,
Dott. Luca Vocino
Dott.ssa Maddalena Manca
Psicologo clinico, Psicologo
Sassari
La ringrazio per aver condiviso la sua esperienza. Comprendo quanta fatica comporti convivere con un’ansia così intensa, che rende difficile affrontare serenamente anche situazioni quotidiane. Questi sintomi compaiono perché il corpo reagisce come se percepisse un pericolo, attivando automaticamente una risposta di “allarme”, anche quando la situazione non lo giustifica.

Dalle sue parole emergono due elementi importanti: la vulnerabilità personale, ossia una predisposizione interna a reagire con maggiore intensità alle emozioni o allo stress, e gli aspetti dolorosi del passato, cioè esperienze difficili che hanno lasciato tracce emotive e possono amplificare l’ansia nel presente. Comprendere la differenza tra questi fattori può essere utile per affrontare meglio i sintomi e riconoscere le proprie risorse.

Le chiedo: ha mai avuto modo di intraprendere un percorso psicologico o psicoterapeutico? Se non lo ha fatto, cosa sente che la trattiene? La psicoterapia può aiutarla a rielaborare le esperienze dolorose, valorizzare le proprie risorse personali e apprendere strumenti pratici per gestire l’ansia nel presente. Non è un cammino immediato, ma può permetterle di non sentirsi più “in balia” dei sintomi e di ritrovare maggiore serenità nella quotidianità.
Dott.ssa Chiara Lagi
Psicologo, Psicologo clinico
Roma
Carissima, gli stati ansiosi hanno molteplici sfumature nel loro manifestarsi e possono essere collocati all'interno di un continuum che va dall'agitazione a una vasta gamma di disturbi invalidanti, come l'ansia generalizzata, gli attacchi di panico, le fobie e l'ipocondria. Le forme ansiose che hai sperimentato (tremore, nausea, sudorazione, palpitazione) non sono altro che campanelli d'allarme che il tuo organismo attiva per comunicarti un malessere profondo. È fondamentale imparare a riconoscere questi segnali attraverso un ascolto profondo del sé, un processo di auto-esplorazione che possa permetterti di capire le radici del disagio. Questo non è un segnale di debolezza, ma un atto di coraggio e di profondo rispetto verso te stessa. Affidarsi a un professionista della salute mentale è il primo, decisivo passo di un percorso che ti porterà a gestire l'ansia giorno dopo giorno, senza scorciatoie o compromessi. Questo cammino ti aiuterà a sviluppare nuovi strumenti e strategie per affrontare le sfide della vita, portandoti a una maggiore serenità e a un benessere duraturo. Vivere una vita libera dall'ansia è un tuo diritto, un obiettivo raggiungibile e necessario per affrontare al meglio questa fase della tua vita. Resto a disposizione per qualsiasi ulteriore chiarimento.
Dott.ssa Chiara Lagi
Dott.ssa Chiara Avelli
Psicologo, Psicologo clinico
Roma
Buonasera, mi dispiace sinceramente leggere quanto sta vivendo e comprendere quanto l’ansia stia incidendo sulla sua quotidianità e sul suo benessere. Dalle sue parole emerge chiaramente una grande sofferenza e un senso di stanchezza profonda, che sono del tutto comprensibili dopo anni in cui si trova a convivere con questi sintomi così invasivi. Lei scrive che soffre d’ansia da circa cinque o sei anni. Mi chiedo: riesce a identificare un episodio o una serie di episodi accaduti in quel periodo che abbiano segnato l’inizio di questo malessere? Mi riferisco a qualcosa che, nella sua esperienza, abbia rappresentato una sorta di “spartiacque” tra un prima e un dopo. Lei accenna a diversi eventi dolorosi, la separazione dei suoi genitori, la lontananza di suo padre, la situazione difficile a casa con il compagno di sua madre, e un evento particolarmente grave accaduto all’età di otto anni (che, se vorrà, potrà raccontare con calma), tutti elementi che possono aver avuto un impatto profondo e duraturo sul suo modo di percepire sicurezza, fiducia e protezione. Da come racconta, tuttavia, sembra che i primi sintomi forti di ansia siano comparsi durante l’adolescenza, in concomitanza con le sue prime esperienze affettive. Come mai, secondo lei, proprio in corrispodenza di tali esperienze? Lei scrive che, quando il suo primo fidanzatino “si spinse leggermente oltre”, da quel momento “iniziò il dramma”: vomito, tremori, bisogno di andare in bagno. Mi chiedo cosa abbia provato in quel momento: paura, disgusto, senso di colpa? Che pensiero le è passato per la mente in quell’istante? Il disgusto, ad esempio, è un’emozione che si è mai accorta di provare in altri momenti della sua vita? Dopo quell’episodio, racconta che le era diventato difficile anche compiere gesti quotidiani come entrare in un bar, andare al cinema, affrontare una visita o un’interrogazione. Cosa pensa le impedisse di affrontare queste situazioni? Cosa temeva potesse accadere? Riesce a rintracciare una paura, un pensiero o un’emozione ricorrente che accompagnava queste esperienze, una sorta di filo conduttore tra i vari episodi di ansia che ha vissuto? Successivamente, parla di un’altra relazione, in cui l’ansia è tornata a manifestarsi ogni volta che doveva incontrare il suo ragazzo. Mi chiedo: cosa le faceva provare ansia in quei momenti? Era la paura di stare male fisicamente, o temeva qualcosa legato al rapporto stesso? E poi, quando si è lasciata con questo ragazzo, scrive che pensava di essere “guarita”, perché “l’ansia per quasi due anni non si fece più sentire”. Mi chiedo perché associa la fine di quella relazione alla sensazione di guarigione: cosa era cambiato in quel periodo della sua vita, oltre al fatto di essersi lasciata? C’era qualcosa di diverso in lei, nel suo ambiente, o nelle sue relazioni che l’ha fatta stare meglio? Adesso, con il suo attuale fidanzato, racconta che per i primi sette mesi tutto andava bene, poi l’ansia è ricomparsa, inizialmente solo quando dovevate uscire con i suoi amici, e ora anche quando deve vederlo da sola. Mi chiedo cosa cambia per lei tra queste due situazioni: stare con lui e gli amici o stare da soli. Cosa prova nei momenti che precedono l’incontro? Ci sono pensieri ricorrenti, immagini mentali, preoccupazioni specifiche? E cosa pensa che possa aver fatto riaffiorare l’ansia proprio adesso, dopo un lungo periodo in cui sembrava scomparsa? Da come scrive, sembra quasi che l’ansia arrivi all’improvviso, come se la sorprendesse senza che riesca a capire bene il motivo. Potrebbe essere utile provare a prestare più attenzione a cosa accade dentro di sé nei momenti che precedono l’ansia: quali pensieri o immagini le vengono in mente, quali emozioni prova e che reazioni fisiche nota. Questo le permetterebbe, in un’ottica cognitivo-comportamentale, di comprendere meglio il legame tra pensieri, emozioni e comportamenti e di individuare ciò che “attiva” realmente la sua ansia. Capire quali situazioni la fanno stare peggio e quali invece la fanno sentire più serena può essere un primo passo per acquisire maggiore consapevolezza e, di conseguenza, controllo. Visto il percorso complesso che ha descritto e il peso che questi sintomi hanno nella sua vita quotidiana, le consiglierei di intraprendere un percorso individuale, che la aiuti a chiarire le origini di questo malessere e a sviluppare strategie efficaci per gestirlo. Dott.ssa Chiara Avelli.

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