Buongiorno, ho scoperto che la terapeuta della mia compagna è amica della ex della mia compagna , la

24 risposte
Buongiorno, ho scoperto che la terapeuta della mia compagna è amica della ex della mia compagna , la quale(ex) è proprietaria di un centro olistico presso il quelle la terapeuta tiene, periodicamente, degli incontri di gruppo sulla rinascita e la consapevolezza... incontri ai quali ha invitato anche la mia compagna la quale, a dire il vero, ha declinato, per non ferire me, cosa che ho apprezzato e glielo ho detto; ma alla sua terapeuta non è bastato ed ha insistito dicendo che 'sarebbe bello che tra di voi non fosse un problema', affermazione che ha messo sulla difensiva la mia compagna contro di me, e ne è scaturita una discussione immensa. Io mi sento schiacciata e messa da parte e non rispettata nei miei sentimenti e nelle mie difficoltà. Non ho mai impedito nulla alla mia compagna, ma questa amicizia tra la sua terapeuta e la ex mi mette a disagio, non parliamo del resto.
Ma ,domando a voi, è opportuno un comportamento del genere da parte della terapeuta?
Grazie
Dott. Gianluigi Torre
Psicologo clinico, Psicologo
Terracina
Capisco perfettamente il tuo disagio e ti dirò subito che la tua reazione è del tutto comprensibile. Quando una figura che dovrebbe rappresentare uno spazio neutrale e protetto come una terapeuta entra, anche indirettamente, in un intreccio di relazioni personali o affettive della coppia, è naturale che si generi confusione, vulnerabilità e un senso di minaccia.

Da un punto di vista deontologico e relazionale, una terapeuta dovrebbe prestare massima attenzione ai confini tra la propria vita personale e quella dei pazienti. La sua funzione è quella di garantire un contesto sicuro, libero da interferenze o potenziali conflitti di interesse.
Il fatto che la terapeuta della tua compagna sia amica della sua ex e collabori professionalmente con lei in un contesto (il centro olistico) che ha implicazioni emotive dirette nella vostra relazione, costituisce un elemento delicato che andrebbe gestito con grande cautela e trasparenza.

L’invito a partecipare a incontri organizzati da questa ex soprattutto dopo che la tua compagna aveva già espresso la volontà di non farlo risulta poco opportuno.
Non si tratta necessariamente di una “violazione” formale del codice deontologico, ma sicuramente di una scarsa sensibilità verso la complessità relazionale in gioco.
Il commento “sarebbe bello che tra di voi non fosse un problema”, poi, può essere percepito come un’intrusione, perché sottintende un giudizio implicito sul vostro equilibrio di coppia e sposta l’attenzione dal benessere della tua compagna a una sorta di “armonizzazione forzata” che non è compito del terapeuta promuovere in quel modo.

In sintesi:

Sì, il tuo disagio è legittimo.

Sì, la terapeuta avrebbe dovuto gestire diversamente la situazione, evitando di coinvolgere la tua compagna in contesti potenzialmente problematici e mantenendo una posizione di neutralità rigorosa.

E soprattutto: il fatto che tu riesca a parlarne con lucidità e senza voler “vietare” nulla dimostra maturità emotiva, non gelosia o controllo.

In questi casi, può essere utile che la tua compagna porti apertamente questo tema in seduta, per chiarire i confini e verificare se la terapeuta è in grado di mantenere una distanza professionale adeguata. Se invece questo non fosse possibile o se la questione venisse minimizzata, potrebbe essere opportuno valutare un cambio di professionista,non per colpevolizzare, ma per preservare la qualità del percorso terapeutico.

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Dott.ssa Cristina Sinno
Psicoterapeuta, Psicologo, Psicologo clinico
Napoli
Buongiorno gentile utente, comprendo quanto questa situazione possa generare in lei disagio e un senso di esclusione. È del tutto legittimo interrogarsi sul confine tra la vita personale e professionale di una terapeuta, soprattutto quando si creano intrecci relazionali che toccano ambiti sensibili. Più che dare un giudizio su cosa sia “opportuno” in senso assoluto, è importante riconoscere e dare spazio alla sua esperienza, ai sentimenti di vulnerabilità e insicurezza che emergono, e al bisogno di chiarezza e rispetto. Se desidera, possiamo approfondire insieme ciò che sta vivendo, per cercare un senso più ampio e autentico a questo suo sentire. Resto a disposizione per qualsiasi informazione, sono disponibile anche per terapie online. Un caro saluto, d.ssa Cristina Sinno
Dott.ssa Maria Betteghella
Psicologo, Psicoterapeuta, Psicologo clinico
Salerno
Assolutamente non è opportuno "consigliare" ai pazienti cosa è meglio per loro. Ancor meno opportuno è affermare che "sarebbe bello che".
Sarebbero belle molte cose, ma ahimè, non è così che avvengono i cambiamenti. Soprattutto, ciò che sarebbe bello agli occhi della terapeuta (un mondo in cui siamo tutti amici? un mondo senza gelosie e insicurezze?) non è di interesse del paziente.
Purtroppo, caro utente, questo è un mestiere difficile. I terapeuti competenti sono pochissimi, rari e difficili da trovare.
Si protegga, non intervenga però nelle questioni terapeutiche della sua compagna, nè nel merito della competenza professionale di questa "collega".
Esiste tra loro comunque un rapporto e che le piaccia o no, deve rispettarlo.
Stia in sè, curi il suo giardino, il rapporto conseguirà nel modo in cui deve evolvere: natualmente in una direzione, o nell'altra.
In bocca al lupo.
Dott.ssa Marta Cascio
Psicologo, Psicologo clinico
Palermo
Buongiorno! Capisco bene il disagio che descrive, in situazioni come questa è naturale sentirsi messi da parte o non rispettati nei propri vissuti. In un contesto terapeutico, la sensibilità a questi aspetti è fondamentale.
La terapeuta della sua compagna, essendo in rapporto di amicizia e collaborazione con la ex partner, si trova in una condizione che richiederebbe particolare cautela per evitare sovrapposizioni di ruoli o possibili conflitti di interesse.
Il disagio che lei esprime non andrebbe ignorato né sminuito. La terapeuta potrebbe aiutare la sua compagna a riflettere sul significato di questa situazione e su come gestire i sentimenti che suscita, rispettando anche i suoi.
In ogni caso, la collaborazione in sé non è scorretta, ma dovrebbe essere ben gestita: l’ascolto e la tutela del benessere delle persone coinvolte dovrebbero restare la priorità.
Dott.ssa Carlotta Mazzon
Psicologo, Psicologo clinico
Torino
Buongiorno, rispetto alla situazione che descrive, mi sento di dirle che in una relazione terapeutica sana, la terapeuta dovrebbe essere consapevole delle dinamiche che possono influenzare il percorso della sua compagna, evitando situazioni che possano generare confusione o conflitti di interesse.
Forse potrebbe proporre alla sua compagna di parlare di questo aspetto alla sua terapeuta.

Dott.ssa Mazzon
Dott.ssa Virginia Bosca
Psicologo, Psicologo clinico
Calizzano
Buongiorno, comprendo la sua frustrazione e ammetto che sia ben riposta, dato che per etica professionale uno psicologo non può prendere in carico persone che conosce, anche lontanamente, o conoscenti di suoi amici. A questo proposito, io son disponibile nel caso voleste cambiare terapeuta.
Dott.ssa Sandra Petralli
Psicologo, Psicoterapeuta, Psicologo clinico
Pontedera
Salve, è evidente il disagio che sta vivendo e il senso di esclusione che può emergere in situazioni così delicate, dove si intrecciano dinamiche personali e relazionali con aspetti che toccano la sfera terapeutica. La fiducia e la percezione di neutralità da parte dello psicologo psicoterapeuta sono aspetti centrali nel percorso di terapia, anche per chi è indirettamente coinvolto come nel suo caso.
La relazione tra la terapeuta della sua compagna e la sua ex può, comprensibilmente, generare confusione o senso di ingerenza, specie se da questa relazione derivano proposte o inviti che sfiorano dinamiche emotive irrisolte. È importante tuttavia distinguere tra ciò che attiene alla condotta professionale e ciò che, pur rimanendo in un'area grigia, può creare malintesi o conflitti relazionali. Senza entrare nel merito del lavoro della collega, mi permetto solo di osservare che nella psicoterapia umanistica, come anche nell’analisi bioenergetica, è essenziale che la persona in terapia si senta pienamente libera di esplorare le proprie emozioni, senza che l’ambiente terapeutico venga percepito come condizionante o non sufficientemente protetto. A volte, anche con le migliori intenzioni, una proposta può risultare invadente se non tiene conto delle sensibilità in gioco. Potrebbe essere utile che la sua compagna, se lo desidera, porti apertamente questi suoi vissuti all'interno del percorso terapeutico, così che possano essere accolti e compresi nella giusta cornice.
Nel frattempo, le suggerisco di considerare uno spazio personale di supporto, magari con uno psicologo psicoterapeuta, dove poter elaborare con calma questi vissuti e dare voce ai suoi bisogni emotivi, anche attraverso approcci integrati come la Mindfulness o l’EMDR, che aiutano a gestire il disagio derivante da situazioni relazionali complesse. Saluti, dott.ssa Sandra Petralli
Dott. Matteo Mossini
Psicologo, Psicoterapeuta, Psicologo clinico
Parma
Buongiorno, il suo disagio è comprensibilissimo. Secondo la mia modesta opinione, conoscendo la situazione, avrebbe dovuto astenersi dal proporlo, figuriamoci forzarlo.
Dott. Diego Ferrara
Psicologo, Psicoterapeuta, Psicologo clinico
Quarto
Buongiorno,

lei è portatrice di una istanza di coppia ed è in un confronto di coppia che andrebbero chiarite le dinamiche qui riportate. Ne parli anche con la sua compagna sarebbe una occasione di crescita per entrambe.

Cordiali Saluti
Dott. Diego Ferrara
Dott.ssa Marina Bonadeni
Psicoterapeuta, Psicologo clinico, Psicologo
Roma
Buonasera, bisognerebbe chiedere alla sua compagna perchè tiene ad andare a quegli incontri, e che tipo di contatti e relazione abbia mantenuto con la ex. Se il motivo è semplicemente perchè le è stato vivamente suggerito dalla terapeuta o se oltre al suggerimento ci sia una motivazione o spiegazione condivisa. Bisognerebbe anche capire perchè la collega insiste perché tra loro non ci siano problemi. Sembra sia possibile una sorta di invischiamento e sono del parere che se si può evitare, si evita, amenoché non ci siano altri fattori a noi sconosciuti che richiedano questo contatto ai fini della terapia. Sarebbe altresì da esplorare la sua gelosia, se è un rumore elicitato solo da questa situazione o è un rumore più di sottofondo ma sempre pronto a farsi sentire.
Un cordiale saluto
Dott.ssa Marina Bonadeni
Dott.ssa Gabriella Verderame
Psicoterapeuta, Psicologo clinico, Psicologo
Monteforte Irpino
potrebbe parlarne con la terapeuta in seduta per poi valutare insieme il percorso più utile al suo benessere
Dr. Massimo Mestroni
Psicologo, Psicologo clinico, Psicoterapeuta
Trieste
Buonasera/buongiorno francamente ritengo, alla luce di quanto accadutole, cioè l'insorgenza di una conflittualità di coppia, che non sia stato un comportamento opportuno. Durante un percorso terapeutico individuale può capitare che alcune osservazioni del terapeuta possano riferirsi ad aspetti disfunzionali, che possono creare delle difficoltà o delle tensioni in una coppia, ma di solito si tratta di aspetti relazionali, cioè relativi ad esempio a delle disfunzionalità caratteriali, e non conseguenza di interazioni dirette o "semidirette" come capitato a lei. Va detto che in questi ultimi anni un po' in base all'orientamento teorico dello psicoterapeuta e in base soprattutto alla sua sensibilità, si possono notare atteggiamenti diversi a proposito di privacy, riservatezza e tendenza ad evitare o meno interazioni extraprofessionali con i pazienti. Ad esempio alcuni terapeuti evitano di invitare i pazienti ai propri corsi. Ciò premesso, essendo la relazione tra ex una questione delicata, nel senso che alcuni ex sono "in pace", mentre in altre situazioni la questione è appunto delicata, a mio avviso sarebbe necessaria da parte di un terapeuta una certa accortezza, prima di suggerire interazioni, che andrebbero valutate caso per caso e nel suo caso, qualora lei non soffra di gelosie patologiche e controllanti, per cui i litigi scaturiscono da qualsiasi interazione, e quindi ci sarebbe una criticità da affrontare e possibilmente risolvere, ritengo che non sia stata un proposta azzeccata, quella che è stata fatta alla sua compagna, visti gli esiti. In realtà talvolta durante una psicoterapia si affrontano anche temi dolorosi e faticosi, ma con una precisa finalità terapeutica, finalità che a leggerla pare poco chiara ("sarebbe bello " risulta piuttosto vago..). Infatti il risultato conseguito è stato un conflitto di coppia, e prima di arrivare ad un tale risultato bisognerebbe ponderare attentamente le prassi, le finalità e la loro eventuale necessità.
Ad ogni modo se la conflittualità di coppia perdura, potrebbe essere il caso di fare dei colloqui di coppia, con un'altra/o professionista, che ovviamente non deve avere pregresse conoscenze con nessuna delle parti in causa, terapeuta della sua compagna compresa.
Cordialmente,
M.M.
Dott. Riccardo Comisso
Psicoterapeuta, Psicologo clinico, Psicologo
Torino
Buonasera gentile utente. Credo la questione sia complessa. Quando si parla "di ex", è comprensibile si riattivino paure e timori rivolte all'incontro tra due persone che in passato hanno condiviso un rapporto affettivo. D'altro canto però, è anche vero che tante "ex" sono in grado di stabilire un rapporto di rispetto reciproco senza per forza incappare in tradimenti di qualsivoglia natura. Al di là della proposta mossa dalla terapeuta, comprensibile fonte di attivazione di fastidi e timori, bisognerebbe indagare ciò alla luce del tipo personale di relazione che avete imbastito con la sua attuale compagna, su quali valori, detti, non detti e trame narrative. Più che risponderle se sia giusto o sbagliato l'atteggiamento della terapeuta, sarebbe interessante, nella sua ottica di coppia, indagare quali reazioni, pensieri, timori, emozioni personali le abbia attivato questa dinamica, i perchè, e gli eventuali "retropensieri" che ne potrebbero essere scaturiti, fondati o meno, nessuno potrà mai determinarlo, e se questi la condizionino o meno, e come, nella dinamica di coppia.
Un saluto
Dott.ssa Valeria Randisi
Psicologo, Psicoterapeuta, Psicologo clinico
Casalecchio di Reno
Buonasera, molto dipende dalla vicinanza emotiva che hanno la terapeuta e l ex della sua compagna. Spesso si dice"amica"ma si tratta di semplici conoscenze molto superficiali. In generale, per non inquinare il campo della terapia, è opportuno evitare commistioni di qualsiasi tipo. La terapeuta deve essere sconosciuta e non avere legami con il mondo del
paziente.
Cordiali saluti
Dott.ssa Valeria Randisi
Dott.ssa Lavinia Sestito
Psicologo clinico, Psicologo
Roma
Salve,
credo la collega potrebbe benissimo affrontare il discorso "rinascita e consapevolezza" nella stanza di terapia,
Non trovo il comportamento, a quel che tu riferisci, molto consono.
In una valida terapia potresti anche tu andare a capire come affrontare queste situazioni.
Un caro saluto
Lavinia
Dott.ssa Francesca Torretta
Psicologo, Psicologo clinico, Psicoterapeuta
Busto Arsizio
Capisco quanto questa situazione possa averla turbata: è naturale sentirsi a disagio quando si percepisce una possibile mancanza di neutralità da parte del terapeuta della propria compagna.
In generale, un professionista dovrebbe evitare qualsiasi intreccio che possa generare conflitti di interesse o ambiguità relazionali, soprattutto se rischiano di influire sul percorso terapeutico del paziente.
Potrebbe essere utile che la sua compagna condivida apertamente con la terapeuta il proprio disagio — o il suo — per chiarire le dinamiche e capire se vi siano effettivamente limiti professionali superati.
Lei, intanto, può chiedersi: di cosa avrei bisogno, in questa situazione, per sentirmi rispettata e tutelato nei miei confini emotivi?
Un confronto sereno, magari anche mediato da un percorso di coppia, potrebbe aiutarvi a ritrovare equilibrio e fiducia reciproca.
Spero possa essere presto più serena.
Cordialmente
Dott.ssa Francesca Torretta
Dott.ssa SONIA SIMIONATO
Psicologo, Psicologo clinico
San Martino di Lupari
Buongiorno. No, in effetti da quello che racconta e soprattutto da quella frase detta della terapeuta non mi sembra un comportamento professionale. Il codice deontologico degli psicologi dice espressamente che lo/la psicologo/a deve evitare di "mescolare" attività professionale e vita privata, evitando quindi anche di prendere in carico pazienti qualora la natura di precedenti rapporti possa compromettere la credibilità e l'efficacia dell'intervento.
Dott.ssa Sabrina Rinaldi
Psicologo, Psicologo clinico
Monza
Buonasera, comprendo la sua difficoltà. Sarebbe opportuno che la relazione terapeutica fosse sgombra da qualunque tipo di condizionamento e quindi di conoscenza pregressa, proprio per garantire la neutralità dell'intervento.
Dott. Andrea Boggero
Psicologo, Psicologo clinico
Genova
Buongiorno, capisco molto bene il disagio che descrive e la fatica che può provare nel trovarsi in una situazione così delicata, dove la fiducia, il rispetto e la sensibilità emotiva diventano fondamentali. Quando entra in gioco la relazione terapeutica di una persona a cui si vuole bene, è naturale sentirsi coinvolti e, talvolta, anche vulnerabili, soprattutto se si percepisce che qualcosa può interferire con l’equilibrio della coppia o con il rispetto delle proprie emozioni. Da ciò che racconta, sembra che lei abbia cercato di mantenere un atteggiamento rispettoso e non invadente, riconoscendo la libertà della sua compagna di proseguire il proprio percorso personale e terapeutico. Allo stesso tempo, il legame di amicizia tra la terapeuta e l’ex della sua compagna, unito all’invito a partecipare ad attività comuni, può comprensibilmente farla sentire messo da parte o non sufficientemente considerato nei suoi sentimenti. È del tutto umano provare disorientamento o anche rabbia in una situazione come questa, perché tocca corde profonde legate al bisogno di sicurezza, fiducia e protezione del proprio spazio affettivo. Riguardo al comportamento della terapeuta, è importante sapere che nella relazione con i pazienti l’attenzione ai confini e alla neutralità è un elemento fondamentale. Ogni terapeuta dovrebbe prestare molta cura a non creare, anche involontariamente, situazioni che possano generare confusione o conflitti di interesse. Non si tratta tanto di “regole rigide”, quanto di sensibilità professionale e di consapevolezza dell’impatto che certe scelte possono avere. Per questo motivo, è legittimo che lei percepisca una certa difficoltà a comprendere la situazione e si chieda se l’invito e l’insistenza da parte della terapeuta siano stati opportuni. Potrebbe essere utile, per la sua compagna, affrontare apertamente la questione con la propria terapeuta, esprimendo come si è sentita rispetto all’invito e alla reazione che ne è seguita nella coppia. In terapia, portare anche questi aspetti relazionali è parte del lavoro, perché permette di chiarire eventuali fraintendimenti e di ristabilire un clima di fiducia e sicurezza. Parallelamente, per lei può essere utile riconoscere che le sue emozioni non sono un ostacolo o una “gelosia irrazionale”, ma una risposta coerente a una situazione che mette alla prova i confini e la fiducia reciproca. In ogni relazione significativa, il rispetto dei vissuti di entrambi è un punto di equilibrio da costruire insieme. Parlare con la sua compagna in modo sincero, spiegandole cosa prova senza cercare di convincerla ma solo per farsi comprendere, può aiutarla a sentirsi più visto e riconosciuto. Anche per la coppia, in generale, queste situazioni possono diventare un’occasione per rafforzare la comunicazione e chiarire i bisogni di ognuno, purché si mantenga un atteggiamento di ascolto reciproco e non di accusa. Resto a disposizione. Dott. Andrea Boggero
Dott.ssa Sofia Bonomi
Psicologo clinico, Psicologo
Milano
Buongiorno, la dinamica sembra intricata e penso sia comprensibile che possa creare qualche difficoltà a lei e alla vostra relazione. Immagino tuttavia che queste informazioni lei le abbia ricevute dalla sua compagna? O da altre fonti?
In ogni caso non è detto che la terapeuta (ma se così fosse potrebbe non essere "un comportamento opportuno") si sia espressa in quei termini: potrebbe aver cercato di far riflettere la sua compagna rispetto ad un rapporto che magari vive con malessere e difficoltà. Credo ci siano troppe incognite per poterle dare una risposta certa, spesso è sconsigliato parlare della propria terapia al di fuori della stanza non per una necessità di segretezza, quanto per non portare fuori dinamiche che devono essere elaborate dentro. Spero di averle in parte risposto. Un saluto, dott.ssa Sofia Bonomi
Dott.ssa Monica Venanzi
Psicologo clinico, Psicologo
Roma
Non è opportuno che un terapeuta abbia in carico una persona con la quale ci siano relazioni di questo genere, anche indirette.
Dott.ssa Raffaella Tardi
Psicologo, Psicologo clinico
Acerra
Ciao,
capisco quanto possa essere difficile trovarsi in una situazione come questa, in cui senti di non essere del tutto rispettat* nei tuoi sentimenti e di vedere la tua compagna coinvolta in dinamiche che ti mettono a disagio. È comprensibile che tu ti senta esclus* o spiazzat*.
Allo stesso tempo, forse vale la pena spostare un po’ lo sguardo: più che chiederti se la terapeuta si sia comportata in modo corretto, questione su cui, da fuori, è difficile esprimersi, potresti provare a interrogarti su cosa muove dentro di te questa situazione. Cosa rappresenta, per te, il fatto che la tua compagna possa essere in uno spazio che non controlli, guidata da qualcuno che non conosci o non approvi? Non è sbagliato avere dubbi o paure, ma è importante riconoscere che la fiducia non è l’assenza di timori: è la capacità di restare accanto a quei timori senza trasformarli in muri. Forse più che chiederti se “lei” o “la terapeuta” stiano sbagliando, potresti chiederti di cosa hai bisogno tu per sentirti al sicuro, e se quel bisogno possa trovare spazio nel dialogo con la tua compagna, più che nel giudizio su terzi. È da questo ascolto autentico, che spesso comincia la vera chiarezza.

Certa che troverai un equilibrio tra fiducia e sicurezza,
Raffaella.
Dott.ssa Gloria Giacomin
Psicologo, Psicologo clinico
Bologna
Gentile,
capisco bene il suo disagio: la situazione che descrive tocca un punto molto delicato, quello dei confini etici nella relazione terapeutica. In effetti, il fatto che la terapeuta della sua compagna sia amica della sua ex e collabori con lei in un contesto professionale può generare un conflitto di interessi o, quantomeno, una percezione di mancanza di neutralità.
In psicoterapia, il principio fondamentale è la tutela dello spazio terapeutico: esso deve essere protetto da influenze esterne che possano compromettere la fiducia, la libertà di espressione e la sicurezza emotiva del paziente. Invitare una persona a partecipare a incontri organizzati da una figura così direttamente legata a una parte sensibile della sua vita (in questo caso l’ex compagna) può effettivamente creare confusione nei ruoli e nelle dinamiche.
L’insistenza della terapeuta, nonostante la sua compagna avesse già espresso la volontà di non partecipare, non appare professionale. Una terapeuta attenta dovrebbe rispettare i limiti e i tempi del proprio paziente, evitando di introdurre elementi che possano mettere in difficoltà la relazione di coppia o minare la fiducia del paziente verso di lei.
Il suo disagio, quindi, è legittimo e comprensibile. Non si tratta di gelosia o di controllo, ma di una percezione reale di invasione dei confini che dovrebbe invece essere tutelata dalla terapeuta. Sarebbe opportuno che la sua compagna potesse parlare apertamente con la terapeuta di questo disagio, verificando se la professionista riconosce il problema e come intende gestirlo. In caso contrario, potrebbe essere utile valutare un cambio di terapeuta, per evitare di proseguire in un percorso che rischia di generare ambiguità o tensioni.
In una relazione terapeutica sana, la persona in terapia deve sentirsi al centro del processo, non coinvolta in dinamiche relazionali esterne che possono confondere o ferire.

Cordialmente,
Dottoressa Gloria Giacomin
Dott.ssa Violeta Raileanu
Psicologo, Psicologo clinico, Psicoterapeuta
Torino
Buongiorno, il suo disagio è del tutto legittimo, sentirsi a disagio di fronte a un intreccio tra la terapeuta della sua compagna e la ex, soprattutto se questo ha un impatto sulla vostra relazione.
Nel lavoro terapeutico, è fondamentale che il terapeuta mantenga una posizione neutrale e attenta, evitando coinvolgimenti che possano creare confusione o tensioni nei legami personali del paziente. Invitare la sua compagna a un evento organizzato con la ex, e poi insistere nonostante un rifiuto motivato, può aver creato una situazione di pressione, anziché di supporto.
Il suo sentimento di non essere rispettata merita ascolto, non va minimizzato. Anche in terapia, il rispetto dei confini emotivi è essenziale. Sarebbe importante che la terapeuta valutasse con maggiore cautela l’effetto delle proprie scelte.
Se sente il bisogno di approfondire, sono a disposizione.

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