Buongiorno dottori e dottoresse, sono qui per porvi una domanda che mi affligge da tempo. Provo a s

18 risposte
Buongiorno dottori e dottoresse,
sono qui per porvi una domanda che mi affligge da tempo. Provo a spiegare tutto in ordine cronologico: fin da piccolo io ho avuto un'indole estremamente aperta e solare, amavo chiacchierare, fare amicizia e parlare di tutto e di più coi miei familiari, ridendo e scherzando. Con l'inizio dell'adolescenza, mi sono poco a poco ritirato nel mio guscio, parlando sempre meno coi miei familiari per poi diventare anzi estremamente taciturno, se non irascibile con loro. Sulle prime non ci ho dato peso, non lo vedevo nemmeno come un problema, a dire il vero: pensavo semplicemente che fosse una normale fase adolescenziale. Ma dopo aver compiuto 20 anni, questa condizione non solo si è mantenuta pressoché identica ma anzi è peggiorata soltanto: con la mia famiglia adesso provo una fortissima vergogna nel raccontare loro qualsiasi cosa, come se avessi paura del loro giudizio, finendo per stare completamente zitto durante pranzi e cene e aprendo bocca solamente per sfogare la mia rabbia o reagire aggressivamente a ciò che mi viene detto. Ci tengo a sottolineare che, nonostante io sappia razionalmente che questo mio comportamento sia decisamente anormale, io lo metto in atto spontaneamente, senza forzature: un altro aspetto che è doveroso evidenziare, è che questo atteggiamento di mutismo selettivo/fastidio e rabbia repressa io lo manifesti esclusivamente coi miei genitori e i miei fratelli (con nonni, zii, parenti ecc, avendo meno confidenza, mi limito semplicemente a parlare molto poco e ad essere abbastanza formale), mentre coi miei amici e la mia ragazza io mi dimostro l'esatto opposto: come il ragazzo solare, aperto e ironico che ero fin da piccolo, a tal punto da essere etichettato da loro stessi come il membro più "estroverso" della compagnia. Anche in questo caso, a parte alcune eccezioni, il comportamento che metto in atto è del tutto spontaneo e naturale. La domanda che vi voglio porre dunque è la seguente: per quale motivo mi comporto così? O meglio, quale può essere la ragione per cui con la mia famiglia manifesto sempre un atteggiamento di chiusura e fastidio, se non rabbia persistente, mentre con il contesto extrafamiliare risulto sempre l'esatto opposto?
Vi ringrazio per l'attenzione e augurandovi buona giornata resto in attesa di un vostro gentile riscontro.
Cordiali saluti
Buon pomeriggio gentile paziente.
Per conoscere le motivazioni, profonde direi, dato che i suoi comportamenti sono spontanei e naturali ("automatici") sia in un contesto che nell'altro, sarebbe opportuno un percorso di terapia.
Quando, infatti, non ci spieghiamo un comportamento e questo avviene quasi inconsapevolmente, le risposte (o ipotesi) che sono accessibili alla nostra consapevolezza, non sono sufficienti.
E' una sua grande risorsa la sua capacità di analisi e di consapevolezza su quello che le sta succedendo, questi sono ottimi presupposti per conoscersi ancora più a fondo con uno specialista.

Un caro saluto
Dott.ssa Erika Antonucci

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Gentilissimo buongiorno, purtroppo la risposta può conoscerla solo lei, ma se rivolge a noi la domanda è perché, evidentemente, non sa di saperla. Non è strano tutto ciò. Mi pare di capire che lei provi un forte senso di colpa per questo suo atteggiamento, e se dei motivi per giustificare l'astio nei confronti dei suoi esiste, forse questo stesso senso di colpa le rende difficile evidenziarli o, come minimo, riconoscerli sufficienti a giustificarlo. E' solo un'ipotesi, certo è che arrivare a diventare consapevole di ciò che prova, e sentirsi autorizzato a provarlo, potrebbe aiutarla a riappacificarsi con se stesso e probabilmente anche con i suoi familiari. Un percorso psicologico potrebbe aiutarla a fare tutto ciò. Resto a disposizione se lo desidera e la saluto cordialmente, dott.ssa Manuela Leonessa
Salve, mi spiace molto per la situazione che descrive poichè comprendo quanto possa essere difficile convivere con questa situazione riportata. Ritengo fondamentale che lei possa richiedere un consulto psicologico al fine di esplorare la situazione con ulteriori dettagli, elaborare pensieri e vissuti emotivi connessi e trovare strategie utili per fronteggiare i momenti particolarmente problematici onde evitare che la situazione possa irrigidirsi ulteriormente.
Credo che un consulto con un terapeuta cognitivo comportamentale possa aiutarla ad identificare quei pensieri rigidi e disfunzionali che mantengono in atto la sofferenza impedendole il benessere desiderato.
Ritengo altresì utile un approccio EMDR al fine di favorire la rielaborazione del materiale connesso con la genesi della sofferenza in atto.
Resto a disposizione, anche online.
Cordialmente, dott FDL
Buonasera, in adolescenza è normale ritirarsi e provare a distaccarsi dai propri genitori. Forse c'è qualcosa in lei che le rende difficile sviluppare questa fase di crescita? È solo una delle molteplici spiegazioni che si potrebbero dare. La risposta è dentro di sé ma per fornire quella giusta occorrerebbe conoscere tutte le trame dei suoi vissuti.
Cordiali saluti
Dott.ssa Valeria Randisi
Salve gentile utente. Lei dimostra profonda capacità di meta-cognizione e consapevolezza: è curioso rispetto ai meccanismi della sua mente e delle sue emozioni. Ma questo eccesso di analisi potrebbe portarla a rimuginare a vuoto sui suoi comportamenti, sul perché della sua "doppia vita" relazionale, così diversa tra familiari e amici: ne viene fuori un loop infinito di autocritiche, sensi di colpa, rimpianti, eccetera.
Probabilmente, ma rimango sul condizionale perché gli elementi a disposizione sono pochi, lei ha instaurato nel tempo abitudini di relazione scorrette con i suoi familiari, magari all'inizio per il semplice timore di essere giudicato o violato nella sua privacy (fenomeni tipici dell'adolescenza). Successivamente però questo modo di comunicare, questa tendenza alla rabbia e alla ribellione, sono diventati un modus operandi standardizzato da cui è difficile uscire. Se ci pensa bene, queste conversazioni in famiglia terminano velocemente a causa della sua irascibilità e ciò è esattamente la ricompensa migliore in quel momento, vale a dire non parlarne proprio.
Tirarsi fuori da questa dinamica che si è creata è senz'altro possibile attraverso un percorso di crescita psicologica, soprattutto mirata a migliorare le capacità comunicative e a gestire meglio le emozioni, canalizzandole in comportamenti più consoni alla vita relazionale
Lei mostra maturità nel chiedere consiglio e nel notare la presenza di un disagio. Ne mostri altrettanta nel farsi aiutare da un professionista e ricercare un equilibrio di benessere interiore.
Sono a disposizione per eventuali informazioni su un percorso psicologico idoneo al suo caso, anche online.
Un caro saluto, Dott. Antonio Cortese
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Buonasera, mi ha colpito la consapevolezza con cui pensa ai suoi stati mentali e ai suoi comportamenti sia rispetto al suo percorso di vita sia rispetto alla relazione con i suoi familiari più stretti.
Sarebbe importante però conoscere più a fondo la sua storia di vita per poter esplorare in terapia i vissuti emotivi che riferisce nella relazione con la sua famiglia d'origine.
L'adolescenza è una fase di vita molto complessa, in cui ci si sente in balia dei cambiamenti fisici, psicologici, identitari ma anche relazionali. Uno dei compiti di sviluppo riguarda proprio il ridimensionare la relazione con i propri genitori. E' abbastanza fisiologico che si creino delle rotture relazionali, alle quali se non seguono delle riparazioni all'interno della stessa relazione significativa, possono emergere vissuti emotivi di rabbia, distanza emotiva, disagio etc.
Rimango a sua disposizione, anche online.
Un caro saluto. Dott.ssa Martina Orzi
Ciao,

Ti ringrazio per aver condiviso la tua esperienza. Capisco che questo comportamento che manifesti con la tua famiglia, caratterizzato da chiusura, fastidio e rabbia, mentre con gli amici e la tua ragazza sei aperto e solare, ti preoccupi e ti confonda. Voglio rassicurarti che esplorare questi sentimenti è un passo importante verso una maggiore comprensione di te stesso e delle tue relazioni.

Il fatto che tu sia stato un bambino aperto e solare, ma che con l'adolescenza e il passare del tempo sia cambiato il modo in cui ti relazioni con la tua famiglia, è un elemento significativo da prendere in considerazione. Ciò potrebbe suggerire che ci sono stati dei cambiamenti o delle dinamiche relazionali che hanno influenzato il tuo modo di comportarti con i tuoi familiari.

La ragione dietro questo comportamento può essere complessa e multidimensionale. Potrebbe essere utile esplorare eventi o esperienze significative che hanno avuto luogo durante l'adolescenza o l'età adulta che potrebbero aver contribuito a questo cambiamento. Potrebbe anche essere utile considerare se ci sono dinamiche familiari o comunicative che influenzano il tuo modo di agire.

Questo comportamento di chiusura e fastidio con i familiari potrebbe anche essere una forma di reazione emotiva a qualcosa che senti ma non sai esattamente come esprimere. Un'analisi approfondita delle tue emozioni e dei tuoi pensieri potrebbe aiutare a comprendere meglio le radici di questo atteggiamento.

Inoltre, la tua capacità di essere aperto e solare con gli amici e la tua ragazza indica che sei capace di mostrare diverse sfaccettature della tua personalità in contesti diversi. Questo è un aspetto positivo, e potrebbe suggerire che con il supporto giusto puoi esplorare ulteriormente il modo in cui ti relazioni con la tua famiglia.

Ti incoraggio a considerare di intraprendere un percorso di terapia con uno psicologo esperto. Un percorso terapeutico può aiutarti a comprendere meglio le dinamiche sottostanti e lavorare sulla tua comunicazione e sulle tue relazioni con i familiari. Lo spazio terapeutico può offrirti l'opportunità di esplorare i tuoi sentimenti, le tue paure e le tue preoccupazioni in un ambiente accogliente e privo di giudizio.

Ti auguro di trovare la chiarezza e la consapevolezza necessarie per superare queste difficoltà relazionali. Se hai bisogno di ulteriori informazioni o desideri parlare più approfonditamente di questa situazione, non esitare a contattarmi. Sono qui per supportarti in questo percorso.

Ti mando un caro saluto,

Ilaria
Gentile Amico,

leggendo la sua lunga domanda, mi è sembrato che lei fosse a un passo dal cogliere il motivo della sua chiusura familiare, ma che si precludesse la possibilità di andare fino in fondo questa strada: "come se mi sentissi giudicato da loro e mi vergognassi".
Questa considerazione ha molto senso e spiega molto bene il suo comportamento. Si sente giudicato? E perché?
Forse uno spazio di ascolto come una terapia potrebbe aiutarla a percorrere la via indicata da questa domanda.

Con i migliori auguri,
dr. Ventura
Buongiorno gentile utente,
vorrei fare una premessa a questa frase, cito testualmente: "Ci tengo a sottolineare che, nonostante io sappia razionalmente che questo mio comportamento sia decisamente anormale, io lo metto in atto spontaneamente, senza forzature: un altro aspetto che è doveroso evidenziare, è che questo atteggiamento di mutismo selettivo/fastidio e rabbia repressa io lo manifesti esclusivamente coi miei genitori e i miei fratelli"; Credo fortemente che ogni comportamento sia utile a comprendere cosa in un dato momento, situazione e contesto non piace o infastidisce. Questa premessa certamente non vuole giustificare un comportamento aggressivo, tuttavia le reazioni sono spesso una risposta a qualcosa. Quindi le chiedo ha notato per caso se queste reazioni provengono sempre da momenti specifici familiari? e ancora, ci sono domande specifiche, affermazioni che la mettono nelle condizioni di reagire nel modo di cui parla?
Grazie per la condivisione, a presto
Carissimo, mi spiace non poterti dare una risposta che in realtà puoi conoscere solo tu. Ovviamente, non a livello consapevole, per il momento, ma con il giusto accompagnamento puoi ricollegare i pezzi e raggiungere consapevolezze illuminanti. Hai già dimostrato una grande capacità introspettiva e questo rema a tuo favore, ma è necessario un passo in più. Affidarsi a qualcun altro costa fatica, lo so, ma credo che l'obiettivo ne valga la pena e dimostrerebbe grande forza e coraggio, di cui hai già dato prova aprendoti a noi. Di questo ti ringrazio e ti faccio un grande in bocca al lupo.
Buonasera, in adolescenza è normale ritirarsi e provare a distaccarsi dai propri genitori. La risposta è dentro di sé ma per fornire quella giusta dovrebbe accrescere la consapevolezza dei suoi vissuti, magari con l'aiuto di un professionista.
Cordiali saluti
Dott. Diego Ferrara
Gentile utente, la risposta alla sua domanda sarebbe auspicabile trovarla all'interno di una cornice di supporto psicologico volto ad esplorare le emozioni che riporta. Di certo un ottimo punto di partenza è dato dalla sua capacità di descrivere come si sente a seconda della situazione e delle persone con cui si interfaccia. Buona giornata
Le emozioni che noi proviamo sono sempre legittimate ad esistere. Non c'è niente di strano, niente di sbagliato, niente da reprimere o di cui vergognarsi. Il nostro naturale sentire ci aiuta invece a comprendere meglio come ci sentiamo in alcune situazioni, di cosa abbiamo bisogno e quali possono essere le scelte che possiamo compiere per avvicinarci di più al nostro benessere. L'ambiente familiare e l'ambiente sociale amicale sono evidentemente dei contesti molto diversi tra loro, in cui si instaurano relazioni con diverse dinamiche, diversi carichi affettivi, doversi trascorsi storici. Ognuno di noi risponde all'ambiente in uno scambio continuo che è specifico: lei è sempre la stessa persona, coerente con il proprio sentire, ma dà risposte diverse a situazioni diverse. Varrebbe la pena di approfondire il suo rapporto con la famiglia, che cosa si nasconde in quelle relazioni che la fa arrabbiare così tanto, come si sente lei profondamente e quali sono le comunicazioni che vorrebbe fare e che invece tace. Se volesse supporto in un percorso di questo tipo sono a disposizione per un incontro.
Buonasera e grazie per la domanda. In adolescenza avviene un vero e proprio rimodellamento e in qualche modo ci rifondiamo come persone. E' naturale che possano esserci comportamenti di chiusura se magari coesistono situazioni che necessitano chiarimenti a più ampio raggio o che hanno avuto degli inceppi evolutivi che implicano una perdita della capacità di rapporto. Se questo le crea disagio e/o sente di non riuscire ad integrarsi come vorrebbe le consiglio di avviare una consulenza psicologica, le può aiutare a chiarire meglio questo momento. Cordiali saluti,
Buongiorno, comprendo il senso di straniamento che è possibile avvertire nel momento in cui ci poniamo di fronte a noi stessi cercando di dare un senso e un significato al nostro comportamento che, a volte, può apparirci inspiegabile.
Mi pare di capire che un questo stato di riflessione su se stesso abbia preso in considerazione la propria storia personale. Una procedura che in alcuni casi potrebbe portare con sé angoscia nei confronti di incapacità nel ricostruire nella nostra memoria certi avventimenti.
In generale, uno dei cambiamenti principali che avvengono con l'adolescenza riguarda proprio il senso dell'identità, il processo con cui cerchiamo di definirci in quanto individui univoci rispetto ai vari contesti vissuti in precedenza. Questa fase può considerarsi anche come un'attività di differenziazione nell'immagine che si ha di se stessi rispetto alla "cultura" famigliare. Ciò non significa prenderne le distanze ma, fondamentalmente, giungere a uno stato di comprensione della propria identità tale per cui possiamo sentirci liberi e in potere di poter scegliere il modo in cui adattarci all'ambiente che più ci rappresenta in quel momento.
Detto questo credo che sarebbe perlomeno superficiale (se non sconsiderato) tentare di darle una spiegazione sulle cause o i motivi che potrebbero far sì che lei percepisca questo cambiamento nel suo stile relazionale.
Una cosa fondamentale da prendere in considerazione potrebbe essere, invece, il tipo di atteggiamento che sente di dover assumere nei confronti di questo suo modo di rappresentarsi. Le modalità con cui si relaziona potrebbero anche provocare (a lei o ad altri) dei disagi, delle sofferenze o, come dice lei, un senso di vergogna; ma non per questo possono essere considerate "anormali". Le modalità con cui noi affrontiamo possibili criticità o con cui cerchiamo di funzionare nel nostro ambiente sono appunto questo: dei modi che la nostra mente ha trovato per conservare un certo equilibrio interno; magari con dei costi molto grandi, ma pur sempre delle strategie che hanno lo scopo di preservarci e di proteggerci.
Buongiorno, comprendo la preoccupazione che stai esprimendo riguardo al tuo comportamento contrastante con la famiglia e il contesto extrafamiliare. Ciò potrebbe essere dovuto a diverse dinamiche e fattori psicologici. Potrebbe essere utile esplorare il contesto familiare, le dinamiche relazionali, le esperienze passate e le dinamiche di comunicazione. Una consulenza psicologica può aiutarti a comprendere meglio le tue reazioni emotive e i tuoi comportamenti, fornendo strumenti per migliorare le tue relazioni familiari. Ti consiglio di cercare il supporto di uno psicologo per un'analisi più approfondita.

Rimango a disposizione,
Dott.ssa Francesca Gottofredi
Caro Utente, innanzitutto vorrei ringraziarla per aver condiviso con noi la sua storia e la sua sofferenza. Quando si tratta di questioni, argomenti psicologici (che si tratti di rapporti sociali, disagi personali, o dei disturbi, autostima, motivazione etc..) dare risposte con così poche informazioni su di una piattaforma web, è difficile. Ognuno di noi è diverso e per comprenderlo fino in fondo bisogna ascoltarlo attentamente e porre le giuste domande.
Detto questo, le consiglio di rivolgersi a uno psicologo con il quale riesca ad entrare in sintonia e intraprendere un percorso di sostegno o supporto psicologico così da poter indagare a fondo le sue emozioni, i suoi pensieri e il suo modo di percepire sé stesso e il mondo circostante. In questo modo è possibile raggiungere quel benessere che ognuno di noi si merita.
Rimango in attesa per eventuali chiarimenti.
Dott.ssa Linda Trogi
Caro Utente, grazie per la sua condivisione.
Non è facile darle una risposta dalle poche informazioni riportate nella sua domanda.
Nel momento in cui la difficoltà riguarda questioni familiari/relazionali come quella da Lei esposta è necessario approfondire l'argomento per poter comprendere meglio la situazione ma, soprattutto per darsi la possibilità di conoscere e comprendere meglio se stessi e gli schemi relazionali e familiari che stanno alla base di alcuni nostri comportamenti.
Le consiglierei quindi di rivolgersi ad uno psicologo per poter approfondire questa situazione e far si che le vengano dati i giusti strumenti per far fronte al suo disagio e raggiungere uno stato di benessere maggiore.
Cordialmente Dott.ssa D'Angelo Alice

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