Buonasera , vorrei parlarvi di una cosa che ultimamente mi turba davvero molto . Ho sempre sofferto
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Buonasera , vorrei parlarvi di una cosa che ultimamente mi turba davvero molto . Ho sempre sofferto di sensi di colpa anche per cose che agli occhi degli altre erano cose normali, e nell'ultimo periodo la cosa sta peggiorando. Ogni tanto affiorano ricordi di esperienze di me di quando ero più piccolo e una di queste adesso mi sta turbando molto. Parto col dire che io non ho un ricordo di questa cosa esatta dato che ero molto piccolo ma ho ricordi molto frammentati,tanto da credere ,a volte,che questa cosa non sia mai successa ma sia solo frutto della mia immaginazioje . Avevo 9 anni o 10 ed ero solito giocare con mia cugina che era molto piu piccola di me , non so l'età esatta all'epoca ma penso circa 2 anni o 3. Ricordo la stanza che era da mia nonna e ricordo che una volta ad un certo punto io non so perche per pochi secondi quando ero nella stanza con lei,tirai fuori dai pantaloni i genitali. Lei era distante non c'era contatto fisico né nulla del genere ,e spero e penso non ci fosse malizia in quel gesto, ma penso fosse qualcosa piu relativo alla curiosità o cosa non lo so che mi passava per la testa . Ma questa cosa ora ,da ragazzo di vent'anni con valori malore forse anche eccessivi e da persona riflessiva mi sta mandando fuori di testa. Io so che ero un bambino e non sono neanche sicuro al 100 percento sicuro che questa cosa sia successo perché ripeto io non ho un ricordo preciso di questo avvenimento. Ma mi servono consigli perche sto facendo fatica ad andare avanti . Ho gia fatto questa domanda qualche volta ma mi è stata rifiutata non so perche quindi chiedo anche ai moderatori di lasciarla andare perche mi serve aiuto . Non riesco piu a vedermi come una persona rispettabile e sto perdendo stima per me stesso. Come dovrei vedere questa cosa ?ho pensato anche di parlane con la mia ragazza che è una persona molto intelligente ed empatica ma sono spaventato a morte . Vi prego aiutatemi
Salve, da quello che racconta questo vissuto è qualcosa che le provoca molta sofferenza, non credo che ci sia una risposta semplice che la possa aiutare per far sparire questo dolore. Quello che può valutare è di rivolgersi ad uno psicologo per affrontare il tutto in uno spazio adeguato e assente da giudizio.
Cordali saluti,
Dott. Gabriele Boccardi
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Buongiorno gentile Utente, la ringrazio per la fiducia e per aver avuto il coraggio di condividere un pensiero così intimo, che capisco stia generando molta sofferenza e confusione dentro di lei. Quello che sta provando è molto comune in persone sensibili, riflessive e con una forte coscienza morale, e già il fatto che lei se ne stia interrogando con tanta profondità indica quanto tenga a vivere in modo etico e rispettoso.
Da quello che descrive, si tratta di un ricordo estremamente confuso, frammentato, forse anche parzialmente costruito nel tempo attraverso paure, dubbi e sensi di colpa che lo hanno deformato. È importante ricordare che a nove o dieci anni il cervello è ancora in fase di sviluppo, in particolare sul piano del controllo degli impulsi, della comprensione del sé corporeo e della sessualità. I comportamenti di esplorazione o di esposizione non sono rari nei bambini e non devono essere automaticamente letti con lo sguardo dell’adulto, carico di giudizio e di significati che all’epoca lei semplicemente non possedeva.
Il fatto che non ci sia stato alcun contatto, che la cosa sia stata di brevissima durata, che non ci fosse alcuna consapevolezza di trasgressione o danno e che nemmeno riesca a ricordarla con certezza, ci dice che con ogni probabilità si tratta di un evento legato a una fase precoce dell’infanzia in cui la curiosità verso il corpo e le sue differenze può esprimersi anche in forme disordinate ma non patologiche. Non è un gesto che definisce la sua identità, né che deve essere etichettato retroattivamente con categorie adulte.
Il senso di colpa che la tormenta oggi sembra legato non tanto a ciò che realmente è accaduto, quanto a come lo sta giudicando oggi, da adulto, con uno sguardo severo e spaventato, probabilmente influenzato anche da una struttura mentale che tende all’autoanalisi e al rimuginio, come talvolta si osserva in alcuni quadri ansiosi o ossessivi. Questo non significa che lei stia “inventando” il problema, ma che la sua mente sta attribuendo un significato sproporzionato a un evento ormai lontano, probabilmente innocuo, e in ogni caso non rappresentativo di chi è lei oggi.
È molto importante che non resti solo con questi pensieri. Condividere questi vissuti in uno spazio protetto, come quello terapeutico, può fare una differenza enorme. Un terapeuta non la giudicherà, ma l’ascolterà nella sua paura, nel suo dubbio, nella sua fragilità, e la aiuterà a dare un senso più giusto e proporzionato a questo ricordo. Le assicuro che pensieri del genere, quando portati in terapia, spesso trovano finalmente uno spazio di decantazione e comprensione.
Per quanto riguarda l’idea di parlarne con la sua ragazza, comprendo bene il desiderio di trasparenza e anche il timore. Prima di farlo, però, credo sia importante che lei possa elaborare meglio la questione con un professionista, per non rischiare di sovraccaricare la relazione o sé stesso con emozioni ancora troppo confuse.
Lei non è una persona cattiva. È un essere umano, che da bambino ha probabilmente compiuto un gesto ingenuo, e che oggi, da adulto con una forte coscienza etica, lo sta rileggendo con grande peso. Questo, se affrontato, può diventare un punto di forza: un’occasione per imparare a essere più comprensivo verso sé stesso e a distinguere tra ciò che si è stati, ciò che si è diventati, e ciò che si può scegliere di essere.
Se dovesse avere bisogno di ulteriori informazioni o di intraprendere un percorso mi trova a disposizione,
Dott. Luca Vocino
Da quello che descrive, si tratta di un ricordo estremamente confuso, frammentato, forse anche parzialmente costruito nel tempo attraverso paure, dubbi e sensi di colpa che lo hanno deformato. È importante ricordare che a nove o dieci anni il cervello è ancora in fase di sviluppo, in particolare sul piano del controllo degli impulsi, della comprensione del sé corporeo e della sessualità. I comportamenti di esplorazione o di esposizione non sono rari nei bambini e non devono essere automaticamente letti con lo sguardo dell’adulto, carico di giudizio e di significati che all’epoca lei semplicemente non possedeva.
Il fatto che non ci sia stato alcun contatto, che la cosa sia stata di brevissima durata, che non ci fosse alcuna consapevolezza di trasgressione o danno e che nemmeno riesca a ricordarla con certezza, ci dice che con ogni probabilità si tratta di un evento legato a una fase precoce dell’infanzia in cui la curiosità verso il corpo e le sue differenze può esprimersi anche in forme disordinate ma non patologiche. Non è un gesto che definisce la sua identità, né che deve essere etichettato retroattivamente con categorie adulte.
Il senso di colpa che la tormenta oggi sembra legato non tanto a ciò che realmente è accaduto, quanto a come lo sta giudicando oggi, da adulto, con uno sguardo severo e spaventato, probabilmente influenzato anche da una struttura mentale che tende all’autoanalisi e al rimuginio, come talvolta si osserva in alcuni quadri ansiosi o ossessivi. Questo non significa che lei stia “inventando” il problema, ma che la sua mente sta attribuendo un significato sproporzionato a un evento ormai lontano, probabilmente innocuo, e in ogni caso non rappresentativo di chi è lei oggi.
È molto importante che non resti solo con questi pensieri. Condividere questi vissuti in uno spazio protetto, come quello terapeutico, può fare una differenza enorme. Un terapeuta non la giudicherà, ma l’ascolterà nella sua paura, nel suo dubbio, nella sua fragilità, e la aiuterà a dare un senso più giusto e proporzionato a questo ricordo. Le assicuro che pensieri del genere, quando portati in terapia, spesso trovano finalmente uno spazio di decantazione e comprensione.
Per quanto riguarda l’idea di parlarne con la sua ragazza, comprendo bene il desiderio di trasparenza e anche il timore. Prima di farlo, però, credo sia importante che lei possa elaborare meglio la questione con un professionista, per non rischiare di sovraccaricare la relazione o sé stesso con emozioni ancora troppo confuse.
Lei non è una persona cattiva. È un essere umano, che da bambino ha probabilmente compiuto un gesto ingenuo, e che oggi, da adulto con una forte coscienza etica, lo sta rileggendo con grande peso. Questo, se affrontato, può diventare un punto di forza: un’occasione per imparare a essere più comprensivo verso sé stesso e a distinguere tra ciò che si è stati, ciò che si è diventati, e ciò che si può scegliere di essere.
Se dovesse avere bisogno di ulteriori informazioni o di intraprendere un percorso mi trova a disposizione,
Dott. Luca Vocino
Buona sera a te,
Quello che stai vivendo è qualcosa di molto comune tra persone sensibili, riflessive e con una coscienza molto sviluppata. Non sei solo, e non sei quello che temi di essere.
Tu stai raccontando un frammento di ricordo confuso, di un’epoca in cui eri un bambino di 9 o 10 anni, e parli di un gesto che – anche se ti mette profondamente a disagio oggi – è molto lontano da qualunque intenzionalità adulta. Non c’è abuso, non c’è volontà di fare del male, non c’è manipolazione. C’è al massimo una "curiosità infantile", qualcosa che nei bambini piccoli può accadere nel corso della crescita, e che spesso viene dimenticata perché priva di peso morale reale. Ma nella tua mente di oggi, adulta, questo episodio diventa qualcosa di mostruoso, proprio perché sei una persona coscienziosa e con forti valori. Questo non è un segno di pericolosità: è il contrario. È il segno che sei una persona che non vuole far male a nessuno, neanche nei ricordi.
Il senso di colpa che provi – e che si ripete nella tua vita anche per “cose normali” – sembra essere legato a un meccanismo profondo di ipercontrollo morale, a volte presente nelle persone ansiose, perfezioniste, o che hanno avuto una crescita in cui il “fare la cosa giusta” è sempre stato centrale. Quando poi questi pensieri toccano l’ambito sessuale o corporeo, diventano ancora più disturbanti, perché ci sembrano incompatibili con l’immagine di sé che vogliamo avere.
Credo sia importante dirti con chiarezza: "non sei un mostro. Non sei una persona pericolosa. E non sei da solo". I pensieri che stai avendo, e la paura di “essere stato una brutta persona”, non raccontano chi sei, ma quanto stai soffrendo.
Se hai una ragazza empatica e intelligente, e pensi che possa comprendere il tuo dolore senza giudicarti, parlarle con delicatezza e chiarezza potrebbe aiutarti. Ma ancora prima: "meriti di essere aiutato da un professionista" che possa accogliere questi pensieri senza spaventarsi, senza giudicare, e senza ridurli a una questione di “bene o male”. La terapia, in questi casi, aiuta moltissimo. A capire cosa ti sta davvero facendo male, a ridare un contesto ai ricordi, a smontare la visione catastrofica di sé.
Tu sei molto più di un pensiero disturbante o di un frammento del passato.
Hai già fatto il gesto più coraggioso: parlare, chiedere aiuto, cercare di capire. E questo ti rende umano.
Quello che stai vivendo è qualcosa di molto comune tra persone sensibili, riflessive e con una coscienza molto sviluppata. Non sei solo, e non sei quello che temi di essere.
Tu stai raccontando un frammento di ricordo confuso, di un’epoca in cui eri un bambino di 9 o 10 anni, e parli di un gesto che – anche se ti mette profondamente a disagio oggi – è molto lontano da qualunque intenzionalità adulta. Non c’è abuso, non c’è volontà di fare del male, non c’è manipolazione. C’è al massimo una "curiosità infantile", qualcosa che nei bambini piccoli può accadere nel corso della crescita, e che spesso viene dimenticata perché priva di peso morale reale. Ma nella tua mente di oggi, adulta, questo episodio diventa qualcosa di mostruoso, proprio perché sei una persona coscienziosa e con forti valori. Questo non è un segno di pericolosità: è il contrario. È il segno che sei una persona che non vuole far male a nessuno, neanche nei ricordi.
Il senso di colpa che provi – e che si ripete nella tua vita anche per “cose normali” – sembra essere legato a un meccanismo profondo di ipercontrollo morale, a volte presente nelle persone ansiose, perfezioniste, o che hanno avuto una crescita in cui il “fare la cosa giusta” è sempre stato centrale. Quando poi questi pensieri toccano l’ambito sessuale o corporeo, diventano ancora più disturbanti, perché ci sembrano incompatibili con l’immagine di sé che vogliamo avere.
Credo sia importante dirti con chiarezza: "non sei un mostro. Non sei una persona pericolosa. E non sei da solo". I pensieri che stai avendo, e la paura di “essere stato una brutta persona”, non raccontano chi sei, ma quanto stai soffrendo.
Se hai una ragazza empatica e intelligente, e pensi che possa comprendere il tuo dolore senza giudicarti, parlarle con delicatezza e chiarezza potrebbe aiutarti. Ma ancora prima: "meriti di essere aiutato da un professionista" che possa accogliere questi pensieri senza spaventarsi, senza giudicare, e senza ridurli a una questione di “bene o male”. La terapia, in questi casi, aiuta moltissimo. A capire cosa ti sta davvero facendo male, a ridare un contesto ai ricordi, a smontare la visione catastrofica di sé.
Tu sei molto più di un pensiero disturbante o di un frammento del passato.
Hai già fatto il gesto più coraggioso: parlare, chiedere aiuto, cercare di capire. E questo ti rende umano.
Buonasera,
grazie per aver condiviso una parte così delicata della tua storia. Ci vuole molto coraggio per scrivere ciò che hai scritto, ed è evidente che stai vivendo un momento di forte turbamento, segnato da dubbi, confusione e sensi di colpa. È importante dirlo con chiarezza: il fatto che tu stia soffrendo così tanto per un episodio avvenuto — forse — in un’età infantile, e per il quale non hai nemmeno un ricordo chiaro, ci dice che sei una persona molto sensibile, con una coscienza sviluppata e un forte senso morale.
Molti bambini, nei primi anni della crescita, attraversano fasi di curiosità corporea. Si tratta di una fase dello sviluppo che non ha nulla a che vedere con malizia o intenzionalità sessuale, ma con il desiderio di conoscere, capire, esplorare il corpo proprio e altrui, spesso in modo ingenuo e inconsapevole. Se davvero questo episodio è accaduto — e già il fatto che tu abbia dubbi indica che potrebbe non essere nemmeno così — si tratterebbe comunque di un gesto di un bambino, fatto senza intenzione di fare del male, in un contesto privo di contatto e senza conseguenze fisiche.
Il problema vero, adesso, non è tanto quello che è (o non è) accaduto, ma il peso enorme che ti porti addosso nel presente. Quel senso di colpa sproporzionato, quel giudizio severo verso te stesso, stanno consumando la tua serenità. Ed è su questo che puoi e meriti di lavorare, non da solo: parlare con uno psicologo potrebbe davvero aiutarti a ridare una cornice più realistica e meno dolorosa a questo pensiero, e a ricostruire dentro di te una visione più giusta e gentile della tua persona.
Riguardo al parlarne con la tua ragazza, ti invito a pensarci con molta calma: non perché sia “sbagliato” essere onesti, ma perché a volte certe tematiche, molto interiori e complesse, vanno prima elaborate dentro di sé, con l’aiuto di un professionista, per essere poi eventualmente condivise con maggiore chiarezza e sicurezza.
Non sei solo, e soprattutto: non sei una persona sbagliata. Il dolore che provi dimostra quanto ci tieni ad essere rispettoso, pulito, in pace con te stesso. E proprio per questo, meriti uno spazio di ascolto che ti aiuti a far pace con il passato, reale o solo temuto, e a guardarti con occhi più umani.
Un caro saluto
grazie per aver condiviso una parte così delicata della tua storia. Ci vuole molto coraggio per scrivere ciò che hai scritto, ed è evidente che stai vivendo un momento di forte turbamento, segnato da dubbi, confusione e sensi di colpa. È importante dirlo con chiarezza: il fatto che tu stia soffrendo così tanto per un episodio avvenuto — forse — in un’età infantile, e per il quale non hai nemmeno un ricordo chiaro, ci dice che sei una persona molto sensibile, con una coscienza sviluppata e un forte senso morale.
Molti bambini, nei primi anni della crescita, attraversano fasi di curiosità corporea. Si tratta di una fase dello sviluppo che non ha nulla a che vedere con malizia o intenzionalità sessuale, ma con il desiderio di conoscere, capire, esplorare il corpo proprio e altrui, spesso in modo ingenuo e inconsapevole. Se davvero questo episodio è accaduto — e già il fatto che tu abbia dubbi indica che potrebbe non essere nemmeno così — si tratterebbe comunque di un gesto di un bambino, fatto senza intenzione di fare del male, in un contesto privo di contatto e senza conseguenze fisiche.
Il problema vero, adesso, non è tanto quello che è (o non è) accaduto, ma il peso enorme che ti porti addosso nel presente. Quel senso di colpa sproporzionato, quel giudizio severo verso te stesso, stanno consumando la tua serenità. Ed è su questo che puoi e meriti di lavorare, non da solo: parlare con uno psicologo potrebbe davvero aiutarti a ridare una cornice più realistica e meno dolorosa a questo pensiero, e a ricostruire dentro di te una visione più giusta e gentile della tua persona.
Riguardo al parlarne con la tua ragazza, ti invito a pensarci con molta calma: non perché sia “sbagliato” essere onesti, ma perché a volte certe tematiche, molto interiori e complesse, vanno prima elaborate dentro di sé, con l’aiuto di un professionista, per essere poi eventualmente condivise con maggiore chiarezza e sicurezza.
Non sei solo, e soprattutto: non sei una persona sbagliata. Il dolore che provi dimostra quanto ci tieni ad essere rispettoso, pulito, in pace con te stesso. E proprio per questo, meriti uno spazio di ascolto che ti aiuti a far pace con il passato, reale o solo temuto, e a guardarti con occhi più umani.
Un caro saluto
Buongiorno,
Il gesto di per sè riflette la curiosità che i bambini iniziano a sviluppare nei confronti degli organi genitali. Accade anche a bambini più piccoli di quell'età. Come mai ha questo vissuto rispetto a questo episodio? In che modo la definisce secondo lei?
Da quanto tempo non si vede come una persona rispettabile? Da quanto sta perdendo stima nei confronti di se stesso? C'è stato qualche episodio in particolare a seguito del quale sono nati questi pensieri? Rispetto a quali altri ricordi della sua infanzia si sente in questo modo? Quale emozione prova quando pensa a questi episodi? Cosa la spaventa della condivisione con la sua ragazza?
Rifletterei su questi punti.
Spero di esserle stata d'aiuto :)
Il gesto di per sè riflette la curiosità che i bambini iniziano a sviluppare nei confronti degli organi genitali. Accade anche a bambini più piccoli di quell'età. Come mai ha questo vissuto rispetto a questo episodio? In che modo la definisce secondo lei?
Da quanto tempo non si vede come una persona rispettabile? Da quanto sta perdendo stima nei confronti di se stesso? C'è stato qualche episodio in particolare a seguito del quale sono nati questi pensieri? Rispetto a quali altri ricordi della sua infanzia si sente in questo modo? Quale emozione prova quando pensa a questi episodi? Cosa la spaventa della condivisione con la sua ragazza?
Rifletterei su questi punti.
Spero di esserle stata d'aiuto :)
Buonasera,
grazie per aver condiviso con tanta sincerità ciò che ti turba in questo momento. È importante riconoscere che i sensi di colpa, soprattutto se radicati in esperienze e ricordi dell’infanzia, possono avere un forte impatto sul nostro benessere emotivo, anche quando non abbiamo chiarezza o ricordi certi su quanto accaduto.
Dal tuo racconto emerge chiaramente che ciò che hai vissuto era un momento di curiosità infantile, senza malizia o intenzioni dannose. Il fatto che tu ora, da adulto, ti senta confuso e turbato è comprensibile, ma è importante ricordare che i comportamenti e i pensieri di un bambino non vanno giudicati con la stessa lente morale e adulta. La crescita implica anche accettare che siamo stati in evoluzione e che ciò che facevamo da piccoli non definisce chi siamo ora.
Parlare di questi temi con una persona di fiducia, come la tua ragazza, può essere un passo positivo, ma se ti senti spaventato e incerto, potrebbe essere ancora più utile confrontarti con uno specialista che possa accompagnarti in questo percorso con professionalità, aiutandoti a elaborare questi sentimenti, chiarire i ricordi confusi e ritrovare stima e rispetto per te stesso.
Ti incoraggio quindi a considerare l’opportunità di un percorso psicoterapeutico, che ti possa offrire uno spazio sicuro e dedicato per approfondire e gestire queste difficoltà.
Con stima,
Dottoressa Silvia Parisi
Psicologa Psicoterapeuta Sessuologa
grazie per aver condiviso con tanta sincerità ciò che ti turba in questo momento. È importante riconoscere che i sensi di colpa, soprattutto se radicati in esperienze e ricordi dell’infanzia, possono avere un forte impatto sul nostro benessere emotivo, anche quando non abbiamo chiarezza o ricordi certi su quanto accaduto.
Dal tuo racconto emerge chiaramente che ciò che hai vissuto era un momento di curiosità infantile, senza malizia o intenzioni dannose. Il fatto che tu ora, da adulto, ti senta confuso e turbato è comprensibile, ma è importante ricordare che i comportamenti e i pensieri di un bambino non vanno giudicati con la stessa lente morale e adulta. La crescita implica anche accettare che siamo stati in evoluzione e che ciò che facevamo da piccoli non definisce chi siamo ora.
Parlare di questi temi con una persona di fiducia, come la tua ragazza, può essere un passo positivo, ma se ti senti spaventato e incerto, potrebbe essere ancora più utile confrontarti con uno specialista che possa accompagnarti in questo percorso con professionalità, aiutandoti a elaborare questi sentimenti, chiarire i ricordi confusi e ritrovare stima e rispetto per te stesso.
Ti incoraggio quindi a considerare l’opportunità di un percorso psicoterapeutico, che ti possa offrire uno spazio sicuro e dedicato per approfondire e gestire queste difficoltà.
Con stima,
Dottoressa Silvia Parisi
Psicologa Psicoterapeuta Sessuologa
molti bambini in età particolari mostrano il primo interesse per il sesso e gli organi genitali, non tanto per il contenuto sessuale ad esso associato ma come scoperta del proprio corpo, senza malizia o altri fini. il suo ricordo appare sbiadito anche perchè associato ad una forte ansia e a questo senso di colpa, farebbe bene a parlarne con la sua ragazza o con un professionista, per capire meglio le radici di questa paura e come poterla affrontare. buona serata!
Buonasera. Un punto da cui potrebbe partire è comprendere il motivo per cui questi pensieri e questo ricordo (o fantasia) le sia affiorato in mente proprio di recente. Inoltre, mi sembra molto importante il senso di colpa che la assale il quale, da ciò che scrive, sembra sovradimensionato rispetto alle situazione che sembrerebbero elicitarlo. Potrebbe iniziare ad interrogarsi sull'eventuale presenza di cambiamenti (sia interiori, che legati a circostanze esterne) che le sono occorsi recentemente e provare a stabilire una connessione tra questi e l'intensificarsi dei suoi sensi di colpa, anche laddove, ad una prima impressione potrebbe sembrarle che non ve ne siano. Resto a disposizione, saluti.
Buona sera, vorrei tranquillizzarla caldamente rispetto al fatto che - ammesso che questo ricordo sia lucido e realistico - non ci sarebbe nulla di male e di sconvolgente in esso. Come lei stesso ha sottolineato, era solo un bambino, ed a quell'età l'esplorazione e la curiosità sessuale sono del tutto normali. Non ha compiuto dunque nessun gesto violento o "vergognoso".
Del suo racconto mi colpisce però il meccanismo di ruminazione (pensare e ripensare a qualcosa fino a farla diventare un'ossessione) che lei sembra mettere in atto, e su cui si potrebbe lavorare. Inoltre, mi interrogherei sul significato che questo ricordo (reale o immaginato) abbia per lei - rispetto alla rappresentazione che ha di sé stesso, la sua autostima, le sue relazioni e la sua sessualità.
Se lo riterrà opportuno, sarò lieta di aiutarla!
Grazie :)
Del suo racconto mi colpisce però il meccanismo di ruminazione (pensare e ripensare a qualcosa fino a farla diventare un'ossessione) che lei sembra mettere in atto, e su cui si potrebbe lavorare. Inoltre, mi interrogherei sul significato che questo ricordo (reale o immaginato) abbia per lei - rispetto alla rappresentazione che ha di sé stesso, la sua autostima, le sue relazioni e la sua sessualità.
Se lo riterrà opportuno, sarò lieta di aiutarla!
Grazie :)
Buongiorno, le consiglio un percorso di psicoterapia che l'aiuti a ritrovare serenità e fiducia in se stesso. Cordiali saluti.
Buonasera. I sensi di colpa spesso sono legati ad uno scarso valore che attribuiamo a noi stessi e forse il suo ricordo, quell'esperienza, può aver contribuito a questo. Approfondirei meglio tale dinamica psichica però all'interno di una relazione psicoterapeutica.
Grazie per la fiducia e il coraggio con cui hai deciso di condividere una parte così delicata e dolorosa di te. Quello che descrivi non solo merita ascolto, ma anche profonda comprensione e umanità.
Eri un bambino. In quell’età i comportamenti legati alla curiosità corporea sono molto comuni, anche se possono assumere forme che da adulti ci appaiono sconcertanti. La mente infantile è in fase di scoperta, sperimenta, senza ancora una piena consapevolezza delle implicazioni morali, sociali o sessuali dei gesti.
Ora sei una persona adulta, con principi morali, sensibilità e probabilmente anche un certo rigore etico. È naturale, soprattutto per chi è molto riflessivo (o magari anche ansioso), guardare al passato con una lente distorta, giudicando con occhi da adulto comportamenti infantili. Ma la coscienza morale che hai oggi non era quella di allora.
Parlane con uno psicologo
Questo è il primo e più importante passo. Non perché tu abbia fatto “qualcosa di grave”, ma perché meriti di essere aiutato a ridare un senso a questo ricordo e al tuo dolore. Il rimuginio, i sensi di colpa e la difficoltà a vedersi come una “persona per bene” sono tutti segnali che meritano attenzione clinica, non giudizio.
Quello che ricordi non ti rende una cattiva persona, è un gesto di un bambino, non di un adulto consapevole e la colpa che provi può essere trasformata con l’aiuto giusto.
Non sei solo, né sei un mostro: sei umano, sensibile e pieno di domande legittime.
Eri un bambino. In quell’età i comportamenti legati alla curiosità corporea sono molto comuni, anche se possono assumere forme che da adulti ci appaiono sconcertanti. La mente infantile è in fase di scoperta, sperimenta, senza ancora una piena consapevolezza delle implicazioni morali, sociali o sessuali dei gesti.
Ora sei una persona adulta, con principi morali, sensibilità e probabilmente anche un certo rigore etico. È naturale, soprattutto per chi è molto riflessivo (o magari anche ansioso), guardare al passato con una lente distorta, giudicando con occhi da adulto comportamenti infantili. Ma la coscienza morale che hai oggi non era quella di allora.
Parlane con uno psicologo
Questo è il primo e più importante passo. Non perché tu abbia fatto “qualcosa di grave”, ma perché meriti di essere aiutato a ridare un senso a questo ricordo e al tuo dolore. Il rimuginio, i sensi di colpa e la difficoltà a vedersi come una “persona per bene” sono tutti segnali che meritano attenzione clinica, non giudizio.
Quello che ricordi non ti rende una cattiva persona, è un gesto di un bambino, non di un adulto consapevole e la colpa che provi può essere trasformata con l’aiuto giusto.
Non sei solo, né sei un mostro: sei umano, sensibile e pieno di domande legittime.
Gentile,
Allora era un bambino.. curioso, forse persino ignaro del significato dei propri gesti. Ma se oggi prova dolore, è perché i suoi valori sono cresciuti con lei. Le è mai capitato di pensare che proprio questo dolore potrebbe essere la prova che è, e continua a diventare, una persona degna di rispetto?
Un caro saluto,
Dr. Giorgio De Giorgi
Allora era un bambino.. curioso, forse persino ignaro del significato dei propri gesti. Ma se oggi prova dolore, è perché i suoi valori sono cresciuti con lei. Le è mai capitato di pensare che proprio questo dolore potrebbe essere la prova che è, e continua a diventare, una persona degna di rispetto?
Un caro saluto,
Dr. Giorgio De Giorgi
Buongiorno,
spiacente per la sofferenza che riporta, immagino che pensieri a riguardo possano spaventare, quindi nel tentativo di silenziarli-allontanarli si rinforzano.
Le consiglio di approcciare il tutto con uno/a psicoterapeuta breve strategico/a in quanto vi sono strumenti concreti e di elaborazione per vissuti, credenze ecc. molto funzionali.
Tralasciando il tema (dato il dubbio e il "senza malizia"), credo possa essere importante intervenire sul senso di responsabilità, quindi di colpa, alla base del pensiero e alla sua modalità di permanenza.
A volte ci spaventano i contenuti di alcuni pensieri, ma è la loro modalità di persistenza che può diventare una tortura.
Un saluto
spiacente per la sofferenza che riporta, immagino che pensieri a riguardo possano spaventare, quindi nel tentativo di silenziarli-allontanarli si rinforzano.
Le consiglio di approcciare il tutto con uno/a psicoterapeuta breve strategico/a in quanto vi sono strumenti concreti e di elaborazione per vissuti, credenze ecc. molto funzionali.
Tralasciando il tema (dato il dubbio e il "senza malizia"), credo possa essere importante intervenire sul senso di responsabilità, quindi di colpa, alla base del pensiero e alla sua modalità di permanenza.
A volte ci spaventano i contenuti di alcuni pensieri, ma è la loro modalità di persistenza che può diventare una tortura.
Un saluto
Gentile utente,
le sue parole trasmettono un profondo disagio legato a pensieri e ricordi che oggi la fanno sentire confuso, spaventato e con scarsa autostima. È importante sapere che ciò che sta vivendo può accadere anche a distanza di anni, soprattutto quando i ricordi dell’infanzia emergono in modo frammentato, suscitando emozioni intense e difficili da gestire da soli.
La confusione tra immaginazione, memoria e significato emotivo è comune, e non va affrontata nel giudizio ma con delicatezza e cura. Capisco il desiderio di voler condividere questo peso con la sua ragazza, ma è comprensibile anche la paura che ciò possa complicare ulteriormente le cose o non portare il sollievo sperato. In situazioni così delicate, rivolgersi a un professionista è la scelta più sicura e rispettosa verso se stessi: consente di elaborare emozioni così profonde in uno spazio protetto, senza il timore di essere fraintesi o giudicati.
Solo dopo aver trovato maggiore chiarezza e serenità interiore, potrà decidere se e come parlarne con lei, con maggiore consapevolezza e calma. L’aiuto di uno psicologo può offrirle uno spazio sicuro in cui esplorare queste sensazioni, comprendere meglio ciò che prova e trovare sollievo dalla sofferenza che la opprime.
Resto a disposizione, anche online.
Un caro saluto.
Dott.ssa Anna Maria Nicoletti
le sue parole trasmettono un profondo disagio legato a pensieri e ricordi che oggi la fanno sentire confuso, spaventato e con scarsa autostima. È importante sapere che ciò che sta vivendo può accadere anche a distanza di anni, soprattutto quando i ricordi dell’infanzia emergono in modo frammentato, suscitando emozioni intense e difficili da gestire da soli.
La confusione tra immaginazione, memoria e significato emotivo è comune, e non va affrontata nel giudizio ma con delicatezza e cura. Capisco il desiderio di voler condividere questo peso con la sua ragazza, ma è comprensibile anche la paura che ciò possa complicare ulteriormente le cose o non portare il sollievo sperato. In situazioni così delicate, rivolgersi a un professionista è la scelta più sicura e rispettosa verso se stessi: consente di elaborare emozioni così profonde in uno spazio protetto, senza il timore di essere fraintesi o giudicati.
Solo dopo aver trovato maggiore chiarezza e serenità interiore, potrà decidere se e come parlarne con lei, con maggiore consapevolezza e calma. L’aiuto di uno psicologo può offrirle uno spazio sicuro in cui esplorare queste sensazioni, comprendere meglio ciò che prova e trovare sollievo dalla sofferenza che la opprime.
Resto a disposizione, anche online.
Un caro saluto.
Dott.ssa Anna Maria Nicoletti
Ciao! per quanto riguarda l'episodio che riferisci, ti vorrei subito rassicurare dicendo che a intorno ai 9/10 anni i maschi entrano nella fase della pubertà per cui quel comportamento è molto tipico e normale...i bambini a quell'età possono mostrare i propri genitali per curiosità verso le proprie parti del corpo, per esplorare la propria sessualità, sperimentare la propria identità sessuale, per comunicare, giocare... può esserti utile ricordare che la sessualità comprende molte dimensioni, non solo riproduttiva ma anche sociale, procreativa, ludica e che, soprattutto, a quell'età non si può parlare di sessualità come la si pensa da adulto.
Potrebbe anche esserti utile riflettere e farti alcune domande del tipo: come mai proprio ora ti turba molto questo ricordo, perchè pensi che i tuoi valori siano eccessivi, cosa vuol dire per te essere una persona rispettabile?
Potrebbe anche esserti utile riflettere e farti alcune domande del tipo: come mai proprio ora ti turba molto questo ricordo, perchè pensi che i tuoi valori siano eccessivi, cosa vuol dire per te essere una persona rispettabile?
Caro ragazzo,
le tue parole raccontano un peso grande, che ti porti dentro con molta sofferenza. E voglio dirti subito che ci vuole coraggio per raccontarsi così, con tutta la vergogna, il dubbio e il bisogno di essere accolti che stai esprimendo. Ti ringrazio per averlo fatto.
Quello che descrivi, nella forma in cui l’hai vissuto o ricordato, appare come un gesto confuso di un bambino molto piccolo, probabilmente legato alla curiosità tipica di quell’età e non a un’intenzione di fare del male. I bambini non hanno la consapevolezza che abbiamo da adulti, e leggere con occhi di oggi un frammento vissuto allora può portare a una percezione molto distorta, dura e giudicante verso sé stessi.
Quello che colpisce nelle tue parole, però, è anche la forza con cui questo pensiero si è radicato dentro di te, fino a oscurare il modo in cui ti vedi e a farti dubitare del tuo valore. E questo ci dice qualcosa di molto importante: forse questo pensiero non parla soltanto di quell’episodio, ma è diventato un contenitore per altri dolori, per un senso di colpa più grande, per la tua fatica a vederti con sguardo gentile e compassionevole.
In Gestalt diciamo che ciò che torna continuamente alla mente, ciò che “preme”, lo fa perché sta cercando uno spazio per essere visto, compreso, accolto. A volte non è il fatto in sé ad aver bisogno di attenzione, ma quello che ci sta sotto: la solitudine, l’autogiudizio, il bisogno di perdono o di contatto vero con sé stessi. Forse lì, dietro questo pensiero, c’è qualcosa che merita davvero cura. E tu meriti uno spazio dove poterlo esplorare senza paura.
Non sei solo, anche se ora ti sembra tutto buio. E quello che stai vivendo non ti rende una brutta persona, ma una persona che sta cercando – con tutte le sue forze – di comprendere chi è davvero.
Ti mando un pensiero di vicinanza e stima,
Veronica De Iuliis – Psicologa
le tue parole raccontano un peso grande, che ti porti dentro con molta sofferenza. E voglio dirti subito che ci vuole coraggio per raccontarsi così, con tutta la vergogna, il dubbio e il bisogno di essere accolti che stai esprimendo. Ti ringrazio per averlo fatto.
Quello che descrivi, nella forma in cui l’hai vissuto o ricordato, appare come un gesto confuso di un bambino molto piccolo, probabilmente legato alla curiosità tipica di quell’età e non a un’intenzione di fare del male. I bambini non hanno la consapevolezza che abbiamo da adulti, e leggere con occhi di oggi un frammento vissuto allora può portare a una percezione molto distorta, dura e giudicante verso sé stessi.
Quello che colpisce nelle tue parole, però, è anche la forza con cui questo pensiero si è radicato dentro di te, fino a oscurare il modo in cui ti vedi e a farti dubitare del tuo valore. E questo ci dice qualcosa di molto importante: forse questo pensiero non parla soltanto di quell’episodio, ma è diventato un contenitore per altri dolori, per un senso di colpa più grande, per la tua fatica a vederti con sguardo gentile e compassionevole.
In Gestalt diciamo che ciò che torna continuamente alla mente, ciò che “preme”, lo fa perché sta cercando uno spazio per essere visto, compreso, accolto. A volte non è il fatto in sé ad aver bisogno di attenzione, ma quello che ci sta sotto: la solitudine, l’autogiudizio, il bisogno di perdono o di contatto vero con sé stessi. Forse lì, dietro questo pensiero, c’è qualcosa che merita davvero cura. E tu meriti uno spazio dove poterlo esplorare senza paura.
Non sei solo, anche se ora ti sembra tutto buio. E quello che stai vivendo non ti rende una brutta persona, ma una persona che sta cercando – con tutte le sue forze – di comprendere chi è davvero.
Ti mando un pensiero di vicinanza e stima,
Veronica De Iuliis – Psicologa
Buonasera, grazie per aver avuto il coraggio di condividere qualcosa che evidentemente le pesa molto. È comprensibile quanto possa essere difficile portare con sé un senso di colpa così profondo, specialmente quando riguarda un ricordo lontano, confuso e che ha a che fare con un tema delicato come l'infanzia e i comportamenti che oggi, da adulto, lei valuta con occhi e valori completamente diversi. Quello che sta vivendo non è raro, anzi. Molte persone, con il passare del tempo, si ritrovano a ripensare ad azioni passate e a reinterpretarle alla luce della maturità e del senso morale attuale, arrivando spesso a giudicarsi in modo molto severo. Ma è proprio qui che occorre fare una distinzione fondamentale, e la terapia cognitivo-comportamentale può essere molto utile per accompagnarla in questo processo. Lei ha descritto un frammento di memoria legato ad un'età in cui il cervello e la coscienza morale non sono ancora pienamente sviluppati. A nove o dieci anni un bambino è ancora in una fase di curiosità esplorativa, e spesso non comprende pienamente il significato dei propri gesti o le implicazioni morali di ciò che fa. Il comportamento che descrive, anche se oggi lo vive con profondo disagio, sembra avere avuto una durata brevissima, nessun tipo di contatto, e soprattutto nessuna intenzione di danneggiare. La sua mente di oggi, razionale ed etica, si sta confrontando con un ricordo infantile che lei stesso definisce sfocato e incerto, e proprio per questo si trova in una posizione vulnerabile: da un lato il desiderio di essere una persona “pulita”, dall’altro il timore di non esserlo stata. Ma i ricordi frammentati, specie se risalenti all'infanzia, spesso sono interpretati e modificati nel tempo, soprattutto se accompagnati da emozioni forti come la colpa o l’ansia. Il senso di colpa che prova oggi, quindi, potrebbe non essere una prova della gravità dell'evento, ma piuttosto un riflesso dei valori che ha costruito e di quanto lei tenga a fare del bene e a non fare del male. In altre parole, ciò che prova oggi racconta molto più della persona che è ora che non di ciò che è accaduto all’epoca. La sua sofferenza, la riflessione e la vergogna dimostrano un senso etico e una sensibilità che meritano di essere accolti con rispetto, non puniti con un giudizio implacabile. Dal punto di vista terapeutico, quando si presentano pensieri intrusivi come il suo, che ruotano attorno a episodi del passato e generano forti emozioni negative, è importante lavorare sul modo in cui questi pensieri vengono interpretati e su come influenzano la sua autostima e il suo comportamento nel presente. Spesso, nella terapia cognitivo-comportamentale, si lavora per distinguere ciò che è realmente accaduto da ciò che la mente costruisce sulla base della paura o della colpa. Si impara a riconoscere i pensieri disfunzionali e a sostituirli con interpretazioni più realistiche e meno auto-condannatorie. Lei dice che sta iniziando a perdere stima di sé. Questo è un segnale importante, perché il rischio è che la colpa diventi non più una riflessione su un comportamento, ma un giudizio globale sulla propria identità. E questo è qualcosa che, con il giusto supporto, può essere trasformato. È possibile imparare a vedere sé stessi nella propria interezza, riconoscendo i propri valori, il proprio dolore e la volontà di essere una persona migliore, senza annullarsi per errori – reali o presunti – del passato. Riguardo alla possibilità di parlarne con la sua ragazza, è comprensibile che abbia paura. È una decisione molto personale, che deve tenere conto del tipo di relazione, del grado di fiducia e della capacità dell'altro di comprendere e sostenere. Se pensa che parlarne possa aiutarla, potrebbe farlo in modo graduale, focalizzandosi sul suo vissuto emotivo più che sul dettaglio dell’evento. Ma prima ancora, può essere utile parlarne con uno psicologo, per avere uno spazio sicuro in cui affrontare questa emozione così intensa e trovare un modo per non sentirsi più solo in questo peso che sta portando. Il fatto che lei stia cercando risposte, che stia cercando di capire e di elaborare, è già un segno di forza, non di debolezza. Le sue domande meritano ascolto, non giudizio. E meritano risposte che possano restituirle dignità, serenità e un senso di sé più giusto. Resto a disposizione. Dott. Andrea Boggero
Buonasera, grazie per aver condiviso con sincerità e coraggio i tuoi pensieri e le tue emozioni. Capisco quanto possa essere difficile affrontare un ricordo confuso e il senso di colpa che ne deriva. Ti voglio rassicurare sul fatto che, anche se il ricordo è frammentato o incerto, la tua capacità di riflettere e di sentirti turbato dimostra una grande sensibilità e consapevolezza, qualità preziose per affrontare questa situazione.
Ecco alcuni punti che potrebbero aiutarti a orientarti:
1. Accetta le tue emozioni senza giudizio: Sentimenti di colpa, confusione o paura sono normali in questa situazione. Non devi biasimarti per quello che ricordi o per i tuoi sentimenti. Sono risposte umane a un episodio complesso.
2. Riconosci la natura del ricordo: La memoria di eventi dall'infanzia può essere frammentata o confusa, e spesso il nostro cervello tende a rielaborare o a riempire i vuoti con supposizioni. È importante capire che, anche se ci sono dubbi sulla veridicità di quanto ricordi, ciò che conta di più è come ti senti adesso e come puoi prenderti cura di te stesso.
3. Non intraprendere decisioni impulsive: Parlare con qualcuno di fiducia, come la tua ragazza, può essere molto utile, ma fallo quando ti senti pronto e in uno stato emotivo stabile. Condividere i tuoi pensieri può alleggerire il peso e offrirti supporto emotivo.
4. Considera una consulenza professionale: Un terapeuta o uno psicologo può aiutarti a esplorare questi ricordi e le emozioni ad essi associate in un ambiente sicuro e supportivo. La terapia può anche aiutarti a lavorare sul senso di colpa e sulla stima di te stesso, migliorando il tuo benessere emotivo complessivo.
5. Sii gentile con te stesso: Ricorda che tutti abbiamo momenti di vulnerabilità e di conflitto interno. La tua volontà di cercare aiuto è un passo importante e positivo.
Se ti fa sentire più tranquillo, puoi iniziare a parlare con la tua ragazza quando ti sentirai pronto, condividendo i tuoi timori e chiedendo il suo supporto. Ricorda che non sei solo e che ci sono professionisti pronti ad aiutarti a comprendere e affrontare questa situazione.
Se senti di aver bisogno di un supporto immediato o di parlare con qualcuno in modo più approfondito, ti consiglio di rivolgerti a uno psicologo o a uno specialista in salute mentale. La tua salute mentale e il tuo benessere sono prioritari.
Ti auguro di trovare pace e chiarezza nel percorso di comprensione e guarigione.
Un caloroso saluto.
Dott. Michele Basigli
Psicologo Clinico
Ecco alcuni punti che potrebbero aiutarti a orientarti:
1. Accetta le tue emozioni senza giudizio: Sentimenti di colpa, confusione o paura sono normali in questa situazione. Non devi biasimarti per quello che ricordi o per i tuoi sentimenti. Sono risposte umane a un episodio complesso.
2. Riconosci la natura del ricordo: La memoria di eventi dall'infanzia può essere frammentata o confusa, e spesso il nostro cervello tende a rielaborare o a riempire i vuoti con supposizioni. È importante capire che, anche se ci sono dubbi sulla veridicità di quanto ricordi, ciò che conta di più è come ti senti adesso e come puoi prenderti cura di te stesso.
3. Non intraprendere decisioni impulsive: Parlare con qualcuno di fiducia, come la tua ragazza, può essere molto utile, ma fallo quando ti senti pronto e in uno stato emotivo stabile. Condividere i tuoi pensieri può alleggerire il peso e offrirti supporto emotivo.
4. Considera una consulenza professionale: Un terapeuta o uno psicologo può aiutarti a esplorare questi ricordi e le emozioni ad essi associate in un ambiente sicuro e supportivo. La terapia può anche aiutarti a lavorare sul senso di colpa e sulla stima di te stesso, migliorando il tuo benessere emotivo complessivo.
5. Sii gentile con te stesso: Ricorda che tutti abbiamo momenti di vulnerabilità e di conflitto interno. La tua volontà di cercare aiuto è un passo importante e positivo.
Se ti fa sentire più tranquillo, puoi iniziare a parlare con la tua ragazza quando ti sentirai pronto, condividendo i tuoi timori e chiedendo il suo supporto. Ricorda che non sei solo e che ci sono professionisti pronti ad aiutarti a comprendere e affrontare questa situazione.
Se senti di aver bisogno di un supporto immediato o di parlare con qualcuno in modo più approfondito, ti consiglio di rivolgerti a uno psicologo o a uno specialista in salute mentale. La tua salute mentale e il tuo benessere sono prioritari.
Ti auguro di trovare pace e chiarezza nel percorso di comprensione e guarigione.
Un caloroso saluto.
Dott. Michele Basigli
Psicologo Clinico
Buongiorno,
Alcuni gesti che facciamo da bambini non hanno lo stesso significato sessualizzato che gli daremmo se li facesse un adulto. Detto questo, visto che il pensiero le causa un malessere significativo, mi sento di consigliarle di intraprendere un percorso di sostegno psicologico.
Dott. Marco Cenci
Alcuni gesti che facciamo da bambini non hanno lo stesso significato sessualizzato che gli daremmo se li facesse un adulto. Detto questo, visto che il pensiero le causa un malessere significativo, mi sento di consigliarle di intraprendere un percorso di sostegno psicologico.
Dott. Marco Cenci
Sicuramente nessuno potrà dirLe se quel che ricorda sia realmente accaduto o sia soltanto frutto della Sua immaginazione. Sia in un caso che nell'altro ciò che importa adesso è analizzare con maggiore lucidità e serenità la questione, al fine di metabolizzare quanto avvenuto o comprendere per quale ragione abbia costruito questo falso ricordo.
Essendo così spaventato, in questo momento l'aiuto di un esperto potrebbe fare al caso Suo. Sono a Sua disposizione per aiutarLa.
Essendo così spaventato, in questo momento l'aiuto di un esperto potrebbe fare al caso Suo. Sono a Sua disposizione per aiutarLa.
Gentile utente, a volte ciò che viviamo nel presente può derivare da esperienze passate e non necessariamente corrisponde alla realtà, ma questo non significa che non sia comunque estremamente invalidante o fonte di sofferenza. Il senso di colpa di cui lei parla sembra molto radicato, e penso che richieda un lavoro appropriato, forse faticoso sì.. ma che possa permetterle di trovare un sollievo da un vissuto per il quale lei non ha colpe, qualsiasi sia il livello di realtà del suo ricordo. I valori sono essenziali per la nostra vita, ma dobbiamo distinguere quando ci fungono da guida, permettendoci di vivere secondo ciò che riteniamo giusto, e quando iniziano a diventare regole rigide che ci stringono in una morsa e ci fanno rivalutare noi stessi anche in base ad esperienze del passato. Ricordi sempre chi è lei adesso, nel qui ed ora della sua esistenza, che merita di essere vissuta appieno in ogni suo momento, senza farsi schiacciare dal passato.
Le auguro davvero di trovare la sua serenità, e penso che un supporto possa davvero fare la differenza in momenti come questo.. Un caro saluto
Le auguro davvero di trovare la sua serenità, e penso che un supporto possa davvero fare la differenza in momenti come questo.. Un caro saluto
Buongiorno,
la ringrazio per aver condiviso con così tanto coraggio qualcosa che la sta turbando profondamente. Quello che descrive non è un’azione da giudicare, ma una ferita da ascoltare. È evidente che sta vivendo un dolore intenso, legato a un ricordo frammentato e confuso, ma ciò che emerge con forza è il peso del senso di colpa e della perdita di stima verso se stesso.
È importante ricordare che i bambini non hanno ancora una piena consapevolezza di ciò che fanno, e ciò che accade in quelle fasi della vita ha spesso più a che fare con la curiosità che con l’intenzionalità. Ma ancora più importante è capire che oggi, da adulto, ha bisogno di uno spazio sicuro in cui poter parlare di queste paure senza giudizio.
Un percorso di sostegno psicologico può aiutarla a dare un senso a questo turbamento, a riconoscere il valore della persona che è oggi, e a ricostruire fiducia e autostima.
Se lo desidera, posso accompagnarla in questo cammino, con rispetto e riservatezza.
Un caro saluto,
Dott.ssa Sonia Zangarini
Psicologa / Counselor
la ringrazio per aver condiviso con così tanto coraggio qualcosa che la sta turbando profondamente. Quello che descrive non è un’azione da giudicare, ma una ferita da ascoltare. È evidente che sta vivendo un dolore intenso, legato a un ricordo frammentato e confuso, ma ciò che emerge con forza è il peso del senso di colpa e della perdita di stima verso se stesso.
È importante ricordare che i bambini non hanno ancora una piena consapevolezza di ciò che fanno, e ciò che accade in quelle fasi della vita ha spesso più a che fare con la curiosità che con l’intenzionalità. Ma ancora più importante è capire che oggi, da adulto, ha bisogno di uno spazio sicuro in cui poter parlare di queste paure senza giudizio.
Un percorso di sostegno psicologico può aiutarla a dare un senso a questo turbamento, a riconoscere il valore della persona che è oggi, e a ricostruire fiducia e autostima.
Se lo desidera, posso accompagnarla in questo cammino, con rispetto e riservatezza.
Un caro saluto,
Dott.ssa Sonia Zangarini
Psicologa / Counselor
Gentile utente, la ringrazio per aver condiviso con così tanta sincerità un pensiero che chiaramente le sta creando grande sofferenza. È importante riconoscere il coraggio che ha avuto nell’esprimere qualcosa di così personale: non è facile affrontare sensi di colpa così intensi, soprattutto quando riguardano ricordi confusi e lontani dell’infanzia.
Da ciò che descrive, il ricordo in questione appare molto frammentato, incerto e appartenente a un periodo della vita — l’infanzia — in cui la curiosità verso il corpo, proprio e altrui, è un passaggio comune e privo della consapevolezza e delle intenzioni che caratterizzano l’età adulta. I bambini non possiedono ancora la maturità cognitiva, emotiva e morale per attribuire significati “sessuali” o “morali” a certi gesti: spesso si tratta di comportamenti esplorativi, legati alla curiosità naturale.
Il senso di colpa che oggi sente, invece, nasce da una mente adulta che giudica con categorie morali un episodio di quando era un bambino. Questo contrasto può generare una forte sofferenza e un senso di indegnità — ma non è indice di colpa reale: è piuttosto un segnale della sua sensibilità, del bisogno di chiarezza e forse di una tendenza all’autocritica molto severa.
Le consiglierei di parlarne con uno psicologo o: non per “giudicare” quanto accaduto, ma per aiutarla a comprendere da dove nasce questo senso di colpa, e soprattutto per alleggerirsi da un peso che oggi non ha più motivo di portare. Lavorare su questi pensieri in un contesto sicuro e accogliente può restituirle una visione più equilibrata di sé e della sua storia.
Non è definito da un singolo ricordo, né da un gesto dell’infanzia: la persona che è oggi, capace di interrogarsi, riflettere e provare empatia, testimonia un forte senso morale e un desiderio autentico di essere nel bene.
Sarei felice di accompagnarla in questo percorso.
Se dovesse avere dei dubbi, può contattarmi premeSarei felice di accompagnarla in questo percorso.
Se dovesse avere dei dubbi, può contattarmi premendo il tasto 'messaggio' sul mio profilo.
Resto a disposizione attraverso consulenze online.
Dott. Luca Rochdi
Da ciò che descrive, il ricordo in questione appare molto frammentato, incerto e appartenente a un periodo della vita — l’infanzia — in cui la curiosità verso il corpo, proprio e altrui, è un passaggio comune e privo della consapevolezza e delle intenzioni che caratterizzano l’età adulta. I bambini non possiedono ancora la maturità cognitiva, emotiva e morale per attribuire significati “sessuali” o “morali” a certi gesti: spesso si tratta di comportamenti esplorativi, legati alla curiosità naturale.
Il senso di colpa che oggi sente, invece, nasce da una mente adulta che giudica con categorie morali un episodio di quando era un bambino. Questo contrasto può generare una forte sofferenza e un senso di indegnità — ma non è indice di colpa reale: è piuttosto un segnale della sua sensibilità, del bisogno di chiarezza e forse di una tendenza all’autocritica molto severa.
Le consiglierei di parlarne con uno psicologo o: non per “giudicare” quanto accaduto, ma per aiutarla a comprendere da dove nasce questo senso di colpa, e soprattutto per alleggerirsi da un peso che oggi non ha più motivo di portare. Lavorare su questi pensieri in un contesto sicuro e accogliente può restituirle una visione più equilibrata di sé e della sua storia.
Non è definito da un singolo ricordo, né da un gesto dell’infanzia: la persona che è oggi, capace di interrogarsi, riflettere e provare empatia, testimonia un forte senso morale e un desiderio autentico di essere nel bene.
Sarei felice di accompagnarla in questo percorso.
Se dovesse avere dei dubbi, può contattarmi premeSarei felice di accompagnarla in questo percorso.
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