Buonasera, mi chiamo Giulio e vorrei un vostro parere/consiglio riguardo alla mia situazione. Si tr

8 risposte
Buonasera, mi chiamo Giulio e vorrei un vostro parere/consiglio riguardo alla mia situazione.
Si tratta di me e della mia collega di lavoro.
Parto subito col dire che abbiamo due stili di vita un po' diversi, però piano piano ci siamo avvicinati e abbiamo instaurato un buon rapporto tanto ché ci siamo avvicinati molto anche a livello fisico.
Una sera siamo usciti insieme, siamo stati per ben 5 ore fuori a parlare, senza usare il telefono, cosa per me importante, quindi devo dire che la serata è andata molto bene.
Non c'è stato nessun bacio ma molto contatto fisico... gambe intrecciate, mani che si accarezzavano, carezze sulle coscie e sulle gambe, lei aveva anche quella voce tenera che di solito fanno le ragazze quando sono prese.
Anche in questi giorni c'è stato altro contatto fisico, lei mi ha carezzato di nuovo le mani io il viso (guancia), qualche abbraccio.
Il problema è che lei dice di volere un ragazzo alto almeno 1.90, "sano" ecc... ed io purtroppo sono un po' più basso di lei.
Lei dice che siamo solo amici...
Vi chiedo, ma se per lei siamo solo questo perché avere tutto questo contatto fisico e quando lo riceve da parte mia non dice niente?
Perché quando siamo usciti siamo stati tutte quelle ore insieme?
Da amici va bene tutto questo contatto fisico?
Se non avessi un minimo di interesse personalmente non mi lascerei andare così.
Grazie
Dott.ssa Silvia Visentin
Psicologo, Psicologo clinico
San Donà di Piave
Buongiorno Giulio da quello che racconta si percepisce il suo interesse per questa persona ma al tempo stesso sembra non capire che cosa cerchi questa ragazza da lei. In queste situazioni, dato che lei si sente preso è importante che comunichi questo all’altra e che comunichi anche come interpreta queste carezze e questo continuo contatto fisico così da chiarire qualsiasi dubbio e capire l’intenzione dell’altra; capisco non sia facile esporsi e dire tutto ció ma è l’unico modo per poter rispondere ai suoi interrogativi. Le auguro una buona giornata

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Dott.ssa Elisa Fiora
Psicologo, Psicologo clinico
Busto Arsizio
Buongiorno,

i modi in cui scegliamo il/la partner sono in parte consapevoli e in parte non, può essere possibile che queste due parti siano in contrapposizione tra loro. Penso che la situazione andrebbe tuttavia approfondita, soprattutto se le causa preoccupazione eccessiva, con uno psicologo.
Cordialmente,
Dott.ssa Elisa Fiora
Dott. Luca Rochdi
Psicologo, Psicologo clinico
Milano
Gentile utente, le consiglio di restare sul momento presente e di non correre con il pensiero. In questo modo potrà godere di questi momenti.
Resto a disposizione se volesse approfondire.
Un cordiale saluto.
Dott. Luca Rochdi
Dott.ssa Ilaria Redivo
Psicologo, Psicologo clinico
Roma
Buonasera Giulio,
la ringrazio per aver raccontato la situazione con tanta attenzione ai dettagli: si percepisce quanto per lei questo legame sia diventato significativo e quanto oggi le generi confusione.

È comprensibile che i comportamenti che descrive – il contatto fisico, il tempo condiviso senza distrazioni, la qualità della conversazione, la vicinanza emotiva e corporea – possano essere letti come segnali di interesse. Per molte persone, infatti, quel tipo di contatto non rientra nella semplice amicizia. Il punto però è che non tutti attribuiscono lo stesso significato ai gesti, soprattutto quando si tratta di confini fisici ed emotivi.

Da ciò che racconta, sembra esserci una discrepanza tra i comportamenti di lei e le parole che usa quando definisce il rapporto (“siamo solo amici”). In questi casi è importante tenere presente una cosa:
in una relazione, ciò che guida non è tanto quello che l’altro fa, ma quello che dice di volere e di poter offrire.

È possibile che questa collega provi una forma di attrazione, di affinità o di piacere nella vicinanza con lei, senza però sentire il desiderio (o la disponibilità) di costruire qualcosa di più. Può anche darsi che le faccia piacere sentirsi corteggiata, vista, compresa, senza che questo si traduca in un’intenzione relazionale. Questo non significa che stia agendo con cattiveria, ma che forse non è del tutto consapevole – o chiara – dei messaggi che manda.

La domanda più importante, però, non è tanto “perché lei fa così?”, quanto:
come fa stare lei questa situazione?
Se il contatto e l’ambiguità la alimentano nella speranza e allo stesso tempo la fanno soffrire, allora è un segnale da ascoltare.

In casi come questo può essere utile, con calma e rispetto, riportare la conversazione su di lei: non per chiedere spiegazioni sui singoli gesti, ma per chiarire se ciò che state vivendo ha, per entrambi, lo stesso significato. Anche perché, lavorando insieme, rimanere in una zona grigia troppo a lungo rischia di diventare doloroso.

Non c’è nulla di sbagliato nel suo bisogno di chiarezza, né nel desiderio di essere visto come qualcosa di più di un amico. Allo stesso tempo, è importante proteggersi dal restare agganciati a segnali che non trovano una conferma esplicita.

Se sente che questa situazione la coinvolge emotivamente più di quanto riesca a gestire serenamente, parlarne con uno psicologo potrebbe aiutarla a capire come muoversi, come tutelarsi e come leggere meglio i suoi bisogni dentro le relazioni.

La ringrazio per la fiducia e le auguro di riuscire a fare chiarezza, prima di tutto per stare bene lei.
Un cordiale saluto, dott.ssa Ilaria Redivo
Dott.ssa Susanna Brandolini
Psicologo, Psicologo clinico
Treviso
Buonasera Giulio,
la ringrazio per aver condiviso una situazione così delicata e carica di emozioni.
Da ciò che descrive, tra lei e la sua collega si è creato un legame di forte vicinanza emotiva e fisica, che va ben oltre una semplice conoscenza superficiale. Cinque ore di dialogo profondo, senza distrazioni, unite a contatto fisico prolungato e reciproco (carezze, intreccio delle gambe, tono di voce affettuoso), sono segnali oggettivi di intimità, indipendentemente dall’etichetta che lei utilizza verbalmente (“siamo solo amici”).
È importante però distinguere due piani che spesso non coincidono:
- Il comportamento
- Le parole / le decisioni consapevoli
Il comportamento che descrive suggerisce un coinvolgimento emotivo e corporeo reale. Difficilmente una persona che non prova alcuna attrazione si lascia andare in modo così spontaneo e continuativo. Su questo il suo sentire è assolutamente comprensibile e legittimo.
Allo stesso tempo, quando lei afferma che vi vede solo come amici e sottolinea requisiti fisici molto specifici (altezza, “tipo di ragazzo”), sta probabilmente cercando di mettere un limite, forse più a sé stessa che a lei. Questo può accadere per vari motivi:
- paura di complicare il rapporto lavorativo
- conflitto tra ciò che sente e ciò che “pensa di dover volere”
-difficoltà ad assumersi la responsabilità emotiva di un coinvolgimento
- attrazione presente ma non sufficiente, o non allineata alle sue aspettative razionali
Rispondendo alla sua domanda in modo diretto:
no, per molte persone quello che descrive non rientra in una semplice amicizia. Tuttavia esistono persone che, pur vivendo una forte intimità fisica ed emotiva, non riescono o non vogliono trasformarla in una scelta affettiva chiara.
Il punto centrale, ora, non è tanto “cosa prova lei”, quanto come sta lei dentro questa ambiguità. Se questo rapporto la fa stare in sospeso, la confonde o la espone alla speranza che le cose cambino, allora è importante fermarsi e tutelarsi.
Un passo maturo e sano potrebbe essere:
- chiarire con calma cosa lei si aspetta da questo rapporto
- chiedersi se è disposto a restare in una relazione ambigua
- eventualmente porre dei confini sul contatto fisico, se per lei crea coinvolgimento
Non si tratta di forzare una risposta da parte sua, ma di dare valore ai suoi bisogni emotivi, che meritano rispetto tanto quanto i suoi.

Un saluto,
Dott.ssa Susanna Brandolini
Dr. Francesco Rossi
Psicologo, Psicologo clinico
Ozzano dell'Emilia
Salve, i limiti che ci diamo nel dare e ricevere contatto fisico e apertura a livello affettivo sono personali, pertanto, ci sono persone più abituate al contatto fisico e gli attribuiscono un certo tipo di valore e significato, altre che hanno un metro di misura e giudizio assai diverso.
Da quanto descrive, potrebbe essere questo il caso: entrambi date un significato ed un peso diverso a quel tipo di contatto fisico e lo riempite di aspettative diverse.
Saluti.
Dr. Francesco Rossi.
Dr. Massimiliano Siddi
Psicologo, Psicologo clinico, Terapeuta
Roma
Buonasera Giulio,
da ciò che descrive emerge una situazione emotivamente coinvolgente ma anche ambigua, che può comprensibilmente generare confusione. Il contatto fisico, il tempo condiviso e la qualità della relazione possono avere significati diversi per persone diverse: per alcuni rappresentano segnali di interesse, per altri modalità relazionali che non implicano necessariamente un coinvolgimento sentimentale.

È importante considerare che le parole e i comportamenti non sempre coincidono, ma ciò che conta davvero è come lei si sente in questa dinamica e quali sono i suoi bisogni. In questi casi, più che cercare interpretazioni “oggettive”, può essere utile interrogarsi su cosa desidera lei e valutare se questa relazione, così com’è, le fa stare bene oppure no.

Un confronto diretto, rispettoso e chiaro può aiutare a ridurre l’ambiguità e a tutelare il proprio equilibrio emotivo. Se sente che la situazione le provoca disagio o confusione persistente, parlarne con un professionista può essere uno spazio utile per fare chiarezza
Buonasera Giulio,
più che chiederci cosa prova lei, può essere utile fermarsi su cosa sta succedendo tra voi e cosa sta facendo lei, concretamente. I comportamenti che descrive (contatto fisico, tempo condiviso, intimità non verbale) sono oggettivi; allo stesso tempo, a livello verbale lei definisce il rapporto come “amicizia”. Questa discrepanza genera confusione, ed è comprensibile.

In questi casi il punto non è stabilire se “da amici si possa fare o no”, ma chiedersi:

A lei, così com’è ora, questa situazione fa stare bene o la mette in attesa e in dubbio?

Che tipo di relazione desidera lei, al di là dei segnali che cerca di interpretare?


Quando una relazione resta ambigua, il rischio è rimanere bloccati nel tentativo di decifrare l’altro, perdendo di vista i propri bisogni. Dal punto di vista strategico, più che accumulare prove pro o contro l’interesse di lei, può essere utile riportare chiarezza sul piano dei confini: capire che tipo di rapporto è sostenibile per lei e comportarsi di conseguenza.

Spesso non è spiegando meglio le cose che si esce dalla confusione, ma osservando cosa accade quando si cambia leggermente il proprio modo di stare nella relazione. È da lì che emergono le risposte più utili.
Saluti
Dott.ssa Melania Monaco

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