Salve, sono una studentessa fuoricorso. Dopo due anni e mezzo di blocco nello studio e negli esami,

26 risposte
Salve, sono una studentessa fuoricorso. Dopo due anni e mezzo di blocco nello studio e negli esami, a fine Settembre sono riuscita a sostenere e a superare un esame importante. Pensavo che questo evento mi avesse potuto dare la carica e la spinta per affrontare e finire i restanti ultimi due esami, anche corposi. Invece, ho avuto una sorta di regressione che non so spiegarmi, anche perché pensavo di essermi finalmente sbloccata. Nei mesi successivi all'esame fatto, ero sempre piuttosto giù e sfiduciata (anche questo non riesco a spiegarmelo bene, cioè, si, avevo il peso di altri 2 esami tosti e difficili, ma avevo fatto un enorme passo in avanti, perché non essere contenta?)
Da fine Dicembre ho iniziato a studiare uno dei 2 esami che mi mancano (quello più fattibile), studiavo controvoglia, con poca concentrazione e molta fatica, ma comunque lo facevo. In più ho iniziato la tesi, altro percorso non privo di difficoltà e momenti no. Per l'esame non mi sentivo mai pronta e non sono ancora riuscita a sostenerlo, nonostante ci abbia provato. Ho paura che questo schema possa ripetersi anche a settembre. Perchè invece di progredire sto regredendo?
Dott.ssa Giulia Virginia La Monica
Psicologo, Psicoterapeuta, Psicologo clinico
Trento
Buon pomeriggio,
le difficoltà con lo studio possono esservi per differenti motivazioni (es. timore di fallire, timore di riuscire, difficoltà di metodo, difficoltà di concentrazione, procrastinazione, tendenza perfezioniste ecc).
Le consiglio un confronto professionale per poter approfondire il tutto e poter trovare risposte più calzanti.
Un saluto

Risolvi i tuoi dubbi grazie alla consulenza online

Se hai bisogno del consiglio di uno specialista, prenota una consulenza online. Otterrai risposte senza muoverti da casa.

Mostra risultati Come funziona?
Dott.ssa Lucrezia Marletta
Psicologo, Psicologo clinico
San Pietro Clarenza
Salve, quando si parla di esami universitari e difficoltà nello studio, le motivazioni possono essere molteplici. L'università e l'approccio ad essa è lo specchio di ciò che succede dentro che si integra con ciò che succede fuori da noi. La regressione può essere quindi dovuta a tantissimi motivi come ad esempio la stanchezza, la bassa autostima, la scarsa motivazione o anche altro che però non si può sapere non conoscendo la sua storia. Lei ha la sua motivazione che non è mai uguale a quella di un'altra persona. Per qualsiasi cosa resto a disposizione, saluti. Dott.ssa Lucrezia Marletta Psicologa
Dott.ssa Claudia Carrara
Psicologo, Psicologo clinico
Roma
Salve, intanto grazie per aver condiviso una parte così importante del proprio vissuto. Quello che sta succedendo non è né strano né raro: dopo un blocco lungo, riuscire a superare un esame importante può essere vissuto come una liberazione, ma anche come qualcosa di emotivamente faticoso. A volte, dopo un risultato positivo, invece di sentirsi più motivati, si può provare stanchezza, vuoto o addirittura sfiducia. Succede perché il carico emotivo accumulato è stato grande, e non sempre basta un traguardo per sentirsi davvero “liberi”.
Il fatto di essersi rimessi in moto, anche se con fatica e controvoglia, è comunque un segnale positivo. Non si tratta di regressione, ma di un momento in cui forse serve fermarsi e chiedersi: cosa sta ancora pesando? Cosa spaventa davvero dell’andare avanti? La mente può avere bisogno di tempo per adattarsi a un cambiamento e per uscire del tutto da un meccanismo che si è consolidato nel tempo. Per questo, anche la paura che si ripeta lo stesso schema è comprensibile. Quando ci si sente bloccati, spesso si entra in un ciclo di aspettative, pressione e delusione. Ma è possibile interromperlo, soprattutto se si riesce a dare spazio e ascolto a quello che sta dietro le difficoltà: non solo l’organizzazione dello studio, ma anche l’aspetto emotivo. In questi casi, un supporto psicologico può aiutare a rimettere ordine dentro, a riconoscere le proprie risorse e a ritrovare fiducia, senza dover affrontare tutto da soli.

Resto a disposizione,
Un caro saluto!
Dott. Filippo Frigoli
Psicologo, Psicologo clinico
Milano
Ciao, grazie per aver raccontato la tua esperienza. È possibile che l'avvicinarsi alla conclusione di un percorso universitario porti con sè tante paure, insicurezze e blocchi, è un periodo di passaggio molto delicato ed importante. La carica emotiva è sicuramente molto intensa e non sempre è semplice da gestire. Vorrei rassicurarti dicendoti che è qualcosa di molto frequente e che succede a molte persone. Sei stata molto brava ad arrivare fino a questo punto e anche nel provare ad andare avanti nonostante le difficoltà incontrate sul tuo cammino. Se ne senti il bisogno potresti provare a rivolgerti ad un esperto per provare a capire meglio a cosa sia dovuto questo blocco e magari come poterlo gestire e affrontare al meglio. A volte anche solo una chiacchierata aiuta moltissimo. Ti auguro un grande in bocca al lupo per il tuo futuro!

Filippo Frigoli - Psicologo
Dott. Francesco Damiano Logiudice
Psicologo, Psicoterapeuta, Psicologo clinico
Roma
Salve, mi spiace molto per la situazione che descrive poichè comprendo il disagio che può sperimentare e quanto sia impattante sulla sua vita quotidiana. Ritengo fondamentale che lei possa richiedere un consulto psicologico al fine di esplorare la situazione con ulteriori dettagli, elaborare pensieri e vissuti emotivi connessi e trovare strategie utili per fronteggiare i momenti particolarmente problematici onde evitare che la situazione possa irrigidirsi ulteriormente.
Credo che un consulto con un terapeuta cognitivo comportamentale possa aiutarla ad identificare quei pensieri rigidi, disfunzionali e maladattivi che le impediscono il benessere desiderato mantenendo la sofferenza in atto e possa soprattutto aiutarla a parlare con se stessa utilizzando parole più costruttive.
Credo che anche un approccio EMDR possa esserle utile al fine di rielaborare il materiale traumatico connesso ad eventi del passato che possono aver contribuito alla genesi della sofferenza attuale.
Resto a disposizione, anche online.
Cordialmente, dott FDL
Dott.ssa Lucia Rizzo
Sessuologo, Psicologo, Psicologo clinico
Lizzano
Buongiorno,
intanto grazie per aver condiviso con sincerità la sua storia: quello che descrive è molto più comune di quanto si pensi, anche se spesso ci si sente soli a viverlo. Il "blocco" nello studio e la sensazione di regressione dopo un risultato importante possono avere radici più profonde di quanto sembri: a volte non è la mancanza di forza di volontà, ma una stanchezza emotiva, un calo di fiducia o perfino una forma di ansia da prestazione più sottile, che si manifesta proprio dopo un successo, quando ci si sente sotto pressione per "confermare" quel risultato.

In altre parole, il fatto di aver superato quell'esame importante potrebbe aver attivato più paure che motivazione: paura di non farcela di nuovo, di deludere sé stessa, di "dover dimostrare" che non è stato un caso. Tutto questo può generare un blocco non solo cognitivo, ma anche emotivo.

La domanda che si pone – “Perché invece di progredire sto regredendo?” – è importante, e forse richiede uno spazio di ascolto e comprensione più profondo rispetto a quanto possa dare da sola. In questi casi, un supporto psicologico o un percorso di coaching può aiutarla a distinguere le sue reali risorse da quelle "gabbie mentali" che rischiano di bloccarla.

Può essere utile lavorare su:

la gestione delle aspettative (proprie e altrui);

le emozioni legate alla paura di fallire;

un metodo di studio più sostenibile e meno “punitivo”.

Il blocco non è una sua colpa, ma un segnale. Se vuole, posso aiutarla a leggerlo meglio.

Un caro saluto. Dott.ssa Lucia Rizzo
Gentile utente,
le cause possono essere diverse, da un calo nella motivazione, la stanchezza o una diminuzione dell'attenzione dovuta al fatto che è arrivata quasi alla fine del suo percorso. La meta è così vicina ma questi esami sono diventati un ostacolo che le impediscono di procedere.
Non conoscono bene la sua situazione ma a volte può spaventare anche ciò che viene dopo, la scrittura della tesi e la la discussione della stessa.
Le direi di indagare bene cosa le impedisce di proseguire, per liberarsi da questo peso e procedere verso il suo obiettivo.

un saluto,
dott.ssa Chiara Roselletti
Dott.ssa Carolina Berardi
Psicologo, Psicologo clinico
Perugia
Grazie per aver condiviso la sua esperienza. Comprendo bene ciò che sta provando e quello che sta vivendo è assolutamente comprensibile dal punto di vista psicologico: dopo un lungo periodo di blocco, è normale che il raggiungimento di un obiettivo importante — come l’esame superato — generi aspettative intense. Ci si aspetta di sentirsi finalmente 'liberi' o 'motivati', e quando questo non accade può emergere un senso di frustrazione, delusione e pensieri negativi a cui seguono comportamenti specifici finalizzati all'ottenimento o evitamento di qualcosa.
Un percorso psicologico ad approccio cognitivo comportamentale la potrebbe aiutare a comprendere queste modalità e a lavorare più in profondità comprendendo i nessi causa-effetto che la portano a comportarsi in un determinato modo.
Comprendersi è il primo passo verso il cambiamento.
Resto a disposizione,
Dott.ssa Carolina
Grazie per aver condiviso la tua esperienza con così tanta chiarezza. Quello che descrivi è molto più comune di quanto si pensi e merita attenzione, ma anche comprensione e delicatezza.
Dopo un lungo periodo di blocco, sostenere un esame importante è un passo enorme, ma proprio questo tipo di traguardo può, paradossalmente, innescare una reazione di esaurimento emotivo o collasso della tensione: per mesi o anni hai retto sotto una pressione interna, e superare l’ostacolo può lasciare un senso di vuoto, smarrimento, o addirittura malinconia. Come se, una volta tolto il "nodo", emergessero stanchezza accumulata, aspettative deluse, fragilità che finora erano “congelate”.
Inoltre, può esserci un fenomeno di autosabotaggio inconsapevole: quando ci si avvicina troppo a un traguardo desiderato ma temuto, come finire gli studi e affrontare il “dopo”, possono emergere blocchi legati all’identità “Chi sarò dopo?”, al senso di valore personale, alla paura di fallire proprio alla fine o, al contrario, di riuscirci e non sentirsi all’altezza della nuova fase.
Non è una regressione vera e propria, ma una fase di transizione delicata in cui serve spazio per riconoscere anche le paure legate al cambiamento, non solo la voglia di finire.
Potrebbe esserti utile un breve percorso di sostegno psicologico per esplorare con più lucidità queste dinamiche interne e dare un senso nuovo alla tua motivazione. A volte basta poco per riaccendere il movimento interno, ma quel “poco” ha bisogno di essere ascoltato nel modo giusto.
Un caro saluto
Dr. Andrea Luca Bossi
Psicoterapeuta, Psicologo, Psicologo clinico
Arese
Signorina buongiorno. La risposta ad una domanda così specifica (ed allo stesso tempo molto ampia) potrebbe provenire da molteplici direzioni, le quali partono dalla molteplicità delle condizioni che lei non ha avuto modo di approfondire: quelle personali, familiari, ambientali, di provenienza o futuribili.... (queste ultime, ad esempio, possono sottendere un'interpretazione del futuro inteso come una minaccia, piuttosto che un'insinuante resistenza all'approdo dell'età adulta come il luogo delle grandi decisioni e responsabilità annesse - autonomia, autorealizzazione, progettazione....). Sono solo esempi, mi creda potrei elencarne moltissimi ma ognuno dovrebbe essere sottoposto alla verifica delle sue considerazioni e/o delle sue reazioni agli stimoli esterni. Si potrebbe persino tranquillamente considerare che le possa bastare un percorso di mental coaching, e non necessariamente un colloquio psicologico, per uscire da questo piccolo labirinto. Rimane il fatto che presentare la situazione in sé non è sufficiente a disegnare lo scenario delle cause da cui proviene, e tantomeno a dare delle indicazioni precise per frangere quella barriera invisibile che le si è creata di fronte. Una cosa mi sembra certa, tutte le energie ed il tempo che ha sacrificato per questo obiettivo giustificherebbero ogni sforzo, per portarlo a termine. La invito a provarle davvero tutte prima di rassegnarsi, e di farlo con tenacia e costanza. Le auguro ogni sforzo e fortuna necessari, buona giornata.
Dott. Amedeo Fonte
Psicologo, Psicologo clinico
Pescara
È come se, proprio nel momento in cui pensava di potersi finalmente alleggerire, qualcosa l’avesse riportata indietro, come una forza contraria che la sorprende nella sua intensità e che sembra non rispondere alla logica della motivazione o della razionalità. Mi viene da chiederle cosa rappresentasse per lei quell’esame superato, quale significato poteva avere andare avanti e soprattutto cosa può aver smosso dentro di sé il fatto di averlo passato. Talvolta, proprio un passo in avanti può aprire qualcosa di più profondo, come se quel movimento rompesse un equilibrio precedente e ci mettesse a confronto con una nuova posizione, magari più vicina a ciò che si desidera davvero, ma anche per questo più carica di tensione. Lei dice di non spiegarsi la tristezza e la fatica che sono seguite a quell’esame superato, eppure forse quella tristezza porta con sé un senso, anche se non subito evidente. Potrebbe domandarsi cosa ha significato per lei iniziare a vedere la fine del percorso, cosa ha evocato in lei la vicinanza con il traguardo, quali pensieri, paure o immagini si sono affacciate. Non sempre il movimento verso la conclusione di qualcosa porta leggerezza, a volte può anche aprire una vertigine, come se si affacciasse la domanda su cosa ci sarà dopo, o su cosa si lascia indietro. E quella fatica nello studio, il senso di non essere mai abbastanza pronta, può forse avere a che fare con un’idea molto esigente che ha di sé o del proprio modo di affrontare gli impegni. È come se qualcosa in lei non le permettesse di riconoscere pienamente ciò che ha già fatto, come se ogni passo fosse sempre accompagnato da un dubbio, da una messa in discussione. Può essere utile chiedersi se c’è un’immagine di sé, o magari anche un’idea ricevuta da altri, che le rende difficile concedersi davvero la soddisfazione, il piacere di riuscire, o anche semplicemente il diritto alla fatica senza colpa. Lei ha nominato la paura che tutto questo si ripresenti a settembre, come se si sentisse prigioniera di uno schema che si ripete. Forse è proprio in quella ripetizione che si può cogliere qualcosa che la riguarda più in profondità. Non si tratta di trovare subito una risposta, quanto di cominciare a dare ascolto a quella parte di sé che sembra opporsi al movimento, che prende il sopravvento nei momenti chiave. Chiedersi cosa vuole davvero, da dove nasce questa paura, cosa potrebbe significare fallire o riuscire, potrebbe aprire una via per non restare impigliata solo nella prestazione. Se sente che tutto questo la appesantisce e la confonde, pensare di parlarne in uno spazio dedicato, dove possa trovare ascolto e tempo per orientarsi con più chiarezza, potrebbe esserle utile. Ma è importante che questo desiderio, se c’è, venga da lei, perché solo allora potrà avere davvero un senso.
Dott.ssa Silvia Parisi
Psicoterapeuta, Psicologo, Sessuologo
Torino
Salve,
grazie per aver condiviso la sua esperienza con tanta sincerità e lucidità.

Quello che descrive è un vissuto molto comune tra chi affronta periodi prolungati di blocco nello studio. Superare un esame importante, soprattutto dopo tanto tempo, può rappresentare un momento di svolta, ma non sempre l’effetto positivo si mantiene nel tempo, e può succedere di vivere una sorta di "regressione" emotiva o motivazionale.

Questo accade perché il superamento di un ostacolo non elimina automaticamente le cause profonde che hanno generato il blocco iniziale. A volte, dietro la difficoltà nello studio o nella preparazione degli esami, si nascondono vissuti di ansia, perfezionismo, paura del fallimento o, al contrario, del successo e delle sue implicazioni. Dopo un risultato positivo, possono emergere nuove pressioni (“Ora devo farcela sempre”, “Non posso più permettermi errori”) che rendono difficile ripartire con leggerezza e continuità.

Inoltre, la fatica, lo sforzo mentale costante e la bassa motivazione che riferisce potrebbero essere segnali di un carico psicologico accumulato e non elaborato, magari associato anche a un calo dell'autostima o a una condizione di stress cronico. Il fatto che lei continui comunque a impegnarsi, nonostante tutto, dimostra determinazione e una forte volontà di ripresa, ma è anche importante ascoltare questi segnali interiori per comprendere cosa davvero la sta bloccando.

Per questo, sarebbe utile e consigliato rivolgersi ad uno specialista per approfondire le dinamiche sottostanti a questo vissuto, esplorare insieme le sue risorse, e trovare strategie concrete per affrontare con maggiore serenità il percorso di studio e i momenti di difficoltà.

Dottoressa Silvia Parisi
Psicologa Psicoterapeuta Sessuologa
Dott.ssa Paola Vitale
Psicologo, Psicologo clinico
Catania
Gentile utente
quello che descrive è un vissuto molto comune tra chi ha affrontato lunghi periodi di blocco: il superamento di un ostacolo importante non sempre porta a un miglioramento lineare. A volte, dopo un traguardo atteso, emergono emozioni latenti come ansia da prestazione, paura di non farcela ancora o timore del cambiamento. È possibile che il suo senso di regressione sia in realtà un segnale di quanto questo momento sia carico di significati profondi e aspettative.
Un percorso psicologico potrebbe aiutarla a comprendere meglio le dinamiche emotive che si sono attivate e a ritrovare fiducia e stabilità nel suo cammino.

Resto a disposizione.
Un caro saluto,
Dott.ssa Paola Vitale

Dott. Marco Lenzi
Psicologo, Psicologo clinico
Milano
Buongiorno,
La descrizione della sua situazione appare chiara.
Mi verrebbe da chiederle che cosa l'ha aiutata a sbloccarsi per sostenere l'esame completato a settembre. Risulta utile capire la ragione sottostante questo sblocco per capire come ritrovarla. Inoltre, le chiedo se ha altri segni di malessere oltre al sentirsi giù, sfiduciata e con fatica a concentrarsi. C'è qualcosa che sta impegnando le sue energie? Dalle sue parole sembra esserci un calo di motivazione; a cosa potrebbe essere legato? Vi è una paura di finire? Se finisse gli esami, cosa accadrebbe? Cosa comporterebbe nel suo futuro? Le faccio molte domande per inquadrare meglio la situazione. Resto a disposizione per ulteriori informazioni e domande nell'eventualità di un colloquio psicologico di approfondimento. Cordiali saluti
Dott.ssa Lorenza Celebre
Psicologo clinico, Psicologo
Trieste
Cara studentessa,
ti ringrazio per la condivisione del tuo vissuto. Quello che descrivi – l’aver superato un esame importante ma non aver sentito quella “spinta” che ti aspettavi – non è affatto raro, anche se può sembrare paradossale. Spesso dietro al blocco nello studio non c’è solo una difficoltà tecnica o di metodo, ma un carico emotivo, aspettative interiori e paure che si attivano proprio quando le cose iniziano ad andare meglio.
Può sembrare controintuitivo, ma raggiungere un obiettivo atteso da tanto tempo può sbloccare, sì, ma anche spaventare. Quando si supera una prova importante, è come se qualcosa dentro dicesse: “E adesso cosa succede? Sarò all’altezza anche dopo? Se ce l’ho fatta una volta, e poi fallisco, cosa vorrà dire di me?”
In questo senso, il successo può generare ansia. E se nella nostra storia personale ci sono vissuti legati all'autostima, al sentirsi "abbastanza", alla paura di deludere, questi possono riemergere fortemente proprio quando ci avviciniamo alla meta.
La fatica nello studio che descrivi sembra essere più emotiva che cognitiva. Non si tratta solo di “volontà”, ma di uno stato interno carico di autoesigenze, insicurezze e pressione. Anche il corpo e la mente, se sotto stress per molto tempo, rispondono rallentando, quasi in una forma di autodifesa.

Molto spesso chi vive queste dinamiche parla di “regressione”, ma in realtà è una forma di esaurimento emotivo legato a un lungo periodo di lotta interiore. Non stai tornando indietro, stai semplicemente mostrando che hai bisogno di recuperare fiducia e risorse emotive, prima ancora che didattiche.
Cosa puoi fare?
1. Riconosci che stai affrontando qualcosa di più grande del singolo esame. Non sei “fuoricorso” nel calendario accademico, ma sei probabilmente anche fuori sincronizzazione emotiva con il ritmo che ti eri immaginata. E questo può accadere a chiunque, soprattutto in contesti universitari carichi di aspettative.

2. Smetti di colpevolizzarti. non è facile. Ma la voce interna che giudica non è quella che ti aiuta a ripartire. Piuttosto, prova a chiederti: “Cosa sto cercando di dimostrare? Di cosa ho bisogno, davvero, in questo momento?”

3. Considera un percorso di supporto psicologico. Se senti che la difficoltà nello studio, la sfiducia e il senso di blocco diventano ricorrenti e influenzano la tua qualità di vita, un percorso psicologico può essere uno spazio protetto in cui ascoltarti, capire cosa ti tiene ferma e riscoprire le tue risorse. Non si tratta solo di “andare avanti con gli esami”, ma di farlo in modo che sia sostenibile per te, non solo per l’università.

Spero possa essere utile e se dovesse bisogno, rimango a disposizione.
Dott. Luca Vocino
Psicologo clinico, Psicologo
Trezzano Rosa
Buongiorno gentile Utente, quella che descrive è una dinamica molto più comune di quanto si pensi, e la sua lucidità nel raccontarla è già un elemento importante di consapevolezza. Dopo un lungo periodo di blocco, superare un esame significativo rappresenta un passo importante e concreto, ma non sempre questo tipo di conquista è sufficiente a innescare un cambiamento immediato o duraturo nella motivazione e nello stato emotivo. Può accadere, anzi, che proprio un successo faccia emergere un senso di vuoto o di smarrimento, come se l’organismo psichico avesse bisogno di riorganizzarsi attorno a un nuovo equilibrio, che però tarda ad arrivare.

Il senso di regressione che percepisce potrebbe non essere un vero tornare indietro, quanto piuttosto l’effetto di una fase di transizione. Ha affrontato qualcosa di molto impegnativo dopo due anni e mezzo di fermo, e questo comporta inevitabilmente un dispendio emotivo. A volte ci si aspetta che il cambiamento arrivi in maniera lineare, mentre invece procede a onde, con momenti di avanzamento seguiti da apparenti rallentamenti o stalli. È il modo con cui la psiche rielabora le esperienze, soprattutto quando queste coinvolgono aspetti profondi dell'identità personale, come spesso accade nei lunghi percorsi universitari.

La difficoltà a sentirsi contenta nonostante l’avanzamento potrebbe indicare che dietro alla performance accademica si muovono significati più ampi. A volte studiare, terminare un ciclo, affacciarsi alla tesi o all’esame finale, non sono soltanto atti tecnici ma richiamano vissuti legati al futuro, all'autonomia, al confronto con le aspettative proprie e altrui, al timore di non essere abbastanza. Spesso la fatica di portare a termine gli ultimi esami non ha a che fare con la preparazione in sé, ma con ciò che la fine di un percorso rappresenta simbolicamente.

Le suggerirei, se ne avesse la possibilità, di esplorare questi aspetti in un contesto sicuro, come un percorso psicologico, anche breve, orientato alla comprensione del suo funzionamento motivazionale ed emotivo. Quando uno schema si ripresenta (come teme possa accadere a settembre), il primo passo non è combatterlo ma cercare di comprenderlo: di solito ci protegge da qualcosa che ha senso, ma che da soli facciamo più fatica a nominare.

Se dovesse avere bisogno di ulteriori informazioni o di intraprendere un percorso mi trova a disposizione,
Dott. Luca Vocino
Dott.ssa Tania Zedda
Psicologo, Psicologo clinico
Quartu Sant'Elena
Ciao, grazie per aver condiviso quello che stai vivendo. Può capitare, dopo aver superato un esame importante, di aspettarsi una spinta che porti a chiudere tutto con slancio, e quando questo non accade si può rimanere confusi o demoralizzati.
A volte, dopo un grande sforzo, il corpo e la mente hanno bisogno di recuperare energie, anche se noi vorremmo “approfittare del momento”. Può anche darsi che, superato un ostacolo, emergano nuove paure legate al futuro o alla chiusura del percorso universitario, portando ansia e senso di blocco.
Il fatto che tu stia comunque continuando a studiare e abbia iniziato la tesi, anche se con fatica, è un segnale importante: stai andando avanti, anche se non al ritmo che vorresti. La scarsa concentrazione e la sensazione di non essere mai pronta possono essere collegate alla pressione che percepisci su questi ultimi esami e al timore di non farcela.
Non significa che questo schema si ripeterà per forza a settembre. Può essere utile rallentare un attimo e ascoltare cosa sta succedendo dentro di te, distinguere le paure reali da quelle che ti bloccano, e costruire un ritmo più sostenibile, che tenga conto non solo degli obiettivi, ma anche del tuo benessere in questo momento di passaggio.

Un passo alla volta, anche se piccolo, è comunque un passo avanti.
Dott.ssa Giulia Mauri
Psicologo, Psicoterapeuta, Psicologo clinico
Pisa
Buongiorno, mi dispiace molto per il disagio che sta provando. Gli elementi da lei forniti parlano di un aspetto specifico del suo quotidiano quindi difficile poterla indirizzare a pieno. Tuttavia, dal suo racconto, si comprende quanto lo studio e il superamento degli esami, nonché la conclusione del percorso, siano diventati centrali. Credo sia normale vivere dei momenti di ricaduta dopo una ripresa ma penso che dovrebbe iniziare a contestualizzare questo suo blocco in un quadro più ampio della sua vita; pertanto ritengo che potrebbe esserle utile ricercare nella sua storia personale questo tipo di dinamica così da affrontare le sue paure alle origini. Le suggerirei di intraprendere un percorso psicologico che potrebbe aiutarla ad avere una maggior consapevolezza rispetto alle sue paure così da poterle affrontare al meglio. Un caro saluto Dott.ssa Giulia Mauri
Buongiorno.
Il percorso universitario quasi mai è semplice e veloce, anzi, molto spesso è associato a grandi difficoltà, ansia, insoddisfazione.
La spinta motivazionale può essere trovata solo in noi e ciò che verrà è nelle nostre mani.
Le consiglio un approfondimento che la sostenga e tranquillizzi.
Buongiorno,
la ringrazio per aver condiviso la sua attuale situazione.
Riprendere la routine di studio dopo un periodo nel quale non ci si è allenati all'apprendimento può risultare faticoso e debilitante, facendola sentire come dice lei stanca e poco concentrata. La sua paura che questo schema potrebbe ripetersi anche nel prossimo periodo potrebbe essere esplorata insieme ad un professionista, col quale potrebbe lavorare su questi ed altri aspetti.
Cordiali saluti,
Dott.ssa Giada Martorelli
Dott.ssa Anna Bruti
Psicologo clinico, Psicologo, Psicoterapeuta
San Benedetto del Tronto
Gentile utente,
quello che descrive è un vissuto molto più comune di quanto si pensi, soprattutto nei percorsi lunghi e faticosi come quello universitario. A volte, dopo un grande sforzo e una conquista importante, anziché sentirci carichi, entriamo in una fase di calo emotivo. È come se il sistema mente-corpo, dopo aver tenuto duro a lungo, si trovasse senza più forze o senza una direzione chiara.

Il blocco che sta vivendo potrebbe non essere solo legato allo studio, ma racchiudere anche timori più profondi: paura del cambiamento, del “dopo”, del fallire di nuovo, o anche del riuscire e dover affrontare nuove responsabilità. Paradossalmente, progredire a volte fa più paura che restare fermi, perché ci mette di fronte a nuove scelte.

In questi casi, uno spazio terapeutico può aiutare a fare chiarezza, distinguere la stanchezza da eventuali autosabotaggi e ricostruire un rapporto più gentile con sé stessi. Se desidera approfondire questi aspetti, sono disponibile per un primo colloquio.
Un caro saluto,
Dott.ssa Anna Bruti – Psicologa
Dott. Andrea Boggero
Psicologo, Psicologo clinico
Genova
Leggere le sue parole fa emergere con chiarezza quanta fatica, quanta determinazione ma anche quanta frustrazione lei stia vivendo in questo percorso. È una situazione comune a molti studenti che si trovano a fare i conti con blocchi che, da fuori, sembrano incomprensibili, soprattutto quando si è già riusciti a compiere un passo importante come sostenere e superare un esame dopo tanto tempo. È naturale che lei si chieda perché, invece di sentirsi più leggera e motivata, abbia vissuto una sorta di ricaduta nello sconforto e nella difficoltà di concentrazione. Dal punto di vista cognitivo-comportamentale, è utile provare a guardare questo momento non come un semplice fallimento di motivazione, ma come un segnale di come funziona la nostra mente quando ci troviamo di fronte a situazioni complesse, cariche di aspettative e paure. Superare un esame importante è stato certamente un traguardo, ma può aver fatto emergere anche pensieri ed emozioni che prima restavano sotto traccia. In altre parole, quando si sblocca un ostacolo concreto, come l’esame, spesso la mente si trova di nuovo di fronte alla parte più profonda della difficoltà: la paura di non farcela fino in fondo, il timore di non essere mai abbastanza preparata, la pressione di dover dimostrare a se stessa e agli altri di valere. A volte è come se, arrivati a metà di una salita difficile, si iniziasse a vedere la vetta e questo, invece di alleggerire, mette addosso ancora più ansia. Può darsi che dentro di lei convivano parti diverse: una parte determinata che vuole andare avanti e finire, e un’altra parte che si sente insicura, teme di fallire o di non essere in grado di reggere l’impegno fino in fondo. Questo contrasto interno consuma energie e spiega perché studiare diventa così faticoso, perché la concentrazione vacilla e perché, nonostante la volontà, ci si ritrova a rimandare. Spesso non è mancanza di disciplina, ma un meccanismo di protezione: procrastinare, rallentare, rimandare sono modi in cui la mente cerca di tenerla lontana dall’ansia di un possibile insuccesso. Paradossalmente, non è pigrizia ma paura. A questo si aggiunge un altro fattore molto comune: quando si studia con un forte senso di dovere, senza alcuno spazio di piacere o gratificazione, ogni pagina diventa un peso. Lei stessa descrive bene come studia “controvoglia”, con sforzo. È come se la motivazione fosse legata solo alla paura di rimanere ferma, ma non alimentata da un senso di realizzazione passo dopo passo. Questo porta a sentire che ogni traguardo, invece di dare carica, diventa un nuovo ostacolo. Da un punto di vista pratico, potrebbe aiutarla lavorare su due livelli. Da un lato, accettare che questa fase non definisce chi è, ma racconta solo quanto sia stanca di portare da sola un carico di aspettative. Dall’altro, iniziare a spezzare il lavoro in obiettivi più piccoli, concreti e misurabili, che le diano la possibilità di sperimentare un senso di successo quotidiano, anche minimo. Ogni giorno uno spazio di studio chiaro, un numero di pagine definito, un compito preciso per la tesi. Non serve puntare subito a essere perfetta, ma a fare bene quel poco che è alla sua portata, giorno per giorno. È importante anche allenarsi a riconoscere i pensieri che alimentano lo sconforto. Frasi come “non sarò mai pronta” o “non riuscirò mai a finirlo” non sono la realtà, ma interpretazioni ansiose che la mente propone quando si sente sotto pressione. Imparare a mettere in discussione questi pensieri, magari annotandoli e rispondendo in modo più realistico, può aiutarla a ridurre l’impatto dell’ansia sulla concentrazione. Infine, se sente che da sola non riesce a sbloccare questo schema, valutare un supporto psicologico regolare può davvero fare la differenza. Lavorare su questi meccanismi con un professionista significa dare voce a quella parte di sé che continua a pretendere di farcela senza mai concedersi un sostegno. Il fatto che lei sia qui a raccontare tutto questo mostra una forza che non deve ignorare: non si arrenda all’idea che questa difficoltà sia una condanna. È una fase, può cambiare, e con un approccio graduale e realistico può tornare a sentirsi padrona del suo percorso. Resto a disposizione. Dott. Andrea Boggero
Dott.ssa Letizia Turchetto
Psicologo, Psicologo clinico
Ponte di Piave
Buona sera gentile Utente e grazie per questo momento condiviso qui.
Inizio con il dirle che è davvero importante accogliere il suo sentire, in quanto anch'esso, per quanto possa apparire faticoso, veicola un significato.
I suoi successi, per cui si è spesa e ha dedicato tempo ed energie sono arrivati e le tappe sono state raggiunte e quasi concluse. Tuttavia il raggiungimento di un obiettivo a volte non compensa le cause per cui raggiungerlo è divenuto così esoso per noi.
Al di sotto della difficoltà di cui parla, possono esserci delle ragioni, che, per qualche motivo del tutto soggettivo, faticano ad essere accolte e integrate.
Potrebbe trattarsi di timore del cambiamento che la conclusione del suo percorso universitario necessariamente comporterà. Potrebbe trattarsi dei postumi di un periodo molto richiestivo per lei, in cui gli sforzi e l'energia cognitiva necessaria si sono fatte sentire.
Ma le cause alla base del suo vissuto potrebbero essere molte altre e non queste. Questo perchè per poter scendere nel concreto e definire con chiarezza cosa smuove il tutto, è necessario beneficiare di un quadro esaustivo di informazioni relative al suo profilo.
Potrebbe esserle d'aiuto pensare di ricavarsi uno spazio per sè, in cui portare e depositare le proprie riflessioni liberamente, rivolgendosi ad un professionista che saprà ascoltarla e con cui avrà modo di approfondire le parole e le emozioni che porta.
Resto a disposizione. Un caro saluto, Dott.ssa Letizia Turchetto





Dott. Diego Ferrara
Psicologo, Psicoterapeuta, Psicologo clinico
Quarto
Buongiorno,
la problematica da cui è accompagnata potrebbe meglio essere affrontata in un percorso psicologico. L.' aiuto di un professionista le darebbe la possibilità di esplorare il significato di questo suo blocco e di trovare le risposte che cerca.
Cordiali saluti
Dott. Diego Ferrara
Gentile studentessa,
la fine del periodo di studi è un momento di passaggio molto delicato. Mi chiedo quale valore e significato assuma per lei questa delicata fase del ciclo di vita. La fine di un percorso scolastico può rappresentare un motivo di soddisfazione per il raggiungimento di un traguardo, ma allo stesso tempo coincide con una nuova fase dell’esistenza. Il cambiamento di abitudini prospettato dalla fine di un corso di laurea può portare con sé insicurezze e dubbi dovute ai nuovi bilanci, alle incerte prospettive future e all’assunzione di ruoli diversi. Nella sua lettera parla di un periodo precedente durato due anni e mezzo in cui si è bloccata sia nello studio che negli esami, ma non accenna alle possibili situazioni concomitanti che possono aver influito su quanto le è accaduto. Aggiunge anche che non si è mai sentita pronta per l’esame che non è riuscita a sostenere. E se superare questi ultimi esami volesse dire uscire da una zona di confort, accettando nuove sfide ed incertezze? Se il procrastinare significasse tenere lontano il confronto con la paura di non essere all’altezza o l’aspettativa di fallire. Naturalmente le mie sono solo delle ipotesi perché non conosco la sua storia e solo lei sa quali motivazioni potrebbero esserci dietro al suo blocco. Se lo vorrà, sono disponibile ad approfondire queste ed altre tematiche in un percorso psicologico, per accogliere le nuove sfide ed opportunità sorte in questo periodo di transizione.
Un caro saluto. Dott.ssa Laura Soldati
Dott.ssa Valeria Randisi
Psicologo, Psicoterapeuta, Psicologo clinico
Casalecchio di Reno
Buonasera, la risposta è dentro di lei ma da sola è difficile trovarla. In un percorso di conoscenza di sé potrebbe esplorare cosa significherebbe ottenere la laurea e l'impatto che avrebbe nella sua vita futura; oppure indagare in maniera più ampia cosa è successo intorno a lei nell'ultimo periodo. Sono solo due temi, dei tanti, che potrebbero stimolare una riflessione più ampia e mettere in connessione dettagli, esperienze, emozioni e credenze che possono aver creato questo rallentamento. In ogni caso, alla fine di un percorso si è anche umanamente più stanchi e bisogna tenerne conto.
Cordiali saluti
Dott.ssa Valeria Randisi

Stai ancora cercando una risposta? Poni un'altra domanda

  • La tua domanda sarà pubblicata in modo anonimo.
  • Poni una domanda chiara, di argomento sanitario e sii conciso/a.
  • La domanda sarà rivolta a tutti gli specialisti presenti su questo sito, non a un dottore in particolare.
  • Questo servizio non sostituisce le cure mediche professionali fornite durante una visita specialistica. Se hai un problema o un'urgenza, recati dal tuo medico curante o in un Pronto Soccorso.
  • Non sono ammesse domande relative a casi dettagliati, richieste di una seconda opinione o suggerimenti in merito all'assunzione di farmaci e al loro dosaggio
  • Per ragioni mediche, non verranno pubblicate informazioni su quantità o dosi consigliate di medicinali.

Il testo è troppo corto. Deve contenere almeno __LIMIT__ caratteri.


Scegli il tipo di specialista a cui rivolgerti
Lo utilizzeremo per avvertirti della risposta. Non sarà pubblicato online.
Tutti i contenuti pubblicati su MioDottore.it, specialmente domande e risposte, sono di carattere informativo e in nessun caso devono essere considerati un sostituto di una visita specialistica.