Salve sono una ragazza di 26 anni, in questo periodo mia nonna sta male, mia madre vuole tornare a v

29 risposte
Salve sono una ragazza di 26 anni, in questo periodo mia nonna sta male, mia madre vuole tornare a vivere con sua madre per non lasciarla sola. Lei stessa vuole tornare nella sua casa di origine perché si sente meglio.
Premetto che io sono fidanzata da quasi 7 anni, con il mio compagno vogliamo andare a vivere appena ho la possibilità di avere una delle case di proprietà libere.
Però mi viene l'angoscia al pensiero di avere nelle ultime notti mia madre a casa di sua madre, vorrei potermi godere ancora mia madre. Ho il desiderio di potermi ancora godere la compagnia di mia madre sotto lo stesso tetto anche se al contempo vorrei andare a convivere.
Ultimamente mi viene da piangere e la tristezza al pensiero di avere mia madre in un'altra casa. La casa in sé da dove stiamo a quella di mia nonna è lontana circa 300 metri a piedi.
Non so come risolvere questa situazione.
Ho provato a parlare con mia madre e dirle che non mi sento pronta di stare lontano da lei, anche se capisco che è una necessità di un parente malato.
Vorrei avere dei pareri e dei consigli su come fare.
Dott.ssa Silvia Parisi
Psicoterapeuta, Psicologo, Sessuologo
Torino
Salve, quello che sta vivendo è un sentimento molto comprensibile e naturale. La prospettiva di una separazione, anche se solo fisica e per una distanza relativamente breve, può scatenare emozioni intense come tristezza, angoscia e senso di perdita. È normale voler mantenere un legame stretto con una persona cara, soprattutto in momenti delicati come la malattia di un familiare e i cambiamenti che ne derivano.

È importante riconoscere e accogliere queste emozioni senza giudicarle, concedendosi il tempo per elaborarle. Potrebbe essere utile cercare di trovare un equilibrio tra il desiderio di stare vicino a tua madre e la naturale necessità di costruire la tua vita autonoma, con il tuo compagno. Considera che la distanza fisica non cancella il legame affettivo e che potreste trovare modi per mantenere la vicinanza emotiva anche con la nuova situazione.

Infine, parlare apertamente con tua madre è un passo importante, e potresti continuare a condividere con lei i tuoi sentimenti, cercando insieme soluzioni che vi facciano stare bene entrambe.

Per affrontare al meglio questa situazione e approfondire come gestire le tue emozioni, sarebbe utile e consigliato rivolgersi a uno specialista che possa supportarti in questo momento delicato.

Dottoressa Silvia Parisi
Psicologa Psicoterapeuta Sessuologa

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Dott.ssa Valeria Carolina Paradiso
Psicologo, Sessuologo, Psicologo clinico
Bollate
Buonasera cara,
Capisco perfettamente il tuo stato d'animo e la confusione che stai vivendo.
Essere divisi tra il desiderio di stare con la propria famiglia e il bisogno di costruire la propria indipendenza non è facile, soprattutto quando le situazioni di vita, come la malattia di una nonna, ci mettono alla prova. La tua angoscia è naturale, ed è normale sentirsi un po' sopraffatta da tutto ciò che sta accadendo.
Quello che posso consigliarti, in primo luogo, è di continuare a dialogare con tua madre, cercando di farle capire quanto sia importante per te passare ancora del tempo con lei. Può sembrare che la situazione stia cambiando rapidamente e che stai perdendo qualcosa che è stato importante per te, ma anche il tuo desiderio di stare con lei è legittimo. Potresti provare a trovare dei compromessi: ad esempio, chiedere a tua madre se può cercare di stare un po' con te in alcuni giorni della settimana, pur continuando ad essere presente per tua nonna. In questo modo, potresti sentirti meno lontana da lei.
Cerca anche di prenderti del tempo per riflettere sulla tua vita futura. So che stai progettando di andare a convivere con il tuo compagno, e questo è un passo importante. Ma può essere utile ricordare che la tua vita non cambia solo perché cambia l'ambiente in cui vivi; puoi sempre mantenere un forte legame affettivo con tua madre, anche se fisicamente vivrete in case diverse.
Inoltre, avere 300 metri di distanza tra la tua casa e quella di tua nonna non è una distanza così grande, quindi potresti comunque riuscire a mantenere una routine di visite, e magari trovare momenti speciali solo per te e tua mamma, per sentirvi ancora vicine.
Ricorda che non devi scegliere tra essere vicina a tua madre e fare un passo verso la tua vita con il tuo compagno. Entrambe le cose possono coesistere, con un po' di pazienza e comprensione reciproca. E soprattutto, dai valore a questo periodo di transizione, perché ti aiuterà a capire cosa davvero vuoi e come gestire il cambiamento con serenità.
In bocca al lupo!

Dott.ssa Olga Guardiani
Psicologo, Psicoterapeuta, Psicologo clinico
Roseto degli Abruzzi
Gentile Utente, credo che parlarne con uno psicologo possa aiutarla ad affrontare questo delicato momento di crescita. È un passaggio significativo nella vita di ogni figlio procedere nella propria direzione e come tale ognuno la vive a proprio modo. La mamma sembra averlo anticipato scegliendo lei per entrambe, anche se “costretta”. Parlarne potrebbe aiutarla ad affrontare piccole ansie o paure legate all’idea di questo cambiamento.
Un piccolo percorso potrebbe aiutarla a viverlo serenamente.
Cordiali Saluti
Dott. Giuseppe Mirabella
Psicologo, Psicologo clinico
Modica
Gentile Signora,
comprendo il suo stato d’animo: il legame con la propria madre può essere molto profondo, e l’idea di un cambiamento nella quotidianità familiare può suscitare tristezza, timore e senso di vuoto. È assolutamente legittimo sentire il bisogno di continuare a vivere la vicinanza affettiva con lei, specialmente in un momento delicato come quello che sta vivendo la sua famiglia.
Allo stesso tempo, è importante considerare che a 26 anni si trova in una fase della vita in cui è naturale — e auspicabile — iniziare a costruire una maggiore autonomia personale ed emotiva. L’autonomia non implica una rottura o un distacco affettivo, ma piuttosto la capacità di mantenere relazioni significative in una forma diversa, più adulta, più consapevole e più libera.
La decisione di sua madre di prendersi cura della propria madre anziana è comprensibile e rivela, tra le altre cose, il senso di responsabilità e di reciprocità che spesso caratterizza i legami familiari profondi. A lei, ora, si presenta un’opportunità preziosa: quella di iniziare a prendere maggiore confidenza con la propria indipendenza, anche nella gestione delle emozioni più difficili.
Vivere a breve distanza da sua madre (come lei stessa riferisce, circa 300 metri) non significa necessariamente "perderla", ma piuttosto abituarsi a un nuovo modo di vivere il legame, meno basato sulla presenza costante e più sulla qualità dell’incontro. La vicinanza affettiva può persistere — e spesso rafforzarsi — anche quando cambia la forma della quotidianità.
Le suggerirei di porsi alcune domande utili alla riflessione personale:
"In che modo posso coltivare la relazione con mia madre in modo adulto, accettando che le sue priorità siano momentaneamente diverse?"
"Che cosa rappresenta, per me, questo distacco e perché mi risulta così difficile accettarlo?"
Sono domande complesse, ma fondamentali per comprendere meglio se stessa e per affrontare il passaggio verso una vita più autonoma, magari anche in vista della convivenza con il suo compagno.
Se ritiene che queste emozioni siano particolarmente difficili da gestire da sola, potrebbe essere utile intraprendere un percorso psicologico che le permetta di esplorarle con maggiore profondità.

Le auguro di trovare un equilibrio tra il bisogno di vicinanza e il desiderio legittimo di crescere e costruire una sua identità adulta.
Dr. Giuseppe Mirabella
Dott.ssa Giulia Piscione
Psicologo, Psicologo clinico, Psicoterapeuta
Palermo
Salve, da quanto descrive direi che sta affrontando dei momenti significativi all'interno della sua famiglia ed è normale che ciò le stia inducendo un vissuto di paure e sconforto. Noi tutti ci ritroviamo, nell'arco della nostra vita, a dover fare i conti con diverse fasi di sviluppo che portano con sè criticità e frustrazione ( e anche un po' di tristezza). Il suo sistema familiare si sta trasformando su due diversi fronti: tua madre vorrebbe tornare nella sua casa di origine per prendersi cura della madre malata a cui, sicuramente, si sente molto legata e con cui vorrebbe poter trascorrere più tempo possibile dati i problemi di salute. Ciò porta inevitabilmente nuove emozioni in te e in chiunque sia coinvolto in questo cambiamento. Dall'altro fronte vi è la tua ambivalenza nel volerti svincolare dalla famiglia di origine per poter creare un tuo nuovo assetto familiare, evolve da "figlia" ad "adulto" e allo stesso tempo la paura dell'ignoto. La paura di lasciare ciò che sino ad oggi è stata la tua quotidianità: i tuoi affetti, le tue abitudini, i tuoi cari. Spesso facciamo l'errore di associazione la vicinanza fisica a quella affettiva ma il vostro legame non cambierà stando in due case diverse ma bensì troverà un nuovo modo di esistere e di rinforzarsi. Cambierà insieme a voi. Ogni passaggio evolutivo porta con sè grandi emozioni ma anche grande soddisfazione una volta raggiunto il traguardo successivo. Devi trovare il tuo equilibrio dentro queste nuove dinamiche, sono certa ci riuscirai. Rimango a disposizione per ulteriori informazioni o l'inizio di un percorso insieme.
Dott.ssa Stefania Neri
Psicoterapeuta, Psicologo
Roma
La sua situazione riflette un momento di transizione emotivamente complesso, in cui si intrecciano legami familiari, bisogni affettivi e il naturale percorso verso l'autonomia. Mi colpisce la lucidità con cui descrive il conflitto interiore: da un lato, la comprensione razionale della necessità di sua madre di assistere sua nonna; dall'altro, il dolore emotivo legato al cambiamento.

la sua angoscia sembra alimentata da due fattori principali:

La paura della separazione: Pur sapendo che sua madre sarà fisicamente vicina (300 metri sono una distanza simbolica, ma non affettiva), teme che questo passaggio segni una perdita irreversibile della quotidianità condivisa.

Il senso di colpa: Potrebbe sentirsi in "debito" verso sua madre ("godermela finché c'è") o in colpa per il desiderio di andare avanti con la sua relazione.

2. Strategie di elaborazione
Dare un nome alle emozioni: Provi a chiedersi: "Cosa temo esattamente? Che mia madre mi 'mancherà' troppo? Che la nostra relazione cambierà? O che io stessa non sarò all'altezza dell'indipendenza?". Scrivere questi pensieri può ridurre la loro carica ansiogena.

Ristrutturare il significato della distanza: Invece di vederla come un "addio", potrebbe interpretarla come un'evoluzione del legame. Lei e sua madre potranno scegliersi consapevolmente, non per abitudine ma per affetto.

3. Proposte pratiche
Piani condivisi: Concordi con sua madre dei momenti fissi (es. una cena settimanale, una telefonata serale), creando rituali che rassicurino entrambe.

Esplorare il suo ruolo di figlia adulta: Spesso, la paura del distacco nasconde un timore più profondo: "Chi sarò io senza di lei?". Rifletta su come questo cambiamento possa aiutarla a crescere, senza sminuire il loro legame.

4. Un invito alla gentilezza
Si conceda il diritto di provare tristezza. Piangere non è segno di immaturità, ma di amore. Al tempo stesso, ricordi che la vicinanza emotiva non dipende dalla condivisione dello stesso tetto. Molte figlie scoprono, dopo un iniziale struggimento, che la relazione con la madre si arricchisce di nuove sfumature quando entrambe hanno spazi propri.

Se il disagio persiste, valuti l'idea di un sostegno psicologico per elaborare questa transizione.

Domanda di approfondimento:
"Se dovesse descrivere con una metafora il suo rapporto con sua madre in questo momento, quale sarebbe? (Es. un nido, una corda che si allenta ma non si spezza, una pianta che ha bisogno di essere trapiantata?)"

La invito a riflettere su questa immagine: potrebbe rivelarle aspetti inaspettati del suo bisogno di vicinanza.

Dott.ssa Laura Celestini
Psicologo, Psicologo clinico, Neuropsicologo
Roma
Buonasera, comprendo il turbamento e l’ambivalenza che sta vivendo: si trova in un momento di transizione importante nella sua vita, tra il desiderio di autonomia, e quindi di un maggiore investimento nella relazione sentimentale, e il bisogno di mantenere un legame affettivo profondo con sua madre. È naturale provare tristezza di fronte a un cambiamento che comporta una forma di separazione. La invito a restare in ascolto di queste emozioni e pensieri, senza giudicarli, riflettendo sul fatto che la vicinanza affettiva non dipende esclusivamente dalla condivisione dello spazio fisico. Questo momento può rappresentare anche un’occasione per esplorare nuovi modi di stare in relazione con sua madre, che pur essendo diversi, non saranno necessariamente meno ricchi o significativi.
Salve!
Traspare dalle sue righe una situazione di cambiamento molto importante, due figlie che hanno il desiderio di rimanere vicine alle proprie madri. Purtroppo, non mi è possibile dirle cosa sia giusto e cosa sia sbagliato, perché non è compito di nessuno, se non voi, capire cosa possa fare bene alla vostra famiglia allargata. Sicuramente, può essere positivo comunicare i rispettivi bisogni e trovare la soluzione migliore, considerando la malattia di sua nonna e il suo desiderio di conservare il nido per un altro pò di tempo.
Le auguro il meglio
Dott. Luca Fiorona
Psicologo, Psicologo clinico
Bergamo
Buonasera, mi spiace per la situazione che sta attraversando e comprendo le sensazioni contrastanti che prova. Vorrei invitarla a riflettere riguardo il ruolo che sua madre ha nella sua vita, nella quotidianità, se è un punto di riferimento, se sì, per quali aspetti? Cosa perderebbe con il suo allontanamento?
Con questa consapevolezza potrebbe provare ad avere un ulteriore confronto con sua madre spiegandole il perché è così importante per lei e cercare una mediazione. Qualora desiderasse approfondire queste riflessioni all'interno di un percorso psicologico, rimango a disposizione. Una caro saluto, Dott. Luca Fiorona
Dott.ssa Linda Fusco
Psicologo, Psicologo clinico
Napoli
Buonasera,
avere qualche resistenza nel lasciare la propria abitazione e la convivenza con la propria madre è un aspetto abbastanza canonico nel proprio percorso di crescita e nel processo di separazione/individuazione.
A mio avviso andrebbe approfondito ciò che significa per lei la separazione da sua madre, ognuno di noi ha un vissuto specifico che porta a dinamiche relazionali assolutamente personali.
Resto a disposizione,
Dott.ssa Linda Fusco
Dott. Andrea Boggero
Psicologo, Psicologo clinico
Genova
Salve, la ringrazio per aver condiviso con tanta autenticità e delicatezza i suoi pensieri e le sue emozioni. È evidente che sta vivendo un momento molto intenso e complesso, nel quale convivono più bisogni, più desideri e anche molte paure, che stanno generando una forte sofferenza. Ed è assolutamente comprensibile che si senta così. Dal punto di vista cognitivo-comportamentale, una prima osservazione importante riguarda proprio la natura dei pensieri e delle emozioni che lei sta vivendo. Sta affrontando una fase di transizione significativa nella sua vita: da un lato il desiderio di costruire una nuova autonomia affettiva con il suo compagno, e dall’altro la difficoltà a lasciar andare una parte della quotidianità familiare che è stata per lei fonte di sicurezza e calore. Quando questi due movimenti emotivi, entrambi profondamente legittimi, si incontrano, è naturale che emerga un senso di conflitto interno, accompagnato da tristezza, angoscia e una certa confusione su cosa sia giusto fare. Non è sbagliato desiderare ancora la presenza di sua madre in casa. Le emozioni che sta vivendo ci dicono che lei ha un legame affettivo forte, autentico, e che per lei la famiglia rappresenta un valore profondo. Allo stesso tempo, però, è altrettanto importante riconoscere che non si tratta di un "lasciare per sempre", né di un abbandono. La distanza fisica di 300 metri, anche se può sembrare piccola sul piano razionale, ha assunto per lei in questo momento un valore simbolico molto più grande. Sta segnando un cambiamento, una trasformazione nel tipo di relazione che ha con sua madre. E questo cambiamento, come tutti i passaggi della vita, richiede un tempo emotivo per essere elaborato. Un approccio cognitivo-comportamentale potrebbe aiutarla a esplorare questi pensieri più nel dettaglio, identificando quelli che amplificano la sofferenza (come per esempio pensieri catastrofici, del tipo "non la vedrò più come prima" o "non sarà più tutto come era prima") e lavorando sulla loro riformulazione. Non si tratta di negare le emozioni o di sforzarsi di pensare in modo positivo a tutti i costi, ma piuttosto di riconoscere che le emozioni sono influenzate dai significati che diamo agli eventi. Cambiando quei significati, possiamo spesso ridurre il peso dell’angoscia e trovare modi più funzionali per affrontare la situazione. Inoltre, può essere utile trovare delle strategie pratiche per mantenere viva la vicinanza emotiva con sua madre, anche in un contesto diverso. La qualità del legame non si misura solo dal condividere lo stesso tetto, ma anche dalla possibilità di vivere momenti significativi insieme, di sentirsi reciprocamente presenti, anche se con nuove modalità. Potreste pensare a dei rituali, delle abitudini nuove da costruire insieme, anche semplici: un tè serale, una passeggiata settimanale, una telefonata fissa ogni giorno. Spesso il dolore nasce anche dalla sensazione di perdere il controllo, mentre trovare piccoli modi per agire in direzione dei propri bisogni può restituire un senso di efficacia e calma. Infine, le suggerisco di essere gentile con sé stessa. Le emozioni che sta vivendo sono una reazione naturale a un cambiamento importante, non sono un segno di debolezza. Darsi il permesso di sentire, di piangere, di non avere subito una risposta chiara, fa parte del processo di maturazione emotiva. Si prenda cura di sé in questo passaggio, magari continuando a parlarne con una figura professionale che possa aiutarla a mettere ordine e a rafforzare quelle risorse interiori che, da ciò che scrive, sono già presenti e molto solide. Resto a disposizione. Dott. Andrea Boggero
Dott.ssa Greta Tuci
Psicologo, Neuropsicologo, Terapeuta
Brescia
Salve,

Direi che le tue paure hanno una radice un po' vecchia, cerca di trattare le sue paure in maniera giusta da essere in grado di iniziare un percorso con il suo compagno e di poter vivere la vita da adulta con tua madre.
Si percepisce la difficoltà del momento che sta vivendo. È una situazione con emozioni contrastanti, ed è normale provare confusione di fronte a un cambiamento così delicato.
Come prima cosa ritengo sia importante riconoscere e accettare le sue emozioni. Sembrano esserci due direzioni che sono da un lato quella dell’autonomia (la convivenza con il suo compagno) dall’altra il bisogno di avere “ancora un po’” quello spazio familiare con sua madre. Queste due direzioni sembrano generare un conflitto, e la chiave potrebbe risiedere nei significati che attribuiamo a questi eventi. Inoltre è come se in qualche modo questo evento legato alla nonna porti sua madre stessa ad anticipare quel distacco che si verificherà quando sarà lei ad andare a convivere, quindi potrebbero esserci in gioco il suo contenuto, ma anche quello di sua madre e come lei stessa si sente. Le implicazioni possono essere diverse, a diversi livelli.
Le risposte potrebbero risiedere dunque più nei significati che attribuiamo a questo distacco, al nuovo percorso, e al lavoro sulla costruzione dei nuovi equilibri che si delineano all’orizzonte, dove fattori come la vicinanza sembrano poter aiutare a non vivere queste decisioni come degli on-off relazionali, ma opportunità di nuovi spazi e modi per “stare insieme”.
Dott. Nicolò Paluzzi Monti
Psicologo, Sessuologo, Psicoterapeuta
Firenze
Quello che stai vivendo è un delicato equilibrio tra desiderio di autonomia e bisogno di attaccamento familiare, una tensione che molti incontrano quando le dinamiche familiari si trasformano, soprattutto in momenti di malattia e cura.

La tua angoscia e la tristezza non sono solo reazioni al cambiamento fisico dello spazio, ma esprimono un più profondo timore di perdita e separazione, che si manifesta nel bisogno di continuare a “godere” della presenza di tua madre come fonte di sicurezza affettiva.

Dal punto di vista costruttivista, questo dolore può essere accolto come un segnale importante di quanto la relazione madre-figlia sia centrale nella tua rete intersoggettiva e nella costruzione del tuo senso di sé. Potresti esplorare, anche con un percorso terapeutico, come trasformare questo cambiamento in un’occasione per ridefinire la vostra relazione in modo che possa continuare a sostenerti, anche attraverso nuove modalità di vicinanza.

Ricorda: il distacco fisico non implica una perdita del legame emotivo. Spesso proprio nel confronto con il cambiamento si apre lo spazio per una crescita affettiva più matura e consapevole.
Dott.ssa Melissa Pattacini
Psicologo, Psicologo clinico
Parma
gentilissima,
consiglio di parlarne con un professionista per cogliere i significati di queste emozioni.
Un supporto in questa fase di cambiamento potrà aiutarla a vivere in modo, possibilmente, sereno questa transizione verso l'autonomia.
Dott.ssa Stefania Conti
Psicologo, Psicologo clinico
Palermo
Buongiorno, leggendo le tue parole, emerge quanto tu sia legata a tua madre e quanto questa relazione abbia per te un valore profondo, di presenza, di conforto, forse anche di sicurezza affettiva. Il pensiero di vederla “andare via”, anche solo a pochi metri di distanza, smuove dentro di te un senso di separazione che va oltre lo spazio fisico: è una separazione emotiva, simbolica, che ti fa sentire come se qualcosa di importante stesse cambiando. Ed è così.
Se senti che questo peso emotivo sta diventando troppo da gestire da sola, puoi contattarmi per uno spazio di ascolto tutto tuo. A volte, condividere con uno psicologo le proprie emozioni può aiutare a trovare una direzione più chiara, a fare pace con i cambiamenti, a darsi il permesso di sentirsi tristi senza per questo sentirsi sbagliati.
Stefania Conti, Psicologa
Dott.ssa Laura Lanocita
Psicologo, Psicologo clinico
Milano
Salve, la sua descrizione dipinge un'immagine di profonda complessità emotiva, dove il desiderio di autonomia si intreccia con la necessità di mantenere un legame stretto con la sua figura materna. È del tutto comprensibile che l'idea della separazione, anche se temporanea, possa suscitare un senso di angoscia. La casa, che rappresenta sicurezza e familiarità, diventa simbolicamente il luogo fisico del legame tra lei e sua madre, e il pensiero di vivere queste esperienze in due spazi diversi innesca timori legati alla perdita e alla distanza emotiva. In questo periodo, è fondamentale riconoscere l'importanza di questi sentimenti, che riflettono non solo un attaccamento naturale, ma anche un profondo bisogno di essere confortata in un momento in cui il cambiamento è imminente. Nei momenti di transizione come questi, la dicotomia tra desiderio di crescita personale e legami affettivi radicati richiede un ascolto del proprio desiderio genuino e delle proprie paure. Nell'approccio psicoanalitico che seguo, si pone attenzione su come questi legami e desideri inconsci emergano, consentendole di esplorare le dinamiche interne che influiscono sul suo vissuto attuale. Attraverso il dialogo, possiamo lavorare sulla comprensione di questi sentimenti, aiutandola a trovare un equilibrio tra le sue aspirazioni personali e le emozioni legate alla famiglia. Se desidera uno spazio in cui elaborare e accogliere questi aspetti della sua vita emotiva, sono qui per offrirle sostegno e ascolto senza giudizio. Cordialmente, dottoressa Laura Lanocita.
Dott.ssa Francesca Cavara
Psicologo clinico, Psicologo
Este
Cara paziente,
le sue parole trasmettono tutta la delicatezza del momento che sta vivendo. Il legame con sua madre, il senso di cambiamento, il desiderio di costruire una nuova vita senza rinunciare alla vicinanza affettiva: tutto questo può generare emozioni intense e contrastanti, ed è assolutamente normale sentirsi sopraffatti.
Anche se la distanza fisica è minima, ciò che sente dentro ha un peso ben più grande. La tristezza, il bisogno di protezione, il timore di una separazione emotiva sono vissuti che meritano ascolto e comprensione, senza giudizio.

Confrontarsi con un professionista potrebbe aiutarla a dare voce e senso a queste emozioni, e ad affrontare questa fase con maggiore chiarezza e serenità. Se lo desidera, sono disponibile anche online per un primo colloquio.

Un caro saluto,
Francesca Cavara
Psicologa
Dott.ssa Angelica Guido
Psicologo, Psicologo clinico
Perugia
Cara ragazza, grazie per aver condiviso con sincerità il tuo stato d’animo. Quello che stai vivendo è comprensibile e umano: non stai solo affrontando un cambiamento pratico, ma anche simbolico. Tua madre che torna nella casa della sua infanzia per prendersi cura della propria madre, rappresenta anche – per te – un passaggio emotivo verso l’età adulta e l’autonomia, che può far emergere tristezza, nostalgia, e un senso di “fine di un’epoca”.
Il tuo desiderio di goderti ancora tua madre “sotto lo stesso tetto” non è infantile: è una richiesta affettiva, di vicinanza, di sicurezza. E proprio perché stai anche progettando una convivenza, è normale che questi sentimenti si facciano più forti: ogni cambiamento attiva un piccolo lutto.
In questi casi non c’è “una soluzione”, ma si può accogliere il dolore senza colpevolizzarsi, e magari trovare nuovi modi per stare con tua madre: rituali, momenti insieme, gesti che tengano vivo il vostro legame anche a distanza di 300 metri.
Se riesci a stare in contatto con questi sentimenti senza combatterli, potresti scoprire che stanno solo accompagnando la tua crescita. E non ti stanno togliendo l’amore, stanno cambiando la forma in cui si esprime.
Un caro saluto.
Dr. Riccardo Sirio
Psicologo, Psicologo clinico
Trofarello
Buongiorno,
la tua esperienza di ansia legata alla separazione da tua madre è comprensibile e può riflettere una forma di ansia da separazione negli adulti. Questo tipo di ansia non è limitato all'infanzia e può manifestarsi anche in età adulta, spesso in risposta a cambiamenti significativi o eventi emotivamente intensi .
È importante riconoscere che, sebbene il desiderio di rimanere vicino a tua madre sia naturale, è altrettanto fondamentale rispettare le sue scelte e il suo bisogno di autonomia. La separazione, anche se dolorosa, può rappresentare un'opportunità per entrambi di crescere e sviluppare nuove forme di relazione.
Per affrontare questa situazione, potrebbe essere utile esplorare le tue emozioni con un professionista, come uno psicoterapeuta, che possa aiutarti a comprendere meglio le tue paure e a sviluppare strategie per gestirle. La terapia cognitivo-comportamentale, ad esempio, è spesso efficace nell'affrontare l'ansia da separazione negli adulti .
Inoltre, considera di mantenere una comunicazione aperta e onesta con tua madre, esprimendo i tuoi sentimenti senza giudizio, e cercando insieme modi per rafforzare il vostro legame, anche a distanza.
Se desideri, rimango a disposizione. Grazie per aver condiviso.



Dott. Matteo Mossini
Psicologo, Psicoterapeuta, Psicologo clinico
Parma
Buongiorno, potrebbe essere che questa situazione abbia fatto emergere alcune sue difficoltà legate alla separazione. Potrebbe approfittarne per lavorarci intraprendendo un percorso di psicoterapia.
Gentile scrittrice, il suo stato emotivo è comprensibile, lei sta vivendo un momento di passaggio, una fase in cui si stanno verificando cambiamenti importanti che la coinvolgono direttamente. Pertanto, l'ansia, la tristezza, la preoccupazione, sono comprensibilmente presenti durante le sue giornate. Probabilmente la gioia che prova all'idea della futura convivenza, la può arrivare a percepire quasi come un senso di colpa rispetto alla malattia della nonna. Sua mamma è e resta sua mamma, il vostro legame resta al di là della casa in cui abiterete. Non sapendo di più su di lei, sulla sua relazione con il suo fidanzato e sul suo rapporto con la sua famiglia di origine, posso solo dirle di pensare davvero a ciò che realmente lei vuole fare, vivere e a quale scelta la renderà più serena possibile. Sono le scelte che compiamo ed il modo in cui reagiamo agli eventi, programmati od imprevisti, che determinano il nostro futuro ed ogni scelta, anche tra due alternative positive, porta con sé, per definizione, una rinuncia, una rottura, un cambiamento, rispetto allo stato precedente. Consideri comunque che lei non è sola e che ha persone che le vogliono bene. I cambiamenti condiscono la vita.
Le auguro una buona giornata.
Claudia.
Dott. Luca Vocino
Psicologo clinico, Psicologo
Trezzano Rosa
Buongiorno gentile Utente, grazie per aver condiviso un momento così delicato e intenso del suo vissuto. Le sue parole raccontano un affetto profondo per sua madre, ma anche una fase di transizione importante nella sua vita, in cui convivono il desiderio di autonomia e la paura di una separazione affettiva. È naturale sentirsi smarriti quando la vita ci chiede di crescere ma, allo stesso tempo, ci mette di fronte alla fragilità di chi amiamo.

Quello che sta provando non è soltanto tristezza, ma anche un grande amore. La preoccupazione per il distacco da sua madre, il timore di non avere più quotidianamente la sua presenza, ci parlano di un legame profondo, sicuro, che oggi si trova a ridefinirsi in modo nuovo. È importante riconoscere e accogliere queste emozioni: non sono un segnale di debolezza, ma un’espressione della sua sensibilità e del valore che attribuisce alla relazione con lei.

Sua madre sta compiendo una scelta che, pur essendo difficile per lei, è comprensibile: tornare a casa della propria madre malata per prendersene cura risponde a un bisogno d’amore e responsabilità. Non sta “lasciando” lei, sta rispondendo a una chiamata affettiva che, probabilmente, un domani anche lei potrà comprendere ancora più a fondo. Ma tutto ciò non toglie valore al suo bisogno di vicinanza, né lo rende meno legittimo.

Ciò che può aiutarla in questo momento è trovare un equilibrio che le consenta di vivere entrambe le dimensioni: quella della figlia che ha ancora bisogno di sentire accanto la madre, e quella della giovane donna che si avvicina alla propria indipendenza. La distanza fisica, che è davvero minima, non cancella la possibilità di condividere momenti quotidiani: può proporsi di organizzare cene insieme, di trascorrere del tempo con sua madre anche nella casa della nonna, o semplicemente mantenere piccoli rituali che vi tengano unite.

Inoltre, provare dolore non significa necessariamente che qualcosa debba essere “risolto” nell’immediato. A volte, il dolore va abitato, accompagnato, e se ascoltato con rispetto può rivelarci molto su ciò che siamo pronti a lasciare andare e su ciò che, invece, vogliamo custodire. È anche possibile che questa fase le permetta di maturare uno sguardo nuovo sulla relazione con sua madre, più adulto e paritario, che non cancella l’amore ma lo trasforma.

Le consiglio, se sente che la tristezza tende a persistere o ad appesantirla troppo, di prendersi uno spazio per parlarne con qualcuno che possa aiutarla a dare un nome e un senso più profondo a tutto ciò. A volte anche pochi colloqui possono essere preziosi per affrontare fasi di passaggio come questa con maggiore serenità.

Se dovesse avere bisogno di ulteriori informazioni o di intraprendere un percorso mi trova a disposizione,
Dott. Luca Vocino
Dott.ssa Chiara Tomassoni
Psicologo, Psicoterapeuta, Psicologo clinico
Torino
Salve. Non è così strano provare questa nostalgia all’idea di allontanarsi dalla figura di riferimento, ed è anche normale provare dispiacere perché la nonna sta male e qui di la mamma deve allontanarsi da casa per aiutar la. La situazione è complicata e dolorosa. Ha fatto bene. Parlare con sua madre, magari insieme riuscite a trovare una soluzione. Resto a disposizione
Dott. Sergio Borrelli
Psicologo, Psicologo clinico
Tradate
Buongiorno.
Credo che sia meglio approfondire la sua domanda, per non semplificare un argomento che la fa stare male.
Le propongo un colloquio, anche online.
Dott.ssa Valeria Randisi
Psicologo, Psicoterapeuta, Psicologo clinico
Casalecchio di Reno
Buonasera, darle una risposta non è semplice. Bisognerebbe indagare i motivi sottostanti a questo faticoso distacco. Le suggerisco di fare una valutazione con uno psicoterapeuta, sicuramente le sarà di aiuto a fare chiarezza.
Cordiali saluti
Dott.ssa Valeria Randisi
Dott. Diego Ferrara
Psicologo, Psicoterapeuta, Psicologo clinico
Quarto
Buongiorno,

la problematica di cui parla potrebbe aver a che fare con una difficoltà a svincolarsi dalla famiglia di origine. Questo potrebbe confliggere anche con la probabile convivenza con il suo compagno. Nel caso, valuti la possibilità di affrontare tutto questo con l'ausilio di un terapista, la aiuterebbe ad affrontare con maggior serenità tale cambiamento e il suo percorso di crescita.

Cordiali Saluti
Dott. Diego Ferrara
Dott. Dario Martelli
Psicologo clinico, Psicologo, Psicoterapeuta
Torino
Buongiorno, dal suo racconto mi sembra che lei stia vivendo una crisi di cambiamento di vita, sembra trasparire un rapporto molto forte con sua madre e in effetti la vita ci mette di fronte a qualcosa che naturalmente sta cambiando, lei sta progettando giustamente la sua vita e questo comporta inevitabilmente un maggiore distacco da sua madre che contemporaneamente sente il bisogno di correre in aiuto alla sua di madre che sente in pericolo. La sfida per lei mi sembra l'autonomia, sviluppare la sua di vita affontando la paura del cambiamento. Se questo la fa sentire in difficoltà può essere utile confrontarsi con una psicolga o psicologo. Se ritiene sono adisposizione anche online. Buona Giornata.
Dott.ssa Giulia Lo Muto
Psicologo, Psicoterapeuta
Roma
Buongiorno, è una questione delicata che merita di essere trattata in un contesto più adeguato e con maggior tempo per approfondire. Ne parli con uno/a psicoterapeuta della sua zona e vedrà che scioglierete questi nodi insieme col tempo. Un saluto

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