Salve, sono una giovane donna di 32 anni e da tanto tempo (anni probabilmente) vivo una sorta di inq

24 risposte
Salve, sono una giovane donna di 32 anni e da tanto tempo (anni probabilmente) vivo una sorta di inquietudine nei confronti del lavoro. Sono sempre stata ambiziosa, ma dalla laurea svolgo un lavoro che non amo particolarmente e lontano da ciò che avrei veramente voluto fare. Da sempre sono insoddisfatta e infelice di questo ma quando mi si presenta nel concreto la possibilità di cambiare lavoro, allora entro nel totale panico per la paura del cambiamento. Non so se cambiando lavoro potrei trovare maggior soddisfazione, non so se potrei pentirmene, ho paura di uscire ormai dalla mia confort zone e sono sempre tentata a rinunciare, a tirarmi indietro per rasserenarmi. Quando mi si presenta la possibilità di un cambiamento entro nel panico totale ma paradossalmente quando non ho possibilità di cambiare sono triste e amareggiata perché vorrei cambiare. La mia mente gioca brutti scherzi; inizio a pensare che il lavoro che svolgo mi piace e che desidero tanto cambiare solo per dimostrare agli altri di valere qualcosa e non perché lo desideri veramente io.
Non so più come uscire da questo loop mentale, sono davvero in difficoltà.
Dott. Francesco Damiano Logiudice
Psicologo, Psicoterapeuta, Psicologo clinico
Roma
Salve, mi spiace molto per la situazione che descrive poichè comprendo il disagio che può sperimentare e quanto sia impattante sulla sua vita quotidiana. Ritengo fondamentale che lei possa richiedere un consulto psicologico al fine di esplorare la situazione con ulteriori dettagli, elaborare pensieri e vissuti emotivi connessi e trovare strategie utili per fronteggiare i momenti particolarmente problematici onde evitare che la situazione possa irrigidirsi ulteriormente.
Credo che un consulto con un terapeuta cognitivo comportamentale possa aiutarla ad identificare quei pensieri rigidi, disfunzionali e maladattivi che le impediscono il benessere desiderato mantenendo la sofferenza in atto e possa soprattutto aiutarla a parlare con se stessa utilizzando parole più costruttive.
Credo che anche un approccio EMDR possa esserle utile al fine di rielaborare il materiale traumatico connesso ad eventi del passato che possono aver contribuito alla genesi della sofferenza attuale.
Resto a disposizione, anche online.
Cordialmente, dott FDL

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Dott.ssa Silvia Parisi
Psicoterapeuta, Psicologo, Sessuologo
Torino
Salve,
quello che descrive è un vissuto molto comune, ma anche profondamente doloroso, perché si muove tra due poli opposti: il desiderio di cambiamento e la paura che questo comporta. Da una parte sente l’insoddisfazione per un lavoro che non rispecchia le sue vere aspirazioni, dall’altra l’ansia, il dubbio e il timore di fare un passo che potrebbe portare a pentirsene.

Questo tira e molla mentale è molto faticoso e può generare quella sensazione di “loop” che descrive: si sente intrappolata tra la spinta a cercare qualcosa di più autentico per sé e la necessità di sentirsi al sicuro, anche in una condizione che però non la rende felice. È interessante anche la riflessione sul bisogno di “dimostrare” qualcosa agli altri, perché può indicare un conflitto tra ciò che desidera per sé e ciò che sente di dover essere o apparire per ottenere approvazione o riconoscimento.

La paura del cambiamento è naturale, soprattutto quando si tratta di un ambito così centrale nella vita come il lavoro. Ma rimanere troppo a lungo in una situazione che non corrisponde ai propri valori e desideri può portare a una crescente insoddisfazione, con ricadute anche sul benessere emotivo e psicologico. Il fatto che lei si ponga tante domande è già un segnale di consapevolezza importante.

Per uscire da questo blocco, sarebbe utile esplorare più a fondo le sue paure, le sue aspettative e i suoi reali desideri. Comprendere meglio cosa la trattiene e cosa la spinge può aiutarla a prendere decisioni più chiare e serene.

Per questo, sarebbe utile e consigliato per approfondire rivolgersi a uno specialista, che possa accompagnarla nel fare chiarezza e nel ritrovare fiducia nelle sue possibilità di scelta.

Dottoressa Silvia Parisi
Psicologa Psicoterapeuta Sessuologa
Dott.ssa Elena Dati
Psicologo, Psicologo clinico
Crema
Buongiorno,
quello che descrive sembra generare un forte senso di insoddisfazione e confusione. La paura del cambiamento è una reazione comune, soprattutto quando ci si trova di fronte a scelte che possono mettere in discussione equilibri consolidati, anche se poco soddisfacenti. Ciò che fa la differenza è l’intensità con cui vive questa paura e quanto essa interferisce con la possibilità di ascoltare davvero i propri desideri.
Mi sembra che si senta bloccata in un conflitto tra il bisogno di stabilità e il desiderio di realizzazione personale. In questi casi, può essere utile intraprendere un percorso psicologico per esplorare con maggiore chiarezza i propri bisogni, comprendere l’origine delle sue paure e valutare, con maggior consapevolezza, le possibili direzioni da prendere.
Resto a disposizione, un caro saluto.
Dott.ssa Elena Dati
Gentile utente, grazie per la sua condivisione.
Avere paura del cambiamento è molto comune, persino laddove si vuole superare una situazione di malessere e disagio: ciò che conosciamo, seppur in un'ottica negativa, può comunque risultare più confortante dell'ignoto. Quando conosciamo bene il dolore, qualunque sia la sua origine, impariamo anche a starci dentro. Per questo molte volte possono nascere sentimenti di panico e paura, ciò non significa che non vi sia davvero il desiderio di cambiare.
Provi a fermarsi e a chiedersi cosa c'è oltre la paura paralizzante iniziale: lei dove vorrebbe arrivare? Le piace davvero il lavoro che svolge o desidera cambiare? E se desidera cambiare, da dove nasce questo desiderio?
"Inizio a pensare che il lavoro che svolgo mi piace e che desidero tanto cambiare solo per dimostrare agli altri di valere qualcosa e non perché lo desideri veramente io" Le chiedo: sentire di aver dimostrato agli altri di valere qualcosa cambierebbe anche la sua percezione lavorativa? E subito dopo: per quale motivo dare agli altri una dimostrazione è così importante per lei? Da dove nasce il bisogno di essere riconosciuta e apprezzata?
Capire quali sono i propri bisogni è il primo passo per comprendere davvero in che direzione vuole andare.
Dott. Tommaso Thibault
Psicologo, Psicologo clinico
Parma
Buongiorno,
quello che descrivi è un vissuto molto più comune di quanto si pensi, ma non per questo meno profondo o meno sofferto. La tua inquietudine ha radici che sembrano sedimentate nel tempo, e il tuo modo di raccontarla rivela una grande consapevolezza. Sei capace di osservare con lucidità il tuo mondo interno, i tuoi desideri, le paure, le contraddizioni e questa è già una risorsa preziosa.
Vivere a lungo in un lavoro che non senti tuo, lontano da ciò che avresti voluto per te stessa, è qualcosa che può generare frustrazione, senso di fallimento, ma anche confusione profonda su chi sei oggi e su chi vorresti diventare. Il fatto che tu sia ambiziosa e che al tempo stesso senta il panico quando si apre uno spiraglio di cambiamento, non è una contraddizione, ma un'espressione autentica della tensione tra desiderio e paura.
Da un lato vorresti evolvere, sperimentarti, sentirti viva; dall’altro il timore di perdere la stabilità, di fare un salto nel vuoto, ti paralizza. È umano, è comprensibile. Il cambiamento, anche quando desiderato, può farci sentire esposti e vulnerabili.
Il fatto che la tua mente ti porti a mettere in discussione anche i tuoi desideri, facendoti dubitare che siano autentici, può essere una strategia che usi (inconsapevolmente) per proteggerti dal rischio. Se mi convinco che in fondo non lo voglio davvero, allora non ci soffro troppo. Ma la tua amarezza quando non puoi cambiare rivela che il desiderio è reale. Forse si tratta di dargli spazio gradualmente, senza dover fare subito scelte drastiche, ma cominciando ad ascoltarlo in modo sincero e gentile.
Hai descritto un loop, e come ogni circolo che si ripete, ha bisogno prima di tutto di essere riconosciuto. Hai già fatto questo passo. Il prossimo potrebbe essere darti il permesso di esplorare, anche solo mentalmente o emotivamente, cosa accadrebbe se accogliessi il desiderio di cambiamento non come un nemico che destabilizza, ma come una parte di te che chiede di essere vista, ascoltata, compresa.
In un percorso psicologico puoi trovare uno spazio sicuro per mettere ordine tra questi pensieri, distinguere ciò che nasce dalla paura da ciò che nasce dal desiderio, e soprattutto trovare strade realistiche, sostenibili e rispettose dei tuoi tempi per vivere una vita lavorativa più vicina a ciò che senti vero per te.
Non sei sola in questo. E non sei sbagliata per quello che provi.

Un saluto

Dott. Tommaso Thibault
Gent.ma utente,
è normale vivere periodi di irrequietezza e di confusione sulla progettualità della propria vita. Trovare un'attività lavorativa che soddisfi a pieno le proprie aspettative di soddisfazione, realizzazione e remunerazione è senz'altro un obiettivo perseguibile, ma non certo facile. Per questo, si tende a cedere a dei compromessi ragionevoli su uno degli aspetti evidenziati: per esempio, un lavoro può non essere soddisfacente in termini di motivazione, di coinvolgimento o in un ambiente poco gratificante, ma potrebbe essere ben remunerato e consentire alla persona di coltivare molte passioni extra-lavorative; oppure, un lavoro potrebbe non rispecchiare (come nel suo caso) le competenze effettivamente in possesso della persona e richiedere un adattamento, ma magari si svolge in un contesto piacevole e stimolante; altro caso ancora è quello di un lavoro soddisfacente e realizzante ma non sufficientemente retribuito, tanto da richiedere entrate extra.
Insomma, la flessibilità è sicuramente una capacità che conviene sviluppare per non essere dipendenti emotivamente dalla situazione lavorativa, ma ricavarne il massimo beneficio possibile.
La sua mente, come lei afferma, fa brutti scherzi. In realtà, la sua mente vuole proteggerla da ciò che non conosce e che è incontrollabile. La paura di cambiare lavoro è legata a questa imprevedibilità degli eventi e preservare lo status quo è senz'altro una delle opzioni da considerare. Ma ci sono anche altre possibilità: rispondere alla curiosità invece che alla paura, e aumentare la fiducia nelle proprie risorse, piuttosto che elencare alibi e limiti. Si può uscire dalla zona di comfort con step progressivi e intelligenti, generando obiettivi sostenibili e concreti, mantenendo una certa sicurezza ma esplorando alternative valide che rispecchiano realmente i requisiti di soddisfazione, realizzazione e remunerazione che sta cercando.
Dietro questo piano di azione c'è sicuramente una catena di emozioni da saper gestire e che hanno un ruolo determinante nelle decisioni e nei comportamenti che andrà ad adottare. Su questo aspetto, potrebbe esserle di notevole aiuto un percorso di counseling e coaching, insieme a uno psicologo che si occupa di crescita personale e gestione emotiva. La invito a valutare questa possibilità per acquisire strategie ottimali e durature nell'ambito emozionale, ma anche nella capacità di problem solving e nella definizione di piani operativi per il futuro.
Se interessata a questo tipo di percorso, posso darle maggiori informazioni, anche tramite consulenza online.
Cordialità, Dott. Antonio Cortese
Dott.ssa Michela Garritano
Psicologo, Psicologo clinico
Roma
Gentile Utente,
È come se fosse sospesa tra due parti, una che desidera cambiare, evolversi ed esprimersi liberamente, e un’altra che ha paura di perdere la sicurezza che ha costruito nel tempo, anche se non la rende felice.
Quando afferma di temere che il desiderio di cambiare nasca dal bisogno di dimostrare qualcosa agli altri, non significa che quel desiderio non sia autentico. Il bisogno di sentirsi riconosciuti spesso emerge quando, per molto tempo, non ci si è sentiti davvero visti. Ora, forse, sente il bisogno di esserlo anche in ambito professionale.
È comprensibile che si senta confusa: vivere a lungo in questa alternanza tra desiderio e paura può far perdere il contatto con ciò che si vuole davvero. Ma su tutto questo si può lavorare.
L’insoddisfazione che sta provando è un messaggio molto importante, che merita ascolto. Non è costretta a scegliere tra restare infelice o fare un salto nel vuoto, ma può incominciare a comprendersi davvero, passo dopo passo, iniziando a dare un significato nuovo a ciò che sta vivendo. Iniziando a comprendere da dove nasce la paura, cosa la alimenta e come iniziare a costruire un senso di sicurezza non solo restando dove si è, ma anche esplorando nuove possibilità. Il fatto che lei si stia ponendo queste domande significa che qualcosa dentro di lei sta chiedendo spazio.

Resto a disposizione
Dott.ssa Michela Garritano
Dott.ssa Giulia Antonacci
Psicologo, Psicologo clinico
Roma
Gentile, comprendo quanto possa essere faticoso trovarsi in questa altalena tra il desiderio di cambiare e la paura di farlo. Da un lato sente il peso dell’insoddisfazione, dall’altro il timore che un cambiamento possa essere rischioso o deludente. È una tensione che può bloccare e farla sentire intrappolata. E' importante prendersi del tempo per distinguere ciò che sente nel profondo e ciò che ha imparato a pensare di dover essere. Se sente che questo stato di confusione la sta limitando o creando sofferenza, parlarne con un professionista potrebbe aiutarla a fare chiarezza e a ritrovare un senso di direzione più sereno. Un saluto cordiale
Dott.ssa Silvia Caruso
Psicologo, Psicologo clinico
Palazzolo sull'Oglio
Buongiorno, leggendo questo suo messaggio la prima risposta che mi verrebbe da darle che forse il lavoro è solo la punta dell'iceberg e che questa insicurezza nell'ambito potrebbe nascondere altro. il mio consiglio è sicuramente quello di parlarne con uno psicologo per poter affrontare la questione e anche gli eventuali blocchi che non permettono di andare avanti.
Cordialmente Dott.ssa Caruso
Dott.ssa Giulia Raiano
Psicologo, Psicologo clinico
Bologna
Buon pomeriggio
Grazie per aver condiviso il tuo vissuto.
Intanto voglio dirti che capisco quanto questa situazione possa farti sentire stanca, confusa e anche un po’ in trappola. È una trappola fatta non solo dalle circostanze esterne — il lavoro che non ti appaga, le opportunità che sembrano paralizzarti — ma anche da quel dialogo interiore continuo, quel rimuginare che logora. È come se ogni volta che ti avvicini a un cambiamento, qualcosa dentro di te dicesse: “E se poi non va? E se mi pento? E se in realtà sto solo inseguendo un’idea di me che non è autentica?”

Quello che mi arriva è che hai una grande lucidità. Riesci a vedere i meccanismi del tuo pensiero, riconosci i dubbi, noti i momenti in cui la tua mente ti porta a sabotare le possibilità di cambiamento. E questa è già una risorsa enorme. Non sei cieca rispetto a quello che succede dentro di te: lo stai osservando, interrogando, cercando di capirlo. E questo è l’inizio di ogni percorso di trasformazione.

Ma capisco anche che questa consapevolezza, da sola, non basta. Anzi, a volte può diventare quasi frustrante: sapere cosa non va, sapere dove vorresti andare, ma sentirti bloccata comunque. E qui entra in gioco qualcosa di molto umano, che è la paura del cambiamento. È una paura che spesso viene confusa con una debolezza, ma non lo è. È una risposta di protezione. La tua mente, in qualche modo, cerca di proteggerti da un salto nel vuoto. Anche se razionalmente desideri cambiare, ci sono parti più profonde — magari legate a esperienze passate, o al bisogno di controllo, o ancora a un senso di insicurezza — che ti tengono ancorata a ciò che già conosci.

È normale sentirsi smarriti quando si è divisi tra il desiderio di cambiare e il timore di farlo. Spesso, chi ha una forte spinta interiore alla realizzazione — come sembra essere nel tuo caso — è anche molto sensibile al rischio di fallire, o di non essere “abbastanza” nel nuovo ruolo. E così si crea questo cortocircuito: vuoi qualcosa di più, ma temi che non sia davvero per te. Ti chiedi se stai cercando di dimostrare il tuo valore agli altri o se sei tu, davvero, a volere quel cambiamento. Ed è una domanda profonda, importante, che merita ascolto.

Quello che potresti iniziare a fare non è forzarti a scegliere subito, ma darti il permesso di esplorare. Provare a entrare in contatto con i tuoi desideri senza giudicarli o doverli subito tradurre in una decisione drastica. A volte, ci serve un tempo di “attraversamento” prima di sentire che un cambiamento è possibile davvero, e che può essere sostenuto non solo dal desiderio, ma anche dalla fiducia in noi stesse.
Se vorrai approfondire resto a disposizione.
Buona giornata
Dott.ssa Giulia Raiano
Dott.ssa Eugenia Alessio
Psicologo, Psicologo clinico
Roma
Buonasera, il cambiamento è un aspetto importante nella vita dell'uomo e come tale necessita di particolare importanza. Aver paura di cambiare un aspetto cruciale della vita, come il lavoro, è del tutto normale. infatti, La difficoltà nel gestire il cambiamento può derivare da vari fattori, come per esempio preferenza per la routine, la paura dell'incertezza, o esperienze negative passate. Si lascia qualcosa di conosciuto per andare incontro a qualcosa di in parte "ignoto" e questo può portare a dei punti di stallo con sensazioni di confusione, paura, ansia, stress, angoscia. E' però cruciale per lei capire da dove viene questa insoddisfazione, perchè si sente insoddisfatta e quali sono gli aspetti del suo attuale lavoro che la appagano e quali no. Non è da tralasciare il momento della sua vita in cui si trova, analizzando eventualmente se è un periodo momentaneo e se realmente la sua insoddisfazione derivi dal lavoro o da altro. Non esiti a confrontarsi con le persone a lei vicine, o con lei stessa e se ne sente il bisogno di fare un percorso con uno specialista del settore.
Dott.ssa Elisa Rizzotti
Psicologo, Psicologo clinico, Neuropsicologo
Pordenone
Salve, spesso, la paura di uscire dalla propria zona di comfort e l’incertezza sul futuro possono bloccare anche i progetti che più ci stanno a cuore, generando quel “loop mentale” che descrive. Talvolta può essere utile, con molta delicatezza verso se stessi, domandarsi quali siano le proprie reali motivazioni e desideri, e provare a distinguere i bisogni autentici da quelli che forse sentiamo di dover soddisfare per gli altri. In questi casi, confrontarsi con uno psicologo potrebbe rappresentare uno spazio protetto in cui esplorare in maggiore profondità queste difficoltà, scoprendo risorse e strategie per affrontare più serenamente le proprie scelte e ritrovare maggiore benessere. Dott.ssa Rizzotti
Dott.ssa Teresa De Ambrogio
Psicologo, Psicologo clinico
Milano
Buongiorno,
grazie per aver condiviso con tanta sincerità ciò che sta vivendo. Nelle sue parole si percepisce una grande capacità di introspezione, una lucidità profonda nel leggere le sue emozioni e i suoi vissuti. E questo è un punto di forza molto prezioso, anche se ora si sente bloccata in un momento difficile.

Quello che descrive – il desiderio di cambiamento che si scontra con la paura di uscire dalla propria zona di comfort – è qualcosa di umano e molto comune, soprattutto quando ci si confronta con scelte che toccano aspetti importanti della nostra identità, come il lavoro. La sua ambivalenza è comprensibile: da una parte l’insoddisfazione per un lavoro che non la rispecchia, dall’altra il timore che un cambiamento possa rivelarsi un errore.

È come trovarsi in una terra di mezzo, dove nessuna direzione sembra pienamente sicura, e questo può generare molta confusione e frustrazione. Ma il fatto che lei si stia ponendo domande così profonde, che stia cercando di capire da dove arrivano questi pensieri, mostra una grande volontà di comprendersi e di stare meglio.

Un percorso psicologico potrebbe offrirle lo spazio di cui ha bisogno per esplorare con calma questi vissuti, per distinguere le paure reali da quelle apprese o interiorizzate, per capire cosa desidera veramente lei, al di là delle aspettative o del bisogno di conferme esterne.

Quando ci si sente in trappola dentro un loop mentale, avere uno spazio sicuro in cui guardarsi con occhi nuovi può fare la differenza. E lei ha già fatto un passo importante: riconoscere il disagio, dare voce a questa inquietudine. Questo è spesso l’inizio del cambiamento.

Si prenda cura di sé. Credo che, con il giusto supporto, potrà trovare una strada più vicina a ciò che è e a ciò che desidera.

Un caro saluto.
Ciao, grazie per aver condiviso con tanta sincerità quello che stai vivendo. Quello che descrivi è una situazione molto più comune di quanto si pensi: da una parte il desiderio di cambiamento e di realizzazione, dall’altra la paura di abbandonare ciò che è sicuro, anche se non ti rende felice. Questa ambivalenza porta spesso a sentirsi bloccati e a entrare in un circolo vizioso in cui ogni possibilità di cambiamento genera ansia, mentre rimanere nella situazione attuale genera frustrazione.

È importante sottolineare che quello che provi non è un “difetto di carattere”, ma una reazione naturale quando ci si trova per lungo tempo in una zona di comfort che non soddisfa più. La paura del cambiamento è una delle paure più potenti: il nostro cervello tende a preferire ciò che conosce, anche se non è la situazione ideale.

Spesso, in questi casi, può essere utile fermarsi e chiarire prima di tutto quali sono i tuoi veri desideri, senza la pressione di dover subito prendere una decisione. Chiedersi: “Se non ci fosse il giudizio degli altri, cosa farei davvero per me stessa?”. Allo stesso tempo, può aiutare lavorare su piccoli passi: non è necessario fare subito un salto nel buio, ma esplorare gradualmente alternative (un corso, un progetto parallelo, colloqui di prova) per capire come ti senti nel processo.

Un percorso di supporto psicologico o di orientamento al lavoro, anche breve, può aiutarti a uscire da questo loop mentale, fare chiarezza e gestire la paura che adesso ti blocca. Non sei sola in questo e non c’è nulla di sbagliato nel sentire incertezza: significa che stai cercando la strada giusta per te.
Dr. Massimo Chiappini
Psicologo, Psicologo clinico
Empoli
Salve, lei riferisce una grande insoddisfazione lavorativa.Ha pensato magari in questo periodo di rivolgersi a uno psicologo per un sostegno psicologico? potrebbe essere utile in questo periodo di forte stress.Saluti
Gent.ma, quella che descrive è una dinamica molto comune nelle persone sensibili e ambiziose, il desiderio di cambiare si scontra con la paura del cambiamento stesso. Da un lato sente l’insoddisfazione per un lavoro che non la rappresenta, dall’altro il timore di perdere la sicurezza attuale che la blocca ogni volta che si apre una possibilità concreta.
La sua mente cerca rassicurazioni, ma finisce per confonderla, si chiede se desidera cambiare davvero o solo per dimostrare qualcosa. In realtà, queste domande parlano di un conflitto profondo tra ciò che sente e ciò che teme.
La invito a chiedersi “cosa desidero davvero, se metto da parte le aspettative degli altri?”. Spesso non serve un salto nel vuoto, ma piccoli passi verso qualcosa che la rappresenti di più. Un percorso psicologico potrebbe aiutarla a fare chiarezza e trasformare la paura in consapevolezza.
Un caro saluto
Quando si vive per molto tempo in una condizione che, pur non soddisfacente, è conosciuta e prevedibile, è naturale sviluppare un senso di sicurezza legato alla stabilità. L’uscita dalla cosiddetta “comfort zone” può attivare dubbi, insicurezze e timori legati al fallimento o alla possibilità di pentirsene. Al tempo stesso, è altrettanto comprensibile sentirsi frustrata in un lavoro che non la rappresenta, che non la appassiona o che è distante dai suoi desideri profondi. A volte, questo continuo oscillare tra la voglia di cambiare e la paura di farlo può creare un vero e proprio “loop mentale”, come ha descritto molto bene. In questi casi, può essere utile non forzarsi a trovare subito una risposta definitiva, ma prendersi uno spazio per ascoltarsi in profondità, distinguendo ciò che nasce da un desiderio autentico da ciò che magari è alimentato da aspettative esterne o da un bisogno di approvazione. Un percorso psicologico potrebbe aiutarla a ritrovare chiarezza, contatto con i propri bisogni e fiducia nelle proprie risorse. Il cambiamento non sempre deve essere immediato o radicale: può iniziare anche da piccoli passi, guidati da una maggiore consapevolezza. Le auguro di potersi concedere il tempo e lo spazio per riconoscere cosa è davvero importante per lei e di potersi avvicinare con gentilezza verso se stessa, alla vita che desidera. Un caro saluto
Dott.ssa Alessia Della Bella
Psicologo, Psicologo clinico
Legnaro
Buongiorno.
Quella che descrive sembra essere una situazione di forte conflitto. Sentirsi in bilico è una posizione molto faticosa e le difficoltà che sta provando sono comprensibili. Mi pare di capire che vorrebbe buttarsi in una nuova esperienza, ma allo stesso tempo si sente imbrigliata dall'insicurezza. Un sostegno psicologico potrebbe aiutarla a trovare le sue risorse, uscendo da questo faticoso loop mentale e aumentando il suo benessere.
Resto a disposizione.
Dott.ssa Alessia Della Bella
Dott. Luca Vocino
Psicologo clinico, Psicologo
Trezzano Rosa
Buongiorno gentile Utente, quello che descrive è un vissuto molto più comune e comprensibile di quanto forse immagina, anche se al momento può apparirle come un'esperienza profondamente personale e disorientante. La sua lucidità nell’osservare il conflitto interno tra il desiderio di cambiare e la paura che quel cambiamento comporta è già un primo passo prezioso.

Ciò che racconta sembra evidenziare una tensione tra due parti di sé: una che anela alla realizzazione, che è ambiziosa, capace di sognare e desiderare; e un’altra che teme il rischio, il salto nel vuoto, e che cerca sicurezza e stabilità. Entrambe queste parti hanno ragioni profonde e vanno ascoltate, non combattute.

Il panico che emerge quando si presenta concretamente una possibilità di cambiamento è spesso legato alla paura dell’incertezza, del fallimento, o a un’immagine di sé che, se messa alla prova, potrebbe vacillare. D’altro canto, il malessere che prova quando resta ferma dove è, segnala che quella zona “confortevole” non è poi così confortevole, ma piuttosto una prigione a cielo aperto.

Il pensiero che il desiderio di cambiare lavoro nasca solo dal bisogno di dimostrare qualcosa agli altri, più che da un’autentica motivazione personale, può essere una forma di autosabotaggio. È tipico delle persone sensibili e riflessive interrogarsi sulle proprie intenzioni, ma è importante distinguere tra un’esplorazione sana e un pensiero che paralizza. Potrebbe non essere “o questo o quello”: è possibile che lei desideri un cambiamento sia per sé stessa, che anche per sentirsi riconosciuta. E non c’è nulla di sbagliato in questo.

In questi casi, un percorso psicoterapeutico può essere estremamente utile per aiutarla a chiarire i suoi bisogni autentici, distinguere le paure realistiche da quelle limitanti, e costruire un processo decisionale più libero, meno condizionato dal dubbio costante. Non si tratta necessariamente di cambiare lavoro subito, ma di costruire uno spazio interno in cui il cambiamento diventi una possibilità, non un rischio catastrofico.

A volte, il vero cambiamento parte proprio da una diversa postura mentale: imparare a fidarsi un po’ di più di sé, anche nell’incertezza. Lei ha già fatto molto, ha messo parole chiare su un disagio profondo, e questo è un punto di partenza importante.

Se dovesse avere bisogno di ulteriori informazioni o di intraprendere un percorso mi trova a disposizione,
Dott. Luca Vocino
Dott.ssa Arianna Poncetta
Psicologo, Psicologo clinico
Roma
Gentile utente,
la ringrazio per la condivisione e comprendo come possa esserle difficoltoso trovarsi in questa situazione di impasse. L'ambito lavorativo è sicuramente una parte importante della nostra quotidianità e della nostra vita, sul quale riversiamo tante delle nostre energie e delle nostre ambizioni. Da come lei descrive, sembra che abbia intrapreso questo percorso più per un riconoscimento altrui che non per scelta personale, per questo la inviterei maggiormente a riflettere su quelle che possano essere i suoi reali bisogni e desideri, rapportandocisi in maniera autentica. Il cambiamento può spaventare, tuttavia nella parola crisi vi sono racchiusi allo stesso tempo due significati diversi: problema e opportunità.
Qualora avesse bisogno di ulteriori chiarimenti rimango a disposione.
Un caro saluto,
dott.ssa Arianna Poncetta
Salve, sentirsi insoddisfatti verso qualcosa, nel suo caso verso il lavoro, può generare uno stato di frustrazione e malessere generale.
Uscire dalla nostra zona di confort, anche se maladattiva, può spaventarci, in quanto il nuovo diventa un'incognita che difficilmente riusciamo ad affrontare.
Tuttavia, dobbiamo essere ben consapevoli di quello che ci può far stare bene o male e che spesso, sono proprio le nostre paure che ci bloccano, senza sapere che se non proviamo realmente, queste saranno sempre più forti noi.

Un caro saluto!
Dott. Francesco Giampaolo
Psicologo, Psicologo clinico
Roma
Gentile utente,
La sua descrizione rivela un conflitto psicologico molto diffuso che tocca aspetti fondamentali dell'identità professionale e personale. Il paradosso che vive - desiderare il cambiamento ma temerlo quando diventa concreto - non è un difetto caratteriale, ma un meccanismo di protezione che la sua mente ha sviluppato per gestire l'incertezza.
Il loop dell'ambivalenza che descrive emerge perché la sua mente oscilla tra due polarità che entrambe contengono verità parziali. È probabile che desideri davvero un cambiamento e che, contemporaneamente, abbia paura dell'ignoto. Questa non è contraddizione, è complessità umana normale. Il lavoro attuale, seppur insoddisfacente, offre prevedibilità. La zona di comfort non è necessariamente confortevole - può essere semplicemente familiare. Riconoscere questa distinzione è importante per comprendere le sue resistenze.
La sua autocritica riguardo alle motivazioni ("forse lo faccio solo per dimostrare agli altri di valere") rivela un'analisi profonda ma potenzialmente sabotante. È possibile che entrambe le motivazioni coesistano - il desiderio di realizzazione personale e quello di riconoscimento sociale - senza che questo invalidi la legittimità del cambiamento. Sembra inoltre cercare una certezza assoluta che il cambiamento porterà maggiore soddisfazione. Questa certezza non esiste. Ogni scelta professionale comporta rischi e benefici sconosciuti.
Potrebbe essere utile iniziare con cambiamenti graduali piuttosto che drastici: esplorare il campo desiderato attraverso progetti paralleli, formazione, networking. È importante distinguere tra "paura sana" (che aiuta a valutare rischi reali) e "paura sabotante" (che paralizza senza motivi concreti), e accettare che il rimpianto è una possibilità in qualsiasi scelta, ma che la crescita personale spesso richiede l'attraversamento di questa incertezza.
La sua capacità di autoanalisi è notevole, ma rischia di diventare un circolo vizioso se non accompagnata da azioni concrete, anche piccole. Il "loop mentale" si interrompe spesso attraverso l'esperienza, non solo la riflessione.
Consideri un percorso psicologico specificamente orientato ai processi decisionali e alla gestione dell'ansia da cambiamento. Questo potrebbe aiutarla a distinguere tra paure fondate e paure limitanti.
Cordialmente,
Dott. Andrea Boggero
Psicologo, Psicologo clinico
Genova
Quello che descrive è un conflitto interiore molto comune in persone che sentono di non essere pienamente realizzate professionalmente ma che, al tempo stesso, percepiscono il cambiamento come una minaccia. Da un lato c’è il desiderio di trovare un lavoro più in linea con le proprie aspirazioni e valori, dall’altro la paura di lasciare un contesto conosciuto, per quanto insoddisfacente. Questa ambivalenza genera un circolo vizioso in cui ogni possibilità concreta di cambiamento attiva ansia, pensieri catastrofici e bisogno di sicurezza, portandola a rinunciare. Quando però la possibilità di cambiare non c’è, la frustrazione e il senso di insoddisfazione tornano a farsi sentire con forza. In un’ottica cognitivo-comportamentale, questa dinamica si alimenta attraverso meccanismi di pensiero che amplificano i rischi e minimizzano le risorse. Ad esempio, la sua mente potrebbe anticipare scenari negativi (“potrei pentirmi”, “potrei non farcela”) e considerare come certe conseguenze che invece sono solo ipotesi. Inoltre, rimanendo a lungo nella stessa situazione, la sua zona di comfort diventa sempre più difficile da lasciare, perché la familiarità riduce l’ansia immediata, ma allo stesso tempo mantiene intatto il problema di fondo: l’insoddisfazione. Un passaggio utile può essere lavorare su due fronti. Da una parte, imparare a gestire l’ansia legata al cambiamento, magari attraverso tecniche di esposizione graduale, che le permettano di affrontare piccoli passi nuovi senza sentirsi sopraffatta. Dall’altra, sviluppare una maggiore chiarezza sui suoi obiettivi professionali reali, distinguendo ciò che desidera veramente per sé stessa da ciò che ritiene di dover dimostrare agli altri. Spesso, quando la motivazione è confusa o intrecciata con il bisogno di approvazione esterna, il dubbio e l’insicurezza aumentano. Può essere di aiuto anche allenarsi a valutare i pro e i contro di ogni scelta non solo in termini assoluti, ma considerando che ogni percorso comporta inevitabilmente qualche incertezza. La differenza sta nel capire se si è disposti a tollerarla in cambio di una maggiore coerenza con ciò che si vuole davvero. L’uscita da questo loop richiede di interrompere il rinvio sistematico delle decisioni e di sperimentare azioni, anche piccole, che vadano nella direzione dei propri desideri, così da avere dati concreti su cui basare le valutazioni e non solo ipotesi generate dalla paura. Resto a disposizione. Dott. Andrea Boggero
Dott. Luca Rochdi
Psicologo, Psicologo clinico
Milano
Gentile utente, comprendo profondamente la fatica che sta vivendo: ciò che descrive è un conflitto interiore molto comune ma spesso doloroso, quello tra il desiderio di cambiamento e la paura che esso comporta. È come se una parte di lei volesse liberarsi da una condizione che non la soddisfa, mentre un’altra la trattiene nella sicurezza di ciò che conosce, anche se non la rende felice.
Questa “lotta interna” può generare inquietudine, confusione e senso di blocco. In realtà, non si tratta di una mancanza di volontà, ma di una paura del cambiamento che può essere compresa e affrontata con l’aiuto di un percorso psicologico. Un lavoro su di sé può aiutarla a capire meglio cosa desidera davvero, quali timori la frenano e come costruire una direzione più autentica, coerente con i suoi valori e bisogni.
Le consiglio di concedersi questo spazio di ascolto e riflessione: spesso, comprendere il motivo del proprio “loop mentale” è il primo passo per iniziare a uscirne.
Le auguro di ritrovare presto chiarezza e serenità nelle sue scelte.
Sarei felice di accompagnarla in questo percorso.
Se dovesse avere dei dubbi, può contattarmi premendo il tasto 'messaggio' sul mio profilo.
Resto a disposizione attraverso consulenze online.
Dott. Luca Rochdi

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