Salve, sono una donna di 31 anni e sono un soggetto ansioso. Ho avuto 2 brutte esperienze lavorative
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Salve, sono una donna di 31 anni e sono un soggetto ansioso. Ho avuto 2 brutte esperienze lavorative, specialmente nell'ultima esperienza che ho avuto mi sono ritornati gli attacchi di panico. Quando ho smesso di lavorare pensavo che tutto sarebbe finito ed invece, ogni volta che ho una nuova proposta di lavoro ho un attacco d'ansia, anche quando cerco di studiare per migliorare nel mio campo mi viene l'ansia e paura.
Non capisco cosa stia succedendo, tutto ciò mi porta a perdere tempo e a non riuscire a fare qualcosa di concreto nella mia vita.
Non capisco cosa stia succedendo, tutto ciò mi porta a perdere tempo e a non riuscire a fare qualcosa di concreto nella mia vita.
Capisco perfettamente la frustrazione e la confusione che sta vivendo. Due brutte esperienze lavorative possono essere devastanti, specialmente quando una di esse ha riportato gli attacchi di panico. Il suo corpo e la sua mente stanno reagendo a quello che hanno vissuto come vere e proprie ferite emotive.
Quello che le sta accadendo è più comune di quanto pensi. Quando viviamo situazioni lavorative molto stressanti o traumatiche, il nostro cervello impara a proteggerci associando tutto ciò che riguarda il lavoro con il pericolo. È un meccanismo di difesa naturale, ma ora sta interferendo con i suoi progetti futuri.
Il fatto che l'ansia emerga anche quando studia mostra quanto profondamente queste esperienze abbiano scosso la sua fiducia in se stessa. Non è solo il lavoro in sé che la spaventa, ma tutto ciò che la riporta verso quella zona dove si è sentita vulnerabile e ferita.
La sensazione di "perdere tempo" è particolarmente dolorosa perché crea un circolo che si autoalimenta: l'ansia le impedisce di agire, non agire le fa sentire in colpa e inadeguata, questa sensazione alimenta ancora più ansia. È una prigione emotiva che capisco quanto possa essere frustrante.
Le esperienze negative che ha vissuto hanno probabilmente toccato paure profonde che molti di noi portano dentro: non essere abbastanza bravi, non essere apprezzati, non riuscire a soddisfare le aspettative. Quando queste paure vengono confermate nella realtà, possono paralizzarci completamente.
Il mio consiglio è di iniziare molto gradualmente, con gentilezza verso se stessa. Può iniziare con piccoli passi: studiare per brevi periodi senza pressione, guardare offerte di lavoro senza candidarsi, o anche solo immaginare di essere in un ambiente lavorativo sereno. L'obiettivo è riaddestrare dolcemente la sua mente a non vedere il lavoro automaticamente come una minaccia.
È importante anche che consideri un supporto professionale. Parlare con qualcuno che comprende questi meccanismi può aiutarla a elaborare quello che ha vissuto e a trovare strategie personalizzate per la sua situazione.
Non sia dura con se stessa. Quello che sta vivendo è una reazione normale a esperienze difficili. Prendersi il tempo necessario per guarire non è debolezza, è saggezza. Iniziare piano non è fallimento, è il modo più intelligente per ricostruire la fiducia in se stessa senza sovraccaricarsi emotivamente.
Quello che le sta accadendo è più comune di quanto pensi. Quando viviamo situazioni lavorative molto stressanti o traumatiche, il nostro cervello impara a proteggerci associando tutto ciò che riguarda il lavoro con il pericolo. È un meccanismo di difesa naturale, ma ora sta interferendo con i suoi progetti futuri.
Il fatto che l'ansia emerga anche quando studia mostra quanto profondamente queste esperienze abbiano scosso la sua fiducia in se stessa. Non è solo il lavoro in sé che la spaventa, ma tutto ciò che la riporta verso quella zona dove si è sentita vulnerabile e ferita.
La sensazione di "perdere tempo" è particolarmente dolorosa perché crea un circolo che si autoalimenta: l'ansia le impedisce di agire, non agire le fa sentire in colpa e inadeguata, questa sensazione alimenta ancora più ansia. È una prigione emotiva che capisco quanto possa essere frustrante.
Le esperienze negative che ha vissuto hanno probabilmente toccato paure profonde che molti di noi portano dentro: non essere abbastanza bravi, non essere apprezzati, non riuscire a soddisfare le aspettative. Quando queste paure vengono confermate nella realtà, possono paralizzarci completamente.
Il mio consiglio è di iniziare molto gradualmente, con gentilezza verso se stessa. Può iniziare con piccoli passi: studiare per brevi periodi senza pressione, guardare offerte di lavoro senza candidarsi, o anche solo immaginare di essere in un ambiente lavorativo sereno. L'obiettivo è riaddestrare dolcemente la sua mente a non vedere il lavoro automaticamente come una minaccia.
È importante anche che consideri un supporto professionale. Parlare con qualcuno che comprende questi meccanismi può aiutarla a elaborare quello che ha vissuto e a trovare strategie personalizzate per la sua situazione.
Non sia dura con se stessa. Quello che sta vivendo è una reazione normale a esperienze difficili. Prendersi il tempo necessario per guarire non è debolezza, è saggezza. Iniziare piano non è fallimento, è il modo più intelligente per ricostruire la fiducia in se stessa senza sovraccaricarsi emotivamente.
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Buon pomeriggio! Probabilmente da ciò che racconti quello che stai sperimentando è una forma di ansia anticipatoria legata al lavoro; è come se la tua mente volesse proteggerti da possibili rischi futuri (legati al mondo del lavoro, viste forse le brutte esperienze passate ) innescando l'ansia e con essa un circolo vizioso.
Certamente il fatto che tu stia muovendoti per cercare una soluzione è un grande passo; ti consiglio dunque di affidarti ad uno specialista che saprà indirizzarti al meglio. Resto a disposizione, dott.ssa Valentina Costanza
Certamente il fatto che tu stia muovendoti per cercare una soluzione è un grande passo; ti consiglio dunque di affidarti ad uno specialista che saprà indirizzarti al meglio. Resto a disposizione, dott.ssa Valentina Costanza
Salve,
grazie per aver condiviso con tanta sincerità la sua esperienza.
Quello che descrive è molto comune tra le persone che hanno vissuto esperienze lavorative negative, specialmente se queste sono state emotivamente intense o frustranti. Gli attacchi di panico che ha sperimentato e l’ansia anticipatoria legata a nuove opportunità o anche solo allo studio indicano che, probabilmente, si è instaurato un meccanismo di “condizionamento emotivo”: la mente, per proteggersi, associa automaticamente certe situazioni (come il lavoro o la preparazione per esso) a sensazioni di pericolo, anche se razionalmente non ce n’è uno reale.
Questo può portare a una vera e propria "evitamento esperienziale", ovvero alla tendenza a fuggire da tutto ciò che potrebbe attivare quell’ansia, rendendo però ancora più difficile riprendere il controllo della propria vita e delle proprie ambizioni. Non è una mancanza di volontà o capacità, ma un blocco psicologico che può essere superato.
In questi casi è fondamentale non colpevolizzarsi: ciò che sta vivendo ha delle radici precise e affrontabili. Sarebbe utile e consigliato, per approfondire e comprendere meglio cosa sta succedendo, rivolgersi a uno specialista che possa aiutarla a sciogliere questi nodi emotivi, lavorare sui traumi passati e ritrovare fiducia e serenità nelle sue scelte future.
Dottoressa Silvia Parisi
Psicologa Psicoterapeuta Sessuologa
grazie per aver condiviso con tanta sincerità la sua esperienza.
Quello che descrive è molto comune tra le persone che hanno vissuto esperienze lavorative negative, specialmente se queste sono state emotivamente intense o frustranti. Gli attacchi di panico che ha sperimentato e l’ansia anticipatoria legata a nuove opportunità o anche solo allo studio indicano che, probabilmente, si è instaurato un meccanismo di “condizionamento emotivo”: la mente, per proteggersi, associa automaticamente certe situazioni (come il lavoro o la preparazione per esso) a sensazioni di pericolo, anche se razionalmente non ce n’è uno reale.
Questo può portare a una vera e propria "evitamento esperienziale", ovvero alla tendenza a fuggire da tutto ciò che potrebbe attivare quell’ansia, rendendo però ancora più difficile riprendere il controllo della propria vita e delle proprie ambizioni. Non è una mancanza di volontà o capacità, ma un blocco psicologico che può essere superato.
In questi casi è fondamentale non colpevolizzarsi: ciò che sta vivendo ha delle radici precise e affrontabili. Sarebbe utile e consigliato, per approfondire e comprendere meglio cosa sta succedendo, rivolgersi a uno specialista che possa aiutarla a sciogliere questi nodi emotivi, lavorare sui traumi passati e ritrovare fiducia e serenità nelle sue scelte future.
Dottoressa Silvia Parisi
Psicologa Psicoterapeuta Sessuologa
Salve, magari sta attraversando un momento intenso che le provoca questo stato ansiogeno. Sicuramente, iniziare delle consulenze potrebbe aiutarla a caprine la causa e migliorare la sua condizione. Resto a sua disposizione.
Buon pomeriggio, grazie per la sua condivisione. Il suo vissuto è del tutto comprensibile.
Le difficoltà che descrive sembrano collegate all’attivazione di schemi ansiosi e strategie rigide di gestione, come, ad esempio, ipermonitoraggio, evitamento e controllo. Questi meccanismi, pur cercando di proteggerci, possono contribuire a mantenere il disturbo nel tempo.
Un percorso di psicoterapia potrebbe aiutarla a riconoscere le sue emozioni, identificare e lavorare sui pensieri disfunzionali, riconoscere i processi che alimentano l’ansia e sviluppare una maggiore flessibilità cognitiva, emotiva e comportamentale.
Resto a disposizione per ulteriori chiarimenti. Un cordiale saluto.
Le difficoltà che descrive sembrano collegate all’attivazione di schemi ansiosi e strategie rigide di gestione, come, ad esempio, ipermonitoraggio, evitamento e controllo. Questi meccanismi, pur cercando di proteggerci, possono contribuire a mantenere il disturbo nel tempo.
Un percorso di psicoterapia potrebbe aiutarla a riconoscere le sue emozioni, identificare e lavorare sui pensieri disfunzionali, riconoscere i processi che alimentano l’ansia e sviluppare una maggiore flessibilità cognitiva, emotiva e comportamentale.
Resto a disposizione per ulteriori chiarimenti. Un cordiale saluto.
Salve, "mi porta a perdere tempo", forse l'ha già scritto lei, non vuole più perdere tempo e farsi annientare dall'ansia, bensì vuole iniziare a prendersi cura della sua vita.
L'ansia non è una nemica, ma una messaggera arrivata per comunicarle che qualcosa non funziona più come prima e richiede cambiamento.
Inizi da dove sente.
L'ansia non è una nemica, ma una messaggera arrivata per comunicarle che qualcosa non funziona più come prima e richiede cambiamento.
Inizi da dove sente.
Quello che sta vivendo è molto più comune di quanto si pensi: quando esperienze lavorative dolorose si intrecciano con una predisposizione ansiosa, il solo pensiero di ricominciare può attivare una reazione di difesa, come l’ansia o il panico. È come se la mente, per proteggerla, associasse ogni nuova possibilità a un pericolo.
Il fatto che lei se ne accorga e voglia comprendere è già un passo importante. Un percorso terapeutico può aiutarla a sciogliere questi blocchi, a rielaborare le esperienze vissute e a ritrovare fiducia nelle sue risorse. Insieme possiamo costruire, con calma e rispetto dei suoi tempi, un nuovo modo di affrontare il futuro.
Resto a disposizione se desidera iniziare questo percorso.
Il fatto che lei se ne accorga e voglia comprendere è già un passo importante. Un percorso terapeutico può aiutarla a sciogliere questi blocchi, a rielaborare le esperienze vissute e a ritrovare fiducia nelle sue risorse. Insieme possiamo costruire, con calma e rispetto dei suoi tempi, un nuovo modo di affrontare il futuro.
Resto a disposizione se desidera iniziare questo percorso.
Gent.ma utente,
c'è un errore di fondo già nella sua presentazione. Non esistono soggetti ansiosi. Esiste la persona e in quanto tale esiste anche l'ansia, che però non deve classificarla in alcun modo. L'ansia, certamente, può causare sofferenza, come nel suo caso, ma è un comportamento del cervello che si può imparare a comprendere, gestire, anticipare e persino eliminare in determinate circostanze.
Il panico è un episodio acuto di ansia, può essere molto disagevole e invalidante. Spesso è legato a un ambiente o a una circostanza che funge da innesco scatenante, per esempio luoghi chiusi, o molto affollati, oppure in presenza di estremo pericolo. Successivamente la mente può ricreare quelle condizioni di panico e scatenare un attacco anche in assenza di reali fonti di stress nell'ambiente circostante.
L'ansia, se cronica, è più subdola perché non esplode in modo violento, ma rimane un costante rumore mentale di sottofondo che ci mette sempre in allerta, che ci costringe a rimanere dentro casa, a rinunciare a tutte le occasioni potenzialmente dannose per il nostro organismo.
Come le dicevo, però, da tutto questo si può guarire. Il supporto psicologico è essenziale per un percorso basata su metodi e strategie personalizzate e per questo efficaci. Ognuno può essere padrone della sua ansia, e non schiavo. E ognuno deve imparare a farlo con le sue caratteristiche caratteriali, con le sue abitudini di vita, con la sua rete di supporto sociale.
Il mio consiglio è di valutare quanto prima questo tipo di aiuto. Nel caso volesse contattarmi, sarò lieto di introdurla al mio approccio per il trattamento dell'ansia basato sulla Psicologia Positiva e sulla Mindfulness. Non solo avrà occasione di prendere consapevolezza di come si comporta la sua mente nelle situazioni di ansia e panico, ma avrà anche modo di imparare a generare benessere psicologico, a vivere più emozioni positive e a scegliere di investire tempo in attività coinvolgenti e obiettivi di crescita personale. Resto, dunque, a sua disposizione.
Le auguro il meglio, Dott. Antonio Cortese
c'è un errore di fondo già nella sua presentazione. Non esistono soggetti ansiosi. Esiste la persona e in quanto tale esiste anche l'ansia, che però non deve classificarla in alcun modo. L'ansia, certamente, può causare sofferenza, come nel suo caso, ma è un comportamento del cervello che si può imparare a comprendere, gestire, anticipare e persino eliminare in determinate circostanze.
Il panico è un episodio acuto di ansia, può essere molto disagevole e invalidante. Spesso è legato a un ambiente o a una circostanza che funge da innesco scatenante, per esempio luoghi chiusi, o molto affollati, oppure in presenza di estremo pericolo. Successivamente la mente può ricreare quelle condizioni di panico e scatenare un attacco anche in assenza di reali fonti di stress nell'ambiente circostante.
L'ansia, se cronica, è più subdola perché non esplode in modo violento, ma rimane un costante rumore mentale di sottofondo che ci mette sempre in allerta, che ci costringe a rimanere dentro casa, a rinunciare a tutte le occasioni potenzialmente dannose per il nostro organismo.
Come le dicevo, però, da tutto questo si può guarire. Il supporto psicologico è essenziale per un percorso basata su metodi e strategie personalizzate e per questo efficaci. Ognuno può essere padrone della sua ansia, e non schiavo. E ognuno deve imparare a farlo con le sue caratteristiche caratteriali, con le sue abitudini di vita, con la sua rete di supporto sociale.
Il mio consiglio è di valutare quanto prima questo tipo di aiuto. Nel caso volesse contattarmi, sarò lieto di introdurla al mio approccio per il trattamento dell'ansia basato sulla Psicologia Positiva e sulla Mindfulness. Non solo avrà occasione di prendere consapevolezza di come si comporta la sua mente nelle situazioni di ansia e panico, ma avrà anche modo di imparare a generare benessere psicologico, a vivere più emozioni positive e a scegliere di investire tempo in attività coinvolgenti e obiettivi di crescita personale. Resto, dunque, a sua disposizione.
Le auguro il meglio, Dott. Antonio Cortese
Capisco quanto possa essere frustrante sentirsi bloccata in un contesto così importante come quello lavorativo, ti invito ad iniziare una psicoterapia in modo tale da indagare la radice del tuo malessere e affrontarlo nel migliore dei modi.
Capisco la tua situazione e comprendo quanto sia importante fare chiarezza sul funzionamento della tua mente in questo momento. Questo è un passo utile per valutare insieme un eventuale percorso di aiuto. In questi periodi, è normale che la mente sembri più lenta o confusa, ma spesso basta dedicare attenzione a piccoli cambiamenti quotidiani per ritrovare chiarezza e benessere. Se desideri, possiamo esplorare insieme strategie pratiche per affrontare questo momento. Rimango a disposizione.
Ciao, grazie per aver condiviso la tua esperienza. Quello che racconti è davvero comprensibile: dopo momenti lavorativi difficili è naturale che il tuo corpo e la tua mente restino in allerta, come se volessero proteggerti da altre situazioni dolorose. Per questo ogni nuova occasione può far riaffiorare ansia e paura.
Non significa che tu non possa ritrovare serenità: con un supporto puoi imparare a leggere queste emozioni e a gestirle, senza che diventino un ostacolo. È già un passo importante il fatto che tu stia cercando di capire cosa ti sta succedendo.
Ti mando un caro saluto.
Non significa che tu non possa ritrovare serenità: con un supporto puoi imparare a leggere queste emozioni e a gestirle, senza che diventino un ostacolo. È già un passo importante il fatto che tu stia cercando di capire cosa ti sta succedendo.
Ti mando un caro saluto.
Salve,
capisco quanto possa essere frustrante e doloroso sentirsi bloccata proprio in quei momenti in cui vorrebbe andare avanti. L’ansia che sta sperimentando sembra legata a esperienze passate che l’hanno ferita e ora il suo corpo e la sua mente reagiscono con paura ogni volta che si avvicina a situazioni simili, anche se nuove.
Non è una sua colpa, ma un segnale che qualcosa dentro di lei ha bisogno di essere ascoltato e rielaborato. Se lo desidera, possiamo lavorare insieme per comprendere meglio da dove nasce questa paura, spezzare i circoli viziosi dell’ansia e ritrovare la fiducia nelle sue capacità. Può essere l’inizio di un percorso per riprendere in mano la sua vita, un passo alla volta.
capisco quanto possa essere frustrante e doloroso sentirsi bloccata proprio in quei momenti in cui vorrebbe andare avanti. L’ansia che sta sperimentando sembra legata a esperienze passate che l’hanno ferita e ora il suo corpo e la sua mente reagiscono con paura ogni volta che si avvicina a situazioni simili, anche se nuove.
Non è una sua colpa, ma un segnale che qualcosa dentro di lei ha bisogno di essere ascoltato e rielaborato. Se lo desidera, possiamo lavorare insieme per comprendere meglio da dove nasce questa paura, spezzare i circoli viziosi dell’ansia e ritrovare la fiducia nelle sue capacità. Può essere l’inizio di un percorso per riprendere in mano la sua vita, un passo alla volta.
Buonasera, se le esperienze che ha vissuto sono state ad alto impatto emotivo, questo puo' creare un vissuto traumatico nella sua mente che si riattiva ogni qual volta ci sia il tentativo di riesporsi alla situazione: il cervello riconosce i segnali di pericoli e manda l ansia per proteggerla.
Sarebbe utile che lei svolgesse un percorso di tipo cognitivo comportamentale con integrazione dell' Emdr e la Flash che sono due tecniche che si utilizzano per la rielaborazione dei vissuti traumatici.
Sarebbe utile che lei svolgesse un percorso di tipo cognitivo comportamentale con integrazione dell' Emdr e la Flash che sono due tecniche che si utilizzano per la rielaborazione dei vissuti traumatici.
Buonasera, l'ansia a volte ci comunica che c'è qualcosa da sistemare del nostro interno, quell'interno da imparare ad ascoltare. Probabilmente ansia e paura indicano anche il bisogno inconscio di migliorarsi o insicurezza personale che non ci permette di vivere serenamente le relazioni di vita e anche quelle lavorative. Se vuole possiamo approfondire insieme. Nel frattempo le auguro di star bene.
Buongiorno, leggendo le sue righe deduco sia importante approfondire meglio il suo stato d'ansia che penso sia molto invalidante per la sua vita attuale. L'ansia in realtà è una risposta naturale del nostro corpo e della nostra mente a eventi ritenuti particolarmente stressanti o minacciosi e questa attivazione ci permette di affrontarli. Ma quando l'ansia diventa eccessiva e persistente come magari può essere nel suo caso, può trasformarsi in un disturbo d'ansia per quello sarebbe utile, insieme a un professionista capire qual è il vero esordio della sua ansia in quanto le cause posso essere molteplici. Capire ciò permette di trovare un trattamento quanto più adeguato per lei. Ci provi.
Salve,
grazie per aver condiviso la sua esperienza, che tocca un aspetto molto comune ma spesso poco compreso: l’ansia legata al lavoro e alla paura di rimettersi in gioco dopo esperienze negative.
Quello che descrive – attacchi di panico, ansia anticipatoria rispetto a nuove opportunità, difficoltà a studiare o progettare il futuro – non è “perdere tempo”, ma il segnale che la sua mente e il suo corpo stanno cercando di proteggerla da qualcosa che sentono come pericoloso, anche se razionalmente lei sa che non lo è.
Dopo esperienze lavorative stressanti o traumatiche, è normale che si sviluppi una sorta di “allarme interno” che si riattiva ogni volta che ci si avvicina a una situazione simile. Il fatto che questo accada anche quando cerca di studiare indica che forse il legame fra autostima, aspettative e timore del fallimento è diventato molto forte.
La buona notizia è che si può lavorare su tutto questo. L’ansia, anche quando è intensa, non definisce chi siamo: è un sintomo, non un’identità. Attraverso un percorso psicologico mirato è possibile capire meglio cosa ha lasciato il segno in quelle esperienze, riconoscere i meccanismi che oggi la bloccano e iniziare a ricostruire fiducia nelle sue risorse.
Le consiglio di non affrontare questa situazione da sola: un supporto professionale può davvero fare la differenza, anche per evitare che questa ansia le tolga altre opportunità di crescita personale e lavorativa.
Ha già fatto un passo importante, e dimostra di essere motivata al cambiamento. Merita di ritrovare serenità e fiducia in sé stessa.
Un caro saluto.
grazie per aver condiviso la sua esperienza, che tocca un aspetto molto comune ma spesso poco compreso: l’ansia legata al lavoro e alla paura di rimettersi in gioco dopo esperienze negative.
Quello che descrive – attacchi di panico, ansia anticipatoria rispetto a nuove opportunità, difficoltà a studiare o progettare il futuro – non è “perdere tempo”, ma il segnale che la sua mente e il suo corpo stanno cercando di proteggerla da qualcosa che sentono come pericoloso, anche se razionalmente lei sa che non lo è.
Dopo esperienze lavorative stressanti o traumatiche, è normale che si sviluppi una sorta di “allarme interno” che si riattiva ogni volta che ci si avvicina a una situazione simile. Il fatto che questo accada anche quando cerca di studiare indica che forse il legame fra autostima, aspettative e timore del fallimento è diventato molto forte.
La buona notizia è che si può lavorare su tutto questo. L’ansia, anche quando è intensa, non definisce chi siamo: è un sintomo, non un’identità. Attraverso un percorso psicologico mirato è possibile capire meglio cosa ha lasciato il segno in quelle esperienze, riconoscere i meccanismi che oggi la bloccano e iniziare a ricostruire fiducia nelle sue risorse.
Le consiglio di non affrontare questa situazione da sola: un supporto professionale può davvero fare la differenza, anche per evitare che questa ansia le tolga altre opportunità di crescita personale e lavorativa.
Ha già fatto un passo importante, e dimostra di essere motivata al cambiamento. Merita di ritrovare serenità e fiducia in sé stessa.
Un caro saluto.
Buongiorno gentile Utente, grazie per aver condiviso con tanta sincerità una parte così delicata del suo vissuto. Ciò che descrive è qualcosa che incontro spesso nel mio lavoro, e la sua esperienza merita grande attenzione e rispetto. Quando si vivono esperienze lavorative negative che lasciano un segno emotivo profondo, non è raro che il corpo e la mente comincino ad associare il lavoro (o anche solo la possibilità di rientrare nel mondo professionale) a un pericolo, a qualcosa da cui difendersi. Questo meccanismo è del tutto umano, ma può trasformarsi in un circolo vizioso che blocca e fa sentire impotenti.
Il fatto che gli attacchi di panico siano tornati non è un segnale di debolezza, ma un indicatore che dentro di lei qualcosa sta cercando di esprimersi e di essere accolto. Spesso l’ansia non nasce tanto dal presente, quanto da ciò che ci è rimasto dentro non elaborato: una critica subita, un’umiliazione, il senso di fallimento, o il timore che tutto si ripeta uguale. La nostra parte razionale può sapere che “non è detto che andrà male”, ma è quella emotiva che si attiva, che anticipa il dolore e tenta, in qualche modo, di evitarlo prima ancora che si manifesti.
Lei parla di tempo che sembra sprecato e della difficoltà a fare qualcosa di concreto. Ma se mi permette, vorrei suggerirle una prospettiva diversa: ciò che sta accadendo è già un movimento, un tentativo del suo sistema interno di proteggerla e di portarla verso un equilibrio. Solo che lo sta facendo con gli strumenti che ha a disposizione in questo momento. Proprio per questo, un percorso psicoterapeutico mirato, integrato e basato sull’evidenza, può aiutarla non solo a gestire meglio l’ansia, ma a comprendere a fondo da dove nasce, cosa le sta comunicando, e come trasformarla in un’occasione di crescita.
Non deve attraversare tutto questo da sola. Ha già compiuto un primo passo importante nel riconoscere ciò che prova e nel cercare un confronto. Questo è un segnale di forza, non di fragilità.
Se dovesse avere bisogno di ulteriori informazioni o di intraprendere un percorso mi trova a disposizione,
Dott. Luca Vocino
Il fatto che gli attacchi di panico siano tornati non è un segnale di debolezza, ma un indicatore che dentro di lei qualcosa sta cercando di esprimersi e di essere accolto. Spesso l’ansia non nasce tanto dal presente, quanto da ciò che ci è rimasto dentro non elaborato: una critica subita, un’umiliazione, il senso di fallimento, o il timore che tutto si ripeta uguale. La nostra parte razionale può sapere che “non è detto che andrà male”, ma è quella emotiva che si attiva, che anticipa il dolore e tenta, in qualche modo, di evitarlo prima ancora che si manifesti.
Lei parla di tempo che sembra sprecato e della difficoltà a fare qualcosa di concreto. Ma se mi permette, vorrei suggerirle una prospettiva diversa: ciò che sta accadendo è già un movimento, un tentativo del suo sistema interno di proteggerla e di portarla verso un equilibrio. Solo che lo sta facendo con gli strumenti che ha a disposizione in questo momento. Proprio per questo, un percorso psicoterapeutico mirato, integrato e basato sull’evidenza, può aiutarla non solo a gestire meglio l’ansia, ma a comprendere a fondo da dove nasce, cosa le sta comunicando, e come trasformarla in un’occasione di crescita.
Non deve attraversare tutto questo da sola. Ha già compiuto un primo passo importante nel riconoscere ciò che prova e nel cercare un confronto. Questo è un segnale di forza, non di fragilità.
Se dovesse avere bisogno di ulteriori informazioni o di intraprendere un percorso mi trova a disposizione,
Dott. Luca Vocino
Il concetto di ansia è molto vasto. Per approfondire al meglio la situazione, il suo stato d'animo e ciò che vive occorre parlarne in uno spazio consono, affrontando passo passo i momenti in cui sopraggiunge l'ansia.
Buonasera,
grazie per aver condiviso ciò che sta vivendo. Capisco quanto possa essere faticoso sentire che l’ansia prende il sopravvento proprio nei momenti in cui desidera costruire qualcosa per sé.
L’ansia, a volte, si presenta come una compagna di viaggio ingombrante: cerca di proteggerla, ma finisce per bloccarla. Comprendere da dove nasce e cosa vuole comunicarle può essere un primo passo per non subirla, ma per imparare a gestirla.
Per questo le consiglio di rivolgersi a uno psicologo o psicoterapeuta, che possa accompagnarla in questo percorso e aiutarla a ritrovare fiducia nelle sue risorse.
Saluti, resto a disposizione, dott.ssa Elena Dati
grazie per aver condiviso ciò che sta vivendo. Capisco quanto possa essere faticoso sentire che l’ansia prende il sopravvento proprio nei momenti in cui desidera costruire qualcosa per sé.
L’ansia, a volte, si presenta come una compagna di viaggio ingombrante: cerca di proteggerla, ma finisce per bloccarla. Comprendere da dove nasce e cosa vuole comunicarle può essere un primo passo per non subirla, ma per imparare a gestirla.
Per questo le consiglio di rivolgersi a uno psicologo o psicoterapeuta, che possa accompagnarla in questo percorso e aiutarla a ritrovare fiducia nelle sue risorse.
Saluti, resto a disposizione, dott.ssa Elena Dati
Da quello che racconti, si capisce che sei una persona sensibile, riflessiva, e che sta attraversando un momento faticoso. L’ansia non ti lascia spazio per costruire qualcosa, e invece di alleggerirti, ti blocca proprio dove vorresti ripartire. E so quanto possa essere frustrante. Ti impegni, ci provi, ma appena cerchi di fare un passo avanti, arriva quel senso di allarme, come se qualcosa di brutto stesse per succedere.
E la cosa assurda è che magari lo sai anche, razionalmente, che non c’è nulla di pericoloso nel mettersi a studiare, nel pensare a un lavoro nuovo… ma il corpo ti dice tutt’altro. È come se si attivasse da solo, senza che tu riesca a fermarlo.
Questo succede spesso dopo esperienze negative che lasciano un segno profondo. L’ultima esperienza lavorativa, da come ne parli, ti ha fatto male sul serio. Talmente tanto che ora, anche solo l’idea di rientrare in quel mondo, ti fa chiudere. Non per pigrizia, non perché non vuoi fare nulla, ma perché il tuo sistema nervoso associa tutto quel mondo al malessere, al giudizio, al panico. E quindi si protegge… a modo suo, bloccandoti. Lo so, sembra un paradosso. Ma in fondo, l’ansia è spesso un meccanismo di difesa mal calibrato.
Il punto è che tu non sei il problema. Non sei tu a non “funzionare”. Anzi, il fatto che tu ti stia facendo queste domande, che senta il bisogno di capirti meglio e di tornare a muoverti, è già un segnale importante: vuol dire che dentro di te la spinta a vivere c’è ancora, anche se soffocata.
Io credo che serva prima di tutto accogliere questo momento. Non forzarlo. Non cercare di “ripartire a tutti i costi”. Ma iniziare da cose minuscole che non ti facciano paura. Magari anche solo dieci minuti al giorno per rileggere qualcosa che ti interessa, ma senza aspettative, senza obiettivi. Solo per ricominciare ad allenare quella parte di te che ha ancora voglia di imparare, di costruire.
E poi, se puoi, considera l’idea di farti aiutare da una persona esperta. Parlare con uno psicologo può davvero fare la differenza, soprattutto quando si tratta di ansia legata a esperienze passate che non sono state del tutto “digerite”. A volte basta davvero uno spazio sicuro dove poter raccontare tutto quello che si muove dentro, senza sentirsi giudicati o “sbagliati”.
Tu stai cercando di capire cosa succede. Questo è già un atto di coraggio. Non sei ferma: sei in un momento in cui stai raccogliendo forze, e forse cercando una strada diversa, più tua.
Se vuoi, raccontami un po’ meglio in che ambito stavi lavorando o cosa ti piacerebbe fare. Possiamo provare a immaginare insieme un modo per rientrare nel mondo con più leggerezza, senza dover dimostrare niente a nessuno, nemmeno a te stessa.
E la cosa assurda è che magari lo sai anche, razionalmente, che non c’è nulla di pericoloso nel mettersi a studiare, nel pensare a un lavoro nuovo… ma il corpo ti dice tutt’altro. È come se si attivasse da solo, senza che tu riesca a fermarlo.
Questo succede spesso dopo esperienze negative che lasciano un segno profondo. L’ultima esperienza lavorativa, da come ne parli, ti ha fatto male sul serio. Talmente tanto che ora, anche solo l’idea di rientrare in quel mondo, ti fa chiudere. Non per pigrizia, non perché non vuoi fare nulla, ma perché il tuo sistema nervoso associa tutto quel mondo al malessere, al giudizio, al panico. E quindi si protegge… a modo suo, bloccandoti. Lo so, sembra un paradosso. Ma in fondo, l’ansia è spesso un meccanismo di difesa mal calibrato.
Il punto è che tu non sei il problema. Non sei tu a non “funzionare”. Anzi, il fatto che tu ti stia facendo queste domande, che senta il bisogno di capirti meglio e di tornare a muoverti, è già un segnale importante: vuol dire che dentro di te la spinta a vivere c’è ancora, anche se soffocata.
Io credo che serva prima di tutto accogliere questo momento. Non forzarlo. Non cercare di “ripartire a tutti i costi”. Ma iniziare da cose minuscole che non ti facciano paura. Magari anche solo dieci minuti al giorno per rileggere qualcosa che ti interessa, ma senza aspettative, senza obiettivi. Solo per ricominciare ad allenare quella parte di te che ha ancora voglia di imparare, di costruire.
E poi, se puoi, considera l’idea di farti aiutare da una persona esperta. Parlare con uno psicologo può davvero fare la differenza, soprattutto quando si tratta di ansia legata a esperienze passate che non sono state del tutto “digerite”. A volte basta davvero uno spazio sicuro dove poter raccontare tutto quello che si muove dentro, senza sentirsi giudicati o “sbagliati”.
Tu stai cercando di capire cosa succede. Questo è già un atto di coraggio. Non sei ferma: sei in un momento in cui stai raccogliendo forze, e forse cercando una strada diversa, più tua.
Se vuoi, raccontami un po’ meglio in che ambito stavi lavorando o cosa ti piacerebbe fare. Possiamo provare a immaginare insieme un modo per rientrare nel mondo con più leggerezza, senza dover dimostrare niente a nessuno, nemmeno a te stessa.
Gentilissima,
Quello che descrive è un’esperienza comune a molte persone, che può manifestarsi in forme e contesti diversi, come quelli lavorativi, accademici o sociali.
È importante comprendere che esperienze negative, soprattutto se vissute come svalutanti o minacciose per la propria identità, possono lasciare tracce emotive profonde.
In questi casi, l’organismo tende a reagire per “proteggersi” da possibili nuove ferite, e lo fa attraverso sintomi come ansia anticipatoria, evitamento e talvolta attacchi di panico, anche in situazioni che, razionalmente, non sembrano pericolose.
Non si tratta di debolezza o di incapacità, ma di un meccanismo appreso: il suo sistema emotivo si attiva per metterla al sicuro, anche se in modo disfunzionale.
Può accadere così che anche l’idea di un’opportunità positiva — come un nuovo lavoro o l’avvio di un percorso formativo — venga percepita come una minaccia, generando ansia, blocchi e spesso demotivazione. Questo processo può facilmente dare origine a un circolo vizioso che mantiene e alimenta il problema, riducendo la spinta a mettersi in gioco e a proseguire verso i propri obiettivi.
In questi casi, un percorso psicologico mirato può essere utile per interrompere queste dinamiche disfunzionali, aiutandola a sviluppare nuove modalità di risposta agli stimoli ansiogeni.
Rimango a disposizione.
Dott. Michele Milazzo
Quello che descrive è un’esperienza comune a molte persone, che può manifestarsi in forme e contesti diversi, come quelli lavorativi, accademici o sociali.
È importante comprendere che esperienze negative, soprattutto se vissute come svalutanti o minacciose per la propria identità, possono lasciare tracce emotive profonde.
In questi casi, l’organismo tende a reagire per “proteggersi” da possibili nuove ferite, e lo fa attraverso sintomi come ansia anticipatoria, evitamento e talvolta attacchi di panico, anche in situazioni che, razionalmente, non sembrano pericolose.
Non si tratta di debolezza o di incapacità, ma di un meccanismo appreso: il suo sistema emotivo si attiva per metterla al sicuro, anche se in modo disfunzionale.
Può accadere così che anche l’idea di un’opportunità positiva — come un nuovo lavoro o l’avvio di un percorso formativo — venga percepita come una minaccia, generando ansia, blocchi e spesso demotivazione. Questo processo può facilmente dare origine a un circolo vizioso che mantiene e alimenta il problema, riducendo la spinta a mettersi in gioco e a proseguire verso i propri obiettivi.
In questi casi, un percorso psicologico mirato può essere utile per interrompere queste dinamiche disfunzionali, aiutandola a sviluppare nuove modalità di risposta agli stimoli ansiogeni.
Rimango a disposizione.
Dott. Michele Milazzo
Gentile utente mi dispiace tanto per ciò che ha raccontato. Le consiglio di intraprendere un percorso di supporto psicologico per un miglioramento della qualità di vita.
Sarei felice di accompagnarla in questo percorso.
Se dovesse avere dei dubbi, può contattarmi premendo il tasto 'messaggio' sul mio profilo.
Resto a disposizione attraverso consulenze online.
Dott. Luca Rochdi
Sarei felice di accompagnarla in questo percorso.
Se dovesse avere dei dubbi, può contattarmi premendo il tasto 'messaggio' sul mio profilo.
Resto a disposizione attraverso consulenze online.
Dott. Luca Rochdi
Gentilissima, ciò che descrive è una reazione normale che può accadere quando si associano determinate situazioni (come il lavoro o lo studio) ad esperienze vissute come minacciose o traumatiche. Gli attacchi di panico e l’ansia anticipatoria che avverte davanti alle nuove opportunità lavorative o allo studio sembrano essere una specie di “campanello d’allarme” che si attiva a seguito delle esperienze negative passate. Razionalmente lei vorrebbe andare avanti ma emotivamente cerca di proteggersi da ciò che percepisce inconsciamente come un pericolo.
Non c'è nulla di sbagliato in lei: sta solo vivendo gli effetti di uno stress passato che probabilmente ha superato la sua soglia di tolleranza. La buona notizia è che questo tipo di blocco si può affrontare, e che con il giusto supporto è possibile ritrovare sicurezza e fiducia in sé stessa.
Le consiglierei un percorso psicologico mirato, con un professionista che abbia esperienza in disturbi d’ansia e regolazione emotiva per trovare insieme strategie per superare questo momento difficile.
Il fatto che lei si ponga delle domande e voglia comprendere cosa le stia accadendo è già un ottimo inizio e un segnale della volontà di ritrovare il suo equilibrio emotivo. Le brutte esperienze che ha vissuto non la definiscono e passo dopo passo riuscirà a trovare nuovi modi per affrontare il futuro con maggiore sicurezza. Le auguro di ritrovare presto la serenità.
Un caro saluto.
Non c'è nulla di sbagliato in lei: sta solo vivendo gli effetti di uno stress passato che probabilmente ha superato la sua soglia di tolleranza. La buona notizia è che questo tipo di blocco si può affrontare, e che con il giusto supporto è possibile ritrovare sicurezza e fiducia in sé stessa.
Le consiglierei un percorso psicologico mirato, con un professionista che abbia esperienza in disturbi d’ansia e regolazione emotiva per trovare insieme strategie per superare questo momento difficile.
Il fatto che lei si ponga delle domande e voglia comprendere cosa le stia accadendo è già un ottimo inizio e un segnale della volontà di ritrovare il suo equilibrio emotivo. Le brutte esperienze che ha vissuto non la definiscono e passo dopo passo riuscirà a trovare nuovi modi per affrontare il futuro con maggiore sicurezza. Le auguro di ritrovare presto la serenità.
Un caro saluto.
Buonasera, così dalle sue righe sembra che le esperienze la vorative infelici abbiano lasciato il segno e lei abbia sviluppato forte paura che probabilmente le impedisce di pensare al futuro che le fa paura asua volta. Avrebbe bisogno di un aiuto terapeutico che le permetta di elaborare ciò che l'ha ferita e anche ciò che teme. Se vuole a disposizione. Saluti cordiali
Buongiorno, capisco quanto possa essere frustrante per lei sentirsi bloccata nel momento in cui vorrebbe rimettersi in gioco. Dopo esperienze lavorative difficili, è naturale che emergano ansia e timori, soprattuto quando si avvicina a nuove possibilità. In questi momento è importante non colpevolizzarsi: il nostro corpo e la nostra mente, a volte, "si fermano" per proteggerci da qualcosa che non abbiamo ancora elaborato del tutto o da situazioni che potrebbero riattivare vissuti di delusione o fallimento.
Un percorso di supporto psicologico potrebbe aiutarla a dare senso a quello che sta accadendo, a trovare modi più funzionali per affrontare la paura e ritrovare fiducia nelle sue capacità.
Un caro saluto,
Dott.ssa Giulia Badalamenti
Un percorso di supporto psicologico potrebbe aiutarla a dare senso a quello che sta accadendo, a trovare modi più funzionali per affrontare la paura e ritrovare fiducia nelle sue capacità.
Un caro saluto,
Dott.ssa Giulia Badalamenti
Salve, la ringrazio per aver condiviso la sua esperienza, so che non è semplice aprirsi su temi così delicati e personali. Quello che sta vivendo, e che descrive con tanta chiarezza, è qualcosa che accomuna molte persone che hanno sperimentato situazioni lavorative difficili e stressanti. Le brutte esperienze, soprattutto quando lasciano il segno a livello emotivo, possono condizionare profondamente il nostro modo di percepire il futuro e le nuove opportunità. È come se il suo cervello, per proteggerla, si attivasse in anticipo ogni volta che si ripresenta una situazione che potrebbe ricordare quella fonte di sofferenza, generando ansia e paura prima ancora che vi sia un reale pericolo. Il fatto che lei stia cercando di comprendere cosa le stia accadendo e che voglia superare queste difficoltà rappresenta già un grande passo. Nella prospettiva cognitivo-comportamentale, l’ansia non viene vista come un nemico da eliminare a tutti i costi, ma come un segnale del nostro corpo e della nostra mente che, sebbene a volte esagerato o mal calibrato rispetto alla realtà, cerca di avvisarci di un pericolo. Il problema nasce quando questo segnale si attiva in modo automatico e sproporzionato, come nel suo caso, bloccandola e impedendole di vivere pienamente le opportunità che desidera cogliere. È molto comune che, dopo esperienze negative, si inneschi un circolo vizioso in cui la paura di stare male diventa essa stessa la causa del malessere. Ad esempio, può accadere che il solo pensiero di un nuovo lavoro o di mettersi alla prova con lo studio generi ansia, e che questa ansia le faccia evitare la situazione. Questo però, nel tempo, rafforza la convinzione che quelle situazioni siano effettivamente pericolose o insormontabili, mantenendo e alimentando l’ansia stessa. Il lavoro terapeutico in questi casi si concentra proprio su questo meccanismo: attraverso tecniche specifiche si impara gradualmente ad affrontare le situazioni temute, a gestire i sintomi fisici e cognitivi dell’ansia, e a modificare i pensieri catastrofici che contribuiscono a farla sentire bloccata. Un percorso cognitivo-comportamentale potrebbe aiutarla a riconoscere e a mettere in discussione quelle convinzioni che, in questo momento, la portano a temere il fallimento o la sofferenza legata al lavoro e alla crescita personale. Inoltre, con esercizi pratici, le consentirebbe di esporsi alle situazioni che ora la spaventano in modo graduale e controllato, fino a recuperare fiducia in sé stessa e nelle proprie capacità. È importante sottolineare che non è l’ansia in sé il problema, ma il modo in cui essa prende il sopravvento e le impedisce di muoversi verso ciò che conta per lei. Lei sta già dimostrando coraggio nel voler affrontare questa situazione e nel chiedere aiuto. Nessun percorso è lineare o privo di ostacoli, ma con il giusto supporto e gli strumenti adeguati può senz’altro ritrovare quella serenità e quella concretezza che oggi sente lontane. Se le fosse possibile, le consiglierei di rivolgersi a uno psicologo che possa accompagnarla in questo percorso e aiutarla a spezzare quel circolo di paura ed evitamento. Sappia che ciò che sta vivendo non definisce il suo valore o le sue capacità, e che ci sono modi concreti per uscirne. Resto a disposizione. Dott. Andrea Boggero
La ringrazio per aver condiviso con me la sua esperienza, comprendo quanto possa essere difficile convivere con l’ansia, soprattutto quando questa si manifesta in momenti importanti come le nuove opportunità lavorative o durante lo studio. Il corpo e la mente, anche dopo la fine delle due brutte esperienze lavorative, possono continuare a reagire con ansia e paura di fronte a situazioni simili, come se volessero proteggerla da un nuovo possibile disagio. Non è raro che queste emozioni portino a sentirsi bloccati o a percepire di non riuscire a concretizzare i propri progetti, ma già il fatto che lei abbia deciso di parlarne e di cercare un aiuto rappresenta un passo importante verso una maggiore consapevolezza e verso il cambiamento. Potrebbe prendere in considerazione l'idea di intraprendere un percorso psicologico che, con attenzione e rispetto per i suoi tempi, l'aiuti ad esplorare ciò che sta vivendo, in modo da comprenderne meglio le radici e trovare strategie che possano aiutarla a recuperare serenità e fiducia nelle sue risorse.
Salve,
ti ringrazio per aver condiviso con sincerità la tua esperienza. Quello che descrivi – la paura e l’ansia che si presentano ogni volta che ti trovi davanti a nuove sfide lavorative o anche solo nello studio – sono segnali importanti del tuo stato interiore. La paura, infatti, non è solo un’emozione negativa da eliminare, ma un messaggio che il tuo corpo e la tua mente ti stanno inviando: percepisci qualcosa come una minaccia, un pericolo che ti mette in difficoltà e ti fa sentire insicura.
Spesso, dopo esperienze lavorative particolarmente stressanti o dolorose, può succedere che il nostro sistema emotivo rimanga iperattivato e che la mente associ in modo automatico certe situazioni a un rischio, anche quando in realtà non c’è un pericolo reale. Questo può manifestarsi con attacchi di ansia o panico, che sono risposte forti ma comprensibili del tuo organismo a quella percezione di minaccia.
Il problema è che questa paura ti impedisce di agire concretamente, e questo può creare un circolo vizioso di frustrazione e blocco, proprio come hai descritto. Per questo è importante ascoltare questo segnale, capirne l’origine e imparare a gestirlo con strumenti adeguati, anziché lasciarsi sopraffare.
Attraverso un percorso terapeutico si potrebbe lavorare insieme per esplorare queste paure, capire cosa esattamente ti mette in difficoltà e costruire gradualmente nuovi modi per affrontare le situazioni lavorative e di crescita personale senza che l’ansia prenda il sopravvento.
Ti auguro di trovare presto la serenità e la forza per andare avanti.
Un caro saluto,
Dottoressa Eleni Karliampa
ti ringrazio per aver condiviso con sincerità la tua esperienza. Quello che descrivi – la paura e l’ansia che si presentano ogni volta che ti trovi davanti a nuove sfide lavorative o anche solo nello studio – sono segnali importanti del tuo stato interiore. La paura, infatti, non è solo un’emozione negativa da eliminare, ma un messaggio che il tuo corpo e la tua mente ti stanno inviando: percepisci qualcosa come una minaccia, un pericolo che ti mette in difficoltà e ti fa sentire insicura.
Spesso, dopo esperienze lavorative particolarmente stressanti o dolorose, può succedere che il nostro sistema emotivo rimanga iperattivato e che la mente associ in modo automatico certe situazioni a un rischio, anche quando in realtà non c’è un pericolo reale. Questo può manifestarsi con attacchi di ansia o panico, che sono risposte forti ma comprensibili del tuo organismo a quella percezione di minaccia.
Il problema è che questa paura ti impedisce di agire concretamente, e questo può creare un circolo vizioso di frustrazione e blocco, proprio come hai descritto. Per questo è importante ascoltare questo segnale, capirne l’origine e imparare a gestirlo con strumenti adeguati, anziché lasciarsi sopraffare.
Attraverso un percorso terapeutico si potrebbe lavorare insieme per esplorare queste paure, capire cosa esattamente ti mette in difficoltà e costruire gradualmente nuovi modi per affrontare le situazioni lavorative e di crescita personale senza che l’ansia prenda il sopravvento.
Ti auguro di trovare presto la serenità e la forza per andare avanti.
Un caro saluto,
Dottoressa Eleni Karliampa
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