Salve ; sono stata in terapia anni fa' per una nevrosi d'ansia avevo attacchi di panico ansia agoraf
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Salve ; sono stata in terapia anni fa' per una nevrosi d'ansia avevo attacchi di panico ansia agorafobia ed altre fobie . Dopo tre anni di lavoro con il mio psicologo stavo benissimo; non dico che ero guarita del tutto ma avevo capito i miei problemi dovuti ad abusi subiti da piccola dai miei genitori sia fisici che psicologici . Da un anno mi succede una cosa strana che non so' spiegarmi . Io ho la patente di guida veloce mi è sempre piaciuto guidare anche nel traffico ovunque; ora non riesco più a guidare ho paura di perdermi di non trovare la strada giusta e mi prende l'ansia soltanto al pensiero di guidare e recarmi in un posto anche vicino perdo l'orientamento e sono confusa insomma non guido più è diventata una fobia . Non mi è mai successo non ho mai fatto un incidente o altro . Se potreste spiegarmi cosa mi sta' accadendo perché non ne ho idea ; ho passato un periodo un po' stressante con attacchi di ansia e agorafobia ma li ho tenuti bene sotto controllo con le gocce di ansilolin che mi aveva prescritto il medico insieme alle EN in pasticche al momento del bisogno. Grazie mille.
Grazie per la tua condivisione così sincera. Quello che descrivi è qualcosa che, purtroppo, può succedere anche dopo un percorso terapeutico ben fatto: alcuni sintomi possono riemergere, soprattutto in periodi di stress o stanchezza emotiva, anche sotto forme nuove.
Nel tuo caso, la paura di guidare e l’ansia legata all’orientamento possono essere espressioni simboliche di un bisogno di controllo e sicurezza che in questo momento senti venir meno. Guidare implica autonomia, fiducia in sé e gestione dell’incertezza: se sei stata sotto stress o hai vissuto un senso di sovraccarico, il tuo sistema interno potrebbe averti “bloccata” per proteggerti.
Non è un passo indietro, ma un segnale che il tuo corpo e la tua mente ti stanno mandando per chiederti ascolto. Non è strano né raro. Ti invito a non viverlo con giudizio: considera di tornare da uno psicologo di fiducia anche solo per qualche incontro, per capire insieme cosa sta cercando di dirti questa nuova fobia e come accompagnarla con cura.
Nel frattempo, sii gentile con te stessa e prova a ridurre la pressione: non forzarti a guidare subito, ma esplora piccolissimi tratti sicuri, magari accompagnata. L’obiettivo non è tornare “come prima”, ma ritrovare fiducia con calma, nel tuo oggi.
Nel tuo caso, la paura di guidare e l’ansia legata all’orientamento possono essere espressioni simboliche di un bisogno di controllo e sicurezza che in questo momento senti venir meno. Guidare implica autonomia, fiducia in sé e gestione dell’incertezza: se sei stata sotto stress o hai vissuto un senso di sovraccarico, il tuo sistema interno potrebbe averti “bloccata” per proteggerti.
Non è un passo indietro, ma un segnale che il tuo corpo e la tua mente ti stanno mandando per chiederti ascolto. Non è strano né raro. Ti invito a non viverlo con giudizio: considera di tornare da uno psicologo di fiducia anche solo per qualche incontro, per capire insieme cosa sta cercando di dirti questa nuova fobia e come accompagnarla con cura.
Nel frattempo, sii gentile con te stessa e prova a ridurre la pressione: non forzarti a guidare subito, ma esplora piccolissimi tratti sicuri, magari accompagnata. L’obiettivo non è tornare “come prima”, ma ritrovare fiducia con calma, nel tuo oggi.
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Salve,
potremmo andare a capire cosa accadeva un anno fa che ti faceva ripiombare in una situazione di difficoltà.
In un rapporto valido di terapia potresti trovale le risposte alle domande che ti poni.
Un caro saluto
Lavinia
potremmo andare a capire cosa accadeva un anno fa che ti faceva ripiombare in una situazione di difficoltà.
In un rapporto valido di terapia potresti trovale le risposte alle domande che ti poni.
Un caro saluto
Lavinia
Quello che descrive è qualcosa che incontriamo spesso nel lavoro clinico e merita un'attenzione particolare.
La ricomparsa di sintomi ansiosi, soprattutto quando si manifestano in aree della vita che prima erano fonte di sicurezza e competenza, spesso ci indica che la nostra psiche sta attraversando una fase di riorganizzazione. La guida rappresenta, a livello simbolico, molte cose importanti: la capacità di muoverci autonomamente nel mondo, di orientarci, di mantenere il controllo della situazione.
Quando emerge la paura di 'perdersi' o di 'non trovare la strada giusta', questo può riflettere preoccupazioni più ampie riguardo al nostro posto nel mondo e alla direzione che stiamo prendendo nella vita. È interessante notare come questo sintomo sia emerso in un momento in cui ha sperimentato altre forme di stress.
Dal punto di vista analitico, consideriamo che il nostro passato continua a vivere dentro di noi in modi sottili. Le esperienze che hanno plasmato i nostri primi anni di vita possono influenzare come reagiamo alle sfide attuali, anche quando pensiamo di averle elaborate completamente.
Questo non significa che il lavoro terapeutico precedente non sia stato efficace - anzi, la sua capacità di riconoscere e gestire l'ansia dimostra quanto abbia appreso. Piuttosto, potrebbe essere che nuovi aspetti di sé stiano emergendo e richiedano attenzione.
Le suggerirei di considerare un nuovo percorso di esplorazione, per comprendere cosa questa difficoltà con la guida possa rappresentare nel contesto più ampio della sua vita attuale.
La ricomparsa di sintomi ansiosi, soprattutto quando si manifestano in aree della vita che prima erano fonte di sicurezza e competenza, spesso ci indica che la nostra psiche sta attraversando una fase di riorganizzazione. La guida rappresenta, a livello simbolico, molte cose importanti: la capacità di muoverci autonomamente nel mondo, di orientarci, di mantenere il controllo della situazione.
Quando emerge la paura di 'perdersi' o di 'non trovare la strada giusta', questo può riflettere preoccupazioni più ampie riguardo al nostro posto nel mondo e alla direzione che stiamo prendendo nella vita. È interessante notare come questo sintomo sia emerso in un momento in cui ha sperimentato altre forme di stress.
Dal punto di vista analitico, consideriamo che il nostro passato continua a vivere dentro di noi in modi sottili. Le esperienze che hanno plasmato i nostri primi anni di vita possono influenzare come reagiamo alle sfide attuali, anche quando pensiamo di averle elaborate completamente.
Questo non significa che il lavoro terapeutico precedente non sia stato efficace - anzi, la sua capacità di riconoscere e gestire l'ansia dimostra quanto abbia appreso. Piuttosto, potrebbe essere che nuovi aspetti di sé stiano emergendo e richiedano attenzione.
Le suggerirei di considerare un nuovo percorso di esplorazione, per comprendere cosa questa difficoltà con la guida possa rappresentare nel contesto più ampio della sua vita attuale.
cara paziente; il fatto che tu abbia concluso il tuo percorso terapeutico non vuol dire che il tuo tratto agorafobico sia dissolto nel nulla; evidentemente è un tratto caratteriale che è difficile da eliminare; è un tratto comportamentale e dovresti imparare a conviverci oppure provare a fare una terapia comportamentale per ridurre gli elementi o oggetti clinici che ti riportano alla fobia; esempio "capire cosa del guidare ti mette paura" il rumore del traffico, il fatto di guidare da sola in posti che non conosci oppure è il pericolo che guida alla macchina che temi.
cmq cara continua ancora a scriverci e tienici informata se ci sono delle novità riguardo la tua terapia.
grazie d.ssa patrizia Buscaino
cmq cara continua ancora a scriverci e tienici informata se ci sono delle novità riguardo la tua terapia.
grazie d.ssa patrizia Buscaino
Salve,
da quanto scrive emerge un vissuto complesso e importante, che testimonia una grande forza personale e un lungo lavoro terapeutico già svolto. È comprensibile il disorientamento di fronte alla ricomparsa di una difficoltà che sembra nuova, ma che in realtà potrebbe rappresentare una forma diversa e più sottile di ansia, legata a meccanismi già conosciuti e vissuti in passato.
La perdita di fiducia nella guida, il timore di perdersi, la confusione mentale e l’evitamento possono rientrare in un quadro di ansia anticipatoria o di una nuova espressione della sua agorafobia, magari riattivata da un periodo particolarmente stressante. Spesso, dopo esperienze traumatiche o periodi di forte pressione, il corpo e la mente possono “riprendere” sintomi già superati, come forma di protezione o allarme. Anche se non ci sono state esperienze dirette come incidenti, l’ansia può generare timori irrazionali che condizionano fortemente la percezione della realtà e le capacità cognitive, come l’orientamento.
È possibile inoltre che, nel momento in cui si affrontano situazioni percepite come potenzialmente rischiose (anche solo a livello emotivo), emergano memorie implicite o schemi profondi legati alle esperienze passate, in particolare se traumatiche. Il senso di disorientamento e confusione che descrive potrebbe essere una reazione dissociativa lieve o un’espressione del bisogno di “fermarsi” e ascoltare ciò che sta accadendo interiormente.
Ha fatto bene a gestire l’emergenza con il supporto farmacologico, ma ciò che sta vivendo ora merita attenzione e ascolto più profondo.
Sarebbe utile e consigliato per approfondire quanto sta accadendo rivolgersi ad uno specialista.
Dottoressa Silvia Parisi
Psicologa Psicoterapeuta Sessuologa
da quanto scrive emerge un vissuto complesso e importante, che testimonia una grande forza personale e un lungo lavoro terapeutico già svolto. È comprensibile il disorientamento di fronte alla ricomparsa di una difficoltà che sembra nuova, ma che in realtà potrebbe rappresentare una forma diversa e più sottile di ansia, legata a meccanismi già conosciuti e vissuti in passato.
La perdita di fiducia nella guida, il timore di perdersi, la confusione mentale e l’evitamento possono rientrare in un quadro di ansia anticipatoria o di una nuova espressione della sua agorafobia, magari riattivata da un periodo particolarmente stressante. Spesso, dopo esperienze traumatiche o periodi di forte pressione, il corpo e la mente possono “riprendere” sintomi già superati, come forma di protezione o allarme. Anche se non ci sono state esperienze dirette come incidenti, l’ansia può generare timori irrazionali che condizionano fortemente la percezione della realtà e le capacità cognitive, come l’orientamento.
È possibile inoltre che, nel momento in cui si affrontano situazioni percepite come potenzialmente rischiose (anche solo a livello emotivo), emergano memorie implicite o schemi profondi legati alle esperienze passate, in particolare se traumatiche. Il senso di disorientamento e confusione che descrive potrebbe essere una reazione dissociativa lieve o un’espressione del bisogno di “fermarsi” e ascoltare ciò che sta accadendo interiormente.
Ha fatto bene a gestire l’emergenza con il supporto farmacologico, ma ciò che sta vivendo ora merita attenzione e ascolto più profondo.
Sarebbe utile e consigliato per approfondire quanto sta accadendo rivolgersi ad uno specialista.
Dottoressa Silvia Parisi
Psicologa Psicoterapeuta Sessuologa
Buongiorno,
la ringrazio per la sua condivisione. Capisco quanto possa essere faticoso e disorientante trovarsi in difficoltà nello svolgere un’attività che un tempo era piacevole e naturale, come guidare.
I sintomi che descrive – la paura di perdersi, il senso di confusione, l’ansia al solo pensiero di mettersi in auto – sembrano essere segnali che qualcosa, dentro di sé, sta chiedendo ascolto. A volte, anche dopo anni di benessere, periodi di stress o situazioni emotivamente intense possono riattivare vecchie paure o generare nuove fragilità.
Le suggerisco di considerare la possibilità di riprendere un percorso psicologico: non perché si “ricomincia da capo”, ma perché ciò che sta vivendo oggi merita uno spazio di ascolto e comprensione, così come aveva fatto in passato. Un sostegno psicoterapeutico potrebbe aiutarla a riconoscere il significato di questi segnali e a ritrovare un senso di sicurezza e fiducia nelle sue capacità.
Resto a disposizione
Un caro saluto, dott.ssa Elena Dati
la ringrazio per la sua condivisione. Capisco quanto possa essere faticoso e disorientante trovarsi in difficoltà nello svolgere un’attività che un tempo era piacevole e naturale, come guidare.
I sintomi che descrive – la paura di perdersi, il senso di confusione, l’ansia al solo pensiero di mettersi in auto – sembrano essere segnali che qualcosa, dentro di sé, sta chiedendo ascolto. A volte, anche dopo anni di benessere, periodi di stress o situazioni emotivamente intense possono riattivare vecchie paure o generare nuove fragilità.
Le suggerisco di considerare la possibilità di riprendere un percorso psicologico: non perché si “ricomincia da capo”, ma perché ciò che sta vivendo oggi merita uno spazio di ascolto e comprensione, così come aveva fatto in passato. Un sostegno psicoterapeutico potrebbe aiutarla a riconoscere il significato di questi segnali e a ritrovare un senso di sicurezza e fiducia nelle sue capacità.
Resto a disposizione
Un caro saluto, dott.ssa Elena Dati
Gentile utente, la situazione che descrive è comprensibile e, per quanto possa sembrare improvvisa e “inspiegabile”, ha spesso radici profonde. Dopo un periodo di apparente benessere, può accadere che alcuni sintomi, come l’ansia o le fobie, si ripresentino in forme nuove o in contesti diversi, soprattutto in momenti di maggiore stress o vulnerabilità personale. Nel suo caso, la difficoltà a guidare e l’ansia legata all’orientamento potrebbero rappresentare una “trasformazione” di quelle stesse paure vissute in passato: l’auto, simbolo di autonomia e controllo, può diventare fonte d’ansia proprio quando ci si sente fragili o disorientati nella propria vita, anche se razionalmente non vi è alcun motivo concreto di pericolo. È importante non vivere questo come un fallimento, ma come un segnale del suo corpo e della sua psiche che merita ascolto e attenzione. Rivolgersi nuovamente a un professionista per un percorso di supporto psicologico potrebbe aiutarla a comprendere meglio cosa sta riattivando questa paura e a gestirla con strumenti efficaci, così da recuperare sicurezza e libertà nei suoi spostamenti, ma soprattutto nel suo benessere quotidiano.
Rimango a disposizione per qualunque chiarimento.
Dott.ssa Veronica Savio
Rimango a disposizione per qualunque chiarimento.
Dott.ssa Veronica Savio
Gentile, anzitutto grazie per la sua esternazione e per il grande lavoro che ha fatto per affrontare e gestire l'ansia negli anni, scoprendo forza e determinazione nel suo percorso. Diversi possono essere i fattori che sottendono a quanto descrive.
L'ansia, fa parte dell'esperienza umana e non va necessariamente eliminata. Bisogna approfondire e capire il "il periodo stressante" al quale fa riferimento e questo richiede tempo. La difficoltà che sta vivendo con la guida, potrebbe essere un nuovo modo in cui l'ansia si sta manifestando. Anche se non hai mai avuto esperienze negative alla guida, il cervello potrebbe associarla a un senso di insicurezza o perdita di controllo.
La cosa importante da ricordare è che questa situazione non è definitiva, e che esistono strategie efficaci per affrontarla e gestirla. Associare la guida a esperienze positive potrebbe aiutarla a riscoprire il piacere di guidare.
Inoltre, potrebbe lavorare sui pensieri negativi, esplorando nuove tecniche di gestione dell’ansia e, se lo ritiene utile, riprendere il percorso con un professionista per approfondire questa nuova fobia e trovare strumenti adeguati per superarla.
Trasformare le sfide in opportunità è possibile! Resto a disposizione per offrirle il sostegno di cui ha bisogno, anche in modalità online. Non esiti a chiedere.
Una buona giornata
Dr.ssa Manuela Valentini
L'ansia, fa parte dell'esperienza umana e non va necessariamente eliminata. Bisogna approfondire e capire il "il periodo stressante" al quale fa riferimento e questo richiede tempo. La difficoltà che sta vivendo con la guida, potrebbe essere un nuovo modo in cui l'ansia si sta manifestando. Anche se non hai mai avuto esperienze negative alla guida, il cervello potrebbe associarla a un senso di insicurezza o perdita di controllo.
La cosa importante da ricordare è che questa situazione non è definitiva, e che esistono strategie efficaci per affrontarla e gestirla. Associare la guida a esperienze positive potrebbe aiutarla a riscoprire il piacere di guidare.
Inoltre, potrebbe lavorare sui pensieri negativi, esplorando nuove tecniche di gestione dell’ansia e, se lo ritiene utile, riprendere il percorso con un professionista per approfondire questa nuova fobia e trovare strumenti adeguati per superarla.
Trasformare le sfide in opportunità è possibile! Resto a disposizione per offrirle il sostegno di cui ha bisogno, anche in modalità online. Non esiti a chiedere.
Una buona giornata
Dr.ssa Manuela Valentini
Lei parla di una sintomatologia ansiosa, dice di averci lavorato e di aver "capito". Poi però riporta un sintomo ansioso attuale, che tampona grazie all'ansiolitico. Quello che posso dirle io è che non basta capire da dove arrivano i problemi, bisogna affrontarli, bisogna attraversare quel dolore per poter cambiare prospettiva sulla propria vita, bisogna "sentire" qualcosa di diverso rispetto a quello che sentiva in passato. Anche perché l'ansia è molto legata al sentirsi in pericolo, soprattutto per come la sta descrivendo lei. Le consiglio un percorso EMDR, non solo per capire ma anche per desensibilizzare i ricordi traumatici e poter avere una percezione diversa del mondo e di se stessa.
gent.ma grazie per aver condiviso con noi in queste poche righe una parte importante della sua vita. Intanto il fatto che abbia già fatto una terapia l'ha resa come dice sicuramente consapevole di alcuni suoi meccanismi di funzionamento in termini ansiosi, e questo è un fattore protettivo per lei. Talvolta però la vita ci mette nuovamente alla prova, alcune cose cambiano ed è come se ci trovassimo impreparati e volenti o nolenti ci ritroviamo in difficoltà, perchè siamo umani.
Da circa un anno ci racconta che ha paura e ansia a guidare l'auto, per quanto le sia sempre piaciuto guidare, e questo l'ha portata ad evitare di farlo. Questo le abbassa l'ansia, ma di fatto la mette in scacco, come metterebbe in scacco chiunque - perchè le conferma il fatto che guidare è davvero pericoloso e la sua ansia "ha ragione".
La farmacoterapia che le è stata prescritta, ovvero le benzodiazepine, non le hanno permesso di fare esperienza di come l'ansia non sia "pericolosa", ma segnali solo un pericolo, che potrebbe anche non esserci nella realtà ma lei e il suo sistema nervoso centrale lo sente come reale. i farmaci hanno tolto la sintomatologia ansiosa che però nel nostro corpo rimane e da qualche parte riesce sempre a riaffiorare, perchè il nostro corpo non dimentica niente e "accusa il colpo".
Il mio suggerimento per lei è quello di intraprendere nuovamente un percorso di psicoterapia, per mettere in luce alcuni meccanismi psicologici di mantenimento della sintomatologia ansiosa, meglio se ad orientamento cognitivo-comportamentale perchè è la terapia più efficace per i disturbi di ansia, che sia panico/agorafobia, in quanto la rende sempre più consapevole di come l'evitamento per quanto la "tenga al sicuro" nel breve termine, sia in realtà parte del problema e del mantenimento dell'ansia. inoltre avrò modo di "esporsi" all'ansia durante quelle che sono chiamate "esposizioni" e nel suo caso si tratterebbe in modo molto graduale e tarato su di lei di fare esperienza dell'ansia alla guida.
Inoltre una serie di incontri da uno psichiatra di fiducia e ben aggiornato e in contatto col suo terapeuta potrebbero aiutarla ancora meglio a gestire la problematica in termini farmacologici, ove necessari.
Le auguro un buon proseguimento. dott.ssa Crivaro
Da circa un anno ci racconta che ha paura e ansia a guidare l'auto, per quanto le sia sempre piaciuto guidare, e questo l'ha portata ad evitare di farlo. Questo le abbassa l'ansia, ma di fatto la mette in scacco, come metterebbe in scacco chiunque - perchè le conferma il fatto che guidare è davvero pericoloso e la sua ansia "ha ragione".
La farmacoterapia che le è stata prescritta, ovvero le benzodiazepine, non le hanno permesso di fare esperienza di come l'ansia non sia "pericolosa", ma segnali solo un pericolo, che potrebbe anche non esserci nella realtà ma lei e il suo sistema nervoso centrale lo sente come reale. i farmaci hanno tolto la sintomatologia ansiosa che però nel nostro corpo rimane e da qualche parte riesce sempre a riaffiorare, perchè il nostro corpo non dimentica niente e "accusa il colpo".
Il mio suggerimento per lei è quello di intraprendere nuovamente un percorso di psicoterapia, per mettere in luce alcuni meccanismi psicologici di mantenimento della sintomatologia ansiosa, meglio se ad orientamento cognitivo-comportamentale perchè è la terapia più efficace per i disturbi di ansia, che sia panico/agorafobia, in quanto la rende sempre più consapevole di come l'evitamento per quanto la "tenga al sicuro" nel breve termine, sia in realtà parte del problema e del mantenimento dell'ansia. inoltre avrò modo di "esporsi" all'ansia durante quelle che sono chiamate "esposizioni" e nel suo caso si tratterebbe in modo molto graduale e tarato su di lei di fare esperienza dell'ansia alla guida.
Inoltre una serie di incontri da uno psichiatra di fiducia e ben aggiornato e in contatto col suo terapeuta potrebbero aiutarla ancora meglio a gestire la problematica in termini farmacologici, ove necessari.
Le auguro un buon proseguimento. dott.ssa Crivaro
Salve, grazie per aver condiviso con tanta sincerità la sua esperienza. Quello che descrive è qualcosa che, purtroppo, può accadere anche dopo un percorso terapeutico ben fatto e apparentemente “risolutivo”. Certe difficoltà possono ripresentarsi, anche in forme nuove o in contesti differenti, soprattutto dopo periodi di stress o riattivazioni emotive profonde.
Quello che descrive sembra avere i tratti di una ricaduta parziale in alcuni aspetti della sua nevrosi d’ansia, con una fobia specifica nuova (la guida) che si è inserita nel quadro. Non è raro che una persona con una storia di ansia, attacchi di panico o agorafobia sviluppi nel tempo paure più circoscritte, anche su attività che prima erano fonte di piacere o libertà.
Anche se ha gestito gli attacchi di ansia con i farmaci e senza grandi crisi, un periodo stressante (come lei stessa accenna) può riattivare paure antiche. In questi casi, il corpo e la mente rispondono "a modo loro", a volte concentrando l'ansia su situazioni che implicano perdita di controllo o isolamento, come la guida.
Quando comincia a evitare una situazione (guidare, andare in certi posti), il cervello associa l’evitamento a una forma di “protezione”. Questo rinforza inconsciamente la fobia. Anche una sola esperienza ansiosa in auto (magari non grave, ma spiacevole) può essere bastata a "insegnare" al suo sistema nervoso che guidare è pericoloso.
Molto spesso, ciò che mantiene viva la fobia non è la situazione in sé, ma la paura di avere paura. Quindi, prima ancora di salire in auto, l’ansia anticipatoria diventa il vero ostacolo.
Anche se il suo disagio è tornato, non è tornata al punto di partenza. Ha già fatto un percorso, ha strumenti, consapevolezza e capacità.
Anche pochi colloqui con lo stesso terapeuta (o uno nuovo, se preferisce) possono aiutare a sbloccare questo nodo specifico e riattivare strumenti già acquisiti. A volte, serve solo “riaccendere la luce” su quello che sta succedendo nel profondo.
In conclusione, quello che le sta succedendo non è una regressione totale, ma una nuova manifestazione dell’ansia, probabilmente legata a un momento di stress e vulnerabilità emotiva. Non è colpa sua, né è un fallimento del percorso fatto. È solo un segnale che qualcosa dentro ha bisogno di essere ascoltato di nuovo, forse con un nuovo linguaggio.
Se vuole, posso aiutarla anche con degli esercizi pratici da fare a casa per lavorare sull’ansia legata alla guida.
Resto a disposizione con tutto il supporto che posso darle.
Un caro saluto.
Dott.ssa Gaia Evangelisti, Psicologa.
Quello che descrive sembra avere i tratti di una ricaduta parziale in alcuni aspetti della sua nevrosi d’ansia, con una fobia specifica nuova (la guida) che si è inserita nel quadro. Non è raro che una persona con una storia di ansia, attacchi di panico o agorafobia sviluppi nel tempo paure più circoscritte, anche su attività che prima erano fonte di piacere o libertà.
Anche se ha gestito gli attacchi di ansia con i farmaci e senza grandi crisi, un periodo stressante (come lei stessa accenna) può riattivare paure antiche. In questi casi, il corpo e la mente rispondono "a modo loro", a volte concentrando l'ansia su situazioni che implicano perdita di controllo o isolamento, come la guida.
Quando comincia a evitare una situazione (guidare, andare in certi posti), il cervello associa l’evitamento a una forma di “protezione”. Questo rinforza inconsciamente la fobia. Anche una sola esperienza ansiosa in auto (magari non grave, ma spiacevole) può essere bastata a "insegnare" al suo sistema nervoso che guidare è pericoloso.
Molto spesso, ciò che mantiene viva la fobia non è la situazione in sé, ma la paura di avere paura. Quindi, prima ancora di salire in auto, l’ansia anticipatoria diventa il vero ostacolo.
Anche se il suo disagio è tornato, non è tornata al punto di partenza. Ha già fatto un percorso, ha strumenti, consapevolezza e capacità.
Anche pochi colloqui con lo stesso terapeuta (o uno nuovo, se preferisce) possono aiutare a sbloccare questo nodo specifico e riattivare strumenti già acquisiti. A volte, serve solo “riaccendere la luce” su quello che sta succedendo nel profondo.
In conclusione, quello che le sta succedendo non è una regressione totale, ma una nuova manifestazione dell’ansia, probabilmente legata a un momento di stress e vulnerabilità emotiva. Non è colpa sua, né è un fallimento del percorso fatto. È solo un segnale che qualcosa dentro ha bisogno di essere ascoltato di nuovo, forse con un nuovo linguaggio.
Se vuole, posso aiutarla anche con degli esercizi pratici da fare a casa per lavorare sull’ansia legata alla guida.
Resto a disposizione con tutto il supporto che posso darle.
Un caro saluto.
Dott.ssa Gaia Evangelisti, Psicologa.
Ciao, grazie per aver condiviso la tua esperienza con tanta chiarezza e profondità. Quello che descrivi è molto comprensibile, e sappi che non sei solo: molte persone che hanno avuto un passato di ansia e fobie possono sperimentare delle ricadute o la comparsa di nuovi sintomi anche dopo periodi lunghi di benessere.
Può capitare, anche dopo anni di benessere, che tornino sintomi d’ansia legati a situazioni quotidiane come la guida. La paura di perdersi, sentirsi disorientati o confusi può essere una forma di ansia anticipatoria o agorafobia, spesso riattivata da periodi di stress o insicurezza.
Non serve un evento traumatico per spiegare questa difficoltà: è il segnale di un equilibrio emotivo che ha bisogno di essere riascoltato. Con un percorso terapeutico mirato è possibile affrontare e superare queste paure, recuperando sicurezza e autonomia.
Chiedere aiuto è un segno di forza: la strada verso la libertà può essere ripresa, un passo alla volta.
Può capitare, anche dopo anni di benessere, che tornino sintomi d’ansia legati a situazioni quotidiane come la guida. La paura di perdersi, sentirsi disorientati o confusi può essere una forma di ansia anticipatoria o agorafobia, spesso riattivata da periodi di stress o insicurezza.
Non serve un evento traumatico per spiegare questa difficoltà: è il segnale di un equilibrio emotivo che ha bisogno di essere riascoltato. Con un percorso terapeutico mirato è possibile affrontare e superare queste paure, recuperando sicurezza e autonomia.
Chiedere aiuto è un segno di forza: la strada verso la libertà può essere ripresa, un passo alla volta.
Gentile utente, prima di tutto posso solo immaginare la fatica che sente e la preoccupazione che prova. Pur essendo che non riconosce alcun evento scatenante, forse il suo corpo e la sua mente le stanno dicendo che qualcosa sta accadendo. Come mai proprio adesso teme di perdere l'orientamento? Che significato da lei a questa cosa? Potrebbe valutare di riprendere il percorso con il suo terapeuta per poter mettere ordine in questo momenti di fatica. Cordialmente Dott.ssa Alessia D'Angelo
Gentilissima, quando l'ansia è così pervasiva diventa invalidante e intacca la qualità della nostra vita, potrebbe valutare l'idea di riprendere un percorso psicologico che le dia gli strumenti per far pronte ai sintomi dell'ansia. Le auguro di fare un percorso che le permetta di avere maggiore consapevolezza rispetto alle sue paure che sono, appunto, solo paure e di imparare ad affrontare la vita e le difficoltà facendo appello a tutte le sue risorse e capacità. Non sono mai le situazioni a generare l'ansia dentro di noi, bensì sono i pensieri che noi facciamo sulle situazioni a provocarci l'ansia. Infatti, ciò che le capita potrebbe essere ansia anticipatoria cioè una preoccupazione sproporzionata rispetto a una situazione che percepiamo come difficile o minacciosa. L'ansia anticipatori non solo ci porta all'evitamento di situazioni che ci generano paura ma condiziona il nostro comportamento generando quindi la profezia che si autorealizza: mi aspettavo che andasse male ed effettivamente è andata male perchè io stessa creo delle condizioni sfavorevoli che la fanno andare male. Bisogna lavorare sui suoi pensieri e ristrutturarli con l'aiuto di uno psicologo/psicoterapeuta e acquisire maggiore fiducia in se stessa. La vita la affrontiamo grazie alle nostre risorse e se non siamo consapevoli delle risorse che abbiamo non ci sentiremo in grado di affrontare neanche il più piccolo ostacolo. Un percorso di sostegno psicologico può aiutarla in questo processo di crescita. Per un genitore la salute psicofisica di un figlio è importante, cerchi un dialogo con i suoi genitori e gli dia la possibilità di aiutarla e sostenerla. L'approccio cognitivo-comportamentale propone i trattamenti e le tecniche più efficaci per la gestione dell'ansia e degli attacchi di panico. Lei è giovane, ha tutta la vita davanti a sè e merita di viverla in uno stata di serenità e benessere. Le auguro il meglio e resto a disposizione. Dott.ssa Arianna Savastio
Il suo messaggio mostra non solo consapevolezza di sé, ma anche il desiderio di comprendere ciò che le sta accadendo oggi, e questo è un primo passo prezioso.
Quello che descrive – la comparsa improvvisa di una difficoltà nel guidare, accompagnata da ansia, disorientamento e paura di perdersi – può essere letto come una manifestazione ricorrente di un disagio che ha trovato un nuovo “canale” per esprimersi. Spesso osserviamo come certi sintomi non “ritornano uguali”, ma si trasformano, assumendo forme nuove, legate al momento della vita che si sta attraversando.
Guidare è, simbolicamente, un atto di autonomia, di orientamento e di direzione nella propria vita. La perdita di fiducia in questa capacità, senza cause esterne apparenti (come incidenti o traumi legati alla guida), può essere il segnale di un momento di disorientamento interno, di uno stato di tensione o di conflitto non ancora pienamente elaborato. Potremmo dire che la mente, sotto stress, ha trovato un modo indiretto per comunicare che qualcosa ha bisogno di essere ascoltato di nuovo.
Il fatto che in passato lei abbia affrontato con successo un percorso terapeutico è un segnale importante: ha già avuto accesso a uno spazio di elaborazione, ha già costruito strumenti. E proprio per questo, potrebbe essere il momento adatto per riprendere il lavoro su di sé, partendo da questo nuovo sintomo, che potrebbe portarci a esplorare qualcosa di attuale o anche una riattivazione di nuclei antichi non completamente chiusi.
La mente non dimentica ciò che ha vissuto. A volte, eventi di vita stressanti possono riaprire “porte” che sembravano chiuse, ma questo non è un segno di fallimento. È un’opportunità per andare più a fondo, per rinominare ciò che in passato è stato elaborato solo in parte.
Quello che descrive – la comparsa improvvisa di una difficoltà nel guidare, accompagnata da ansia, disorientamento e paura di perdersi – può essere letto come una manifestazione ricorrente di un disagio che ha trovato un nuovo “canale” per esprimersi. Spesso osserviamo come certi sintomi non “ritornano uguali”, ma si trasformano, assumendo forme nuove, legate al momento della vita che si sta attraversando.
Guidare è, simbolicamente, un atto di autonomia, di orientamento e di direzione nella propria vita. La perdita di fiducia in questa capacità, senza cause esterne apparenti (come incidenti o traumi legati alla guida), può essere il segnale di un momento di disorientamento interno, di uno stato di tensione o di conflitto non ancora pienamente elaborato. Potremmo dire che la mente, sotto stress, ha trovato un modo indiretto per comunicare che qualcosa ha bisogno di essere ascoltato di nuovo.
Il fatto che in passato lei abbia affrontato con successo un percorso terapeutico è un segnale importante: ha già avuto accesso a uno spazio di elaborazione, ha già costruito strumenti. E proprio per questo, potrebbe essere il momento adatto per riprendere il lavoro su di sé, partendo da questo nuovo sintomo, che potrebbe portarci a esplorare qualcosa di attuale o anche una riattivazione di nuclei antichi non completamente chiusi.
La mente non dimentica ciò che ha vissuto. A volte, eventi di vita stressanti possono riaprire “porte” che sembravano chiuse, ma questo non è un segno di fallimento. È un’opportunità per andare più a fondo, per rinominare ciò che in passato è stato elaborato solo in parte.
Buongiorno gentile utente. In riferimento alla sua domanda, lo stress può aver aumentato la sua fragilità ed essere stato il veicolo per il ritorno di un disturbo che, per quanto presenti sintomi diversi, è sempre collegato con quanto lei ha sofferto in passato.
Visto che lei citava una storia di traumi, mi chiedo se abbia mai affrontato nel percorso precedente una traumaterapia specifica per lavorare sui ricordi della sua infanzia. Alcuni percorsi terapeutici infatti lavorano sulla parte cognitiva, ma non sulla memoria fisica, per cui emozioni e sensazioni rimangono non elaborate, con il rischio che possano riattivarsi a fronte di triggers.
Questo è quello che le direi a grandi linee, ma ovviamente il suo caso andrebbe valutato in un setting professionale in cui tutte le informazioni siano prese in considerazione.
Visto che lei citava una storia di traumi, mi chiedo se abbia mai affrontato nel percorso precedente una traumaterapia specifica per lavorare sui ricordi della sua infanzia. Alcuni percorsi terapeutici infatti lavorano sulla parte cognitiva, ma non sulla memoria fisica, per cui emozioni e sensazioni rimangono non elaborate, con il rischio che possano riattivarsi a fronte di triggers.
Questo è quello che le direi a grandi linee, ma ovviamente il suo caso andrebbe valutato in un setting professionale in cui tutte le informazioni siano prese in considerazione.
Salve, sono la dott.ssa Cenname Piera. L'ansia in generale è un segnale che ci aiuta a capire che in quella determinata situazione bisogna prestare maggiore attenzione. Con questi pochi elementi non riesco a comprendere se questi episodi sono sporadici oppure se sono frequenti.
Se se la sente può descrivermi meglio la situazione o le situazioni.
Le porgo i miei più cordiali saluti.
Piera Cenname
Se se la sente può descrivermi meglio la situazione o le situazioni.
Le porgo i miei più cordiali saluti.
Piera Cenname
Salve, la ringrazio per aver condiviso con tanto coraggio e sincerità ciò che sta vivendo. Comprendo quanto possa essere disorientante e frustrante vedere riaffiorare un sintomo come la paura di guidare, soprattutto dopo un lungo percorso terapeutico che l’aveva portata a sentirsi meglio e più padrona della sua vita. È importante riconoscere il grande lavoro fatto in passato: non si perde, non viene cancellato, anzi costituisce una base preziosa su cui oggi può tornare ad appoggiarsi per affrontare questo nuovo momento di difficoltà. Ciò che lei descrive, ovvero la comparsa di una fobia specifica legata alla guida, è un fenomeno che nel nostro approccio cognitivo-comportamentale leggiamo in relazione a diversi fattori, tra cui lo stress accumulato, l’iperattivazione ansiosa e le associazioni mentali che, a volte senza che ce ne accorgiamo del tutto, si formano tra certi contesti e la sensazione di pericolo. Quando una persona ha vissuto episodi importanti di ansia o panico, come nel suo passato, è possibile che anche dopo anni, in presenza di periodi di maggiore stress, si inneschi una sorta di allarme interno. Il cervello, in modo automatico, può iniziare a rileggere alcune situazioni come potenzialmente minacciose anche se in realtà non lo sono, e questo accade per pura protezione. Nel suo caso, l’atto di guidare potrebbe essere stato associato, in modo inconscio e graduale, a una perdita di controllo, di orientamento o a una sensazione di esposizione e vulnerabilità. Tutti elementi che sono strettamente connessi al funzionamento dell’ansia. Non è necessario che ci sia stato un episodio specifico, come un incidente: spesso questi pensieri e sensazioni si radicano nel tempo, in modo sottile. Può accadere che un giorno ci si senta leggermente più agitati mentre si guida, magari dopo una notte in cui si è dormito poco o dopo una giornata più stressante. Se in quel momento l’attenzione si concentra su come ci si sente, il cervello registra che “guidare può essere pericoloso” e da lì inizia una catena di evitamento che rafforza l’associazione tra guida e ansia. La difficoltà che riporta nell’orientamento e nella chiarezza mentale mentre guida è coerente con l’attivazione ansiosa: l’ansia acuta riduce la nostra capacità di concentrazione, ci fa sentire confusi, ci fa dubitare delle nostre capacità, e tutto questo alimenta il circolo vizioso della paura. Si entra così in una dinamica tipica dei disturbi d’ansia, dove più evitiamo la situazione temuta, più quella situazione ci fa paura, e più diventa difficile affrontarla. Nel modello cognitivo-comportamentale si lavora molto bene su queste problematiche. Si può intervenire con tecniche di esposizione graduale, accompagnate da un lavoro sui pensieri disfunzionali che alimentano la paura. Non si tratta semplicemente di “costringersi” a guidare, ma di costruire insieme un percorso in cui, passo dopo passo, la persona possa riappropriarsi del proprio senso di sicurezza, imparando a gestire i sintomi ansiosi in modo efficace, fino a neutralizzare le associazioni negative legate alla guida. Lei ha già fatto un percorso importante e conosce bene il funzionamento della sua mente. Ha già affrontato fobie, agorafobia, attacchi di panico, ed è riuscita a uscirne. Questo non la rende immune da eventuali ricadute, ma le dà degli strumenti che, anche se oggi sembrano un po’ arrugginiti, possono essere riattivati con l’aiuto giusto. È possibile che il recente periodo stressante abbia reso il suo sistema nervoso più reattivo e vulnerabile, ma non è nulla di irreversibile. Il fatto che abbia scelto di parlarne e di chiedere aiuto è già un primo passo fondamentale. Con un percorso mirato, potrà non solo tornare a guidare, ma anche rafforzare ulteriormente la sua consapevolezza e la fiducia nelle sue risorse personali. La mente ha una grande capacità di adattamento e guarigione, quando viene accompagnata in modo rispettoso, strutturato e paziente. Resto a disposizione. Dott. Andrea Boggero
Grazie per aver condiviso la sua esperienza con così tanta apertura. Capisco quanto possa essere destabilizzante ritrovarsi, dopo anni di benessere, a vivere una difficoltà nuova come quella che descrive. Il fatto che lei abbia già affrontato e compreso molto del suo vissuto è una grande risorsa, e questo non va perso o sminuito solo perché oggi sta emergendo una nuova fragilità.
A volte accade che, anche dopo un lungo periodo di equilibrio, lo stress o alcuni eventi emotivamente faticosi possano riattivare paure in forme diverse. La difficoltà nel guidare, la confusione, il timore di perdersi... tutto questo potrebbe essere il modo con cui il suo corpo e la sua mente stanno cercando di esprimere un disagio profondo che magari non ha ancora trovato parole per raccontarsi. E non sempre è necessario un evento traumatico specifico per scatenare queste sensazioni: spesso basta un periodo di sovraccarico emotivo o un cambiamento interno più sottile.
Il fatto che lei stia ascoltando quello che prova e se ne stia prendendo cura è già un primo passo molto importante. Se sente che da sola non riesce a rimettere insieme i pezzi di questo momento, può essere utile parlarne in uno spazio sicuro e accogliente. Se lo desidera, possiamo prenderci del tempo per farlo insieme, in un colloquio dedicato a lei, ai suoi vissuti e a ciò che oggi chiede attenzione.
Dott.ssa Stefania Conti, Psicologa
A volte accade che, anche dopo un lungo periodo di equilibrio, lo stress o alcuni eventi emotivamente faticosi possano riattivare paure in forme diverse. La difficoltà nel guidare, la confusione, il timore di perdersi... tutto questo potrebbe essere il modo con cui il suo corpo e la sua mente stanno cercando di esprimere un disagio profondo che magari non ha ancora trovato parole per raccontarsi. E non sempre è necessario un evento traumatico specifico per scatenare queste sensazioni: spesso basta un periodo di sovraccarico emotivo o un cambiamento interno più sottile.
Il fatto che lei stia ascoltando quello che prova e se ne stia prendendo cura è già un primo passo molto importante. Se sente che da sola non riesce a rimettere insieme i pezzi di questo momento, può essere utile parlarne in uno spazio sicuro e accogliente. Se lo desidera, possiamo prenderci del tempo per farlo insieme, in un colloquio dedicato a lei, ai suoi vissuti e a ciò che oggi chiede attenzione.
Dott.ssa Stefania Conti, Psicologa
Salve, mi spiace molto per la situazione che descrive poichè comprendo il disagio che può sperimentare e quanto sia impattante sulla sua vita quotidiana. Ritengo fondamentale che lei possa richiedere un consulto psicologico al fine di esplorare la situazione con ulteriori dettagli, elaborare pensieri e vissuti emotivi connessi e trovare strategie utili per fronteggiare i momenti particolarmente problematici onde evitare che la situazione possa irrigidirsi ulteriormente.
Credo che un consulto con un terapeuta cognitivo comportamentale possa aiutarla ad identificare quei pensieri rigidi, disfunzionali e maladattivi che le impediscono il benessere desiderato mantenendo la sofferenza in atto e possa soprattutto aiutarla a parlare con se stessa utilizzando parole più costruttive.
Credo che anche un approccio EMDR possa esserle utile al fine di rielaborare il materiale traumatico connesso ad eventi del passato che possono aver contribuito alla genesi della sofferenza attuale.
Resto a disposizione, anche online.
Cordialmente, dott FDL
Credo che un consulto con un terapeuta cognitivo comportamentale possa aiutarla ad identificare quei pensieri rigidi, disfunzionali e maladattivi che le impediscono il benessere desiderato mantenendo la sofferenza in atto e possa soprattutto aiutarla a parlare con se stessa utilizzando parole più costruttive.
Credo che anche un approccio EMDR possa esserle utile al fine di rielaborare il materiale traumatico connesso ad eventi del passato che possono aver contribuito alla genesi della sofferenza attuale.
Resto a disposizione, anche online.
Cordialmente, dott FDL
Buongiorno. Immagino quanto possa essere frustrante e faticono dover rinunciare a un'attività che ha sempre portato a termine senza particolari intoppi. Alle volte, sintomi come questo possono rappresentare un modo che la nostra mente trova per permetterci di esprimere un'emotività che altrimenti non riuscirebbe a trovare altri canali. Credo varrebbe la pena di approfondire, trovare dei nuovi strumenti per affrontare fatiche come quella che ha descritto.
Buongiorno, mentre leggevo tra le sue parole mi ha colpito molto quando dice:" ho paura di perdermi di non trovare la strada giusta...'forse nella sua vita sta accadendo qualcosa che le genera l'angoscia di perdere qualcosa, di perdere il controllo e questo si traduce in un'ansia importante. Varrebbe la pena capire cosa sta accadendo oltre a contenere farmacologicamente il sintomo.
Buongiorno, potrebbe essere un nuovo modo in cui si manifesta l'ansia. L'intensa paura di un'attacco d'ansia si sovrappone al pensiero più razionale e quindi può causare dei momenti di confusione e disorientare. Per quanto riguarda l'oggetto della paura (nel suo caso la paura di perdersi mentre è alla guida) non per forza è collegato ad un evento traumatico, come potrebbe essere un incidente, potrebbe anche essere dato da associazioni emotive e non logiche; oppure l'ansia che prima provava in un'altra forma, una volta messa a tacere, potrebbe aver trovato un diverso canale per manifestarsi, scelto in maniera non razionale.
Prima di dare per assodato che si tratti di una conseguenza dell'ansia le consiglio comunque di sentire anche il parere del suo medico, per valutare se invece il disorientamento potrebbe essere un'effetto collaterale dei farmaci.
Spero che questa risposta possa esserle d'aiuto, buona giornata.
Prima di dare per assodato che si tratti di una conseguenza dell'ansia le consiglio comunque di sentire anche il parere del suo medico, per valutare se invece il disorientamento potrebbe essere un'effetto collaterale dei farmaci.
Spero che questa risposta possa esserle d'aiuto, buona giornata.
Il cambiamento che descrivi — da una guida sicura a una fobia improvvisa — può essere un segnale di come l’ansia e lo stress non risolti si manifestino in nuove forme, spesso legate a una perdita di controllo percepito e a una disconnessione dal proprio sentimento di sicurezza interna.
È importante riconoscere che anche esperienze passate di trauma e abuso, come quelle che hai raccontato, possono lasciare tracce profonde nella nostra regolazione emotiva e nella capacità di affrontare situazioni nuove o stressanti. La tua difficoltà attuale nel guidare può essere un modo in cui il corpo e la mente ti chiedono di rallentare e rielaborare quei vissuti, magari riemergenti in modo indiretto.
Da un punto di vista costruttivista intersoggettivo, ti invito a vedere questa fase come un’opportunità per esplorare con curiosità terapeutica cosa quel timore di “perdersi” rappresenta simbolicamente nel tuo mondo interno e nelle tue relazioni. Potrebbe emergere un bisogno di ritrovare una nuova forma di orientamento emotivo e personale.
Riprendere un percorso psicoterapeutico, anche solo per un supporto temporaneo, potrebbe aiutarti a integrare queste esperienze, restituendo sicurezza e una maggiore capacità di autodeterminazione emotiva.
È importante riconoscere che anche esperienze passate di trauma e abuso, come quelle che hai raccontato, possono lasciare tracce profonde nella nostra regolazione emotiva e nella capacità di affrontare situazioni nuove o stressanti. La tua difficoltà attuale nel guidare può essere un modo in cui il corpo e la mente ti chiedono di rallentare e rielaborare quei vissuti, magari riemergenti in modo indiretto.
Da un punto di vista costruttivista intersoggettivo, ti invito a vedere questa fase come un’opportunità per esplorare con curiosità terapeutica cosa quel timore di “perdersi” rappresenta simbolicamente nel tuo mondo interno e nelle tue relazioni. Potrebbe emergere un bisogno di ritrovare una nuova forma di orientamento emotivo e personale.
Riprendere un percorso psicoterapeutico, anche solo per un supporto temporaneo, potrebbe aiutarti a integrare queste esperienze, restituendo sicurezza e una maggiore capacità di autodeterminazione emotiva.
Buongiorno, le consiglio di affiancare alla terapia farmacologica anche la ripresa del percorso con il suo psicologo. Cordiali saluti.
Gentile utente,
grazie per aver condiviso con tanta sincerità la sua esperienza. Ha già affrontato un percorso significativo e complesso, che le ha permesso di comprendere meglio sé stessa e superare momenti difficili — un cammino di grande valore.
È del tutto comprensibile che si senta confusa di fronte a questa nuova difficoltà legata alla guida, un’attività che in passato le dava sicurezza. Anche in assenza di eventi traumatici recenti, il nostro corpo e le nostre emozioni possono esprimere un disagio che merita ascolto e attenzione.
Come saprà, non conoscendola e non avendo una visione approfondita della sua storia, non è possibile offrire spiegazioni specifiche su ciò che sta accadendo. Tuttavia, il fatto che senta il bisogno di capire meglio e di non trascurare ciò che prova è già un segnale importante.
Se lo desidera, sono disponibile anche online per un primo colloquio, in cui potremo esplorare insieme questo momento e valutare come affrontarlo.
Resto a disposizione.
Un caro saluto,
Francesca Cavara
Psicologa
grazie per aver condiviso con tanta sincerità la sua esperienza. Ha già affrontato un percorso significativo e complesso, che le ha permesso di comprendere meglio sé stessa e superare momenti difficili — un cammino di grande valore.
È del tutto comprensibile che si senta confusa di fronte a questa nuova difficoltà legata alla guida, un’attività che in passato le dava sicurezza. Anche in assenza di eventi traumatici recenti, il nostro corpo e le nostre emozioni possono esprimere un disagio che merita ascolto e attenzione.
Come saprà, non conoscendola e non avendo una visione approfondita della sua storia, non è possibile offrire spiegazioni specifiche su ciò che sta accadendo. Tuttavia, il fatto che senta il bisogno di capire meglio e di non trascurare ciò che prova è già un segnale importante.
Se lo desidera, sono disponibile anche online per un primo colloquio, in cui potremo esplorare insieme questo momento e valutare come affrontarlo.
Resto a disposizione.
Un caro saluto,
Francesca Cavara
Psicologa
Buongiorno gentile Utente, la ringrazio per aver condiviso la sua esperienza con tanta chiarezza e sincerità. Da quanto scrive, emerge una grande consapevolezza del proprio percorso psicologico e delle dinamiche che ha già affrontato con successo in passato. È molto importante riconoscere che ciò che sta vivendo ora non cancella i progressi che ha compiuto, ma piuttosto indica una fase nuova, forse più sottile, in cui alcune fragilità sembrano riaffacciarsi in forma diversa.
L’evitamento della guida e l’ansia legata all’orientamento e alla possibilità di “perdersi” non sono episodi casuali, ma spesso esprimono un bisogno profondo di controllo e sicurezza, che può vacillare nei momenti di stress o vulnerabilità emotiva. Il fatto che lei abbia già avuto episodi di ansia e agorafobia in passato, rende possibile che il sintomo stia trovando oggi una nuova modalità di espressione: la guida, per sua natura, espone all’“esterno”, all’imprevedibilità, alla separazione dallo spazio sicuro e familiare. Quando la psiche avverte un senso di allarme — anche se non è chiaro il motivo — può spostare l’ansia proprio su queste attività simbolicamente legate all’autonomia.
Lei scrive che non ci sono stati incidenti né traumi legati alla guida. Questo è molto importante, perché ci suggerisce che il blocco non riguarda la guida in sé, ma piuttosto ciò che rappresenta: il muoversi nel mondo, il potersi fidare del proprio orientamento interno ed esterno, il sentirsi presenti e capaci di gestire situazioni complesse. In questo senso, la paura di “perdersi” può anche essere letta in modo più ampio, come metafora di una fase della vita in cui ci si sente magari disorientati rispetto a ciò che si sta vivendo o a decisioni da prendere.
Ha fatto bene a ricorrere momentaneamente al supporto farmacologico prescritto dal medico, che può aiutare a gestire i picchi d’ansia. Tuttavia, proprio perché il sintomo si è trasformato e sembra radicarsi in un pattern fobico specifico, potrebbe essere molto utile riprendere un percorso terapeutico, magari con un approccio integrato ed evidence-based, come già sperimentato, per rimettere a fuoco le dinamiche che si stanno riattivando. A volte, dopo un periodo di benessere, può succedere che alcuni nodi profondi si “riprogrammino” e chiedano di essere guardati da un punto di vista nuovo, più maturo e consapevole.
Ciò che le sta accadendo, quindi, non è inspiegabile né irreversibile. È piuttosto un segnale che qualcosa dentro di lei sta chiedendo attenzione, ascolto e cura. E può essere l’occasione per riappropriarsi ancora una volta della sua autonomia, a partire proprio dalla fiducia che ha già saputo costruire nel tempo.
Se dovesse avere bisogno di ulteriori informazioni o di intraprendere un percorso mi trova a disposizione,
Dott. Luca Vocino
L’evitamento della guida e l’ansia legata all’orientamento e alla possibilità di “perdersi” non sono episodi casuali, ma spesso esprimono un bisogno profondo di controllo e sicurezza, che può vacillare nei momenti di stress o vulnerabilità emotiva. Il fatto che lei abbia già avuto episodi di ansia e agorafobia in passato, rende possibile che il sintomo stia trovando oggi una nuova modalità di espressione: la guida, per sua natura, espone all’“esterno”, all’imprevedibilità, alla separazione dallo spazio sicuro e familiare. Quando la psiche avverte un senso di allarme — anche se non è chiaro il motivo — può spostare l’ansia proprio su queste attività simbolicamente legate all’autonomia.
Lei scrive che non ci sono stati incidenti né traumi legati alla guida. Questo è molto importante, perché ci suggerisce che il blocco non riguarda la guida in sé, ma piuttosto ciò che rappresenta: il muoversi nel mondo, il potersi fidare del proprio orientamento interno ed esterno, il sentirsi presenti e capaci di gestire situazioni complesse. In questo senso, la paura di “perdersi” può anche essere letta in modo più ampio, come metafora di una fase della vita in cui ci si sente magari disorientati rispetto a ciò che si sta vivendo o a decisioni da prendere.
Ha fatto bene a ricorrere momentaneamente al supporto farmacologico prescritto dal medico, che può aiutare a gestire i picchi d’ansia. Tuttavia, proprio perché il sintomo si è trasformato e sembra radicarsi in un pattern fobico specifico, potrebbe essere molto utile riprendere un percorso terapeutico, magari con un approccio integrato ed evidence-based, come già sperimentato, per rimettere a fuoco le dinamiche che si stanno riattivando. A volte, dopo un periodo di benessere, può succedere che alcuni nodi profondi si “riprogrammino” e chiedano di essere guardati da un punto di vista nuovo, più maturo e consapevole.
Ciò che le sta accadendo, quindi, non è inspiegabile né irreversibile. È piuttosto un segnale che qualcosa dentro di lei sta chiedendo attenzione, ascolto e cura. E può essere l’occasione per riappropriarsi ancora una volta della sua autonomia, a partire proprio dalla fiducia che ha già saputo costruire nel tempo.
Se dovesse avere bisogno di ulteriori informazioni o di intraprendere un percorso mi trova a disposizione,
Dott. Luca Vocino
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