Salve, mi chiamo Daniele 40 anni, soffro di disturbo ossessivo-compulsivo-compulsivo, nel 2016 inizi

24 risposte
Salve, mi chiamo Daniele 40 anni, soffro di disturbo ossessivo-compulsivo-compulsivo, nel 2016 iniziai fare psicoterapia vera e propria perché trovai una brava terapeuta, la terapia durò 6 anni e dal problema me ne stavo uscendo, però come si sa nel marzo 2020 ci fu il covid che un po' peggiorò la mia situazione e nello stesso anno a novembre ci furono problemi di salute con mio padre e dovetti assistermelo per 3 anni e mezzo lui poi morì ad agosto 2024, e in quei anni ho avuto uno stress che non descrivo tutto il lavoro che avevo fatto con la terapia( cognitivo-comportamentale ) sembrava come se non avessi fatto nulla.
Da 1 anno che mi vedo con un' altra psicologa, perché con quella che avevo prima le cose non stavano funzionando più, ma non riesco a volte a parlare con lei come parlavo con la terapeuta che avevo prima.
Mi rendo conto che sbaglio, ma è come se avessi la sensazione che non fosse in grado di aiutarmi, per questo mi freno a parlare con lei a volte su certe cose.
Sono arrivato anche ad avere pensieri suicidi e la mia vita sociale e ridotta quasi a zero e sono pure disoccupato.
Dott.ssa Monica Venanzi
Psicologo clinico, Psicologo
Roma
In sei anni di terapia si è creato un certo tipo di rapporto che non è replicabile neppure dopo un anno di psicoterapia con la nuova terapeuta. Questo anche per il semplice fatto che non è la stessa persona.
Vale la pena provare ad affrontare queste difficoltà che hai in terapia, proprio con la terapeuta stessa; non aver paura di un giudizio o di offenderla in qualche modo: il suo compito sarà accogliere le tue difficoltà e farne oggetto di terapia. Altrimenti, se insieme valuterete che la terapia non sta progredendo, che tu non hai fiducia nel fatto che possa aiutarti, o chissà quale altra conclusione, allora valuterai di vedere un altro psicoterapeuta.
Siamo in continuo cambiamento, e così le sofferenza e i disagi che i portiamo dietro, e di conseguenza potremmo avere necessità diverse anche riguardo al terapeuta: una terapia che è stata utile per sei anni, potrebbe oggi non essere più sufficientemente adeguata.
Coraggio, in ogni caso, lei potrà aiutarti a fare la scelta più adatta a te in questo momento.

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Dott. Salvatore Augello
Psicologo, Psicologo clinico, Psicoterapeuta
Palermo
Salve, mi dispiace per il difficile momento che sta attraversando. Se avverte questa sensazione con la sua attuale terapeuta sarebbe bene e importante potergliene parlare. Se avverte invece una distanza incolmabile tra di voi sarebbe comunque importante continuare la terapia magari con un altro professionista.
Cordiali saluti
Dott.ssa Fiorella Linden
Psicologo, Psicoterapeuta
Milano
Buonasera Daniele,

mi dispiace molto per la sua situazione attuale e per la perdita di suo padre. A volte in terapia si possono avere delle resistenze nel condividere dei pensieri e dei comportamenti con il proprio terapeuta, spesso una cosa che aiuta, è portare in seduta questa fatica nel condividere cosi da poterne parlare in modo autentico e trasparente con il/la propria terapeuta anche perchè questo spesso porta ad una maggiore alleanza terapeutica. Le auguro il meglio. Dott.ssa Fiorella Linden
Gentile Daniele, la terapia accompagna un percorso di vita ma non può eliminare gli eventi a volte inevitabili di perdita e di sofferenza come quello vissuto da lei nel 2024, questo non significa che tutto il lavoro precedente sia stato vano. Sono tornati i sintomi ,non vanno scacciati, sono spesso dei segnali, dei messaggi che vanno ascoltati e accuditi. Le suggerisco di parlare con la sua attuale terapeuta della sue sensazioni, chiarendo bene cosa intende lei per "funzionamento" di un percorso psicologico. I pensieri di suicidio arrivano a volte perchè in realtà nel profondo una parte di noi deve morire e rinnovarsi. Esprimere questi pensieri può far sentire vulnerabili, succede che mettiamo delle difese per proteggerci dai nostri stessi contenuti dolorosi che cerchiamo di comunicare. Rimango a disposizione se lei volesse intraprendere un percorso con me.
Saluti e buona giornata
Dott.ssa Silvia Ferraro
Psicologo, Psicologo clinico
Milano
Gentile Daniele,
capisco la fatica che sta vivendo: eventi dolorosi e stressanti possono riattivare sintomi che sembravano migliorati. Non significa che il lavoro fatto sia stato inutile: resta dentro di lei e può essere ripreso. È importante che parli con la sua attuale terapeuta anche dei dubbi e delle difficoltà che sente, perché questo può rafforzare la relazione terapeutica. Le ricordo che i pensieri suicidari vanno presi molto seriamente: se dovessero intensificarsi, si rivolga subito al 118/112 o al pronto soccorso. Continuare a chiedere aiuto, come sta facendo, è già un passo prezioso.
Resto a disposizione,
un caro saluto
dott.ssa Silvia Ferraro
Gentilissimo è importante avere uno psicologo con cui ci si senta a proprio agio ad esprimere anche i pensieri più difficili. Forse dovrebbe trovare un'altra terapeuta, cambiare approccio e chiedersi cos'è che aveva smesso di andare con quella precedente!
Dott. Francesco Damiano Logiudice
Psicologo, Psicoterapeuta, Psicologo clinico
Roma
Salve, mi spiace molto per la situazione che descrive poichè comprendo quanto possa essere difficile convivere con questa situazione riportata. Ritengo fondamentale che lei possa richiedere un consulto psicologico al fine di esplorare la situazione con ulteriori dettagli, elaborare pensieri e vissuti emotivi connessi e trovare strategie utili per fronteggiare i momenti particolarmente problematici onde evitare che la situazione possa irrigidirsi ulteriormente.
Credo che un consulto con un terapeuta cognitivo comportamentale possa aiutarla ad identificare quei pensieri rigidi e disfunzionali che mantengono in atto la sofferenza impedendole il benessere desiderato.
Ritengo altresì utile un approccio EMDR al fine di favorire la rielaborazione del materiale connesso con la genesi della sofferenza in atto.
Resto a disposizione, anche online.
Cordialmente, dott FDL
Dott.ssa Sandra Petralli
Psicologo, Psicoterapeuta, Psicologo clinico
Pontedera
Salve, la difficoltà nel riaprire certi temi con la nuova terapeuta è comprensibile. Il legame terapeutico richiede tempo per consolidarsi e, soprattutto dopo un'esperienza positiva precedente, è normale avere aspettative alte o provare diffidenza. Tuttavia, questa sensazione potrebbe diventare un tema importante da portare proprio in terapia: parlarne direttamente con lei potrebbe aprire uno spazio autentico e più profondo, dove anche il senso di sfiducia possa essere accolto e trasformato. Nel suo caso, un approccio come l’EMDR potrebbe aiutarla ad elaborare lo stress traumatico legato alla malattia e alla perdita di suo padre, alleggerendo il carico emotivo che oggi sembra schiacciare tutto ciò che ha costruito in passato. I pensieri suicidi che riporta sono un segnale importante da non trascurare. Non sono una colpa, ma un modo del suo sistema psichico di comunicare un dolore estremo. Non deve affrontarli da solo. Le consiglio di parlarne con premura apertamente con la sua terapeuta e, se il disagio dovesse aumentare, valutare un sostegno medico o psichiatrico in parallelo, per stabilizzare il momento critico. Saluti, dott.ssa Sandra Petralli
Dott. Andrea Boggero
Psicologo, Psicologo clinico
Genova
Salve Daniele, grazie per aver condiviso con tanta sincerità la sua storia, che racchiude anni di sofferenza, di impegno e anche di difficoltà enormi da sostenere. Leggendo le sue parole emerge chiaramente quanta forza lei abbia messo nell’affrontare non solo il suo disturbo ossessivo-compulsivo, ma anche eventi estremamente stressanti e dolorosi come la malattia e la perdita di suo padre, senza contare l’impatto che la pandemia ha avuto sulla vita di tante persone, amplificando ansie e fragilità già presenti. È comprensibile che, dopo tutto questo, lei abbia la sensazione che i progressi raggiunti con il percorso precedente si siano come “azzerati”, ma ciò non significa che il lavoro fatto non abbia avuto valore. Quelle esperienze restano dentro di lei e possono essere recuperate e rielaborate, anche se ora sembrano lontane. È molto importante anche il punto che porta sulla sua attuale terapia. Non è raro che dopo aver avuto una relazione terapeutica significativa ci si trovi in difficoltà nel creare lo stesso livello di fiducia con un nuovo professionista. Questo non vuol dire che la nuova terapeuta non sia competente o che lei non possa trarre beneficio dal percorso, ma può essere il riflesso della fatica nel lasciarsi andare dopo aver già investito tanto in un’altra relazione terapeutica. In psicoterapia la relazione è una parte fondamentale del processo e avere dei dubbi o delle resistenze non significa “sbagliare”, ma semplicemente evidenziare un passaggio delicato che merita di essere affrontato insieme. Potrebbe essere utile condividere proprio con la sua terapeuta queste sensazioni, compresa la difficoltà a fidarsi e a lasciarsi andare, perché anche questo diventa materiale di lavoro in seduta. Capisco quanto possano essere spaventosi e dolorosi i pensieri suicidari che descrive. La presenza di queste idee è un segnale del livello di sofferenza che sta vivendo, ma non definisce chi lei è. È molto importante non rimanere da solo con questi pensieri: parlarne con la sua terapeuta, con persone di fiducia o, se necessario, rivolgersi ai servizi di emergenza o a un centro di salute mentale può fare la differenza nel momento in cui la disperazione sembra troppo forte. Chiedere aiuto non è segno di debolezza, ma di coraggio, ed è un atto fondamentale di cura verso se stesso. Infine, nonostante le difficoltà attuali nella vita sociale e lavorativa, non è mai troppo tardi per ricominciare a piccoli passi. Anche nei momenti in cui sembra che la motivazione sia minima, ogni gesto, per quanto piccolo, rappresenta un modo per contrastare l’isolamento e alimentare nuovamente la speranza. La terapia cognitivo-comportamentale offre strumenti pratici che, con il giusto tempo e accompagnamento, possono aiutarla a ricostruire gradualmente un senso di stabilità e a recuperare la fiducia nelle sue capacità. La strada che ha davanti non è semplice, ma il fatto stesso che abbia deciso di scrivere e di raccontarsi è la dimostrazione che dentro di lei c’è ancora una parte che desidera vivere e migliorare la propria condizione. È proprio da quella parte che può ripartire. Resto a disposizione. Dott. Andrea Boggero
Dott.ssa Giulia Solinas
Psicologo, Psicoterapeuta
Quartu Sant'Elena
Dal racconto appare chiaro che inconsapevolemente stia mettendo in atto un resistenza nell'affrontare tematiche che andrebbero sviscerate perchè possa stare finalmente meglio. Il riferito disagio anche con la terapeuta precedente pone in luce questa difficoltà che andrebbe affrontata in terapia con la terapeuta attuale. Questa sarebbe la strada giusta per il cambiamento e consideri che l'alternativa sarebbe quella di scappare e dover un domani ricominciaare da capo con un'alta probabilità di ripetere anche con il nuovo/a terapeuta il medesimo clichè. In terapia emergono delle dissonanze e l'unica strada verso il successo è affrontarle. Ne parli con la terapeuta e vedrà quanto sarà profocuo
Caro Daniele,
è importante in terapia parlare anche delle difficoltà che ci possono essere nella relazione terapeuta-paziente. A volte può essere difficile parlare di certi temi oppure esprimersi in modo libero e in questi casi la cosa più utile da fare è verbalizzare questa difficoltà alla propria psicologa in modo che insieme si possa capire da dove derivi questo vissuto e quale pensiero ci sia dietro che da origine al tutto. Parlare di questo in terapia è importante per il percorso che fa lei come paziente, perchè permette di scoprire qualcosa di nuovo che ora la mette in difficoltà, ed è utile anche per la sua psicologa per poter capire come meglio lavorare con lei per poter essere di aiuto. Per poter lavorare bene in terapia è necessaria una buona relazione terapeutica, perchè senza di essa risulta meno facile affrontare certi temi e sentirsi liberi di parlare e di esprimersi: la sua psicologa è lì per questo, per aiutarla, per instaurare un rapporto cooperativo con lei per raggiungere un obiettivo di benessere.
Un caro saluto
Dott.ssa Claudia Fontanella
Dott.ssa Marzia Mazzavillani
Psicologo, Psicologo clinico, Professional counselor
Forlì
Buongiorno Daniele, capisco che sta vivendo una situazione dolorosa e complessa, ma è stato coraggioso nel descrivere il proprio malessere con questa onestà.

Quello che ha attraversato rappresenta una tempesta perfetta di eventi traumatici: la pandemia ha destabilizzato equilibri già fragili, l'assistenza prolungata a suo padre ha comportato un carico di stress enorme, e la perdita recente ha probabilmente riattivato tutte le vulnerabilità del disturbo ossessivo-compulsivo. È comprensibile che il lavoro terapeutico precedente sembri "cancellato" - il trauma e lo stress cronico hanno questa capacità devastante di far regredire i progressi conquistati con fatica.

Riguardo alla nuova relazione terapeutica: la sua difficoltà nell'aprirsi con la nuova psicologa è molto frequente e non rappresenta un fallimento da parte sua. Dopo sei anni con la precedente terapeuta, aveva costruito una relazione di fiducia profonda che ora manca. Il confronto è inevitabile, ma quella sensazione di "inadeguatezza" che percepisce nella nuova professionista potrebbe essere influenzata dal suo stato emotivo attuale e dalla paura di dover ricominciare da capo.

Mentre i pensieri suicidi che riferisce richiedono attenzione immediata. È importante che ne parli apertamente con la sua psicologa attuale, anche se sente resistenze. Questi pensieri sono un segnale di allarme che va preso molto sul serio.

Le suggerirei di considerare un percorso integrato che affronti sia la riattivazione del disturbo ossessivo-compulsivo post-traumatico, sia l'elaborazione del lutto per suo padre, lavorando contemporaneamente sulla ricostruzione graduale della sua rete sociale e sulla pianificazione di un "reinserimento lavorativo sostenibile" che tenga conto della delicatezza di questo momento della sua vita. Un cordiale saluto,
Dott.ssa Marzia Mazzavillani
Psicologa clinica - Voice Dialogue - Mindfulness - Dreamwork
Dott.ssa Silvia Parisi
Psicoterapeuta, Psicologo, Sessuologo
Torino
Caro Daniele,
grazie per aver condiviso la tua storia con sincerità. Da quello che descrivi, hai affrontato negli ultimi anni situazioni estremamente stressanti e dolorose: il peggioramento del disturbo ossessivo-compulsivo durante la pandemia, la malattia e la perdita di tuo padre, e lo stress prolungato che ne è derivato. È comprensibile che dopo tutto questo tu senta come se i progressi fatti in precedenza siano stati vanificati.

Il fatto che tu stia cercando un nuovo percorso terapeutico è già un passo importante, anche se può risultare difficile stabilire un rapporto di fiducia con una nuova psicologa. La sensazione di frustrazione o di blocco nel parlare apertamente non è rara, soprattutto dopo esperienze terapeutiche precedenti che sono state molto efficaci.

I pensieri suicidi, l’isolamento sociale e la difficoltà lavorativa sono segnali importanti che richiedono attenzione immediata e supporto professionale. Non devi affrontare tutto questo da solo: sarebbe molto utile parlarne apertamente con un professionista qualificato, che possa aiutarti a costruire strategie concrete per la gestione del disturbo ossessivo-compulsivo e per affrontare il dolore e lo stress che hai accumulato.

Sarebbe quindi consigliato e utile approfondire la situazione rivolgendosi a uno specialista, in modo da ricevere supporto mirato e sicuro.

Con stima,
Dottoressa Silvia Parisi
Psicologa Psicoterapeuta Sessuologa
Dott.ssa Elena Brizi
Psicologo, Psicologo clinico
Tarquinia
Buon pomeriggio Daniele,
ho letto ciò che ha descritto.
Non credo sia una questione di giusto o sbagliato, può capitare di non trovarsi in sintonia con il proprio terapeuta e desiderare che sia diverso. Aprirsi con una persona sconosciuta, per quanto sia un professionista, non è così semplice. E se lei non si sente totalmente a suo agio con l’attuale psicologa, deve accettare le sue sensazioni e non farsene una colpa.
Potrebbe contattare un altro professionista e provare a vedere come si trova.

Per quanto riguarda poi la sua situazione lavorativa, capisco che sia un momento per niente facile da sopportare.
Può provare a rivolgersi ad alcuni luoghi di lavoro a lei conosciuti e sentire se potrebbero aver bisogno. E nel frattempo coltivare alcuni hobby o passatempi che la facciano stare bene.

Per qualsiasi cosa, sono a disposizione.
Dott.ssa Elena Brizi, psicologa
Dott.ssa Shana Baratto
Psicologo, Psicologo clinico
Levico Terme
Buonasera Daniele,
grazie per la sua sincera condivisione. Mi arriva la sua estrema fatica e cercherò di risponderle con la massima sensibilità che mi appartiene.
Mi dispiace molto per il suo papà, le faccio le mie condoglianze.. immagino anche la fatica di prestare assistenza per un tempo così lungo, in un momento storico così delicato.
Quello che però trovo positivo nel suo racconto è quando lei afferma che in seguito alla terapia, con la sua prima psicoterapeuta, si sentiva a buon punto ("ne stavo uscendo"); il DOC è un disturbo molto complesso e invalidante e richiede molto tempo per diventare gestibile nella quotidianità. Nonostante questo, lei aveva intrapreso la giusta strada per gestirlo. I motivi che l'hanno portata a cambiare terapeuta non li conosco, ma quello che le posso dire è che, anche per la sua terapeuta attuale è fondamentale conoscere il suo reale stato di salute, quelli che sono i suoi vissuti.. aggiungerei, da terapeuta in formazione, che se un mio paziente pensasse che non fossi in grado di aiutarlo, mi piacerebbe che lui riuscisse a verbalizzarmi questo pensiero.. e probabilmente partirei proprio da lì, per aiutarlo nella gestione delle sue fatiche.
Se le risulta difficile trovare le parole, provi ad utilizzare, quelle che lei ha scritto a noi. La fatica che oggi sperimenta, potrebbe diventare un punto di partenza nella costruzione della relazione terapeutica con la sua nuova psicologa. Penso che in questo momento ha necessità di essere aiutato e questo va verbalizzato a chi lo può fare concretamente.
La saluto e le faccio i migliori auguri,
dott.ssa Baratto
Dott.ssa Sofia Bonomi
Psicologo clinico, Psicologo
Milano
Buongiorno Daniele, può succedere che dopo un lavoro terapeutico con una professionista con cui ci si è trovati bene si possa avere difficoltà ad aprirsi o a sentirsi a proprio agio con una terapeuta diversa e magari anche con un orientamento diverso. Parlarne direttamente con la sua psicologa penso sia la prima cosa da fare, poi se dovesse vedere che il problema persiste potrà valutare se contattare la vecchia terapeuta o una terza persona. Saluti, dott.ssa Bonomi
Buonasera,
le consiglio di provare a condividere con la sua attuale terapeuta le difficoltà che sta incontrando nella relazione con lei, senza timori. Sicuramente la collega sarà in grado di accoglierle. Questo può essere un ottimo punto di partenza per rafforzare la vostra alleanza che è alla base di un trattamento efficace.
Dott.ssa Rossella Carrara
Psicologo, Psicologo clinico
Bergamo
Buongiorno, le consiglio un consulto psichiatrico al fine dell'inserimento di un'eventuale terapia farmacologica, oltre al percorso di psicoterapia. Cordiali saluti
Dott. Gianluigi Torre
Psicologo clinico, Psicologo
Terracina
Daniele, grazie per aver condiviso in modo così sincero la tua esperienza. Da quello che scrivi emerge un percorso complesso: anni di lavoro sulla gestione del DOC, interrotti da eventi traumatici e stressanti come il Covid, la malattia e la perdita di tuo padre. È comprensibile che tutto questo abbia riacutizzato i sintomi, come se i progressi fatti con la terapia fossero stati annullati: il DOC e lo stress post-traumatico reagiscono in questo modo, non significa che tutto il lavoro fatto sia stato inutile.

Il fatto che tu fatichi a fidarti completamente della tua nuova psicologa è comune quando si cambia terapeuta: la relazione terapeutica richiede tempo per costruirsi, soprattutto dopo una lunga esperienza con un’altra persona con cui avevi un legame consolidato. È importante provare a essere aperto sulle tue difficoltà, anche spiegandole questa difficoltà stessa: dire “a volte mi sento bloccato nel parlare di certe cose perché temo di non essere capito” può aiutare molto il lavoro terapeutico.

I pensieri suicidi richiedono attenzione immediata: anche se li percepisci come momentanei o legati allo stress, è fondamentale parlarne subito con un professionista. Ti consiglio caldamente di contattare subito un servizio di supporto urgente, ad esempio il numero di emergenza locale o un centro di crisi per la salute mentale, e di non affrontare queste sensazioni da solo.

Infine, il fatto di sentirsi isolato socialmente e disoccupato aumenta la vulnerabilità, quindi potrebbe essere utile integrare il percorso terapeutico con piccoli passi di reinserimento sociale o attività che ti diano senso e routine quotidiana.
Dott.ssa Margherita Renna
Psicologo, Psicologo clinico
Seregno
Buongiorno Daniele,

la ringrazio per aver condiviso il suo vissuto. Comprendo quanto abbiano pesato su di lei la pandemia, le difficoltà familiari e la perdita di suo padre, esperienze che possono riattivare sintomi e mettere alla prova anche i progressi raggiunti in terapia.
Ci terrei però a rassicurarla sul fatto che la guarigione non è un percorso lineare: è fatta di passi avanti, momenti di stabilità e possibili ricadute. Questi alti e bassi non cancellano il lavoro fatto, ma sono parte integrante del processo di cambiamento.
Inoltre, è comprensibile che con la nuova terapeuta non si sia ancora creata la stessa sintonia che aveva con la precedente. La relazione terapeutica, come ogni relazione significativa, ha bisogno di tempo per costruire fiducia reciproca e permetterle di sentirsi libero di esprimersi. Si dia quindi il tempo necessario per vedere se questa fiducia cresce. Tuttavia, se anche con il tempo sente di non riuscire ad aprirsi, si ricordi che è sempre libero di cambiare terapeuta e cercare la persona con cui si sente maggiormente a suo agio.
Il fatto che stia cercando aiuto e rifletta su ciò che sta vivendo è un segnale di grande consapevolezza.
Allo stesso tempo, considerando i pensieri suicidari, le suggerisco al più presto di parlarne apertamente con la psicoterapeuta che la segue così da ricevere il sostegno più adatto. Non è solo, e con il giusto spazio di ascolto è possibile ricostruire passo dopo passo una nuova stabilità.

Resto a disposizione,
Dott.ssa Margherita Renna
Dott.ssa Jasmine Andreozzi
Psicologo, Psicologo clinico
Capriate San Gervasio
Buongiorno Daniele, le posso consigliare di parlare della difficoltà ad aprirsi con la psicologa con la dottoressa stessa per cercare di trovare con lei una soluzione e vedere su cosa sia meglio lavorare in terapia.
Rimango a sua disposizione,
dottoressa Andreozzi Jasmine
Dott.ssa Valentina Costanza
Psicologo, Psicologo clinico
Aversa
Ciao Daniele! Ho letto il tuo messaggio e innanzitutto voglio dirti che le tue parole testimoniano un grande coraggio! Hai dovuto affrontare sfide difficili ed è normale che i tuoi problemi siano riemersi. Questo però non credo voglia dire che il lavoro fatto con la terapia sia andato perso, ma forse il periodo difficile che hai affrontato ha messo a dura prova le strategie acquisite e ti ha fatto regredire ed è da questo punto che devi ricominciare e non da zero! Per fare questo però è fondamentale creare una solida relazione terapeutica; tuttavia è comune che ciò possa non avvenire, o comunque non subito, soprattutto come nel tuo caso, visto il tuo solido rapporto terapeutico passato. Ciò che posso consigliarti adesso e di parlarne apertamente con la tua attuale psicologa, proprio come hai fatto qui; una professionista seria saprà accogliere quanto dici senza giudizi e potrete così lavorare insieme su questo blocco e fare un primo passo per ricostruire un rapporto di fiducia. Se ciò non dovesse avvenire però è legittimo cercare altro, è una tua responsabilità verso te stesso. Ti faccio un grosso in bocca al lupo, resto a disposizione, dott.ssa Valentina Costanza
Dott.ssa Benedetta Marra
Psicologo, Psicologo clinico
Firenze
Ciao Daniele!
La psicoterapia "funziona" se funziona la relazione terapeutica, ovvero se la persona in terapia sente di potersi fidare del/la terapeuta e quindi che le proprie esperienze di vita vengono portate in uno spazio sicuro.
Se non riesci a esprimere le tue emozioni/esperienze e senti che la relazione non funziona le opzioni sono due: puoi esprimere questo tuo disagio alla psicologa, dicendo per esempio cosa fa lei che non ti piace o che ti frena, o comunque riportare che nello spazio che condividete non ti riesce parlare apertamente. Immagino che non sia facile da fare, ma potrebbe essere un'ottima occasione per affrontare quello che non va nella vostra relazione.
L'altra possibilità è che tu cambi terapeuta! Se la psicologa non ti piace (per esempio per l'età o per il suo modo di parlare o la sua etica) allora forse è il caso di cambiare. La terapia deve essere uno spazio a completa disposizione della persona che si rivolge al/la professionista e se così non è, è bene fare qualcosa per cambiare la situazione. Spero di esserti stata d'aiuto, a presto!
Dott.ssa Lucia Mattia
Psicologo, Psicologo clinico
Potenza
Buonasera, il presupposto per la riuscita di qualsiasi percorso psicologico è la costruzione di una solida alleanza terapeutica, che porti il paziente ad affidarsi e fidarsi.
Se avverte che con la sua attuale psicologa questo manca, ne parli con lei o tenga presente la possibilità di cambiare professionista. Coraggio! non si abbatta!

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