Salve , avevo scritto anni fa su questo portale e mi siete stati di grande aiuto. Vi dico subito il

24 risposte
Salve , avevo scritto anni fa su questo portale e mi siete stati di grande aiuto. Vi dico subito il mio problema , ho paura di perdere le amicizie e di non essere anche considerata da loro. Credo di avere l ossessione di questa paura, ma credo che dopo una famiglia creata e dei bambini avuti mi passava ed invece a volta li metto prima dell mia stessa famiglia . Mio marito poi non mi aiuta dicendo che questi stesso non lo cercano ( ma invece si fanno sempre presenti con i messaggi e videochimte non giornalmente ma lo fanno ) ma lui vorrebbe giornalmente e non mi aiuta anzi mi fa crescere la mia fobia. Debbo dire che anche lui ci mette del suo nei modi e nell orgoglio che ha non considerandoli a volte e quest situazione mi fa impazzire.
Dott.ssa Valeria Carolina Paradiso
Psicologo, Sessuologo, Psicologo clinico
Bollate
Buongiorno,
la ringrazio per aver condiviso con noi qualcosa di così importante per lei. È comprensibile che il timore di perdere le amicizie possa diventare fonte di ansia, soprattutto quando queste relazioni hanno un grande valore affettivo nella sua vita.

A volte, quando un legame è significativo, possiamo sentire il bisogno di “proteggerlo” in maniera intensa, fino al punto di anteporlo ad altri aspetti della nostra vita. Questo non significa che ci sia qualcosa di sbagliato in lei, ma piuttosto che queste relazioni rappresentano per lei un importante punto di riferimento emotivo.

È possibile che la paura che descrive sia alimentata sia da pensieri ricorrenti (“e se mi lasciassero da parte?”) sia dalle dinamiche con suo marito, che, avendo aspettative diverse sul rapporto con gli amici, finisce per rinforzare le sue preoccupazioni.

Potrebbe essere utile lavorare su due aspetti:

Coltivare sicurezza interiore nelle relazioni, imparando a tollerare la distanza o i momenti di minor contatto senza viverli come segnali di perdita.

Gestire le differenze di aspettative con suo marito, così da non far diventare un punto di frizione qualcosa che può essere semplicemente una diversa modalità di vivere l’amicizia.

Se lo desidera, possiamo approfondire insieme la storia di queste paure e trovare strategie pratiche per ridurre l’ansia e riportare equilibrio tra il tempo dedicato agli amici e quello alla sua famiglia.
Un passo alla volta, è possibile sentirsi più sereni e sicuri nelle proprie relazioni.

Un caro saluto,
Dott.ssa Valeria Carolina Paradiso
Psicologa – Sessuologa Clinica – Istruttrice Mindfulness

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Dott.ssa Greta Tuci
Psicologo, Neuropsicologo, Terapeuta
Brescia
Buongiorno,

A questo punto lei dovrebbe cercare l'aiuto giusto da un/una professionista della salute mentale il/la quale la aiuterà tramite la terapia a superare le difficoltà che sente.
Dott.ssa Cinzia Pirazzini
Psicologo, Psicoterapeuta, Psicologo clinico
Concesio
Gentilissima, grazie per la Sua condivisione. Capisco il suo dolore e la confusione che sta vivendo. Dalla descrizione emerge che la sua paura non è un semplice timore passeggero ma qualcosa di più radicato, che ha a che fare con la sua storia personale. La sensazione di dovere dare priorità agli amici rispetto alla sua famiglia e il conflitto con suo marito, sono segnali importanti, che non andrebbero sottovalutati.
Spesso, queste paure intense non nascono nel presente, ma potrebbero essere l'eco di esperienze passate, forse legate alla sua infanzia, dove potrebbe aver percepito una mancanza di stabilità, di affetto o di approvazione.
Quando suo marito Le dice che i suoi amici non la cercano abbastanza e lei reagisce con ansia, è come se una voce interiore si unisse alla sua paura, rendendola ancora più forte, dando ancora più spazio alla sua insicurezza. E forse, per proteggersi da questi sentimenti, mette in atto un comportamento che sul momento sembra utile, ossia orientarsi verso gli amici cercando la loro approvazione, ma a lungo andare questo meccanismo alimenta il problema e crea tensione in famiglia.
Iniziare a riconoscere queste dinamiche è il primo, fondamentale passo verso un cambiamento. Non si tratta di eliminare le sue amicizie, anzi, ma di imparare a gestirle in un modo che non danneggino la sua serenità e la sua famiglia. Un caro saluto. Dott.ssa Pirazzini
Dott.ssa Sandra Petralli
Psicologo, Psicoterapeuta, Psicologo clinico
Pontedera
Salve, la paura di perdere le amicizie può diventare molto intensa, soprattutto se legata a un bisogno profondo di conferma e appartenenza. In psicoterapia umanistica si lavora proprio su questi vissuti emotivi, aiutando a distinguere tra un bisogno autentico e un’ansia che rischia di prendere il sopravvento.
Il fatto che metta le amicizie prima della sua famiglia la fa stare in conflitto e, se il partner non riesce a sostenerla in questo, è naturale che l’ansia aumenti. La Mindfulness potrebbe aiutarla a calmare il bisogno di controllo e a restare più radicata nel presente. Le relazioni vanno coltivate, ma non devono diventare una misura del proprio valore, se lo ricordi! Saluti, dott.ssa Sandra Petralli
Salve, quello che descrive suggerisce un conflitto interno profondo tra il bisogno di attaccamento e la paura dell’abbandono. La sua “ossessione” per le amicizie probabilmente affonda le radici in dinamiche relazionali precoci che hanno creato un’insicurezza di base rispetto al proprio valore nelle relazioni.
Il fatto che mette a volte gli amici prima della famiglia indica che sta usando queste relazioni come oggetti “riparatori”: questa dinamica si intensifica quando percepisce minacce al legame, attivando meccanismi di difesa che paradossalmente possono allontanare proprio ciò che teme di perdere.
Il comportamento di suo marito sembra rispecchiare una sua difficoltà nel gestire la tua angoscia relazionale. La sua critica (“non ti cercano”) può essere vista come un tentativo maldestro di rassicurarla attraverso la razionalizzazione, ma finisce per alimentare le sue paure di abbandono. Il suo orgoglio e i suoi modi probabilmente nascondono una propria insicurezza nel sentirla emotivamente “divisa” tra lui e altri.
Le consiglio di esplorare in terapia individuale le origini di questa paura dell’abbandono e come essa influenzi i suoi pattern relazionali. Parallelamente, una terapia di coppia potrebbe aiutarvi a comprendere come le vostre dinamiche si alimentino reciprocamente, creando un circolo vizioso che amplifica l’ansia relazionale anziché contenerla.​​​​​​​​​​​​​​​​
Cordiali saluti
Dott.ssa Silvana Zito
Psicologo, Psicoterapeuta, Psicologo clinico
Milano
Gentile utente, sono felice di sapere che in passato ho trovato supporto su questo portale.
Dal suo scritto si evince una situazione di preoccupazione nel complesso delle relazioni amicali non è semplice. In generale, l'ansia di perdere le relazioni correla con la la paura di perdere la stima altrui. Tema che può nasconde un'immagine di sé insicura e profonda solitudine.
Questi "spazi di fragilità" possono essere vissuti più o meno intensamente e con frequenza variabile nel corso della vita, risultare stressanti e incidere sulla qualità della vita. Per questo è preferibile affrontare il problema in un contesto di psicoterapia.
Resto disponibile
Cordiali saluti dott.ssa Silvana Zito
Dott. Francesco Damiano Logiudice
Psicologo, Psicoterapeuta, Psicologo clinico
Roma
Salve, mi spiace molto per la situazione che descrive poichè comprendo il disagio che può sperimentare e quanto sia impattante sulla sua vita quotidiana. Ritengo fondamentale che lei possa richiedere un consulto psicologico al fine di esplorare la situazione con ulteriori dettagli, elaborare pensieri e vissuti emotivi connessi e trovare strategie utili per fronteggiare i momenti particolarmente problematici onde evitare che la situazione possa irrigidirsi ulteriormente.
Credo che un consulto con un terapeuta cognitivo comportamentale possa aiutarla ad identificare quei pensieri rigidi, disfunzionali e maladattivi che le impediscono il benessere desiderato mantenendo la sofferenza in atto e possa soprattutto aiutarla a parlare con se stessa utilizzando parole più costruttive.
Credo che anche un approccio EMDR possa esserle utile al fine di rielaborare il materiale traumatico connesso ad eventi del passato che possono aver contribuito alla genesi della sofferenza attuale.
Resto a disposizione, anche online.
Cordialmente, dott FDL
Dott. Diego Ferrara
Psicologo, Psicoterapeuta, Psicologo clinico
Quarto
Buongiorno,
la problematica da cui è accompagnata potrebbe essere sviscerata all' interno di uno spazio di ascolto più ampio che solo una psicoterapia potrebbe fornirle. Pensi alla possibilità di intraprendere un percorso psicologico, con il tempo la aiuterebbe a gestire il rapporto con gli amici in maniera più serena.
Cordiali saluti
Dott. Diego Ferrara
Quello che descrive sembra un intreccio di due dinamiche, da una parte la Sua paura di perdere le amicizie, dall’altra l’atteggiamento di Suo marito, che tende a leggere i rapporti in modo più “assoluto” (se non ci si sente tutti i giorni, per lui è segno di disinteresse).
Quando si ha questa forte preoccupazione di “non essere considerati”, ogni piccola distanza o silenzio può sembrare enorme, anche se in realtà le persone continuano a esserci. Il fatto che i Suoi amici Le scrivano, facciano videochiamate e si facciano presenti, anche se non quotidianamente, è segno che il rapporto c’è e ha una sua solidità. La frequenza non è necessariamente indice di valore: molte amicizie profonde vivono bene anche con contatti sporadici.
Il problema è che, quando la paura diventa un pensiero fisso, rischia di condizionare le scelte quotidiane. Se Lei sente di “mettere gli amici prima della Sua famiglia” non è perché non tenga a loro, ma perché è come se volesse continuamente confermare di non averli persi, e questo meccanismo assorbe tempo ed energie.
Forse il primo passo sarebbe distinguere tra il Suo bisogno personale di rassicurazione e le aspettative di Suo marito. Sono due questioni diverse, anche se si intrecciano. Lavorare sul primo, ad esempio, imparando a tollerare un po’ di silenzio senza viverlo come abbandono, può ridurre molto l’ansia.
Un caro saluto
Dott. Luca Vocino
Psicologo clinico, Psicologo
Trezzano Rosa
Buongiorno gentile Utente, dalle sue parole emerge una forte preoccupazione legata al timore di perdere le amicizie, che sembra occupare molto spazio nei suoi pensieri e nelle sue emozioni, fino a influenzare le sue priorità e, in alcuni momenti, a entrare in conflitto con la serenità familiare. È comprensibile che i rapporti di amicizia, specie se significativi e duraturi, vengano percepiti come un pilastro importante della propria vita, e che l’idea di perderli generi ansia. Tuttavia, quando questo timore diventa centrale al punto da interferire con altre aree della vita, può trasformarsi in una vera e propria fonte di sofferenza.

Dal suo racconto sembra che anche la dinamica di coppia giochi un ruolo rilevante: il diverso modo in cui lei e suo marito vivete e interpretate le attenzioni degli amici crea una frattura di percezione. Per lei i contatti, anche se non quotidiani, rappresentano una conferma di presenza e di legame; per lui, invece, la frequenza minore sembra indicare un disinteresse. Questa divergenza può amplificare la sua ansia, alimentata sia dalla paura di essere trascurata sia dalla sensazione di non ricevere comprensione o sostegno da chi le è accanto.

In situazioni come questa può essere utile imparare a distinguere tra ciò che è realmente un segnale di perdita di relazione e ciò che invece è una percezione filtrata dall’ansia. Inoltre, può essere importante lavorare sul rafforzamento della propria sicurezza interna, così da non legare la propria tranquillità esclusivamente alla conferma esterna. Parallelamente, un confronto aperto e non accusatorio con suo marito, mirato a condividere le emozioni e non soltanto i fatti, potrebbe aiutarvi a trovare un terreno comune, evitando che i diversi punti di vista diventino motivo di ulteriore tensione.

Se dovesse avere bisogno di ulteriori informazioni o di intraprendere un percorso mi trova a disposizione,
Dott. Luca Vocino
Dott. Andrea Boggero
Psicologo, Psicologo clinico
Genova
Salve, quello che descrive mette in luce un vissuto emotivo molto intenso, in cui la paura di perdere le persone a cui tiene sembra occupare uno spazio costante nei suoi pensieri. È comprensibile che, quando una relazione di amicizia ha per lei un grande valore, ogni segnale di distanza, reale o percepito, possa diventare fonte di ansia. In situazioni come questa, la mente tende a monitorare continuamente i comportamenti degli altri, interpretandoli alla luce della propria preoccupazione, il che può rinforzare la sensazione di insicurezza e alimentare ancora di più la paura. Dal punto di vista cognitivo-comportamentale, può essere utile considerare come i pensieri legati alla perdita e alla non considerazione si trasformino in comportamenti di ricerca di conferme, che momentaneamente danno sollievo ma nel lungo periodo mantengono vivo il timore. Inoltre, il fatto che in famiglia vi siano opinioni e atteggiamenti diversi nei confronti di queste amicizie può intensificare il conflitto interno. Quando suo marito esprime il desiderio di una presenza più costante da parte dei suoi amici e interpreta come insufficiente ciò che per lei è comunque un contatto regolare, questo può farla sentire in mezzo a due esigenze contrapposte e aumentare la sua tensione emotiva. In questi casi, lavorare sulla tolleranza dell’incertezza e sull’accettazione che non sempre si può avere il controllo del comportamento altrui è un passo importante. Allo stesso tempo, può essere utile imparare a distinguere i fatti oggettivi dalle interpretazioni che nascono dall’ansia, così da ridurre il peso delle paure e trovare un equilibrio tra il tempo e le energie dedicate agli amici e quelle dedicate alla famiglia. Spesso, quando si riesce a modificare il modo di leggere le situazioni e a ridurre i comportamenti di controllo o monitoraggio, anche le emozioni diventano più gestibili. Un percorso mirato può aiutarla a sviluppare strumenti concreti per gestire questi pensieri ricorrenti, migliorando la comunicazione in famiglia e permettendole di vivere le relazioni con più serenità, senza sentirsi costantemente sotto la minaccia di perderle. Resto a disposizione. Dott. Andrea Boggero
Dott.ssa Stefania Borriello
Psicologo, Psicologo clinico
Milano
Gentile utente,
capisco quanto possa essere difficile convivere con la paura di perdere le amicizie, soprattutto quando questa sensazione diventa così forte da influenzare il modo in cui vive le relazioni, anche in famiglia. Da ciò che racconta, sembra che questa preoccupazione la porti a dare grande importanza ai legami con gli amici, talvolta più di quanto vorrebbe, e che la posizione di suo marito ,che interpreta i rapporti in modo diverso, finisca per aumentare la sua ansia invece di rassicurarla.
In queste situazioni è facile entrare in un circolo vizioso: lei si sente insicura e cerca conferme, mentre la mancanza di sintonia con suo marito sulle modalità di coltivare le amicizie la fa sentire ancora più sola in questa preoccupazione. Potrebbe esserle utile esplorare, magari con l’aiuto di un professionista, da dove nasce questa paura e come imparare a gestirla, così da ritrovare un equilibrio tra il tempo dedicato agli amici e quello per la sua famiglia. Parallelamente, un dialogo più aperto con suo marito potrebbe aiutarvi a comprendere e rispettare meglio i bisogni di entrambi.
Dott.ssa Stefania Borriello
Dott.ssa Marzia Mazzavillani
Psicologo, Psicologo clinico, Professional counselor
Forlì
Buongiorno, la sua preoccupazione riguardo alle amicizie rivela un tema molto comune legato al bisogno di essere accettata e valorizzata dagli altri che non è semplicemente "paura di perdere le amicizie", ma piuttosto un'ansia da abbandono che si manifesta attraverso un controllo costante delle relazioni e una difficoltà a sentirsi sicura del proprio valore agli occhi degli altri.

È significativo che questo pattern persista anche dopo aver costruito una famiglia propria. Spesso accade che quando non risolviamo completamente il nostro rapporto con il bisogno di approvazione esterna, questo continui a influenzare le nostre scelte anche in contesti dove dovremmo sentirci più stabili e sicuri.

Il conflitto con suo marito aggiunge un livello di complessità importante. Da un lato, la sua prospettiva ("non ti cercano abbastanza") alimenta le sue insicurezze; dall'altro, il suo atteggiamento verso gli amici crea tensioni che la fanno sentire divisa tra lealtà familiare e bisogno di mantenere i legami esterni. Questo circolo vizioso la porta a vivere in uno stato di allerta costante invece che di serenità.

Il fatto che a volte metta gli amici prima della famiglia indica che il suo sistema interno di priorità è destabilizzato dall'ansia. Non è una questione di affetti genuini, ma di una compulsione a "riparare" costantemente ciò che percepisce come minacce alle relazioni.

La dinamica con suo marito merita particolare attenzione: il suo orgoglio e la sua tendenza a non considerare i suoi amici potrebbero nascondere una forma di gelosia o competizione per la sua attenzione, che a sua volta alimenta la sua ansia relazionale.

Posso solo consigliarle un percorso che includa l'esplorazione delle origini di questa ansia da abbandono, probabilmente radicate in dinamiche familiari precoci. Attraverso il Voice Dialogue potremmo identificare le parti interne che guidano questi comportamenti (la parte che ha paura di essere abbandonata, quella che cerca costantemente approvazione, quella che si sacrifica per gli altri), mentre una terapia di coppia potrebbe aiutare a chiarire le dinamiche con suo marito e trovare un equilibrio più sano nella gestione delle relazioni esterne. Cordiali saluti,
Dott.ssa Marzia Mazzavillani
Psicologa clinica - Voice Dialogue - Mindfulness - Dreamwork
Dott.ssa Orianna Miculian
Psicologo, Psicoterapeuta, Psicologo clinico
Trieste
Gentilissima, deve esser dura aver paura di rimanere soli. E non esser capiti dal proprio marito lo è ancor di più. Tuttavia ci sarebbero tante cose da dover chiarire, con lei stessa e chi le sta vicino. Da dove nasce questa paura? Quali pensieri la sostengono? Che rapporto ha con i suoi amici? È serena quando è con loro o la paura di perderli aumenta il suo disagio mettendo in atto comportamenti poco funzionali?
Il mio suggerimento è di rivolgersi a un professionista che la aiuti a capire bene il perché di tutto ciò, le emozioni che si scatenano in lei, individuando assieme le strategie più funzionali per poter raggiungere una serenità che le permetta di stare bene con gli altri senza aver paura di perderli.
Se ha piacere sono a disposizione, anche online, anche solo per maggiori informazioni.
I miei migliori auguri
Dott.ssa Miculian
Salve la sua paura di perdere gli amici fa pensare a un problema di dipendenza affettiva ,affrontabile in un percorso terapeutico breve o di gruppo che l' aiuterebbe a meglio inquadrare il reale problema e bisogno sottostante
Ci pensi faccia aiutare
In bocca al lupo
Dott Lorenzini Maria Santa psicoterapeuta
Dott.ssa Carla Fortuna Borrelli
Psicologo clinico, Psicologo
Avezzano
Ciao, grazie per aver condiviso la tua situazione. Capisco quanto possa essere difficile affrontare queste paure e tensioni nelle relazioni, specialmente quando si sente il desiderio di mantenere le amicizie e di sentirsi considerati dagli altri .È importante parlare apertamente con il suo marito delle emozioni e delle paure, senza accusarlo, ma condividendo come si senti. La comunicazione può aiutare a trovare comprensione e supporto reciproco. Equilibrio tra famiglia e amicizie: Ricorda che è possibile trovare un equilibrio tra le relazioni sociali e la famiglia. Non sono in competizione, ma complementari.
Prendersi cura di sé: Dedica del tempo a se stessa, alle attività che Le rendono felice e e a sentirti più sicura. La cura di sé è fondamentale per il benessere emotivo. Se vuoi, posso aiutarLa a riflettere più nel dettaglio su queste tematiche o suggerirle qualche esercizio pratico. Un caro saluto. Dott.ssa Borrelli
Dott.ssa Alessandra Di Fenza
Psicologo, Psicologo clinico
Marano di Napoli
Gentile utente, non è raro che chi dà grande importanza ai legami sociali viva con ansia la possibilità di perderli o di non essere abbastanza considerato, è un bisogno profondo di appartenenza e riconoscimento.


Un primo passo potrebbe essere provare a distinguere i suoi reali bisogni dai timori che si alimentano nel confronto con gli altri.

È importante anche ricordare che l’amicizia non ha bisogno di conferme quotidiane per essere autentica, la qualità del legame si misura nel tempo, non solo nella frequenza dei messaggi o delle chiamate.

Se sente che questa paura tende a condizionare il rapporto con la sua famiglia e con sé stessa, uno spazio di consulenza personale potrebbe aiutarla a trovare strumenti per ridimensionarla e viverla con maggiore equilibrio.

Resto a disposizione,
Dott.ssa Alessandra Di Fenza
Buongiorno, la ringrazio per la domanda.
Comprendo che non sia facile vivere con la paura di perdere amicizie e di non sentirsi da loro considerata.
Credo che sarebbe interessante riuscire a comprendere l'origine di questa sua ossessione.
Sarebbe interessante anche comprendere come mai lei stessa credeva che dopo essersi creata una propria famiglia questa paura potesse scomparire.
A questo, la situazione di suo marito che si aggiunge credo che non le sia di aiuto perché è come se andasse ad aggiungere un tassello a tutto ciò che lei sta provando.
Bisognerebbe provare a guardare tassello per tassello e a comprendere cosa vi stia sotto ad ognuno di questi.
Grazie
Dott.ssa Giulia Raiano
Psicologo, Psicologo clinico
Bologna
Grazie per aver scritto con tanta sincerità. È evidente che questo tema ti sta molto a cuore, e non è semplice portare alla luce una sofferenza così profonda legata ai rapporti affettivi, alle amicizie e anche alla relazione con tuo marito. Ti ascolto volentieri.

Quello che descrivi — la paura di perdere le amicizie, il sentirle quasi prioritarie, la costante preoccupazione di non essere abbastanza considerata — può assumere le caratteristiche di un pensiero ossessivo, come tu stessa intuisci. Non si tratta solo di una “paura normale”, ma di qualcosa che ti condiziona, ti toglie leggerezza e ti fa sentire in bilico, a volte anche in conflitto con chi ti sta più vicino.

È importante chiarire una cosa: i legami di amicizia sono fondamentali per il benessere psicologico di una persona, anche dopo che si è formata una famiglia. Non sei “sbagliata” perché senti il bisogno forte di quegli affetti, di sentirti cercata, vista, inclusa. Molte persone, specialmente chi ha una sensibilità profonda e una grande capacità affettiva, sperimentano la paura di essere escluse o dimenticate. E può essere dolorosissimo.

Quello che però sembra complicare ancora di più la tua situazione è il modo in cui tuo marito si pone. Da ciò che scrivi, sembra che tu ti senta poco supportata, anzi forse giudicata, o messa sotto pressione. Il fatto che lui si lamenti perché gli amici non lo cercano abbastanza, ma al tempo stesso non li valorizzi o li allontani con il suo atteggiamento, crea un circolo frustrante, che ti carica di ulteriore ansia e senso di colpa.

Potresti sentirti nel mezzo: da una parte il bisogno di mantenere vivi i tuoi legami, dall’altra un partner che non ti sostiene e, anzi, sembra metterti nella posizione di dover scegliere o giustificare costantemente i tuoi bisogni. Tutto questo può alimentare una fobia sociale mascherata, o addirittura un vissuto di autosvalutazione: “Se non mi cercano abbastanza, forse non valgo abbastanza”.

E da qui può nascere il pensiero ossessivo: una continua vigilanza, un’ansia sottile (ma pervasiva), che ti impedisce di goderti le relazioni per quello che sono, perché sei sempre in uno stato di allarme rispetto alla possibilità che finiscano, che ti dimentichino, che tu venga messa da parte.

Non è colpa tua, ma è una condizione interiore che si può e si deve ascoltare.

Quello che ti consiglierei — se potessi starti accanto professionalmente — è un lavoro psicologico in cui dare spazio a questo tuo bisogno di appartenenza, capire da dove nasce, quali esperienze del passato lo nutrono ancora, e come puoi imparare a vivere le relazioni in modo più libero, senza doverle “difendere” a ogni costo o temere di perderle sempre. A volte, questo tipo di vissuto affonda le sue radici in esperienze di trascuratezza emotiva o di instabilità nei legami primari, e ha bisogno di tempo per essere accolto e trasformato.
Anche nella coppia ci sarebbe bisogno di lavorare sulla comunicazione. Non per “colpevolizzare” tuo marito, ma per aiutarvi a capire quanto sarebbe utile per te sentirti confermata, sostenuta e non contrastata nel tuo bisogno di contatto umano e sociale.
Se ti senti pronta, potrebbe essere utile anche una consulenza di coppia, o iniziare tu un percorso individuale, per rimettere al centro il tuo valore, i tuoi confini e il tuo benessere emotivo.
Hai già fatto un primo passo importante scrivendo di nuovo. Se vuoi, possiamo approfondire insieme alcune strategie per iniziare a gestire questi pensieri ossessivi, o per migliorare la comunicazione nella coppia.
Intanto buona giornata
Dott.ssa Giulia Raiano
Dott.ssa Rossella Carrara
Psicologo, Psicologo clinico
Bergamo
Buongiorno, le consiglio un percorso psicologico per il trattamento dell'ansia. Cordiali saluti.
Dott.ssa Giulia Mete
Psicologo, Psicologo clinico
Torino
Salve, potrebbe essere utile intraprendere un percorso di psicoterapia cognitivo-comportamentale per lavorare sulla sua paura. Si può affrontare e gestire meglio con strategie e strumenti che il terapeuta può insegnarle.
Dott.ssa Ilaria De Pretto
Psicologo, Psicologo clinico
Roma
Ciao,
si percepisce chiaramente quanta importanza abbiano per te le amicizie. È un bisogno profondo e legittimo: sentirsi considerati e mantenere legami è una parte fondamentale del nostro benessere emotivo. Nel tuo racconto però emerge anche la paura che questi legami possano svanire, e questa paura rischia di diventare un pensiero ossessivo, tanto da portarti a metterli al centro persino più della tua stessa famiglia. Questo ti fa soffrire e ti crea conflitto interiore.
Il fatto che tu ti aspettassi che, dopo la creazione della famiglia e l’arrivo dei bambini, queste paure si sarebbero attenuate e invece sono rimaste, ti fa sentire disorientata. È come se una parte di te avesse bisogno costante di conferme, e quando queste non arrivano nel modo o nella frequenza che immagini, cresce l’ansia. Qui si inserisce anche il ruolo di tuo marito: se da un lato tu percepisci che gli amici sono presenti, anche se non quotidianamente, dall’altro lui ha aspettative diverse e questo finisce per amplificare le tue insicurezze invece di rassicurarle.
Il punto non è stabilire chi dei due “abbia ragione”, ma riconoscere che il tuo vissuto è reale e che merita attenzione. È possibile che la tua ansia riguardi più il timore di non essere abbastanza, o di non valere se non sei sempre al centro dell’attenzione, piuttosto che le amicizie in sé. In questo senso, continuare a lavorarci in un percorso psicologico può aiutarti a comprendere meglio da dove nasce questa paura e come gestirla, senza lasciare che condizioni la tua serenità o il rapporto con tuo marito.
Non è facile, ma puoi provare a spostare il focus: più che misurare quanto gli altri ti cercano, chiederti cosa tu desideri vivere in quelle relazioni e cosa ti fa stare bene. Accettare che i legami hanno ritmi diversi e che non sempre la frequenza corrisponde al valore, può darti respiro.
Dott.ssa Alessandra Barcella
Psicologo, Psicologo clinico
Gorlago
Buongiorno,
comprendo bene la sua ansia: la paura di perdere amicizie può diventare ossessiva, soprattutto quando le dinamiche familiari e di coppia aumentano la pressione. Un percorso mirato può aiutarla a gestire questa paura, stabilire confini chiari tra amicizie e famiglia e comunicare i propri bisogni al partner in modo assertivo. Posso affiancarla in questo percorso per trovare equilibrio e ridurre l’ansia.

un caro saluto,
Dott.ssa Barcella
Dott. Massimiliano Nardi
Psicologo clinico, Psicologo
Busto Arsizio
Gentilissima, da ciò che scrive sento emergere un bisogno umano fondamentale molto prezioso, quello di essere visti e riconosciuti. Tutti noi, in misura diversa, desideriamo sentirci visti, ricordati e importanti per gli altri. Quando però questo bisogno diventa fonte di ansia o di paura costante, come nel suo caso, è possibile che ci sia una parte di sé più antica, più “bambina”, che teme di non essere abbastanza per meritare l’affetto e la presenza degli altri. È come se, dentro di lei, ci fosse una voce che dice: “Se non mi cercano ogni giorno, forse non mi vogliono più bene.” Questa voce, però, non parla del presente, ma di un tempo interiore in cui il legame e la sicurezza dipendevano davvero dallo sguardo e dalla presenza costante degli altri. Oggi, da adulta, quella voce può essere ascoltata e accolta, ma senza che prenda il comando. La sua parte adulta può aiutarla a riconoscere che il valore dei legami non si misura dalla frequenza dei messaggi o delle chiamate, ma dalla qualità della relazione, dalla fiducia reciproca e dalla libertà che si lascia all’altro di esserci con i propri tempi.
Riguardo a suo marito, sembra che anche lui stia esprimendo un proprio bisogno di riconoscimento in un modo diverso, forse più rigido o orgoglioso, ma ugualmente legato alla paura di essere escluso o non visto. È comprensibile che la sua “fobia” aumenti se all’interno della coppia non trova una base rassicurante. Tuttavia, proprio per questo, è importante che impariate entrambi a riconoscere e nominare i vostri bisogni affettivi, senza giudicarli, ma anche senza lasciare che guidino interamente il vostro comportamento. La paura di perdere gli altri spesso nasce da una mancanza di fiducia nel poterli ritrovare anche dopo una distanza. Allenarsi a tollerare piccoli momenti di “assenza”, senza leggerli come abbandono, può diventare un passo importante nel suo e vostro percorso di autonomia affettiva. L’obiettivo, in fondo, non è smettere di desiderare il legame, ma vivere il legame senza che diventi una prigione.
Un caro saluto,
Dott. Nardi Massimiliano

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