salve a tutti, vorrei raccontare la mia storia. Fin da bambino ricordo di essere stato una persona
24
risposte
salve a tutti, vorrei raccontare la mia storia.
Fin da bambino ricordo di essere stato una persona paurosa e ansiosa, cosa che mi porto ancora oggi
quest'anno ho avuto un attacco di ansia molto forte dove poi mi sono recato da una psicologa con cui mi sto vedendo
c'è un problema, ho notato che cerco rassicurazioni in continuazione, non mi convinco mai di cio che mi viene detto, e se qualcosa non mi viene detto allora credo di averlo (faccio un esempio, ho avuto battito accellerato e fiato corto, tutti gli esami sono ok ma sono ancora spaventato)
le mie paure negli anni sono state molte
quando ero bambino, ricordo che provavo "disagio" piu che paura vera e propria quando i miei amici altri bambini giocavamo per strada
l'atto innocente di "suonare il campanello delle persone" che loro trovavano divertente, io no, o meglio, se dovevano farlo io non dovevo essere li presente in caso di "sgridate"
ricordo avvolte che alcuni amici volevano entrare in posti dove non si poteva, e io non ci entravo, aspettavo loro fuori oppure tornavo a casa fingendo di stare poco bene
perchè racconto questo?
perchè penso di portarmelo ancora oggi e sto cercando di darmi una spiegazione nel presente.
quando ero piccolo credevo ad ogni scemenza su internet, profezie, catastrofi e cose cosi.
da adolescente invece mi preoccupavano le guerre, tanti eventi ci sono stati che mi portavano a cercare notizie in continuazione
nel 2020 il covid e l'attacco in iran da parte degli usa
nel 2022 la russia
mi ricordo che durante gli attentati dell'ISIS, avevo paura di andare al cinema o posti affollati
(mi capita avvolte ancora oggi che quando mi reco al cinema mi vengono pensieri del tipo "qualcuno ora entra e ci fa del male")
se fossi stato americano, probabilmente la paura di ricerevere una sparatoria a scuola era talmente alta da rifiutare di andarci
ed oggi, nel 2025 dopo la comparsa di attacco d'ansia potente, la paura di avere disturbi mentali gravi poiche l'ansia è presente da mesi
scusate dello sfogo e grazie a chi mi darà un parere
Fin da bambino ricordo di essere stato una persona paurosa e ansiosa, cosa che mi porto ancora oggi
quest'anno ho avuto un attacco di ansia molto forte dove poi mi sono recato da una psicologa con cui mi sto vedendo
c'è un problema, ho notato che cerco rassicurazioni in continuazione, non mi convinco mai di cio che mi viene detto, e se qualcosa non mi viene detto allora credo di averlo (faccio un esempio, ho avuto battito accellerato e fiato corto, tutti gli esami sono ok ma sono ancora spaventato)
le mie paure negli anni sono state molte
quando ero bambino, ricordo che provavo "disagio" piu che paura vera e propria quando i miei amici altri bambini giocavamo per strada
l'atto innocente di "suonare il campanello delle persone" che loro trovavano divertente, io no, o meglio, se dovevano farlo io non dovevo essere li presente in caso di "sgridate"
ricordo avvolte che alcuni amici volevano entrare in posti dove non si poteva, e io non ci entravo, aspettavo loro fuori oppure tornavo a casa fingendo di stare poco bene
perchè racconto questo?
perchè penso di portarmelo ancora oggi e sto cercando di darmi una spiegazione nel presente.
quando ero piccolo credevo ad ogni scemenza su internet, profezie, catastrofi e cose cosi.
da adolescente invece mi preoccupavano le guerre, tanti eventi ci sono stati che mi portavano a cercare notizie in continuazione
nel 2020 il covid e l'attacco in iran da parte degli usa
nel 2022 la russia
mi ricordo che durante gli attentati dell'ISIS, avevo paura di andare al cinema o posti affollati
(mi capita avvolte ancora oggi che quando mi reco al cinema mi vengono pensieri del tipo "qualcuno ora entra e ci fa del male")
se fossi stato americano, probabilmente la paura di ricerevere una sparatoria a scuola era talmente alta da rifiutare di andarci
ed oggi, nel 2025 dopo la comparsa di attacco d'ansia potente, la paura di avere disturbi mentali gravi poiche l'ansia è presente da mesi
scusate dello sfogo e grazie a chi mi darà un parere
Gentile utente,
Quello che descrive, l’ansia cronica, la tendenza a immaginare scenari catastrofici, il bisogno continuo di rassicurazioni, può indicare un sistema nervoso che da anni vive in allerta. Il fatto che che oggi la necessità di rassicurazioni sia così forte, parla di un funzionamento ansioso consolidato nel tempo. È importante che lei sia già in terapia: questo tipo di ansia profonda e persistente trova grande beneficio in un percorso continuativo, perché non si tratta di capire razionalmente che non c’è pericolo, ma di aiutare il corpo e la mente a non vivere costantemente in allerta. Il bisogno di rassicurazione, poi, è una risposta comprensibile: dà sollievo temporaneo, ma a lungo andare mantiene l’ansia attiva (perché la rassicurazione rafforza l'idea che ci sia qualcosa di pericoloso da cui dover essere rassicurati). È qualcosa che in terapia si può affrontare con calma, senza forzarla e senza giudizio. Il fatto che lei si stia ponendo domande, stia cercando aiuto e stia riflettendo sulla sua storia è già un segnale importante di risorse presenti.
Un caro saluto.
Quello che descrive, l’ansia cronica, la tendenza a immaginare scenari catastrofici, il bisogno continuo di rassicurazioni, può indicare un sistema nervoso che da anni vive in allerta. Il fatto che che oggi la necessità di rassicurazioni sia così forte, parla di un funzionamento ansioso consolidato nel tempo. È importante che lei sia già in terapia: questo tipo di ansia profonda e persistente trova grande beneficio in un percorso continuativo, perché non si tratta di capire razionalmente che non c’è pericolo, ma di aiutare il corpo e la mente a non vivere costantemente in allerta. Il bisogno di rassicurazione, poi, è una risposta comprensibile: dà sollievo temporaneo, ma a lungo andare mantiene l’ansia attiva (perché la rassicurazione rafforza l'idea che ci sia qualcosa di pericoloso da cui dover essere rassicurati). È qualcosa che in terapia si può affrontare con calma, senza forzarla e senza giudizio. Il fatto che lei si stia ponendo domande, stia cercando aiuto e stia riflettendo sulla sua storia è già un segnale importante di risorse presenti.
Un caro saluto.
Risolvi i tuoi dubbi grazie alla consulenza online
Se hai bisogno del consiglio di uno specialista, prenota una consulenza online. Otterrai risposte senza muoverti da casa.
Mostra risultati Come funziona?
Buonasera, la ringrazio per aver condiviso la sua storia.
C'è un punto saliente in tutto ciò che ha scritto: dice di essere già seguito da una collega, perché scrive qui tutto ciò? Non lo ha condiviso con lei?
La terapia può essere un ottimo spazio per sfogarsi, lasciarsi andare e imparare a fidarsi di un altro essere umano, in maniera trasparente e onesta.
Se non si fida della sua terapeuta, in un ambiente unico e protetto come il setting terapeutico, come spera di fidarsi dei perfetti sconosciuti che le risponderanno a questa richiesta?
C'è un punto saliente in tutto ciò che ha scritto: dice di essere già seguito da una collega, perché scrive qui tutto ciò? Non lo ha condiviso con lei?
La terapia può essere un ottimo spazio per sfogarsi, lasciarsi andare e imparare a fidarsi di un altro essere umano, in maniera trasparente e onesta.
Se non si fida della sua terapeuta, in un ambiente unico e protetto come il setting terapeutico, come spera di fidarsi dei perfetti sconosciuti che le risponderanno a questa richiesta?
Grazie per aver condiviso così apertamente la tua esperienza. Dal punto di vista psicologico e psicoanalitico, quello che descrivi può essere interpretato come una persistenza di ansia e iper-vigilanza che ha radici nell’infanzia e si è evoluta nel tempo.
Fin da bambino percepivi sensazioni di disagio in situazioni che gli altri trovavano normali o divertenti, e cercavi di evitarle o proteggerti anticipando possibili conseguenze negative. Questo schema di evitamento e bisogno di sicurezza può aver contribuito a creare una modalità di risposta ansiosa ancora oggi: la tendenza a cercare rassicurazioni continue, la difficoltà a convincersi delle informazioni che ricevi, e la preoccupazione per possibili minacce future.
Le esperienze adolescenziali — preoccupazioni per eventi globali, catastrofi o epidemie — sembrano aver rinforzato un senso di vulnerabilità e ipercontrollo, che si manifesta anche in attacchi d’ansia più recenti. Anche il fatto che tu stia cercando di comprendere il passato e collegarlo al presente è un segnale positivo: stai esplorando il tuo mondo interno, cercando di dare senso alle tue emozioni, proprio come si fa in un percorso terapeutico.
Dal punto di vista psicoanalitico, il tuo racconto indica un conflitto tra il desiderio di sicurezza e la curiosità verso il mondo, e la comparsa di pensieri catastrofici è un modo in cui la mente cerca di proteggerti da rischi percepiti, anche quando oggettivamente non ci sono. Gli attacchi d’ansia possono essere interpretati come una manifestazione di questa tensione accumulata.
Una riflessione utile è: non sei solo in questo percorso; il lavoro con la psicologa serve proprio a osservare, comprendere e gradualmente modulare queste paure, permettendoti di sviluppare maggiore fiducia nelle tue percezioni e nel presente.
Fin da bambino percepivi sensazioni di disagio in situazioni che gli altri trovavano normali o divertenti, e cercavi di evitarle o proteggerti anticipando possibili conseguenze negative. Questo schema di evitamento e bisogno di sicurezza può aver contribuito a creare una modalità di risposta ansiosa ancora oggi: la tendenza a cercare rassicurazioni continue, la difficoltà a convincersi delle informazioni che ricevi, e la preoccupazione per possibili minacce future.
Le esperienze adolescenziali — preoccupazioni per eventi globali, catastrofi o epidemie — sembrano aver rinforzato un senso di vulnerabilità e ipercontrollo, che si manifesta anche in attacchi d’ansia più recenti. Anche il fatto che tu stia cercando di comprendere il passato e collegarlo al presente è un segnale positivo: stai esplorando il tuo mondo interno, cercando di dare senso alle tue emozioni, proprio come si fa in un percorso terapeutico.
Dal punto di vista psicoanalitico, il tuo racconto indica un conflitto tra il desiderio di sicurezza e la curiosità verso il mondo, e la comparsa di pensieri catastrofici è un modo in cui la mente cerca di proteggerti da rischi percepiti, anche quando oggettivamente non ci sono. Gli attacchi d’ansia possono essere interpretati come una manifestazione di questa tensione accumulata.
Una riflessione utile è: non sei solo in questo percorso; il lavoro con la psicologa serve proprio a osservare, comprendere e gradualmente modulare queste paure, permettendoti di sviluppare maggiore fiducia nelle tue percezioni e nel presente.
Ciao, grazie per aver condiviso la tua storia con così tanta sincerità.
Quello che descrivi è coerente con una storia di ansia evolutiva, che si è sviluppata fin dall’infanzia e che ha trovato diverse “porte d’ingresso” nel corso della vita: sensazioni di disagio di fronte a situazioni sociali o “pericolose” da piccolo, preoccupazioni eccessive da adolescente e adulti, paure legate a eventi globali, fino agli attacchi di ansia che hai sperimentato recentemente.
Alcuni punti importanti da sottolineare:
Non sei “debole” o “strano”. La tua ansia ha radici storiche e ha funzionato per proteggerti, anche se oggi ti limita. Molti bambini ansiosi crescono sviluppando modalità di ipercontrollo e ricerca di rassicurazioni che persistono anche da adulti.
La ricerca continua di rassicurazioni e i pensieri ossessivi.
Quello che descrivi (non convincerti di ciò che ti viene detto, preoccupazioni per la tua salute mentale, pensieri intrusivi di pericolo) è tipico di chi ha un disturbo d’ansia generalizzato o aspetti ossessivo-ansiosi. Non significa che stai “diventando pazzo”, ma che il cervello è rimasto in modalità allerta alta.
La connessione tra passato e presente:
Le paure infantili di “dover evitare guai” o di sentirti responsabile per eventi banali hanno probabilmente contribuito a costruire un sistema nervoso molto sensibile alla minaccia, che oggi si manifesta con ansia generalizzata e attacchi di panico.
Strategie utili:
-Continuare la psicoterapia: è fondamentale, anche se a volte sembra lenta. Parlare e comprendere i collegamenti tra passato e presente aiuta a ridurre l’ansia.
-Tecniche di grounding e respirazione: esercizi di respirazione diaframmatica, body scan e mindfulness possono ridurre l’attivazione fisica e la sensazione di panico.
-Limitare l’esposizione eccessiva a notizie ansiogene: è normale essere preoccupati per eventi globali, ma un’esposizione continua rinforza l’ansia.
-Registro dei pensieri e rassicurazioni: annotare le preoccupazioni e confrontarle con dati reali aiuta a distinguere preoccupazioni realistiche da ansia eccessiva.
Non sei solo
Molte persone con un passato simile al tuo sperimentano ansia cronica o attacchi di panico. La buona notizia è che con psicoterapia, strategie di regolazione emotiva e, se necessario, supporto farmacologico, la qualità della vita può migliorare molto.
Rimango a Sua completa disposizione.
Un caloroso saluto.
Dott. Michele Basigli
Quello che descrivi è coerente con una storia di ansia evolutiva, che si è sviluppata fin dall’infanzia e che ha trovato diverse “porte d’ingresso” nel corso della vita: sensazioni di disagio di fronte a situazioni sociali o “pericolose” da piccolo, preoccupazioni eccessive da adolescente e adulti, paure legate a eventi globali, fino agli attacchi di ansia che hai sperimentato recentemente.
Alcuni punti importanti da sottolineare:
Non sei “debole” o “strano”. La tua ansia ha radici storiche e ha funzionato per proteggerti, anche se oggi ti limita. Molti bambini ansiosi crescono sviluppando modalità di ipercontrollo e ricerca di rassicurazioni che persistono anche da adulti.
La ricerca continua di rassicurazioni e i pensieri ossessivi.
Quello che descrivi (non convincerti di ciò che ti viene detto, preoccupazioni per la tua salute mentale, pensieri intrusivi di pericolo) è tipico di chi ha un disturbo d’ansia generalizzato o aspetti ossessivo-ansiosi. Non significa che stai “diventando pazzo”, ma che il cervello è rimasto in modalità allerta alta.
La connessione tra passato e presente:
Le paure infantili di “dover evitare guai” o di sentirti responsabile per eventi banali hanno probabilmente contribuito a costruire un sistema nervoso molto sensibile alla minaccia, che oggi si manifesta con ansia generalizzata e attacchi di panico.
Strategie utili:
-Continuare la psicoterapia: è fondamentale, anche se a volte sembra lenta. Parlare e comprendere i collegamenti tra passato e presente aiuta a ridurre l’ansia.
-Tecniche di grounding e respirazione: esercizi di respirazione diaframmatica, body scan e mindfulness possono ridurre l’attivazione fisica e la sensazione di panico.
-Limitare l’esposizione eccessiva a notizie ansiogene: è normale essere preoccupati per eventi globali, ma un’esposizione continua rinforza l’ansia.
-Registro dei pensieri e rassicurazioni: annotare le preoccupazioni e confrontarle con dati reali aiuta a distinguere preoccupazioni realistiche da ansia eccessiva.
Non sei solo
Molte persone con un passato simile al tuo sperimentano ansia cronica o attacchi di panico. La buona notizia è che con psicoterapia, strategie di regolazione emotiva e, se necessario, supporto farmacologico, la qualità della vita può migliorare molto.
Rimango a Sua completa disposizione.
Un caloroso saluto.
Dott. Michele Basigli
Ciao — grazie per aver raccontato la tua storia con sincerità. Quello che descrivi è molto coerente con un quadro d’ansia cronica con attacchi di panico e con comportamenti che la mantengono (ricerca continua di rassicurazioni, evitamento, ipervigilanza, pensieri catastrofici). Alcune osservazioni pratiche e utili:
Cosa succede probabilmente
L’ansia attiva un circolo vizioso: pensieri di pericolo → sintomi corporei (battito, respiro corto) → paura che quei sintomi significhino qualcosa di grave → ricerca di rassicurazioni/evitamento → l’ansia si mantiene o peggiora.
La tendenza ad aspettare che gli altri “dicano” che va tutto bene è una forma di rassicurazione che riduce l’ansia sul momento, ma nel tempo impedisce di apprendere che puoi tollerare l’incertezza.
Esperienze infantili di disagio o evitamento possono aver mantenuto uno stile cognitivo sensibile a rischio e vergogna, che si attiva oggi in contesti diversi (cinema, notizie, pandemia, guerre).
Cosa puoi provare subito (strategie a breve termine)
Tecniche di grounding quando arriva l’attacco: respira con calma (es. 4-4-6: inspira 4, trattieni 4, espira 6), appoggia piedi a terra e nomina 5 cose che vedi, 4 che puoi toccare, 3 che puoi sentire; questo porta la mente al corpo.
Limita gradualmente la ricerca di rassicurazioni: stabilisci un breve “tempo per le rassicurazioni” (es. 10–15 min al giorno) invece di continuare tutto il giorno.
Riduci l’esposizione continua alle notizie e stabilisci momenti precisi per informarti (es. 20–30 min al giorno).
Diario dei pensieri: quando compare un’idea catastrofica, scrivi l’evidenza a favore e contro quell’idea — aiuta a testare la realtà.
Evita strategie di evitamento a lungo termine: l’esposizione graduale e programmata a ciò che temi (es. andare al cinema per pochi minuti, poi aumentare) è il modo meno rischioso per ridurre la paura nel tempo.
Interventi utili a medio-lungo termine
Terapia cognitivo-comportamentale (CBT) mirata su attacchi di panico, ruminazione e tolleranza dell’incertezza: altamente efficace.
Lavoro su intolleranza all’incertezza e tecniche di esposizione (con supporto terapeutico).
Valutazione per trattamenti aggiuntivi se necessario: EMDR se emergono traumi significativi; consulto psichiatrico se i sintomi sono molto invalidanti o non rispondono alla terapia (eventuale terapia farmacologica di supporto).
Mindfulness e attività fisica regolare aiutano a regolare l’umore e la vigilanza.
Quando è importante approfondire subito
se gli attacchi di ansia sono molto frequenti o ti impediscono di svolgere attività quotidiane;
se sei diventato eccessivamente evitante (es. non esci, non vai al lavoro/scuola);
se compaiono pensieri di autolesionismo o suicidio. In questi casi serve un intervento specialistico tempestivo.
Capisco lo sforzo che stai facendo condividendo tutto questo — è già un passo importante. Ti consiglio caldamente di approfondire con uno specialista che valuti nel dettaglio la natura dei tuoi attacchi, il livello d’impatto sulla vita quotidiana e il percorso terapeutico più adatto (CBT, EMDR, eventuale supporto psichiatrico).
Un saluto e in bocca al lupo per il percorso,
Dottoressa Silvia Parisi
Psicologa Psicoterapeuta Sessuologa
Cosa succede probabilmente
L’ansia attiva un circolo vizioso: pensieri di pericolo → sintomi corporei (battito, respiro corto) → paura che quei sintomi significhino qualcosa di grave → ricerca di rassicurazioni/evitamento → l’ansia si mantiene o peggiora.
La tendenza ad aspettare che gli altri “dicano” che va tutto bene è una forma di rassicurazione che riduce l’ansia sul momento, ma nel tempo impedisce di apprendere che puoi tollerare l’incertezza.
Esperienze infantili di disagio o evitamento possono aver mantenuto uno stile cognitivo sensibile a rischio e vergogna, che si attiva oggi in contesti diversi (cinema, notizie, pandemia, guerre).
Cosa puoi provare subito (strategie a breve termine)
Tecniche di grounding quando arriva l’attacco: respira con calma (es. 4-4-6: inspira 4, trattieni 4, espira 6), appoggia piedi a terra e nomina 5 cose che vedi, 4 che puoi toccare, 3 che puoi sentire; questo porta la mente al corpo.
Limita gradualmente la ricerca di rassicurazioni: stabilisci un breve “tempo per le rassicurazioni” (es. 10–15 min al giorno) invece di continuare tutto il giorno.
Riduci l’esposizione continua alle notizie e stabilisci momenti precisi per informarti (es. 20–30 min al giorno).
Diario dei pensieri: quando compare un’idea catastrofica, scrivi l’evidenza a favore e contro quell’idea — aiuta a testare la realtà.
Evita strategie di evitamento a lungo termine: l’esposizione graduale e programmata a ciò che temi (es. andare al cinema per pochi minuti, poi aumentare) è il modo meno rischioso per ridurre la paura nel tempo.
Interventi utili a medio-lungo termine
Terapia cognitivo-comportamentale (CBT) mirata su attacchi di panico, ruminazione e tolleranza dell’incertezza: altamente efficace.
Lavoro su intolleranza all’incertezza e tecniche di esposizione (con supporto terapeutico).
Valutazione per trattamenti aggiuntivi se necessario: EMDR se emergono traumi significativi; consulto psichiatrico se i sintomi sono molto invalidanti o non rispondono alla terapia (eventuale terapia farmacologica di supporto).
Mindfulness e attività fisica regolare aiutano a regolare l’umore e la vigilanza.
Quando è importante approfondire subito
se gli attacchi di ansia sono molto frequenti o ti impediscono di svolgere attività quotidiane;
se sei diventato eccessivamente evitante (es. non esci, non vai al lavoro/scuola);
se compaiono pensieri di autolesionismo o suicidio. In questi casi serve un intervento specialistico tempestivo.
Capisco lo sforzo che stai facendo condividendo tutto questo — è già un passo importante. Ti consiglio caldamente di approfondire con uno specialista che valuti nel dettaglio la natura dei tuoi attacchi, il livello d’impatto sulla vita quotidiana e il percorso terapeutico più adatto (CBT, EMDR, eventuale supporto psichiatrico).
Un saluto e in bocca al lupo per il percorso,
Dottoressa Silvia Parisi
Psicologa Psicoterapeuta Sessuologa
Buongiorno, le consiglio di parlarne con la sua psicologa che la conosce, quindi saprà aiutarla al metodo. Cordiali saluti.
Gentile Utente, grazie per aver condiviso una parte così personale e delicata della Sua storia. Leggendola si percepisce chiaramente quanto Lei presenti una sensibilità particolarmente elevata, una tendenza all'ipervigilanza e una predisposizione all’ansia che sembra far parte del Suo modo di percepire il mondo fin da quando era piccolo. Ciò significa che il Suo sistema interno è stato per tanti anni allenato a monitorare l'ambiente e il suo corpo, e a proteggersi provando ad anticipare i pericoli, spesso in modo eccessivo ma comprensibile se guardiamo al percorso che racconta. Che cerchi rassicurazioni in continuazione e che questa non duri a lungo è un fenomeno molto comune nelle persone che vivono un’ansia intensa. Infatti le rassicurazioni funzionano per pochi minuti o poche ore, subito dopo l’ansia si ripresenta e il ciclo ricomincia.
Un aspetto che spesso aiuta è capire non solo cosa succede mentre si prova ansia, ma cosa succede dentro di Lei in termini più profondi. Per esempio che cosa rappresenta per Lei il pericolo, che significato ha il sentirsi “in colpa”, o “impreparato”, o “responsabile” di qualcosa. A volte chi ha una storia simile alla Sua è cresciuto dovendo essere molto attento, molto prudente, molto controllato. La "strategia" del controllo diventa nel tempo un modo di funzionare e un tratto stabile della personalità, che risulta essere molto faticoso da sostenere e poco funzionale. È importante sottolineare che, per quanto sgradevole e fonte di sofferenza, l’ansia prolungata non porta alla follia, anche se può farlo temere; porta piuttosto a un esaurimento delle risorse interne, motivo per cui spesso sembra intensificarsi nel tempo. Penso sia importante che lei possa fare un percorso specialistico che la possa aiutare ad andare a fondo a questi aspetti. Un cordiale saluto.
Un aspetto che spesso aiuta è capire non solo cosa succede mentre si prova ansia, ma cosa succede dentro di Lei in termini più profondi. Per esempio che cosa rappresenta per Lei il pericolo, che significato ha il sentirsi “in colpa”, o “impreparato”, o “responsabile” di qualcosa. A volte chi ha una storia simile alla Sua è cresciuto dovendo essere molto attento, molto prudente, molto controllato. La "strategia" del controllo diventa nel tempo un modo di funzionare e un tratto stabile della personalità, che risulta essere molto faticoso da sostenere e poco funzionale. È importante sottolineare che, per quanto sgradevole e fonte di sofferenza, l’ansia prolungata non porta alla follia, anche se può farlo temere; porta piuttosto a un esaurimento delle risorse interne, motivo per cui spesso sembra intensificarsi nel tempo. Penso sia importante che lei possa fare un percorso specialistico che la possa aiutare ad andare a fondo a questi aspetti. Un cordiale saluto.
La sua storia porta tante tematiche ed emozioni, che nascono in giovane età e in qualche modo sono cresciute insieme a lei. Ci sono sicuramente tanti nodi da sciogliere, per permetterti di raggiungere maggiore serenità. Sicuramente un percorso terapeutico potrebbe essere di supporto per raggiungere le consapevolezze che riporta di necessitare. Rimango a disposizione per qualsiasi informazione o chiarimento
Caro P, credo di comprendere come tu ti senta in certi momenti. A volte in terapia può sembrare che le cose non vadano avanti, o addirittura che ci si senta peggio. Questo non significa che il percorso non funzioni, ma che stanno emergendo dei modi di protezione che la persona ha costruito nel tempo per difendersi da emozioni o situazioni difficili. Questi comportamenti non sono “nemici” della terapia: sono segnali importanti, che ci raccontano qualcosa della tua storia e delle relazioni che ti hanno formato.
Il nostro lavoro non è combattere queste resistenze, ma provare a capirle insieme. Possiamo guardarle come messaggi che ci aiutano a comprendere meglio chi sei e cosa ti ha portato fin qui. Fin dalle prime sedute, il percorso diventa uno spazio sicuro dove esplorare questi schemi, dare voce alle paure e ai desideri, e costruire nuove possibilità di relazione.
Mi colpisce che tu non dica la tua età, ma richiami spesso eventi dell’infanzia: questo fa pensare che una parte di te sia rimasta incastrata in quel tempo, e che oggi porti ancora con sé quelle esperienze. Non è un limite, ma un indizio prezioso: ci aiuta a capire dove guardare insieme, per dare voce a ciò che è rimasto sospeso e permettere che possa trasformarsi. In questo modo possiamo arrivare alla parte di te che desidera cambiare e crescere, non attraverso la lotta contro i tuoi comportamenti, ma attraverso la comprensione e la trasformazione delle dinamiche che li sostengono. La terapia diventa così un luogo dove sperimentare nuove modalità di stare in relazione, regolare l’ansia quando emergono emozioni intense e aprire lo spazio a sentimenti che prima sembravano troppo difficili da affrontare.
Un caro saluto
Il nostro lavoro non è combattere queste resistenze, ma provare a capirle insieme. Possiamo guardarle come messaggi che ci aiutano a comprendere meglio chi sei e cosa ti ha portato fin qui. Fin dalle prime sedute, il percorso diventa uno spazio sicuro dove esplorare questi schemi, dare voce alle paure e ai desideri, e costruire nuove possibilità di relazione.
Mi colpisce che tu non dica la tua età, ma richiami spesso eventi dell’infanzia: questo fa pensare che una parte di te sia rimasta incastrata in quel tempo, e che oggi porti ancora con sé quelle esperienze. Non è un limite, ma un indizio prezioso: ci aiuta a capire dove guardare insieme, per dare voce a ciò che è rimasto sospeso e permettere che possa trasformarsi. In questo modo possiamo arrivare alla parte di te che desidera cambiare e crescere, non attraverso la lotta contro i tuoi comportamenti, ma attraverso la comprensione e la trasformazione delle dinamiche che li sostengono. La terapia diventa così un luogo dove sperimentare nuove modalità di stare in relazione, regolare l’ansia quando emergono emozioni intense e aprire lo spazio a sentimenti che prima sembravano troppo difficili da affrontare.
Un caro saluto
Gentile utente, grazie per aver condiviso la sua situazione.
Dalle sue parole emerge una storia lunga di ansia, con ricerca continua di rassicurazioni e attacchi che hanno aumentato la paura; la tendenza all'evitamento fin dall'infanzia si è trasformata in ipervigilanza e pensieri anticipatori che oggi la mettono in crisi.
Anche se gli accertamenti risultano normali, i sintomi corporei restano esperienze concrete e segnali da ascoltare, non colpe da portare.
Esplorare il significato emotivo di queste paure e le modalità apprese che le mantengono può restituire continuità al senso di sé e ridurre la ruminazione.
Se lo desidera, possiamo approfondire insieme in un primo colloquio chiarificatore, può prenotare un appuntamento.
Per ogni eventuale approfondimento sono a sua disposizione, anche online, il primo colloquio è gratuito.
Un caro saluto,
Dott. Mauro Terracciano.
Dalle sue parole emerge una storia lunga di ansia, con ricerca continua di rassicurazioni e attacchi che hanno aumentato la paura; la tendenza all'evitamento fin dall'infanzia si è trasformata in ipervigilanza e pensieri anticipatori che oggi la mettono in crisi.
Anche se gli accertamenti risultano normali, i sintomi corporei restano esperienze concrete e segnali da ascoltare, non colpe da portare.
Esplorare il significato emotivo di queste paure e le modalità apprese che le mantengono può restituire continuità al senso di sé e ridurre la ruminazione.
Se lo desidera, possiamo approfondire insieme in un primo colloquio chiarificatore, può prenotare un appuntamento.
Per ogni eventuale approfondimento sono a sua disposizione, anche online, il primo colloquio è gratuito.
Un caro saluto,
Dott. Mauro Terracciano.
Gentile Utente,
grazie per aver condiviso la sua storia.
Aver iniziato un percorso di supporto con una collega psicologa è già un ottimo inizio per poter affrontare le paure che qui riporta.
Capisco che quello che succede attorno a noi talvolta possa metterci di fronte a paure profonde e incertezze, ma penso che sia importante che queste sue percezioni angosciose vengano trattate adeguatamente durante la terapia, in un luogo protetto e a sua misura.
Affinché il percorso di terapia sia efficace è fondamentale che si apra con la sua terapeuta, senza paura di giudizio o di sentirsi sbagliato.
Sono certa che la collega potrà darle il giusto supporto.
Un caro saluto.
grazie per aver condiviso la sua storia.
Aver iniziato un percorso di supporto con una collega psicologa è già un ottimo inizio per poter affrontare le paure che qui riporta.
Capisco che quello che succede attorno a noi talvolta possa metterci di fronte a paure profonde e incertezze, ma penso che sia importante che queste sue percezioni angosciose vengano trattate adeguatamente durante la terapia, in un luogo protetto e a sua misura.
Affinché il percorso di terapia sia efficace è fondamentale che si apra con la sua terapeuta, senza paura di giudizio o di sentirsi sbagliato.
Sono certa che la collega potrà darle il giusto supporto.
Un caro saluto.
Buonasera, grazie per aver condiviso il suo vissuto con molto dettaglio. Comprendo profondamente il suo bisogno di trovare una spiegazione a tutto quello che le accade intorno poiché è un meccanismo naturale che accomuna più o meno quasi tutti gli esseri umani, soprattutto se si tratta di alcuni eventi storici. Da quello che descrive, il suo vissuto è prezioso e significativo, specialmente il suo sforzo di cercare collegare le sue esperienze passate personali con le preoccupazioni sociali. Prezioso perché le ha permesso di scriverlo qui. Che significato dà a questa sua fatica nel cercare continue rassicurazione e il non convincersene mai fino in fondo? Queste paure e preoccupazioni cosa mantengono in vita dentro di lei?
Se vuole approfondite alcune tematiche mi può contattare quando vuole.
Saluti, Dott.ssa Martina Prelati
Se vuole approfondite alcune tematiche mi può contattare quando vuole.
Saluti, Dott.ssa Martina Prelati
Buon pomeriggio, grazie per aver condiviso un pezzo della sua storia.
Da ciò che racconta emerge un filo conduttore molto chiaro, ovvero una sensibilità marcata al pericolo, al controllo e alla paura di perdere sicurezza.
Da ciò che racconta della sua infanzia, l’idea che mi sono fatta è che fin da bambino lei abbia cercato di proteggersi in un mondo vissuto come imprevedibile e minaccioso.
Questo modo di funzionare potrebbe essersi strutturato all’interno di un ambiente familiare percepito come poco prevedibile o poco coerente, in cui era necessario restare sempre in allerta per prevenire possibili pericoli o conseguenze negative. In questo senso, la sua storia familiare è molto importante e merita di essere esplorata per comprendere quale funzione abbia avuto, e abbia ancora oggi, la sua ansia.
Potrebbe essere utile riflettere, magari insieme alla sua terapeuta, su alcune domande come:
• Cosa immaginava potesse succedere da bambino se trasgrediva le regole?
• Cosa immagina oggi possa accadere se non se non riesce a prevenire ogni pericolo?
Il bisogno continuo di rassicurazione, il dubbio anche dopo esami negativi e la paura di avere disturbi mentali sono manifestazioni frequenti nei disturbi d’ansia. Più si cerca certezza assoluta, più l’ansia trova spazio per alimentarsi. E’ un sistema di protezione diventato troppo rigido.
Il fatto che stia collegando il presente alla sua storia passata è un passaggio molto importante. Continui il suo percorso terapeutico parlando apertamente di questi temi, con l’obiettivo non tanto di eliminare ogni paura, quanto di imparare a tollerare l’incertezza e a fidarsi gradualmente delle sue risorse.
Sta già muovendo passi significativi verso una maggiore consapevolezza e questo è un segnale molto positivo.
Un caro saluto,
Dott.ssa Michela D'Argenzio
Da ciò che racconta emerge un filo conduttore molto chiaro, ovvero una sensibilità marcata al pericolo, al controllo e alla paura di perdere sicurezza.
Da ciò che racconta della sua infanzia, l’idea che mi sono fatta è che fin da bambino lei abbia cercato di proteggersi in un mondo vissuto come imprevedibile e minaccioso.
Questo modo di funzionare potrebbe essersi strutturato all’interno di un ambiente familiare percepito come poco prevedibile o poco coerente, in cui era necessario restare sempre in allerta per prevenire possibili pericoli o conseguenze negative. In questo senso, la sua storia familiare è molto importante e merita di essere esplorata per comprendere quale funzione abbia avuto, e abbia ancora oggi, la sua ansia.
Potrebbe essere utile riflettere, magari insieme alla sua terapeuta, su alcune domande come:
• Cosa immaginava potesse succedere da bambino se trasgrediva le regole?
• Cosa immagina oggi possa accadere se non se non riesce a prevenire ogni pericolo?
Il bisogno continuo di rassicurazione, il dubbio anche dopo esami negativi e la paura di avere disturbi mentali sono manifestazioni frequenti nei disturbi d’ansia. Più si cerca certezza assoluta, più l’ansia trova spazio per alimentarsi. E’ un sistema di protezione diventato troppo rigido.
Il fatto che stia collegando il presente alla sua storia passata è un passaggio molto importante. Continui il suo percorso terapeutico parlando apertamente di questi temi, con l’obiettivo non tanto di eliminare ogni paura, quanto di imparare a tollerare l’incertezza e a fidarsi gradualmente delle sue risorse.
Sta già muovendo passi significativi verso una maggiore consapevolezza e questo è un segnale molto positivo.
Un caro saluto,
Dott.ssa Michela D'Argenzio
Caro utente,
grazie per il tuo messaggio così ricco e sincero. Quello che stai vivendo merita attenzione e comprensione, non giudizio. Hai descritto con grande lucidità un funzionamento ansioso che sembra accompagnarti da molto tempo: la fatica di sentirsi tranquilli, il bisogno costante di rassicurazione, il timore che un sintomo fisico o un pensiero possano essere segnali di qualcosa di grave, la tendenza a immaginare scenari negativi anche quando tutto intorno appare oggettivamente sotto controllo.
Ciò che racconti non è segno di follia o debolezza, come forse talvolta temi, ma la manifestazione di un sistema di allerta molto attivo e molto allenato a cercare il pericolo. Non è tanto importante il contenuto specifico delle paure, quanto il meccanismo che le sostiene: quel circolo in cui l’ansia chiama il bisogno di controllo e il controllo, nel tempo, fa crescere l’ansia.
Può accadere, soprattutto in periodi di stress, che l’ansia si trasformi in un bisogno continuo di conferme, nella sensazione che nulla basti per sentirsi davvero al sicuro. Ed è comprensibile, perché quando il corpo si attiva in quel modo (battito accelerato, respiro corto, pensieri ossessivi) è difficile convincersi che non ci sia nulla di “rotto”. In realtà, si tratta di un sistema nervoso che ha imparato a reagire in modo molto intenso e spesso sproporzionato. Il fatto che tu riesca a raccontarlo, a metterlo in relazione con ciò che sei stato da bambino e a farlo con questo livello di consapevolezza, è già parte di un processo terapeutico importante. Non stai impazzendo, stai imparando a capire come funziona la tua mente quando entra in modalità difensiva e questa è una conquista, non un limite.
Continua a parlarne con la tua psicologa, prova a esplorare insieme a lei cosa mantiene viva questa tensione, come reagisce il tuo sistema quando cerchi di controllare troppo, o quando ti isoli. Spesso non è tanto l’ansia in sé a farci soffrire, quanto la lotta che ingaggiamo per farla sparire a tutti i costi.
Grazie ancora per aver condiviso la tua esperienza qui. Se ti va, resto a disposizione.
Saluti
Gabriele
grazie per il tuo messaggio così ricco e sincero. Quello che stai vivendo merita attenzione e comprensione, non giudizio. Hai descritto con grande lucidità un funzionamento ansioso che sembra accompagnarti da molto tempo: la fatica di sentirsi tranquilli, il bisogno costante di rassicurazione, il timore che un sintomo fisico o un pensiero possano essere segnali di qualcosa di grave, la tendenza a immaginare scenari negativi anche quando tutto intorno appare oggettivamente sotto controllo.
Ciò che racconti non è segno di follia o debolezza, come forse talvolta temi, ma la manifestazione di un sistema di allerta molto attivo e molto allenato a cercare il pericolo. Non è tanto importante il contenuto specifico delle paure, quanto il meccanismo che le sostiene: quel circolo in cui l’ansia chiama il bisogno di controllo e il controllo, nel tempo, fa crescere l’ansia.
Può accadere, soprattutto in periodi di stress, che l’ansia si trasformi in un bisogno continuo di conferme, nella sensazione che nulla basti per sentirsi davvero al sicuro. Ed è comprensibile, perché quando il corpo si attiva in quel modo (battito accelerato, respiro corto, pensieri ossessivi) è difficile convincersi che non ci sia nulla di “rotto”. In realtà, si tratta di un sistema nervoso che ha imparato a reagire in modo molto intenso e spesso sproporzionato. Il fatto che tu riesca a raccontarlo, a metterlo in relazione con ciò che sei stato da bambino e a farlo con questo livello di consapevolezza, è già parte di un processo terapeutico importante. Non stai impazzendo, stai imparando a capire come funziona la tua mente quando entra in modalità difensiva e questa è una conquista, non un limite.
Continua a parlarne con la tua psicologa, prova a esplorare insieme a lei cosa mantiene viva questa tensione, come reagisce il tuo sistema quando cerchi di controllare troppo, o quando ti isoli. Spesso non è tanto l’ansia in sé a farci soffrire, quanto la lotta che ingaggiamo per farla sparire a tutti i costi.
Grazie ancora per aver condiviso la tua esperienza qui. Se ti va, resto a disposizione.
Saluti
Gabriele
La situazione che descrivi è sicuramente poco funzionale, Limita la tua vita fin da bambino. Probabilmente eri un bambino con un temperamento ansioso ma questo non vuol dire avere gravi disturbi mentali. L’ansia, la paura, le rassicurazioni che cerchi ogni volta sicuramente non ti fanno vivere sereno, e questo a lungo andare purtroppo si cronicizza. Ti consiglio di fare una visita psichiatrica (non perché probabilmente hai un disturbo mentale grave) ma perché esistono farmaci per l’ansia che ti possono aiutare a vivere una vita serena e funzionale. Ti consiglio inoltre di continuare il supporto psicologico per imparare a gestire meglio l’ansia.
Dott.ssa Alessia La Manna
Dott.ssa Alessia La Manna
Credo sia bene approfondire la tematica che porta con la sua psicologa e chiedere se vale la pena fare una accertamento anche da uno psichiatra per avere una valutazione completa della situazione.
Ciao sono Francesco e sono uno psicologo clinico.
Ti ringrazio per aver condiviso la tua storia: hai descritto un percorso lungo e carico di sensazioni che possono essere molto faticose da portare da soli, anche se il modo in cui ripercorri questi episodi mostra quanta consapevolezza tu stia sviluppando rispetto al tuo vissuto.
Dal tuo racconto emerge come l’ansia sia stata una presenza costante nella tua vita, esprimendosi in forme diverse a seconda delle fasi della crescita. È comprensibile che, vivendo a lungo queste sensazioni, il tuo corpo e la tua mente siano diventati più sensibili a ogni segnale interno, anche quando gli esami medici risultano normali.
Il bisogno di rassicurazioni ripetute è qualcosa che molte persone sperimentano quando l’ansia diventa intensa,ciò non significa “debolezza” o “non capire abbastanza”, ma è spesso un tentativo molto umano di trovare stabilità in momenti di incertezza. E il fatto che tu stia mettendo in discussione questo meccanismo è già un segnale di grande attenzione verso il tuo benessere.
Raccontare tutto questo è un passo importante e spesso dare un nome alle proprie paure è un ottimo modo per ridurre il loro potere.
Se senti che sarebbe utile approfondire meglio questi temi, possiamo farlo insieme in uno spazio dedicato con titto il tempo e la calma necessari per far emergere con chiarezza i tuoi bisogni e costruire una comprensione più solida di ciò che ti accade.
Ti ringrazio per aver condiviso la tua storia: hai descritto un percorso lungo e carico di sensazioni che possono essere molto faticose da portare da soli, anche se il modo in cui ripercorri questi episodi mostra quanta consapevolezza tu stia sviluppando rispetto al tuo vissuto.
Dal tuo racconto emerge come l’ansia sia stata una presenza costante nella tua vita, esprimendosi in forme diverse a seconda delle fasi della crescita. È comprensibile che, vivendo a lungo queste sensazioni, il tuo corpo e la tua mente siano diventati più sensibili a ogni segnale interno, anche quando gli esami medici risultano normali.
Il bisogno di rassicurazioni ripetute è qualcosa che molte persone sperimentano quando l’ansia diventa intensa,ciò non significa “debolezza” o “non capire abbastanza”, ma è spesso un tentativo molto umano di trovare stabilità in momenti di incertezza. E il fatto che tu stia mettendo in discussione questo meccanismo è già un segnale di grande attenzione verso il tuo benessere.
Raccontare tutto questo è un passo importante e spesso dare un nome alle proprie paure è un ottimo modo per ridurre il loro potere.
Se senti che sarebbe utile approfondire meglio questi temi, possiamo farlo insieme in uno spazio dedicato con titto il tempo e la calma necessari per far emergere con chiarezza i tuoi bisogni e costruire una comprensione più solida di ciò che ti accade.
Gentilissimo, il fatto di immaginare sempre scenari futuri negativi è una della cause che può generarci l'ansia, quando l'ansia diventa così pervasiva può risultare davvero invalidante e compromettere la qualità della vita. Proprio per questo è importante intraprendere un percorso psicologico che gli permetta di acquisire strumenti concreti per gestire i pensieri anticipatori, i sintomi dell’ansia e affrontare le difficoltà quotidiane in modo più funzionale. È fondamentale che abbia pazienza e coltivi fiducia nelle proprie risorse, che sono sicuramente numerose e preziose. Mi auguro che possa trovare il coraggio di iniziare un percorso che lo aiuti a individuare ciò che ha contribuito al suo malessere e a porvi rimedio. L’obiettivo è raggiungere una maggiore consapevolezza rispetto alle proprie paure, riconoscendo che a volte sono, appunto, solo paure e non realtà. Imparare a gestire i pensieri è essenziale, perché non sono le situazioni in sé a generare ansia, ma le interpretazioni che costruiamo nella nostra mente. Nel suo caso si potrebbe parlare di ansia anticipatoria: una preoccupazione eccessiva verso situazioni percepite come minacciose, che finisce per compromettere la sua prestazione e generare la classica profezia che si autoavvera.
Per questo è importante lavorare proprio sui pensieri, ristrutturarli con l’aiuto di uno psicologo o psicoterapeuta e sviluppare maggiore fiducia in sé. Affrontiamo la vita grazie alle nostre risorse interiori: quando non ne siamo consapevoli, anche il più piccolo ostacolo può sembrarci insuperabile. Un percorso terapeutico può accompagnarlo in questa crescita. L’approccio cognitivo-comportamentale offre alcune delle tecniche più efficaci nella gestione dell’ansia e degli attacchi di panico.
Lei merita di vivere con maggiore serenità e benessere, e un percorso mirato può aiutarlo a ritrovare equilibrio e fiducia nelle sue capacità. Le auguro il meglio e resto a disposizione. Dott.ssa Arianna Savastio
Per questo è importante lavorare proprio sui pensieri, ristrutturarli con l’aiuto di uno psicologo o psicoterapeuta e sviluppare maggiore fiducia in sé. Affrontiamo la vita grazie alle nostre risorse interiori: quando non ne siamo consapevoli, anche il più piccolo ostacolo può sembrarci insuperabile. Un percorso terapeutico può accompagnarlo in questa crescita. L’approccio cognitivo-comportamentale offre alcune delle tecniche più efficaci nella gestione dell’ansia e degli attacchi di panico.
Lei merita di vivere con maggiore serenità e benessere, e un percorso mirato può aiutarlo a ritrovare equilibrio e fiducia nelle sue capacità. Le auguro il meglio e resto a disposizione. Dott.ssa Arianna Savastio
Salve, grazie per aver condiviso con tanta sincerità la sua storia. Dalle sue parole si capisce quanto abbia vissuto per anni con un livello di paura e tensione che la accompagna fin dall’infanzia e che, a tratti, sembra quasi essere diventato un modo abituale di stare nel mondo. È comprensibile che oggi, dopo un attacco d’ansia molto forte, tutto questo si sia intensificato e che lei si senta spaventato e confuso. Ciò che racconta mostra un aspetto molto importante: il suo modo di reagire alle situazioni è sempre stato orientato a evitare il rischio, le punizioni, le situazioni imprevedibili, tutto ciò che poteva generare un conflitto o un senso di pericolo. Da bambino cercava di tenersi lontano dai guai e questo, a quell’età, è stato probabilmente un modo per proteggersi. Il punto è che, crescendo, quella stessa modalità ha iniziato a pesare, perché le porta a vivere ogni possibile incertezza come una minaccia reale, anche quando non lo è. Le paure che descrive nel tempo sono cambiate di contenuto, ma non nella forma. Da piccolo temeva le sgridate, poi le catastrofi e le notizie che trovava online, più avanti i conflitti internazionali, gli attentati, le malattie, e oggi la possibilità di avere qualcosa di grave dal punto di vista mentale. Questo passaggio da un tema a un altro è molto tipico delle persone che convivono con un’ansia persistente: non è tanto l’argomento a mantenere viva la paura, ma il meccanismo con cui la mente interpreta il mondo, il bisogno di essere sempre rassicurati, la difficoltà a fidarsi delle sensazioni interne e delle informazioni rassicuranti che riceve. Lei descrive esattamente questo: quando qualcosa la spaventa, sente subito il bisogno di trovare conferme, di chiedere se va tutto bene, di fare esami, di informarsi. E anche quando arriva una risposta tranquilla, quella tranquillità dura poco e il dubbio torna, come se la sua mente non riuscisse a lasciarsi andare a una percezione stabile di sicurezza. Molte persone, quando vivono così, sentono di non riuscire più a fidarsi delle rassicurazioni e finiscono per cercarne di nuove continuamente. Questo però non le aiuta, perché ogni rassicurazione lenisce l’ansia solo per un attimo, ma poi la rinforza, come se la sua mente imparasse a dire: se ho bisogno di chiedere, significa che davvero qualcosa non va. È importante che lei non interpreti tutto questo come un segno di debolezza personale. Il fatto che oggi abbia paura di disturbi gravi non nasce da qualcosa che non funziona nella sua mente, ma dalla stanchezza e dalla tensione che per troppi anni si è portato dietro. Quando l’ansia resta alta per mesi, la mente inizia naturalmente a generare pensieri catastrofici, esattamente come il corpo si affatica e reagisce con sintomi fisici. Non è un presagio di qualcosa di irreversibile, ma un segnale di quanto sia stato sovraccaricato a lungo. La buona notizia è che si è già mosso nella direzione giusta, rivolgendosi a una psicologa. È un passo importante, soprattutto per una persona che ha sempre cercato di controllare tutto da solo. È normale che adesso lei cerchi rassicurazioni anche in terapia, che si domandi se può fidarsi, se ciò che le viene detto è davvero corretto. All’inizio molte persone vivono questo tipo di resistenza, perché lasciare andare le proprie paure e affidarsi a qualcuno richiede tempo. Non si giudichi per questo, ci sta tutto. Tutto quello che ha raccontato parla di una vita vissuta sempre con l’attenzione orientata al pericolo e alla possibilità che accada qualcosa di grave. Ma racconta anche di una persona che, nonostante le paure, ha sempre continuato a vivere, a chiedere aiuto, a interrogarsi, a cercare di capire. Non è poco. Ed è proprio da questa parte più coraggiosa e sensibile che può partire un cambiamento. Può stare certo che l’ansia può far stare molto male, ma può anche essere affrontata in modo efficace, con pazienza e con gentilezza verso se stessi. Lei non è solo in questo percorso e non deve dimostrare nulla a nessuno. Quello che ha scritto è già un inizio di apertura importante. Resto a disposizione. Dott. Andrea Boggero
Salve, la ringrazio per aver condiviso con tanta sincerità la sua storia. Si percepisce chiaramente quanto abbia vissuto a lungo in compagnia dell’ansia, fin da bambino, e quanto questo l'abbia portata a sviluppare una forte sensibilità verso tutto ciò che appare minaccioso o imprevedibile. È una storia di fatica, ma anche di grande lucidità: lei riesce a vedere i fili che collegano passato e presente, ed è già un passo molto importante.
Il bisogno costante di rassicurazioni, la paura di non convincersi mai davvero di star bene, e quel pensare “e se…?” sono segnali tipici di un’ansia che cerca continuamente controllo. Non c’è nulla di strano in questo: è un meccanismo di protezione che si è sviluppato molto presto nella sua vita, forse quando sentiva che anche piccoli rischi o trasgressioni potevano mettere in allarme il suo sistema interno. Non è colpa sua: è semplicemente la maniera in cui la sua psiche ha imparato a difenderla.
Le vorrei sottolineare una cosa: ciò che prova oggi non è una condanna, né un segno di malattia grave. È piuttosto un accumulo di timori che per anni non hanno avuto lo spazio per essere compresi e trasformati. Ed è molto positivo che lei abbia deciso di affidarsi a una psicologa: significa che una parte sta cercando finalmente un modo diverso di vivere.
La sua ansia si è alimentata spesso da scenari catastrofici (guerre, attentati, notizie allarmanti) e da un immaginario che la sua mente prende molto sul serio. Questo non dice nulla sulla sua fragilità: dice che la sua immaginazione è potente, e quando non è guidata rischia di amplificare ciò che teme.
Il lavoro che può fare ora, insieme alla terapeuta, è imparare gradualmente a distinguere il pericolo reale da quello immaginato, e soprattutto a costruire una fiducia più profonda nelle sue capacità di restare nel presente. Non serve convincerla con la logica che “è tutto ok”: l’obiettivo è aiutarla a sentirlo nel corpo e nella mente.
Il bisogno costante di rassicurazioni, la paura di non convincersi mai davvero di star bene, e quel pensare “e se…?” sono segnali tipici di un’ansia che cerca continuamente controllo. Non c’è nulla di strano in questo: è un meccanismo di protezione che si è sviluppato molto presto nella sua vita, forse quando sentiva che anche piccoli rischi o trasgressioni potevano mettere in allarme il suo sistema interno. Non è colpa sua: è semplicemente la maniera in cui la sua psiche ha imparato a difenderla.
Le vorrei sottolineare una cosa: ciò che prova oggi non è una condanna, né un segno di malattia grave. È piuttosto un accumulo di timori che per anni non hanno avuto lo spazio per essere compresi e trasformati. Ed è molto positivo che lei abbia deciso di affidarsi a una psicologa: significa che una parte sta cercando finalmente un modo diverso di vivere.
La sua ansia si è alimentata spesso da scenari catastrofici (guerre, attentati, notizie allarmanti) e da un immaginario che la sua mente prende molto sul serio. Questo non dice nulla sulla sua fragilità: dice che la sua immaginazione è potente, e quando non è guidata rischia di amplificare ciò che teme.
Il lavoro che può fare ora, insieme alla terapeuta, è imparare gradualmente a distinguere il pericolo reale da quello immaginato, e soprattutto a costruire una fiducia più profonda nelle sue capacità di restare nel presente. Non serve convincerla con la logica che “è tutto ok”: l’obiettivo è aiutarla a sentirlo nel corpo e nella mente.
Buongiorno,
Dalle sue parole si sente quanto l’ansia abbia fatto parte della sua vita fin da piccolo e quanto, oggi, questo bisogno di essere rassicurato possa diventare pesante da gestire. È comprensibile che, dopo un periodo così intenso, la mente continui a cercare spiegazioni e a immaginare scenari che spaventano.
Quello che racconta delle sue paure da bambino, della difficoltà a sentire “sicure” alcune situazioni e dell’attenzione costante a ciò che potrebbe andare storto, aiuta a capire quanto lei sia sempre stato molto ricettivo a ciò che accade intorno.
Quando viviamo così per molti anni, è naturale che certe modalità di pensiero si mantengano nel tempo e riemergano nei momenti di maggiore fatica.
Il fatto che lei stia lavorando su tutto questo nel percorso con la sua psicologa è davvero un passo importante: è lì che potrà dare spazio a ciò che prova, comprendere meglio le sue reazioni e trovare modi più funzionali per stare in alcune situazioni.
Resto a disposizione,
Un caro saluto.
Dott.ssa Elena Dati
Dalle sue parole si sente quanto l’ansia abbia fatto parte della sua vita fin da piccolo e quanto, oggi, questo bisogno di essere rassicurato possa diventare pesante da gestire. È comprensibile che, dopo un periodo così intenso, la mente continui a cercare spiegazioni e a immaginare scenari che spaventano.
Quello che racconta delle sue paure da bambino, della difficoltà a sentire “sicure” alcune situazioni e dell’attenzione costante a ciò che potrebbe andare storto, aiuta a capire quanto lei sia sempre stato molto ricettivo a ciò che accade intorno.
Quando viviamo così per molti anni, è naturale che certe modalità di pensiero si mantengano nel tempo e riemergano nei momenti di maggiore fatica.
Il fatto che lei stia lavorando su tutto questo nel percorso con la sua psicologa è davvero un passo importante: è lì che potrà dare spazio a ciò che prova, comprendere meglio le sue reazioni e trovare modi più funzionali per stare in alcune situazioni.
Resto a disposizione,
Un caro saluto.
Dott.ssa Elena Dati
Buongiorno,
ti ringrazio davvero per aver condiviso la tua storia con tanta sincerità. Capisco quanto possa essere faticoso convivere a lungo con ansia, paure e bisogno di rassicurazioni, e riconosco il coraggio che serve per parlarne apertamente e chiedere aiuto.
Il fatto che tu stia affrontando tutto questo in un percorso psicologico è già un passo molto importante. L’ansia può essere intensa e confondere, ma non sei solo in questo: con il tempo, la comprensione e gli strumenti giusti, è possibile stare meglio e ritrovare sicurezza.
Un caro saluto.
ti ringrazio davvero per aver condiviso la tua storia con tanta sincerità. Capisco quanto possa essere faticoso convivere a lungo con ansia, paure e bisogno di rassicurazioni, e riconosco il coraggio che serve per parlarne apertamente e chiedere aiuto.
Il fatto che tu stia affrontando tutto questo in un percorso psicologico è già un passo molto importante. L’ansia può essere intensa e confondere, ma non sei solo in questo: con il tempo, la comprensione e gli strumenti giusti, è possibile stare meglio e ritrovare sicurezza.
Un caro saluto.
Gentile utente,
la ringrazio per aver condiviso con tanta chiarezza il suo percorso: dalle sue parole emerge una vita segnata da paure profonde e costanti, che negli anni hanno cambiato “oggetto”, ma non la sensazione di base. Questo è molto comune in chi ha una struttura ansiosa fin dall’infanzia.
Le sue reazioni da bambino non parlano di fragilità personale, ma di un modo di funzionare che cerca costantemente sicurezza e prevedibilità.
Il fatto che oggi, dopo un episodio di ansia molto intenso, il timore si sia spostato sui disturbi mentali più gravi è coerente con questa storia: quando la mente è molto spaventata, cerca una spiegazione, e spesso sceglie quella che fa più paura.
La buona notizia è che questo non significa che lei stia sviluppando qualcosa di grave: significa che l’ansia la sta tenendo in ostaggio, facendole dubitare costantemente di sé e delle rassicurazioni dei professionisti.
Il passo che ha già fatto, iniziare un percorso psicologico, è assolutamente corretto.
Il fatto che non si convinca del tutto delle rassicurazioni è un fenomeno molto comune nei quadri ansiosi: non è un suo “difetto”, è il modo in cui l’ansia si mantiene attiva.
Non c’è nulla di sbagliato in lei: c’è una storia lunga, coerente e faticosa che merita ascolto e cura, non giudizio.
Rimango a disposizione per qualunque chiarimento.
Dott.ssa Veronica Savio
la ringrazio per aver condiviso con tanta chiarezza il suo percorso: dalle sue parole emerge una vita segnata da paure profonde e costanti, che negli anni hanno cambiato “oggetto”, ma non la sensazione di base. Questo è molto comune in chi ha una struttura ansiosa fin dall’infanzia.
Le sue reazioni da bambino non parlano di fragilità personale, ma di un modo di funzionare che cerca costantemente sicurezza e prevedibilità.
Il fatto che oggi, dopo un episodio di ansia molto intenso, il timore si sia spostato sui disturbi mentali più gravi è coerente con questa storia: quando la mente è molto spaventata, cerca una spiegazione, e spesso sceglie quella che fa più paura.
La buona notizia è che questo non significa che lei stia sviluppando qualcosa di grave: significa che l’ansia la sta tenendo in ostaggio, facendole dubitare costantemente di sé e delle rassicurazioni dei professionisti.
Il passo che ha già fatto, iniziare un percorso psicologico, è assolutamente corretto.
Il fatto che non si convinca del tutto delle rassicurazioni è un fenomeno molto comune nei quadri ansiosi: non è un suo “difetto”, è il modo in cui l’ansia si mantiene attiva.
Non c’è nulla di sbagliato in lei: c’è una storia lunga, coerente e faticosa che merita ascolto e cura, non giudizio.
Rimango a disposizione per qualunque chiarimento.
Dott.ssa Veronica Savio
Ciao, grazie davvero per aver condiviso la tua storia. Quello che descrivi – la tendenza a preoccuparsi, a evitare situazioni “a rischio”, a cercare rassicurazioni continue – è molto comune in chi ha un sistema di allerta molto sensibile. Non significa avere qualcosa di grave, ma aver imparato fin da piccolo a essere molto attento ai pericoli, reali o immaginati.
Il fatto che gli esami siano tutti nella norma è importante: qui non è il corpo il problema, ma la paura di ciò che potrebbe succedere. E quando l’ansia è forte, i sintomi fisici possono spaventare tantissimo.
Stai già facendo la cosa migliore: lavorare con una psicologa. In terapia potrai capire da dove nasce questa iper-preoccupazione e imparare a gestire l’ansia in modo più stabile, senza dover cercare rassicurazioni ogni volta.
Non sei “sbagliato”: stai solo imparando a conoscere e calmare una parte di te che ha vissuto a lungo in allarme.
Il fatto che gli esami siano tutti nella norma è importante: qui non è il corpo il problema, ma la paura di ciò che potrebbe succedere. E quando l’ansia è forte, i sintomi fisici possono spaventare tantissimo.
Stai già facendo la cosa migliore: lavorare con una psicologa. In terapia potrai capire da dove nasce questa iper-preoccupazione e imparare a gestire l’ansia in modo più stabile, senza dover cercare rassicurazioni ogni volta.
Non sei “sbagliato”: stai solo imparando a conoscere e calmare una parte di te che ha vissuto a lungo in allarme.
Stai ancora cercando una risposta? Poni un'altra domanda
Tutti i contenuti pubblicati su MioDottore.it, specialmente domande e risposte, sono di carattere informativo e in nessun caso devono essere considerati un sostituto di una visita specialistica.