Salve a tutti! Stavo insieme al mio ragazzo da 4 anni, sono stati molto travagliati in realtà, ci si

24 risposte
Salve a tutti! Stavo insieme al mio ragazzo da 4 anni, sono stati molto travagliati in realtà, ci siamo lasciati e ripresi 3 volte. In realtà le prime due mi sento di dire esclusivamente per colpa mia: non avevo ancora interiorizzato fatti che sono successi nella mia precedente relazione e proprio per questo avevo iniziato un percorso psicologico, che mi ha fatto capire di aver subito violenza fisica e psicologica dal mio ex. Quindi, i primi due anni, quando ho scoperto tutto quello che mi era stato fatto reagivo molto male, scappavo dai problemi perché il minimo errore lo ritenevo imperdonabile, inaccettabile dopo ciò che mi era stato fatto. Poi però mi sono resa conto di volerlo nella mia vita e così sono cambiata, mi sono aperta al dialogo, ho cercato di far capire all’altra persona come mi sentissi di fronte a suoi determinati comportamenti che mi stavano stretti: in particolare, sbuffava se magari non me la sentivo di andare a letto con lui, e questo mi faceva sentire soffocata, come se fosse un’imposizione, un’obbligo. Ovviamente ne abbiamo parlato, ci siamo ripresi, per rivivere questi ultimi due anni. Nell’ultimo anno però sono successe varie cose che mi hanno portato a perdere la fiducia nei suoi confronti: una volta era ubriaco e si è chiuso in bagno per fare pipì con due mie amiche, in vacanza continuava a sbuffare se non avevamo un rapporto, durante un soggiorno a Napoli con amici io ero in attesa di un’esame molto importante (rischiavo di avere un tumore) e un giorno mi sono isolata da tutti, stavo molto male psicologicamente e lui ha continuato tranquillamente a stare con gli amici. Non che lui non fosse venuto a chiedermi cos’avevo, l’ha fatto, ma magari io la prima volta che l’ho respinto lui ha proprio tranquillamente continuato a ridere, scherzare, come se nulla fosse, quando più volte io gli ho detto che quando magari lo “caccio” non è perché voglio star sola, ma perché magari deve insistere di più e starmi vicino. Insomma, sono successe varie cose a distanza di 2/3 mesi l’una dall’altra che mi hanno fatto perdere la fiducia nei suoi confronti o che meglio, mi hanno fatto trovare in me stessa il mio porto sicuro. Ho sempre dato a lui la possibilità di dimostrare quanto ci tenesse, quanto io potessi fidarmi di lui, ma invece di cogliere questa come una possibilità lui mi diceva che non si sentiva desiderato (non solo sessualmente). E proprio per questa ragione mi ha lasciato, dicendomi che siamo incompatibili probabilmente. Io sono molto arrabbiata, perché con i fatti ho sempre dimostrato di essere li per lui, per noi, perché io ci vedevo un futuro: credo fosse normale non poterlo desiderare normalmente se ogni 2 mesi succedeva un qualcosa per cui io potessi dubitare della persona che avevo di fronte a me. Non dubitavo della sua lealtà, ma del fatto che magari fino in fondo non gli interessasse: se ti manifesto tantissime volte che un certo tuo comportamento mi fa del male, perché rifarlo? Eppure lui continua a dire che io non l’ho fatto sentire desiderato e magari è vero, potevo dire quel ti amo in più, ma per me è surreale pensare che dopo tutte le volte che io sono rimasta lì per noi, lui non capisca che il mio mancato desiderio viene proprio dalle mancanze che lui mi dava.
Dott.ssa Maria Carla del Vaglio
Psicologo, Psicologo clinico, Psicoterapeuta
Napoli
Buonasera, grazie per aver condiviso la tua storia con tanta trasparenza. È chiaro quanto tu abbia investito in questa relazione e quanto tu abbia cercato, nel tempo, di trovare un equilibrio e di costruire un futuro insieme. Allo stesso tempo, gli eventi che hai vissuto, come le occasioni in cui hai percepito un comportamento poco attento e, talvolta, insensibile da parte del tuo compagno, hanno minato la fiducia che tu avevi in lui e in te stessa. È comprensibile che ogni volta che provi a comunicare le tue ferite e le tue esigenze tu senta che queste non trovano il giusto eco, e questo ti porta a dubitare non solo del rapporto, ma anche del valore del tuo amore.

Il contrasto tra il forte legame emotivo che provi e il comportamento alterno e poco coerente del tuo compagno ti pone davanti a un dilemma doloroso: da un lato, il desiderio di mantenere una relazione in cui ti senti amata e sostenuta; dall'altro, la sensazione che le tue necessità, soprattutto in termini di riconoscimento e affetto, vengano trascurate. Questo squilibrio, anche se non c'è stato un tradimento vero e proprio, ha generato in te una profonda insicurezza, e il dolore che provi è del tutto legittimo.

Forse potrebbe essere utile cercare di instaurare un dialogo più aperto e autentico con il tuo compagno, nel quale entrambi possiate esprimere i vostri bisogni e le vostre fragilità senza timore di giudizi o reazioni esagerate. Se questo dialogo diretto risulta difficile o infruttuoso, un percorso terapeutico di coppia potrebbe essere un valido strumento per aiutare entrambi a comprendere meglio le dinamiche che vi stanno causando sofferenza. Un approccio sistemico, ad esempio, potrebbe permettervi di esplorare non solo il rapporto di coppia, ma anche le influenze familiari e personali che hanno modellato il modo in cui vivete l’amore e l’intimità.

Se senti il bisogno di approfondire e di lavorare insieme per ricostruire una relazione in cui tu possa sentirti veramente valorizzata e serena, sono qui per supportarti in questo percorso. Un lavoro terapeutico mirato può offrirti gli strumenti per riconnetterti con le tue emozioni e, contemporaneamente, per comunicare in modo più efficace con il tuo compagno, contribuendo a ridare equilibrio al rapporto.

Rimango a disposizione per approfondire insieme questo percorso. Un caro saluto.

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Dott.ssa Antonella Bellanzon
Psicologo, Psicologo clinico
Massa
Grazie per aver condiviso una parte così complessa e personale della tua storia. È evidente che hai affrontato molte sfide, sia nella tua relazione attuale che nel tuo percorso personale, e che hai lavorato duramente per crescere e migliorarti. Questo dimostra una grande forza e consapevolezza.
La tua frustrazione e il tuo dolore sono del tutto comprensibili. È difficile sentirsi incompresi, soprattutto quando hai fatto tanto per cercare di costruire un rapporto solido e basato sul dialogo. Il fatto che tu abbia trovato in te stessa il tuo "porto sicuro" è un segno di grande maturità e resilienza. Non è facile, ma è fondamentale riconoscere il tuo valore e ciò che meriti in una relazione.
Il desiderio di sentirsi desiderati e apprezzati è umano e legittimo, ma è altrettanto importante che questo desiderio sia reciproco e che entrambi i partner si impegnino per soddisfare i bisogni emotivi e relazionali dell'altro. Se lui non è stato in grado di rispondere alle tue richieste o di cambiare comportamenti che ti ferivano, non è colpa tua. Hai fatto tutto il possibile per comunicare e lavorare sulla relazione.
È normale sentirsi arrabbiati e delusi, ma forse questa separazione può essere un'opportunità per riflettere su ciò che desideri davvero in una relazione e su ciò che ti fa sentire amata e rispettata. Meriti qualcuno che sia disposto a crescere con te, a comprendere le tue esigenze e a costruire un futuro insieme.
Se senti il bisogno di elaborare ulteriormente questi sentimenti, potrebbe essere utile continuare il tuo percorso psicologico o cercare il supporto di qualcuno di fidato. Sei una persona forte e meriti una relazione che ti faccia sentire pienamente apprezzata.
Dott.ssa Antonella Bellanzon
Buon pomeriggio,
leggendo le sue parole si percepisce chiaramente quanto cammino abbia già fatto su di sé, e con quanta forza interiore abbia cercato di trasformare il dolore in consapevolezza. Questo, da solo, è un gesto di grande maturità e coraggio.

Spesso però, anche quando comprendiamo con lucidità ciò che è successo — a noi, nella relazione, nel nostro modo di reagire — restano zone opache, ferite che non smettono di bruciare, domande che continuano a girarci dentro.
Non è debolezza: è il segnale che qualcosa dentro di noi sta ancora cercando uno spazio sicuro dove essere ascoltato senza fretta, né giudizio.

È molto significativo che oggi riesca a riconoscere in sé il proprio “porto sicuro”. E forse proprio per questo, ora, è il momento giusto per continuare a lavorare su ciò che è ancora sospeso: la rabbia, il senso di ingiustizia, le aspettative deluse.
Se sente il bisogno di farlo in uno spazio protetto e rispettoso, possiamo parlarne insieme.
Mi trova su MioDottore, anche per un primo confronto, anche solo per “mettere giù” quello che sente ora.

Un caro saluto,
Janett Aruta
Psicologa
Dott. Matteo De Nicolò
Psicologo, Psicoterapeuta, Psicologo clinico
Roma
Salve, la ringrazio per aver condiviso con così tanta autenticità la sua esperienza. La complessità che ha descritto è profondamente umana, soprattutto quando si intrecciano vissuti di sofferenza passata con la volontà di costruire qualcosa di nuovo. L’amore, infatti, non segue regole fisse: ognuno lo vive e lo esprime in modo diverso, influenzato anche dalla propria storia personale e affettiva.

Le sue parole restituiscono con chiarezza quanto impegno abbia messo nel comprendere se stessa e nel cercare di far funzionare la relazione, nonostante le difficoltà. La sensazione di rabbia che prova ora è coerente con la fatica emotiva che ha vissuto, e con l’investimento affettivo che ha messo in gioco. Spesso, quando ci sentiamo non riconosciuti o non ascoltati nei nostri bisogni, può emergere un senso di solitudine anche all’interno della coppia.

Un percorso psicologico potrebbe offrirle uno spazio protetto in cui esplorare con più profondità questi vissuti, ritrovare un contatto autentico con sé stessa e sviluppare nuove risorse per affrontare le relazioni future in modo più consapevole e sereno. Sarebbe un tempo dedicato solo a lei, per ascoltarsi e riscoprirsi.

Se lo desidera, sono disponibile ad accoglierla, sia in presenza che online.
Dott. Matteo De Nicolò
Dott.ssa Silvia Parisi
Psicoterapeuta, Psicologo, Sessuologo
Torino
Grazie per aver condiviso con così tanta sincerità la tua storia, che è densa di emozioni, consapevolezze e momenti complessi.

Quello che emerge dal tuo racconto è un percorso personale molto profondo, segnato inizialmente da una ferita importante lasciata da una relazione passata in cui hai subito violenza, e che inevitabilmente ha influenzato il tuo modo di vivere i rapporti successivi. Il fatto che tu abbia intrapreso un percorso psicologico dimostra una grande forza: hai cercato di comprendere e guarire, e questo è un passo fondamentale per poter costruire relazioni sane.

Nel legame con il tuo ex, hai fatto un lavoro importante su te stessa, cercando di comunicare i tuoi bisogni e i tuoi limiti. Hai espresso il tuo disagio di fronte a certi suoi comportamenti, come lo sbuffare quando non volevi avere rapporti o la superficialità mostrata in momenti delicati per te. Sentirsi desiderati è importante in una relazione, ma lo è altrettanto sentirsi compresi, ascoltati e rispettati, soprattutto quando si è vulnerabili.

Quando comunichiamo più volte un nostro bisogno o un nostro limite, e la persona che abbiamo accanto non lo accoglie, è naturale che dentro di noi nascano dubbi, insicurezze, e che si affievolisca il desiderio. Non si tratta di non amare l’altra persona, ma del fatto che, senza un senso di sicurezza emotiva, anche l’intimità può diventare difficile da vivere serenamente.

Il tuo ex ha interpretato la situazione come una mancanza di desiderio nei suoi confronti, forse senza riuscire a vedere che il tuo calo di desiderio era una reazione alle sue mancanze affettive e alla tua necessità di sentirti accolta nei tuoi momenti più fragili. Questo tipo di incomprensione può creare una distanza profonda, che spesso viene letta come "incompatibilità", ma che in realtà è la somma di bisogni non ascoltati, non accolti.

La rabbia che provi è legittima: hai dato tanto, hai fatto uno sforzo vero per crescere e per tenere in piedi la relazione. È doloroso sentirsi lasciati da chi, a tuo parere, non ha compreso quanto valore avessero i tuoi gesti, le tue parole e la tua presenza.

Queste dinamiche così complesse meritano uno spazio sicuro in cui essere esplorate a fondo. Per questo motivo è utile e consigliato rivolgersi ad uno specialista, che possa accompagnarti nel dare senso a tutto ciò che hai vissuto, aiutandoti a ritrovare fiducia in te stessa e nella possibilità di costruire, in futuro, relazioni più consapevoli e nutrienti.

Dottoressa Silvia Parisi
Psicologa Psicoterapeuta Sessuologa
Dott.ssa Marina Cacchionni
Psicologo, Psicologo clinico
Grosseto
Buonasera, si percepisce la sua rabbia e la sua delusione per il termine della sua storia e per le modalità che hanno portato alla chiusura. Il tema della fiducia è fondamentale in una relazione, che sia sentimentale o amicale. Probabilmente ha bisogno di lavorare ancora su esperienze passate che le hanno lasciato un segno, ma anche su tecniche di comunicazione che possono aiutarla ad esprimere i suoi bisogni all’altro in modo chiaro ed efficace. Per esempio, rispetto al respingere l’altro chiedendogli di insistere e restare, si definisce “doppio legame”, qualcosa di contrastante tra vai via ma devi rimanere. Purtroppo questi messaggi ambigui finiscono per far soffrire lei e chi le sta vicino, mentre comunicare il bisogno di vicinanza con una richiesta chiara è molto più efficace. Così come lo sbuffare del suo ex ragazzo non è una comunicazione utile in quanto poco chiara e giudicante. Spesso nelle coppie il problema più grande non è la compatibilità quanto la buona comunicazione dei propri bisogni, che prima di tutto vanno individualmente identificati e poi chiaramente condivisi, anche con la possibilità che l’altro in quel momento non sia disposto a rispondere e accettare che il nostro mondo è fatto di dinamiche e tempi diversi da quello dell’altro. Sono certa che proseguirà la sua indagine per trovare un livello di benessere personale e di coppia che potrà renderla felice!
Resto a disposizione
Dott.ssa Francesca Romana Casinghini
Psicologo, Psicologo clinico
Roma
Molto probabilmente nella precedente terapia non è arrivata al nucleo del dolore. Ne riprenda un'altra dove arriverà attraverso un percorso e vedere meglio i fatti che le sono accaduti e vedrà che starà meglio.

Dott Casinghini
Dott. Luca Vocino
Psicologo clinico, Psicologo
Trezzano Rosa
Buongiorno gentile Utente, grazie per aver condiviso una parte così intima e profonda del suo vissuto. Nelle sue parole emerge una grande forza, anche se forse lei non la riconosce pienamente in questo momento. Il percorso che ha intrapreso per comprendere le ferite lasciate da una relazione precedente, il lavoro che ha fatto su se stessa per migliorare la capacità di stare in coppia, e la consapevolezza con cui ora riflette sugli eventi recenti, sono tutti segnali di una persona che ha imparato a conoscersi e che cerca di vivere l'amore con maturità.

Ciò che racconta è complesso e non si risolve in categorie semplici come "colpa" o "ragione". Lei ha fatto un grande sforzo per rimettere insieme i pezzi dopo esperienze dolorose, e ha scelto di rimanere in quella relazione, di lavorarci, di comunicare con sincerità i suoi bisogni, anche quando questi toccavano aree molto delicate, come la sfera dell’intimità e del bisogno di vicinanza emotiva. È evidente che lei non ha chiesto perfezione, ma comprensione, attenzione e la disponibilità dell'altro a mettersi in gioco in un modo più profondo.

La sua frustrazione è legittima. Ha cercato di spiegare cosa le faceva male, ha chiesto una presenza più empatica nei momenti di vulnerabilità, e ha visto, invece, dei segnali che le hanno fatto dubitare del coinvolgimento e della sensibilità del suo partner. Quando racconta episodi come quello dell'esame e della sua sofferenza, o della vacanza, il senso che ne emerge è quello di un bisogno inascoltato, di una solitudine nonostante la presenza fisica dell’altro. E questo, in una relazione, può fare molto più male di una distanza esplicita.

Non è raro che, quando in una coppia si vivono difficoltà comunicative, uno dei due si senta non desiderato, mentre l’altro si sente inascoltato o trascurato. La chiave è capire se esiste la volontà comune di andare oltre questi fraintendimenti, di crescere insieme. In questo caso, sembra che lei abbia provato a farlo, anche con fatica, mentre l’altra parte forse si è sentita frustrata, ma senza riuscire a mettersi davvero nei suoi panni.

La sua rabbia non è un segnale di debolezza, ma il risultato di un investimento affettivo profondo che non ha ricevuto il riconoscimento che meritava. E ha ragione a pensare che il desiderio non può essere scollegato dal contesto emotivo in cui una persona si sente accolta o meno. Il corpo non mente, e non risponde in modo spontaneo quando il cuore è affaticato o ferito.

Le suggerirei di accogliere questi pensieri non come una condanna di ciò che è stato, ma come un'importante fase di consapevolezza. Forse questa esperienza, seppur dolorosa, le ha insegnato molto su ciò che desidera davvero da una relazione, su quanto sia importante essere ascoltata e compresa, e sul valore del proprio benessere emotivo.

Si dia tempo per elaborare tutto questo. Lei ha già dimostrato di saper affrontare momenti difficili con coraggio e lucidità. Continui a prendersi cura di sé come ha fatto finora, e tenga presente che meritare amore significa anche essere accolta con le proprie fragilità, non solo quando si è capaci di dare.

Un caro saluto
Dott. Luca Vocino
Dott. Giorgio De Giorgi
Psicologo, Psicologo clinico
Bologna
Salve,

Leggendo le sue parole, colpisce quanto abbia cercato di “spiegare” sé stessa all’altro. Mi chiedo: quando ci sentiamo costretti a spiegare troppo, stiamo cercando di farci capire… o di essere riconosciuti?
Chissà cosa succederebbe se, invece di chiedersi “perché non mi ha capita?”, provasse a domandarsi: “cosa ho scoperto di me nel tentativo di farmi capire?”

Un caro saluto,

Dr. Giorgio De Giorgi
Dott. Andrea Boggero
Psicologo, Psicologo clinico
Genova
Salve, la sua condivisione è profonda, sincera e densa di significati. Dalle sue parole emerge un percorso complesso, fatto di ferite non ancora del tutto rimarginate, di consapevolezze maturate con fatica, di tentativi sinceri di crescere dentro una relazione che, pur avendo avuto momenti di vicinanza e amore, ha spesso riattivato vecchie insicurezze e nuovi dolori. Dal punto di vista cognitivo-comportamentale, è importante partire dal riconoscere e validare il suo percorso: ha intrapreso una terapia per comprendere e affrontare traumi del passato, ha imparato a dare un nome alle sue emozioni, ha riconosciuto quando stava reagendo per difendersi da qualcosa che la riportava indietro a un dolore già vissuto. Questo non è scontato. È una dimostrazione di forza, non di fragilità. Quando una relazione si sviluppa in un contesto in cui una o entrambe le persone stanno ancora lavorando su ferite pregresse, può accadere che la comunicazione si carichi di ambiguità e aspettative implicite. Lei ha fatto uno sforzo enorme per migliorarsi e per comunicare meglio, ma ha avuto anche il bisogno, del tutto legittimo, che l’altra persona non solo ascoltasse le sue parole, ma si assumesse la responsabilità emotiva di non farla sentire sola, sotto pressione o non accolta. Quando questo non accade, è comprensibile che l'intimità (anche quella sessuale) venga vissuta come qualcosa che genera tensione, ansia, o addirittura rifiuto. Non è una mancanza di desiderio “verso” l’altro, ma una forma di protezione “da” qualcosa che, a livello profondo, la fa sentire sotto giudizio, poco compresa o in dovere di rispondere a un'aspettativa. Dal suo racconto emerge chiaramente che lei si è impegnata, che ha dato valore alla relazione, che ha chiesto, spiegato, messo a nudo le sue vulnerabilità. Il fatto che il suo ex compagno non sia riuscito a comprenderne il senso più profondo può farla sentire non vista, non capita, come se tutti gli sforzi fatti fossero passati inosservati. Questo, più che la rottura in sé, può essere ciò che oggi fa più male: l’essere rimasta con la sensazione di non essere stata pienamente riconosciuta nel suo impegno emotivo. È comprensibile anche la sua rabbia. Quando ci si sente abbandonati proprio nel momento in cui si credeva di aver finalmente costruito qualcosa di stabile, nasce una ferita legata al significato che si era attribuito a quella relazione. Tuttavia, proprio perché oggi lei riesce a riflettere su tutto questo con lucidità, ha l'opportunità di portare questa esperienza nel suo bagaglio evolutivo, non come un fallimento, ma come una tappa importante per comprendere ancora meglio ciò di cui ha bisogno, ciò che merita e ciò che non vuole più tollerare. Nel suo racconto, è già presente un cambiamento fondamentale: ha smesso di cercare nell’altro la conferma di un valore che invece ha saputo ritrovare dentro di sé. Il “porto sicuro” che ha menzionato non è qualcosa che le è stato dato, ma qualcosa che ha costruito con coraggio e consapevolezza. Continuare a lavorare su questo senso di fiducia interna, attraverso la terapia, l'auto-osservazione e l'accettazione delle emozioni, le permetterà di vivere le future relazioni con maggiore equilibrio, e soprattutto con la capacità di proteggersi da dinamiche che rischiano di riattivare vecchi dolori. Per quanto riguarda i suoi dubbi sul perché lui non abbia saputo leggere i segnali, è importante ricordare che, in una relazione, la responsabilità del benessere emotivo è reciproca. Lei ha dato tanto, forse anche oltre il necessario, e oggi può iniziare a prendersi cura di sé smettendo di cercare risposte dove ormai non ci sono più ascolto né disponibilità. Si dia il tempo di elaborare questa fine, non come una perdita, ma come una svolta. Ogni relazione che si chiude porta con sé un’opportunità: quella di imparare a scegliere se stessi, prima di tutto. Resto a disposizione. Dott. Andrea Boggero
Dott.ssa Chiara Visalli
Psicologo, Psicologo clinico
Palermo
Ciao cara,
sei stata molto dettagliata e questo mi aiuta a immaginare meglio la tua situazione.
Ti darò una risposta relativamente breve, che potremo se vorrai approfondire: forse tu ed il tuo ragazzo parlavate due lingue diverse, soprattutto nell'ultimo periodo.
Entrambi magari sentivate delle mancanze da parte dell'altro, ed a volte più si cerca di riparare più si peggiorano le cose... a volte diventa tutto più amplificato.
Non posso far altro che dirti che la persona giusta per te arriverà, quella a cui non avrai bisogno di manifestare il tuo malessere continuamente e sperare che non rifaccia quelle stesse cose - lo saprà. Quello che capirà e apprezzerà l'amore che sai dargli e dimostrargli con i gesti, anche senza dirlo sempre.
Non credo che il tuo ragazzo non ti volesse bene, che non ci abbia provato, credo solo che forse non era pronto e forse il vostro momento era passato.
In bocca a lupo per tutto, e prenditi cura di te.
Dott. Leonardo Marcomeni
Psicologo, Psicologo clinico
Viterbo
"Salve, grazie per aver condiviso la sua esperienza. La sua storia racconta una relazione di quattro anni, intensa e complessa, segnata da tre rotture. Ha fatto un percorso psicologico importante, riconoscendo il trauma di violenza fisica e psicologica subito in passato, che inizialmente la portava a reagire chiudendosi. Col tempo, è riuscita ad aprirsi al dialogo, esprimendo il disagio per certi comportamenti del suo ragazzo, come sbuffare quando non si sentiva pronta a un’intimità fisica o non starle vicino in momenti difficili, come durante l’attesa per un esame medico importante. Questi episodi hanno incrinato la sua fiducia, facendola sentire poco considerata, e la rottura finale – motivata da lui con un senso di ‘incompatibilità’ – ha lasciato rabbia e delusione, soprattutto perché sente di aver sempre dimostrato impegno.
Da un punto di vista psicologico, sembra che i vostri bisogni emotivi non si siano incontrati. Uno studio di Gottman e Levenson (2000, Journal of Marriage and Family) evidenzia che le relazioni prosperano quando si risponde ai bisogni dell’altro, come il suo desiderio di vicinanza. La pressione percepita e la mancanza di ascolto possono aver riattivato ferite passate, rendendo difficile sentirsi al sicuro. La sua rabbia è comprensibile: riflette il valore che dà al legame, ma anche la consapevolezza di meritare di più.
Relazionalmente, il suo ‘porto sicuro’ interno è una conquista: ora potrebbe esplorare questa rabbia per capire cosa vuole davvero in futuro. Scrivere cosa la fa sentire rispettata potrebbe essere un primo passo. Un dialogo psicologico potrebbe aiutarla a trasformare questo momento in un’occasione di crescita. Se le va, offro una consulenza gratuita per iniziare: un confronto potrebbe darle chiarezza. Che ne pensa?
Dott.ssa Bianca Vigoni
Psicologo, Psicologo clinico
Cremona
La ringrazio molto per aver dato voce, nuovamente, alle sue paure e ai suoi dubbi. Sono sicura che gran parte delle donne che leggeranno questa domanda riusciranno a identificarsi e forse a sentirsi maggiormente "autorizzate" a dar voce a loro volta a queste preoccupazioni.
Il percorso psicologico di cui lei parla sicuramente le è stato di grande aiuto per interiorizzare e dare un nome a ciò che la spaventava. Certi traumi però richiedono più tempo di elaborazione e anche se a volte ci si sente "pronti" non c'è niente di male ad avere di nuovo paura, ciò non significa di certo fare passi indietro. Alcune paure e insicurezze date dalla sua precedente relazione sembrerebbero essere ancora vive nel rapporto attuale, il che è più che comprensibile. Il dialogo che lei continua ad avere con il suo compagno è essenziale, anche se apparentemente sembra che non parliate due linguaggi compatibili.
Ognuno ha il suo specifico modo di dimostrare amore e di sentirsi amato e desiderato e non esiste un modo "giusto" o "sbagliato". La chiave è sicuramente trovare un metodo di comunicazione che arrivi anche al suo compagno, cercando di capire le motivazioni che lo portano a sentirsi apprezzato quasi esclusivamente a livello sessuale o con un "ti amo".

Per qualsiasi altro bisogno mi trova qui,
cordialmente
dott.ssa Vigoni Bianca.
Dott. Giovanni Paolo Mangano
Psicologo, Psicologo clinico
Misterbianco
Gentilissima,
trovo interessante la sua ultima affermazione "il mio mancato desiderio viene proprio dalle mancanze che lui mi dava".
4 anni sono tantissimi, sarebbe opportuno approfondire cosa ha mosso, in assenza di desiderio ed in presenza di mancanze, il vostro rapporto per così tanto tempo.
Non credo non vi fosse desiderio. Dove c'è una mancanza, un desiderio c'è sempre.
Buona giornata.
Saluti.



Dott.ssa Beatrice Canino
Psicologo, Psicologo clinico
Napoli
Buongiorno capisco la sua amarezza, quando finisce una storia specialmente se noi abbiamo investito molto emotivamente si sta molto male. Io non conosco il suo ragazzo , ma da quello che lei racconta mi sembra che abbia una certa immaturità e superficialità nell'affrontare i problemi che accadono nella vita di coppia. Non so se sia un problematica legata all'età o se sia un tratto caratteriale. Per molti uomini è importante non essere mai rifiutati ad un approccio intimo, perché sentono venir meno la loro autostima; o pretendono di essere continuamente adulati, incolpando gli altri dei fallimenti e delle problematiche del rapporto. Penso che lei debba fare un bilancio sulle caratteristiche e i comportamenti del suo amato e le sue delusioni. Non deve incolparsi forse il vostro rapporto viaggia su due livelli diversi : il suo su sentimenti profondi raggiunti dopo varie considerazioni, lui su un atteggiamento ancora un po immaturo ed egoistico per ciò non siete riusciti ad incontrarvi profondamente.
Dott. Amedeo Fonte
Psicologo, Psicologo clinico
Pescara
Ciò che emerge con forza è il suo bisogno di sentirsi accolta e rispettata, non solo nei gesti ma anche nel modo in cui l’altro risponde alla sua sofferenza. E viene spontaneo chiedersi cosa significhi per lei “esserci per l’altro” e se, in questa presenza, non abbia finito per trascurare una parte di sé che avrebbe invece avuto bisogno di riconoscimento. Il punto non è tanto comprendere se lui abbia capito o meno, ma se lei si riconosce nello spazio che questa relazione le ha lasciato. Può essere prezioso domandarsi cosa ha cercato in quel legame, cosa le mancava davvero e se quel bisogno d’essere desiderata non dica qualcosa di più intimo su come si è sentita, prima ancora di quella relazione.

Dott. Amedeo Fonte
Dott.ssa Francesca Casolari
Psicologo, Psicologo clinico
Modena
salve, da quello che leggo vi siete lasciati se non soddisfava lei e non percepiva la sua attenzione stava diventando una relazione tossica per lei, qui bisogna capire il perchè lei vuole ancore stare con lui, forse per attaccamento mentale o abbandono?grazie
Dott. Nicola Bucci
Psicologo, Psicologo clinico
Roma
Salve,
la ringrazio per aver condiviso con tanta sincerità la sua esperienza. Comprendo quanto sia stato intenso e complesso questo percorso relazionale per lei. In momenti così delicati, confrontarsi con uno psicologo può offrire uno spazio sicuro per dare un senso a ciò che ha vissuto e orientarsi verso ciò di cui ha bisogno ora, al di là della relazione. Se sente che la rabbia, la delusione o la confusione stanno occupando molto spazio dentro di sé, può essere utile approfondire tutto questo in un contesto di ascolto professionale.
Resto a disposizione se desidera un confronto più diretto.
Dott.ssa Aurora Quaranta
Psicologo, Psicologo clinico
Vimodrone
Ciao, grazie di cuore per aver condiviso qualcosa di così intimo e profondo. Le tue parole trasmettono una storia intensa, vissuta a fondo, con consapevolezza, sofferenza e tantissima forza. Si sente quanto hai lavorato su di te, quanto hai cercato di crescere, guarire e costruire un rapporto sano, nonostante un passato difficile e traumatico.

Prima cosa: non sei sbagliata, e non hai sbagliato ad amare.
Hai portato con te un vissuto doloroso, e nonostante tutto, non ti sei chiusa: hai voluto provare ancora, amare ancora. Non tutti lo fanno. E quando hai capito che alcuni dei tuoi comportamenti venivano da ferite precedenti, non hai dato la colpa al mondo: ti sei guardata dentro, hai intrapreso un percorso psicologico, hai scelto la consapevolezza. Questo è un atto di enorme coraggio.

Sul rapporto con lui...
Quello che descrivi, soprattutto negli ultimi anni, somiglia più a una relazione squilibrata che a un rapporto sano. Tu hai lottato per parlare, per spiegare, per far capire — e lui ha spesso risposto con incomprensione, distacco, frustrazione. Il fatto che sbuffasse quando non te la sentivi, che si chiudesse in bagno con altre persone mentre era ubriaco, che davanti alla tua paura per un possibile tumore ti abbia lasciata sola… queste non sono leggerezze. Sono segnali che non è stato in grado (o disposto) di esserci per te nel modo che meritavi.

E no, non è “colpa tua” se ti sei sentita meno desiderosa. Quando in una relazione manca ascolto profondo, rispetto emotivo, cura… è normale che anche il desiderio si affievolisca. Il corpo e il cuore si proteggono.

Lui ha detto che “non si sentiva desiderato”?
Forse è vero che ha sentito un vuoto. Ma non ha saputo vedere il perché, non ha avuto la lucidità o la maturità per riconoscere che anche il desiderio si nutre di fiducia, sicurezza, rispetto reciproco. Dire “non mi sento desiderato” senza interrogarsi su come lui ha fatto sentire te… è un modo di spostare il problema su di te, e non è giusto.

La tua rabbia è giustificata.
Hai dato tanto. Hai lottato, spiegato, aspettato. E non è stato capito. È normale sentirsi delusi, arrabbiati, stanchi. Ma questa rabbia può essere anche un passaggio verso la liberazione: la consapevolezza che tu non puoi sempre portare tutto il peso della relazione, che l’amore non si merita, si coltiva insieme.

Una cosa importante da ricordare:
Trovare in te stessa il tuo “porto sicuro”, come hai scritto, è forse il dono più grande che ti sei fatta in mezzo a tutto questo dolore. Nessuno dovrebbe farti sentire sbagliata per aver imparato a proteggerti.

Se vuoi, possiamo anche riflettere su cosa vorresti per te nel futuro. Cosa cerchi adesso in un legame? Come ti piacerebbe sentirti amata, capita, accolta?

Sono qui per te.
Dott. Francesco Damiano Logiudice
Psicologo, Psicoterapeuta, Psicologo clinico
Roma
Salve, mi spiace molto per la situazione che descrive poichè comprendo il disagio che può sperimentare e quanto sia impattante sulla sua vita quotidiana. Ritengo fondamentale che lei possa richiedere un consulto psicologico al fine di esplorare la situazione con ulteriori dettagli, elaborare pensieri e vissuti emotivi connessi e trovare strategie utili per fronteggiare i momenti particolarmente problematici onde evitare che la situazione possa irrigidirsi ulteriormente.
Credo che un consulto con un terapeuta cognitivo comportamentale possa aiutarla ad identificare quei pensieri rigidi, disfunzionali e maladattivi che le impediscono il benessere desiderato mantenendo la sofferenza in atto e possa soprattutto aiutarla a parlare con se stessa utilizzando parole più costruttive.
Credo che anche un approccio EMDR possa esserle utile al fine di rielaborare il materiale traumatico connesso ad eventi del passato che possono aver contribuito alla genesi della sofferenza attuale.
Resto a disposizione, anche online.
Cordialmente, dott FDL
Buonasera,
Ciò che racconta mette in luce una questione centrale in ogni relazione: il bisogno di sentirsi accolti, ascoltati, rispettati nei propri vissuti. E questo vale per entrambi i partner.
Lei ha provato, nel tempo, a spiegare cosa la feriva e come si sentiva in alcuni momenti difficili, ma sembra che spesso le sue richieste non abbiano ricevuto una risposta capace di rassicurarla davvero. È comprensibile che questo abbia progressivamente intaccato la fiducia, generando distanza anche sul piano del desiderio. In una coppia, il desiderio non è mai solo fisico: nasce anche da come ci si sente emotivamente — desiderati, riconosciuti, al sicuro.
Allo stesso tempo, è possibile che anche il suo compagno abbia vissuto un senso di rifiuto o solitudine, magari senza riuscire a comprendere a fondo ciò che lei stava attraversando. Questo non giustifica eventuali mancanze, ma ricorda quanto sia importante che entrambi i partner si sentano ascoltati nei propri bisogni, senza che uno debba annullarsi per l’altro.
Una relazione solida non è mai fatta di perfetta compatibilità, ma di uno sforzo continuo di conoscersi, riconoscersi e incontrarsi — anche nei punti di fragilità. Quando questo equilibrio viene meno, può succedere che uno dei due senta il bisogno di allontanarsi. È doloroso, soprattutto quando si sente di aver dato tanto, ma può anche essere l’occasione per riconnettersi con se stessi e con ciò che si desidera davvero da una relazione.
Ha fatto un percorso importante, e il fatto che oggi senta di aver ritrovato in sé il proprio “porto sicuro” è qualcosa di prezioso. Le relazioni più sane si costruiscono proprio da lì: dalla possibilità di scegliere l’altro senza perdere sé stessi.
Si conceda il tempo di elaborare la rabbia, il dispiacere e anche la delusione. Ogni emozione che sta vivendo ha un senso, e può diventare un punto di partenza per capire ancora meglio cosa vuole per sé.
Un caro saluto.
Dott.ssa Giulia Casole
Psicologo, Psicologo clinico
Roma
Cara Utente, la ringrazio per aver condiviso con tale profondità e trasparenza le intricate dinamiche della sua relazione. Le sue parole risuonano con una sofferenza palpabile, ma anche con una notevole lucidità nel comprendere le radici delle sue difficoltà e i tentativi, purtroppo infruttuosi, di costruire un legame solido e appagante.
Ascoltando il suo racconto, emerge chiaramente il suo coraggio nel confrontarsi con le ferite del passato e la sua autentica volontà di cambiamento. Il percorso psicologico intrapreso è stato un atto di profonda responsabilità verso se stessa, un viaggio interiore che le ha permesso di decifrare dinamiche relazionali nocive e di iniziare a tracciare i confini del suo benessere emotivo. È molto importante la sua apertura al dialogo e il suo desiderio di comunicare al suo partner i suoi bisogni e le sue reazioni, specialmente in riferimento a quei comportamenti che riaprivano antiche cicatrici. La sua vulnerabilità nel condividere il senso di soffocamento e di imposizione di fronte a determinate dinamiche intime testimonia un profondo bisogno di rispetto e di autentica connessione emotiva all'interno della relazione.
Tuttavia, comprendo appieno la sua crescente frustrazione e la dolorosa perdita di fiducia di fronte a episodi che hanno minato la sua serenità e la sua percezione di essere pienamente compresa e sostenuta. Gli eventi che descrive, dalla situazione ambigua con le sue amiche al disinteresse percepito durante un momento di sua grande fragilità emotiva e fisica, rappresentano indubbiamente delle ferite profonde nel tessuto della vostra relazione.
La sua riflessione sul suo "porto sicuro" interiore è particolarmente significativa. Indica una ritrovata consapevolezza del suo valore e della sua capacità di autodeterminazione, un esito prezioso del suo percorso personale. La sua disponibilità a offrire al partner la possibilità di dimostrare il suo impegno e la sua delusione nel non vederlo cogliere queste opportunità sono comprensibili.
La dinamica che si è instaurata, in cui i suoi dubbi e la sua cautela venivano interpretati come una mancanza di desiderio, rivela una profonda asincronia nelle vostre percezioni e nei vostri bisogni. È doloroso constatare come i suoi tentativi di comunicare il legame tra i comportamenti del partner e la sua difficoltà nel lasciarsi andare pienamente non siano stati accolti con la comprensione e l'empatia che lei sperava.
La conclusione della relazione, motivata da una presunta incompatibilità e dalla percezione del partner di non sentirsi desiderato, appare, alla luce del suo racconto, come l'epilogo di una dinamica relazionale segnata da incomprensioni e da una mancata sintonizzazione emotiva. La sua rabbia è legittima, poiché lei ha investito impegno e autenticità nel tentativo di costruire un futuro insieme, manifestando concretamente il suo attaccamento e la sua disponibilità.
È importante che lei riconosca la validità delle sue emozioni e che si permetta di elaborare questo distacco. Il suo percorso di crescita personale le ha fornito strumenti preziosi per navigare le complessità emotive e per riconoscere le dinamiche relazionali che non nutrono il suo benessere. Questo momento, seppur doloroso, può rappresentare un'opportunità per focalizzarsi pienamente su se stessa e per orientarsi verso relazioni future che siano fondate sul rispetto reciproco, sulla comprensione profonda e su una sintonia emotiva autentica.
Ciao,
prima di tutto grazie per aver condiviso la tua storia con tanta profondità e consapevolezza. Quello che hai vissuto — prima con la relazione violenta e poi con questa relazione di quattro anni — è stato emotivamente molto intenso, ma leggendo le tue parole emerge con chiarezza quanto *tu sia cresciuta*, quanto ti sia messa in discussione e abbia lavorato su te stessa con serietà. Questo è un segno di grande forza.

Voglio offrirti una riflessione da psicologa, ma anche con empatia umana, perché *quello che provi è legittimo* e merita di essere accolto.

Cos'è successo in questa relazione?

Ci sono tre aspetti fondamentali nella tua esperienza:
1. **Hai portato un passato difficile** — e ne hai preso responsabilità. Non è scontato. Hai lavorato per non riversarlo completamente nel nuovo legame.
2. **Hai comunicato i tuoi bisogni con chiarezza.** Hai chiesto presenza, rispetto, comprensione, soprattutto in momenti delicati. E nonostante questo, spesso non sei stata ascoltata.
3. **Hai tenuto in piedi la relazione anche nei momenti di crisi, mentre lui ha interpretato le difficoltà come un mancato desiderio nei suoi confronti.**

Cosa stavi cercando?
Tu non cercavi la perfezione, ma una presenza affidabile. Quando si è vissuto un trauma relazionale (come quello della violenza psicofisica), si ha **bisogno di segnali di sicurezza, non di leggerezza emotiva o superficialità.**
Ogni piccolo gesto, come sbuffare davanti a un “no” o lasciarti sola in un momento di angoscia, *riattiva* quel senso di invisibilità, quella ferita che ancora sta guarendo. Non è pretesa: è un bisogno legittimo.

Perché ti senti così arrabbiata?
La tua rabbia è naturale. Hai investito tanto — emotivamente, mentalmente, fisicamente — per costruire qualcosa, *e sei stata lasciata con la sensazione che i tuoi sforzi non siano stati riconosciuti.* Ti aspettavi che lui comprendesse il perché del tuo "mancato desiderio", ma ha preferito leggere la superficie, senza ascoltare il dolore che c’era sotto.

E sì, è vero: il desiderio si nutre anche di leggerezza e gioco… ma si spegne quando ci si sente *svalutate, non viste, lasciate sole*. Il tuo desiderio era una spia rossa, non un rifiuto.

Cosa puoi fare adesso?

1. **Onora la tua trasformazione.**
Hai fatto un lavoro emotivo immenso. Non minimizzare ciò che sei riuscita a diventare. Sei cambiata, e forse *la persona con cui stavi non è cresciuta alla stessa velocità*.

2. **Non cercare di convincerlo.**
Hai già spiegato, comunicato, dato. Se lui non ha voluto o saputo comprendere, ora il lavoro da fare è **accettare che non tutti possono — o vogliono — capire davvero.**
Ma questo non dice nulla sul tuo valore.

3. **Continua il tuo percorso.**
Il modo in cui hai saputo affrontare i tuoi traumi è raro e potente. Magari ora, con l’aiuto di un\* psicolog\*, puoi lavorare su un ulteriore tassello: *permetterti di costruire un legame dove anche tu possa sentirti nutrita, non solo responsabile della relazione*.

4. **Riscrivi il significato di “desiderio”.**
Non sei sbagliata perché non riuscivi a desiderare. Sei umana. Il desiderio non si impone, nasce nel rispetto, nella sicurezza emotiva. E tu hai tutto il diritto di voler essere amata in un modo che *non ti faccia sentire sbagliata solo perché chiedi attenzione o delicatezza*.

Un ultimo pensiero
Spesso chi ha subito relazioni tossiche impara a misurare il proprio valore **in base a quanto resiste, quanto dà, quanto rimane.** Ma ora puoi fare un passaggio in più: cominciare a chiederti anche quanto l’altro *ti restituisce*.
Non per egoismo, ma per dignità.

Ti auguro di trovare relazioni che sappiano vederti e non solo ricevere da te. E se senti il bisogno di approfondire, io sono disponibile anche per una consulenza.

Un abbraccio grande,
Dott.ssa Martina – Psicologa
*Consulenze online disponibili, anche per supporto post-relazione*
 Gabriele Lungarella
Psicologo, Psicologo clinico
Roma
Cara utente,
grazie per aver condiviso una storia così intensa e complessa, che porta con sé tanto dolore ma anche un’importante consapevolezza di sé. È chiaro che hai fatto un percorso profondo, affrontando il peso di un passato difficile e cercando di costruire relazioni più sane e autentiche, a partire da un lavoro su te stessa. In quello che racconti si vede tutta la fatica di voler essere capita, ascoltata, accolta nei tuoi bisogni emotivi e non solo. E si legge anche il tuo impegno: hai cercato il dialogo, hai nominato il tuo disagio, hai dato segnali, anche quando non eri in forze, anche quando sarebbe stato più semplice chiuderti o arrenderti. Sentirsi abbandonati emotivamente, non visti nel proprio dolore o nella propria vulnerabilità, può lasciare un segno profondo, soprattutto se si è già vissuta una relazione abusante. In questo senso, non stupisce che il tuo desiderio potesse affievolirsi: il corpo e il cuore smettono di aprirsi quando sentono che non c’è sicurezza o sintonizzazione emotiva. Il tuo ex partner, da quanto scrivi, sembra aver faticato a riconoscere questa dimensione più profonda, restando centrato sulla propria frustrazione, forse anche sulle proprie insicurezze. Questo non lo rende “cattivo”, ma sicuramente può aver creato un’asimmetria relazionale difficile da reggere.
Sei stata lì. Hai lottato. Hai parlato, nonostante tutto. E no, non sei “sbagliata” perché non hai detto un ti amo in più: le parole contano, certo, ma i comportamenti parlano più forte. Hai scelto la cura, la verità, la dignità anche nel dubbio, anche nella crisi.
È naturale ora provare rabbia, smarrimento, forse anche senso di colpa. Tuttavia non sei responsabile per ciò che l’altro non ha voluto o saputo comprendere. Sei responsabile solo di te stessa e di quello che potrai fare d’ora in poi per proteggere la tua salute emotiva, la tua verità, i tuoi bisogni.
Ti auguro che questo dolore possa trasformarsi presto in chiarezza e che il porto sicuro che hai trovato dentro di te diventi anche il punto di partenza per nuove relazioni più equilibrate e nutrienti.
Gabriele

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